Tempus Moderatoris

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    Tempus Moderatoris
    Onepost Anfitrione


    I tuoi vari incontri e scontri sulla terra sono stati dei semplici passatempi, ne sei consapevole dal momento in cui attraversi il Ponte fino a raggiungere il Panarmonium.

    Sai perfettamente che il tuo compito, il tuo unico ruolo, è quello di guardiano del tempo. Non puoi perderlo anche se quest'ultimo è sotto il tuo dominio, lo sai fin troppo bene dato che tu stesso con l'aiuto di Tiresia sei riuscito a spezzare il vincolo che ti bloccava.

    E, ovviamente, anche l'Oracolo lo sa.

    Nella sua visione più ampia del creato - reggente del Panarmonium in attesa che l'Arcangelo della Sorte si manifesti - ti convoca per rivolgerti parole misteriose ma al contempo chiare.

    Noi manteniamo il flusso delle anime,
    la sorte è designata ma i vuoti le fermano.

    Coi continui ritorni e le innumerevoli brutture,
    che impediscono la via.



    Non riesci a processare le sue forme: a tratti solide, altre volte liquide e principalmente gassose. Volute di fumo latteo con riflessi argentei danzano dal suo posto prima che la voce raggiunga le corde della tua essenza. Ed è qui, dinnanzi al Consigliere, che sai cosa fare.

    qNjfunR


    Note master:

    Bene, l'Oracolo ti manda ad indagare sui alcuni loop temporali che si sono presentati. PRONTO, TEMPOPOLIZIA? Ecco, sei tu. Risolvi pure ~


     
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    Daimon
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    One Post - Vera Forma

    « Tutto è piccolo e mutevole e dilegua in un baleno. Tutto proviene da là, procedendo direttamente da quel comune principio direttivo o come sua conseguenza secondaria. Perciò anche le fauci del leone, il veleno e ogni cose che faccia male, come le spine, come la melma, sono produzioni accessorie di quei principi augusti e belli; non immaginarti, quindi, che siano cose estranee a ciò che tu veneri, ma pensa alla sorgente unica del tutto. » Marco Aurelio

    Fluidi energetici, scie di cosmo volanti. Pace profonda e sicura di un uomo che aveva quasi trovato se stesso, nell'equilibrio.
    Per giorni e notti, uno dei più antichi guerrieri della terra fu lì, sulla cima di un monte, inginocchiato a meditare. In una bolla senza tempo, in perfetta sintonia con tutto ciò che lo circondava; sia di reale che spirituale. Discendente di leggendari antenati: Preto, Perseo, Megapente, Euristeo, Elettrione, Alceo.
    Lui, l'ultimo Re di Tirinto, Padre di Eracle, che combattè dopo la morte per 3000 anni nella più oscure e misteriose trame. Liberatosi, e divenuto Guardiano del Tempo e dei primi creatori
    Quel giorno, era giunto al completo cammino di solidificazione della propria essenza, sempre più in sintonia con le due parti scisse dentro di sé: il daimon e l'umano.

    Molte settimane furono trascorse dal suo ultimo incontro terrestre, ed ora, di nuovo sul suo pianeta natale, il leggendario guerriero meditava su uno dei pilastri più vecchi della terra antecedente l'uomo: il Monte Albordj.
    Fin dai tempi e delle leggende antiche, fu sempre annoverato come un luogo sacro inviolabile per l'uomo, dove soltanto agli dei era concesso avventurarsi.

    Avvolto dal lungo mantello nero, egli fu sferzato da neve, vento, gelo per giorni. Più il tempo passava e più le intemperie crescevano ingenti; come le basi dell'esistenza stessa. Erano messi alla prova, i visitatori che vi giungevano, non solo da forze naturali ma anche da quelle non visibili e poderabili, permeando il tutto nelle sacre leggi dell'universo. La via che attendeva essere aperta, diretta, in un luogo ben preciso occultata agli uomini e da coloro che non potevano vederlo. Avrebbe visto per la prima volta il Ponte Civat, il collegamento sulla Terra di un sicuro passaggio tra due semipiani: l'Axis Mundi e quello materiale, nell'attesa lunga e disarmante.

    La cima del monte dove egli stanziava era una ampia e piatta radura completamente spoglia. Nelle nuvole e foschia, il Daimon si scrostò le stalagmiti e il gelo accumulatosi sul corpo durante l'intera permanenza. Perchè questa era conclusa. Stava per aprirsi.
    Con tremori impercettibili l'umidità e l'aria divennero di colpo pigmenti di luce, formando di scie un enorme triangolo rovesciato la cui punta toccava il terreno e la base si disperdeva alta in cielo, fin oltre l'orizzonte.
    Il passaggio del Ponte della Separazione. Il Ponte del Raggio era di nuovo aperto. Alla sua presenza, questo prese a vorticare colorandosi di migliaia di spettri colorati, facendo comparire con un boato tre figure sulla radura. I Tre Guardiani. I Tre leggendari Giudici degli Antichi, automi di metalli dalla potenza straordinaria.

    Prima che potesse compiere una qualche azione repentiva alla loro vista, fuoriuscì da sopra il luscio un'altra figura, che con voce squillante si fece udire dal boato incessante che continuava imperrerrito dal passaggio.

    Benvenuto a te mio Signore Anfitrione! La stavamo aspettando!

    Con sorriso molto cordiale, allargò un braccio in segno di benvenuto, invitandolo a precederlo all'interno. I tre guardiani posti intorno a lui, invece, rimasero immobili. Con sibili gracchianti di metallo, rimasero statici seguitandolo non appena egli si decise ad apprestarsi al portale. Come niente fosse, con sentori di inaudita potenza. Whoop! In un istante furono risucchiati e trasportati in piani di passaggio esadimensionali, interocorrendo verso l'Axis Mundi dove ormai lui proveniva.

    Durante il viaggio l' essenza venne mutata più volte mentre, in compagnia della figura, vennè trascinato fin sopra i semipiani dimensionali.

    È stata la sua prima volta qui? Ha appena conosciuto i Tre Guardiani Sraosha, Mehr e Rashnu. Non è da molto che il Ponte è di nuovo attivo... Essa gli rivolse la parola. Poi notando un pesante silenzio aggiunse.

    Spero che la sua permanenza sulla terra sia stata più gradevole del solito

    Per nulla interessato e senza molta voglia di dialogare, l'Antico non comprese come certe figure di quel mondo avessero di così tanto di umano nella loro voglia di esporsi. Non ancora lo comprendeva. Un'altro whoop! di lampo, e i due giunsero finalmente a destinazione:
    Il Panarmonium

    Clone2

    Una vasta e gigantesca landa lussoreggiante di verde, spoglia di alberi e arbusti, che in lontananza spiccava strane costruzioni su di un ampio specchio d'acqua, e una alta e slanciata struttura che si fondeva col cielo: un luogo potenzialmente immenso, patria dei Daimon della Sorte e di coloro che vi agivano, e di tutti coloro che nell'equilibrio e nella pace trovavano conforto.
    Toccarono agili e graziatamente l'erba di quel reame, uno dei 4 semipiani del dominio, uscendo dal Ponte.
    Presero a camminare in direzione delle costruzioni, accompagnati dal calore di due strane ed enormi stelle di luce sopra il firmamento.

    Ho saputo della vostra storia e di tutte le vicessitudine che le sono accadute. Posso dirle, che mi rammaricano tanto, ma è un immenso onore averla qui tra noi.

    Sorrise di quel sorriso sincero che si vedeva soltanto negli uomini. La figura che lo guidava aveva grandezza e sembianze umane, nonostante si potesse scorgere qualcosa di molto anormale e alieno nella sua forma: vene nere molto pronunciate sull'incarnato della pelle, o delle fossette viola sulla parte del volto, o gli stessi capelli che sembravano un elmo bianco rigido; gli infondevano un senso di tranquillità e leggerezza.
    Da come era stato chiamato in udienza, mettendosi in contatto telepatico con lui in precedenza, costui doveva essere un qualche tipo di messagero o interposto. Gli sembrava che avesse qualcosa di familiare, come se provenisse dalle sue stesse terre natali. Ma le sembianze potevano ingannare.
    L'Antico non domandò nulla su chi fosse realmente, si limitò a ringraziare con un semplice chinare del capo.

    Gli uomini raramente rispettano ciò che è più vecchio di loro, finché loro stessi non subiscono la stessa sorte.
    È nella natura umana sbagliare. L'importante è che poi impari.


    Come consuetudine del Panarmonium, molte creature popolavano il luogo. Creature che abitavano o anche solo di passaggio, immersi nel loro faccendare. Dalle più efferate sembianze ed essenze, ai più vari poteri e profonde nature. Da alcuni nell'atto di preghiera, alle altre dalla forma geometrica o di luce sfrecciare nel cielo. Insettoidi con ali piriformi e molti altri giganteschi senza alcuna. Una parvenza di calma era quello che si percepiva nei loro volti, strutture, essenze che li componevano. Alcune intente a lavorare il grano in un mulino - o quello che poteva ricordarne - chi a leggere, chi a costruire la personale bontà o necessità. Il sentore che aleggiava mentre vivevano era del silenzio, il silenzio prima di un grande balzo. Ne poteva percepire guardando avanti a sé, poco fuori il tragittto che stavano percorrendo. Dei sestipedi grossi come dinosauri in circolo tra loro, e delle figure aliene agghindate con saio bianco da filosofi, discutevano animatamente come vecchi consoli greci e romani.
    Due di loro, quando Anfitrione e il suo accompagnatore passarono, si interruppero e si intromisero con voci estasiaste.

    Non ci posso credere! Il leggendario Anfitrione!!! È un grande gzdfkjhsgfg beh, come si dice nella vostra lingua... è un piacere averla qui tra noi! Irruppe l'altro.
    Le sue gesta son leggenda! Colui che ha sconfitto il tempo e affrontato i minori! È una grande gioia incontrarla!

    Erano davvero gentili, nonostante suppose che la natura di cui eran fatti gli imponeva di essere così.
    Si identificarono come Garme e Colbo; dalle vesti e delle frasi antisonanti con una importanza di ruoli gerarchici come consiglieri o celebranti di culto.
    Quando il cerimoniale finì uno degli enormi sestipodi, quello più grande, colmo di cicatrici e con un pennacchio violaceo che correva lungo il dorso, lo fissò a lungo in uno scambio reciproco di tensione. Anfitrione tenne la sfida per tutto il tempo, mantenendo lo sguardo di costui, fin quando si allontanarono. Quando furono lontani non capì se lo avesse gia incontrato in passato.

    Avete appena conosciuto Lord Xanthi. Credo che provenga da Alpha Centauri. Un tipo molto burrascoso, ma è il signore del suo popolo. Lo ha salvato dall'estinzione tempo fa. Suppongo sia molto onorato di vederla...

    Alla spiegazione, il messaggero rise di gusto per poi continuare il cammino.

    Il fatto è che le vostre storie millenarie si sono diffuse tra noi, e le portiamo molto rispetto per tutto ciò che ha fatto. E' riuscito dove molti hanno fallito, a rompere qualcosa di quasi impossibile per un essere mortale. Per un umano tutto questo, equivale quasi alla gloria eterna.
    E noi riconosciamo i meriti quando devono essere riconosciuti.


    Anfitrione spesso non lo dava a vedere, ma avere finalmente una comunità o qualcuno che riconoscesse una mano tesa nei sacrifici, nelle dolorose lotte, lo confortò di un calore davvero intenso. Essere arrivato a trovare la sorte, la salvezza, la necessità in quel mondo da sempre conosciuto e nascosto, nel poter impedire e salvare qualunque cosa avesse affrontato lo stesso suo destino, intrappolato. Questo gli diede una scintilla dentro di sé davvero immensa.
    Dopo il ripetersi di qualche episodio simile, essi giunsero infine alla grande struttura slanciata. Terminando il cammino con passo veloce.

    Eccoci arrivati. L'Oracolo la sta aspettando. Poi aggiunse.
    Il mio compito qui è terminato. Spero di rivederla presto, mio signore e mio caro amico. Nel Panarmonium dove l'equilibrio splende
    Sempre cordialmente, egli si concedò e scomparve via in un lampo. Non capì se a piedi o in volo. Fu molto curioso.

    Anfitrione così si ritrovò da solo, nel posto esatto doveva doveva essere. Aggiustosi il mantello nero, si apprestò sulle scale ed infine l'entrata principale, andando in udienza dal grande Oracolo: il reggente del dominio del Panarmonium e della sorte, colui che dispensava gli esatti compiti potendo comunicare direttamente con Ananke, uno dei grandi protogenoi.
    Egli lo aveva gia veduto altre volte. Da lui riceveva le missioni per riparare o recuperare squarci temporali/dimensionali nelle realtà del creato. Ma questa volta lo aveva chiamato con urgenza in persona, probabilmente per qualcosa di molto più importante.

    Entrò. Si richiuse di scatto l'enorme portale elittico, facendo l'Antico capolino nella struttura; una struttura difficile da descrivere per quanto particolare e unica fosse.
    Al suo centro fluttuava lui, l'Oracolo, nella più multitudine di stati e forme. Prima luce poi ombra, prima gassosa e poi solida. Col suo occhio scrutatore al centro; difficile dire cosa fosse nel concreto.
    Parlò con voce molto chiara, ma permeata di occultatezza tipica di quella essenza che Anfitrione comprendeva bene.

    Noi manteniamo il flusso delle anime,

    la sorte è designata ma i vuoti le fermano.

    Coi continui ritorni e le innumerevoli brutture,
    che impediscono la via.

    Le parole giunsero fino al centro della sua anima, intaccando delle precise azioni, mostrandogli ciò che doveva sapere tramite sinapsi elettriche. Era un essere grandioso l'Oracolo, molto al di sopra di semplici creature conosciute! Scrutava tutta la storia passata e futura e vi muoveva le decisioni simile ad uno stratega schacchista. Che avesse visto anche la sua? Così, avendo avuto tutto ciò che serviva e con un formale inchino, il vecchio guerriero si concedò uscendo dalla struttura pronto ad adempiere al lavoro assegnatogli. Adornato dell aura dorata, flebile ma forte, riscese stoicamente i gradini addentrandosi all'interno del grande Multiverso. Verso l'Empireo, dove un portale l'attendeva.

    ₪ ₪ ₪ ₪


    Il flusso delle anime. La struttura dell'universo come era stata adoperata dai loro creatori. La stava osservando ora, da lontano, da una sporgenza. Le anime una volta libere, in origine, non seguitavano l'Ade e le altre strutture minori. Queste erano state create per offuscare il creato, e fu fatto per avere una parvenza di controllo da quelle entità - che lui ormai neanche più chiamava dei - che avevan soggiogato il cosmo per le loro bambinesche voglie di esaltazione; esattamente come la sua maledizione riversata.

    Ma finalmente le cose erano cambiate. Nel tempo trascorso, nella rottura dei sigilli e dell'Olimpo, le anime di ogni dove avevano ripreso a scorrere nell'Axis Mundi, nella grande torre dell'Empireo dove decidevano la propria sorte: se tornare nel mondo materiale o rimanere nel dominio spirituale.
    Il suo compito odierno ne era inerente: doveva liberare un grande e ben preciso loop temporale che interrompeva lo scorrere continuo di una piccola parte di questo processo. E che sembrava non essere naturale.

    Egli era considerato alla stregua di un Guardiano del Tempo, ed era in gran parte vero. Non aveva il controllo totale di questa essenza, era al di fuori della propria entità e non poteva scorgerne ancora molte cose - forse non lo avrebbe fatto mai - ma avendone ricevuto la custodia, dopo l'interrompere del ciclo da Tiresia, lo rendeva al momento qualcuno che potesse agirvi. Qualcuno che potesse salvare ed impedire a chiunque esistesse di rimanere intrappolato nella sofferenza. Era di vitale importanza per l'intero universo.

    Scostandosi dalla sporgenza, Anfitrione riprese il cammino osservando di scorcio le anime indefinibili che scorrevano alla base della torre degli Arcidaimon. Ove solo i prescelti entravano in contatto con Phanes, l'unico Dio.
    Era uno spettacolo notevole e difficilmente descrivibile; come anche il piano. Tutto cambiava, tutto mutava. Forme e colori erano solo semplici dettagli intorno a lui in uno scorrere fluidiforme perenne. S'addentrò repentino in codesto mondo, tra la folla che popolava il luogo verso il portale con la sua nuova destinazione.
    Fu lanciato, attraverso nuovamenre le stelle e gli universi. Viaggiando oltre la luce. Oltre ogni cosa. In un lampo rosso.

    ₪ ₪ ₪ ₪


    Preceduto da un fulmine, Anfitrione cadde e comparve su una terra aliena, la destinazione designata, affondando l'essenza fisica in un oceano di rocce. Alcune sospese.

    L'aria non era presente e per di più la gravità sembrava leggermente più leggera di quella terrestre. La grandezza e i confini di quel mondo erano facilmente osservabili ad occhio nudo, mostrando una foschia e una consistenza dell'universo attorniarlo. Massi e meteore si distinguevano percorrerlo come fosse nello spazio aperto, insieme a cieli stellari e galassie pittoresche.
    L'Ingegno millenario subito lo guidò verso ciò che percepì: un suono profondo, delle vibrazioni scheletriche di un cambio di flusso. Di Tempo. Bloccato.

    Non passo molto tempo prima di fermarsi, interrompendo la ricerca. Scorse alla fine, una struttura vorticante circolare su di una zolla sospesa, che ruotava di continuo su di un asse invisibile. Non era molto grande ma aveva davanti una creatura alta e lunga, coperta da un lungo vestito ocra con sei arti e protuberanze che ne confondevano la forma. Era intento ad armeggiare con la struttura aliena in un misto di poteri ed energia.
    Egli si avvicinò, cautamente, notando che questi portava un arto con un bastone nodoso, mentre il capo - se potesse definirsi tale - era un ammasso cuneiforme di qualche lega che ricadeva fin sopra le spalle, come un cappuccio da boia.
    Ma quello che lo colpì maggiormente fu un'aureola che attorniava la parte posteriore del capo. Come un Daimom.

    png

    Uno come te. Qui, da me. Inaspettato

    Quando Anfitrione lo raggiunse, le parole indecifrabili che uscirono dalla creatura lo irritirono, portandolo in uno stato confusionale. E successivamente lo ghermirono.
    Passi felpati, leggeri, tirati come una corda di marionetta. La creatura si voltò e dalla parte superiore del corpo fece uscire varie lingue che schioccarono.

    Un segugio della sorte. Sei qui per quello che penso?
    Prese a girargli intorno, studiandolo. Levitando da terra.

    Ma non un segugio qualsiasi. Uno molto particolare...

    Una risatina agghiacciante eccheggiò mentre il vecchio re cercava con tutto se stesso di ribellarsi a quella forza opprimmente, che lo bloccava.

    Non solo uomo... ma neanche Daimon

    Finché ci riusci. Esplose il cosmo dorata di cui era portatore e con violenza sferrò un calcio in pieno corpo alla creatura. Ingaggiò una lotta serratta: uno, due, tre, quattro colpi portati con tutta la forza del fisico. il nemico cedette e soccombette alla fisicità e alla furia dell'Antico.

    Ma costui non era un semplice Daimon, era anche lui appartenente ad una schiera ben precisa. E tendendosi come arco, travolse ogni cosa con un'aura necrocosmica degradando la materia presente in tutto il semipiano. Lo stesso Antico dovette ricorrere alle sue difese cosmiche/temporali per salvarsi dal colpo, che contnuò incessante, senza fermarsi.
    Il corrodere non diminui di intensità. I metalli del luogo presero a tremare e struggersi, la roccia disgregarsi, iniziando a far collassare il semimondo. Il Daimon rise, e sotto alla grande manifestazione della propia potenza, quando la difese del re non ne poterono più, lo annichilì completamente con il proprio potere mentale. Travolgendolo.

    So perché sei qui, ma è troppo tardi ormai! Questo è Maethrilliam, da cui non uscirai mai più!

    Azionò il marchingegno che vorticò e, illuminandosi, si fuse col terreno diventando roccia dalle sembianze vive, che pianse in un liquido rossastro. Il Daimon non attese oltre. All'alzare del bastone particolare, scomparve risucchiato da una sferzata d'energia cosmica, fuggendo dal piano sotto risa scroscianti.

    Anfitrione, invece, liberatosi dalle catene invisibili, prese ad essere schiacciato dal semipiano che cominciò a spezzarlo in una pressa senza scampo. Fu travolto dalla materia senza alcun modo di opporsi. Stringendolo senza respiro, soffocando nell'insieme di quel mondo racchiuso denso in pochi metri.

    Cos'è questa follia?!

    Le sue parole tuonarono tutt'intorno. Perché stava accadendo ciò? Perché non riusciva a liberarsi?
    Un taglio di lama repentino lo liberò da quella morsa aliena, senza alcun nesso, distruggendo la struttura fusa nel terreno.
    Ma non stette a pensarci. Appena fu libero e i metalli ripresero la forma originale, provò a richiamare il portale del ritorno per fuggire e mettersi all'inseguimento della bestia. Ma non ce la fece.
    Provò più volte, ma il portale non cadde. Capì, che non potè più andarsene. In qualche modo era stato isolato. Era stato intrappolato.

    Contrariato a terra con le braccia tese, rifletté sul come fosse successo. Cosa era accaduto? Era finito in un semipiano sotto il controllo di un Daimon? Possibile fosse stato così sciocco? Benché avesse ragione, non doveva perdere fiducia. Lo squarcio che cercava era là, doveva scoprire dove si trovasse il loop temporale e risolvere velocemente il problema.
    Mentre stava pensando, scorse su di una roccia una piccola creatura, simile ad una mantide religiosa ma molto diversa.
    Lo fissava incuriosito, le lame alte e affilate degli arti. Che fosse stata lei a liberarlo poco fa?
    Provò ad avvivinarsi ma questa scappo. Poi tornò, ondeggiando il capo come vento e saltelli allegri: gli stava dicendo di seguirlo. Non avendo altra scelta o fuga, Anfitrione acconsentì e si mise al seguitare del piccolo salvatore. Immergendosi in quello strano piano.

    Mi hai salvato, e io ti ringrazio, nonostante tu sia molto... strano. Dove mi stai portando?

    La vegetazione ai lati si infittì, nel trascinarli in paesaggi selvaggi incontaminati ma molto idilliaci. Il piccolo non parlava, emetteva solo suoni primordiali e manteneva un certa distanza dal nuovo ospite; come era giusto aspettarsi.

    Arrivarono dopo un po' ad una grande conca sotto un costone di roccia, che si apriva in una semi cavità circolare; costellata da erba corta, bagnata da cascate e acqua a pozze concentriche come quando si gettava un sassolino in mare. Queste guidavano verso il centro su strani segni iscritti tra due grandi costoni. Anfitrione si avvicinò, notando un volto fuoriuscire di lava e incandescenza tra i due. Con riverbero di ciò che visse di un altro mondo, di un altro piano, parlò.

    Chi sei tu? Sei una anima intrappolata come noi? Non sei di qui...
    Lei piangeva, soffriva come tutto intorno a sè. In lacrime di fuoco

    Io sono Anfitrione, e sono un guardiano della sorte. Sono stato mandato per riparare delle anomalie del tempo, ma un essere mi ha appena intrappolato su questo piano. Voi chi siete ?

    Non sbagliava l'Antico. La voce della donna era triste e colma di risentimento.

    Io sono Faruoyak, ed ero un abitante di un mondo molto distante di qui. Come tutti quelli che puoi incontrare su questo piano, siamo tutti anime prigioniere di lui, Akroma. Un servitore di Polemos.

    Eravamo anime, spiriti alla fine dell'esistenza. E lui ci ha preso e intrappolato qui, ha intrappolato un intero mondo qui, nella non morte... nella sofferenza perpetua.
    Lui ruba le anime e le porta qui.

    Confusa e a tratti singhiozzante.

    Nessuno può fuggire, ogni cosa è sotto il suo controllo. Liberaci ti prego!

    Come aveva percepito, aveva appena incontrato un Daimon della Furia. E per di più causa di un potere instabile di uno squarcio. Stava intrappolando quegli spiriti, per quali fini? Il loop, da qualche parte, stava conferendogli il potere di controllo su quel luogo. Era troppo pericoloso, avrebbe dovuto agire subito.

    Credo che stia utilizzando questa anomalia per farvi questo. Dimmi dove si trova e vi libererò tutti.
    Lei si dimenò.

    Io non lo so, ma lui, lui lo sa!

    La piccola mantide riuscì di nuovo allo scoperto, questa volta salendo sulla spalla del re. I suoi lunghi e sottili baffi si dimenarono annuendo alla decisione del Volto: lo avrebbe guidato alla anomalia che cercava.

    ₪ ₪ ₪ ₪


    Dopo un paio d'ore di viaggio, e il sussegguirsi di varia flora e fauna, la mantide portò a destinazione Anfitrione su di un promontorio, dinanzi alla anomalia temporale. Il guerriero capì immediatamente che era diversa dalle altre incontrate in precedenza: stabile, immobile, come se fosse stata soggiogata da qualche potere. Ma sopratutto enorme.
    Pensò che fosse l'anomalia più grande che avesse mai visto: una forma poliedrica in continuo mutamento, che scalpitava e lasciava un'aura al suolo che solo la presenza alzava la polvere. Emettendo ticchettii ritmici e spaventosi, dissipando una sensazione di vuoto ad ogni creatura vivente vi fosse stata davanti. L'anomalia poi prese a movimentarsi come se sentisse i due.
    il re guardò il piccolo amico preoccupato, che si trovava poco di fianco.

    Se sarà risolto potrete tornare nel circolo delle anime ed abbandonare questo piano. Credo che sia stato tutto costruito intorno a lui
    Poi guardò lo squarcio, con lo sguardo fulminante e deciso di un fu vecchio condottiero.

    Se non dovrò farcela, la mia essenza sarà assimilata e disintegrata, senza possibilità di tornare indietro.
    Già una volta mi capitò. Allora però, non mi distrusse... ma mi condannò per molto tempo.


    Questa volta sarà diverso

    Nonostante fosse conscio di essere ormai Daimon, una simile forza l'avrebbe comunque distrutto completamente se non fosse riuscito a dissiparla, con i suoi nuovi poteri conferitogli da Ananke. All'epoca, fu solo un uomo che sopravvisse a qualcosa che dovette ucciderlo; ironico in un certo senso.
    Aumentando l'energia cosmica, prese ad avvicinarsi protraendo le mani, pronto a cominciare e affondare nella forma.
    Subito cozzò contro qualcosa: una barriera, un muro messo a protezione. Dal Daimon o dall'anomalia stessa?
    Si oppose interamente all'energia, portando il cosmo ai suoi picchi massimi; degrignando il volto, i muscoli alla tensione ultima, lo spirito, traboccando fino alla singola goccia. Eppure fu inviolabile per i suoi arti.
    Anzi, adesso si stava riversando su Anfitrione bruscamente disintegrandolo a mo' di polvere!
    Qualcosa non andava, non poteva sperare di penetrare così! Doveva trovare un punto debole!

    Per tergiversare, esplose una bolla temporale cosmica, una nuova tecnica che ormai stava utilizzando spesso, ove si locò in posizione di meditazione.
    Congiunse le mani e concentrò l'energia in un unico punto, denso, piccolo e forte.
    L'aura temporale che aleggiò nella bolla rallentò l'energia della barriera, potendola amministrare e individuarne una debolezza.
    Poi chiuse gli occhi. E viaggiò.

    Io sono Cosmo, e il Cosmo è me

    Due semicerchi, due parti colme di diversa natura in un grande gioco fatto di luci e ombre. Erano le due esatte parti di sè stesso: l'umano e quello che divenne di più. L'umano e la scelta giusta, il sentinento e il dovere. La parte Daimon che prevalicava su quella umana, repressa, attanagliata.
    Ma ora le catene erano libere. L'equilibrio era stato trovato e così la magia accadde: un potere latente gia confertogli dagli antichi si liberò.
    Non si sa per quanto tempo e in che modi precisi, solo che quandò riaprì gli occhi vide sè stesso. E nell'indefinibile, una cantilena sommessa di una donna, di un uomo, di tanti. Di tutta la sua famiglia.
    Lo guidavano; erano sempre stati vicino a lui, erano sempre stati accanto per tutto quel tempo. E stranamente fu colmo di gioia. Nella stupidità non vide mai, non sentì realmente mai quelle voci. Eppure erano sempre stati là, a dargli forza e sostenerlo. Per tutto quel tempo, più del destino. D'altronde cosa era la vita? Se non crescere ed assaporare quello che veniva fatto, di bello e cattivo, dallo stesso albero da cui si proveniva? Come l'oliva che cade in natura alla fine del suo ciclo benedicendo l'albero che lo ha fatto maturare?

    Le mani di Anfitrione si trasformarono, si accorciarono, divennere rugose e verdi. Il suo capo si rimpicciolì e mutò come anche la sua statura. Un misto tra uomo e alieno.
    Eccolo lì, il vecchio e saggio Anfitrione. Nella vera forma concessagli da Ananke. Libero dalle costrizione del daimon, il suo spirito umano di nuovo libero. Originale.

    Gli occhi a mandorla guizzarono nella sua ritrovata potenza amplificata, e balenò di una portentosa energia che lacerò la barriera offensiva. Poi alzandosi, si allungò e penetrò nella anomalia che sussultò.
    Vorticanti come serpi e di magie estranee fatte padroni, il mondo si piegò rinchiudendosi repentivamente su sé stesso fluendo dentro l'anomalia. Fino a scomparire completamente.
    E infine il buio. Un buio che esplose di luci e colori, delle anime di coloro che furono intrappolati. Candidi e soffici danzarono in ogni direzione, aleggiando anche intorno al vecchio guerriero che fu rapito da tale scena. Mai aveva visto la natura intrinseca così pura e genuina nella sua origine. Fu qualcosa di fantastico, percepì la pace come era stata creata. E fu bellissimo.

    Una di queste, ancora descritta dalle sue forme precedenti, Faruoyak, riuscì a fermarsi prima di intraprendere il cammino verso l'Empireo insieme agli altri.

    Io ti ringrazio Anfitrione, figlio di Alceo, ti ringrazio a nome di tutti per averlo reso posssibile.
    So che hai una richiesta, dentro il tuo cuore, prima che vada...


    Anfitrione sospirò. Il suo tempo non era ancora giunto, ma ormai libero di ogni peso e fardello chiese una ultima cosa.

    Se vedrai un giorno i miei antenati, i miei cari, lì, nei luoghi imperscrutabili, ringraziali dalla profondità del mio cuore.
    Un giorno ci rivedremo... e io ci sarò


    Lo spirito di Faruoyak annui e danzante svanì come ultimo nei misteriori canali e dimensioni che avrebbe percorso.
    Il re avrebbe un giorno posto la parola fine alla propria avventura, nella pace meritata rincontrando tutte le persone care, ma avrebbe aspettato ancora un po'; doveva terminare alcuni compiti prima.
    Avuto il successo dell'impresa il portale del ritorno fu richiamato, questa volta riuscendo, e trasportò il nuovo Anfitrione nel tragitto dell'Empireo. Con tutta la magnificenza del nuovo potere trovato.

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    Ma non del tutto i guai finirono. Infatti, come accadeva spesso, il tragitto traslò. La destinazione fu mutata e fu deviata altrove, in un altro mondo. Egli non aveva potere di controllo su quei passaggi - come successe col Gemelli Nero in Marocco - e per quale misteriosa ragione fu catapultato fuori dalla propria destinazione, facendolo ritrovare in un ambiente selvaggio.
    Qui pioveva. Una pioggia fitta che riempiva l'atmosfera di una patina verde aliena. E luci rossastre, luci d'ametista tagliavano il cielo cadendo fin sopra il terreno.

    Non avresti dovuto, mezzosangue!
    Il cerchio delle anime così accuratamente costruito mi serviva, ma tu lo hai distrutto!!
    Per Polmemos io prometto che nell'eternità ti farò soffrire, nella Furia sarai condannato!!!


    Era Akroma, lo aveva intercettato gettandolo lì con lui. Sprezzante nelle ultime parole rilasciò una bordata di necrocosmo a cui il re, alla sua vista, si oppose prontamente con l'incrocio delle braccia.

    Non hai il diritto di utilizzare questi mezzi per spostare l'ago dell'equilibrio a tuo favore!
    Furono le uniche parole che uscirono da Anfitrione. Il Daimon, di tutta risposta, sentenziò con le sue biforcute lingue.

    Tutti i mezzi sono consueti se sono le Furie a vincere il grande gioco! Si avvicinò.

    Tu invece, non dovresti nemmeno parlare! Saresti dovuto rimanere nel mondo materiale a soffrire coi tuoi simili! Io vi aborrisco!

    Il Daimon provò a tramortire l'Antico con gli arti e con le sue spire violacei incandescenti, portatrici di comando mentale. Ma il guardiano con il tempo fu più veloce, e rapidamente con estrema agilità balzò sopra la creatura scaraventando bordate di cosmo acceso.
    Ci fu una breve colluttazione dove i due combatterono in uno spazio ristretto. Infine, Anfitrione gettò l'angelo a terra, torreggiandogli sopra. Bloccandolo. Ma Akroma non era ancora sconfitto. Velocemente si liberò, trascinandosi via con la sua forma aliena.

    Se fossi stato giusto, e tu lo sai, era nella Furia che saresti dovuto essere.
    Ho veduto il tuo cuore, nella tua anima c'è fuoco, intemperia, perfino fame! Sei stato Furia un tempo, hai commesso atti ingenti per macchiarti di questo nome!
    Anfitrione, vieni a patti con ciò che sei realmente! Tu lo sai!


    L'Angelo della Furia stava provando a manipolarlo come in precedenza, lo sapeva bene: non doveva dimenticare dei poteri mentali di cui era padrone. Era insidioso. Perciò questa volta la sua mente non si fece prendere alla sprovvista.

    Si, furia ero. Odio, vendetta... guidando in quella strada mi stavano...
    Eppure sono parti di ognuno. Nella coscienza, nel controllo come universo creato. No, neanche gli assoluti sono sbagliati. Siamo tutti parte dello stesso principio


    Non deve finire così. Non è il mio compito giudicare te

    Anfitrione non voleva la colluttazione, lui era equilibrio. Non avrebbe privato un angelo di uno dei quattro schieramenti senza motivo.

    Cosa è questa?! Pietà? Tra noi non esistono tali concessioni! La Furia è Furia!!!

    Akroma non la pensò come lui. Così facendo fece tremare l'aere, lasciandosi andare e rompendo anch'egli le proprie catene, manifestando la vera forma. Spezzo la terra e l'aria a metà, con inaudito potere, sradicando due enormi ali grezze in una vastità inimmaginabile. Diventando pura essenza d'odio, con una voce roca, baritona, terribile.

    Ti riporterò nella condanna eterna!
    A tali parole, Akroma prese a creare una enorme sfere sopra di sé. Una sfera nera, come la più profonda pece, ingigantendola sempre più con lo scopo di inglobare una volta per tutte Anfitrione, che lo aveva privato del suo compito di ladro d'anime. Della sua natura.

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    Ma il vecchio guerriero non fu sprovveduto e immaginò tale reazione da una simile entità. Girandosi ora verso l'abominio, espanse il cosmo dorato per l'ultima volta, nell'ultimo scontro frontale. Convogliandovi tutta l'energia che disponesse. Ci sarebbe stato un solo vincitore.

    Tagliente, incisivo, senza eguali. Lo sguardo cadde senza paura mentre creava in risposta una delle sue lance cosmiche dorate, preparandosi alla fine.

    L'urlo bestiale della creatura che seguì il lancio, devastante, con rabbia. Anfitrione lo contrattaccò faccia a faccia scagliando l'arma dorata cosmica come un gladiatore romano. Soave, solido, senza dispersioni di movimenti inutili. Concentrandosi solamente in quell'assalto.
    Nessun suono fu udito, né percepito quando i due colpi s'infransero tra loro. Deflagrarono nell'esplosione finale cancellando ogni materia. Boom! Nel vuoto.

    I pensieri si persero, le azioni furono dimenticate. E per tanto tempo non ci fu più nulla, solo polvere che cadde. Insieme a un bastone. Un bastone magico che sbattè ai piedi di Anfitrione ancora vivo. L'unica cosa che rimase di Akroma, Angelo della Furia.




    Edited by Anfitrione - 18/10/2023, 22:35
     
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