Vuoi combattere con me?

Role Amaterasu x Bart

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    «Sua santità solare quindi vuole andare?»

    «Mica posso farlo aspettare così tanto.»

    «Ma nostra solarità perché andare da solo? Lasci che qualcuno vi accompagni. Non posso pensarla sola, indifeso sebbene lei sia la spada più magnifica tra tutte, i nostri nemici sono oscuri e tenebrosi.»

    «Suvvia! Non succederà nulla di che! Figurati se adesso che esco mi ritrovo tutte le forze della Corruzione addosso. Sarei di uno sfigato cosmico che farei un Multiverso a parte, non credi?!»

    «Ma lei fantasmagorica araldità è in pericolo! I fatti ci parlano chiaro. Non può! Non può! Non può!»

    Scuoteva la testa Rakhramor, insieme al suo bastone che ondeggiava come impazzito. Batteva per terra scandendo quelle parole, quel rifiuto categorico.
    Le mani dell'Araldo sulle sue spalle.

    «Rischiamo da anni. Io rischio da ere ed ere mio vecchio amico. Chissà forse questa è la mia ultima battaglia, il mio ultimo scritto su questo enorme libro detto Realtà.
    Che faccio? Bisogna stare rinchiusi in attesa della loro prossima mossa o vogliamo rischiare noi, questa volta, combattere e poter vincere? Perché finché aspetteremo, finché ognuno di loro sarà solo noi perderemo tutti. Lo capisci?»


    Rakhramor rimase in silenzio. Respirò a fondo come a togliersi un peso, ma che scoprì che era ancora sulle sue spalle. Ancora il peso sul cuore della preoccupazione. Eppure...

    «Va bene! Va bene! Va bene! Non parlerò più ma continuerò a dirle che è una pessima idea ma lei è la solarità che ci condurrà fuori, vero? Lei non vorrà mica morire adesso? Il Sole non muore mai!»

    «Mai!»

    Il sorriso di Amaterasu fu un esplosione di luce.





    Il passo era lento. Non che avesse tutta questa voglia di correre. Voleva guardare gli alberi, l'erba, voleva guadare quel posto e imprimersi nella memoria e nel cuore quest'immagine. Come cristallizzarla in un suo ricordo per tenerlo a sicuro in un posto segreto del suo cuore, insieme a molti altri.
    Quelli più preziosi.
    Tirò su gli occhi. Il Sole era alto.

    GSKn9xS
    «A volte è difficile combattere. E se andasse male? I dubbi...di solito sono sempre quello che dice di non averne e di non provarne. Sono troppo umani eppure oggi il dubbio mi accompagna. Forse perché per la prima volta non sono sicuro...le responsabilità...che palle!»



    Non erano quelle a adombrare il suo cuore ma che tutto questo non fosse abbastanza. Per la prima volta doveva affidarsi a qualcos'altro. A qualcun'altro.
    Molto di quello che poteva essere, molto di quello che poteva portare speranza dipendeva da oggi.
    Si mise a posto il kasa, coprendo i suoi occhi e riprese a camminare.
    Quell'enorme botte sulle spalle.
    Birra di prima qualità. Artigianale. Distillata da mani sapienti.
    Sarebbe stata una bella bevuta...sperava.
    Ma non poteva avvicinarsi ancora. Doveva aspettare. O meglio bussare.
    Se davvero lo stava cercando allora era giunto il momento di farsi trovare. Aveva combattuto contro suo fratello P.A.N uscendone male.
    Male...parola che non corrispondeva alla verità. Ma P.A.N ne fu contento. Qualunque cosa volesse dimostrare P.A.N, qualsiasi cosa si agitasse nel suo cuore, lo aveva reso felice. Lo aveva fatto per un suo scopo personale, e suo soltanto.

    «Bene ragazzone...dicevano che mi cercavi. Io sono qui. Non farmi aspettare troppo.»

    Non sapeva bene chi o cosa si sarebbe palesato. Guardie? Un Gold saint? Chiunque sarebbe andato bene se avessero recapitato il suo messaggio al Gran Sacerdote.
    Mise a terra l'enorme barile di birra.
    Si adagiò su di esso con le spalle, il kasa sugli occhi, il cosmo ad espandersi ad abbracciare ogni cosa.
    Yasakani no Magatama brillava prendendo la luce, filtrandola in un arcobaleno di colori. Il respiro era il vento che soffiava tra gli alberi.
    Amaterasu era ovunque. Correva nel cielo. Era la terra su cui poggiava il Grande Tempio. La roccia e il marmo con cui erano state costruite le Dodici Case. Amaterasu era nel Grande Tempio. In attesa.
    Respirò a fondo e dormì. O almeno così sembrava.
    Una cosa anormale. Perché dormire era mancanza di rispetto...oppure solo un animo sereno che non veniva turbato dalla pantomima dell'inutilità che accresceva solo le nostre ansie.
    Amaterasu aveva il cuore calmo. Amaterasu era in ogni dove, respirava il vento, sentiva la terra, il fuoco e il magma, l'acqua che scavava dentro di essa nuovi canali, il movimento della crosta terreste.
    Ma soprattutto era in attesa di quel quid per cui si era mosso, per cui aveva portato quel barile di birra.

    Attese.
    L'attesa, per il guerriero, era il momento più importante. Attendere significava capire, guardarsi dentro e cercare la propria calma e il distacco.
    Amaterasu dormì fino a quando la terra non avrebbe di nuovo tremato. Fino a quando l'oro non si sarebbe palesato illuminando quel luogo.
    Inondandolo di luce facendogli aprire gli occhi.
    L'haori svolazzò per poi anche lui adagiarsi sul corpo dell'araldo. Tutto attendeva...tutto era calma.

     
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    Vuoi combattere con me?

    Bart percepì chiaramente quella palese manifestazione cosmica alle porte del Grande Tempio e la riconobbe immediatamente.

    Oh oh oh, finalmente!

    Ricordava lo stesso potere unirsi a quello dei Saint nella loro missione in Giappone, durante la quale il suo aiuto era stato fondamentale per avere la meglio sulla Corruzione ma, soprattutto, per portare a casa la pelle. Il sorriso del gigante si fece ampio e sornione, soddisfatto che fosse finalmente riuscito nel suo intento: poter incontrare quel Cavaliere per ringraziarlo di persona.

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    È il guerriero che stavi cercando durante le tue ultime uscite dal Grande Tempio?

    Elena, pur non avendo pieno accesso al potere delle stelle, capì immediatamente cosa stava accadendo dal comportamento di Bartolomeo. Lo conosceva come le sue tasche e aveva intuito tutto con un semplice sguardo. La donna gli mise una mano sull’enorme schiena, muovendola piano, facendogli percepire con quel gesto così semplice tutta la sua vicinanza e comprensione. Lei era genuinamente felice quando vedeva il suo goffo Gran Sacerdote contento per qualcosa. Ultimamente era così difficile vederlo davvero sereno, se non quando era con i suoi figlioli.

    Esatto e fra poco lo conoscerete anche voi.

    Senza perdere tempo, il Toro di Atene uscì dalla Seconda Casa dello Zodiaco e si avviò verso l’ingresso principale del Grande Tempio. Era abbigliato nel suo solito stile, con i jeans e la stessa t-shirt che aveva indossato quando aveva incontrato Pan, con una scritta glitterata fatta a mano dai suoi pargoli che diceva “Super Bart Spacca!”. Era il suo portafortuna. Ancora si ricordava come si erano conciati pieni di glitter quando l’avevano fatta. A dirla tutta, però, quella maglietta non era proprio la stessa, perché l’originale era finita a brandelli dopo l’incontro con il fortissimo Araldo della Forza. Quindi i suoi figlioli si erano prontamente offerti di rifarla vedendo la faccia affranta di un Bart che teneva a quell’oggetto quasi quanto la sua adorata Armatura.
    Con un andamento deciso ma alquanto gioviale, il gigante salutò chiunque incontrava, ricevendo grossi sorrisi e sincera felicità da tutti. Era contento di poter in qualche modo rischiarare le giornate degli abitanti del Grande Tempio nonostante la situazione che stavano vivendo, e loro davano a lui la stessa forza di andare avanti. Con un gesto della mano salutò anche le guardie dei cancelli principali, ormai abituate a vederlo andare avanti e indietro a suo piacimento. Una di loro alzò pure gli occhi al cielo, nascondendo un sorriso perché sapeva cosa stava per accadere.

    Signor Bartolomeo, un Cavaliere si è presentato poco fa al di fuori delle mura chiedendo di... un certo ragazzone.

    Uno dei soldati fece diligentemente rapporto sulla situazione, un po’ imbarazzato su come descrivere quanto era successo, ma il gigante sapeva già cosa stava accadendo.

    Oh oh, grazie figliolo.
    Non ti preoccupare, ci penso io.
    Oggi abbiamo ospiti.


    Le guardie tolsero le protezioni cosmiche dal cancello principale e Bartolomeo, con la sola forza di una mano, riuscì a spostare un peso incalcolabile per aprire le mastodontiche porte al nuovo arrivato. Fece capolino con la testa dall’apertura, come se volesse essere sicuro che il ragazzo fosse ancora lì. Poi, quando lo vide, uscì completamente allo scoperto con il suo immenso corpo e spalancò le braccia per sottolineare la sua calorosa accoglienza.

    Ciao Amaterasu, io sono Bart.

    Diretto, genuino e disarmante. Il nostro caro Gran Sacerdote era proprio l’antitesi dell’etichetta e accolse il Cavaliere di Gea come se fosse un amico di lunga data. L’ospite tanto atteso era vestito in modo molto simile allo stereotipo del Samurai che Bartolomeo aveva in testa, richiamando un’epoca ormai persa nel tempo quando era la spada a parlare al posto delle parole.

    Ci siamo visti in Giappone, ma poi non abbiamo avuto modo di parlare dopo la battaglia.
    Ti volevo ringraziare.


    Fece una breve pausa, come se fosse il preludio di qualche interminabile filippica sulla gratitudine che lui provava nei confronti del guerriero. Magari avrebbe iniziato a raccontare gli avvenimenti in Giappone, per poi passare alla minuziosa descrizione dei sentimenti e delle sensazioni che aveva provato, e infine...

    Grazie!

    Ah. Tutto qui? Esatto. Bart era un gran chiacchierone a volte, ma sapeva bene che troppe parole confondono e distraggono. Lui aveva un solo importante messaggio che voleva dare di persona ad Amaterasu ed era un semplice e sentito ringraziamento.
    Il gigante continuò a osservarlo con il suo immenso sorrisone, notando il grosso barile che l’Araldo si portava appresso. Ne rimase decisamente incuriosito, ma avrebbe lasciato all’uomo ulteriori spiegazioni sul tema. E poi, diciamocela tutta, a Bart piacevano molto le sorprese, anche se era sempre alquanto impaziente.
    Si mise di tre-quarti rispetto al Cavaliere di Gea, indicando con il braccio sinistro l’ingresso del Grande Tempio e lasciò il destro disteso verso l’ospite in modo invitante e inclusivo. Il messaggio era chiaro e lo espresse a parole subito dopo.

    Dai, vieni dentro.
    Ti porto con me alla Seconda Casa, così ti faccio conoscere la mia Famiglia.


    Con il termine “Famiglia”, in quel momento Bartolomeo si riferiva a Elena e ai suoi figlioli. In generale, però, con quella parola lui considerava tutte le persone a lui care, che avrebbe protetto a tutti i costi, e che sopravvivevano all’interno del Grande Tempio unite dalla ferma convinzione di non arrendersi alla Corruzione. L’Araldo avrebbe avuto la possibilità di costatare in prima persona com’era la vita all’interno di quell’avamposto dell’umanità e si sarebbe fatto un’idea dell’attuale situazione degli abitanti.
    Entrati all’interno delle mura, Amaterasu si sarebbe trovato di fronte al luogo che, in quell’era più che mai, rappresentava il baluardo del genere umano.

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    Accanto a un ambiente che si perdeva nel tempo e nelle leggende di Dei ed Eroi, il guerriero avrebbe visto un’incrollabile operosità delle genti che lo abitavano. Dai soldati, che fecero un rispettoso saluto all’ingresso del Cavaliere, a ogni persona per strada che era intenta in una ricostruzione che non sembrava avere mai fine.

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    Dal quel terribile giorno dell’Armageddon, erano riusciti a ripristinare tutte le funzioni principali del Grande Tempio, ma gli anni non erano bastati per riportare tutto agli antichi splendori. Tutti loro, però, continuavano a lavorare per rendere quel posto un luogo di accoglienza per coloro che ne avevano bisogno, incrementando di giorno in giorno le bocche da sfamare ma onorando la missione di cui si erano fatti carico. La missione di Atena, Dea della sapienza, delle arti e della guerra ma soprattutto la protettrice dell’umanità.
    Nel camminare verso la Seconda Casa, alcuni dei soldati, dei guerrieri e perfino della gente comune riconobbero Amaterasu, poiché le gesta del Giappone avevano risuonato in ogni angolo del Sacro Tempio di Grecia.

    Ho conosciuto il tuo amico Pan, sai?
    È molto simpatico e tira di quei pugni da fare invidia ad Ares in persona.
    Oh oh oh.


    Nel breve tragitto che li avrebbe condotti a destinazione, disseminato di scalini, Bartolomeo cercò immediatamente un punto d’incontro con Amaterasu, ricordando il suo recentissimo incontro con Pan. In poche parole descrisse cosa lo aveva colpito di quel ragazzone, cioè il suo carattere e la sua forza. Inoltre, l’Araldo della Creazione avrebbe sentito per la prima volta e a breve distanza la roboante risata caratteristica del Gran Sacerdote. Una risata che avrebbe fatto concorrenza alla sua forza straordinaria, capace di far tremare ogni cosa.

    Eccoci arrivati.

    Dopo aver passato la Prima Casa, in quel momento non presidiata da Ys, probabilmente impegnato sui monti dello Jamir, il gigante avrebbe fatto strada fino al Secondo Tempio dello Zodiaco, accogliendo il Cavaliere di Gea come se fosse uno zio venuto da lontano. L’interno del tempio – a parte una prima enorme e spaziosa sala che fungeva da atrio e da arena per i combattimenti – era sistemato e arredato come un’accogliente casa di una famiglia numerosa. Una cucina, una sala da pranzo e molte camere da letto. E una stanza speciale, in apparenza anonima ma protetta da un potere divino, dove la sua Famiglia poteva rifugiarsi in caso di qualsiasi pericolo. Il tutto era condito da quell’inclusività innata del Toro, così disarmante da rendere quella visita che poteva essere considerata “ufficiale” come una piacevole giornata in compagnia di amici di lunga data.

    Ti presento la mia Famiglia.
    Lei è Elena e loro sono i nostri figlioli scatenati.


    Elena era la compagna di Bart, ufficialmente da poco tempo ma in realtà da quasi una vita. A differenza dell’omone, che aveva ormai sessantacinque anni suonati, la donna era di vent’anni più giovane e l’età era stata alquanto clemente con lei. Dai caratteri e dalle forme mediterranee, era vestita con un abito scuro e lungo, che portava con estrema eleganza. Lei fece un cenno con la testa in segno di accoglienza e rispetto, e volle ringraziare personalmente il nuovo ospite.

    Piacere di conoscerti, Amaterasu.
    Bart ti cercava da tempo per ringraziarti dell’aiuto fondamentale che hai dato in Giappone.
    Ti ringrazio anch’io, perché probabilmente senza il tuo intervento avrei rischiato di non rivedere più questo testone.


    E mentre lei sorrideva con garbo, qualcosa ruppe la tranquillità del momento. Un coro di voci bianche che avevano dimenticato l’intonazione per sfondare i timpani a tutti i presenti.

    È anche lui un supereroe?
    Che poteri haaAaAAaaaAa???


    La Seconda Casa aveva dei custodi ben più spaventosi dello stesso Cavaliere del Toro: una masnada di bambini scatenati, urlanti e nel pieno della loro euforia infantile. Erano tutti i figli adottivi di Bartolomeo, salvati dagli orrori di un mondo che gli aveva tolto tutto. Erano di tutte le età ma, a parte qualche eccezione, non molti superavano i dieci anni.

    Oh oh, lasciate stare Amaterasu.
    Questa sera vi racconterò una storia anche sulle sue avventure.


    Il Gran Sacerdote placò quella travolgente e innocente follia con un esperto stratagemma, offrendosi di raccontare ai figlioli una nuova favola della buona notte se avessero fatto i bravi.

    Sììì!

    Fece l’occhiolino all’Araldo, come per comunicargli segretamente una sorta di messaggio in codice che lo avvisava che fosse tutto sotto controllo. Più o meno.

    Spostiamoci di qua, così possiamo parlare con calma.

    Il gigante accompagnò l’ospite appena fuori dalla Seconda Casa, all’inizio del tratto di scalinata che proseguiva verso la Terza. Un grande tavolo di legno con due comode sedie li stava aspettando.

    Siediti pure se vuoi.

    Un ultimo invito, prima di accomodarsi e finalmente venire al dunque.

    Allora dimmi Amaterasu, come mai questa visita inaspettata?
    Pan ti ha parlato del nostro incontro?


    Si sistemò gli enormi baffoni, mentre ricordava la potenza generata da quello scontro, che aveva fatto tremare la Grecia come un cataclisma improvviso. I loro cosmi si erano incrociati in modo amichevole, ma avevano dato vita a una battaglia che nessuno dei due avrebbe mai e poi mai dimenticato.

    Lui mi ha raccontato di una qualche Ambasciata da costruire qui, vicino al Grande Tempio.
    Poi, però, non abbiamo approfondito, perché ci siamo distratti con un po’ di sano allenamento.


    Eh eh, certo, “un po’ di sano allenamento”. Se le erano date di santa ragione, ma erano stati assolutamente contenti di com’era andata.
    Adesso, però, era il momento delle cose serie, o meglio, Amaterasu avrebbe potuto decidere come impostare la loro conversazione. Bart era felicemente pronto a tutto e non vedeva l’ora di parlare finalmente con uno degli eroi del Giappone. Eroi che erano già passati alla storia.

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    BARTOLOMEO - GOLD TAURUS [VIII] - ENERGIA SUPREMA
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    Riassunto:
    Tante cose, lo so, ma sono quelle concordate per mp. Ho scritto tutto un po’ in modalità Master, ma ti ho lasciato la possibilità di interagire a ogni passaggio nel tuo prossimo post. Ho solo forzato la mano sull’ingresso al GT e sull’arrivo alla Seconda Casa. Non volevo farti troppo soffermare sulla vita di Bart e del GT in genere (ci ho pensato io con un post abbastanza lungo, vista la quantità delle cose da dire ^^), così da poterci concentrare sull’incontro vero e proprio.

    Condizioni:
    Ottime.

    Tecniche:
    -

    Abilità:
    -

    NARRATO - PARLATO - PENSATO - TELEPATIA - BAMBINI - ELENA - SOLDATO

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    «Ragazzone!»



    Amaterasu si era risvegliato di colpo. L'emanazione cosmica di Bart lo investì come una tempesta. Piacevole. Elettrizzante. Dannatamente elettrizzante. Non che amasse combattere così tanto l'Araldo della Creazione ma vi erano cose che accarezzavano, maledettamente, il suo spirito.
    Il paragone con un enorme felino sotto spoglie umane calzava. Come loro libero. Come loro sornione. Selvaggio. Imprevedibile. Ed ora guardava Bart provando un misto di eccitazione e di voglia di misurarsi. Ma durò un attimo.
    Fu quella forza a far per un attimo sorgere il Byakko...un solo attimo e i suoi occhi ebbero un brillio ferale per poi ridiventare arcobaleno. Cambiavano di tonalità, di colore, continuamente, a volte erano verdi, a volte azzurro intenso o blu profondo come l'oceano. A volte uno era rosso e l'altro giallo arancio come il sole.
    Si alzò stiracchiandosi come un gatto al sole.

    «Grazie?!

    Ah...figurati. Mi avete dato modo di sfogarmi e di sfogare la rabbia della Corte di Mezzanotte. Nessun ringraziamento. Anzi se proprio vuoi ringraziarmi facciamoci una bella bevuta.»


    Indicò l'enorme barile di birra che si portava dietro.

    «Birra artigianale. Distillata in un vecchio monastero nel nord europa da alcuni monaci miei amici. Dicono che la birra sia un dono del signore e infatti più che al libro di preghiere preferiscono i bicchieri, le risate e un'allegra cagnara che mi fa sempre sorridere. Ci fossero stati sempre uomini del genere Malal avrebbe avuto più difficoltà. Ma anche questo fa parte del Grande Gioco. Quindi beviamo insieme Gran Sacerdote e fammi strada. Andiamo a vedere questo Grande Tempio che sono curioso.»

    Curioso di vedere come fosse cambiato nel corso dei secoli. Si...Amaterasu era ora un enorme gatto curioso, attento, che si sarebbe fermato ad ogni curva, ad osservare ogni sasso, ogni edificio e tutto questo sarebbe stato scolpito nella sua mente e nello spirito che faceva di lui l'Araldo della Creazione.
    Prese l'enorme barile e se lo rimise in spalla.
    Amaterasu era uno dei più schivi tra gli Araldi. Non si mischiava molto con gli uomini, né era tipo da restare fisso in un punto per troppo tempo. Escluso il Giappone si poteva dire che fosse il Nomade e il Solitario tra gli eletti di G.E.A. Rispecchiava molto della natura della Creazione e della Distruzione e dell'astro corrsipondente: quel Sole che rimaneva in alto a continuare a splendere.
    E come il Sole osservava ogni cosa, continuando a creare, a distruggere ogni cosa che si avvicinasse alla Realtà eppure vederlo camminare con quell'enorme barile sulle spalle, con quell'haori troppo sgargiante, con quel viso maturo e segnato da troppe battaglie su dove brillvano, a mò di gemme, quegli occhi che avevano un brillio di curiosità tipica dei bambini.
    Si ecco cos'era guardare Amaterasu: un qualcosa che assomigliava ad un uomo ma che aveva l'animo ancora disposto a sorprendersi per un nonnulla. In questo risiedeva la sua forza. Non nella spada ma in quegli occhi curiosi. In quel modo di salutare come se fosse sempre stato al Grande Tempio, in quella camminata che non era cadenzata come un soldato, ma nemmeno curva di chi si vergogna o si nasconde.
    Amaterasu non mostrava nessuna alterigia, e se lo faceva era sempre per rimarcare le distanze tra l'Imperatrice e chi stava sotto il suo cielo. Ma di solito era contro i nemici che tutta la brutalità della Distruzione, dell'Imperatrice, dell'aspetto più brutale e mortifero dell'araldo si mostrava, o per chi non portasse il rispetto dovuto ai sacrifici, non suoi, ma dei suoi fratelli e degli altri Eletti di G.E.A.
    Non era tipo da prendersi sul serio ma versare il sangue di coloro di cui si prendeva cura, di cui si sentiva responsabile faceva trasformare quel gatto ruffiano, pacioso, maledettamente curioso e imprevedibile, in una tigre assetata di sangue e distruzione. In un qualcosa di terribile.
    Ma era strano ugualmente vederlo camminare come un uomo qualunque. Ma era perché il suo credo rispondeva ad un unica frase

    Un Maestro è per sempre Studente



    e quindi senza prendersi troppo sul serio, senza tropep celebrazioni di sé, senza rimarcare il suo dovere camminava con Bart. Un qualunque samurai in visita.
    Oggi era contadino. E preferiva sempre questa sensazione alla pesante corona che sua madre gli diede.

    «Questo casino è bello da vedere. Ricostruire vuol dire che hanno ancora forza di guardare oltre questo orrore che ci è caduto addosso.»

    Come se fosse stata una casualità. No...non lo era e lo sapeva molto bene. Era stato un piano ingegnoso e paziente. La Corruzione non era solo quello che si vedeva ma un vero e proprio codice inscritto in quello originale. Per questo era così maledettamente bastarda e pericolosa. Tagliarlo significava poter far collassare l'intera Realtà. Un rischio, certo, non certezza ma poteva rischiare?
    Guardando quella vita che trovava un modo di andare avanti, di combattere, di continuare a rimarcare ferocemente e orgogliosamente la sua essenza, dando al suo cuore la volontà di trovare il modo per portare tutto al giusto ordine naturale.
    La risata di Bart fu incontenibile.
    Tutto in lui era molto più grosso del normale. A primo impatto? Gli piaceva!
    Rideva più forte, era più rumoroso di altri, più grosso, più disarmante nel suo modo anche semplice di approcciarsi alle cose. Si gli piaceva. Gli stava simpatico a pelle.
    Forse perché in quel suo modo di essere si rivedeva una parte dell'Araldo. Chiassoso,

    «Si qualcosa mi hanno detto. Si..ha i pugni duri quel maledetto. Ma sopratutto la testa e la volontà.»

    Da sotto il kasa osservò Bart, la sua possanza e i suoi pugni. Sorrise.

    «Si...vi assomigliate troppo. Un bene questo, sarà più semplice.»

    La Seconda Casa venne incontro ai due. Era enorme. Alcune se le ricordava, altre meno, ma la Seconda Casa dava quel senso di fortezza. Non di forza. Le sue colonne erano pesanti, la sua architettura enorme e resistente come se volesse fare da scudo all'intero Grande Tempio da sola. Le colonne sostenevano architravi pesanti, tutto sottolineava la forza, la fortitudine di chi presiedeva alla sua Casa. Non era nei muscoli però questa forza, era in qualcos'altro da ricercare. Sostenere pesi indicibili ma restando dritti come quelle colonne doriche.
    Entrò rispettando tutto questo.
    Continuò a lisciarsi la barba mentre entravano in un altra sala più spaziosa e accogliente.

    «Ah..quindi ci vivete pure? Ma tu guarda e io che pensavo che ve ne stavate qui dentro sempre in piedi.»

    Un sorriso increspò il suo volto.
    E poi arrivò il tempo delle presentazioni. Non stava scherzando quando parlava di Famiglia. E con un gesto buffo e timido mise giù il barile che si portava dietro togliendosi il kasa e facendo un lieve inchino.

    «Suvvia non dica così. Mi date più meriti di quelli che effettivamente ho avuto. Questo solletica il mio ego e non vorrei apparire come un grasso pavone.
    Ma se permette...»


    La mano di Amaterasu divenne terra e da esso si formò qualcosa. Era come se quella mano fosse divenuta altro.
    Un torii. Semplice, come lo erano quando in tempi più antichi lo costruivano fuori dai templi. O sull'acqua come quello del santuario di Itsukushima.

    «Se avessi saputo di lei e della sua bellezza mi sarei presentato con qualcosa di più degno. Accetti questo dono per ringraziarla di ospitarmi a casa vostra. Il torii è un simbolo di fortuna e prosperità...spero che vegli sulla vostra famiglia e sul Grande Tempio dandovi la forza nei momenti più bui e luce in quelli più felici.»

    Questo era Amaterasu. Spada, filosofia, chiasso, orgoglio, Imperatrice, arma, amico ma sopratutto era una sentinella che vegliava su di loro da tempo immemore. Ancor prima che i loro occhi si aprissero in questo mondo.
    E mentre Elena sorrideva con garbo, qualcosa ruppe la tranquillità del momento.
    Una magnifica cagnara fatta di voci squillanti.
    «Ma abbiamo anche dei micioni!»

    I figli di Bart. E su quella allegra confusione, la risata di Amaterasu si mischiò. Amava i bambini. O per meglio dire era contento quando ne aveva intorno perché c'era sempre da imparare. E poi erano il futuro fattosi carne e spirito.

    «Ma figurati se danno fastidio! Adoro questa musica. I bambini creano la più pura delle musiche della creazione.»

    Sasaki gli disse che preferiva i figli degli altri. ”Perché fanno sempre meno chiasso dei tuoi”, amava dire sempre. Amaterasu invidiava chi fosse padre. Lui non poteva esserlo. Il Giappone era suo figlio, certo, ma un figlio ben diverso.
    Le mani dell'araldo si mossero. Terra e luce si mischiarono insieme formando delle piccole statue. Andrea, Bart, Alek e tutti gli altri Gold saint. Brillavano di luce propria, ognuno con una postura tutta sua che simboleggiava il suo potere, la sua essenza.
    Bart nella sua proverbiale posa di titanica fortezza, Andrea e i suoi artigli, Alek e il costrutto di keuranos che fece per supportare Athena, le armi della bilancia, Rigel, Dhawyt ognuno che aveva partecipato a quella guerra c'era.
    Mancava Amaterasu. Ma avrebbe lasciato riempire quel piccolo vuoto dalle parole di Bart.

    «Ogni storia che si rispetti va raccontata bene. Questi daranno una mano a mettere su una bella storia. Poi vediamo se alla fine della storia parlerete anche di me.» L'occhiolino e un sorriso.
    «Sono per voi ragazzi. Giocateci e fate un bel baccano che possa sentirvi fino al Tempio Sud!»

    Salutò sia Elena che l'allegra combriccola di micioni festanti.
    Il momento era giunto infine. Il tavolo aspettava entrambi. Creò due bicchieri di terra, e iniziò a versarci la birra, sfruttando il vento per sollevare il barile.

    «Prima si beve, ragazzone. Poi si parla.
    Quindi a te, al Grande tempio, ad Athena, a tutti voi questo è il mio ringraziamento.»


    E tracannò di voglia. Tutto d'un fiato asciugandosi con il dorso della mano i baffi umidi di birra.

    «Quindi P.A.N vorrebbe creare un'ambasciata? Lui...io voglio altro.»

    Era una spada Amaterasu e non voleva andare per le lunghe. Era Imperatore ma non amava dilungarsi, non oggi, non ora. Il pericolo incombeva. Un ombra, come un sudario, aveva avvolto tutto e restava ancora lì. Non era il momento di dire mezze verità, di parlare con la lingua del diplomatico ma di un Imperatrice che andava in Guerra.

    «Il Giappone ha dato una lezione importante: insieme siamo forti. Da soli moriremo tutti. Chi prima chi dopo. Potremmo rimandare tutto questo, in base alla nostra forza e abilità, ma ci arriveremo in ogni caso.
    Da solo non posso proteggere il muro. E per quanto le nostre forze siano grandi, per quanto siamo abituati all'Orrore, all'Incubo, al Chaos, al Nulla, a Malal o Nurgle, piuttosto che Khorne non siamo onnipotenti.»


    Amaterasu mise subito in chiaro le cose. Non si pose su di un gradino più alto, ma alla pari perché la verità era questa.

    «Questo mondo è anche una vostra responsabilità. È giunto il momento che vi battiate al di là del vostro credo per la sopravvivenza della Realtà tutta.
    I nostri nemici hanno tramato nell'ombra, colpito quando meno ce lo aspettavamo, fiaccato con l'Armaggedon, continuato a tramare nell'ombra mentre eravamo impegnati a leccarci le ferite e sopravvivere. Siamo su di una scacchiera con lo svantaggio della prima mossa a loro favore.
    E ci hanno messo seriamente in difficoltà. Molti non ci sono più, ma altri hanno preso il loro posto ma continuiamo a rimanere Isole su di uno scenario globale.»
    Si arricciò la lunga barba.
    «Continuando così il Giappone resterà solo un fatto isolato. Un momento. Il topo che riesce a dare un morso al gatto niente di più. Ma il gatto sa che è stata fortuna e non farà lo stesso errore.
    Non di nuovo


    Si riempì il bicchiere.
    Il primo punto. Molti altri ne sarebbero giunti. Ma quello era il più importante. Per lui da questo dipendeva tutto il resto.

    «Le loro forze hanno raggiunto un accordo. Quale e perché? Lo scoprirò, come capire perché hanno attaccato il Giappone, cosa nascondeva la Fondazione e perché la volevano. Da queste domande e dalle loro risposte decideranno i prossimi passi.
    Ma io parto dalla fine per poter arrivare all'Inizio di un qualcosa di nuovo. In altri momenti avrei tergiversato, avrei fatto l'Imperatrice...sarei stato davvero Amaterasu o mi kami, La più grande Dea che splende tra i Cieli, ma non oggi. Oggi non serve essere Imperatrice, non serve nemmeno fare retorica o commedie da politicanti perché troppi ancora soffrono e non voglio vedere la Realtà di mia Madre stuprata così. Non voglio rimanere ancora in difesa in attesa di qualcosa, della morte, di una sconfitta.
    Non voglio più perdere le mani di nessuno


    Amaterasu era debole. Era enorme tra i figli di G.E.A un qualcosa che andava oltre il pensiero umano, Araldo e figlio di un Dio Antico eppure si mostrò debole. Perché lo era. Ma più era debole e più forte diveniva la sua volontà di vincere. Di dare battaglia e di salvare tutto questo.

    «Forse morirò in questa Guerra. Poco importa. Importa lo scopo e il mio è proteggervi tutti dal primo all'ultimo. Black saint, Atlantidei, Asgard, Saint poco importa. Siete tutti uguali per me sotto al Cielo. Il Giappone ci ha mostrato ed ha mostrato ai nostri nemici che non siamo sconfitti. Che non stiamo per terra ad aspettare il colpo ultimo. Ecco perché sono qui. Parto dalla fine per un nuovo inizio senza null'altro che la mia spada e la mia volontà. Perché solo questo basta ora. Per questa domanda sono qui oggi


    Vuoi combattere con me, Bartolomeo del Toro?»


    La spada si era mossa. La parola al Grande Sacerdote.



    CITAZIONE
    ENERGIA: Viola

    STATUS DARIAN( LV VII): non indossata


    STATUS FISICO:
    TECNICHE UTILIZZATE:

    ABILITà:
    Kusanagi No Tsurugi
    «Se nel tuo viaggio dovessi incontrare Dio, lo trapasserai.»

    La Falciatrice d'erba.
    Ama no Murakumo. La Spada del Paradiso.
    L'arma che da sempre accompagna Amaterasu nella sua lotta contro l'Abisso e il Terrore. La spada che falcia i nemici come se fossero giunchi.
    La spada lucente che taglia il Buio.
    Una spada che è leggendaria come la mano di chi la impugna. perchè non vi è mano senza quell'elsa.
    Non vi è la risata sprezzante di Amaterasu senza il ronzio acuto di Kusanagi.
    Non vi è la forza dirompente dell'araldo dell'Inizio senza il tocco ferale e mortifero della spada che nacque da Orochi, il Drago ad 8 teste.
    Così come Harlan e astolfo era un tutt'uno - fuoco e veleno per G.E.A - così Kusanagi e Amaterasu sono essenza e significante l'una dell'altra.

    Il valore di Amaterasu lo si misura dal filo della sua spada.
    Che non è solo un arma. é molto di più: compagna, sorella, incarna il valore e la volontà di Amaterasu. Non un arma semplicemente...Amaterasu che si è fatta spada e arma per G.E.A.
    Non una katana ma una spada. Dalla lama lunga 90 cm, con l'elsa finemente decorata a ricordare un drago; la sua forma ricorderebbe un calamo, dall'acciaio lucente e bianco che sembra aver catturato i raggi del sole.
    Sul filo interno vi sono 8 anelli a ricordare Yamata no Orochi, il drago a 8 teste da cui, la leggenda dice, fosse nata tale spada.
    Ogni volta che si muove un ronzio particolare sembra invadere l'aria, come suono di tempesta e di guerra.
    Come vento che soffia tra gli steli d'erba.
    Delicata come il tocco dell'erba, ferale come il Drago da cui è nata, leggendaria come chi la impugna.
    Si dice che il suo filo sia indistruttibile[Stesso grado e resistenza della cloth] e che possa tagliare sia l'anima che il corpo.
    Sulla lama vi sono incise queste parole:
    Come rugiada al cespite Dell'erba inaridita, Fresca negli arsi calami Fa rifluir la vita

    :: Abilità Arma

    La Vita è Straordinaria
    «La cosa più bella che possa capitare a un essere umano, è di scoprire il fuoco sacro, il fuoco della sua anima.
    E di fare in modo che la vita intera sia l’espressione di questa anima»

    La vita è un impeto di gioia, di rabbia, di violenza, di amore, di dolore, di malinconia. la vita cos'è se non un qualcosa che brilla più del sole e delle altre stelle? Cos'è se non un universo?
    Unica. è un privilegio vivere. Harlan lo sapeva molto bene. Lo aveva sempre saputo perché per capirlo la vita ti deve sfuggire di mano, come granelli di sabbia. Perché è preziosa. Perché inestinguibile. Luminosa.
    Vivere significava avere il coraggio anche di prendere il dolore e di accettare i propri sbagli, perché vivere era anche questo. Non era una strada dritta e uguale per tutti, ma infinita. Infinita come le strade che potevamo prendere, come le mani di chi potevamo incontrare, come gli amori che ci avrebbero accompagnati e le cicatrici che potevamo farci cadendo su questa strada magnifica.
    Harlan lo aveva capito mentre combatteva il suo tumore.
    Perché aveva preteso che la vita doveva avere un senso già imposto da Dio, ma la vita non aveva un senso imposto da chissà quale mano.
    Aveva il senso che noi stessi eravamo disposti ad attribuirle. E per esso si doveva combattere. E con esso avrebbe dato al pugno una forza senza eguali.
    E Harlan questo senso straordinario ancora oggi non l'ha perso; Amaterasu lo custodisce gelosamente e con tale forza combatte i suoi nemici.
    E, sfruttando tutto il potere di questa vita, può infondere ai suoi attacchi e alle sue difese una forza mai vista prima.
    Una forza che è La potenza della Vita Stessa.

    :: Abilità Cosmo Straordinario

    La Vita è Carne e Anima
    «Lei ci crede a questo? A un fuoco inestinguibile che ti divora eternamente»

    La vita è sia carne che spirito. dall'unione di questi elementi che il fuoco arde in essi e in essi può continuare ad essere.
    è un fuoco.
    Amaterasu modella questo fuoco. Non solo la carne e gli elementi fisici ma sopratutto quelli spirituali infondendovi la fiamma primordiale.
    Grazie alla fiamma primigenia, può interagire con spiriti incarnati e disincarnati, muovere la propria e altrui anima verso Dimensioni Spettrali e Spirituali ed anche il corpo, sia il suo che di altri.
    Ma non solo può formare la vita, crearla per compiacere il disegno di G.E.A ma anche sfruttarla per attaccare. Perché il male ha innumerevoli forme. Trova sempre un modo per sgusciare, non visto, tra le pieghe della realtà.
    Ecco perché, prima la Salamandra e ora Amaterasu, hanno il compito di poter osservare i vari mondi e tagliare il Velo di menzogne e orrori che il Male genera per i suoi loschi scopi.
    In termini pratici può usare tale energia per colpire direttamente altra energia spirituale o anime.
    Può modellarla per creare sfere o globi. Difese o raggi qualsiasi cosa per fermare le Tenebre e le oscenità che le abitano.
    Per farli provare tutto il dolore necessario, per abbattere tutta la loro determinazione, per estinguere e divorare il loro fuoco ed estirparlo dalla realtà come il veleno da una ferita infetta.
    Egli è inoltre in grado [dall'energia blu] di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere l'Araldo dell'Inizio, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.

    :: Abilità Spirito

    Riconoscere la Vita in ogni forma
    « Non devi ascoltare ma percepire»

    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, proiettando il suo cosmo all'esterno può comunicare telepaticamente con le persone che lo circondano.

    :: Abilità Telepatia



    NOTE: Amaterasu ama fare intrighi di palazzo, come ogni buona imperatrice prima donna, ma qui si comporta più come una spada. taglio netto e preciso.
    la domanda secca mettendo sul piatto i vari fatti che ci hanno condotto al Giappone, all'Armageddon
     
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    Vuoi combattere con me?

    Quell’Amaterasu era proprio strano. Uno strano piacevole, che era molto simile a ciò che lo stesso Bartolomeo era. Per la seconda volta, dopo Pan, il gigante aveva trovato delle similitudini molto marcate che lo avvicinavano sotto diversi aspetti a quegli straordinari Cavalieri di Gea. Loro sembravano quasi la versione “biologica” dei Saint, più legata alla Natura, e questo suo pensiero un po’ blasfemo faceva sorridere ogni volta il suo Bart interiore.
    L’Araldo, dal canto suo, aveva reagito alla travolgente accoglienza del Gran Sacerdote con altrettanta euforia, accettando sin da subito di entrare in visita al Grande Tempio. Il sorriso del Toro si fece ancora più largo quando l’ospite rivelò che dentro quella misteriosa botte ci fosse della birra artigianale. E quella sorpresa lo rese un cicerone ancora migliore della sua adorata casa.
    Il ragazzo apprezzò apertamente gli sforzi che stavano ancora facendo per ricostruire quel luogo, riconoscendo un’operosità che guardava a un futuro migliore. Poi, dopo aver confermato la somiglianza tra il Gold Saint e l’amico Pan, soprattutto in fatto di pugni, arrivarono finalmente alla Seconda Casa. Amaterasu si rivelò davvero uno zio fantastico, quello che spesso si definisce lo “zio figo”. Fece un po’ il cascamorto con Elena, senza però esagerare – e forse notando la vena pulsante sul collo taurino del gigante – per poi sorprendere tutti con dei regali costruiti con quella che doveva essere una delle sue abilità da Cavaliere. I pargoli di Bartolomeo ne furono estasiati e, dopo aver ringraziato, cominciarono a correre per tutta la Seconda Casa giocando con i loro nuovi pupazzi che rappresentavano gli eroi delle loro favole della buonanotte.
    Tutto quello spensierato e gioviale preambolo li portò con estrema naturalezza al loro tanto atteso confronto diretto, come se il tempo fosse volato. Prima di tutto, ovviamente, si scolarono un bel bicchiere di quella birra artigianale. I bicchieri furono creati nuovamente dall’Araldo, capace di manipolare gli elementi, e se dapprima a Bart sembrasse strano bere dentro costrutti di terra, poi il sapore della birra gli fece dimenticare qualsiasi remora. Il gigante si asciugò i baffoni, su cui era rimasta un po’ di schiuma che si confondeva con il bianco della sua mezzaluna, e ascoltò finalmente ciò che Amaterasu aveva da dire.
    Il Gran Sacerdote partì con un’espressione seria e concentrata, ma a ogni parola del ragazzo il suo sorriso ritornò ad allargarsi. Gli scappò pure qualche sogghigno, letteralmente sotto i baffi, perché non riusciva a credere alle proprie orecchie. Sembrava di essere di fronte a uno specchio mentre si provava un discorso, rivedendo se stessi pronunciare ad alta voce i propri pensieri.

    Oh oh oh.

    Alla fine non resse più e, dopo la domanda finale dell’Araldo, Bartolomeo scoppiò in una risata così spontanea da non poter essere trattenuta. Non era assolutamente mancanza di rispetto, ma una gioia quasi incontenibile per aver finalmente trovato qualcuno sulla sua stessa lunghezza d’onda.

    jpg

    Perdona questa mia reazione, oh oh.

    Si ricompose una volta per tutte, per poi osservare Amaterasu in modo leggermente più serio ma sempre con il sorriso sulle labbra. Non c’era motivo di essere troppo formali e Bart era proprio l’antitesi dell’etichetta. Era certo che il ragazzo lo avesse già capito e avrebbe imparato ad apprezzare la sua schietta sincerità.

    Sai figliolo, è davvero difficile ritrovare le proprie parole e i propri pensieri in qualcun altro.
    Ho piacevolmente discusso di questo argomento con Andrea, la Leonessa che ben conosci, con il tuo amico Pan e persino con Estelle, un Cavaliere Nero che ha deciso di pensare fuori dagli schemi della sua Casta.
    E forse ciò che sto per dire, riprenderà molti dei punti già toccati con loro.


    Si ricordava ogni conversazione e ogni scambio di battute. Con Pan era stato più che altro un breve antipasto prima del loro scontro amichevole. Con Andrea, invece, era stato un lungo e profondo scambio di opinioni e vedute su un tema così spinoso da mettere in difficoltà anche menti molto acute come quella della Leonessa. Con Estelle, infine, era stata un’inaspettata sorpresa che gli aveva riempito il cuore di speranza. Con il Cavaliere Nero l’impossibile era sembrato possibile, era solamente stata necessaria una costante e travolgente dose di buona volontà.
    Bart si aggiustò ancora una volta i baffi, un po’ umidi dalla birra, per poi spiegarsi meglio.

    Tu, qui e ora, più di tutti, mi stai proponendo di portare avanti un’utopia che sogno da tempo.
    In molti la considererebbero una follia irrealizzabile, ma io no.
    E tu stai inconsapevolmente alimentando la mia ferma volontà a trasformare quella che tutti pensano una pura fantasia in una concreta realtà.


    Stentava ancora a crederci, ma era davvero così. I punti in comune con ciò che anche lui stava cercando d’intavolare con le altre Caste erano tantissimi. Non tutti, come normale che fosse, ma avrebbero a breve parlato anche di quello.

    Specialmente da quando sono diventato Gran Sacerdote, non mi sono dato pace.
    Non riuscivo a capire come quest’ovvia soluzione non fosse mai stata sostenuta con decisione da nessuno.


    Quel nessuno si era presto trasformato in Bartolomeo del Toro, ma lo scetticismo di tutti lo avevano reso una voce solitaria fuori da un coro ormai obsoleto le cui origini si perdevano nel tempo. Lui era quasi sembrato un innovatore, nonostante quell’idea fosse così semplice da sembrare scontata. E, invece, nessuno in passato aveva mai avuto la voglia o il coraggio di farla propria, forse scartandola a priori come impossibile.

    In questo momento la Corruzione sta dando prova di un potere e una violenza mai visti sulla Terra.
    Persino gli Dei non sono immuni da questa piaga e le nostre forze sembrano non bastare mai.


    Si ricordò il suo scontro con la versione corrotta del Dio Ares, quando, seppur con orgoglio, le aveva prese di santa ragione riuscendo comunque a contenere la minaccia. Nulla era al sicuro in quel periodo e tutte le certezze si erano sciolte come neve al sole.

    La lotta contro il terrore scatenato dall’Armageddon sta andando avanti da troppo tempo ormai.
    Abbiamo subito molte perdite, come tutti del resto.
    Tanti amici, tanti guerrieri e tanti innocenti hanno sacrificato la loro vita per una causa che è ancora ben lontana dall’essere vinta.
    Ne ho visti morire molti, troppi.


    Troppi. Esatto, troppi. Aveva cercato d’imprimersi le loro facce, uno dopo l’altro, ma il numero era stato così alto che i tratti somatici e i nomi avevano cominciato a confondersi tra loro. La sua espressione si fece sinceramente triste, mentre il suo sguardo si perse per qualche istante nel vuoto. Le immagini di ciò che aveva visto in quel periodo così buio della storia lo avrebbero tormentato per il resto della sua vita. Poi, quasi rinvigorito dalla voglia di reagire, i suoi occhi tornarono alla realtà, continuando a fissare Amaterasu per sostenere la forza delle sue parole.

    E sono convinto che possiamo fare molto di più se solo fossimo tutti uniti contro quest’orribile male comune.
    A volte, però, è tutto così difficile.
    Perdiamo più tempo a lottare fra noi, sempre impegnati con queste inutili faide tra Caste, piuttosto che a supportarci gli uni con gli altri.


    Dannazione quanto odiava quella situazione, così ottusa da sembrare paradossale. Non capiva come il potere potesse corrompere a tal punto da andare contro i naturali principi di sopravvivenza. Il genere umano, però, aveva da sempre avuto una predilezione per la forza e per l’autoaffermazione, diventando la piaga della sua stessa esistenza.

    Abbiamo molte vite sulle nostre spalle e non possiamo permetterci di perdere di vista il nostro obiettivo più grande: proteggere la vita su questa Terra e garantire all’umanità una vita nuovamente degna di essere vissuta.

    Quella era la missione della Dea Atena, di cui Bart era portavoce, così importante da essere necessariamente condivisa da molti. A volte, però, essere contro un ideale è più una questione di principio piuttosto che un palese disaccordo. E quello era uno degli ostacoli più importanti all’unione d’intenti tra le Caste.
    Bart, fomentato dalla passione del suo discorso, strinse il pugno destro e lo appoggiò sul tavolo. Non fu un gesto plateale, violento o chiassoso, ma solamente un movimento quasi involontario a supportare le successive parole.

    È giunto il momento di alzare la testa e guardare in faccia il nostro nemico.
    Il nemico ha un solo nome, ma noi siamo tanti.
    Dobbiamo solamente volgere lo sguardo nella stessa direzione, smettendo di osservarci da lontano come se volessimo sbranarci l’un l’altro.


    Come due cani che continuano ad abbaiare l’uno contro l’altro, senza mai arrivare a mordersi. Le Caste erano ormai diventate ottimi giocatori di scacchi, che ponderavano ogni mossa sulla scacchiera senza mai fare scacco matto. L’equilibrio tra loro, seppur sempre precario, non era mai stato perso del tutto. E probabilmente quell’equilibrio era una posizione di confort per tutti, utilizzato come scusa per starsene a crogiolarsi nel proprio brodo.

    Agartha, Asgard, Atlantide, Isola della Regina Nera o persino altro.
    Concordo con te, non ha importanza.
    L’unica cosa che conta veramente è diventare un muro compatto e invalicabile contro la Corruzione.
    Oltre ogni pregiudizio e oltre ogni dogma del passato.


    Ecco l’utopia, che però non sembrava più così irrealizzabile con l’accorato aiuto di tutti.
    Il gigante si spostò sulla punta della sedia, drizzando la schiena come a supportare la parte finale del suo discorso. Avrebbe finalmente spiegato ad Amaterasu forse l’unico punto in cui la loro idea differiva. Ed era così difficile da spiegare che il Gran Sacerdote prese un gran respiro prima di continuare.

    Tu mi chiedi se voglio combattere con te?

    Una breve pausa, per permettere al ragazzo di riflettere sulla stessa domanda che aveva rivolto poco prima al Toro di Atene. Una domanda diretta, quasi a bruciapelo, composta di poche parole ma che racchiudeva un significato importantissimo.

    Amaterasu, io voglio che combattiamo insieme.
    Tutti con lo stesso obiettivo e con lo stesso coinvolgimento.
    Ognuno di noi dovrà sentirsi parte di questa nostra battaglia, proprio come se fosse la sua personale ragione di vita.
    Nessuno salverà nessun altro, ma saremo tutti ugualmente responsabili della nostra salvezza.


    La differenza era sottile ma fondamentale. Per avere davvero successo, era necessario diventare una cosa sola. Lo scopo non doveva essere solamente quello di Amaterasu – o di Gea, o di Atena o di Bart – di proteggere tutti, come se fosse un sacrificio personale cui gli altri si sarebbero potuti aggrappare. No, tutti dovevano essere parte di un unico ideale, e agire come se fossero un solo corpo. Ognuno con la stessa responsabilità, ognuno con lo stesso grado di coinvolgimento. Solo così da più Caste avrebbero potuto formarne una unica, almeno negli intenti. In caso contrario, infatti, il tutto si sarebbe rivelato il solito e temporaneo collage di fazioni che si sarebbero unite per necessità solamente fino alla fine della minaccia che li aveva costretti a collaborare.

    Quindi, figliolo, rispondo alla tua domanda con un’altra domanda:

    Vogliamo combattere insieme?

    Insieme come se fossimo un unico corpo, in cui ogni parte è fondamentale.
    Insieme per garantire un futuro alla Terra su cui viviamo.
    Insieme per far sì che questa nostra unione non sia l’ennesimo fuoco di paglia pronto a spegnersi una volta cessata la minaccia comune.


    Incrociò le braccia al petto, adagiandosi un poco sullo schienale della sedia. Si sentiva felicemente euforico ed era estremamente curioso della reazione e della risposta che avrebbe dato Amaterasu.

    La mia risposta a questa domanda credo tu l’abbia già capita.

    Dall’esito di quel loro incontro sarebbero potute dipendere molte cose, tra cui, così per dirne un paio, il destino del mondo e dell’umanità intera.
    Nessuna pressione, ragazzi, continuate tranquilli.

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    BARTOLOMEO - GOLD TAURUS [VIII] - ENERGIA SUPREMA
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    Riassunto:
    Quanti discorsi seri che sto facendo con Bart in questo periodo :asd:
    Noterai una piccola ma sostanziale differenza nella domanda che ti ripropongo, che rappresenta l'approccio di Bart a qualcosa che sta cercando di portare avanti ormai da molto tempo <3

    Condizioni:
    Ottime.

    Tecniche:
    -

    Abilità:
    -

    NARRATO - PARLATO - PENSATO - TELEPATIA - BAMBINI - ELENA - SOLDATO

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    Amaterasu guardò Bart, ascoltò la sua risata e sorrise a sua volta.
    C'era qualcosa nell'aria. Lo poteva sentire, così come lo spirito del Gran Sacerdote. C'era qualcosa che poteva cambiare tutto e solo questo bastava ad accendere la fiamma.
    Una fiamma che divampava. Una fiaccola da passare di cuore in cuore fino a che non avrebbe incendiato le tenebre scoprendo la vera realtà delle cose:

    La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle.



    Lo capì con l'istinto che quella era una risata di felicità. Era l'attimo compresso nell'eterna attesa finalmente libero di deflagrare come una bomba. Di spazzare tutto e tutti per un lucente futuro.
    Bartolomeo del Toro viveva per un utopia. Ma l'utopia era l'anticamera di un sogno. L'uomo creava dalle utopie la sua argilla per formare un mondo.
    Era l'utopia a spingerlo. Ma l'utopia non era di un sognatore ma di chi vuole andare oltre le verità degli occhi, oltre il Velo, oltre l'orizzonte senza fermarsi mai.
    Guardando avanti.
    Perché questa era la vera forza dell'uomo: non essere schiavo del tempo. Un immortale lo era. Un immortale ricordava, troppo, e questo diventava un peso, annebbiava la mente, perché tutto era già visto, tutto non sorprendeva più.
    E se non sorprendeva più nulla allora non valeva la pena battersi.
    Ma Amaterasu era l'Inizio. La Creazione. Distruggere anche l'utopia, il sogno, l'impossibile per spianare la strada verso una possibilità concreta.
    E grazie al cuore dell'uomo questo ora era possibile. La loro fiamma l'avrebbe usata per questo scopo: creare il possibile partendo dall'impossibile. L'utopia si sarebbe fatta volontà e concretezza.
    L'uomo aveva questa forza: di poter andare oltre il tempo e di non esserne schiavo. Di poter pensare libero al dopo senza preoccuparsi del passato perché non era suo. Lui aveva potere solo sul presente, nemmeno sul futuro. Per un essere come Amaterasu era diverso: poteva aspettare, poteva ricordare molto, il tempo era accessorio e a volte alleato prezioso.
    L'uomo di tempo non ne aveva. Comparato con la sua vita quella di Bart era solo uno spruzzo di stella; deflagrazione immensa ma dalla breve durata, non durava, non persisteva e quindi la si dimenticava facilmente. Questo era l'uomo: riuscire in imprese titaniche e poi dimenticarle. Ma ci riusciva, sia nell'uno che nell'altro caso, perché dimenticava il tempo.


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    «Allora è questo ciò che agita il tuo cuore.»



    Finalmente.
    Si...finalmente. Vi era la fiamma. Ora la vedeva. Ora vedeva un uomo non più schiavo del tempo, ma che faceva suo il presente riuscendo ad andare oltre il passato, cambiando con esso il futuro. Non essendone più legato, volgendo il suo sguardo altrove, la sua pazzia lo rendeva saggio, rendeva il suo sguardo acuto e il suo cuore invincibile. Perché la follia era genio. Era vedere oltre e l'oltre per molti non riuscivano a scorgerlo. Avevano bisogno di una guida. Di essere portati a vedere. Non istruiti ma aiutati a scorgere quel punto. Il resto lo avrebbe deciso la loro anima. Ma se tutti rimanevano dietro i lori muri, come potevano vedere l'orizzonte?
    Bart e Amaterasu dovevano abbatterlo questo muro.
    E vi fu quel sorriso di rimando. Ad ogni parola quel sorriso era un taglio di spada. Così come aveva tagliato il Tutto rendendolo duale, creando il quid, aiutando sua madre nella creazione della Realtà, così avrebbe aiutato Bart in questa utopia.

    «L'utopia non esiste Bart. Ho visto tante, troppe, cose che non credo nell'utopia ma nella forza della volontà.
    Le parole sono vento, le azioni marmo.
    E con quelle costruiremo qualcosa...»


    E vi fu una parola che racchiudeva tutto questo. Una frase che pronunciò un uomo prima di essere letto. Prima che risvegliasse Amaterasu sacrificando quella magnifica vita. Un uomo con un tumore che ora, nell'Est Europa, continuava ad uccidere la Corruzione e a salvare vite.
    Draka e Astolfo.
    Una frase che era scolpita nel suo cuore. Perché la salamandra viveva. E avrebbe mantenuta la promessa: non avrebbe lasciato che la vita di Draka fosse stata gettata nel nulla. Avrebbe costruito un nuovo cammino.
    Lo aveva promesso.
    E non poteva deludere quell'uomo eccezionale.

    «La vostra forza è il guardare avanti non restando schiavi del passato. Io voglio una nuova alba perché è vero che noi figli di G.E.A reggiamo il cielo ma voi non siete da meno. Voi combatterete con noi sul muro. Perché l'uomo è molto più di tutto quello che avete fatto fino ad oggi.
    Non sono stupido so che la tenebra striscerà sempre nei cuori, nelle azioni, nei gesti perché su questo si basa il mondo anche. Ma finché ci saranno uomini come te, finché guarderete al di là dei muri che vi costruirete allora non perderemo mai.»


    Ed era vero. A questo serviva il Sole. Per questo Amaterasu fu schivo, intoccabile, spada nelel tenebre, l'incubo di Malal, osservava e quando il momento fosse giunto essere una guida sfruttando i cuori di uomini come Bart per riaccendere la fiamma, per non farli dimenticare che in loro vi era un universo inesplorato.
    E poi guardò il cielo. Vi era qualcosa nell'aria. Elettricità?
    Amaterasu chiuse gli occhi...e quando gli riaprì furono luminosi come non mai. Strinse il suo pugno. Come se Bart e l'Araldo fossero davanti ad uno specchio.
    Amaterasu negli occhi di Bart e viceversa. Stesso fuoco. Stessa pazzia.

    «Non è un caso che ho continuato a girare il mondo. Non è un caso che ho conosciuto i Primarchi. Con alcuni scontrandomi amichevolmente, con altri per un consiglio e altri facendo danzare la spada.
    Ma l'ho fatto per conoscere il loro cuore, come fossero, come pensassero, sentire il loro spirito, soppesando i cuori perché non volevo solo i saint...anche loro devono essere della partita.
    Tutti lo devono essere perché tutti sono di questo Mondo.»


    Ed ecco spiegato il suo girovagare. Ecco cosa voleva fare.
    L'Alleanza d'intenti. Atlantide. Saint. Asgard persino i Black saint; ognuno di loro aveva una responsabilità.
    Pazzo?
    Sognatore?
    Solo un Araldo che voleva creare l'intento ultimo dell'Uomo: quello di essere Titano pari agli Dei, stesse responsabilità, stessa forza, per poter proteggere e continuare ad avanzare fino alla fine di tutto questo.

    «Tutto ciò che facciamo increspa questo lago. E i cerchi arrivano sull'altra riva. Non siamo isole. Siamo interconnessi da un qualcosa di magnifico detta Vita.
    Io sono te Bart e tu Me. Io sono Johanna e sono Andrea. Tu sei tanto Rigel che Dhawyt. In noi scorre il sangue di Asgard e la forza di affermare la nostra unicità come i Black Saint.»


    Alzò il braccio. La mano aperta. Il braccio sul tavolo, davanti a Bart. Una mano callosa, ricolma di tagli, una mano che aveva stretto la spada, mani morte, che aveva rotto crani, intinta nel sangue di amici e nemici eppure ora era aperta. Ancora aperta. Ancora con speranza e la forza di guardare verso una radiosità che non doveva e non poteva fare paura, ma che doveva essere stretta e coltivata.
    Nutrisco et Extinguo.

    MITAKUYE OYASIN
    SIAMO TUTTI FRATELLI SOTTO QUESTO CIELO



    Guardò Bart e gli sorrise.

    «L'utopia è come l'orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi. L'orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l'utopia? A questo: serve per continuare a camminare. Quindi non fermiamoci ora, amico mio.
    E hai ragione...ho sbagliato a farti quella domanda.»


    Gli elementi vorticarono intorno all'Imperatrice della Realtà.

    «Non combattere con me ma insieme.
    Perché...»


    E fu come in quel momento.Quando la sua essenza fu manifesta. Quando il Tagliò creò il Duale e l'Ordine. Quando G.E.A diede a tutti loro questo. E a tutti loro diede questa responsabilità.

    1nuY3bJ
    NOI SIAMO LA REALTÀ




    CITAZIONE
    ENERGIA: Viola

    STATUS DARIAN( LV VII):


    STATUS FISICO:

    TECNICHE UTILIZZATE:

    ABILITà:
    Kusanagi No Tsurugi
    «Se nel tuo viaggio dovessi incontrare Dio, lo trapasserai.»

    La Falciatrice d'erba.
    Ama no Murakumo. La Spada del Paradiso.
    L'arma che da sempre accompagna Amaterasu nella sua lotta contro l'Abisso e il Terrore. La spada che falcia i nemici come se fossero giunchi.
    La spada lucente che taglia il Buio.
    Una spada che è leggendaria come la mano di chi la impugna. perchè non vi è mano senza quell'elsa.
    Non vi è la risata sprezzante di Amaterasu senza il ronzio acuto di Kusanagi.
    Non vi è la forza dirompente dell'araldo dell'Inizio senza il tocco ferale e mortifero della spada che nacque da Orochi, il Drago ad 8 teste.
    Così come Harlan e astolfo era un tutt'uno - fuoco e veleno per G.E.A - così Kusanagi e Amaterasu sono essenza e significante l'una dell'altra.

    Il valore di Amaterasu lo si misura dal filo della sua spada.
    Che non è solo un arma. é molto di più: compagna, sorella, incarna il valore e la volontà di Amaterasu. Non un arma semplicemente...Amaterasu che si è fatta spada e arma per G.E.A.
    Non una katana ma una spada. Dalla lama lunga 90 cm, con l'elsa finemente decorata a ricordare un drago; la sua forma ricorderebbe un calamo, dall'acciaio lucente e bianco che sembra aver catturato i raggi del sole.
    Sul filo interno vi sono 8 anelli a ricordare Yamata no Orochi, il drago a 8 teste da cui, la leggenda dice, fosse nata tale spada.
    Ogni volta che si muove un ronzio particolare sembra invadere l'aria, come suono di tempesta e di guerra.
    Come vento che soffia tra gli steli d'erba.
    Delicata come il tocco dell'erba, ferale come il Drago da cui è nata, leggendaria come chi la impugna.
    Si dice che il suo filo sia indistruttibile[Stesso grado e resistenza della cloth] e che possa tagliare sia l'anima che il corpo.
    Sulla lama vi sono incise queste parole:
    Come rugiada al cespite Dell'erba inaridita, Fresca negli arsi calami Fa rifluir la vita

    :: Abilità Arma

    La Vita è Straordinaria
    «La cosa più bella che possa capitare a un essere umano, è di scoprire il fuoco sacro, il fuoco della sua anima.
    E di fare in modo che la vita intera sia l’espressione di questa anima»

    La vita è un impeto di gioia, di rabbia, di violenza, di amore, di dolore, di malinconia. la vita cos'è se non un qualcosa che brilla più del sole e delle altre stelle? Cos'è se non un universo?
    Unica. è un privilegio vivere. Harlan lo sapeva molto bene. Lo aveva sempre saputo perché per capirlo la vita ti deve sfuggire di mano, come granelli di sabbia. Perché è preziosa. Perché inestinguibile. Luminosa.
    Vivere significava avere il coraggio anche di prendere il dolore e di accettare i propri sbagli, perché vivere era anche questo. Non era una strada dritta e uguale per tutti, ma infinita. Infinita come le strade che potevamo prendere, come le mani di chi potevamo incontrare, come gli amori che ci avrebbero accompagnati e le cicatrici che potevamo farci cadendo su questa strada magnifica.
    Harlan lo aveva capito mentre combatteva il suo tumore.
    Perché aveva preteso che la vita doveva avere un senso già imposto da Dio, ma la vita non aveva un senso imposto da chissà quale mano.
    Aveva il senso che noi stessi eravamo disposti ad attribuirle. E per esso si doveva combattere. E con esso avrebbe dato al pugno una forza senza eguali.
    E Harlan questo senso straordinario ancora oggi non l'ha perso; Amaterasu lo custodisce gelosamente e con tale forza combatte i suoi nemici.
    E, sfruttando tutto il potere di questa vita, può infondere ai suoi attacchi e alle sue difese una forza mai vista prima.
    Una forza che è La potenza della Vita Stessa.

    :: Abilità Cosmo Straordinario

    La Vita è Carne e Anima
    «Lei ci crede a questo? A un fuoco inestinguibile che ti divora eternamente»

    La vita è sia carne che spirito. dall'unione di questi elementi che il fuoco arde in essi e in essi può continuare ad essere.
    è un fuoco.
    Amaterasu modella questo fuoco. Non solo la carne e gli elementi fisici ma sopratutto quelli spirituali infondendovi la fiamma primordiale.
    Grazie alla fiamma primigenia, può interagire con spiriti incarnati e disincarnati, muovere la propria e altrui anima verso Dimensioni Spettrali e Spirituali ed anche il corpo, sia il suo che di altri.
    Ma non solo può formare la vita, crearla per compiacere il disegno di G.E.A ma anche sfruttarla per attaccare. Perché il male ha innumerevoli forme. Trova sempre un modo per sgusciare, non visto, tra le pieghe della realtà.
    Ecco perché, prima la Salamandra e ora Amaterasu, hanno il compito di poter osservare i vari mondi e tagliare il Velo di menzogne e orrori che il Male genera per i suoi loschi scopi.
    In termini pratici può usare tale energia per colpire direttamente altra energia spirituale o anime.
    Può modellarla per creare sfere o globi. Difese o raggi qualsiasi cosa per fermare le Tenebre e le oscenità che le abitano.
    Per farli provare tutto il dolore necessario, per abbattere tutta la loro determinazione, per estinguere e divorare il loro fuoco ed estirparlo dalla realtà come il veleno da una ferita infetta.
    Egli è inoltre in grado [dall'energia blu] di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere l'Araldo dell'Inizio, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.

    :: Abilità Spirito

    Riconoscere la Vita in ogni forma
    « Non devi ascoltare ma percepire»

    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, proiettando il suo cosmo all'esterno può comunicare telepaticamente con le persone che lo circondano.

    :: Abilità Telepatia



    NOTE: Che fai? Lo batti questo cinque?
    Shanks il Rosso e barbabianca insieme contro la marina? XD
     
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    ATTO III
    Vuoi combattere con me?

    Non poteva che confermarlo: era come parlare a se stessi. Le parole, le azioni e l’atteggiamento di Amaterasu erano così simili a quelli di Bart da sembrare un’impossibile coincidenza. E invece loro due erano lì, su un tavolo a bere birra come amici di lunga data, a concordare qualcosa che avrebbe potuto davvero cambiare il mondo. Un’unione d’intenti tra Atene e Agartha avrebbe potuto cambiare non poco gli equilibri attuali, accompagnando la delicata relazione tra Caste in una direzione mai vista prima. I Saint avevano già consolidato alcune alleanze o patti di non belligeranza e, unendoli a quelli degli Araldi di Gea, avrebbero potuto influenzare una presa di posizione di tutti.
    L’obiettivo era di creare un fronte unico, unito dal solo ideale di sopravvivenza e ricostruzione. Qualcosa di mai visto prima e che avrebbe scosso le fondamenta del passato in modo così violento da costringere a una revisione completa degli equilibri. Anzi, avrebbe forzato la mano nel raggiungere un equilibrio comune, uguale per tutti e che avrebbe messo d’accordo le priorità di molti.
    Potevano farlo, ne avevano la forza e la follia necessaria. Avrebbero solo dovuto fare di quella missione la loro stessa ragione di vita – lunga o corta che sarebbe stata – e avere il supporto di qualche visionario come loro. Conoscevano già molti guerrieri che, in un modo o nell’altro, abbracciavano completamente o non rifiutavano a priori quell’idea. Sarebbe bastato creare con loro un gruppo coeso, compatto e in grado di sopportare quelle tremende scosse che stavano dando alle fondamenta di un passato ormai obsoleto.
    Il Gran Sacerdote guardò l’Araldo della Creazione, con un sorriso che era diventato quasi sornione da tanta era stata l’attesa per quel momento.

    jpg

    Oh oh oh.

    Rise ancora di gusto per quello che gli aveva appena chiesto Amaterasu, felice come non mai che il ragazzo fosse riuscito a cogliere ogni sfumatura di quel discorso. A volte il gigante faceva persino fatica a riordinare i propri pensieri riguardo quell’argomento, vista l’inusuale profondità del tema e la delicatezza dei suoi contenuti. Era stato difficile spiegarlo ad Andrea, non perché non si capissero, ma perché era molto complesso esprimere a parole qualcosa che era più semplice fare che raccontare. E loro avrebbero proprio privilegiato l’azione alle parole, dimostrato con i fatti che quella loro fantasia era davvero qualcosa di realizzabile.

    E allora continuiamo a camminare, anzi, a correre verso ciò che oggi sembra irraggiungibile.
    Non fermiamoci finché non avremo costruito una nuova realtà a partire da questa folle utopia.


    Quella metafora dell’orizzonte l’aveva proprio galvanizzato e decise che prima o poi l’avrebbe probabilmente riutilizzata. Era un modo un po’ più semplice per spiegare il suo, il loro, punto di vista e rendeva molto bene l’idea dell’obiettivo da raggiungere. Dovevano continuare a camminare, contro tutto e tutti, per dimostrare che insieme si potevano davvero fare dei passi da gigante che da soli sarebbero stati irrealizzabili.
    Il suo ghigno si fece ancora più marcato, quasi fosse di sfida. Una sfida con se stesso, che già s’immaginava i possibili ostacoli che avrebbero potuto incontrare sul loro cammino, insieme, però, alle incredibili soddisfazioni che avrebbero provato una volta superati con successo.

    Amaterasu, amico mio, credo proprio che ci daranno dei pazzi e dei visionari.
    Ma noi dobbiamo essere così coraggiosi da dimostrare che l’impossibile non è nient’altro che una parola.


    Lo definì un suo amico, e non lo disse così per dire. Dal loro primo incontro in Giappone i loro cosmi e persino i loro intenti si erano armonizzati, come un allineamento di pianeti che avviene una volta ogni centinaia di anni. Una cosa rara, che andava celebrata e colta al volo. Proprio per quel motivo, Bartolomeo ricambiò immediatamente l’espressione dell’Araldo, confermando che anche lui lo considerava come un amico, un fratello.
    Insieme, loro due con tanti altri, avrebbero davvero potuto riscrivere il significato della parola “impossibile”, rendendola meno lapidaria e quasi – paradossalmente – possibilista. Gli mancava solamente una cosa per cominciare con il piede giusto e il Gran Sacerdote la espresse in quel suo modo sempre così colorito.

    Prendiamo a ceffoni la Corruzione e facciamole pure ingoiare qualche dente.
    Insieme.


    Il gigante si sarebbe a sua volto sporto sul tavolo e avrebbe ricambiato il gesto dell’Araldo, dandogli un cinque con la mano che sarebbe rimbombato per tutto il Grande Tempio. Qualcuno avrebbe potuto persino pensare che se le stessero dando di santa ragione o che Atene fosse stata violata da qualche attacco della Corruzione. Invece no, quella sarebbe stata la firma indelebile del loro accordo verbale, a testimoniare un’unione d’intenti così profonda che probabilmente non si era mai vista nella storia.

    Questo sarà il primo passo per cambiare finalmente il nostro mondo.

    Sembrava banale o addirittura esagerato dirlo, ma poteva essere la prima verità di una nuova era. Quello sarebbe potuto proprio essere il primo di molti passi in grado di riscrivere il futuro di tutti loro e dell’umanità intera.
    Dopo quello schiocco derivante dallo scontro delle loro mani, Bart avrebbe stretto quella di Amaterasu assumendo una posizione simile a quella del braccio di ferro, come a voler ulteriormente sigillare quell’accordo. Con un cenno del capo, avrebbe poi ritirato la mano e avrebbe poggiato entrambi i palmi sulle ginocchia per introdurre la seconda e necessaria parte del loro discorso.
    Aver raggiunto un primo accordo era già un evento epocale, da celebrare, ma in quel momento avrebbero dovuto necessariamente definire qualche dettaglio in più. Come si erano detti, infatti, alle parole dovevano seguire i fatti. E i fatti richiedevano almeno un approfondimento di alto livello sulle loro future azioni. Non sarebbe stato possibile lasciarsi con la sola promessa di combattere insieme, ma avrebbero dovuto almeno definire i prossimi passi verso quel loro obiettivo comune.

    Quindi, figliolo, da dove cominciamo?
    Io qualche idea l’avrei, ma prima mi piacerebbe sentire cosa ne pensi tu.


    Bart era un fiume in piena pronto a sfondare gli argini, ma avrebbe voluto prima ascoltare le idee dell’Araldo, per evitare d’influenzarlo troppo con il suo modo di vedere. Combattere insieme, come un unico corpo, richiedeva anche un attento ascolto di tutte le posizioni degli altri, evitando di prevaricare il pensiero dei propri compagni. Ci sarebbe stato tempo e modo di esprimere tutte le sue idee, e il Gran Sacerdote non si sarebbe certo tirato indietro dal farlo, ma era proprio curioso di sentire le proposte di un guerriero così simile a lui.
    Forza Amaterasu, dicci tutto.

    4ZFBQ5m
    BARTOLOMEO - GOLD TAURUS [VIII] - ENERGIA SUPREMA
    lhWsVkb

    Riassunto:
    High five accettato :mke:
    E adesso mi dica, signor Amaterasu, cosa abbiamo in serbo per questa cosa? :asd:

    Condizioni:
    Ottime.

    Tecniche:
    -

    Abilità:
    -

    NARRATO - PARLATO - PENSATO - TELEPATIA - BAMBINI - ELENA - SOLDATO

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    Un patto.
    Un qualcosa di nuovo mai pensato prima. Forse sussurrato, forse nascosto nei meandri dei pensieri, lasciato in un angolo senza dargli importanza alcuna. Per mancanza di forza? Forse per lo status quo. Rischiare troppo; intraprendere strade alternative mai battute prima con il rischio di perdersi e far perdere tutti.
    Paura?
    Si. Per paura. Sempre la paura, sempre la volontà di non cambiare nulla perché troppo comodi nella nostra bambagia, portava a ristagnarsi, alla stasi, ad una posizione che era più a forma di bara.
    Amaterasu era sempre stato un essere che guardava al di là di quello che erano le verità degli occhi, al di là dei muri, al di là delle convenzioni sociali, al di là dei significati, al di là di una guerra e di una pace. Guardava sempre avanti senza essere schiavo del passato.
    La sua tecnica era senza forma così come il suo pensiero. Sempre pronto ad accogliere le novità, a farle sue, a plasmare qualcosa. E oggi guardava Bartolomeo negli occhi ed era felice come non mai.
    Strinse quell'enorme mano ed un ronzio acuto si propagò per tutto il Grande Tempio. Rispose con estrema, ruggente, felice, rabbiosa volontà a quella stretta.

    «Senza sfide sai che noi sarebbe la vita? Io e te realizzeremo l'impensabile e quando saremmo pronti attaccheremo la Corruzione, Il Sole Nero, chiunque abbia attaccato questa Realtà.
    E quel giorno, te lo prometto, potrai vendicare i tuoi amici, potrai dare un mondo da essere vissuto, da essere plasmato dalle mani dei tuoi figli, dall'amore della tua Elena. Questo Mondo è vostro e io vi guiderò a riprendervelo. Insieme.
    Sempre



    Sempre. Perché soli non sarebbero stati più. Amaterasu sarebbe sceso in battaglia. E lo avrebbe fatto per costruire una nuova Alba, nuovi orizzonti, nuove strade anche se questo significava ingoiare il suo enorme orgoglio da Imperatrice. Perché l'obbiettivo era più grande di lui, di Bartolomeo, di Athena, di dogmi, e il passato sarebbe stato gettato via, si sarebbero scrollate i pesi di colpe altrui che gravavano sulle loro stanche spalle, per poter finalmente correre liberi verso l'inesplorato.
    Scrivere un Inizio.
    Ma che fosse loro e loro soltanto.
    Strinse ancora più la mano di Bartolomeo e i loro cosmi vorticarono insieme.
    La cacofonia della Creazione, con il singolo canto dell'anima dell'Uomo. E si scoprì che l'una e l'altra esistevano insieme e coese. Non correvano parallele ma vorticavano, intrecciandosi, insieme. Ed ogni volta si irrobustivano.
    Era come se due fili fossero stati spezzati e riannodati. In quello stesso punto ora era più forte, più spesso, più difficile da spezzare.
    Non era il concetto di tagliare, separare, distruggere. Era creare e unire riannodando lì dove vi fu la spezzatura. E consci di quello che eravamo stati, del dolore provato che diventavamo più forti, insieme, più vicini ancora, più resistenti.
    Amaterasu stava annodando tutti quei fili che volavano da soli, non creando ma unendo e con essi potendo riuscire in un impresa titanica.
    Titanica...parola strana da usare per un araldo. Ma forse era proprio questo il senso.
    E per una volta anche l'Imperatrice voleva alzarsi talmente tanto da sentirsi non figlio di G.E.A ma un Titano libero che, con quello che aveva, dava speranza, irrobustiva le anime facendole essere consce del passato ma anche di quello che poteva essere il futuro.
    Ma tutto partiva sempre da un passo.

    «Hai ragione.
    I prossimi passi sono importanti. L'eccitazione del momento deve lasciare il passo alla freddezza degli intenti.»


    Si lisciò la barba.

    «La prima parte sarà capire perché hanno attaccato il Giappone. La Fondazione ha i suoi segreti ma ormai è tardi per giocare alle spie e tenerseli stretti. La Fondazione deve condividere, con me e te, quello che sa. »

    Era un punto importante. Quell'attacco su vasta scala era stato pensato. Avevano attaccato con intelligenza, con obbiettivi studiati e mirati.

    «Volevano qualcosa e se tu sai cosa dimmelo. In modo tale da poter pianificare anche con i miei fratelli la difesa. Se sappiamo cosa cercavano saprò anche come attaccare.»

    Era quella comunione d'intenti che voleva Amaterasu. Condividere, andare oltre il passato. Sapere era importante. Troppo.

    «Questo è il primo passo. Conoscere. Parlerò con i miei fratelli e gli altri Eletti, in modo tale che la Fondazione abbia un aiuto concreto. Conosciamo molto di questo Mondo e dei suoi orrori. Sia degli Dei del Caos, del Vuoto e di molte aberrazioni che minacciano dall'ombra. Se restiamo ancora trincerati nelle nostre posizioni, come hai visto, siamo bersagli facili perché non sappiamo leggere i nostri nemici e le mosse che vogliono fare. É un Grande Gioco, amico mio, un Gioco su di una scacchiera immane. Dobbiamo muovere le pedine con attenzione, cercare di anticiparli.
    La Corruzione non è un qualcosa che si attacca alla Vita distruggendola, ma è non vita. Non è un bug per così dire. È qualcosa che è stato scritto nel Codice della Realtà ecco perché non posso tagliarlo. Il rischio che collassi tutto è concreto e avremmo fatto il loro gioco. Ma in ogni caso, sia che questo fosse il loro intento o che fossero altri, noi avremmo perso.
    Io avrei perduto la Realtà, te, i saint, Atlantide. Ogni cosa inanimata o animata sarebbe annichilita per sempre.»


    E avrebbero perso. Certo poteva essere ricreata...g.E.A poteva essere più accorta ma come c'erano riusciti una volta potevano riuscirci ancora e ancora...no. Non era questa la soluzione.

    «Ecco perché sapere i segreti della Fondazione ci aiuterebbe a far luce su alcuni misteri.»

    Saint e G.E.A che condividevano le loro conoscenze. Se non avessero dato loro l'esempio, nessuno li avrebbe seguiti.

    «Il secondo passo è più difficile.

    Atlantide.

    Dovrò parlare con Johanna. Se riuscissimo ad avere la sua voce dalla nostra parte non potranno far finta di nulla. Per questo vorrei, se tu sei d'accordo, convocare Atlantide e i Saint. Se fossimo noi figli di G.E.A a richiamare entrambi, non potranno dire di no né far finta di nulla. E se per quel tempo fossimo riusciti a convincere Johanna e ad avere la sua voce dalla nostra allora l'alleanza sarebbe non più un sogno da pazzi ma una solida realtà. Concreta.
    Gli Eletti hanno buoni rapporti con Atlantide stessa e con alcuni tra i loro Primarchi più influenti. Potremmo farcela...»


    Chiuse il pugno. Sapeva quanto sarebbe stato difficile convincere Poseidone e i Primarchi. Ma per molti Johanna era una luce da seguire. E aveva ancora qualche carta da giocare..
    ...vero P.A.N?
    Che questo amore poteva essere una luce? Ormai lo pensava da molto tempo. Sarà stato un caso, sarà stato perché l'istinto sessuale aveva preso il sopravvento, perché Johanna era bella, perché entrambi volevano leggerezza ma in ogni caso era sbocciato un magnifico fiore.
    Lì dove nessuno pensava sarebbe stato possibile. E sorrise.
    Allora non fu stupido o troppo romantico quando difese questo. Ma P.A.N? Avrebbe accettato? Conoscendo quella macchina tirapugni avrebbe detto di si, finalmente avrebbe protetto tutti loro e non avrebbe più dovuto essere solo lui a far da scudo. Ma ognuno lo sarebbe stato. E ognuno di loro avrebbe protetto lui.

    «Oberon anche si è risvegliato dopo molto tempo. Nerthus potrebbe essere la prossima. Le nostre forze sono quasi al completo, Bartolomeo ed io sono pazzo e folle da seguire quest'idea e questa volontà.
    Parlerò con i miei fratelli, inizieremo a farci vedere più spesso, ma con discrezione, qui al Grande Tempio. Asgard seguirebbe subito dopo. Per quanto si sentano poco anche loro hanno e avranno una parte importante. Anche se dirla così sembra facile...ma in effetti è maledettamente fragile il tutto. Ma dobbiamo rischiare. Dobbiamo provarci attivamente. Il tempo scorre e i nostri nemici si sono fatti voraci e maledettamente orgogliosi.
    Questa alleanza rimarcherebbe un concetto che sentì tanto tempo fa: nessuno porta la Guerra in Svizzera. Sono gli Svizzeri a portarla.
    Per parafrasare: nessuno attaccherà questo mondo senza trovarsi tutte le caste unite a far saltare denti, fracassare ossa, spaccare crani e rimandarli in quella latrina che li ha sputati fuori!»


    E se fosse durata, se fosse perdurata allora avrebbe avuto senso lottare oggi.

    «Ma anche se tutto questo durasse quanto il ciliegio in fiore, sarebbe stato lo stesso importante combattere per esso. Anche solo per un momento ma sarebbe stato reale, vero, concreto e chissà, magari un giorno, vi sarebbe stata un unica Casta ad unirci.
    Ma anche solo per un attimo sarebbe stato vero. E la mia vita non sarebbe stata vana, la mia spada non avrebbe difeso tutti voi inutilmente da infinito tempo. E se dovessi morire in questa battaglia vi lascerei forti, uniti e, chissà, anche con la speranza di non essere dimenticato. Ma se col mio sangue cementassi tutto questo, con la mia morte diventasse Realtà e Inizio sarei lieto di togliermi la vita immediatamente.

    Tu hai altre idee? Ho detto forse cazzate?»


    L'occhiolino beffardo. Il bicchiere di birra riempito. C'era ancora troppo da dire. Le ore sarebbero passate, ma mai furono ore così pregne, così cariche di un quid. Mai più pesante di queste.
    Aveva attraversato le ere ma mai sentì tale sensazione nel suo cuore.

     
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    ATTO IV
    Vuoi combattere con me?

    Quanto l’Araldo terminò di raccontare le sue proposte con quel suo travolgente fervore, Bartolomeo decise che probabilmente quel giorno non avrebbe mai smesso di sorridere. Fece vorticare il suo cosmo un’ultima volta con quello del ragazzo, per poi tornare comodo sulla sedia a sorseggiare ancora un po’ di quell’ottima birra. Si asciugò nuovamente la schiuma, posando il bicchiere con vigore, per poi rispondere alle parole di quel Cavaliere così tanto simile a lui da dubitare che non fossero davvero fratelli.

    Amaterasu, se ti rimproverassi per aver detto cavolate...

    Era troppo abituato a omettere le parolacce davanti ai suoi figlioli che ormai non le diceva più nemmeno quando era solo.

    ...dovrei guardarmi allo specchio e ripeterlo persino a me stesso.
    Gridando più forte che posso.
    Oh oh oh.


    Rise di gusto perché era vero. I punti in comune tra i loro approcci e le loro idee erano molteplici e al Gran Sacerdote sembrò di ascoltare il suo stesso piano d’azione. Non c’era altro da fare se non giocare a carte scoperte e condividere quanto possibile per rendere il loro sogno sempre più realizzabile.
    Il gigante si fece un po’ più serio nel trattare il primo argomento: la Fondazione. I segreti che quest’ultima aveva celato avrebbero potuto costare al mondo un prezzo troppo caro da pagare, ma riusciva comunque a capirne i motivi. Quella segretezza aveva permesso di mantenere basso il pericolo per tempo immemore e solo un’azione così diretta da parte della Corruzione aveva messo a rischio quel segreto. Un evento imprevedibile, che fortunatamente era diventato un pericolo sventato.

    La Fondazione è stata per secoli la guardiana silenziosa della vita su questa terra.
    Non giudicarla per non aver condiviso sin da subito tutte le informazioni, perché quel segreto era qualcosa che avrebbe potuto cambiare le sorti del mondo intero se fosse finito anche solo per errore nelle mani sbagliate.


    Forse non era una giustificazione sufficiente, ma era certamente una forte attenuante. Non poteva nemmeno immaginare i pericoli che avevano corso per non svelare a nessuno, nemmeno ad Atene, quelle informazioni così delicate. Bart comprendeva il sacrificio e, nel caso della Fondazione, si trattava di un sacrificio che aveva coinvolto generazioni e generazioni di guerrieri e soldati, così fedeli da combattere e morire per un ideale che nemmeno conoscevano a pieno.

    In Giappone, a largo di Fukushima, nei tempi del mito era stata sigillata un’entità malvagia e incontrollabile.
    Era la Settima figlia di Lucifero, il capostipite dei Daimon Caduti.


    Fece una pausa per far processare quell’informazione ad Amaterasu. Non sapeva quanto conoscesse di quella storia, e proprio per quel motivo il Toro era stato molto sintetico e diretto. Non c’era da aggiungere molto, quello era il tema da sapere: un grande pericolo che doveva essere tenuto sigillato. A tutti i costi.

    Durante la nostra ultima battaglia, anche noi siamo venuti a conoscenza della situazione quando già stavano sputando sangue contro la Corruzione.
    E quell’essere demoniaco era quasi riuscito a distruggere il sigillo che la imprigionava.
    Il nostro intervento è stato tempestivo.


    Se quell’entità si fosse liberata, sarebbe stato l’inizio di un effetto domino incontrollabile, che sarebbe terminato con il possibile risveglio di Lucifero in persona. Non riusciva nemmeno a immaginare quali sarebbero potute essere le effettive conseguenze di quella scampata eventualità.

    Non posso biasimare la Fondazione, c’era troppo da perdere, ma siamo stati chiari che una maggior comunicazione tra noi è necessaria per permettere un’adeguata protezione di quel luogo.
    E adesso che condivido quest’informazione con voi, in cambio vi chiedo solamente di vegliare sul quel luogo insieme a noi.
    Non possiamo permettere un’altra catastrofe sfiorata come quella che abbiamo appena vissuto sulla nostra pelle.
    Consideriamola come la prima azione che faremo davvero insieme, condividendo responsabilità e intenti.


    Sapeva di potersi fidare a rivelare quell’informazione e che, anzi, avrebbero unito le forze per rendere quel luogo ancora più sicuro e inespugnabile. A volte i segreti, infatti, si rivelano controproducenti e tutti loro non potevano più permettersi che un pericolo così grande potesse essere responsabilità di un unico gruppo di guerrieri. Avrebbero dovuto cominciare a condividere ogni informazione importante, così da farsi trovare pronti in ogni eventualità. E Bart aveva dato il via a quella condivisione con la sua risposta sincera e senza alcun ripensamento, cercando di dare il buon esempio. Un buon esempio che sapeva non servire per Amaterasu, a cui il Gran Sacerdote rivolse una domanda molto simile a quella appena ricevuta.

    Voi avete altre informazioni importanti relative a quest’attacco o su come e perché la Corruzione stia accelerando così tanto le sue incursioni?
    Non possiamo farci trovare impreparati, mai più, e condividere tutte le informazioni che abbiamo è il primo passo per prevenirlo.
    Il secondo è diventare una forza tale da riuscire a opporci a qualsiasi cosa.
    Ma credo proprio che, specialmente per qualche Casta, il primo passo sia più difficile del secondo, oh oh.


    Pensiero inoppugnabile. Le informazioni, spesso, valevano più dell’oro e permettevano di ottenere una posizione di potere e vantaggio non indifferente. Quello era stato uno dei motivi che, nel corso dei secoli, aveva diviso maggiormente le Caste. Segreti, sotterfugi, inganni, avevano tutti alimentato le differenze e le lotte interne. Dovevano finalmente spezzare quel circolo vizioso, rendendosi disponibili e trasparenti gli uni con gli altri.

    E a proposito di Caste problematiche, per quanto riguarda Atlantide credo che la situazione sia ancora più complessa.
    Johanna è già dalla nostra parte, anche se non apertamente.
    Andrea ha avuto un incontro con lei, ma il massimo che sono riuscite a ottenere è una situazione di stallo.
    Una guerra fredda, insomma, che c’è e non c’è, basata su contatti sporadici e ridotti al minimo.


    Bart conosceva personalmente Johanna, ma l’aveva incontrata quando ancora non era la Primarca che era diventata. Andrea, invece, aveva avuto modo di parlare con lei non molto tempo addietro e aveva riportato al Gran Sacerdote l’esito di quella loro chiacchierata. Non era stato possibile formulare nessuna alleanza effettiva e sembrava proprio che la cara Johanna fosse l’unica “pecora nera” in un gregge candido come la fede cieca che i Cavalieri di Atlantide avevano verso il loro Dio.

    È un palliativo, lo sappiamo tutti, ed io volevo proprio spingere per un’azione più aperta.
    Il pericolo che correrebbero Johanna e le sue figlie se venissero scoperte, però, ci ha trattenuti dal muoverci in modo diverso.


    Il suo sguardo e la sua espressione si rabbuiarono a causa della preoccupazione che riemerse nel parlare di quell’argomento. Non avrebbe mai voluto mettere in pericolo le ragazze con qualche gesto avventato ed era come camminare sulle uova: un passo falso e avrebbero distrutto ogni cosa. Dovevano muoversi con cautela e l’aggiunta di Agartha poteva essere un ottimo escamotage per una mediazione più diretta.

    Se riuscissimo a far diventare questo rapporto con Atlantide più ufficiale e accettato da tutti, alla luce del sole, potremmo finalmente sbloccare ciò che oggi ci trattiene.
    Potremmo assolutamente provare con un incontro voluto da voi che, rispetto ad Atene, non avete i trascorsi che le nostre Caste purtroppo hanno.


    Vero, perché i dissidi del passato influenzavano ancora in modo così profondo i rapporti del presente. Assurdo, ma purtroppo reale.

    Non sopporto che questioni che si perdono nei meandri di una storia ormai superata, si ripercuotano ancora oggi.
    Ma non ci possiamo fare nulla, per ora, e starà a noi scardinare queste inutili convinzioni.


    Quello era uno dei loro obiettivi. Avrebbero dovuto ribaltare completamente quell’equilibrio malsano tra le Caste, cercando di sommergere il passato con un fiume in piena di nuove prospettive.

    A qualcosa, però, le vecchie abitudini servono.
    Asgard e Atene, infatti, sono alleate da tempo immemore e sono certo che i nostri amici asgardiani saranno con noi per cercare di realizzare questa nostra utopia.


    Alcune azioni sarebbero state più facili di altre, ma non potevano certo farsi scoraggiare dalle prime difficoltà.

    Sono d’accordo con te: dobbiamo rischiare.
    Atlantide sarà il nostro primo rischio, mentre l’Isola della Regina Nera potrebbe essere il secondo.
    Ho avuto contatti con uno dei loro Cavalieri, la guerriera di Black Pisces, e in questo momento siamo in una situazione che definirei come un patto di non belligeranza.
    Non è un’alleanza, ma per lo meno è un primo punto d’incontro dopo un periodo di pericolose tensioni.


    Le cose nel frattempo potevano essere cambiate, certo, ma quello era sicuramente un punto da cui ripartire se si voleva cercare di costruire qualcosa di più con i Black Saint.

    Il principale motivo, come avrai intuito, è stato proprio la Corruzione.
    Non sono certo, però, che oltre questa minaccia ci sia lo stesso spazio di dialogo.
    Ma possiamo e dobbiamo provarci.
    Se riusciremo a creare un fronte comune di tre o quattro Caste, sarà molto più facile dialogare con i Black Saint.


    Era necessario agire con trasparente astuzia, senza dimenticare le caratteristiche di ciascuna fazione. Non era certo un reato schiacciare i bottoni giusti e tirare le leve più efficaci. Ogni punto a loro favore andava sfruttato per massimizzare il tempo e il risultato.

    Loro hanno sempre cercato il potere e l’indipendenza, e noi dovremo essere in grado di rispondere a queste esigenze.
    Insieme potremo avere la forza di affrontare la Corruzione, un potere sicuramente maggiore delle nostre singole possibilità.
    Inoltre, il nostro modo di agire e l’obiettivo comune ci permetteranno di evitare d’imporre vincoli stringenti a discapito di qualcuno.


    Sarebbe stato come camminare sul filo del rasoio, almeno all’inizio, ma sarebbero dovuti diventare degli ottimo equilibristi.

    E se mai riuscissimo a compiere quest’impresa, è vero, sarà qualcosa di mai visto prima.
    Un qualcosa di così forte che nessuno potrà più minacciare la vita su questa terra e, magari, potremo davvero unirci sotto un unico stendardo.


    Quella era la vera utopia se pronunciata ad alta voce: riunirsi sotto uno stesso stendardo. Era un qualcosa di forse mai pensato prima che, però, avrebbe risolto molti problemi e sofferenze nel mondo. Avrebbero dovuto puntare davvero così in alto, perché non potevano accontentarsi di qualche nuova e sporadica alleanza.
    Ne sarebbero stati capaci? Difficile dirlo, ma ce l’avrebbero messa tutta per farlo. Specialmente supportandosi tra loro in un’unione d’intenti che stava decisamente partendo con il piede giusto.

    È incredibile come sono simili le nostre idee nonostante non ci fossimo mai parlati prima.
    Questo è un ottimo punto di partenza, oh oh.


    Bart si versò altra birra, ormai ci aveva preso gusto. Tracannò un intero boccale in un solo sorso, per poi sbattere nuovamente il bicchiere sul tavolo, fare una smorfia per ricomporsi e rivolgersi con rinnovato vigore all’Araldo.

    Non ci resta che agire, Amaterasu.
    Nonostante la mia impazienza nel vedere finalmente realizzato questo mio – nostro – sogno, dobbiamo agire con cautela.
    I tasti che dovremo suonare per non rendere questa melodia una musica stonata sono molti e l’errore è la cosa più facile che ci potrà capitare.


    Nulla sarebbe stato semplice ma, se fossero riusciti nel loro intento, i risultati sarebbero potuti rimanere indelebili nelle generazioni a venire.

    Quindi, mio caro amico e alleato: proteggiamo il luogo tenuto così a lungo segreto dalla Fondazione, rafforziamo il nostro legame con Asgard, cerchiamo un’aperta collaborazione con Atlantide e infine spingiamoci oltre con l’Isola della Regina Nera.
    Come primi passi possono bastare, cosa dici?


    Eh, caro Bart, dici poco.

    Oh oh oh.
    Anche se più che primi passi mi sembra una maratona.
    Ma devo ammettere che, nonostante le difficoltà che ci aspettano, sono felice di poter vivere questa nostra follia, questo incredibile cambiamento.


    Nell’euforia del momento, il Gran Sacerdote strinse la mano destra a pugno richiamando quasi involontariamente il suo sconfinato cosmo. Fissò poi lo sguardo convinto negli occhi di Amaterasu, dimostrandogli anche a parole la sua incrollabile determinazione.

    Correremo davvero il rischio di essere un fuoco di paglia ma, dannazione, quanto bruceremo!

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    BARTOLOMEO - GOLD TAURUS [VIII] - ENERGIA SUPREMA
    lhWsVkb

    Riassunto:
    Direi un bel programma elettorale :asd:

    EDIT: piccola modifica su richiesta di Elle per una mia svista sulla Cloth che lei aveva ai tempi della nostra role.

    Condizioni:
    Ottime.

    Tecniche:
    -

    Abilità:
    -

    NARRATO - PARLATO - PENSATO - TELEPATIA - BAMBINI - ELENA - SOLDATO

    Ykl3bED


    Edited by Lord Drake - 7/4/2021, 00:45
     
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    «Mh...»

    Stava riflettendo sulle parole del Gran Sacerdote.

    «Lucifero in questo mondo porterebbe la distruzione. Quindi volevano questo...e ci riproveranno. Non adesso ma sicuro torneranno. Ma la Fondazione avrà l'intero Giappone per fermarli.»

    Molti degli eletti del Giappone, alcuni degli Yokai Nobili anche, sarebbero giunti in difesa. Non poteva dividere le sue forze ma fortificare quelle che vi erano si.
    Quelle che rimanevano. Le forze della Corte di Mezzanotte da sole non sarebbero servite però.

    «Parlerò con i miei fratelli per mandare altre forze in difesa. Ecco perché questa alleanza serve, Bart. Da soli non avreste mai avuto soldati a sufficienza per difendere la Fondazione e il Grande Tempio. Potrebbero dividere le vostre forze, la prossima volta, e colpire qui. Ma con noi dalla vostra questo lo possiamo escludere.»

    Era una possibilità. Qualcosa si stava muovendo intorno ad Amaterasu. Le api...ma non per aprire portali ma per ricevere informazioni importanti, diramarle all'interno del Codice da Agartha fino ai vari Templi.
    Anche se non fossero li presenti, gli Araldi e gli Eletti avrebbero saputo ugualmente. In modo tale da non perdere troppo tempo per preparare le forze e le difese.

    «Questa informazione sarà immediatamente mandata al Tempio Sud. Arriveranno per proteggere la Fondazione e nel mentre fortificare ancora di più il Giappone stesso. Molti che combattono per me sono nati in Giappone e sono diventati leggenda e folklore in quelle terre e nell'Asia in generale. Lo hanno a cuore e molti lo considerano casa. Non cadrà così facilmente, credimi.
    Dopo questo partiranno informazioni per raggiungere Oberon e la Corte di Mezzogiorno, P.A.N e il Parlamento Rosso ed infine Chernobog e il Parlamento Nero. Ognuno di loro manderà alcune sue forze per rendere impenetrabile il Giappone.
    Da solo non ho tutta questa forza ma insieme ai miei fratelli si.»


    Le api, con spruzzi dorati, avevano già lasciato le mani di Amaterasu, librandosi in aria sparendo all'orizzonte. Agartha e i Templi di Chernobog e P.A.N sarebbero stati raggiunti. Le informazioni immediatamente condivise.
    Ognuna di quelle api portava con sé un elemento diverso, un codice che solo Araldi ed Eletti potevano leggere.

    «Per quanto riguarda i motivi non lo so. La Corruzione è molto peggiore di quello che si può notare in superficie.»

    Versò altra birra.

    «Il principale fenomeno ad essa collegato e - probabilmente - il suo obiettivo è rendere immortali e indistruttibili le forme di vita. Cosa significa?
    La totale assenza della morte. L'equilibrio verrebbe distrutto e tutto imploderebbe su se stesso. Rende la carne una prigione indistruttibile e fa sprofondare le identità in un unica mente collettiva capace di attutire e rimodulare il dolore di ogni singolo membro.
    E voi eravate quasi sul punto di esserne attratti. Per non parlare di Andrea del Leone che ne è stata pericolosamente troppo vicina, pericolosamente quasi del tutto perduta.
    Come è stato combatterla? Come è stato combattere quella cosa sotto spoglie umane?»


    Una domanda semplice. La Corruzione si adattava pericolosamente, ognuno di loro lo aveva provato sulla sua pelle.

    «E già una volta i Caduti sono intervenuti. Per fermare l'ascesa di P.A.N. Il suo risveglio.
    Anche allora i Caduti c'erano...»


    Quindi operavano da tempo.

    «Quindi sono alleati. Ormai è chiaro. Ponto si è alleato con i Caduti. Lo scopo rimane un mistero i perché posso capirli. Ma devo esserne certo, Bart. Quindi inizierò il mio viaggio al di là di questo mondo.»

    Era il momento di andare a trovare risposte. Incerte, vacue ma almeno avere una labile pista da seguire. Mettere un passo davanti all'altro per un'incerta vittoria, certo, ma restare fermo significava perdere.
    Doveva trovare una risposta che portasse una possibilità. Al momento avevano dubbi, mezze verità, scampoli di informazioni ma il mosaico non era completo, né poteva completarlo con quello che aveva. Di pezzi ne aveva pochi.

    «Hai ragione: ci muoviamo su un filo di rasoio. Pericoloso.
    Ma non possiamo fare altrimenti. Farò si che Chernobog e P.A.N convochino Atlantide, non prima di aver detto a Johanna di questa nostra conversazione. Ora che so che anche lei è dalla vostra potrò parlarne a cuore più leggero.
    Se Johanna parlerà per noi e per la nostra parte, Atlantide dovrà ascoltarla. E non potranno voltarsi dall'altra parte, né far finta che l'attacco al Giappone sia stato un momento. Dovranno anche loro sapere della figlia di Lucifero. Perché il Giappone potrebbe essere, la prossima volta, Atlantide. E se non capiscono che siamo tutti in pericolo allora moriremo tutti. Pezzo a pezzo.»


    Amaterasu sapeva di rischiare. Condividere quella informazione era pericoloso. Poteva capire la Fondazione: i segreti in mani impreparato, scoperti da menti malate potevano solo creare disastri. Potevano essere la Chiave che apriva le Porte di un Mondo Distrutto.
    La Fondazione doveva essere cinica e bastarda per sostenere un tale peso. Lo capiva. Non la giudicava. Ma ora i vari pezzi del mosaico potevano andare al loro posto. Certo non avrebbero dato nulla che scampoli di informazioni, un quid, ma finalmente potevano avanzare ipotesi e avere un piano.
    Brancolare nel buio significava solo attendere la pugnalata. Così almeno avevano una fioca luce.
    Tanto bastava ad Amaterasu per poter avere la forza e la pazzia di buttarsi nel Buio di questa Storia e trovarne la Verità sepolta.

    «Per i Black saint li lascio a voi. Ma non prima che molto altro sia stato detto.
    Se riuscissimo ad avere risposte concrete, se sapessimo di più allora potremmo rispondere anche e sopratutto alle domande dei Black saint.
    Immagino già, ad oggi, le loro risposte. Non si fiderebbero. E nella loro follia, che li ha sempre guidati da quel giorno maledetto di Lemuria, penserebbero che potrebbero anche vincere. Perché hanno la pazzia di immergersi nell'Abisso. Come se le risposte fossero lì e Loro pronti a dargliele a quelle marionette in nero.
    No Bart hai ragione...abbiamo bisogno di astuzia anche e non solo di ideali.
    E l'astuzia viene dal sapere. Io andrò a cercare le risposte in modo tale da rispondere a tutto e a tutti senza lasciare dubbi. Ad oggi è quello il nostro nemico. Il dubbio e il passato.
    Se ancora molti combattono per il sangue del passato, per uomini e donne che non ci sono più, credendo che Lemuria e Atlantide rinascano e che questo Mondo sia quello di allora, è quello che sperano i nostri nemici.
    La divisione per il passato. Io e te dobbiamo vincere il passato, non il presente, perché se vinciamo allora il Futuro si aprirà di fronte a noi.
    Per la prima volta dobbiamo guardarci indietro e non davanti.»


    E per farlo dovevano trovare risposte in modo che il passato rimanesse passato.
    Oggi era l'importante. L'Ieri non poteva essere cambiato, ma solo l'oggi poteva. Perché solo nostro.

    «I Black saint sicuramente cacceranno le vecchie storie di caste, Dei e di un uomo schiavo. Quando invece è la Corruzione a volerli schiavi. E se sono vivi è perché c'è spazio anche per loro.
    Spazio per le loro scelte...ma sono troppo ciechi per vederlo. Troppo orgogliosi. Rancorosi. E il fatto che anneghino in questo dolore non loro, il fatto che l'Abisso che molti si portano dentro non faccia altro che attirare i veri predatori non giova a nessuno. Nè a loro né a noi. Ma dobbiamo usare proprio la loro voglia di rivalsa.
    Sarà quella la scintilla...la Corruzione li vuole schiavi, e se portiamo le prove e le risposte anche i Black saranno con noi. Al momento, certo, ma l'importante è che scelgano noi e non altri.
    Useremo il loro orgoglio per averli con noi.»


    Bevve. Si asciugò i baffi. Si prese un momento.

    «Per Asgard sono felice che non sia un problema. Sarebbe stato difficile risolvere anche il loro.»

    Il sorriso sornione.

    «Quindi sappiamo come muoverci è il momento di farlo. Tu avverti i saint, che sappiano. Io avvertirò i miei fratelli e gli Eletti. Inizieremo a collaborare e a muoverci scambiandoci informazioni e notizie ma con discrezione.
    Sicuramente i nostri nemici sanno che Amaterasu è andato al Grande Tempio...ma non si immaginano la follia che agita i nostri cuori. Né questa conversazione. Che continuino a pensare ad un Amaterasu e ad un Bart che si ringraziano a vicenda.
    Quindi sfruttiamola questa opportunità.
    Facciamo in silenzio che pochi sappiano...»


    Si lisciò la barba...



    CITAZIONE
    ENERGIA: Viola

    STATUS DARIAN( LV VII): //

    STATUS FISICO: //

    TECNICHE UTILIZZATE:

    ABILITà:
    Kusanagi No Tsurugi
    «Se nel tuo viaggio dovessi incontrare Dio, lo trapasserai.»

    La Falciatrice d'erba.
    Ama no Murakumo. La Spada del Paradiso.
    L'arma che da sempre accompagna Amaterasu nella sua lotta contro l'Abisso e il Terrore. La spada che falcia i nemici come se fossero giunchi.
    La spada lucente che taglia il Buio.
    Una spada che è leggendaria come la mano di chi la impugna. perchè non vi è mano senza quell'elsa.
    Non vi è la risata sprezzante di Amaterasu senza il ronzio acuto di Kusanagi.
    Non vi è la forza dirompente dell'araldo dell'Inizio senza il tocco ferale e mortifero della spada che nacque da Orochi, il Drago ad 8 teste.
    Così come Harlan e astolfo era un tutt'uno - fuoco e veleno per G.E.A - così Kusanagi e Amaterasu sono essenza e significante l'una dell'altra.

    Il valore di Amaterasu lo si misura dal filo della sua spada.
    Che non è solo un arma. é molto di più: compagna, sorella, incarna il valore e la volontà di Amaterasu. Non un arma semplicemente...Amaterasu che si è fatta spada e arma per G.E.A.
    Non una katana ma una spada. Dalla lama lunga 90 cm, con l'elsa finemente decorata a ricordare un drago; la sua forma ricorderebbe un calamo, dall'acciaio lucente e bianco che sembra aver catturato i raggi del sole.
    Sul filo interno vi sono 8 anelli a ricordare Yamata no Orochi, il drago a 8 teste da cui, la leggenda dice, fosse nata tale spada.
    Ogni volta che si muove un ronzio particolare sembra invadere l'aria, come suono di tempesta e di guerra.
    Come vento che soffia tra gli steli d'erba.
    Delicata come il tocco dell'erba, ferale come il Drago da cui è nata, leggendaria come chi la impugna.
    Si dice che il suo filo sia indistruttibile[Stesso grado e resistenza della cloth] e che possa tagliare sia l'anima che il corpo.
    Sulla lama vi sono incise queste parole:
    Come rugiada al cespite Dell'erba inaridita, Fresca negli arsi calami Fa rifluir la vita

    :: Abilità Arma

    La Vita è Straordinaria
    «La cosa più bella che possa capitare a un essere umano, è di scoprire il fuoco sacro, il fuoco della sua anima.
    E di fare in modo che la vita intera sia l’espressione di questa anima»

    La vita è un impeto di gioia, di rabbia, di violenza, di amore, di dolore, di malinconia. la vita cos'è se non un qualcosa che brilla più del sole e delle altre stelle? Cos'è se non un universo?
    Unica. è un privilegio vivere. Harlan lo sapeva molto bene. Lo aveva sempre saputo perché per capirlo la vita ti deve sfuggire di mano, come granelli di sabbia. Perché è preziosa. Perché inestinguibile. Luminosa.
    Vivere significava avere il coraggio anche di prendere il dolore e di accettare i propri sbagli, perché vivere era anche questo. Non era una strada dritta e uguale per tutti, ma infinita. Infinita come le strade che potevamo prendere, come le mani di chi potevamo incontrare, come gli amori che ci avrebbero accompagnati e le cicatrici che potevamo farci cadendo su questa strada magnifica.
    Harlan lo aveva capito mentre combatteva il suo tumore.
    Perché aveva preteso che la vita doveva avere un senso già imposto da Dio, ma la vita non aveva un senso imposto da chissà quale mano.
    Aveva il senso che noi stessi eravamo disposti ad attribuirle. E per esso si doveva combattere. E con esso avrebbe dato al pugno una forza senza eguali.
    E Harlan questo senso straordinario ancora oggi non l'ha perso; Amaterasu lo custodisce gelosamente e con tale forza combatte i suoi nemici.
    E, sfruttando tutto il potere di questa vita, può infondere ai suoi attacchi e alle sue difese una forza mai vista prima.
    Una forza che è La potenza della Vita Stessa.

    :: Abilità Cosmo Straordinario

    La Vita è Carne e Anima
    «Lei ci crede a questo? A un fuoco inestinguibile che ti divora eternamente»

    La vita è sia carne che spirito. dall'unione di questi elementi che il fuoco arde in essi e in essi può continuare ad essere.
    è un fuoco.
    Amaterasu modella questo fuoco. Non solo la carne e gli elementi fisici ma sopratutto quelli spirituali infondendovi la fiamma primordiale.
    Grazie alla fiamma primigenia, può interagire con spiriti incarnati e disincarnati, muovere la propria e altrui anima verso Dimensioni Spettrali e Spirituali ed anche il corpo, sia il suo che di altri.
    Ma non solo può formare la vita, crearla per compiacere il disegno di G.E.A ma anche sfruttarla per attaccare. Perché il male ha innumerevoli forme. Trova sempre un modo per sgusciare, non visto, tra le pieghe della realtà.
    Ecco perché, prima la Salamandra e ora Amaterasu, hanno il compito di poter osservare i vari mondi e tagliare il Velo di menzogne e orrori che il Male genera per i suoi loschi scopi.
    In termini pratici può usare tale energia per colpire direttamente altra energia spirituale o anime.
    Può modellarla per creare sfere o globi. Difese o raggi qualsiasi cosa per fermare le Tenebre e le oscenità che le abitano.
    Per farli provare tutto il dolore necessario, per abbattere tutta la loro determinazione, per estinguere e divorare il loro fuoco ed estirparlo dalla realtà come il veleno da una ferita infetta.
    Egli è inoltre in grado [dall'energia blu] di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere l'Araldo dell'Inizio, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.

    :: Abilità Spirito

    Riconoscere la Vita in ogni forma
    « Non devi ascoltare ma percepire»

    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, proiettando il suo cosmo all'esterno può comunicare telepaticamente con le persone che lo circondano.

    :: Abilità Telepatia



    NOTE: Programma sottoscritto? XD


    Edited by Lyga - 8/4/2021, 01:52
     
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    Sentire quelle parole così spontanee rinsaldò ancora di più le sue speranze in un futuro diverso. Amaterasu, infatti, si attivò immediatamente per spronare Agartha a supportare Atene nella difesa di quel punto nevralgico che era il Giappone e Fukushima. Bart aveva deciso di fidarsi, di condividere quell’informazione che era rimasta tabù per anni, e in cambio aveva ricevuto un supporto mai nemmeno sperato. Certo, il futuro non sarebbe stato sempre così facile e roseo, ma partire bene era già un successo da celebrare.

    Grazie Amaterasu.

    Il Gran Sacerdote ricambiò con un enorme sorriso le prime parole dell’Araldo, ma poi si fece subito più serio quando il ragazzo gli chiese della Corruzione. Ciò che avevano appena vissuto in quella sede così lontana della Fondazione era stato terribile. Avevano combattuto dispiegando una forza che a tutti pareva inarrestabile e che, invece, era stata facilmente contrastata da un potere oscuro che non sembrava avere limiti.
    Il Toro abbassò lo sguardo ripensando a quegli avvenimenti e al pericolo che avevano corso, per poi rivolgersi ad Amaterasu per cercare di spiegare le sue sensazioni.

    È stato orribile.
    Per tutti.


    Dannazione quanto lo era stato ed era così difficile descriverlo con parole diverse. Era stata una sensazione di totale impotenza, come se tutti i loro sforzi fossero completamente vani di fronte a una potenza soverchiante.

    Nonostante un dispiegamento di forze mai visto prima, eravamo come dei bambini che cercavano di vincere alla lotta con il papà.
    Nello scontro che mi ha coinvolto direttamente, i cosmi congiunti di tre Cavalieri d’Oro non sono riusciti ad avere la meglio su un unico Corrotto.
    Almeno non fino all’arrivo di Atena.


    La Dea aveva deciso quello scontro, mettendo in campo un potere che, unito a quello dei suoi Cavalieri, aveva fatto ritirare la Corruzione con la coda tra le gambe. Ma era stata una vittoria strappata all’ultimo istante e che non era nemmeno stata risolutiva.

    Inoltre, i nostri avversari avevano un aspetto del tutto umano.
    E in un caso, un aspetto persino conosciuto.


    Ancora sognava di notte il momento in cui era stato costretto dalle circostanze a uccidere Therese. Certo, lei si era poi inaspettatamente rivelata essere la reincarnazione della Dea Nike, ma la decisione che aveva dovuto prendere Bartolomeo aveva lasciato dei segni indelebili nel suo animo. Si ricordava ancora il freddo del suo corpo e lo schiocco del collo che cedette sotto la forza del Toro.
    Che gioco sporco che aveva giocato la Corruzione, mettendo i Cavalieri della Giustizia in una situazione di completo svantaggio. Non si sarebbe aspettato nulla di più da una forza così terrificante, ma provarlo sulla propria pelle faceva tutt’altro effetto.

    È stata una delle battaglie più difficili mai affrontate.
    Sembrava che ogni nostra azione non fosse mai abbastanza.
    La Corruzione era sempre un passo avanti a noi.


    E anche più di uno a dirla tutta. Ogniqualvolta i Saint sembravano aver eguagliato la potenza nemica, qualcosa di completamente inaspettato accadeva per mischiare nuovamente le carte in tavola. Era un continuo rincorrere qualcosa che non si riusciva mai ad afferrare.

    Solo grazie all’aiuto di tutti, compreso il tuo, ne siamo usciti vincitori.
    Ma abbiamo vinto solo quella battaglia e non la guerra.
    Dobbiamo continuare ad agire insieme, uniti, perché è l’unica vera possibilità che abbiamo per sopravvivere a tutto questo.


    Quella era stata la prima vera prova di un concetto così semplice da sembrare banale: l’unione fa la forza. Insieme, infatti, grazie anche ad Agartha, erano riusciti a uscirne vincitori, limitando al minimo le perdite nelle loro fila. Bart era convinto che se le Caste avessero fatto fronte comune sin da subito, la Corruzione avrebbe avuto vita molto breve e ben più difficile e rispetto alla libertà con cui stava agendo in quel momento.
    Moralmente provato nel ricordare quegli avvenimenti, il Gran Sacerdote bevve l’ultimo sorso di birra e si alzò in piedi, incrociando le braccia al petto e osservando il cielo. Poi, volle specificare qualche ultimo dettaglio dei loro prossimi passi.

    I Black Saint sono sicuramente un tema delicato, pieno di variabili imprevedibili, ma faremo il possibile per migliorare quello che abbiamo già iniziato con loro.
    Per Asgard è proprio arrivato il tempo di fare una chiacchierata con il Celebrante, oh oh.


    Ricordava che il biondo, Daya, conosceva molto bene Siegfried, il Celebrante di Asgard. Bartolomeo non era mai entrato in contatto direttamente con lui, ma la storia di amicizia e collaborazione con Atene era solida e continuava ininterrottamente da molto tempo. Era certo che la terra dei ghiacci eterni non avrebbe mai voltato le spalle a quella proposta. Una proposta che avrebbe permesso a tutti di vivere in un mondo migliore rispetto a quello in cui stavano cercando solamente di sopravvivere.
    Il gigante, rivolse nuovamente lo sguardo verso Amaterasu per rimarcare un approccio cui teneva particolarmente, specialmente dopo tutto quello che si erano detti.

    Avvertiamo Atene e Agartha di questa nostra collaborazione, certo, ma avvertiamo anche i nostri alleati.
    Sono d’accordo sulla discrezione, e i dettagli andranno sicuramente filtrati, ma dobbiamo cominciare ad agire di più alla luce del sole.
    Man mano che le relazioni si stabilizzeranno e si ufficializzeranno, dobbiamo far conoscere al mondo intero quale risultato stiamo ottenendo.


    Era importante iniziare e continuare a dare il buon esempio, dimostrando con i fatti quello che avrebbero tanto voluto fare sulla carta. Solo con una prova tangibile, forse, tutti sarebbero riusciti a capire l’incredibile valenza di quel loro accordo.

    Dobbiamo essere il faro che li guiderà oltre un passato ormai superato.
    Dobbiamo portare con orgoglio la fiaccola attorno a cui tutti si raduneranno per aiutarci a sorreggerla.


    Fece una pausa, come a rimarcare quello che stava sostenendo con grande fervore. Era importante che fossero sulla stessa linea d’onda, così da agire davvero come se fossero un’unica persona e dimostrare a tutti che era possibile raggiungere quell’intesa d’intenti.

    Basta nasconderci, usciamo allo scoperto.
    Insieme.


    L’aveva ripetuto spesso, ma ci teneva davvero: insieme. Avrebbero dovuto sempre ricordarsi che facevano parte di una squadra che aveva come obiettivo fare punti nello stesso canestro.

    Teniamoci in continuo contatto, e non solo tra noi due.
    Andrea, Pan e tutti i nostri compagni devono essere ugualmente parte di questo nostro sogno.


    Bart si mosse verso Amaterasu per dargli una gentile pacca sulla spalla, in segno di rispetto e amicizia.

    Oh oh oh, Amaterasu, direi che abbiamo il nostro bel da fare.
    Non ci resta che cominciare.


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    Avevano le loro sfide da superare e i loro compiti da portare a termine. Ma avrebbero affrontato tutto con il sorriso sulle labbra, consci del fatto che stavano cercando di compiere quello che in molti avrebbero definito un miracolo.
    Ci sarebbero riusciti? Difficile dirlo. Non restava che rimboccarsi le maniche e, passo dopo passo, continuare a camminare verso il loro obiettivo. Senza guardarsi indietro, verso il passato, ma guardando solamente avanti, verso un futuro che avrebbero modellato con le loro stesse mani.

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    BARTOLOMEO - GOLD TAURUS [VIII] - ENERGIA SUPREMA
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    Riassunto:
    Perdona l’autoconclusività della pacca sulla spalla, ma non mi sembrava un gesto così invadente. Per me ci siamo detti tutto e, se vuoi, puoi chiudere con un tuo ultimo post se lo ritieni necessario. Se, invece, hai altro da dirmi, sono qui :mke:

    Condizioni:
    Ottime.

    Tecniche:
    -

    Abilità:
    -

    NARRATO - PARLATO - PENSATO - TELEPATIA - BAMBINI - ELENA - SOLDATO

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    Credere nel futuro, anche quando questo non era possibile vederlo. Perché come poteva esserci un futuro in quella tenebra?
    Era proprio questo che lo rendeva folle: riuscire a scorgere un quid nella tenebra.
    Ma non perché sperasse che ci fosse, non perché sapeva che vi fosse ma perché l'avrebbe creato.
    Non c'era? Lo avrebbe portato lui, avrebbe reso le tenebra luce, avrebbe reso la disperazione speranza.
    Il cuore degli uomini era folle perché portava con sé luce e tenebra creando futuri impossibili. Rendendoli marmo.
    Bart era folle per questo e per questo gli piaceva il Gran Sacerdote. Perché non si fermava. Perché continuava a correre anche di fronte all'impossibile e lo avrebbe distrutto questo muro.
    Costruendo da solo, con quelle mani, il suo futuro. Era questa la loro grande forza.
    Guardare al futuro e non al passato. Correre avanti. Non senza dimenticare il passato ma non essendone legati, né lasciando che esso fosse una prigione che impedisse di continuare a guardare l'orizzonte per trovare la propria strada.
    Amaterasu amava questo modo di fare, così affine al suo, così maledettamente vicino al concetto del Taglio che l'Araldo era.
    Anche sul fatto di uscire allo scoperto, di non nascondersi ma apertamente dichiarare le loro intenzioni lo apprezzava.
    Era come guardare in faccia il proprio nemico.
    Non era stupido però. Non era epica questa. Non era il duello risolutivo dove gli Eroi si scontravano su di un Campo di Battaglia ideale.
    No.
    Questo era dichiarare, col pugno alzato, il proprio Io e la propria libertà. Consci che i pugnali sarebbero stati nascosti in ogni ombra, consci che il Nemico avrebbe fatto di tutto per minare tutto questo, per spezzare Amaterasu e Bart riconoscendo in essi la malta con cui questo Muro stava venendo ad essere cementato.
    Ma Amaterasu aveva la sua spada. Aveva la sua rabbia. Era pronto a dare la vita.
    Se volevano distruggerli avrebbero capito che erano difficili da spezzare.

    «Possono piegarci amico mio. Ma spezzarci quello è impossibile!»

    Era l'ennesima dichiarazione di guerra dell'Araldo. Conscio dei pericoli, delle difficoltà, delle tenebre che sarebbero strisciate fuori pronte a ghermirli alla minima disattenzione, al minimo passo falso.
    La mano del Gran sacerdote fu sulla sua spalla e di rimando quella di Amaterasu. Altezze diverse. Pugno e Spada. Elementi e Fortitudine.
    Il Muro dell'Umanità. La sentinella su quel Muro.
    Due stesse volontà. L'uno negli occhi dell'altro. Diversi. Ma uguali nelle intenzioni. Uguali nella forza d'animo.
    Fratelli non nel sangue ma nell'intenzione di cambiare il mondo, di spezzare le catene che da troppo tempo avvolgevano questo mondo, di spazzare via le tenebre per mostrare una strada del tutto nuova.
    La presa sulla spalla mastodontica del Toro D'Oro fu salda, il cosmo di Amaterasu ribolliva di un furore antico.

    «Andiamo allora. Saremo la fiaccola di questo mondo. Bruceremo così tanto che illumineremo le tenebre!
    Guideremo tutti loro e loro guideranno noi. Insieme siamo forza. Siamo uragano. Siamo luce.
    Siamo la realtà unita.»


    Il sorriso fu uno snudare di zanne e artigli. Il Byakko di G.E.A era pronto a dare battaglia.
    Perché avrebbe combattuto con e per loro. Spalla contro spalla. Pugno con pugno. Cosmo nel cosmo. Galassie solitarie che, unendosi, avrebbero formato un Universo.
    Il sorriso si allargò sul suo volto.
    Era felice.
    Elettrizzato come non gli succedeva...da quanto tempo? Non se lo ricordava nemmeno più. Forse quando diede la sua spada a quell'uomo o quando tutto questo iniziò? Ma che importava? Era felice!
    Perché qualcosa di buono c'era ancora. Lo stava coltivando lui stesso. Invece di osservare si sarebbe buttato nella mischia. Avrebbe sbagliato, avrebbe pianto, avrebbe vissuto.
    Fino ad ora si era limitato a guardare, osservare, combattere, cercando di chiudersi per tentare di non offrire il suo cuore a nessun nemico. Ma così...non stava divenendo più debole? Non si fidava di se stesso e allo stesso tempo non si fidava degli altri.
    Non poteva essere un Araldo, un arma, proteggere se non avesse aperto il suo cuore. Se non si fosse fidato.
    Perché questo stava facendo: dare la parte più vera di sé, più preziosa e fragile nelle mani di Bartolomeo.
    E gliela stava dando a piene mani. Senza tremare. Senza dubbi. Stava dando il suo cuore e lo fece con quel sorriso sbruffone, sornione, imprevedibile.

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    «Allora costruiamo tutto questo con le nostre mani.
    La prossima volta ci sbronzeremo come si deve Gran sacerdote. Perché la prossima volta che berremo insieme sarà quando avremmo vinto.
    Fino ad allora proteggili tutti...»



    per lui si apriva un nuovo capitolo.
    Doveva iniziare a cercare risposte ed indizi. Il resto sarebbe giunto. Pazienza...forse.



    // Grazie per la role e scusami per la mia autoconclusività della pacca di rimando.
    Abbiamo detto tutto e stilato il programma daje allora. Grazie ancora drake!!//
     
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