Deploy 2, Asgard

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    Le creature pelose della foresta correvano all'impazzata. Da quelle piccole quanto una delle sue propaggini, a quelle più grandi che avevano tentato di opporsi ruggendo. Il cielo era oscurato dalle piccole creature volanti che fuggivano, stridendo e scuotendo l'atmosfera con il battito delle loro piccole e patetiche ali. Esso stava avanzando in linea retta, a passo deciso, impattando con qualunque cosa fosse direttamente sulla sua traiettoria. Esso conosceva le foreste, ne aveva viste molte quando era ancora uno schiavo di Phanes, costretto a eliminare solo piccole parti della realtà alla volta.

    Il suo corpo impattò con numerosi alberi che non fecero altro che spezzarsi e cadere in varie direzioni diffondendo il lamentoso suono del legno che si spezza. Simile a quello delle cose bianche dentro la carne degli umani, ma non altrettanto soddisfacente. Nel suo arto stringeva l'arto di una di quelle grosse creature, ormai frantumata e irriconoscibile il cui trascinarsi segnava un solco nella pece che esso stava diffondendo semplicemente esistendo. Dietro il suo avanzare, vi era un ampio pezzo di foresta ormai trasformata in una palude di pece e tronchi semisommersi, da cui i morti cominciavano a innalzarsi mugolando e gemendo per l'eterna sofferenza e rabbia a cui sono stati costretti. I morti scattarono, invadendo l'intera foresta e cercando qualunque creatura intelligente da divorare e spegnere, mentre esso continuava imperterrito ad avanzare verso le costruzioni che aveva visto discendendo una delle alte montagne. Il suo corpo era già ricoperto di carne di varie provenienze. Aveva incontrato creature strane. Sembravano umani ma alcuni erano più corti, altri più lunghi e dalle cose bianche più fragili, che brandivano strane energie. Inevitabilmente le aveva distrutte tutte, portando devastazione anche alle loro strane costruzioni. Alcune creature fuggirono sotto la crosta del pianeta, ma non le inseguì, ciò avrebbe richiesto una decisione da parte sua ma si limitò ad avanzare verso quel nido di umani.

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    BEHEMOTHiv | spectre | Rossa
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    riassunto azioni |

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    annihilation engine
    Behemoth è una macchina di annientamento planetario adoperata dai Daimon prima della guerra con i grandi maligni, e come tale dispone di caratteristiche fisiche inarrivabili per creature ed entità che dispongono di una analoga estensione cosmica. La potenza esplosiva e il peso dei suoi colpi è moltiplicato per innumerevoli volte ed un solo pugno è capace di devastare il terreno con violenza inaudita. La sua forza è semplicemente immensa, ed aumenterà solo con il crescere del potere a sua disposizione. La forza dei suoi movimenti è tale da essere in grado di trascinare l'aria o altre sostanze più o meno fluide nelle onde d'urto dei suoi attacchi. Ciò risulta in svariate opzioni che non richiedono immediato e diretto contatto dei suoi colpi sul nemico.
    Distruggere un pianeta da soli non è un compito semplice o rapido, per questo Behemoth è stato creato per poter combattere per periodi indeterminati di tempo. Come la sua forza, anche la sua resistenza fisica è semplicemente immensa. Il dolore per Behemoth è poco più di una constatazione, l'unico modo per fermarlo del tutto è abbatterlo. Il fatto che ora sia uno spectre non aiuta.

    carrion
    Behemoth è l'incarnazione dell'odio per tutto il creato. Odio non è una semplice parola in questo caso, è una dimensione fisica e misurabile. La sola presenza di Behemoth è malsana per ogni essere vivente e non, è come fissare un buco nero e essere inondati dalle radiazioni che emette. L'odio di Behemoth è così totale ed assoluto da suppurare dal suo corpo costantemente in una sostanza disgustosa simile a pece. Nera come l'abisso, in grado di assorbire ogni tipo di luce, la pece è una sorta di corruzione fisica e spirituale di tutto ciò che è senziente. Negli inferi Behemoth ha preso dimora nella palude stigea, o meglio, è stato lui stesso a crearla con la sola presenza. Lo stagnare delle acque è stato corrotto dall'essenza di odio generando la terrificante singolarità nera che appesta gli inferi. La pece segue Behemoth ovunque vada, generandosi continuamente dal suo cosmo e lordando tutto quello che tocca, ma di suo non ha nessuna vera capacità. Ciò che conta è ciò che si nasconde al suo interno: i morti.
    La pece è un portale per fare sì che i peccatori della palude stigea si manifestino nella realtà materiale. Possono uscire da essa completamente e marciare nella terra dei vivi, o arrancare parzialmente fuori con il torso o gli arti. I loro corpi sono macilenti e sproporzionati, i volti tirati in orribili smorfie di rabbia e dolore. Dove non si sono ancora putrefatti, ovviamente. Ognuno di questi morti animati è completamente lordato dalla pece dello stige al punto da apparire come orrori neri difficili da scorgere. I morti sono completamente sotto il controllo di Behemoth e possono servire lo spectre in svariati modi, oltre ad attaccare con denti e artigli. I morti e i loro corpi sono saturi del potere della pece al punto da essere considerati costrutti cosmici. Se necessario Behemoth può usare la pece per mimetizzarsi nell'ambiente circostante e nascondersi nelle ombre.




     
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    ♦ post I ♦ DEPLOY 2 astra ♦ custode di megrez ♦ energia Rossa


    Concentratevi, signorina Astra.

    Gunther era di fronte alla giovane Megrez, entrambi con gli occhi chiusi.

    Ci sto... provando.

    I loro cosmi stavano combattendo una battaglia silente, che solo loro potevano percepire. La ragazza stava cercando di incrementare il suo controllo sul quel potere così nuovo per lei, misurandosi con l’inaspettata potenza del suo mentore.

    Dannazione Gunther, com’è possibile che non riesca ancora a superarti?
    Sono stata scelta da Odino come Sacra Guerriera di Asgard. Non posso certo farmi sconfiggere così facilmente.


    Nulla. Nonostante gli svariati tentativi, Astra non era in grado di superare in potenza il cosmo dell’uomo, e dovette più volte cedere il passo in quell’amichevole allenamento. La sua frustrazione era arrivata alle stesse, tanto da sbuffare come una bambina arrabbiata per non aver ricevuto il regalo che voleva. Non era da molto che era diventata Cavaliere di Asgard, ma la sua impazienza era la perfetta rappresentazione del suo retaggio nobiliare, sempre abituata a essere accontentata: tutto e subito.

    Pazienza, signorina Astra, pazienza.
    Il mio livello di cosmo è frutto di anni di addestramento, che non ho mai smesso di allenare nemmeno quando ho prestato servizio nella vostra famiglia. A voi serve solo pratica, perché il potenziale è straordinario.


    Il maggiordomo era un insegnate severo, ma magnanimo, specialmente dopo la stupenda notizia che la sua protetta gli aveva rivelato a seguito della missione nella Foresta di Ametista. La ragazza, infatti, stava davvero compiendo passi da gigante per ridare alla sua famiglia, quella dei Megrez, l’onore che gli era stato strappato con l’Armageddon. Gunther era orgogliosissimo di lei e aveva ancor più intensificato le ore di addestramento con la giovane guerriera.

    Basta adularmi, Gunther. Non avrò pace finché non ti avrò battuto.
    Forza, ricominciamo.


    E Astra non demordeva. Mai, per nulla al mondo. Era pienamente conscia del dono che aveva ricevuto da Odino e avrebbe onorato Asgard fino alla fine dei suoi giorni. Si sarebbe superata, sarebbe diventata più forte, fino a riconquistare ciò che riteneva suo di diritto.
    Aprì gli occhi e fissò il suo mentore con un’intensità tagliente, stringendo i pugni per richiamare nuovamente il cosmo. Gunther fece lo stesso e le due energie, una di colore viola e l’altra di colore blu, ricominciarono a darsi battaglia dalla distanza. Lo scontro si stava svolgendo nello spiazzo antecedente la loro nuova casa, gentile concessione del palazzo reale e ben più grande della precedente catapecchia in cui vivevano. Era una villa, di certo non paragonabile alla Villa dei Megrez, ma sicuramente era una delle più belle in città. E lei era così fiera di quella prima conquista, sia per il benessere del suo maggiordomo ma soprattutto per l’elevazione sociale che tutto quello comportava. Le sue nobili origini stavano spingendo per ritornare ai fasti di un tempo ed era certa che nulla più l’avrebbe fermata.

    Ma cosa... ?!

    Qualcosa, però, fermò il loro addestramento. Astra perse per un istante la concentrazione, percependo una fitta allo stomaco. I loro cosmi volteggiarono un ultima volta per poi ritirarsi confusi.

    Hai sentito anche tu Gunther? La Foresta...

    Non sapeva spiegarselo, ma dopo la sua investitura a Cavaliere, il suo legame con la Foresta di Asgard era diventato sempre più forte e stabile. Il suo umore cambiava in base ai mutamenti di quel luogo e in quel preciso istante stava di per certo accadendo qualcosa di spiacevole. Non era ancora riuscita ad avere un legame con gli Spiriti della Natura come quello avuto dai suoi predecessori, dannata Corruzione, ma le sensazioni che riceveva erano inequivocabili.
    Si guardò attorno in allerta ma estremamente concentrata, mentre Gunther si avvicinò per rassicurarla e capire meglio la situazione. Non fu necessario aspettare molto, però, perché un soldato in groppa a un cavallo lanciato a tutta velocità si avvicinò alla villa.

    Astra Megrez, Cavaliere di Delta Uma. Mi manda il palazzo reale.

    Si fermò di fronte a loro, mentre l’animale e il suo fantino ansimavano per la fretta e la fatica.

    Il perimetro più esterno dei nostri territori è stato violato pochi minuti fa.
    Asgard richiede il vostro intervento.


    Gli occhi della giovane si spalancarono e non esitò nemmeno un istante a rispondere.

    E Astra Megrez, Cavaliere di Delta Uma, risponde alla chiamata di Asgard.

    Le sue parole furono solenni e cariche di orgogliosa aspettativa, così elettrizzata per esser stata scelta per quella sua prima importante missione come Cavaliere. Anche Gunther ne fu sorpreso ma onorato per lei, spronandola immediatamente all’azione.

    Andate, signorina Astra, non preoccupatevi per me. Ricordatevi solamente di ascoltare il vostro cosmo e tutto ciò che vi circonda. Queste terre sono amiche dei Megrez, nonostante tutto.

    Astra annuì solennemente e prese il mantello bianco da sacro guerriero posato con cura poco più in là. Se lo avvolse attorno alle spalle allacciandolo all’altezza del suo sottile collo candido.

    Grazie Gunther, ti prometto che tornerò presto. E vittoriosa.

    Fece un inchino di profondo rispetto verso il suo mentore, congedandosi con un cenno più pacato dal messaggero che l’aveva ingaggiata. L’Armatura di Megrez, richiamata da quell’urgenza, andò immediatamente a ricoprire il corpo della ragazza, donandole un senso di protezione a cui ancora non si era ancora abituata.

    Forza!

    Montò sulla magica cavalcatura meccanica che al palazzo reale le avevano donato dopo la sua investitura, in grado di correre senza stancarsi e persino di spiccare il volo. Era un cavallo artificiale delle dimensioni di un grosso stallone da battaglia, costruito di materiale nanico e alimentato da magia elfica.L’artefatto rispose alla premura della giovane Megrez e partì a un galoppo sfrenato verso i confini del paese, al perimetro esterno della Foresta di Asgard.
    Ed ecco che lo vide in lontananza. Un uomo ammantato da un cosmo terribile e negativo, come se fosse un abominio della Corruzione. Il suo potere, però, lo identificava in modo alquanto evidente come servitore di Ade. Lui era la causa di quell’alterazione della Foresta ed era anche colui che aveva violato il perimetro esterno dei confini di Asgard. Avanzava come se non ci fosse nulla al mondo che potesse fermarlo, avvicinandosi pericolosamente e a ogni passo al primo avamposto di asgardiani. Se non l’avesse fermato ci sarebbe stata una carneficina. E lei non lo avrebbe mai permesso. Astra Megrez avrebbe protetto le sue terre come avevano fatto i suoi antenati per generazioni, senza alcuna pietà degli invasori e cercando il successo a ogni costo.

    Sta distruggendo ogni cosa che incontra. Indistintamente.
    È chiaramente una minaccia per Asgard, e questo è tutto ciò che mi serve sapere. Non permetterò che si avvicini ancora di un passo, a costo di ucciderlo sul posto.


    Prima attacchi e poi fai domande, eh, cara Astra? Oh, certo, lei non andava affatto per il sottile e affrontava ogni minaccia contro Asgard – tanto sacra alla sua Famiglia – come se fosse un pericolo mortale. Non c’era alcuno spazio, quindi, per cortesi presentazioni o velate intimidazioni. Il sangue avrebbe parlato per lei, insieme agli Spiriti della Natura e all’Ametista dei Megrez.
    Astra rimase in sella al suo grosso e pesante cavallo nanico mantenendo la distanza di sicurezza di circa centocinquanta metri, oltre alla quale il controllo sulle sue abilità sarebbe risultato gradualmente meno efficace.Chiuse gli occhi per entrare in sintonia con la Foresta e, nel contempo, creò una nebbia innocua in tutta l’area manipolando il vapore acqueo presente naturalmente nell’aria. Quella prima manovra diversiva aveva lo scopo di cercare di distrarre l’attenzione e infastidire la vista del nemico su quel repentino cambio di atmosfera. Spostò, poi, la sua concentrazione verso gli alberi secolari di quel luogo, percependone le nodose e forti radici che li tenevano ancorati al terreno. Allargò le braccia come ad accogliere l’aiuto della Foresta intera e, con un perentorio ordine mentale prontamente ascoltato, la ragazza chiese a quelle radici di emergere alla luce per cercare di avvolgere l’invasore,allo scopo di di bloccargli con forza gambe e braccia per fermare la sua avanzata. Quell’azione avrebbe probabilmente rallentato i suoi movimenti e, magari, avrebbe spostato la sua furia verso quel fastidioso contrattempo.
    Il vero attacco, però, sarebbe arrivato alla fine, come una vendetta servita fredda.
    Astra, infatti, avrebbe creato attorno a sé tre grezze lance di Ametista, larghe come un braccio umano e lunghe circa tre metri. Con un gesto della mano destra, molto simile al segnale che un generale da al suo esercito per avanzare, la giovane Megrez avrebbe ordinato ai costrutti di scagliarsi contro l’avversario per cercare di stroncare sul nascere quel pessimo tentativo d’invasione. Le tre lance si sarebbero dirette alla massima velocità possibile verso le zone di collo, petto e ventre, con lo scopo di impalarlo letteralmente al suolo come una farfalla da collezione piena di spilli. Inoltre, se i costrutti fossero riusciti a ferire il folle invasore – anche solo un poco – l’effetto collaterale dell’Ametista avrebbe cercato di iniziare un processo di debilitazione progressivo ma costante, in grado di sottrarre la forza vitale dell’ignara vittima.

    Qualcuno ha per caso detto “Tu non puoi passare!”? Citazione azzeccata, ma che doveva ancora essere messa in pratica dalla nostra cara Astra, così orgogliosa e intransigente quanto acerba in quel suo nuovo ruolo di Cavaliere di Asgard.
    4qm52ko
    narratoparlato pensato gunther soldato
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO ♦ Ottimo.
    STATUS MENTALE ♦ Tu non puoi passare!
    STATUS CLOTH ♦ Indossata.
    RIASSUNTO AZIONI ♦ Arrivo sul posto e mi sento subito offesa e violata nel profondo... di Asgard xDD Mantengo innanzitutto la distanza (150 metri circa) e rimango in sella al mio cavallo nanico (fa solo scena, eh, però è molto figo). Quindi creo una nebbia innocua per cercare di distrarti [Diversivo], poi richiamo le radici delle piante per cercare di bloccare la tua avanzata [AD] e infine ti scaglio dritto per dritto tre lance grezze di Ametista (collo, petto, ventre) con l’obiettivo di impalarti sul posto e/o cominciare il processo debilitante causato dal minerale [AF]. Ho notato che Behemoth va dritto al sodo, quindi non perdiamoci in preamboli e facciamoci tanto male :mke:
    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


    TECNICHE
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    Appena esso vide la nebbia cominciare ad avvicinarsi alla sua posizione reagì immediatamente. I suoi arti superiori si mossero subito, la carne all'interno di essi si contrasse con violenza portando il piatto delle propaggini a sbattere con il massimo della sua forza. L'aria venne allontanata dai due palmi con forza, creando un suono che echeggiò in lungo e in largo come quei rombi che provengono dalle luci in cielo. Un'onda d'urto così forte da fare cadere gli alberi attorno ad esso e scrostare la corteccia da quelli un poco più lontani. L'esplosione di forza generata dai suoi arti spazzò immediatamente via la nebbia prima ancora che si avvicinasse abbastanza da coprire la sua vista. L'aria smossa a tal modo corse fa gli alberi rapidamente con un ululato che trascinò con sé foglie, rametti e quanto ancora della nebbia cercasse di avvicinarsi al suo corpo.

    Il primo avversario che avesse affrontato in questa nuova esistenza adoperava nebbia e qualcosa in esso si mosse, forse qualcosa di assimilabile alla speranza che fosse di nuovo quell'umano con lo scudo che manipolava il liquido azzurro. Quella sarebbe stato quanto di più avvicinabile ad una bella sensazione per la macchina infernale adibita a distruggere il creato. La carne che copriva le sue fauci si mosse, deformando il suo volto di femmina umana in quella cosa che non comprendeva e odiava con tutto se stesso.

    5A7ZCXR



    Esso non era riuscito ad eliminare quell'umano dall'armatura colore del firmamento e da quell'istante era diventato la sua ossessione. Non era mai successo di non riuscire a terminare la propria preda senza venire terminato nel tentativo. Il giudice lo aveva trascinato via dal campo di battaglia prima che lo scontro si potesse concludere in uno dei due modi, ed esso aveva percepito l'arrivo di altri guerrieri. Il pensiero di affrontare nuovamente l'umano fece ribollire la sua energia oscura e la quantità di pece pompata nell'esistenza aumentò considerevolmente, al punto che il suono dei passi dello spectre divenne liquido mentre affondava sempre di più nella propria palude trascinandosi in avanti. Le sue falcate divennero più ampie e pesanti. Gli arti anteriori però non smisero di impattare l'uno con l'altro, creando altri boati per mantenere lontana la nebbia, come aveva già fatto con quell'umano. Non serviva usare due volte lo stesso tranello.

    Scattò in avanti alla massima velocità, e in quell'istante le radici degli alberi si mossero per ghermirlo. Ciò non lo fermò.

    Rese solo più complicato avanzare. La carne sotto il metallo si tese al massimo, il liquido rosso dentro di essa cominciò a pulsare e scorrere rapidamente mentre le vene si gonfiarono sul collo e sul volto. Abbassò il capo trascinando in avanti il torace. Le radici si opposero fermamente alla sua forza, ma non fu abbastanza. Serrò le fauci e continuò ad avanzare, sentendo il proprio corpo scricchiolare brutalmente in coro con lo scricchiolare del legno degli alberi. Gli alberi potevano avere svariate rotazioni dell'astro attorno al pianeta dalla loro parte, ma Esso aveva rotazioni dell'intero universo dalla sua. Non lo avrebbero fermato. Le radici potevano essere animate da una tremenda energia, ma il terreno non lo era. Gli alberi prima tremarono, poi cominciarono a scivolare mentre il terreno si disfaceva sotto di essi.

    Infine, con un orribile schianto il terreno esplose e gli alberi che avevano cercato di rallentarlo vennero sradicati da terra. Persa quella resistenza, esso riprese la propria corsa folle in avanti, a capo basso verso la figura che aveva intravisto diradando la nebbia. Trascinando dietro di se gli alberi ancora ancorati al suo corpo, ormai completamente inquinati dalla pece che stava suppurando in modo osceno esso divorò la distanza che lo separava dal suo bersaglio. O meglio, semplicemente era scattato in direzione da cui era improvvisamente comparsa quella energia, nella "speranza" di incontrare nuovamente quell'umano.

    Non era lui, ed era praticamente corso incontro ai costrutti che gli erano stati scagliati addosso. Contemporaneamente, per dichiarare il proprio sdegno alla sua vittima per non essere l'umano che bramava distruggere, esso sferrò il proprio attacco. Afferrò le radici ancora avvolte attorno ai suoi arti superiori, i cui alberi ormai erano completamente corrotti dalla pece dello stige, e le brandì in avanti come due enormi martelli con lo scopo di abbatterli sulla figura minuta a cavallo di quella creatura appena comparsa a disturbare la sua avanzata. Nell'arco di quel movimento dalla pece eruttò una quantità immane di carne morta, gemente e urlante, che si agganciò al legno trasformandolo in un orribile ibrido di legno e morti.

    FEdtGdz



    Due enormi costrutti dotati di immenso peso e forza di impatto, oltre a vettori per altra pece che si sarebbe diffusa in un'esplosione liquida ovunque al momento dello schianto. I costrutti scagliatigli addosso andarono a segno, colpendolo al petto e all'addome. L'ultimo lo colpì in pieno sull'elmo, esplodendo in una selva di schegge colorate, poiché stava caricando a testa bassa. Sentì immediatamente quello che gli umani chiamavano dolore diffondersi sul ventre e sulle enormi sacche ghiandolari che portava al torace, una delle quali cominciò a pulsare sordamente dopo l'impatto. Odiava la scomodità di quella forma umana. Lo schianto echeggiò nel suo contenitore di pensieri, stordendolo vagamente e causando una copiosa perdita di liquido rosso data dall''impatto del metallo contro la carne sotto di essa. Varie cose bianche nel suo torace si erano incrinate per l'impatto e la carne nel suo addome aveva ricevuto altrettanto danno. Inoltre, appena la sua attenzione si allontanò dal pensiero di colpire, notò che in qualche modo l'impatto aveva portato via anche parte della sua forza vitale, aveva appena attaccato e si sentiva già indebolito. Non comprendeva.


    MgG1zA9

    BEHEMOTHiv | spectre | Rossa
    fisicamente | Costole incrinate, tette ammaccate, organi addominali acciaccati, capoccia danneggiata, Inizio di assorbimento vitale
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    riassunto azioni | visto che behe già nel suo add ha incontrato uno che spammava nebbia fa immediatamente ciò che aveva fatto allora, comincia ad applaudire disperdendola con le onde d'urto e scatta in direzione del cosmo, sperando che sia il sopracitato boytoy che non aveva finito di uccidere l'altra volta. Le radici lo intrappolano appieno, ma lui di forza strao e inioranza strappa gli alberi da terra trascinandoli con se e permeandoli di pece al punto da renderli praticamente pezzi di palude stigea. Poi ti corre addosso, vede che non sei il saintino del suo cuore, e ti mena con gli alberi che si è trascinato dietro in CONTRATTACCO, ricoprendo gli alberi di non morti in modo da creare due giganteschi nunchaku di carne con cui picchiarti. Dato che è un contrattacco, ovviamente mi prendo in pieno le tue lance. Quella alla gola mi prende alla capocchia perché ho caricato letteralmente a testa bassa.

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    Behemoth è una macchina di annientamento planetario adoperata dai Daimon prima della guerra con i grandi maligni, e come tale dispone di caratteristiche fisiche inarrivabili per creature ed entità che dispongono di una analoga estensione cosmica. La potenza esplosiva e il peso dei suoi colpi è moltiplicato per innumerevoli volte ed un solo pugno è capace di devastare il terreno con violenza inaudita. La sua forza è semplicemente immensa, ed aumenterà solo con il crescere del potere a sua disposizione. La forza dei suoi movimenti è tale da essere in grado di trascinare l'aria o altre sostanze più o meno fluide nelle onde d'urto dei suoi attacchi. Ciò risulta in svariate opzioni che non richiedono immediato e diretto contatto dei suoi colpi sul nemico.
    Distruggere un pianeta da soli non è un compito semplice o rapido, per questo Behemoth è stato creato per poter combattere per periodi indeterminati di tempo. Come la sua forza, anche la sua resistenza fisica è semplicemente immensa. Il dolore per Behemoth è poco più di una constatazione, l'unico modo per fermarlo del tutto è abbatterlo. Il fatto che ora sia uno spectre non aiuta.

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    Behemoth è l'incarnazione dell'odio per tutto il creato. Odio non è una semplice parola in questo caso, è una dimensione fisica e misurabile. La sola presenza di Behemoth è malsana per ogni essere vivente e non, è come fissare un buco nero e essere inondati dalle radiazioni che emette. L'odio di Behemoth è così totale ed assoluto da suppurare dal suo corpo costantemente in una sostanza disgustosa simile a pece. Nera come l'abisso, in grado di assorbire ogni tipo di luce, la pece è una sorta di corruzione fisica e spirituale di tutto ciò che è senziente. Negli inferi Behemoth ha preso dimora nella palude stigea, o meglio, è stato lui stesso a crearla con la sola presenza. Lo stagnare delle acque è stato corrotto dall'essenza di odio generando la terrificante singolarità nera che appesta gli inferi. La pece segue Behemoth ovunque vada, generandosi continuamente dal suo cosmo e lordando tutto quello che tocca, ma di suo non ha nessuna vera capacità. Ciò che conta è ciò che si nasconde al suo interno: i morti.
    La pece è un portale per fare sì che i peccatori della palude stigea si manifestino nella realtà materiale. Possono uscire da essa completamente e marciare nella terra dei vivi, o arrancare parzialmente fuori con il torso o gli arti. I loro corpi sono macilenti e sproporzionati, i volti tirati in orribili smorfie di rabbia e dolore. Dove non si sono ancora putrefatti, ovviamente. Ognuno di questi morti animati è completamente lordato dalla pece dello stige al punto da apparire come orrori neri difficili da scorgere. I morti sono completamente sotto il controllo di Behemoth e possono servire lo spectre in svariati modi, oltre ad attaccare con denti e artigli. I morti e i loro corpi sono saturi del potere della pece al punto da essere considerati costrutti cosmici. Se necessario Behemoth può usare la pece per mimetizzarsi nell'ambiente circostante e nascondersi nelle ombre.




     
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    ♦ post II ♦ DEPLOY 2 astra ♦ custode di megrez ♦ energia Rossa


    Astra era ancora in sella al suo poderoso cavallo nanico, così fiera nella sua perfetta posa da condottiera. Il candido mantello faceva da contorno alla sua figura, muovendosi seguendo il vento che sferzava la foresta. Aveva attaccato l’invasore come una furia, tanto da sembrare una Valchiria che si getta in battaglia senza paura. Aveva dato fondo alle sue abilità di Cavaliere, dimostrando un potere ineguagliabile in tutta Asgard. La sua eleganza nel combattere era frutto della formazione ricevuta sin da bambina e dai continui addestramenti del suo mentore Gunther. Si sentiva forte, capace di tutto. Quelle sensazioni, però, durarono il tempo di un respiro.
    Il nemico, infatti, non si fece assolutamente intimidire dall’eroica presenza della giovane Megrez e caricò a testa bassa andando letteralmente incontro all’attacco di Astra. Dimostrando una potenza fisica soverchiante, spazzò via la nebbia con la sola forza del battito delle sue mani e si oppose con fermezza alle poderose radici degli alberi che volevano bloccarlo.

    Non si deve azzardare ad avvicinarsi a me, questo è poco ma sicuro.

    La ragazza asgardiana odiava profondamente il contatto fisico durante lo scontro e, nella sua vita prima della scoperta del cosmo, era diventata maestra di spada proprio per quel motivo: mantenere la distanza a qualunque costo. Provava ribrezzo nel pensarsi avvinghiata a qualche avversario, tra sangue, sputi e odori nauseabondi. No, per carità. Da quando era diventata Cavaliere di Delta Uma, inoltre, gli Spiriti della Natura e l’Ametista le avevano dato ulteriore supporto nello sviluppare quel suo stile di combattimento. Il minerale viola e la natura stessa, infatti, erano ottime guardie del corpo in ogni situazione.
    Quell’invasore, però, sembrò letteralmente fregarsene e avanzò perentorio attraverso la Foresta. La giovane Megrez spalancò gli occhi di fronte a quella tremenda manifestazione di forza e, concentrandosi sull’avversario, le sembrò di intravedere una conformazione femminile. In mezzo a tutta quella furia, però, non riuscì a esserne sicura. In ogni caso, poco importava: donna o uomo che fosse, aveva invaso Asgard e l’avrebbe pagata cara per quella sfrontatezza.
    Certo, era facile a dirsi, ma molto più difficile a farsi. Perché il nemico si beffò dell’attacco di Astra e lo affrontò come se fosse una brezza di vento, prendendosi in pieno anche le lance di Ametista.

    Questo è completamente impazzito.

    Un pensiero lecito, che fu immediatamente seguito dalle azioni dell’invasore. Una nera pece cominciò a sgorgare dal corpo avversario, andando a insozzare la Foresta intorno a lui. Con un unico movimento di avanzata e attacco, lo Spectre creò dei costrutti che erano un misto di piante sradicate e nero potere che emanava. Il risultato fu tanto orribile quanto pericoloso, e fu incredibile costatare come quell’abominio umano stesse riuscendo a sfruttare il campo di battaglia a suo favore. La giovane Megrez era convinta di giocare in casa, ma quella convinzione cadde come un castello di carte distrutto da una folata di vento.
    Il nemico caricò il suo attacco senza preoccuparsi delle conseguenze. Quell’affondo fu così inusuale da prenderla completamente alla sprovvista e in controtempo, non potendo nemmeno immaginare che un guerriero potesse essere così forte – e stupido – da gettarsi contro un pericolo mortale. Andava contro ogni principio di autoconservazione umana e, per la prima volta nella sua vita, si ritrovò di fronte a qualcuno che non aveva alcuna paura di morire. Lei invece ne aveva, ne aveva eccome. Avrebbe sacrificato qualsiasi cosa per proteggere Asgard e il nome dei Megrez, ma non poteva mentire a se stessa. Era dannatamente umana, mortale e Cavaliere da troppo poco tempo. Ma avrebbe sfruttato quel suo attaccamento alla vita a suo favore. Ovviamente solo se fosse rimasta tutta intera dopo quello che le stava arrivando addosso.
    Cercò come poteva di mettersi in piedi sulla sella del suo cavallo nanico, con lo scopo d’imbastire una qualche difesa in tutta fretta. Ma non ci fu tempo ed entrambi vennero investiti da quella violenza che rese tutto nero. La cavalcatura andò in pezzi, con grande rammarico della giovane Megrez che l’aveva appena ottenuta in regalo dal palazzo reale. Non era il momento di pensare al suo mezzo di trasporto, però, perché lei stava per subire una fine ben peggiore. Fece solamente in tempo a spiccare un piccolo balzo dalla sella e rannicchiarsi in posizione fetale, mettendo braccia e gambe a protezione degli organi vitali. L’Armatura di Delta Uma, che Odino sia lodato, garantì una protezione eccezionale, anche se Astra poteva sentirla gridare dal dolore. I vari pezzi della Robe stridettero tra loro in un coro di lamenti, mentre la loro protetta veniva scagliata come una palla da baseball durante un fuori campo. Aver ridotto al minimo la superficie a contatto fu la sua salvezza per non venire completamente schiacciata dagli alberi e dalla nera pece dell’avversario, ma il suo corpo ne subì comunque le conseguenze. Oltre a trovarsi a mezz’aria ricoperta di liquame scuro, si era probabilmente incrinata le ossa del braccio sinistro e il corrispondente ginocchio si stava gonfiando pericolosamente. In modo del tutto inconscio, infatti, nel rannicchiarsi aveva portato la parte sinistra del suo corpo leggermente più avanti della destra, condannandola a un impatto maggiore.
    Il contraccolpo, inoltre, l’aveva leggermente stordita, forse a causa di un ping pong della testa contro tutto il resto del corpo. Si schiantò contro qualche albero prima che quel doloroso volo si rallentasse e, quando la mente ricominciò a ragionare, richiamò le fronde degli alberi per fermare la sua corsa e limitare i danni. I rami la agguantarono come un guantone da baseball – tanto per continuare la similitudine – e la adagiarono al terreno.
    Appoggiò prima la gamba destra al suolo, facendo una smorfia di dolore quando appoggiò anche la sinistra. Si pulì il sangue dalla bocca, che era suo purtroppo, e si sganciò il mantello ormai ridotto a brandelli dalle spalle. Lo usò immediatamente per pulirsi da quell’orribile pece che era rimasta sulla sua Armatura.

    Guarda come ha conciato il mio nuovo mantello da Cavaliere. Sono uno schifo e al primo attacco sono già totalmente impresentabile. Dover combattere un avversario che vomita pece da tutti i pori, è una situazione che non posso tollerare.

    Maledì il nemico per quello che le aveva fatto, sembrando più preoccupata della sua immagine che dei danni effettivamente subiti. Anche se, diavolo, quanto facevano male. Lei, però, odiava esser presa a tronchi in faccia tanto quanto essere sporca e in disordine. Strinse i denti per la rabbia e la repulsione, per poi continuare nella sua personale missione: sbarrare la strada all’invasore e ridurlo all’inutilità. Mise da parte la sua fobia perché c’era troppo in ballo e non poteva assolutamente cedere il passo. A poca distanza da lei, infatti, un piccolo agglomerato di case in cui abitavano dei civili era testimone inerme di quel macabro spettacolo. Doveva farcela, a qualsiasi costo.

    Non mi farò sconfiggere così. Non avanzerete oltre.

    E ovunque l’avversario fosse stato, seppur non in grado sentire direttamente quelle parole a causa della distanza, ne avrebbe comunque pagato le conseguenze. Astra setacciò con lo sguardo la foresta ormai parzialmente distrutta, per poi socchiudere gli occhi alla vista del nemico. Si sarebbe tenuta bassa per non diventare un bersaglio facile e per provare a confondersi tra i detriti. Avrebbe, quindi, fatto fluire il suo cosmo nel terreno, con l’obiettivo di coprire l’area in cui l’invasore si trovava. Nel frattempo, i venti si sarebbero fatti impetuosi, fino a diventare una violenta tromba d’aria che avrebbe cercato d’investire l’avversario. Tale tromba d’aria avrebbe cominciato a vorticare per caricarsi, quasi stesse prendendo la rincorsa, per poi cercare di abbattersi sull’invasore dall’alto verso il basso, in diagonale. Lo scopo era quello di tenere o – ancora meglio – aumentare la distanza tra i due e, allo stesso tempo, schiacciarlo il più possibile al terreno. Non dimentichiamoci, però, del cosmo che, fluendo nel sottosuolo e accompagnato dalla viola Ametista, avrebbe cercato di erompere dal basso in decine di spuntoni mortali, perforanti e debilitanti. Tutti diretti al bersaglio grosso. Se tutto fosse andato come pianificato, una trappola a sorpresa avrebbe aggredito lo Spectre da sotto i suoi stessi piedi, cercando questa volta d’impalarlo. Letteralmente. E gli Spiriti della Natura che ancora una volta la aiutavano, avrebbero cercato di rendere quell’inganno ancora più subdolo, cercando di distrarre l’attenzione e relegare l’avversario in una posizione favorevole al Cavaliere di Delta Uma. Lo Spectre si sarebbe sentito tra l’incudine e il martello, incapace di scegliere il male minore forse perché un male minore non c’era.

    La Foresta di Ametista è piena dei resti degli invasori che sono stati così stupidi da tentare di violarla. Se non volete cedere il passo, voi sarete il prossimo.

    Calma Astra, cerca prima di sopravvivere. Alla spavalderia ci pensiamo dopo.
    4qm52ko
    narratoparlato pensato gunther soldato
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO ♦ Ossa del braccio sinistro incrinate, ginocchio sinistro gonfio con conseguente temporanea difficoltà a camminare. Vari traumi ed ematomi minori sparsi su tutto il corpo, ma principalmente concentrati su braccia e gambe.
    STATUS MENTALE ♦ Che schifo tutta questa peceee!
    STATUS CLOTH ♦ Ha preso un bel colpo, ma non molla.
    RIASSUNTO AZIONI ♦ Adoro i contrattacchi, ma quando li faccio io con Bart xDD Mi becco il colpo in pieno, senza fare in tempo a imbastire nessuna difesa efficace, se non un piccolo saltello e il mettermi in posizione fetale (alla fine sei partito dalla distanza, 150 metri, quindi un minimo di mio movimento istintivo ci sta). Questo mi permette per lo meno di non finire schiacciata del tutto, ma di diventare come una palla da baseball sparata fuori campo. Tanto male a braccio e gamba sinistra, sputo sangue, ma le fronde degli alberi che mi vogliono tanto bene mi agguantano e mi posano a terra. Do di matto per la pece ovunque, che mi pulisco col bel mantello una volta bianco, e poi riparto all’attacco rimanendo accucciata tra i detriti causati dalla tua esuberanza. Questa volta sfrutto gli Spiriti della Natura per scatenare una violenta tromba d’aria con lo scopo di tenerti a distanza, distrarti e schiacciarti a terra [AD]. Nel frattempo il mio cosmo supportato dall’Ametista fluisce nel terreno per cercare di coglierti di sorpresa da sotto e scatenare tutta la forza della mia personale Foresta di Ametista [AF]. Lo scopo di tutta l’azione è continuare a tenerti lontano da Asgard e dal centro abitato – nonché lontano da me :mke: – e farti diventare uno dei tanti macabri addobbi della Foresta impalandoti sul posto e/o continuando la debilitazione.
    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


    TECNICHE
    ♦ Foresta di Ametista ♦
    Tecnica che prende il nome dalla foresta che i Megrez custodiscono da generazioni. Il colpo s’ispira alle gesta dell’elfo Eroe da cui la famiglia prende il nome. Astra, espandendo il cosmo, genererà in tutta l’area di effetto una serie sconfinata di spuntoni di Ametista dal terreno, di diverse misure, come a ricreare una vera e propria foresta di mortale bellezza composta dal minerale viola. Queste grezze lance di cristallo avranno lo scopo di trafiggere l’avversario e di privarlo dell’energia vitale al minimo contatto. Più le ferite saranno gravi o in gran numero e più l’effetto debilitante di questa particolare Ametista si farà sentire, generando una spossatezza difficile da contrastare e potenzialmente letale.
    Una possibile e ancor più pericolosa variante consiste nello scatenare violente, numerose e violacee esplosioni cosmiche in aggiunta ai costrutti di Ametista, per cercare di annichilire qualsiasi cosa si trovi nell’area di effetto.

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    III

    Esso lasciò andare le radici, guardandosi intorno con disinteresse. La polvere e i frammenti di foresta stavano ancora cadendo attorno al suo corpo e alla posizione, assieme ad una vaga pioggerellina nera provocata dalla pece che aveva diffuso ovunque con il suo assalto sfrenato. Sentiva tra le fauci il vago sapore di rosso, provocato dall'aver subito pienamente l'assalto di quelle cose colorate che gli erano volate addosso mentre correva verso la fonte del suo fastidio, che una volta che l'aveva colpita ben bene, aveva appurato non fosse l'umano con lo scudo che bramava distruggere. Quell'individuo umano femminile era solo un fastidio che si era posto sulla sua via mentre si dirigeva a portare inusitata distruzione a quelle costruzioni lontane. Spostò lo sguardo su quelle mura solo un po' più in la. Avrebbe potuto riprendere a correre in quella direzione, tuttavia era perfettamente conscio che non glielo sarebbe stato permesso. Il metallo che ricopre gli umani di quel tipo era sempre stato troppo robusto per permettergli di porre fine a tutti i suoi scontri in un solo attacco.

    Perciò si limito a fare fluire la sua energia oscura dal suo corpo, generando una massa simile ad una fiamma purpurea attorno alla sua figura che cominciò a fare vibrare il terreno devastato e deformare l'atmosfera a immediato contatto con il suo corpo. Questo lo rese una massa crepitante di colore malevolo suppurante pece. Quest'ultima continuò a colare a getto similmente ad una cascata attorno al suo corpo, diffondendosi sempre di più divorando la distanza attorno a se. Alberi e piante - ancora in piedi o spezzate - cominciarono immediatamente a marcire e i vapori del liquido caldo si elevarono immediatamente nell'aria fredda di quel luogo generando volute di vapore che si innalzarono fino al cielo. Esso rimase in piedi, ingobbendosi in avanti. La pece sul suo corpo cominciò a diventare pesante. Arti eruttarono dalla pellicola nera che ricopriva il suo corpo.

    L'aria cominciò ad urlare e il vortice si abbatté su di esso ma non oppose alcuna resistenza venendo schiacciato sdraiato a terra, ormai esso aveva già una discreta esperienza su come combattevano gli umani o le altre creature di questi tempi. Ormai aveva capito che spesso la prima cosa a volargli incontro non era il vero attacco, così esso semplicemente continuò a fare eruttare pece dal suo corpo, che il vento continuò a spargere ovunque e nebulizzare, creando una vaga nebbia nera nella zona circostante. Ogni istante che passava stava trasformando quella foresta in una palude tossica.

    All'ululare del vento si aggiunse un altro suono. Orribile, prolungato, accompagnato da schiocchi e suoni umidi. Dalla pece sul suo corpo i morti scivolarono fuori intrecciandosi, spezzandosi e annodandosi in una forma orribile e terrificante. Una massa putrida di arti brancolanti nell'aria, occhi compressi in un unica massa sorretta da altre mani in una orribile parodia di una testa mentre il corpo principale dello spectre rimase all'interno di tutto ciò, schiacciato da vari strati della stessa carne chiamata nel campo di battaglia.

    ejvagpx



    Strati di carne vennero strappati via dal vortice che stava schiacciando quell'orrore semovente a terra, ma dalla pece sul corpo principale altra ne veniva prodotta continuando a ingrandire la sua forma e a opporsi al vento. Le punte colorate sorsero dal terreno ed esso nemmeno le vide, schiacciato dalla sua stessa orribile carne, ma quest'ultima era impregnata del suo potere e fece da prima difesa contro quell'assalto proveniente dal basso. Vari arti posticci vennero strappati via dalle lame, altri si impigliarono nella massa sollevandola da terra e spingendola contro la tromba d'aria. Altre ancora arrivarono così in profondità da raggiungere il metallo e stridere contro di esso in scintille che vennero subito soffocate dagli icori dei morti. Esso sentì svariati impatti sul suo corpo da parte di qualcosa dotato di grande potenza, che continuò a stridere sul suo metallo mentre passava oltre e cresceva nella carne malevola. Nuovamente ci fu quella sensazione che forse doveva essere dolore in vari settori della sua carne principale, unita dal continuo pulsare provocato dall'offesa. Sentì nuovamente quella strana sensazione, il sentire la sua forza e la sua vitalità venire risucchiate dalla sostanza colorata con cui aveva fatto nuovamente contatto. Il metallo che ricopriva il suo corpo lo faceva in modo quasi integrale, quindi la sua carne subì solo contraccolpi ed impatti sotto di essa, non ci furono tagli o altro. Tuttavia la sua carne interna aveva ricevuto una chiara offesa. Sentì il pulsare diffondersi, segno che il rosso aveva cominciato a diffondersi all'interno. Se stesse scorrendo anche sul suo corpo non poteva dirlo, grondante pece com'era ora. Le cose bianche ne furono sicuramente sballottate.

    La carne che lo ricopriva esplose, diffondendosi in ogni direzione e disperdendo gli ultimi stralci della tempesta, rimanendo però impalata nella nuova foresta che vide quando esso tornò alla luce. Sospeso su di una impalcatura di corpi dei morti annodati sulle punte che ora si ergevano. Si guardò rapidamente attorno. Sotto i suoi piedi vi era la carne dei morti della palude stigea, ma ovunque vi erano quelle punte colorate che avevano sostituito gli alberi. Associò ad essi altra di quella sensazione di risucchio che aveva notato si stesse accumulando. Le sacche nel suo petto stavano divorando aria un po' più rapidamente di quanto si stesse aspettando. Odiava quel limite della sua forma umana. Voltò il capo verso la città.

    Flesse gli arti inferiori, accucciandosi contro la base che la sua difesa precedente aveva creato. Tutta la forza si liberò in modo esplosivo diagonalmente, scagliando il suo corpo a massima velocità verso la città, portandolo a compiere una lunghissima parabola che oltrepassò la foresta di gemme e nuovamente nel rimanente tratto di foresta che lo separava dalla città. Il suo atterraggio fu inaspettatamente agile, persino per se stesso, come se la sua carne conoscesse tale movimento. I suoi arti superiori furono i primi a toccare terra, piegò la schiena e il suo movimento fu trasformato in una serie di capriole a terra. Il suo corpo appallottolato poi si srotolò rialzandosi senza rallentare e piantò l'arto inferiore a terra cominciando immediatamente a correre verso la città continuando a lasciare pece dietro di sé. Dopo circa una quarantina di metri all'appoggiarsi dell'arto inferiore sinistro impresse una rotazione al torso voltandosi completamente, di sorpresa. Gli arti superiori si erano raccolti ai fianchi in questo movimento. Ritrovatosi puntato nuovamente verso la scena della battaglia gli arti scattarono in avanti, con le propaggini completamente spalancate. Il suo potere violaceo esplose in avanti, accompagnato da una violentissima onda d'urto generata dalla sua cruda forza fisica che avanzò con il rombo di un tuono implacabile, sradicando alberi, smuovendo la pece prodotta in un disgustoso tsunami brulicante braccia di morti. Gli umani sono soliti proteggere le cose. Se fosse corso a massima velocità verso ciò che stava proteggendo forse si sarebbe distratta quel fatale attimo per colpirla con il suo attacco, dotato di incredibile forza di impatto. Inoltre in seguito, la pece trascinata in avanti avrebbe cercato di afferrarla mediante gli arti dei morti che brancolavano in essa. Sferrato il suo attacco, sfruttò il contraccolpo della propria onda d'urto per scagliarsi all'indietro e voltarsi a mezz'aria e riprendere a correre verso gli umani.


    MgG1zA9

    BEHEMOTHiv | spectre | Rossa
    fisicamente | Costole incrinate, tette ammaccate, organi addominali acciaccati, capoccia danneggiata, svariati ematomi e inizio di sanguinamento interno in giro, ulteriore accumularsi di assorbimento, per ora mitigato dalfatto di essere for res strao.
    mentalmente |
    status surplice |

    riassunto azioni | mi ricopro di quella che finché ho questo pg ormai chiamerò l'armatura de li mortacci tua per colpa di asarthur, subisco sia ad che af, poi scoperchio il mucchio di cadaveri usando il resto come piattaforma impalata dalle puntone di ametista. Poi balzo con forza strao lunghissimoooooooo verso la città oltre la tua foresta di ametista continuando a correre a massima velocità verso la città. Poi sperando che tu abbia panicato e cominciato a seguirmi mi giro al volo e ti tiro una mega onda d'urto di cosmo e forza strao con le manozze spinte in avanti (movimento alla great horn giusto per dare l'idea), sfruttando poi la suddetta onda d'urto per riprendere a correre.

    abilità
    annihilation engine
    Behemoth è una macchina di annientamento planetario adoperata dai Daimon prima della guerra con i grandi maligni, e come tale dispone di caratteristiche fisiche inarrivabili per creature ed entità che dispongono di una analoga estensione cosmica. La potenza esplosiva e il peso dei suoi colpi è moltiplicato per innumerevoli volte ed un solo pugno è capace di devastare il terreno con violenza inaudita. La sua forza è semplicemente immensa, ed aumenterà solo con il crescere del potere a sua disposizione. La forza dei suoi movimenti è tale da essere in grado di trascinare l'aria o altre sostanze più o meno fluide nelle onde d'urto dei suoi attacchi. Ciò risulta in svariate opzioni che non richiedono immediato e diretto contatto dei suoi colpi sul nemico.
    Distruggere un pianeta da soli non è un compito semplice o rapido, per questo Behemoth è stato creato per poter combattere per periodi indeterminati di tempo. Come la sua forza, anche la sua resistenza fisica è semplicemente immensa. Il dolore per Behemoth è poco più di una constatazione, l'unico modo per fermarlo del tutto è abbatterlo. Il fatto che ora sia uno spectre non aiuta.

    carrion
    Behemoth è l'incarnazione dell'odio per tutto il creato. Odio non è una semplice parola in questo caso, è una dimensione fisica e misurabile. La sola presenza di Behemoth è malsana per ogni essere vivente e non, è come fissare un buco nero e essere inondati dalle radiazioni che emette. L'odio di Behemoth è così totale ed assoluto da suppurare dal suo corpo costantemente in una sostanza disgustosa simile a pece. Nera come l'abisso, in grado di assorbire ogni tipo di luce, la pece è una sorta di corruzione fisica e spirituale di tutto ciò che è senziente. Negli inferi Behemoth ha preso dimora nella palude stigea, o meglio, è stato lui stesso a crearla con la sola presenza. Lo stagnare delle acque è stato corrotto dall'essenza di odio generando la terrificante singolarità nera che appesta gli inferi. La pece segue Behemoth ovunque vada, generandosi continuamente dal suo cosmo e lordando tutto quello che tocca, ma di suo non ha nessuna vera capacità. Ciò che conta è ciò che si nasconde al suo interno: i morti.
    La pece è un portale per fare sì che i peccatori della palude stigea si manifestino nella realtà materiale. Possono uscire da essa completamente e marciare nella terra dei vivi, o arrancare parzialmente fuori con il torso o gli arti. I loro corpi sono macilenti e sproporzionati, i volti tirati in orribili smorfie di rabbia e dolore. Dove non si sono ancora putrefatti, ovviamente. Ognuno di questi morti animati è completamente lordato dalla pece dello stige al punto da apparire come orrori neri difficili da scorgere. I morti sono completamente sotto il controllo di Behemoth e possono servire lo spectre in svariati modi, oltre ad attaccare con denti e artigli. I morti e i loro corpi sono saturi del potere della pece al punto da essere considerati costrutti cosmici. Se necessario Behemoth può usare la pece per mimetizzarsi nell'ambiente circostante e nascondersi nelle ombre.




     
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    ♦ post III ♦ DEPLOY 2 astra ♦ custode di megrez ♦ energia Rossa


    È un mostro. Peggiore dell’abominio più corrotto che io abbia mai visto.

    Quello fu il primo e naturale pensiero che affollò la sua mente, mentre l’invasore si stava preparando a incassare il suo colpo dai riflessi violacei. La pece che continuava a sgorgare dal suo corpo sembrava viva, e con orrore Astra scoprì che quella non era solo una sensazione. Il nero intorno allo Spectre era costituito da corpi umani, probabilmente non più vivi, i cui arti si affollavano gli uni sopra gli altri in modo orribile e incessante. Sapeva che i guerrieri degli Inferi erano devoti al Dio Ade, ma non avrebbe mai pensato che potessero arrivare a tanto. Un brivido le corse lungo la schiena, mentre stringeva i denti per convincersi a non vomitare.

    Dannazione.

    Con suo estremo ribrezzo, qualcosa si mosse nel suo stomaco e fu necessario un grosso sforzo di volontà per non imbrattare la Foresta di Ametista con quello che aveva mangiato quel giorno. Si portò una mano alla bocca, mentre quell’ammasso putrescente di corpi assorbiva con terrificante efficacia la sua offensiva. La giovane Megrez, però, fu soddisfatta nel constatare che il minerale di cui lei era padrona aveva ancora una volta ghermito le carni del nemico, aumentando sempre più il sangue che lo imbrattava e, immaginava, anche il progressivo indebolimento dovuto all’effetto collaterale.
    Le sorprese, però, non potevano essere finite lì. L’avversario, infatti, si liberò a fatica da quell’ammasso di pece, corpi e Ametista per poi... spiccare un salto? Esatto, come se non avesse alcun interesse per il Cavaliere di Delta Uma, l’invasore sembrò ignorare il loro scontro per addentrarsi ancor di più in quel di Asgard.

    Maledetto.

    Astra osservò quell’azione così improvvisa e inaspettata con gli occhi sgranati, mettendo insieme i pensieri solamente un istante dopo.

    Il villaggio.

    E brava la nostra Megrez. La ragazza ripercorse mentalmente ciò che era accaduto fino a quel momento, ricordando quell’avanzata perentoria e impazzita. Certo, aveva intuito che l’avversario volesse violare il perimetro dei territori del Nord, ma non s’immaginava che avesse un obiettivo così preciso. Inoltre, come aveva fatto a percepire quel gruppo di vite innocenti così distanti da dove si trovavano? Forse la distruzione arrecata alla Foresta aveva agevolato la sua vista, oppure l’invasore era dotato di una percezione più fine e razionale rispetto alla follia che dimostrava. Poco importava, in ogni caso, perché non c’era un istante da perdere.
    La ragazza partì all’inseguimento, sospinta dai venti degli Spiriti della Natura, cercando di non perderlo di vista ma nemmeno di avvicinarsi troppo. Non aveva bisogno, infatti, di raggiungerlo o superarlo finché fosse rimasto nel suo raggio di azione. Cercò in tutti i modi di tenersi lievemente sospesa dal terreno, mantenendo una traiettoria non lineare, ma la pece che lo Spectre aveva lasciato dietro di se la fece rallentare. Braccia in decomposizione cercavano ogni istante di afferrarla, costringendola a un’avanzata difficoltosa. E quando pensava di aver accorciato a sufficienza la distanza, a qualche decina di metri, le carte in tavola cambiarono nuovamente.

    AAAH!

    Astra urlò con tutto il fiato che aveva in gola quando si vide travolta da una furia senza precedenti. Incrociò le mani di fronte a lei, creando una sfera di cosmo e Ametista che la avvolse interamente. Non ebbe molto spazio di manovra vista la pece che l’aveva man mano rallentata, quindi quella bella pallina violacea fu investita da quella che sembrava la fine del mondo. Il costrutto resistette stoico, ma non a lungo. Il potere impresso in quell’offensiva sembrava molto simile a quello dalla giovane Megrez, ma aveva dannatamente una marcia in più. La ragazza strinse i pugni e infossò il viso tra le sue braccia, preparandosi all’inevitabile.

    Che Odino mi aiuti.

    Ci sarebbe voluta tutta la benedizione del Dio norreno per farla uscire indenne da quella situazione, ed era sicura che non avrebbe mai avuto quel lusso. La sfera protettiva, quindi, si crepò, per poi andare in mille pezzi. Il contraccolpo e l’onda d’urto impattarono in modo così forte da farle perdere la posizione, costretta a spalancare le braccia e prendersi la parte finale di quell’attacco in pieno petto.

    A-AH.

    Non riuscì nemmeno a gridare, perché il rumore delle sue costole che s’incrinavano la fece ammutolire dal dolore. La sua Robe, lamentandosi anch’essa per l’orribile esperienza, le salvò la vita, evitando che il suo corpo si accartocciasse come una scatola di cartone. Annaspò nell’aria, agguantando due grosse schegge di quella sua difesa che ormai era un ricordo, per poi piantarle nel terreno e frenare il suo volo. Il sangue usciva copioso dalla sua bocca, tanto che il suo sapore era diventato familiare. Era ammaccata, nuovamente sporca di pece, Ametista e residui della Foresta. Strinse gli occhi a una piccola fessura trattenendo le lacrime che lottavano per uscire, ma si rese conto che non aveva nemmeno il tempo soffrire in pace.
    Certo, avrebbe potuto lasciare che quel folle invasore si addentrasse ad Asgard, demandando alle altre difese del palazzo reale di intercettarlo a dovere, ma nessuno avrebbe fatto in tempo a evitare la catastrofe che si stava per compiere. Nessuno sarebbe riuscito a impedire la mattanza di quel primo villaggio di asgardiani che si trovava al perimetro esterno delle loro terre.
    Ringhiò sommessamente, atteggiamento che non avrebbe mai tenuto alla presenza di qualcuno, proprio a dimostrare a se stessa la sua convinzione e la sua rabbia.

    FERMATI!

    Gridò quell’unica parola sovrastando i rumori della Foresta e dell’avanzata nemica. Un’unica parola che non costituiva una richiesta, ma un ordine perentorio. Astra era certa che non sarebbe servito a nulla, vista la pazzia di quel momento, ma sarebbe comunque stato fondamentale per lei. Aveva bisogno di quella spinta in più per non rannicchiarsi a terra piangendo dal dolore. Aveva disperato bisogno di un motivo per combattere mettendo a rischio la sua stessa vita. E la difesa del suo popolo, nonché l’onore della sua carica, fecero proprio al caso giusto.
    Agì immediatamente, dalla distanza ma prima che l’avversario lasciasse la sua massima area d’influenza cosmica. Allargò le braccia e una sottilissima nebbia viola avrebbe cominciato a fluire dal suo corpo per poi spostarsi alla massima velocità verso lo Spectre, sospinta dal vento degli Spiriti della Natura. Quella non era la stessa nebbia che aveva accolto l’invasore poco prima, creata dalla semplice umidità dell’aria, ma una nube costituita da pulviscolo di Ametista. Quell’insidiosa tecnica era chiamata Nebbie Viola di Asgard e prendeva il nome da uno dei fenomeni più mortali della Foresta tanto sacra ai Megrez. Si raccontava, infatti, che i visitatori indesiderati non morissero solo dopo essere stati intrappolati nel minerale viola. No, alcuni venivano trovati esanimi senza apparente motivo. E quel motivo non era altro che una nebbia speciale, difficile da distinguere, che se inalata poteva portare al soffocamento ed era in grado di agire direttamente all’interno del corpo creando un effetto debilitante devastante, difficilmente contrastabile.

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    Quella tecnica univa alla perfezione Ametista e Spiriti della Natura, facendoli collaborare come assassini gemelli. Il pulviscolo, infatti, avrebbe cercato di avvolgere l’avversario, con l’obiettivo di insinuarsi nelle sue vie respiratorie grazie ai venti che lo avrebbero spinto nella giusta direzione. Probabilmente battere le mani, seppur con inumana violenza, non sarebbe servito a molto quella volta.

    Vieni qui, mostro.

    Pronunciò quelle parole quando decise che non poteva finire tutto così facilmente. Eh no, perché mentre la nebbia avrebbe cercato di rendere inoffensivo lo Spectre, Astra avrebbe espanso il suo cosmo in lontananza per creare una cupola di Ametista, di circa venti metri di raggio, con lo scopo di bloccare l’avanzata dell’avversario. Una cupola che si sarebbe creata dal suolo, allo scopo di interrompere la sua corsa, presentandosi inizialmente come un semplice muro per poi rivelare la sua curvatura e cercare d’imprigionare quella furia scatenata. L’obiettivo ultimo era quello di rinchiuderlo in una gabbia senza finestre, amplificando la concentrazione delle Nebbie Viola di Asgard, così da aumentarne l’efficacia in un luogo circoscritto.
    Vista la reazione alla nebbia innocua creata dalla giovane Megrez al loro primo incontro, Astra sperava che il nemico rivolgesse nuovamente la sua furia verso di lei, distogliendola da Asgard. Oh, certo, una speranza che sarebbe stata utile solo se l’Ametista non avesse fatto il suo dovere fino in fondo. Respirare quella nube viola, infatti, così subdola da agire all’interno del corpo, avrebbe potuto mettere in difficoltà chiunque. E un nemico già debilitato, seppur molto forte, avrebbe probabilmente faticato nel sopportare quell’ulteriore insidia se colpito dove aveva meno opzioni di difesa.

    Anf, anf...

    Astra continuava a respirare a fatica a causa delle ferite subite e dell’energia impiegata in quello scontro. La stessa cosa, però, sarebbe potuta capitare di lì a poco a quello Spectre all’apparenza inarrestabile.
    Ma era per davvero così inarrestabile? L’avrebbe scoperto a breve.
    4qm52ko
    narratoparlato pensato gunther soldato
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO ♦ Ossa del braccio sinistro incrinate, ginocchio sinistro gonfio con conseguente temporanea difficoltà a camminare. Vari traumi ed ematomi minori sparsi su tutto il corpo, cui si aggiungono alcune costole incrinate. Stanchezza dovuta al dispendio di cosmo per far fronte a un nemico instancabile (Astra non ha resistenza straordinaria xDD) e alla difficoltà a respirare a causa delle ferite al torace.
    STATUS MENTALE ♦ Torna qui :addit:
    STATUS CLOTH ♦ Non fa male, non fa male. A tutto, però, c'è un limite.
    RIASSUNTO AZIONI ♦ Quasi vomito alla vista della tua difesa e poi mi stupisco del tuo balzo. Faccio due più due e credo di capire cosa vuoi fare, dannato. Allora parto al tuo inseguimento, ma la pece mi rallenta e quando sembravi a portata di mano, parte il tuo attacco. Mi rifugio in una sfera di Ametista, che però presto cede a cosmo e forza straordinaria. L’onda d’urto mi fa diventare un bellissimo aquilone, facendomi beccare la fine del colpo in pieno petto. Costole ciao ciao e la Robe fra un po’ mi manda a quel paese. Sanguino, provo immenso dolore e vorrei piangere, ma io sono Astra Megrez, dannazione, e devo salvare Asgard. Così, sospinta dall’orgoglio e dall’onore, cerco di fermarti con qualcosa che immagino darà fastidio a Behemoth: la nebbia (questa volta diversa, però) :kuku: Ho notato la tua prima reazione e cerco di sfruttarla come esca per farti tornare sui tuoi passi. Nel frattempo, in ogni caso, cerco di sospingerti il sottile pulviscolo di Ametista nelle tue vie respiratorie grazie agli Spiriti della Natura (le Nebbie Viola di Asgard sono un connubio delle abilità di Astra) per soffocarti e debilitarti over 9000 dall’interno [AF]. Poi creo una cupola di Ametista per cercare di fermarti e magari imprigionarti [AD]. L’attacco debole si presenta prima come un accenno di muro, per poi rivelare la sua curvatura e il suo obiettivo d’imprigionarti. Il concetto è semplice: gli spazi chiusi o comunque limitati potrebbero aiutare gli effetti della nebbia, concentrandola in una zona ben precisa ed evitandone l’eccessiva dispersione.
    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


    TECNICHE
    ♦ Proteggere l’Eredità dei Megrez ♦
    Tecnica di difesa in grado di sfruttare le abilità che hanno reso la casata dei Megrez la più temibile famiglia di Asgard: l’Ametista, gli Spiriti della Natura o una loro combinazione. Astra creerà una sfera, una cupola, un muro, una teca o una qualsiasi forma difensiva costituita dal suo cosmo e dal mitologico minerale viola di cui è signora. Tale costrutto potrà essere rafforzato dalla Natura stessa, aggiungendo alla protezione alberi, radici, terra, roccia o qualsiasi elemento naturale si trovi nel raggio di azione del Cavaliere.

    ♦ Nebbie Viola di Asgard ♦
    Si dice che nella Foresta di Ametista gli intrusi non morissero solamente dopo essere stati intrappolati dall’Ametista. Alcuni indesiderati visitatori venivano ritrovati semplicemente privi di vita al suolo, senza segni visibili di violenza. Solo in pochi conoscevano il vero motivo, così semplice da comprendere una volta scoperto il segreto. La Foresta accoglieva gli ignari malintenzionati con una nebbia composta di finissimi granelli di Ametista che venivano inalati al primo necessario respiro. Il minerale raggiungeva l’interno del loro corpo, debilitandolo in modo inesorabile fino alla morte.
    Questa tecnica replica questo macabro principio, creando un sottilissimo e difficilmente percepibile pulviscolo di Ametista che cercherà di avvolgere l’avversario avendo un unico scopo: cercare di farsi inalare. Se l’avversario respirerà questi granelli, essi agiranno dall’interno del suo corpo (quasi certamente più indifeso rispetto all’esterno) per cercare di debilitarlo e – se inalati in grande quantità – di soffocarlo. La tecnica, già così insidiosa, potrebbe anche essere supportata dagli Spiriti della Natura, creando, per esempio, una nebbia naturale di goccioline d’acqua per nascondere i granelli di Ametista o una folata di vento per spingerli direttamente verso le vie respiratorie del nemico.

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    Esso stava continuando a correre quando la nebbia lo raggiunse. Intuì solo una cosa, ovvero che un altro attacco stava arrivando come era giù successo prima. Tuttavia in quell'istante non sapeva dove fosse precisamente il suo avversario, perciò non poteva nuovamente corrergli incontro come prima. Era così vicino al suo obiettivo, in lontananza poteva già sentire l'inizio di grida sulle mura mentre lo scontro si avvicinava sempre di più alla zona abitata. Ad un certo punto sarebbero stati così vicini che l'utilizzare il pieno potere da parte dell'umana avrebbe messo a repentaglio l'esistenza di quelle disgustose creature. Gli umani sono prede così semplici dopotutto. La nebbia lo raggiunse del tutto e stavolta aveva un colore differente. Un odore differente. I suoi arti superiori si allargarono nuovamente preparandosi a disperderla per poi riprendere a correre, ma fu costretto a fermarsi. Con un gran frastuono una parete si palesò di fronte ad esso, estendendosi sia verso l'alto che ai lati. Cercò immediatamente di scartare a lato ma in quel momento la curvatura della struttura si palesò, costringendolo a fermarsi del tutto e perdere preziosi istanti a rivalutare la propria traiettoria. Fu quello il momento in cui la cupola si chiuse attorno ad esso, bloccandolo nella sua area, con una ampia porzione di quella nebbia densa. Il colore della nebbia, unito a quello della gemma che costituiva la barriera, rese strana e confusa la sua visione, pitturata in tinte di un colore che lo infastidiva terribilmente.

    Lo spectre non era scarso nell'intelletto, ma era palesemente una creatura di istinto e di azione, perciò la sua prima reazione al palesarsi della barriera fu semplice e naturale, per esso. Abbatterla. Caricò il pugno all'altezza delle fauci e scaricò il colpo in avanti, impattando con la gemma. Grandi spaccature si diramarono lungo ogni parte attorno alla zona colpita, ma in quel momento esso realizzò che non stava colpendo con lo stesso vigore che la sua mente aveva immaginato. La nebbia venne ricacciata all'indietro contro i bordi opposti della cupola, per poi tornare subito su di esso. Si stava sentendo fiacco. Il suo torace ebbe uno spasmo cominciando a buttare fuori aria con violenza, assieme a bava e uno strano catarro addensato. Cadde in ginocchio,scosso sempre di più da questi spasmi mentre una sensazione bruciante e fastidiosa si diffuse all'interno delle sue sacche d'aria. Si ritrovò ad annaspare cercando di immettere atmosfera nelle sue sacche, con crescente difficoltà e quella sensazione di perdita di forze si accentuò notevolmente. Buttò nuovamente fuori bava addensata, e in essa, a risaltare sulla pece che si era addensata sotto di esso, oltre che sulla pece che ricopriva il suo corpo, notò un accumularsi di piccolissime particelle dello stesso colore di ciò che lo circondava. Fu quello il momento in cui realizzò l'inganno dell'attacco del nemico, infido e codardo. Era la nebbia stessa, era polvere di quella gemma che sembrava in grado di derubarlo della sua leggendaria forza. Scosso ancora dagli spasmi, esso si buttò a fauci aperte nella pece che si era accumulata in una pozza alta qualche decina di centimetri a causa del contenimento della cupola, affondando completamente prono nel liquido caldo, come se fosse stata la sua palude nell'averno.

    Assorbì il liquido nelle sue sacche come se fosse atmosfera, sentendone il calore penetrare nel suo corpo. Immediatamente la sua carne reagì cercando di espellerla invano poiché contraria al suo funzionamento. Sentì un diverso tipo di bruciore dovuto alla mancanza di gas adeguati nelle sacche, Dalla pece comparvero i morti, riempiendo il pavimento della cupola e cominciando immediatamente ad affondare gli arti macilenti nella terra lurida. Scavarono rapidamente, concentrandosi in un'unica zona affondando rapidamente. Anche lo spectre cominciò a scavare assieme ai morti e i loro arti divelsero terra, radici, rocce fino a che non sparirono dall'interno della cupola. Esso scese rapidamente, in diagonale in modo che la pece non lo sommergesse completamente per poi avanzare e rimanere per qualche istante in un piccolo avvallamento di terra che aveva creato, in cui cominciò a espellere forzatamente tutta la pece che aveva accumulato nei polmoni e nello stomaco, rigurgitando con suoni orribili che trascinarono con sé pagliuzze colorate fuori dal suo corpo. Gli spasmi delle sue sacche d'aria peggiorarono soltanto, divenendo forzati ed estenuanti, ma in tale modo aveva espulso gran parte della nebbia che era entrata nel suo corpo. Tuttavia era stato incauto. Lo riconobbe. Aveva compiuto un errore tattico dato dal non conoscere le capacità di quell'umana. Con il senno di poi aveva dimostrato capacità di controllare le correnti e di generare nebbia, aveva senso che fosse in grado di combinare la cosa con la gemma. Riprese a espellere pece e gemma dalle fauci, accompagnate dai succhi corrosivi del suo ventre. Nel frattempo i morti erano andati avanti nel loro scavare, mentre altri corpi si erano ammassati a chiudere l'accesso alla cupola in modo che la nebbia non li seguisse.

    In quel momento, esso capì che non poteva più subire con leggerezza altri colpi di quella gemma, in quanto capaci di privarlo della forza e della resistenza che aveva usato in primo luogo fino a quel momento per soverchiare gli umani. Lo stava rendendo debole. Come loro.
    Altri spasmi delle sacche d'aria. Aveva deciso che odiava particolarmente quella umana. Avrebbe agito di conseguenza. Estese il suo potere oscuro, raggiungendo l'interezza della pece che aveva disperso fino a quel momento e che rientrava nel suo raggio d'azione.

    Chiamò i morti. Una categoria particolare di essi, quelli più piccoli. Gli umani non ancora debitamente sviluppati, quelli che non venivano mai mandati in battaglia e che Esso scovava sempre quando invadeva le parti più protette di villaggi e fortezze. Ne aveva accumulati molti in tutto il suo tempo sui campi di battaglia. Non capiva perché, ma con l'esperienza aveva capito che utilizzarli aveva un certo effetto sulla mente degli umani. Piccoli arti cominciarono a sorgere dalla pece nella foresta, agitando le loro propaggini all'aria. Poi cominciarono ad emergere. Tanti piccoli corpi di diverse dimensioni, smunti, luridi di pece e dalle piccole fauci spalancate da gemiti acuti. Gli umani piccoli gemevano in modo diverso dagli adulti, in modo più prolungato, continuo. Alcuni di loro erano così piccoli che se non ci fosse stato ilpotere dello spectre a sorreggerli non avrebbero nemmeno potuto alzarsi sugli arti inferiori. In pochi istanti l'intera foresta echeggiò di gemiti e pianti.

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    Dopo pochi momenti esso, continuando a scavare con sempre meno vigore, emerse a un paio di decine di metri di distanza dalla cupola, ed il suo potere esplose in una abbagliante sfera di energia oscura che allontanò ciò che rimaneva ancora della nebbia. Poi i morti si scatenarono, correndo in tutte le direzioni per dare la caccia all'umana, e una volta trovata l'intera orda di piccoli umani avrebbe cominciato ad inseguirla per afferrarla, colpirla, graffiarla e soverchiarla col loro immenso numero, sperando che la vista dei piccoli corpi rendesse difficoltoso agire per lo spectre, che a passo più lento e pesante riprese a avanzare verso gli umani, senza però dare veramente le spalle all'ultima posizione dell'umana.


    MgG1zA9

    BEHEMOTHiv | spectre | Rossa
    fisicamente | Costole incrinate, tette ammaccate, organi addominali acciaccati, capoccia danneggiata, svariati ematomi e inizio di sanguinamento interno in giro, grosso debilitamento, rallentamento nei movimenti e fiacca. Tosse convulsa
    mentalmente |
    status surplice |

    riassunto azioni | scavo verso il basso (essendo cupola senza pavimento specificato )e me ne vado per smettere di subire gli effetti della nebbia anche se ne ho aspirata un bel po, mi faccio lo sciacquino con la pece per tirare fuori tutto il glitter che ho aspirato, esco nuovamente fuori facendo una botta di cosmo per diradare la nebbia residua e poi faccio world war z versione rugrats mandandoti contro ondate e ondate di bambini zombie che vanno da età 0 a 10ish, quel range :zizi: che piangono urlano all that good shit :zizi: essendo solo i miei costrutti questi non hanno nessuna roba straordinaria.

    Mi volevo solo togliere lo sfizio di fare un attacco necromantico con questa cloth che finora ho solo dato PUNII e CALCII :ehsi:

    abilità
    annihilation engine
    Behemoth è una macchina di annientamento planetario adoperata dai Daimon prima della guerra con i grandi maligni, e come tale dispone di caratteristiche fisiche inarrivabili per creature ed entità che dispongono di una analoga estensione cosmica. La potenza esplosiva e il peso dei suoi colpi è moltiplicato per innumerevoli volte ed un solo pugno è capace di devastare il terreno con violenza inaudita. La sua forza è semplicemente immensa, ed aumenterà solo con il crescere del potere a sua disposizione. La forza dei suoi movimenti è tale da essere in grado di trascinare l'aria o altre sostanze più o meno fluide nelle onde d'urto dei suoi attacchi. Ciò risulta in svariate opzioni che non richiedono immediato e diretto contatto dei suoi colpi sul nemico.
    Distruggere un pianeta da soli non è un compito semplice o rapido, per questo Behemoth è stato creato per poter combattere per periodi indeterminati di tempo. Come la sua forza, anche la sua resistenza fisica è semplicemente immensa. Il dolore per Behemoth è poco più di una constatazione, l'unico modo per fermarlo del tutto è abbatterlo. Il fatto che ora sia uno spectre non aiuta.

    carrion
    Behemoth è l'incarnazione dell'odio per tutto il creato. Odio non è una semplice parola in questo caso, è una dimensione fisica e misurabile. La sola presenza di Behemoth è malsana per ogni essere vivente e non, è come fissare un buco nero e essere inondati dalle radiazioni che emette. L'odio di Behemoth è così totale ed assoluto da suppurare dal suo corpo costantemente in una sostanza disgustosa simile a pece. Nera come l'abisso, in grado di assorbire ogni tipo di luce, la pece è una sorta di corruzione fisica e spirituale di tutto ciò che è senziente. Negli inferi Behemoth ha preso dimora nella palude stigea, o meglio, è stato lui stesso a crearla con la sola presenza. Lo stagnare delle acque è stato corrotto dall'essenza di odio generando la terrificante singolarità nera che appesta gli inferi. La pece segue Behemoth ovunque vada, generandosi continuamente dal suo cosmo e lordando tutto quello che tocca, ma di suo non ha nessuna vera capacità. Ciò che conta è ciò che si nasconde al suo interno: i morti.
    La pece è un portale per fare sì che i peccatori della palude stigea si manifestino nella realtà materiale. Possono uscire da essa completamente e marciare nella terra dei vivi, o arrancare parzialmente fuori con il torso o gli arti. I loro corpi sono macilenti e sproporzionati, i volti tirati in orribili smorfie di rabbia e dolore. Dove non si sono ancora putrefatti, ovviamente. Ognuno di questi morti animati è completamente lordato dalla pece dello stige al punto da apparire come orrori neri difficili da scorgere. I morti sono completamente sotto il controllo di Behemoth e possono servire lo spectre in svariati modi, oltre ad attaccare con denti e artigli. I morti e i loro corpi sono saturi del potere della pece al punto da essere considerati costrutti cosmici. Se necessario Behemoth può usare la pece per mimetizzarsi nell'ambiente circostante e nascondersi nelle ombre.




     
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    ♦ post IV ♦ DEPLOY 2 astra ♦ custode di megrez ♦ energia Rossa


    Aveva intrappolato la bestia, ce l’aveva fatta. Era riuscita in un’impresa degna del suo rango, difendendo il perimetro di Asgard come sacro Cavaliere di Odino. In extremis aveva sommerso l’invasore con la sua nebbia, in grado di piegare anche le volontà più forti. La sua Ametista, inoltre, era riuscita dove ogni altra opzione era fallita: fermare la costante avanzata dello Spectre. Il costrutto di minerale viola aveva creato una vera e propria tomba per l’avversario, andando a incrementare esponenzialmente le possibilità di riuscita.
    Prigione chiusa. Obiettivo catturato e neutralizzato. Non male come prima missione per il palazzo reale. Avrebbe potuto...

    Non è possibile.

    Pensava di averne viste molte nella vita, avendo sperimentato la fine del mondo in prima persona e gli orrori della Corruzione. Aveva persino incontrato mostri, fantasmi e strani folletti. Era diventata Cavaliere di Asgard e stava cercando di smentire una profezia le cui origini si perdevano nei meandri del tempo. Eppure Astra era ancora in grado di stupirsi, in senso alquanto negativo. Quando tutto sembrava concluso, infatti, l’avversario dimostrò ancora una volta la sua capacità di resistenza e resilienza, superando dei limiti che sembravano invalicabili. Nonostante tutta la violenza, il cosmo e l’Ametista che le aveva scagliato addosso, lo Spectre diede sfoggio di un istinto del tutto fuori dal comune. Pensava di averla messa in trappola, incastrata tra il minerale e la terra. Un minerale che era apparso difficile da distruggere dopo i suoi effetti debilitanti. E invece no, quella speranza era molto lontana dalla realtà.
    La reazione dell’invasore, infatti, fu alquanto semplice e disarmante. Non era riuscito a proseguire dritto nella sua corsa, allora aveva optato per distruggere la ben più malleabile terra. Aveva scavato sotto la cupola per riemergere qualche metro fuori da quella viola prigione. Ed era emersa accompagnata dall’ormai inseparabile e orribile pece nera, costellata di cadaveri e corpi in putrefazione di tutte le forme.

    Oh.

    Uno stupore crescente si stampò indelebile sul volto sporco di sangue e detriti della giovane Megrez. Uno stupore che sembrava non avere fine. Lo Spectre, infatti, dopo aver diradato ciò che restava delle Nebbie di Asgard, diede fondo a un’energia soverchiante per passare di nuovo all’attacco. Astra era ormai convinta di averlo debilitato a sufficienza, considerando la quantità di Ametista che aveva assimilato l’avversario, ma a quanto pareva non era ancora abbastanza. E le speranze di una vittoria facile sembravano allontanarsi sempre più.

    Dannazione, e adesso cosa sta facendo?

    L’invasore diede nuova vita e nuova forma alla sua pece, circondandosi di quelli che sembravano non morti... bambini?! Non poteva esserne certa, vista la distanza e la stanchezza, ma era abbastanza chiaro che lo Spectre, quale fedele servitore di Ade, stesse dando fondo a tutto il suo subdolo e residuo potere per travolgere l’intera Foresta e Astra stessa. Quell’orda di piccoli zombie partì in una corsa sfrenata contro il Cavaliere di Delta Uma, sovrastando ogni rumore con i loro passi incessanti, ma soprattutto con le loro grida disperate.

    Che Odino ci aiuti.

    Era una delle cose più orribili che avesse mai visto in prima persona, quasi paragonabile alla strage perpetuata dalla Corruzione durante l’Armageddon. I piccoli corpi di quegli esseri sembravano davvero costretti a muoversi contro la loro volontà, nonostante la morte li avesse ghermiti da tempo. La violenza con cui avanzavano travolgendo tutto, però, era un chiaro segno dell’ordine omicida che quel mostro di guerriero aveva impartito loro. Avanzavano senza badare agli ostacoli, al dolore o alla fatica. Avanzavano per distruggere ogni cosa. Avanzavano per inghiottire la Foresta. Avanzavano per ghermire Astra.

    E che Odino mi perdoni, anche se questi bambini sono già morti.

    Quella constatazione non rendeva le cose più semplici. Lo stomaco le si rivoltò di nuovo, costringendola a tapparsi la bocca con una mano per non vomitare tutto quello che aveva in corpo. Era inorridita dal macabro spettacolo, ma era anche molto toccata per ciò che stava per fare. Ciò che doveva fare.
    Rimase immobile per evitare sprechi di energia inutili, ma richiamò il suo cosmo violaceo e pregò la sua Ametista di sorreggerla ancora una volta. Creò, quindi, di fronte a sé una palizzata costituita da pericolosi spuntoni di solido minerale che eruppero direttamente dal suolo. Un istante dopo, l’orda di bambini non morti si abbatté come un fiume in piena contro quella difesa così spinosa e insidiosa, finendo impalati come su un macabro spiedo gigante. Teste, braccia, gambe, ormai era diventata una carneficina indistinta di carne putrescente. Il sangue sporco, nero, scorreva a fiumi, mentre l’insistenza di quel gruppo di piccoli assassini cominciava a sfondare parte della palizzata.
    In quel momento la giovane Megrez capì che doveva porre fine alle sofferenze di quegli esseri, a costo di rischiare la sua stessa incolumità. Staccò un pezzo della sua cara Ametista, avendo difficoltà in quel preciso istante a crearne dell’altra, e si abbatté su quei pochi piccoli mostri che trabordarono da quella che sembrava a tutti gli effetti una trincea. L’ondata di una decina di quegli esseri sopravvisse alla distruzione della palizzata e le saltò addosso, mordendola e graffiandola in ogni punto scoperto dall’Armatura. I temerari che l’avevano aggredita puntando alla sua Robe, invece, finivano per perder denti e unghie senza però battere ciglio. Un numero incalcolabile di piccoli e grandi dolori cominciarono a invadere tutto il suo corpo, come se fosse caduta in una vasca di piragna affamati. Sentiva le sue carni violate e strappate, dovendo stringere i denti per non perdere conoscenza e per non cedere alla marea di morte.
    Uno spettacolo orribile che doveva finire. Astra infilzò uno a uno i rimanenti zombie con il pezzo di Ametista che aveva staccato dalla palizzata, infilandolo in ogni occhio, orecchio e gola che riusciva a raggiungere, per poi gettare i corpi ancora semoventi sulle punte delle pochissime lance superstiti di quello tsunami di carne.
    La Foresta era diventata un campo di battaglia costellato di macabri sacrifici. Sacrifici che una volta erano essere umani, bambini, e che adesso erano impalati a mucchi ormai indistinguibili nel nome di niente e di nessuno in particolare.
    La ragazza, nonostante l’orrore e l’emozione che provava, non versò nemmeno una lacrima. Probabilmente avrebbe pianto una settimana intera, giorno e notte, dopo quello scontro, ma non c’era tempo da perdere. Lo Spectre stava continuando ad avanzare verso il villaggio di asgardiani che si faceva sempre più dannatamente vicino. E mentre gli orrori che aveva appena neutralizzato senza apparente pietà erano già morti, gli abitanti delle sue terre erano ancora vivi, seppur in pericolo. Non avrebbe permesso un’altra strage. Non lo avrebbe di certo tollerato nel territorio che stava proteggendo mettendo in gioco il suo onore, il suo nome e la sua stessa vita.

    Quelle vite dipendono da me.

    Strinse i denti fino a sentire il sapore del suo stesso sangue in bocca, decisa a fermare una volta per tutte quell’abominio uscito direttamente dagli inferi. Richiamò gli Spiriti della Natura, scatenando il vento della Foresta. Con una spinta decisa in avanti, la giovane Megrez avrebbe superato tutti quei morti per avvicinarsi all’inarrestabile invasore. Con quel movimento, quasi come diretta conseguenza, avrebbe trascinato con sé una gran quantità di foglie e rami degli alberi ormai martoriati della Foresta. Sarebbe, poi, atterrata a circa cinquanta metri dal nemico, provando un dolore indicibile a tutto il corpo che era ormai allo stremo. Non avrebbe fatto alcun movimento inutile, se non una tremenda smorfia di sofferenza. Niente scenografici movimenti con le braccia, cambi di direzione o attacchi di supporto. No, avrebbe semplicemente lasciato fluire quel turbinio fittissimo ma inoffensivo di foglie e rami verso l’avversario, con lo scopo di attirare nuovamente la sua attenzione e disturbare la vista. Quello ovviamente non era il vero attacco, e l’azione che stava per compiere sarebbe stata ancora più subdola della nebbia utilizzata poco prima. Ormai non aveva più rispetto per quello Spectre.
    Insieme al turbine di detriti delle piante, infatti, si sarebbe mischiata la tecnica più temibile a disposizione del Cavaliere di Delta Uma: la Teca Viola di Ametista. Una tecnica che prendeva il nome dall’altra insidia della Foresta dei Megrez oltre alle nebbie debilitanti, cioè il minerale viola che intrappola senza via di scampo i visitatori indesiderati. Una trappola che non creava dolore e che illudeva di aver salva la vita finché non ci si ritrovava completamente intrappolati in una teca per il resto dei propri giorni.
    Astra, quindi, avrebbe mischiato le sottili schegge di Ametista con le foglie e i rami, sfruttando la peculiarità di non arrecare nessun particolare dolore se non un crescente senso di debilitazione e spossatezza. Quello che cercava di ottenere era anche solo di un istante in più di esposizione alla tecnica, così da massimizzare gli effetti che poteva avere sull’invasore. Progressivamente, infatti, se colpito, lo Spectre avrebbe cominciato a non poter più muovere gli arti, l’intero corpo magari, fino a immobilizzarsi e rimanere cristallizzato tutto o in parte nella sua personale bara. Considerando il livello di debilitazione già indotto al nemico, era difficile prevedere gli effetti della tecnica, che avrebbero potuto essere di parziale o, addirittura, totale immobilità. Era molto probabile in ogni caso che, se l’attacco non avesse sortito alcun effetto, si sarebbe trovata in grosse difficoltà a continuare la battaglia affrontando un mostro così incontenibile con le poche energie rimanenti. Insomma, la Teca Viola di Ametista doveva essere la livellatrice del loro scontro, riequilibrando l’inarrestabilità dello Spectre, altrimenti sarebbe stato meglio non pensare alle possibili conseguenze.

    Non posso lasciare nulla al caso.


    Ormai lo aveva capito: l’esito di quello scontro era troppo incerto. Non se lo sarebbe mai aspettato, così convinta delle proprie capacità, ma non era più il momento di misurare il limite delle sue abilità. C’erano delle vite in ballo e non poteva rischiare di metterle in pericolo come – per sua libera scelta – stava facendo con se stessa. Si toccò l’orecchio sinistro, attivando il dispositivo nanico di comunicazione di cui i guerrieri asgardiani si dotavano durante le missioni. Avrebbe spinto la sua richiesta di supporto fino al palazzo reale, certa di una pronta attivazione vista la già elevata allerta che si era creata per quella violazione del perimetro.

    Sono Astra Megrez, Cavaliere di Delta Uma. Chiedo immediatamente rinforzi. Il perimetro sud-est è a forte rischio di essere violato. Si tratta di uno Spectre di Ade. Ho già ingaggiato lo scontro, ma potrei non riuscire a proteggere i civili.

    Non accennò delle sue condizioni precarie, perché la cosa più importante era difendere le persone innocenti che non avevano scelto di rischiare la loro vita quel giorno.

    Meglio tardi che mai, cara Megrez. A volte quel suo orgoglio era la chiave giusta per superare ogni avversità. In quel momento, però, poteva rivelarsi fatale per alcuni abitanti del suo popolo.
    Forza Astra, ferma quella bestia. Anche se, di certo, era più facile a dirsi che a farsi.
    4qm52ko
    narratoparlato pensato gunther soldato
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO ♦ Ossa del braccio sinistro incrinate, ginocchio sinistro gonfio con conseguente temporanea difficoltà a camminare. Vari traumi ed ematomi minori sparsi su tutto il corpo, cui si aggiungono alcune costole incrinate. Ferite dolorose (e forse infette?) in quasi ogni parte del corpo non coperta dalla Robe. Stanchezza dovuta al dispendio di cosmo per far fronte a un nemico instancabile e alla difficoltà a respirare a causa delle ferite al torace. L’energia sta decisamente diminuendo, tanto da non permettere di effettuare alcun attacco debole a supporto del solo attacco forte.
    STATUS MENTALE ♦ E allora? Ti vuoi fermare o no?
    STATUS CLOTH ♦ Non fa male, non fa male. A tutto, però, c'è un limite.
    RIASSUNTO AZIONI ♦ Uso una palizzata costituita da Ametista (concentrata come zona intorno a me per non sprecare troppa energia) per impalare con enormi sensi di colpa i bambini. La scena si fa alquanto macabra, portando con sé tremende pippe morali che mi sognerò di notte. Alcuni dei piccoli zombi, in ogni caso, passano la trincea ormai distrutta e sono pure costretta ad abbatterli a mani nude (e un pezzo di Ametista), dopo aver subito morsi e graffi sparsi in tutte le parti non coperte dall’armatura. Alla fine – che tu e la tua pece siate dannati – si viene a creare un campo di battaglia costellato di zombie bambini impalati dalle lance di minerale viola. A quel punto, come una paladina della giustizia che veste alla marinara, grazie agli Spiriti della Natura (banale vento) mi porto oltre la trincea per avvicinarmi un po’, ma non troppo, atterrando con dolore a circa cinquanta metri da te. Nello spostarmi mi porto dietro un turbinio fittissimo di foglie e rami che ti scaglio contro in modo del tutto inoffensivo per attirare la tua attenzione, cercare di disturbare la vista e magari ottenere anche solo quell’istante in più per rendere la tecnica vera e propria più efficace (maggiore esposizione) [Diversivo]. La tecnica lanciata insieme a quello che chiameremo “fogliame di Asgard” è la Teca Viola di Ametista, che cercherà di debilitarti e, si spera, bloccarti sul posto una volta per tutte [AF] (almeno la smetti di avanzare dove non devi :addit:). La Teca è nella versione non dolorosa per meglio camuffarsi nel diversivo. Niente attacco debole perché sono troppo conciata. Infine, cerco di contattare il palazzo reale per chiedere di rafforzare il perimetro e perché so che tu di base sei un birichino. Dal prossimo post potrebbe arrivare qualcosa come la Golden Army a difendere gli asgardiani, ma questa cosa non avrà comunque effetto – almeno su noi due :mke: – finché non finiremo i nostri post di combattimento (è solo scenica per avere un’opzione in più per la fine della giocata e perché ultimamente volete tutti invadere auto-conclusivamente Asgard, marrani).
    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


    TECNICHE
    ♦ Proteggere l’Eredità dei Megrez ♦
    Tecnica di difesa in grado di sfruttare le abilità che hanno reso la casata dei Megrez la più temibile famiglia di Asgard: l’Ametista, gli Spiriti della Natura o una loro combinazione. Astra creerà una sfera, una cupola, un muro, una teca o una qualsiasi forma difensiva costituita dal suo cosmo e dal mitologico minerale viola di cui è signora. Tale costrutto potrà essere rafforzato dalla Natura stessa, aggiungendo alla protezione alberi, radici, terra, roccia o qualsiasi elemento naturale si trovi nel raggio di azione del Cavaliere.

    ♦ Teca Viola di Ametista ♦
    La tecnica principe dei Cavalieri di Delta UMA, che rappresenta la mortale bellezza di questa particolare Ametista di Asgard. Espandendo il cosmo fino ai limiti estremi, Astra è in grado di generare una vera e propria tempesta di schegge e cristalli di Ametista, che tenterà di travolgere il nemico cercando di imprigionarlo per sempre all’interno di una mortale teca viola d’incredibile perfezione e bellezza. L’efficacia del colpo dipende dal divario energetico con l’avversario e dall’esposizione temporale alla tecnica. Gli effetti, secondo questi parametri, potrebbero variare da una forte debilitazione di una parte del corpo (che potrebbe diventare inutilizzabile per tutto il resto dello scontro) alla completa prigionia nella teca di Ametista (che potrebbe sancire la fine dello scontro per impossibilità di movimento, svenimento o morte).
    L’Ametista di Megrez, infatti, non è come il ghiaccio eterno di Asgard che imprigiona il corpo mantenendolo intatto, come se fosse sospeso nel tempo e nello spazio. Il mistico minerale viola, una volta intrappolata la vittima, ne risucchia l’energia vitale finché di esso non rimane solo uno spoglio scheletro.
    La peculiarità che rende questa tecnica estremamente insidiosa è che la tempesta di schegge e cristalli non provoca particolare dolore. È come essere travolti da un’improvvisa pioggia estiva. Questo potrebbe portare l’avversario a sottovalutarne gli effetti, non avendo una reazione immediata al dolore causato da una normale tecnica, lasciandolo esposto più a lungo ai suoi effetti debilitanti.
    L’ovvia e possibile variante è rendere questa travolgente tormenta di Ametista estremamente devastante e dolorosa, lasciando che schegge e cristalli cerchino di dilaniare il corpo nemico, come una raffica di proiettili, mentre tentano di debilitarlo e, infine, imprigionarlo.

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    Il vento lo raggiunse mentre continuava ad arrancare verso gli umani. Si voltò immediatamente. Ormai, alla ennesima volta in cui ciò accadeva lo spectre aveva cominciato ad associare il giungere del vento con quello dell'attacco dell'umana. Vento che portava con se una strana sensazione, che stava odiando con tutto se stesso. Sembrava essere l'opposto di quella strana cosa che doveva essere il dolore che stava sentendo in quel momento nella propria carne. Era qualcosa di completamente insensato, una sensazione che non era sgradevole. Anzi, era l'esatto opposto di ciò, ed esso non poté permettere che qualcosa del genere esistesse nell'astro che aveva così fermamente deciso di ridurre in polvere.

    Serrò le fauci con così tanta forza che esse cominciarono a scricchiolare e incrinarsi, prima di espellere nuova pece e materiale cristallino in un attacco di quegli strani spasmi a cui la sua carne era costretta da quando aveva subito l'attacco celato nella nebbia. La sua carne si ribellò immediatamente agli ordini che la sua mente impartì ad essa. Era come se la sua carne non volesse muoversi abbastanza velocemente per andare ad attaccare l'umana. Il risultato fu solo un avanzare ad ampie e pesantissime falcate. Il suo intero corpo stava pulsando per la sofferenza che gli attacchi fino a quel momento gli avevano inflitto, ma continuò ad avanzare, pitturando la superficie della pece che stava ripercorrendo con chiazze di rosso. Il subire attacchi e l'esposizione a quella gemma codarda che gli rubava la forza stava cominciando ad avere effetto e la sua vista stava cominciando ad annebbiarsi. Per la prima volta in millenni, esso poté pensare di essere affaticato. Sotto i suoi stivali i rimasugli dei morti che aveva mandato avanti si frantumavano consuoni liquidi e spruzzi neri, mentre alcuni ancora erano colti da spasmi mentre la forza oscura dello spectre scivolava via dalla loro carne.

    I suoi passi stavano diventando più veloci, ma meno stabili e sicuri. Sentiva la propria forza abbandonarlo ulteriormente mentre avanzava contro quel vento. Ed in quel momento si accorse di altra gemma che stava depositandosi sul suo corpo a velocità sempre maggiore al punto da creare blocchi che stavano cominciando ad appesantirlo. La sua energia oscura si manifestò in pece che riprese a grondare dal suo corpo e i morti scaturirono nuovamente, stavolta annodando i loro arti, spezzando le proprie ossa e strappando la propria carne in modo da accomodare le loro forme attorno al corpo dello spectre in modo da poterlo proteggere secondo i suoi ordini.

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    Continuò ad avanzare mentre quel vento colorato gli rubava sempre più della sua forza, cosa che non faceva altro che aumentare la sua immensa e distruttiva rabbia. Il minerale colorato continuò a depositarsi sul suo corpo e la carne dei morti cominciò ad avvizzirsi venendo invasa dalla gemma, ma esso continuò ad avanzare. Fece appello a tutta la forza della propria carne per opporsi allo sparire della stessa e al peso della gemma che stava continuando ad accumularsi sul suo corpo. I suoi arti stavano cominciando ad irrigidirsi, e ogni volta dovette fare uno sforzo maggiore per schiantare la gemma che stava formandosi sulle sue articolazioni e continuare a muoversi.
    Negli ultimi metri verso la umana, il suo corpo era un ammasso misto di carne putrefatta e insediamenti di minerale che erano giunti fino al corpo reale sotto la copertura di carne. Esso si stava sentendo estremamente affaticato, al punto da trovare istanti di mancanza di lucidità. Ma il suo odio era troppo grande, infinitamente troppo grande per permettere che qualcosa come la semplice mancanza di forza lo fermasse.Ogni passo dello spectre era diventato ormai pesantissimo, sia per il minerale che si era accumulato su tutto il suo corpo facendolo assomigliare ad una grottesca statua, sia per lo sforzo che stava compiendo nel farli. Una corsa pesante e fragorosa a causa dello sfregar delle placche di gemma. Una corsa che stava costandogli tutto ciò che rimaneva della sua forza.

    Sollevò l'arto destro. Il suo braccio era un massiccio blocco di gemma e carne, che nei punti liberi continuò ad estendersi e brancolare in un annodarsi di braccia e volti che inglobò nuovamente la gemma in un fremere di corpi. L'intero arto destro era diventato una massiccia e pesante forma contundente, sgraziata e senza senso. Fece il suo ultimo scatto contro l'umana, sferrando il proprio colpo dall'alto al basso, con la piena intenzione di frantumare l'umana al suolo.

    Sferrato il colpo, rimase così, piegato in avanti, con l'arto abbassato, dovuto alla gemma che era finalmente riuscito a bloccarlo sul posto. Tuttavia stava già facendo appello alle sue ultime forze per liberarsi da ciò, e delle crepe stavano già cominciando a formarsi sulla superficie di quella struttura geometrica in formazione.


    MgG1zA9

    BEHEMOTHiv | spectre | Rossa
    fisicamente | Costole incrinate, tette ammaccate, organi addominali acciaccati, capoccia danneggiata, svariati ematomi e inizio di sanguinamento interno in giro. Debilitamento quasi completo, svariate quantità di ametista incrostata su tutto il corpo.
    mentalmente |
    status surplice |

    riassunto azioni | Appena parte il vento behe si gira perché mobbastaveramenteconstoventooh e ti corre incontro, di conseguenza corre incontro alla teca viola. Appena capisce che gli si sta depositando altra gemma addosso si crea una copertura de li mortacci tua per limitare l'esposizione e panzera con forza strao in avanti per evitare di rimanere bloccato sul posto rompendo continuamente lgi accumuli sulle articolazioni. Arrivatoti davanti, alza il braccio tutto incrostato di morti, ametista e altri morti, e te da un punio a martello. Poi rimane incriccato lì dov'era perché la gemma è tanta :zizi: ma sta già cominciando a spaccarla da dentro come ultimo sforzo.

    abilità
    annihilation engine
    Behemoth è una macchina di annientamento planetario adoperata dai Daimon prima della guerra con i grandi maligni, e come tale dispone di caratteristiche fisiche inarrivabili per creature ed entità che dispongono di una analoga estensione cosmica. La potenza esplosiva e il peso dei suoi colpi è moltiplicato per innumerevoli volte ed un solo pugno è capace di devastare il terreno con violenza inaudita. La sua forza è semplicemente immensa, ed aumenterà solo con il crescere del potere a sua disposizione. La forza dei suoi movimenti è tale da essere in grado di trascinare l'aria o altre sostanze più o meno fluide nelle onde d'urto dei suoi attacchi. Ciò risulta in svariate opzioni che non richiedono immediato e diretto contatto dei suoi colpi sul nemico.
    Distruggere un pianeta da soli non è un compito semplice o rapido, per questo Behemoth è stato creato per poter combattere per periodi indeterminati di tempo. Come la sua forza, anche la sua resistenza fisica è semplicemente immensa. Il dolore per Behemoth è poco più di una constatazione, l'unico modo per fermarlo del tutto è abbatterlo. Il fatto che ora sia uno spectre non aiuta.

    carrion
    Behemoth è l'incarnazione dell'odio per tutto il creato. Odio non è una semplice parola in questo caso, è una dimensione fisica e misurabile. La sola presenza di Behemoth è malsana per ogni essere vivente e non, è come fissare un buco nero e essere inondati dalle radiazioni che emette. L'odio di Behemoth è così totale ed assoluto da suppurare dal suo corpo costantemente in una sostanza disgustosa simile a pece. Nera come l'abisso, in grado di assorbire ogni tipo di luce, la pece è una sorta di corruzione fisica e spirituale di tutto ciò che è senziente. Negli inferi Behemoth ha preso dimora nella palude stigea, o meglio, è stato lui stesso a crearla con la sola presenza. Lo stagnare delle acque è stato corrotto dall'essenza di odio generando la terrificante singolarità nera che appesta gli inferi. La pece segue Behemoth ovunque vada, generandosi continuamente dal suo cosmo e lordando tutto quello che tocca, ma di suo non ha nessuna vera capacità. Ciò che conta è ciò che si nasconde al suo interno: i morti.
    La pece è un portale per fare sì che i peccatori della palude stigea si manifestino nella realtà materiale. Possono uscire da essa completamente e marciare nella terra dei vivi, o arrancare parzialmente fuori con il torso o gli arti. I loro corpi sono macilenti e sproporzionati, i volti tirati in orribili smorfie di rabbia e dolore. Dove non si sono ancora putrefatti, ovviamente. Ognuno di questi morti animati è completamente lordato dalla pece dello stige al punto da apparire come orrori neri difficili da scorgere. I morti sono completamente sotto il controllo di Behemoth e possono servire lo spectre in svariati modi, oltre ad attaccare con denti e artigli. I morti e i loro corpi sono saturi del potere della pece al punto da essere considerati costrutti cosmici. Se necessario Behemoth può usare la pece per mimetizzarsi nell'ambiente circostante e nascondersi nelle ombre.




     
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    Definire inarrestabile quello Spectre sarebbe stato un eufemismo. Nonostante Astra non avesse in quel momento una bella cera – che siano dannati la pece e le ferite – era riuscita a sfruttare i mezzi a sua disposizione per cercare una volta per tutte di fermare l’invasore. Aveva deciso di utilizzare la tecnica più pericolosa dei Megrez, richiamando il potere della Teca Viola di Ametista. Un attacco che, nel corso delle diverse generazioni di guerrieri, aveva posto fine a molti scontri. E la fine era spesso una e una soltanto: l’immobilizzazione dell’avversario in un’elegante tomba costituita dal minerale viola. In una situazione come quella del nemico, dopo violenti scambi di colpi e una costante debilitazione, la ragazza aveva la ragionevole certezza che avrebbe potuto finalmente neutralizzare quella minaccia.
    E invece no, ancora una volta aveva assistito a qualcosa che non avrebbe mai nemmeno potuto immaginare. Gli Spiriti della Natura avevano trasportato con il vento le schegge di Ametista, puntando più sull’efficacia che sull’originalità. A volte, infatti, gli approcci meno elaborati ma più repentini portano a risultati migliori. E quella fu una di quelle volte. Lo Spectre era stato letteralmente assalito dal minerale viola, venendo in parte cristallizzato in quella che sarebbe diventato il suo luogo di riposo interno.

    Oh.

    Come potete immaginare dalla sua solita espressione di sincero stupore, però, l’avversario era riuscito dove altri avevano miseramente fallito. Con una forza e un’energia che sembravano senza limite, aveva ricominciato a generare quella sua orribile pece. Era una visione cui Astra doveva essere abituata, ma era chiaro che non sarebbe mai riuscita a farsela piacere. Come se fosse in un mare di petrolio, l’invasore contrastò almeno in parte l’incedere dell’Ametista, opponendosi strenuamente all’immobilizzazione.

    Non è possibile.

    Il tutto, però, non era ancora finito. Oltre a non risentire a pieno di quella costrizione e della continua perdita di energia, lo Spectre riuscì persino a muoversi. A muoversi, che Odino ne sia testimone. Fu una situazione così paradossale che tutte le convinzioni della ragazza si sgretolarono all’istante, lasciando spazio alla frustrazione e a qualcos’altro.

    Non può e non deve finire così. Giuro sul mio nome che in qualche modo fermerò la tua avanzata.

    Astra si stupiva facilmente, avendo vissuto in un mondo post-apocalittico così strano e rimanendo quasi per tutta la sua vita nei territori di Asgard. Con la stessa facilità con cui si stupiva, però, era anche in grado di trasformare ogni situazione in una questione di principio. Ne erano un esempio la sua etichetta ferrea nel rapportarsi con gli altri, la sua ferma dedizione nel ridare al nome della sua famiglia il lustro e i possedimenti di un tempo, fino ad accettare di distruggere un’intera Foresta per fermare un mostro. Lo riteneva un passo fondamentale per diventare qualcosa di più, per passare alla storia, e per ricordare al mondo intero che Astra Megrez era esistita. Avrebbero dovuto scrivere canzoni sulle sue gesta, da tramandare per generazioni e generazioni.
    Tanta prosopopea per dire cosa? Oh, semplice, che non si sarebbe arresa finché avesse avuto fiato in gola e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per ribaltare le sorti di quello scontro. Nessuna scusa.

    Che tu sia maledetto!

    Imprecò nei suoi pensieri, nel modo sempre educato che la contraddistingueva anche nei momenti più critici. Imprecò perché vide il nemico farsi avanti, trascinando con sé sangue, pece e Ametista. I suoi movimenti parevano leggermente più rallentati, ma anche lei non era in uno dei suoi momenti migliori. Cercò di fare il possibile per mitigare l’impatto che sarebbe arrivato, ricordandosi la forza travolgente di quello Spectre. Non avrebbe mai potuto opporsi con la stessa intensità a livello fisico, ma avrebbe potuto agire d’anticipo e d’astuzia.
    Astra richiamò gli Spiriti della Natura e con il minimo sforzo richiesto creò una voragine profonda un paio di metri che partiva da sotto il suo corpo e proseguiva per qualche metro dietro di lei. Con lo stesso movimento degli Spiriti, piegò i lati della prima parte della voragine – attorno a lei, insomma – in modo da formare una cupola protettiva cui avrebbe aggiunto la sua cara Ametista viola. Portò entrambe le braccia di fronte al viso come ulteriore protezione e quello fu l’ultimo movimento che fece in tempo ad agire e che ricordò con precisione.
    Quello che avvenne dopo fu l’inferno. Confuso, doloroso e delirante.
    Grazie alla spaccatura era riuscita a sprofondare nel terreno, aumentando lo spazio per attutire quel devastante colpo a martello. L’attacco dell’avversario si abbatté sulla cupola di terra e minerale, che inizialmente sembrò sostenere il peso di quell’affondo. Ben presto, però, la pura e semplice forza dello Spectre ebbe la meglio, facendo esplodere la difesa in mille pezzi. La parte finale di quell’assalto si rivolse inesorabile verso la giovane Megrez, scesa nella voragine per tutta la sua altezza per meglio ammortizzare il colpo, ma comunque in linea diretta con esso.
    Probabilmente fu solo grazie alla Robe che sopravvisse, perché il suo corpo non avrebbe potuto resistere a tanto.
    L’attacco si abbatté sulle braccia, rompendo definitivamente la sinistra e incrinando le ossa della destra. I bracciali dell’Armatura stridettero a causa di un primo accenno d’incrinatura, mentre il ginocchio sinistro già malandato cedette sotto quel peso offensivo. Essendosi creata la via di fuga grazie alla spaccatura nella nuda terra, però, la sua intera figura fu scagliata a qualche metro di distanza seguendo la direzione di quell’apertura nel terreno.
    Non riusciva a ricordare quanto sangue aveva vomitato dalla bocca per tutto quel dolore e quelle terrificanti ferite, ma il risultato finale fu inequivocabile. Era ridotta male e doveva assolutamente porre fine allo scontro con il successivo attacco. In un modo o nell’altro.
    Scosse la testa per ritrovare la lucidità, poggiando il peso sull’unico ginocchio buono che le era rimasto, il destro. Non si mosse dalla sua posizione, a qualche metro dall’avversario, concentrando le energie per quello che sarebbe stato il suo asso nella manica da giocare. Rimanendo semi nascosta nella voragine tra i detriti che si erano venuti a creare, avrebbe finto di essere ormai del tutto sconfitta. Una facile preda che poteva essere ghermita con tutta calma da quel mostro di predatore. Tenendosi il braccio sinistro, che era completamente fuori uso, con il destro, avrebbe davvero inscenato la sua totale impossibilità a proseguire.

    Non è ancora finita.

    jpg

    Esatto, cara Astra, non era ancora finita. Il suo cosmo si sarebbe mosso nel terreno portando con sé il potere dell’Ametista, cercando di concentrare la sua offensiva nella zona in cui la giovane Megrez percepiva il potere dello Spectre. Cercò, inoltre, di seguire anche gli ingenti residui di minerale lasciati dalla Teca Viola, allo scopo di avere la maggiore probabilità di andare a segno nonostante la visuale – per entrambi – non fosse delle migliori.
    La tecnica con cui voleva finalmente bloccare quel mostro erano le Catacombe di Ametista. Quella era una delle opzioni che il Cavaliere di Delta Uma aveva per eseguire un attacco ad area, ma, vista la situazione e il dispendio energetico, l’aveva concentrata dove ce n’era più bisogno. Lo scopo era far emergere il minerale dal terreno sotto i piedi del nemico, per un raggio di circa cinque metri, al fine di sorprenderlo in un momento in cui i suoi movimenti erano già rallentati. L’Ametista avrebbe cercato di avvolgere la sua figura a partire dalle gambe, andando ad aggiungersi alla debilitazione e alla costrizione che si era accumulata nel corso dello scontro. Se l’invasore non fosse riuscito a difendersi prontamente, quella volta avrebbe potuto per davvero finire rinchiuso per sempre in una tomba di minerale viola, tanto elegante quanto mortale.

    Signorina Megrez, una divisione della Golden Army sta arrivando sul posto. La priorità sarà data ai civili. In caso di pericolo alla vostra incolumità, ritiratevi anche voi con i rinforzi.

    Giusto in tempo, Cavaliere di Asgard. Forza, adesso puoi anche ritirati. Ma aspetta un momento: siamo sicuri che tu ne sia in grado?

    Ricevuto.

    Non riuscì a comunicare altro, anche perché, nonostante la sua incrollabile determinazione, non era assolutamente certa dell’esito di quello scontro.
    Che Odino la aiuti, perché lei stava proprio finendo le opzioni.
    4qm52ko
    narratoparlato pensato gunther soldato
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO ♦ Braccio sinistro rotto e ossa del braccio destro incrinate. Ginocchio sinistro quasi del tutto inutilizzabile. Vari traumi ed ematomi sparsi su tutto il corpo, cui si aggiungono alcune costole incrinate. Ferite sulla maggior parte del corpo non coperta dalla Robe. Dolore e stanchezza difficilmente sostenibili ancora per molto. In sintesi: sono messa molto male :fiore:
    STATUS MENTALE ♦ E fermati!
    STATUS CLOTH ♦ Protezioni delle braccia praticamente incrinate.
    RIASSUNTO AZIONI ♦ Farei fatica a muovermi per schivare il colpo, così decido di fare ciò che posso per non rimanerci secca e minimizzando i movimenti. Apro una voragine nella terra grazie agli Spiriti della Natura, così da finirci dentro e avere più spazio per ammortizzare il colpo. Poi mi avvolgo di cosmo, terra e Ametista – creando quello che definiremo la cupola “de li mortacci di Asgard” in onore della prode Spectre – per resistere come posso al mega pugno, finendo qualche bel metro più in là e cercando di sfruttare ogni aiuto a mia disposizione per non terminare le poche energie che ancora ho [Difesa]. Ovviamente, viste le ferite e la stanchezza, la difesa cede e mi becco parte dell’attacco, dando il colpo di grazia al braccio sinistro che, già danneggiato, si rompe e incrinando le ossa del destro. Anche il ginocchio sinistro, già malandato cede sotto la forza del colpo diventando quasi del tutto inutilizzabile. Il tuo attacco mi spedisce a qualche metro di distanza, seguendo la spaccatura che avevo creato. Cerco, quindi, di riottenere una qualche dignità mettendomi in ginocchio sul destro, quello buono. Rimanendo nel cratere e muovendomi il meno possibile a causa della fatica e del dolore, richiamo timidamente il mio cosmo e mi fingo indifesa. La speranza è che la mia posizione non del tutto visibile, anche a causa dei detriti, possa far pensare anche solo per un istante che sia del tutto sconfitta. Scateno, infine, le Catacombe di Ametista con quanto mi resta in corpo e, per evitare di strafare (lasciandomi ancora un briciolo di energia per almeno permettermi di esistere), concentro il tutto dove percepisco il tuo cosmo nonché la mia Ametista accumulata sul tuo corpo [AF, più o meno xDD]. Punto sul fatto che tu sia già rallentata e debilitata per cercare di coglierti di sorpresa da sotto (con 5 metri di raggio, 10 di diametro) e rinchiuderti in una teca di minerale viola per immobilizzarti sul posto una volta per tutte (ovviamente, anche se mai dovessi imprigionarti, la morte non è prevista in questo scontro).
    tiu8Ygs

    ABILITÀ
    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


    TECNICHE
    ♦ Proteggere l’Eredità dei Megrez ♦
    Tecnica di difesa in grado di sfruttare le abilità che hanno reso la casata dei Megrez la più temibile famiglia di Asgard: l’Ametista, gli Spiriti della Natura o una loro combinazione. Astra creerà una sfera, una cupola, un muro, una teca o una qualsiasi forma difensiva costituita dal suo cosmo e dal mitologico minerale viola di cui è signora. Tale costrutto potrà essere rafforzato dalla Natura stessa, aggiungendo alla protezione alberi, radici, terra, roccia o qualsiasi elemento naturale si trovi nel raggio di azione del Cavaliere.

    ♦ Catacombe di Ametista ♦
    Se la Teca Viola di Ametista è più congeniale per un bersaglio singolo, le Catacombe dal mortale colore violaceo ne costituiscono l’evoluzione ad area. Espandendo cosmo e Ametista nel terreno, Astra cercherà di rendere tutta l’area di effetto (o una sua parte) una vera e propria distesa sconfinata di potenziali tombe create dal suolo. In pratica, l’insidioso minerale emergerà dal terreno per cercare di imprigionare l’avversario o gli avversari, partendo presumibilmente dalle gambe, con lo scopo finale di bloccarne temporaneamente (o per sempre) i movimenti. È proprio come rimanere congelati nel ghiaccio che, inesorabile, aggredisce chi si perde tra le perenni nevi di Asgard. La differenza è che l’Ametista non solo è in grado d’imprigionare, ma può anche sottrarre preziosa energia vitale a ogni parte del corpo colpita.
    E poi chissà, magari qualche amichevole Spirito della Natura potrebbe generare una violenta sferzata di vento con l’obiettivo di bloccare a terra il nemico o, comunque, limitarne i movimenti, rendendo così molto difficile sottrarsi alla tecnica.

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    Blocchi di gemma avevano cominciato a cadere dal corpo dello spectre, mentre altri frammenti stavano letteralmente saltando via a causa della torsione che stava venendo impressa al minerale dall'interno. La carne dello spectre si tese al massimo cercando di forzare quella gemma dall'interno e sentiva chiaramente di stare guadagnando qualche movimento mentre le parti più sottili si stavano scheggiando nuovamente. Ancora qualche istante e avrebbe potuto muoversi nuovamente, per poter dare il colpo di grazia all'umana e portare assoluta distruzione all'insediamento umano che aveva quasi raggiunto.

    Nuova gemma eruttò dal terreno, inondandolo e solidificandosi su quella che già era presente sul suo corpo. Sentì la pressione sulla propria carne aumentare considerevolmente, mentre quella strana energia che stava divorando la sua forza si fece sempre più presente. La pece a diretto contatto con la sua carne cercò di diffondersi, di fuoriuscire dalle crepe che si stavano ancora formando come risultato dei suoi sforzi e la sua forma cristallizzata cominciò a grondare di pece nera da cui stavano già brancolando fuori gli arti oblunghi e macilenti dei morti. Un cupo rombo si diffuse all'interno della gemma mentre attraverso di essa gli occhi dello spectre erano fissati in avanti attraverso le fenditure del suo elmo di carne. Ogni senso era stato escluso a parte la sensazione corporea del contatto con la gemma per captare quel microsecondo in cui la struttura avrebbe cominciato a cedere.

    Istante che non arrivò.

    Altra gemma si accumulò su quella appena arrivata, intrappolando anche la sua pece e bloccando anche gli arti dei morti nella loro posizione. Esso sentì anche le ultime forze scivolare via, divorate dalla gemma codarda. Non poteva rompere la gemma. Non ne era più in grado. Era troppo affaticato da quel fenomeno innaturale. Un ultimo tentativo nello spronare la sua carne, ma non ricevette risposta dall'interezza del suo corpo. Nel momento in cui richiamava le proprie forze, esse scorrevano come liquido nella gemma che lo aveva intrappolato. Sentiva i suoi pensieri diventare più lenti, deboli e poco chiari. Se avesse permesso di venire intrappolato, sapeva che gli altri spectre non lo avrebbero liberato, e la sua opera di distruzione del creato sarebbe terminata lì.

    Il corpo dello spectre venne soffuso di energia oscura che oscurò dall'interno la gemma con riflessi nerastri mentre il metallo sul suo corpo evocava in esso le energie malevole della dimensione infernale, rendendolo per qualche istante un'unica massa scura immobilizzata in quel cristallo.
    Poi scomparve, lasciando all'interno della gemma la sagoma vuota in cui i rimasugli di pece scivolavano verso il fondo.
    Fece in modo di ricordare il volto e l'armatura dell'umana.




    Sarebbe tornato ad ucciderla il prima possibile.


    MgG1zA9

    BEHEMOTHiv | spectre | Rossa
    fisicamente |
    mentalmente |
    status surplice |

    riassunto azioni | Non potendo fare nient'altro incasso l'ultimo colpo e prima di perdere i sensi/crepare nella teca ritorno a casa :zizi:

    abilità
    annihilation engine
    Behemoth è una macchina di annientamento planetario adoperata dai Daimon prima della guerra con i grandi maligni, e come tale dispone di caratteristiche fisiche inarrivabili per creature ed entità che dispongono di una analoga estensione cosmica. La potenza esplosiva e il peso dei suoi colpi è moltiplicato per innumerevoli volte ed un solo pugno è capace di devastare il terreno con violenza inaudita. La sua forza è semplicemente immensa, ed aumenterà solo con il crescere del potere a sua disposizione. La forza dei suoi movimenti è tale da essere in grado di trascinare l'aria o altre sostanze più o meno fluide nelle onde d'urto dei suoi attacchi. Ciò risulta in svariate opzioni che non richiedono immediato e diretto contatto dei suoi colpi sul nemico.
    Distruggere un pianeta da soli non è un compito semplice o rapido, per questo Behemoth è stato creato per poter combattere per periodi indeterminati di tempo. Come la sua forza, anche la sua resistenza fisica è semplicemente immensa. Il dolore per Behemoth è poco più di una constatazione, l'unico modo per fermarlo del tutto è abbatterlo. Il fatto che ora sia uno spectre non aiuta.

    carrion
    Behemoth è l'incarnazione dell'odio per tutto il creato. Odio non è una semplice parola in questo caso, è una dimensione fisica e misurabile. La sola presenza di Behemoth è malsana per ogni essere vivente e non, è come fissare un buco nero e essere inondati dalle radiazioni che emette. L'odio di Behemoth è così totale ed assoluto da suppurare dal suo corpo costantemente in una sostanza disgustosa simile a pece. Nera come l'abisso, in grado di assorbire ogni tipo di luce, la pece è una sorta di corruzione fisica e spirituale di tutto ciò che è senziente. Negli inferi Behemoth ha preso dimora nella palude stigea, o meglio, è stato lui stesso a crearla con la sola presenza. Lo stagnare delle acque è stato corrotto dall'essenza di odio generando la terrificante singolarità nera che appesta gli inferi. La pece segue Behemoth ovunque vada, generandosi continuamente dal suo cosmo e lordando tutto quello che tocca, ma di suo non ha nessuna vera capacità. Ciò che conta è ciò che si nasconde al suo interno: i morti.
    La pece è un portale per fare sì che i peccatori della palude stigea si manifestino nella realtà materiale. Possono uscire da essa completamente e marciare nella terra dei vivi, o arrancare parzialmente fuori con il torso o gli arti. I loro corpi sono macilenti e sproporzionati, i volti tirati in orribili smorfie di rabbia e dolore. Dove non si sono ancora putrefatti, ovviamente. Ognuno di questi morti animati è completamente lordato dalla pece dello stige al punto da apparire come orrori neri difficili da scorgere. I morti sono completamente sotto il controllo di Behemoth e possono servire lo spectre in svariati modi, oltre ad attaccare con denti e artigli. I morti e i loro corpi sono saturi del potere della pece al punto da essere considerati costrutti cosmici. Se necessario Behemoth può usare la pece per mimetizzarsi nell'ambiente circostante e nascondersi nelle ombre.




     
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    Promettere a se stessi qualcosa è spesso un modo per autogiustificarsi in caso di fallimento.
    Astra aveva giurato sul suo nome che avrebbe fermato l’avanzata dello Spectre, impedendo una strage di asgardiani. Aveva puntato tutto su se stessa nonostante fosse il suo primo vero incarico per Asgard, ingaggiata dal palazzo reale forse per necessità e forse per testare le sue reali capacità.

    P-preso.

    Pronunciò quella parola a fatica, dopo quell’ultimo sforzo che le era sembrato sovrumano. L’Ametista era riuscita a bloccare finalmente l’invasore e aveva cominciato il suo processo d’inesorabile immobilizzazione. La teca viola e mortale riuscì ad avvolgere il nemico, impedendogli di compiere altri passi verso di lei o verso il villaggio. I movimenti dello Spectre si fecero rallentati, per poi fermarsi del tutto. Per la prima volta da quanto era diventata Cavaliere di Delta Uma era riuscita a portare a termine la tecnica della Teca di Ametista. Era qualcosa d’incredibile, dalla mortale bellezza, che rappresentava a pieno quello che i Megrez erano stati per Asgard dai tempi del mito.

    Ce l’ho fatta. Se solo la mia famiglia potesse vedermi. E Gunther, oh sì, dovrò raccontargli tutto.

    I pensieri erano un po’ sconnessi per il dolore e la mancanza di energie, ma il significato era chiaro. Era orgogliosa per quello che era riuscita a fare ed era fiera di poterlo raccontare a qualcuno. Certo, ad alcune delle persone più importanti della sua vita non l’avrebbe potuto fare, ma avrebbe conservato gelosamente quel ricordo fino a quando si sarebbe ricongiunta con loro nel Valhalla. Sembrava poca cosa uscire viva da uno scontro, ma per lei rappresentava un traguardo impensabile fino a poco tempo prima. Per di più, la tomba in cui aveva rinchiuso l’avversario sarebbe rimasta a testimoniare...

    Cosa? Ma come...?

    E proprio quando stava pensando a come trasportare al palazzo reale la teca di Ametista a dimostrazione della sua valenza come prode guerriero, lo Spectre ebbe la brillante idea di giocare il suo ultimo asso nella manica. Come se nulla fosse, infatti, dimostrando di non essere così bloccata come sembrava, il servo di Ade tornò da dove era venuto sparendo letteralmente nel nulla. Il suo corpo si volatilizzò nonostante fosse imprigionato, lasciando all’interno del minerale viola la sola sagoma della sua figura. Sembrava di vedere il calco per creare una statua, un semplice e inutile involucro.

    Maledetto mostro.

    Pensiero lecito, e non era nemmeno la prima volta che lo faceva. L’avversario si era dimostrato terribilmente ostico, capace di superare ogni attacco di Astra come se fosse brezza mattutina. Era riuscito a resistere al potere dell’Ametista, aveva dimostrato una forza fisica di molto superiore alla ragazza, nonché una crudeltà senza limiti. Un vero e proprio incubo, insomma, che era contenta di aver risparmiato alle sue terre e ai suoi abitati. Più o meno. In realtà, infatti, una zona non indifferente della Foresta era completamente devastata a causa del loro scontro. Gli alberi erano caduti e il terreno letteralmente ribaltato. Ci sarebbe voluto molto per far tornare tutto come prima, ma era convinta che con l’aiuto degli Spiriti della Natura avrebbe potuto in qualche modo accelerare il processo.
    Magari in un secondo momento, però, perché la giovane Megrez era ora impegnata a non lasciarci le penne. Le ferite, il dolore e tutto quel sangue perso avevano portato il suo corpo al limite della sopportazione. Era ancora ferma e inginocchiata in quella voragine nella terra, maledicendo ogni respiro per le sofferenze che le provocava. Inoltre era assolutamente impresentabile, sporca e ancora sudicia di pece, e sperava che nessuno sguardo potesse posarsi su di lei in quel momento. Che disastro. I suoi occhi sbattevano veloci per rimanere lucida, ma non era sicura di resistere ancora per molto.

    S-sono qui.

    Mise tutte le forze rimanenti in quelle due parole, quando udì l’inconfondibile rumore metallico della Golden Army avvicinarsi. Probabilmente avevano già messo in sicurezza il villaggio ed erano poi venuti a cercarla. Solitamente odiava il frastuono di quegli automi, ma in quel momento fu il suono più piacevole che avesse mai potuto sentire. Cominciò a barcollare nonostante fosse inginocchiata, mentre si costringeva a non perdere conoscenza. Quando vide il bagliore dell’oro di quell’esercito nanico, qualcosa scattò dentro di lei. Quel qualcosa le fece capire che non era più in pericolo e che avrebbe potuto fare quello che doveva ormai da tempo. Svenire. E svenne, obbligandosi a cadere di lato mettendosi una mano a protezione della testa, mentre sentiva il freddo metallo avvolgerla prima che toccasse terra.

    Gunther, ce l’ho fatta.

    L’ultimo pensiero andò al suo mentore, ricordando la sua espressione colma di orgoglio prima che lei partisse per quella prima pericolosa missione. Gli avrebbe raccontato tutto e avrebbero ripreso l’addestramento sul cosmo da dove l’avevano lasciato. Era chiaro che Astra aveva ancora molto da imparare e quello scontro ne era stato la prova.
    Asgard era salva, almeno per il momento, ma di sicuro la giovane Megrez non aveva vinto quella battaglia. Era solo stata abbastanza coraggiosa e sfrontata da giocare un azzardo che sarebbe potuto costarle la vita. Un rischio calcolato, direte voi. Di cui, però, nemmeno lei stessa ne era stata così tanto sicura fino a quando non aveva visto lo Spectre sparire nel nulla.
    Cara ragazza, ne hai ancora molta di strada da fare, però sembra che tu abbia intrapreso la direzione giusta. Un passo alla volta, guardando sempre avanti, e il nome di Astra Megrez diventerà indelebile nella storia di Asgard.
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    narratoparlato pensato gunther soldato
    Megrez si nasce, non si diventa

    STATUS FISICO ♦ Braccio sinistro rotto e ossa del braccio destro incrinate. Ginocchio sinistro quasi del tutto inutilizzabile. Vari traumi ed ematomi sparsi su tutto il corpo, cui si aggiungono alcune costole incrinate. Ferite sulla maggior parte del corpo non coperta dalla Robe. Dolore e stanchezza difficilmente sostenibili ancora per molto. In sintesi: sono messa molto male.
    STATUS MENTALE ♦ Svengo!
    STATUS CLOTH ♦ Protezioni delle braccia praticamente incrinate.
    RIASSUNTO AZIONI ♦ Grazie Gab per questo primo duello ufficiale di Astra :fiore:
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    A m e t i s t a
    I Megrez di Asgard hanno da sempre un legame indissolubile con l’Ametista, che dimora nella Foresta da loro custodita, vicino cui la villa nobiliare della famiglia era stata costruita. Questo quarzo, però, non è semplicemente uno dei minerali più utilizzati per fare i gioielli, ma ha origine dall’Eroe elfico Megrez che aiutò Odino nella lotta contro Ymir. Questo particolare tipo di Ametista, infatti, oltre alle naturali caratteristiche di durezza esponenzialmente potenziate dal cosmo di chi la crea, è in grado di risucchiare la vita di chi ne entra in contatto. Più è la forza con cui ci si oppone a essa e più velocemente l’energia vitale viene sottratta. L’Eroe Megrez, infatti, nei tempi del mito rallentò l’avanzata di Ymir creando dal nulla una foresta di questo incredibile materiale, riuscendo a indebolirlo a tal punto da permettere la riuscita del rituale che lo vincolò.
    Astra ha il dominio su questo elemento, potendolo creare e manipolare a piacimento. Questa abilità le permette di prodigarsi nei più disparati attacchi e nelle più fantasiose difese, utilizzando l’Ametista come fosse un naturale prolungamento del suo corpo. È, inoltre, in grado di creare costrutti grezzi come per esempio: lame, proiettili, lance, scudi, tentacoli.
    Tutti gli attacchi, le difese e le creazioni con questo materiale avranno una resistenza e una forza pari al cosmo stesso della ragazza, e saranno in grado di privare dell’energia vitale chiunque vi entri a contatto. Tale privazione ha come conseguenza l’indebolimento progressivo (più o meno veloce a seconda del divario energetico), sottraendo alla vittima questa energia per tutta la durata di uno scontro, portando infine allo svenimento o alla morte.
    Il Cavaliere di Delta UMA è anche in grado di richiamare e impugnare (nonché mantenere attiva per tutta la durata dello scontro) la Spada di Ametista, composta dallo stesso materiale di cui la guerriera è padrona. Quest’arma, però, ha un’ulteriore e incredibile caratteristica: il fuoco. Il temibile costrutto, infatti, si è caricato di generazione in generazione della forza vitale sottratta ai nemici e manifesta tutta la sua potenza ammantandosi di fiamma viva. Le caratteristiche di questo fuoco sono strettamente correlate al potere cosmico del Cavaliere, che può a piacimento richiamare o spegnere tali fiamme sull’arma, nonché generare fiammate dalla spada stessa.

    S p i r i t i . d e l l a . n a t u r a
    I Megrez, degni discendenti del druido elfico da cui la loro casata prende il nome, hanno custodito per generazioni la Foresta di Ametista, entrando in completa sintonia con gli Spiriti che in essa dimorano. Questo legame è diventato così profondo da permettere al Cavaliere di Delta UMA di sfruttare gli Spiriti stessi della Natura. Non solo all’interno di quella specifica Foresta, ma ovunque voglia. D’altro canto, infatti, senza nemmeno farci più caso, gli esseri umani vivono immersi nella natura. Certo, l’hanno modificata e plasmata, ma essa rimane costantemente tutt’intorno a loro.
    Astra è in grado di controllare queste forze, attingendo al loro sconfinato potere primordiale. Terra, aria, acqua, fuoco (e i loro corrispettivi sotto-elementi) già presenti nell’area di effetto della guerriera saranno a sua completa disposizione, potendo utilizzare o incrementare il loro potenziale offensivo e difensivo. In poche parole, qualsiasi elemento naturale presente nell’area d’influenza del Cavaliere potrà essere controllato e manipolato a suo favore, permettendo di creare attacchi, difese e diversivi insidiosi e imprevedibili.


    TECNICHE
    ♦ Nome Tecnica ♦
    Testo tecnica.

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