Daisy Bell

PAN & Behemoth

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    There is a flower within my heart
    Daisy, Daisy
    Planted one day by a glancing Dad
    Planted by daisy bell
    Whether she loves me or loves me not
    Sometimes it's hard to tell
    Yet I am longing to share the lot
    A beautiful daisy bell


    L’odore dolce dei sigari profumati riempiva l’aria di quella stanza dalle pareti blu semitrasparenti, accompagnato dal ronzio dei computer. Il via-vai presente solo settantotto minuti prima era scomparso, come acqua che evapora al sole. In quel momento erano presenti solo quattro persone, nessuna di loro osava parlare, nessuna di loro osava spostare lo sguardo dai monitor o dai blocchi di fogli che avevano davanti, e sui quali si appuntavano numeri e lettere.

    Il progetto era un disastro tenuto insieme da nastro adesivo. Più di cinquemila satelliti morti orbitavano intorno al pianeta, creando una gabbia di proiettili vaganti, senza contare le nuvole di detriti piccolissimi che scorticavano le apparecchiature come carta vetrata. L’introduzione di droni e satelliti GEA fu problematica dal primo giorno. Avevano sottovalutato quanta immondizia ci fosse nell’orbita terrestre, avevano pensato che grazie alla loro tecnologia sarebbero bastati laser o altri mezzi pseudofuturistici, ma questi si erano rivelati troppo imprecisi, lasciando in orbita troppi sedimenti che non facevano altro che alimentare il problema principale. Si era passato quindi al controllo, smaltimento e, se la fortuna permetteva, riutilizzo di tutto ciò che era in orbita, così da permettere un utilizzo migliore dei sistemi di tracciamento, ma i detriti erano estremamente numerosi, e la maggior parte dei satelliti erano troppo rovinati per essere riutilizzati, e la soluzione migliore fu quella di usare un sito di stoccaggio sulla terra, qualche isola a largo della costa indiana. Il passaggio del progetto da sistema di tracciamento di una particolare minaccia a complesso per evitare la sindrome di Kessler aveva procurato parecchi grattacapi e sospiri di rassegnazione.
    Tutto quello non aveva importanza in quel momento. Il sistema aveva funzionato, c’era un segnale.

    È lei?

    I parametri non corrispondono, la matrice energetica è diversa.

    E allora chi cazzo è?

    Qualcuno che ha fatto scattare i sensori di sei droni in orbita sul Marocco, ecco chi è. Sono sei su quindici non è possibile che sia un altro guasto.

    E mo chi glielo dice? Lo sapevo che avrei dovuto chiedere il trasferimento, avrei dovuto ignorare la stronzata del recupero dell’ISS e andare a fare inventario.

    Si si siamo tutti tristi per te ora come cazzo facciamo a dirgli che abbiamo sbagliato il setting e sprecato tre mesi di lavoro?

    Non dovete spiegarmi niente.

    I quattro tecnici sussultarono sul posto, uno di loro fece quasi cadere il sigaro che aveva tra le mani. Sullo stipite della porta incombeva su di loro l’enorme siluette del re delle Bestie. Faceva girare lo sguardo in quella stanza semivuota, mentre mangiava patatine fritte da una busta di carta che reggeva con il braccio sinistro. Avanzò verso di loro masticando rumorosamente le patatine prese a piene manate e ficcate a forza nelle sue guance.

    Mmm?
    Era davanti allo schermo, e non capiva assolutamente cosa stava effettivamente guardando. Un’altra manata di patatine, prima di guardare attentamente i tecnici.
    Non è lei, quindi…
    Accolse amaramente il silenzio come risposta. Posò la busta di patatine sulla scrivania, si pulì le mani sulla maglietta e schioccò la lingua.

    Mandatemi le coordinate, vado a vedere.

    Prima di lasciare completamente la stanza si posò le mani sui reni e si stiracchiò, lasciando andare un sospiro di rassegnazione.

    Why they fear me?








    Le api lo portarono sul luogo triangolato dalle coordinate. C’era un pesante odore di putrido e acqua sporca. Il terreno era fangoso, il sole era oscurato dalle nuvole grigie. Pan stringeva tra i denti una sigaretta artigianale. Il picco energetico era vicino, estremamente vicino. La tipologia era diventata evidente, uno spectre aveva iniziato a infestare quel buco maleodorante. La sua missione era trovarlo, fargli possibilmente delle domande educate, e farlo a pezzi.
    La prima parte della missione era la più noiosa. Si mise a canticchiare.

    Daisy, Daisy give me your heart to do...I'm half crazy, hopeful in love with you...It won't be a stylish marriage...I can't afford the carriage...But you look sweet upon the street...On a bicycle built for two…

    Trovò quello che cercava due minuti dopo quella strofa. Un sospiro divertito fu la prima reazione che ebbe nel vedere chi aveva davanti.

    You look like a fuckable cut of meat, are you?



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    L'aria e la terra erano entrambe inquinate da un male che non si palesava da svariati anni. Un male oscuro, ribollente, viscoso. La palude stigea era stata riportata ancora una volta su quel patetico astro roccioso, in modo che l'inferno potesse tornare a manifestarsi e a perpetrare se stesso.

    Esso era giunto con violenza, schiantandosi dall'alto dopo essere stato sparato dalla nave di Garuda da una enorme distanza. Non c'era un piano o una direzione precisa, gli era stato detto di entrare in uno dei cannoni che adornavano la nave e così aveva fatto. Dopo il rombo e le fiamme, esso si era ritrovato a viaggiare per il cielo ad una grande velocità. All'impatto la pece si era immediatamente rovesciata nel mondo intorno e i morti si erano innalzati portando con le loro carcasse tanfo di putrido e altra pece, espandendosi a macchia d'olio in quel luogo isolato. Esso era emerso dalle rocce distrutte dall'impatto con la sua armatura, guardandosi intorno con lentezza, quasi pigramente, mentre la pece riempiva le crepe a gran velocità con un gorgogliare continuo. Ci volle solo qualche ora perché un'area di un centinaio di metri venisse trasformata in una piccola replica della sua palude. Non c'era nulla da uccidere in quel luogo, aveva visto. Vi erano solo edifici vuoti e inclinati da sismi precedenti, i rimasugli di una distruzione incompleta che lo disgustarono nel profondo per una tale inefficienza. Allo stesso tempo però, non cominciò immediatamente la SUA opera di distruzione, quasi nella speranza(?) di aver attirato l'attenzione di qualcuno con il suo atterraggio.

    Volse il capo nella direzione del suono che cominciò a farsi strada tra gli edifici. In quel momento, esso era immerso fino agli occhi nella sua pece, una bestia in attesa della sua preda, o meglio della vittima della distruzione che avrebbe portato con sé. L'intera massa di pece cominciò a gorgogliare, bolle si formarono sulla superficie mentre la sostanza calda si agitava appena, increspandosi in vari punti come segno della presenza dei morti sotto di essa. Un suono articolato, in un certo senso armonioso, pensò. Aveva sentito gli umani e a volte anche altri spectre emettere suoni di questo tipo, per ragioni che non poteva comprendere o nemmeno sopportare. Tali modulazioni sonori portarono in esso una immensa sensazione di disgusto, che non fece altro che acuire il suo bisogno fisico di terminare qualunque cosa fosse entrata nel suo raggio d'azione. Percepiva chiaramente l'enorme massa energetica emessa dal figuro in avvicinamento. Semplicemente ignorò il concetto della differenza di potere, per esso era completamente irrilevante. Non aveva in sé il concetto che comprendeva l'allontanarsi da una minaccia prima dello scontro. L'aveva visto fare da umani a volte, ma non lo capiva. Esso ricordava bene quella emanazione energetica, sapeva perfettamente chi ci fosse dentro quell'umano.

    Balzò fuori dalla pece, trascinando con sé una grande quantità di sostanza in un'ondata che si innalzò sopra di loro portando una penombra improvvisa e malsana. Strinse entrambe le propaggini superiori in quella cosa che gli umani chiamavano pugno e li caricò all'altezza dei fianchi, sfrecciando in direzione dell'araldo della Creatrice, sua massima nemica e fonte di disgusto. Entrambi gli attacchi erano puntati ad un punto diverso di quella struttura umana. Il destro al punto di giunzione tra il suo corpo e ciò che conteneva i suoi pensieri, dove esso sapeva passasse l'aria che gli umani adoravano così tanto. Il sinistro al punto di incontro tra gli arti inferiori, dove sapeva che i maschi umani avessero strutture estremamente delicate.

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    annihilation engine
    Behemoth è una macchina di annientamento planetario adoperata dai Daimon prima della guerra con i grandi maligni, e come tale dispone di caratteristiche fisiche inarrivabili per creature ed entità che dispongono di una analoga estensione cosmica. La potenza esplosiva e il peso dei suoi colpi è moltiplicato per innumerevoli volte ed un solo pugno è capace di devastare il terreno con violenza inaudita. La sua forza è semplicemente immensa, ed aumenterà solo con il crescere del potere a sua disposizione. La forza dei suoi movimenti è tale da essere in grado di trascinare l'aria o altre sostanze più o meno fluide nelle onde d'urto dei suoi attacchi. Ciò risulta in svariate opzioni che non richiedono immediato e diretto contatto dei suoi colpi sul nemico.
    Distruggere un pianeta da soli non è un compito semplice o rapido, per questo Behemoth è stato creato per poter combattere per periodi indeterminati di tempo. Come la sua forza, anche la sua resistenza fisica è semplicemente immensa. Il dolore per Behemoth è poco più di una constatazione, l'unico modo per fermarlo del tutto è abbatterlo. Il fatto che ora sia uno spectre non aiuta.

    carrion
    Behemoth è l'incarnazione dell'odio per tutto il creato. Odio non è una semplice parola in questo caso, è una dimensione fisica e misurabile. La sola presenza di Behemoth è malsana per ogni essere vivente e non, è come fissare un buco nero e essere inondati dalle radiazioni che emette. L'odio di Behemoth è così totale ed assoluto da suppurare dal suo corpo costantemente in una sostanza disgustosa simile a pece. Nera come l'abisso, in grado di assorbire ogni tipo di luce, la pece è una sorta di corruzione fisica e spirituale di tutto ciò che è senziente. Negli inferi Behemoth ha preso dimora nella palude stigea, o meglio, è stato lui stesso a crearla con la sola presenza. Lo stagnare delle acque è stato corrotto dall'essenza di odio generando la terrificante singolarità nera che appesta gli inferi. La pece segue Behemoth ovunque vada, generandosi continuamente dal suo cosmo e lordando tutto quello che tocca, ma di suo non ha nessuna vera capacità. Ciò che conta è ciò che si nasconde al suo interno: i morti.
    La pece è un portale per fare sì che i peccatori della palude stigea si manifestino nella realtà materiale. Possono uscire da essa completamente e marciare nella terra dei vivi, o arrancare parzialmente fuori con il torso o gli arti. I loro corpi sono macilenti e sproporzionati, i volti tirati in orribili smorfie di rabbia e dolore. Dove non si sono ancora putrefatti, ovviamente. Ognuno di questi morti animati è completamente lordato dalla pece dello stige al punto da apparire come orrori neri difficili da scorgere. I morti sono completamente sotto il controllo di Behemoth e possono servire lo spectre in svariati modi, oltre ad attaccare con denti e artigli. I morti e i loro corpi sono saturi del potere della pece al punto da essere considerati costrutti cosmici. Se necessario Behemoth può usare la pece per mimetizzarsi nell'ambiente circostante e nascondersi nelle ombre.




     
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    L'odore orribile gli faceva quasi lacrimare gli occhi. Non sapeva cosa fosse successo a quel posto, sembrava che il male più puro ed oleoso avesse fatto breccia dalle viscere della terra. E sopra il tripudio di sensazioni disgustose che quel luogo evocava, c'era l'odio. Un odio purissimo e tossico come acido che divorava la carne, odio che sgorgava dagli occhi di lei, quel mostro della palude di pece con il petto troppo grande. Non si pentiva di aver detto quello che aveva detto, era un pezzo di donnone, e tutta la lordura nera del mondo non avrebbe cambiato la cosa. In certi aspetti la esaltava.
    La sua esperienza lo aveva messo davanti ad una miriade di situazioni: Demoni che gli facevano da psichiatra, angeli che gli rompevano lo stereo, l'inizio di una relazione con una barriera corallina vivente.
    Ciò che aveva vissuto con relativa rarità era un mostro venirgli incontro con inadulterata ferocia.
    Bizzarra come cosa.

    Quel mostro balzò fuori dalla pozza color ossidiana, carico di assoluto disprezzo verso il re delle bestie. C'era una discreta quantità di energia dentro quel mostro, qualcosa da non sottovalutare. Quando “lei” era a metà strada dallo sferrare il suo attacco, Dennis aveva già intravisto il pattern di quella mossa: Un pugno all'altezza del viso, uno all'altezza del bacino. “Lei” era veloce, ma lui era su un altro livello, lui aveva, no, lui era la velocità di ogni creatura di Gea, poche creature sulla verde terra di Dio erano capaci di lasciarlo nella polvere, e quella “cosa” non era una di quelle.
    Lei era vicina, sempre più vicina, e anche se c'era una notevole differenza tra i due, prendersi due pugni in pieno non era una strategia fattibile, era il momento di essere furbi, di non prendere la situazione sottogamba.
    Decise di essere un completo imbecille per il puro gusto di esserlo.

    Un minuscolo salto, un sussulto fatto con la forza della punta dei piedi, qualcosa come un sollevamento dal suolo di due centimetri. Al limite di quel salto, ogni sua fibra muscolare si rilassò, entrando in uno stato di non opposizione che solo l'unione tra perfetta abilità marziale e struttura corporea inumana era capace di raggiungere. La difesa perfetta.

    I pugni suonarono sulla sua armatura con un clangore assordante. La forza del mostro era impressionante, una forza capace di spaccare montagne come fossero ossa rachitiche. La violenza fu tale da scagliare il re delle bestie contro un edificio poco più indietro come fosse una palla di stracci. L'impatto contro il cemento armato riempì di crepe e fratture i punti nevralgici dell'edificio, che nello spazio di un secondo cadde di lato come un albero marcio divorato dalle termiti. In tutto quel putiferio, la mente di Dennis era attanagliata dal dolore alle parti basse, mentre il suo corpo era letteralmente incastrato tra macerie di cemento, calcinacci e tondini di ferro. Ringraziò Gea di non aver risparmiato metallo nel corazzargli il cavallo.
    Giaceva nell'ombra in una posizione scomoda, quasi seduto, le braccia spalancate, il basso ventre incastrato in un pilastro portante. Il dolore del colpo basso, unito alla tosse causata da quello alla gola, lo portarono a a voltare il viso a sinistra, mentre l'elmo collegato alle sue sinapsi si apriva di conseguenza.

    Oh no no no-

    Ed a vomitare le patatine mangiate poco prima.

    Che spreco.

    Si portò il dorso della mano sinistra al labbro, pulendosi alla bene e meglio il viso dalla lordura. Schioccò la lingua un paio di volte, nel buio di quello spazio angusto. Inspirò in maniera lenta, estremamente lenta. Fosse stato un qualsiasi altro essere vivente, l'avere addosso decine, se non centinaia di tonnellate di ruderi addosso sarebbe stato un problema.
    Non per lui, non in quel momento.

    Si alzò, fino ad avere la massa di cemento che gli toccata tutto il lato frontale.
    Ed avanzò.
    La forza degli eoni si abbatté sulla parete con esasperante lentezza, e Pan avanzò. Le pietre esplosero, il ferro si piegò e si strappò, il peso divenne irrilevante, per Pan era come avanzare nell'acqua. Il metallo della sua armatura si faceva strada come le unghie di un folle nella sua stessa carne, non emise un rumore, non un gemito. Avanzò fino a rivedere la luce.
    Al suo ritorno dall'abisso, il resto dell'edificio cedette, rovinando senza pietà sull'Araldo.
    Pan, senza neanche voltarsi, colpì il pezzo di edificio con un preciso, rapido ed esplosivo colpo di dorso di mano. L'esplosione ridusse la frana ad una pioggia di sassi, che andarono a scontrarsi debolmente e senza ripercussioni sul metallo vecchio di eoni.

    Pan avanzò ancora, verso qualcosa di più pericoloso di un edificio che gli era crollato addosso. Il Mostro era li, uno squarcio nella materia dell'universo che gorgogliava odio liquido, una ferita che suppurava e appestava tutto quello che aveva intorno. Si fermò alla stessa distanza di prima, sospirò ancora una volta, ed allargò le braccia.

    Again.


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    Esso non si era fermato, aveva continuato ad avanzare verso il punto in cui l'Odiato era stato scagliato. Esso comprendeva benissimo che glielo aveva lasciato fare. Era contemporaneamente una cosa meravigliosa e un affronto. Era consapevole della differenza di potere. Era consapevole che avrebbe annientato quella forma in pochi istanti. Ma non doveva osare sminuirlo. Era l'odiato motore di distruzione della odiata nemica, creatrice di tutto. Era il suo equivalente. Doveva venire distrutto.

    I colpi sferrati a P.A.N avevano espulso odio liquido in tutte le direzioni, accrescendo ulteriormente la sua palude che aveva cominciato a divorare gli edifici più vicini. Masse di roccia grigia e metalli deboli cominciarono ad affondare mentre un edificio accanto a loro aveva cominciato ad inclinarsi mentre la pece si era insinuata nelle fondamenta. Il lungo lamento della sua caduta e l'eco della distruzione dell'altro edificio per opera dell'altra macchina vivente avevano quasi coperto il suono che aveva emesso. Esso non lo comprese, forse lo ignorò, ma ebbe in qualche modo una comprensione del contenuto di quel messaggio. Lo stava sfidando. P.A.N voleva fare quella cosa che erano solita fare gli umani, ignorava come si potesse chiamare o che scopo avesse. Sapeva solo che a volte aveva portato alla sua vittoria o alla sua distruzione, a seconda della differenza di potenza della sua incarnazione del momento e il suo bersaglio. La macchina aveva spalancato gli arti superiori.
    Lo stava invitando.

    I passi della macchina oscura rallentarono. Se prima erano pesanti, marcati e seguiti da ampi spruzzi della pece che lo circondava e che lo lordava, divennero gradualmente più leggeri. La punta cominciò a posarsi prima del tallone e la pece si ritrovò solo ad oscillare sotto la leggerezza di ciò. Non erano passi di una macchina, ma per qualche motivo erano codificati nella sua carne. Esso cominciò a perdere peso, e allo stesso tempo a diventare infinitamente pesante. La sua carne perse forza, le sue braccia divennero d'improvviso immensamente pesanti, i passi trascinati. Nella sua debole che aveva colpito la macchina di G.E.A esso aveva sentito qualcosa di strano nel momento dell'impatto. Non sapeva che cosa fosse stato, perché colpirlo era stato così strano. Ma allo stesso tempo lo sapeva.
    gli arti superiori caddero verso il basso e il suo corpo si piegò in avanti seguendone il peso di esse e delle sacche compresse dentro la sua armatura. Arrivò davanti alla macchina che odorava di rosso. Sollevò l'arto destro, gocciolante di pece dello Stige. Le propaggini si piegarono lentamente, chiudendosi in pugno. Quell'arto le era diventato immensamente pesante, la sua carne aveva perso ogni forza e si sentì schiacciare sotto il peso della propria pelle metallica. I fili neri attaccati al suo capo penzolavano verso il basso trascinati dal peso di frammenti di umani e di pece coprendo il suo volto.

    L'arto si estese in avanti, lentamente, a fatica. La sua immensa e leggendaria forza aveva lasciato del tutto la sua carne. Si diresse al centro della massa di P.A.N, come per appoggiarvisi.
    Con altrettanta lentezza sollevò il capo per incontrare lo sguardo.

    5A7ZCXR



    La carne che copriva le sue zanne riprese a fare quella strana cosa che non comprendeva, come quella volta con l'umano con lo scudo. L'irrilevanza di ciò era tale da riempirlo di rabbia.
    Tuttavia, aveva capito che cosa stesse facendo la sua carne, e forse quella cosa che le sue zanne stavano facendo era una risposta alla sfida di P.A.N.
    Il pugno chiuso e gocciolante continuò ad avvicinarsi al punto debole del torace umano, proprio sotto le cose bianche che proteggono l'aria.


    Al contatto o in prossimità di esso la forza tornò nella sua carne in un singolo istante. Dal nulla assoluto di un buco nero all'esplosione violenta che ha generato l'universo. Tutta la forza della sua struttura generata da una piccolissima rotazione di tutto il corpo per accompagnare il colpo e scatenare tutto l'impatto che poteva generare sull'armatura per spingerla contro la morbida carne dietro di essa.


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    Distruggere un pianeta da soli non è un compito semplice o rapido, per questo Behemoth è stato creato per poter combattere per periodi indeterminati di tempo. Come la sua forza, anche la sua resistenza fisica è semplicemente immensa. Il dolore per Behemoth è poco più di una constatazione, l'unico modo per fermarlo del tutto è abbatterlo. Il fatto che ora sia uno spectre non aiuta.

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    Behemoth è l'incarnazione dell'odio per tutto il creato. Odio non è una semplice parola in questo caso, è una dimensione fisica e misurabile. La sola presenza di Behemoth è malsana per ogni essere vivente e non, è come fissare un buco nero e essere inondati dalle radiazioni che emette. L'odio di Behemoth è così totale ed assoluto da suppurare dal suo corpo costantemente in una sostanza disgustosa simile a pece. Nera come l'abisso, in grado di assorbire ogni tipo di luce, la pece è una sorta di corruzione fisica e spirituale di tutto ciò che è senziente. Negli inferi Behemoth ha preso dimora nella palude stigea, o meglio, è stato lui stesso a crearla con la sola presenza. Lo stagnare delle acque è stato corrotto dall'essenza di odio generando la terrificante singolarità nera che appesta gli inferi. La pece segue Behemoth ovunque vada, generandosi continuamente dal suo cosmo e lordando tutto quello che tocca, ma di suo non ha nessuna vera capacità. Ciò che conta è ciò che si nasconde al suo interno: i morti.
    La pece è un portale per fare sì che i peccatori della palude stigea si manifestino nella realtà materiale. Possono uscire da essa completamente e marciare nella terra dei vivi, o arrancare parzialmente fuori con il torso o gli arti. I loro corpi sono macilenti e sproporzionati, i volti tirati in orribili smorfie di rabbia e dolore. Dove non si sono ancora putrefatti, ovviamente. Ognuno di questi morti animati è completamente lordato dalla pece dello stige al punto da apparire come orrori neri difficili da scorgere. I morti sono completamente sotto il controllo di Behemoth e possono servire lo spectre in svariati modi, oltre ad attaccare con denti e artigli. I morti e i loro corpi sono saturi del potere della pece al punto da essere considerati costrutti cosmici. Se necessario Behemoth può usare la pece per mimetizzarsi nell'ambiente circostante e nascondersi nelle ombre.




     
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    Il suo invito venne accolto.
    Il liquido nero stava espandendosi su tutto quello che lo circondava, come una cancrena sul mondo. Ogni secondo che passava la situazione si faceva sempre più difficile, ma a lui non importava, ci avrebbe pensato dopo, ci avrebbe pensato quando avrebbe smesso di divertirsi.

    Il mostro avanzava verso di lui, i suoi passi erano diversi. C'era una sottile “leggerezza” nel suo modo di muoversi, meno animalesca, più parodisticamente umana lo avrebbe definito, se gli fosse concesso di usare quella combinazione di parole. Probabilmente nessuno gli avrebbe detto niente.

    La creatura si stava avvicinando sempre più, i suoi gesti quasi più misurati, una gestualità che stava distanziando quella creatura dal mondo animale a qualcosa di più senziente, più umano perfino. Scacciò dalla mente quel tipo di paragoni, troppo di manica larga anche per uno di lui.

    Vide la sua mano.
    Sembrava più piccola, quasi striminzita al confronto di quelle che lo avevano scaraventato contro un grattacielo poco distante. Eppure c'era qualcosa, un sentore che quel pugnetto ossuto fosse pericoloso, estremamente pericoloso.
    La sua intenzione iniziale era quella di non muoversi, di non usare nessun artificio della tecnica per attutire il colpo, ma quel sentore, quella conoscenza istintiva lo spinse ad agire, come un brivido che gli passò sulla schiena. Il suo corpo si spostò, curvandosi e facendo un passo indietro, nella speranza di mitigare il danno.
    In una frazione di secondo, quel colpo esplose con una forza sovrumana. Quella minuscola superficie di carne ed ossa premette con tanta violenza da sembrare che nascondesse un ordigno. Tre costole del Martello di Gea cedettero sotto quella violenza, L'Araldo barcollò camminando all'indietro per qualche passo, respirando a forza e lottando contro il dolore delle ossa rotte. Ogni respiro era accompagnato dalla sensazione di una coltellata al petto. Dovette portarsi la mano sulla zona ferita, stringendo i denti e piegandosi in avanti.
    Ma non cadde.
    Alzò un dito in direzione del mostro, come per chiedere un attimo. Nello stesso istante, il suo programma di rigenerazione aveva dato inizio alle riparazioni. Le costole vennero riportate in asse, così da non perforare i polmoni o altri organi importanti. Un sottile rumore quasi legnoso era l'unico testimone di quello che stava accadendo dentro di lui. Un sapore metallico si stava diffondendo nella bocca di Pan, non era un buon segno.

    L'araldo raddrizzò la schiena.
    Sentiva ancora dolore alle costole, probabilmente erano ancora incrinate e ci sarebbe voluto più tempo per un lavoro rifinito. La sua agenda era troppo piena la momento.

    Schioccò la lingua. Sputò per terra e tossì. Cercò di respirare a fondo, la il dolore alle costole lo fermò. Pensò su cosa fare al momento per circa un paio di secondi. Poi si ricordò di quel sorriso disgustoso che aveva visto poco prima, e pensò al modo di non vederlo più per il resto della giornata.

    L'idea gli venne come una scintilla che gli accese la mente.

    Si avvicinò al mostro, a braccia aperte, con un sorriso sforzato sotto l'elmo. Il suo cosmo ribolliva, ma non si manifestava permeando tutto intorno. Voleva solo avvicinarsi, e attuare la sua mossa.
    Era vicino, estremamente vicino.
    La sua mano destra si fece strada fino al viso sporco di quel demone che trasudava pus nero, non per ferirlo, non per attaccarlo.
    Ma solo per toccargli la guancia.

    Again.


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    FISICAMENTE - nausea, dolore a gola, schiena e parti basse, 3 costole incrinate
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    RIASSUNTO AZIONI - tocchino piccino picciò
    ABILITÀ -1:

    Stella marina.

    La struttura cellulare di Pan diventa più flessibile, il suo processo di guarigione diventa un vero e proprio fattore rigenerante che gli permette di ricreare varie parti del corpo ferite o addirittura mancanti, tutto al prezzo di un dispendio cosmico direttamente legato alla gravità della rigenerazione attuata.

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    III

    Esso ritrasse la mano, arroventata dall'accelerazione improvvisa e dall'impatto. La forza ritornò nella sua carne diffondendosi dal fianco e dalla spalla come un'onda elettrica, ridando tensione a tutto ciò che c'era dentro, ai filamenti rossi che nutrivano la sua forza. Si raddrizzò ritrovando il proprio peso relativo alla trazione gravitazionale di quella patetica stella. Lo schianto del suo colpo echeggiava ancora tra i palazzi crollati, disperdendosi poi tra le macerie sotto il gorgogliare della pece che continuava a diffondersi. Anche quel singolo colpo aveva contribuito a diffonderne ancora radialmente dal punto di impatto e gocce stavano ancora piovendo attorno ad esso, incrementando la lordura della sua figura.

    La macchina rossa però era ancora in piedi. Se lo aspettava, il suo metallo era più duro. La sua energia emessa era maggiore. Fino a quel momento sapeva che non avrebbe potuto distruggerlo facilmente...ma già due dei suoi assalti erano andati a segno pienamente, nonostante non ne comprendesse la ragione. Il primo non aveva avuto reazioni, il secondo era stato addirittura incoraggiato dallo strumento di G.E.A. E ora, stava nuovamente avvicinandosi ad esso, con gli arti superiori distanziati in modo da non aggredirlo, nuovamente. Concetti umani come orgoglio gli erano alieni, non era semplicemente in grado di sentirsi insultato da un simile trattamento. Per esso quanto stava succedendo era solo un'occasione di portare avanti la propria opera di distruzione dell'intero creato, senza nessuna preoccupazione o distrazione. Se P.A.N avesse desiderio di lasciare che la propria forma di carne venisse distrutta, non riguardava la macchina oscura.

    Quando l'avversario protrasse l'arto superiore in avanti, esso quasi si aspettò che fosse giunto il momento dell'offensiva, ma ciò non accadde. P.A.N lo invitò per una seconda volta ad attaccare. Prima ancora che il suono emesso dalla macchina rossa si fosse concluso, esso si era già mosso. La propaggine di P.A.N si avvicinava alle sue fauci a sinistra. Quella della macchina nera si sollevò in modo da tentare di afferrarla dal basso frapponendosi tra di esso e l'arto della macchina rossa.

    Contemporaneamente mandò avanti l'arto inferiore destro avvicinandosi al corpo centrale della macchina Rossa, roteando il proprio verso la propria sinistra. La propaggine destra si portò poco oltre la piegatura ossea dell'arto di P.A.N. L'arto inferiore sinistro scattò indietro mentre la rotazione si completava portando il dorso contro il torace avversario. Se l'aggancio con l'arto avversario si fosse manifestato, avrebbe utilizzato tutta la propria forza pe brandirlo come se fosse una mazza di carne e fare perno con il proprio corpo per rovesciare oltre la propria testa quello di P.A.N.
    Ciò avrebbe generato una accelerazione nella carne totale di P.A.N da mandarlo a schiantare con forza immane contro il terreno impregnato di pece.
    Tuttavia esso non puntava a ciò. Perché se tale avvenimento si fosse verificato, l'arto inferiore sinistro sarebbe scattato in avanti piegandosi e colpendo alla massima potenza il retro del collo della macchina rossa ancora in caduta scaricando nelle fragili cose bianche tutta la sua potenza.


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    BEHEMOTHiv | spectre | Rossa
    fisicamente |
    mentalmente |
    status surplice |

    riassunto azioni | tento di afferrarti il braccio e farti un arm throw (ad) e mentre sei ancora in volo cappottato per aria ti tiro una mega ginocchiata nella colonna cervicale, specificamente all'altezza di c2

    abilità
    annihilation engine
    Behemoth è una macchina di annientamento planetario adoperata dai Daimon prima della guerra con i grandi maligni, e come tale dispone di caratteristiche fisiche inarrivabili per creature ed entità che dispongono di una analoga estensione cosmica. La potenza esplosiva e il peso dei suoi colpi è moltiplicato per innumerevoli volte ed un solo pugno è capace di devastare il terreno con violenza inaudita. La sua forza è semplicemente immensa, ed aumenterà solo con il crescere del potere a sua disposizione. La forza dei suoi movimenti è tale da essere in grado di trascinare l'aria o altre sostanze più o meno fluide nelle onde d'urto dei suoi attacchi. Ciò risulta in svariate opzioni che non richiedono immediato e diretto contatto dei suoi colpi sul nemico.
    Distruggere un pianeta da soli non è un compito semplice o rapido, per questo Behemoth è stato creato per poter combattere per periodi indeterminati di tempo. Come la sua forza, anche la sua resistenza fisica è semplicemente immensa. Il dolore per Behemoth è poco più di una constatazione, l'unico modo per fermarlo del tutto è abbatterlo. Il fatto che ora sia uno spectre non aiuta.

    carrion
    Behemoth è l'incarnazione dell'odio per tutto il creato. Odio non è una semplice parola in questo caso, è una dimensione fisica e misurabile. La sola presenza di Behemoth è malsana per ogni essere vivente e non, è come fissare un buco nero e essere inondati dalle radiazioni che emette. L'odio di Behemoth è così totale ed assoluto da suppurare dal suo corpo costantemente in una sostanza disgustosa simile a pece. Nera come l'abisso, in grado di assorbire ogni tipo di luce, la pece è una sorta di corruzione fisica e spirituale di tutto ciò che è senziente. Negli inferi Behemoth ha preso dimora nella palude stigea, o meglio, è stato lui stesso a crearla con la sola presenza. Lo stagnare delle acque è stato corrotto dall'essenza di odio generando la terrificante singolarità nera che appesta gli inferi. La pece segue Behemoth ovunque vada, generandosi continuamente dal suo cosmo e lordando tutto quello che tocca, ma di suo non ha nessuna vera capacità. Ciò che conta è ciò che si nasconde al suo interno: i morti.
    La pece è un portale per fare sì che i peccatori della palude stigea si manifestino nella realtà materiale. Possono uscire da essa completamente e marciare nella terra dei vivi, o arrancare parzialmente fuori con il torso o gli arti. I loro corpi sono macilenti e sproporzionati, i volti tirati in orribili smorfie di rabbia e dolore. Dove non si sono ancora putrefatti, ovviamente. Ognuno di questi morti animati è completamente lordato dalla pece dello stige al punto da apparire come orrori neri difficili da scorgere. I morti sono completamente sotto il controllo di Behemoth e possono servire lo spectre in svariati modi, oltre ad attaccare con denti e artigli. I morti e i loro corpi sono saturi del potere della pece al punto da essere considerati costrutti cosmici. Se necessario Behemoth può usare la pece per mimetizzarsi nell'ambiente circostante e nascondersi nelle ombre.




     
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    - Daisy Bell -

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    Quel viso era umano in apparenza, ed imprimeva in chi lo guardava un sottile senso di irrequietezza, come ogni cosa con un viso che non fosse, appunto, umano al cento per cento. C'era anche da contare l'espressione disgustosa che aveva tirato fuori prima di attaccarlo, roba da sforzarsi di guardare senza provare disagio interiore.
    Sarebbe stato sbagliato dire che Pan comprendeva chi aveva davanti. Non sapeva neanche se “chi” era la parola giusta, era davvero viva quella cosa? Domande esistenziali per momenti più civilizzati, ma almeno rispondeva agli stimoli, visto che non ebbe neanche il tempo di finire l'unica parola che aveva pronunciato. La figura gli afferrò il braccio e tentò una mossa di judo da manuale, una proiezione che lo avrebbe gettato verso il terreno. Pan avrebbe potuto imporsi, usando un po' di forza ed il suo peso per evitare di essere gettato a terra, ma resistere agli attacchi avrebbe avuto molto meno effetto di ciò che aveva in mente. La mostruosità voleva fargli del male, e quello era stato assodato due attacchi fa.
    Ciò non significava che Pan non poteva divertirsi a modo suo.
    Si fece afferrare il braccio con il quale aveva accarezzato quel viso sporco di liquido nero, e si beccò tutta la proiezione, mentre il braccio stretto nella morsa del suo avversario si animò di cosmo. Dalla palmo della sua mano destra si materializzò un paio di sottili fili estremamente resistenti, uno dei quali si attorcigliò si fece strada per legarsi intorno alla mano sinistra del mostro. L'idea originale era quella di usare un'esplosione di forza per mozzare la mano alla mostruosità, ma il colpo che ricevette alla nuca poco prima di toccare terra rese questa fase del piano paradossalmente più semplice. Certo, si era beccato una frattura cervicale da manuale, ed ora giaceva con la schiena sul terreno pieno di liquido nero dopo un volo di sei metri, ma ne era valsa la pena, e non per la possibilità di mozzare una mano al suo avversario, quella era solo una formalità. Se sul piano fisico Pan puntava alla mutilazione, quello che aveva in servo per il piano mentale era addirittura peggiore.

    Il secondo filo, quello legato a niente, si sarebbe attorcigliato intorno al capo di quel mostro dalle forme femminili, in modo da essere scomodo sulla carne del collo. Quell'azione aveva un obbiettivo ben preciso: Pan poteva massacrare quello spectre muto con una facilità imbarazzante, ed era solo per puro divertimento che quella pagliacciata era ancora in corso. Quel demone non era niente per lui, e non c'era niente di meglio per dimostrarlo che una disgustosa manifestazione di pura pietà nei suoi confronti.
    Pan non si prese neanche la briga di alzarsi da terra, che cominciò a ridere.
    Non una risata sguaiata a pieni polmoni, ma pur sempre una risata, la risata di qualcuno genuinamente divertito dallo stato delle cose.

    Pan concluse la risata con un profondo sospiro, fissando il cielo sopra di lui. Avrebbe potuto muoversi, spostarsi in una posizione strategica migliore, o anche solo per stare più comodo con la frattura al collo ancora fresca.
    Ma perché disturbarsi?
    Voleva ancora vedere cosa era in grado di fare quello Spectre quando si fosse arrabbiato tanto da diventare un grumo di furia, e quale altro modo era meglio per prendersi gioco di “lei” di non curarsi minimamente del suo avversario?

    Dennis si schiarì la voce, canticchiando a bassa voce in attesa di una reazione, qualsiasi essa fosse stata.

    Daisy, Daisy give me your heart to do
    I'm half crazy, hopeful in love with you
    It won't be a stylish marriage
    I can't afford the carriage
    But you look sweet upon the street
    On a bicycle built for two


    Su4sahH

    B.F.G | ENERGIA VIOLA | PAN [VII]
    FISICAMENTE - nausea, dolore a gola, schiena e parti basse, 3 costole incrinate, frattura cervicale
    MENTALMENTE - ///
    STATUS DARIAN - Indossata

    RIASSUNTO AZIONI - contrattacco con Dorian time alla mano sinistra ed una bella collana per titillare la rabbia si lo so non sono originale
    ABILITÀ -3:

    Ragno Caerostris darwini.

    Dieci volte più resistente del kevlar, la tela di questo ragno è uno dei materiali più sorprendenti del regno animale, e viene usata per costruire strutture anche di venti metri di lunghezza. Questa forma dona all'Araldo della vita animale la capacità di creare fili straordinariamente resistenti che possono essere usati in concomitanza alla terrificante forza dell'Araldo.




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    Edited by B.F.G. - 23/2/2021, 21:17
     
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    IV

    Esso vide P.A.N volare via colpito dal suo attacco e immediatamente sentì una strana sensazione all'arto superiore. La sua propaggine era sparita. Il metallo era stato tranciato di netto, in modo così rapido e netto che la carne sotto di esso a malapena se n'era accorta. Inclinò il capo, sentendo poi la pece gocciolare in quella direzione e cominciare a colare dal suo elmo in piccole gocce nere attorno ai suoi arti inferiori. Più quello strano scontro stava durando, più pece il suo corpo stava generando, inquinando progressivamente la zona circostante ed il terreno sotto di esso, raggiungendo le falde acquifere e diffondendosi ulteriormente nelle venature della terra. Piegò l'arto superiore e guardò all'interno del taglio nel metallo. La sua carne era rossa, ed il liquido colava dalla ferita a ondate in armonia con il ritmo dell'organo all'interno del suo torace. Accolse la cosa con uno strano misto di curiosità e mancanza di comprensione. Non riuscì a comprendere che cosa fosse successo.

    Solo in seguito si rese conto di quella sensazione sul suo collo. Qualcosa stava stringendo in modo fastidioso, ma non pericoloso. Salì con l'arto integro a indagare e sentì qualcosa di avvolto attorno alla carne del collo. Qualcosa di sottile sotto le proprie propaggini. Provò a tirare, ma dal lato opposto sentì la carne del collo pungere. Ne percorse la superficie per scoprire come avesse avvolto l'intera cosa. Cercò di strapparlo ma sentì immediatamente quello che doveva essere dolore. Con un solo arto non poté che fare qualche vago tentativo di romperlo. Un suono sibilante si liberò dalle sue fauci. Cominciò ad agitarsi, cercando di scrollarsi di dosso quella fonte di fastidio e distrazione. Si voltò poi verso P.A.N, che aveva appena finito di emettere quel suono continuo e sgraziato. Poi guardò a terra, dove il suo arto perduto giaceva qualche metro più in la. Si mosse verso di esso e lo raccolse. Il metallo svanì in una nube di fumo dello stesso colore. Guardò quel pezzo della sua carne, inclinando nuovamente il capo quasi affascinato. Era da lungo tempo che non perdeva pezzi della propria struttura. Forse quella era la strada verso il liberarsi di quello stupido corpo femminile e delle sue assurdità. Avvicinò la carne alle fauci e le chiuse su di essa. La carne schizzò rosso nella sua bocca con suono liquido, mentre le cose bianche schioccarono e stridettero mentre venivano polverizzate. Quasi ignorando la perdita continua di rosso attraverso il danno del suo arto, esso divorò rapidamente la carne che aveva perduto per reintegrarla. Se quella carne non c'era più, non poteva essergli riattaccata, giusto? Il suo banchetto si consumò rapidamente, le cose bianche non erano in grado di porre resistenza. Emise suoni orribili e sgraziati per tutto il processo, divorando le cinque propaggini una per una prima di consumare il blocco principale.

    Gocciolando rosso dalle fauci, si abbassò verso la pece sotto il proprio corpo, intingendo il moncherino in essa. Il liquido colloso sembrò aderire alla ferita, rallentando la perdita di rosso.

    Per qualche strano motivo, l'aver compiuto quell'atto sembrò sedare sul nascere il suo accenno di ulteriore furia.

    Si mosse vero P.A.N, portandosi nei pressi di esso. Camminò portandosi accanto alla sua forma distesa e lo guardò. A lungo. Sollevò l'arto inferiore, come a calpestarne il torace al massimo della forza ma rimase bloccato in tale posizione per qualche secondo, continuando a guardarlo. Mandò poi l'arto oltre il suo torace, rimanendo divaricato sopra di esso. Fece precipitare il proprio peso sulla zona riproduttiva di P.A.N appoggiando i due arti, intero e mozzato, sul suo torace. Continuò a fissarlo intensamente fino a che il suo corpo non fu colto da uno spasmo e dalle sue fauci eruttarono rosso e frammenti di carne e cose bianche, tutto ciò che era stato divorato pochi istanti prima, rovesciandosi sul petto petto scuro del metallo che indossava. Fece qualche movimento incerto con torace e con gli arti inferiori, come se stesse cercando di riaggiustare la posizione per qualcosa che non sembrava conoscere nemmeno lui. Sollevò poi l'arto superiore integro verso l'alto e lo calò verso il volto di P.A.N al massimo della sua forza.


    MgG1zA9

    BEHEMOTHiv | spectre | Rossa
    fisicamente | Mano mozzata
    mentalmente | ?
    status surplice | bracciale tagliato di netto

    riassunto azioni |

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    annihilation engine
    Behemoth è una macchina di annientamento planetario adoperata dai Daimon prima della guerra con i grandi maligni, e come tale dispone di caratteristiche fisiche inarrivabili per creature ed entità che dispongono di una analoga estensione cosmica. La potenza esplosiva e il peso dei suoi colpi è moltiplicato per innumerevoli volte ed un solo pugno è capace di devastare il terreno con violenza inaudita. La sua forza è semplicemente immensa, ed aumenterà solo con il crescere del potere a sua disposizione. La forza dei suoi movimenti è tale da essere in grado di trascinare l'aria o altre sostanze più o meno fluide nelle onde d'urto dei suoi attacchi. Ciò risulta in svariate opzioni che non richiedono immediato e diretto contatto dei suoi colpi sul nemico.
    Distruggere un pianeta da soli non è un compito semplice o rapido, per questo Behemoth è stato creato per poter combattere per periodi indeterminati di tempo. Come la sua forza, anche la sua resistenza fisica è semplicemente immensa. Il dolore per Behemoth è poco più di una constatazione, l'unico modo per fermarlo del tutto è abbatterlo. Il fatto che ora sia uno spectre non aiuta.

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    Behemoth è l'incarnazione dell'odio per tutto il creato. Odio non è una semplice parola in questo caso, è una dimensione fisica e misurabile. La sola presenza di Behemoth è malsana per ogni essere vivente e non, è come fissare un buco nero e essere inondati dalle radiazioni che emette. L'odio di Behemoth è così totale ed assoluto da suppurare dal suo corpo costantemente in una sostanza disgustosa simile a pece. Nera come l'abisso, in grado di assorbire ogni tipo di luce, la pece è una sorta di corruzione fisica e spirituale di tutto ciò che è senziente. Negli inferi Behemoth ha preso dimora nella palude stigea, o meglio, è stato lui stesso a crearla con la sola presenza. Lo stagnare delle acque è stato corrotto dall'essenza di odio generando la terrificante singolarità nera che appesta gli inferi. La pece segue Behemoth ovunque vada, generandosi continuamente dal suo cosmo e lordando tutto quello che tocca, ma di suo non ha nessuna vera capacità. Ciò che conta è ciò che si nasconde al suo interno: i morti.
    La pece è un portale per fare sì che i peccatori della palude stigea si manifestino nella realtà materiale. Possono uscire da essa completamente e marciare nella terra dei vivi, o arrancare parzialmente fuori con il torso o gli arti. I loro corpi sono macilenti e sproporzionati, i volti tirati in orribili smorfie di rabbia e dolore. Dove non si sono ancora putrefatti, ovviamente. Ognuno di questi morti animati è completamente lordato dalla pece dello stige al punto da apparire come orrori neri difficili da scorgere. I morti sono completamente sotto il controllo di Behemoth e possono servire lo spectre in svariati modi, oltre ad attaccare con denti e artigli. I morti e i loro corpi sono saturi del potere della pece al punto da essere considerati costrutti cosmici. Se necessario Behemoth può usare la pece per mimetizzarsi nell'ambiente circostante e nascondersi nelle ombre.




     
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    - Daisy Bell -

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    Si aspettava qualcosa.
    Di preciso non sapeva cosa, forse un urlo, un grido di rabbia o di dolore, un po' di turpiloquio a voce alta.
    Niente. Solo qualche verso e rumori di masticazione, orribili, voraci rumori di masticazione. Decise di vedere come si sarebbe evoluta la cosa, rimanendo steso per terra a guardare un cielo indifferente.

    Questa zona andrà bonificata. Ci vorranno settimane per zangolare il terreno, e già senso la squadra di bonifica chiamarmi coglione per non aver finito la cosa in fretta. Vabè lasciamo perdere, stasera che mangio?

    Sentì i passi del mostro avvicinarsi. Un senso di crescente curiosità si fece strada verso di lui. Come avrebbe reagito a tutto quello che stava accadendo? Come avrebbe reagito all'essere trattata con sufficienza da uno che non si era neanche alzato da terra dopo essere stato buttato via come un sacco di stracci?
    Era vicino a lui, di fianco, che lo osservava dall'alto in basso.
    La creatura sollevò un piede, pronta a calpestare il Martello di Gea. Pan era pronto a ricevere il colpo, pronto a reagire di conseguenza nel nanosecondo in cui il piede avrebbe toccato la sua Darian.
    Ma qualcosa di strano avvenne.
    La creatura spostò il piede, ed ora era in piedi perpendicolare a lui, proprio in direzione del suo bacino.

    Oh no no n-

    Lo spectre gli piombò addosso con tutto il suo peso. Ringraziò Gea per aver corazzato proprio quel punto in particolare, altrimenti il dolore sarebbe stato tanto atroce da distruggergli la concentrazione. Gli fece lo stesso abbastanza male, ma era qualcosa di accettabile.
    Ora il mostro era seduto su di lui, e lo fissava intensamente, con gli arti anteriori poggiati sul suo petto. In quel momento notò quella specie di catrame sul braccio ferito, messo come impacco per bloccare l'emorragia. Furba come cosa.

    Si fissarono per interminabili secondi. La cosa era diventata estremamente imbarazzante.
    E solo Dio sapeva quanto ancora sarebbe peggiorata.

    Il corpo del mostro venne assalito da orribili convulsioni, e la sua gola cominciò ad emettere suoni di rigurgiti. Dennis spalancò gli occhi, intuendo cosa stava per accadere.

    Errori furono fatti...

    Il mostro si vomitò addosso una poltiglia rossa con pezzi bianchi all'interno. L'odore orribile, la consistenza del vomito, la posizione ambigua, quel pomeriggio di gioco si era trasformato in una bizzarra situazione che nessuno avrebbe osato descrivere. Pan cominciò a pentirsi delle scelte fatte nelle ultime settantadue ore.

    Se sapevo che doveva finire così stamattina non mi sarei alzato dal letto...

    Poi il mostro alzò il braccio con fare minaccioso, ed ogni grammo di pazienza abbandonò il corpo del Re delle bestie. Quel braccio piombò dritto in direzione del suo viso a velocità elevata, ma Pan era più veloce, infinitamente più veloce.
    Contrappose il suo di braccio destro tra il colpo ed il viso. La forza che quella mostruosità era in grado di sfoggiare era non indifferente, abbastanza da creare un grosso livido sulla pelle di Pan, ma il suo braccio non si mosse. L'arto cominciò a caricarsi di una spropositata quantità di cosmo instabile ed estremamente rumoroso, che cominciò a viaggiare dalla spalla al palmo della mano. Voleva quella cosa lontano da lui, il più possibile preferibilmente, ed avrebbe fatto in modo di assecondare quel suo desiderio diventato imperativo, quasi primario.

    Aprì il palmo della mano a pochi centimetri dal petto di “lei”, e fece fuoco.

    Su4sahH

    B.F.G | ENERGIA VIOLA | PAN [VII]
    FISICAMENTE - nausea, dolore a gola, schiena e parti basse, 3 costole incrinate, frattura cervicale, ematoma al braccio destro
    MENTALMENTE - ///
    STATUS DARIAN - Indossata

    RIASSUNTO AZIONI - Difendo con il braccio destro, esplosione cosmica a viola in petto
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    Esso si preparò a sollevare nuovamente l'arto superiore per colpire di nuovo. Uno era ancora adatto a formare il pugno, tanto gli bastava per tentare nuovamente di aggredire l'araldo, che finalmente aveva cominciato a dimostrare quale fosse veramente la sua forza. Nel sentire il proprio colpo arrestato con così tanta facilità, esso si rese conto di aver appena colpito la cosa più dura fino a quel momento nella sua novella esistenza. Ciò non lo fermò, animato dall'atavico impulso di distruggerlo con ogni mezzo necessario. Non poteva tollerare l'esistenza della macchina sotto di se. Doveva farlo a pezzi, perciò tentò nuovamente di colpire. Tale seconda occasione però non gli fu concessa. L'energia rossa di P.A.N cominciò a risuonare nell'atmosfera di quel pianeta, manifestandosi con un suono cupo ed enorme. La percezione energetica dello spectre si rese perfettamente conto di quanta fosse la distanza da loro due. Non che gli importasse o che potesse farci qualcosa. Non sarebbe fuggito, era irrilevante. Se lo avesse distrutto sarebbe semplicemente tornato quando lo avrebbero ricostruito. QUindi in quel singolo istante, la sua esistenza rimase votata nell'infliggere più danno possibile all'araldo dell'odiata Madre.

    Tutto questo almeno in teoria. Non ci fu alcun tipo di introspezione in quel momento, ci fu solo il tentativo di alzare nuovamente il braccio per il secondo colpo. Quel tentativo non gli fu concesso. L'energia dell'araldo della Madre lo colpì in pieno, investendolo in una vastità di rosso brillante. Venne trascinato via da quel torrente di energia, il metallo sul suo corpo si sbriciolò all'istante incapace di sopportare un tale carico energetico e proteggere a dovere lo spectre che lo stava indossando. Il calore del fuoco astrale bruciò la sua carne e per la prima volta da quando si era reincarnato sentì dolore. Un dolore immenso, qualcosa che nemmeno la sua costituzione poteva permettergli di ignorare. La pece sul suo corpo venne vaporizzata a parte in alcuni punti in cui si addensò sulla carne carbonizzata in alcuni punti rendendo le bruciature ancora più orripilanti. Volò in linea retta fino a che uno degli edifici umani arrestò la sua traiettoria, esplodendo in una nube di rocce e polvere. Il suo corpo si ritrovò a roteare senza controllo dopo il rimbalzo, atterrando scompostamente a terra con un grande spruzzo di pece. Rimase lì, disteso per un tempo che gli sembrò troppo lungo, ma il suo corpo si rifiutava di rispondere in alcun modo. La pece sfrigolava sulla carne carbonizzata emettendo piccole volute di fumo nero e maleodorante. Serrò le fauci, cercando di proiettare la sua mente nella propria carne e ogni cosa tornò sotto il suo controllo, progressivamente. Appoggiò l'arto superiore integro nella pece, facendo leva e sollevando il torso da terra, fino a che gli arti inferiori non riuscirono a riportarlo in piedi. Le sue sacche d'aria in quel momento erano affamate e la pece per qualche motivo non gli portava più sollievo ma peggiorava il dolore che stava sentendo. In quell'istante l'interezza della sua armatura era stata polverizzata, con l'eccezione di ciò che copriva gli arti inferiori in quanto si trovavano dietro l'arto di P.A.N durante l'esplosione. La sua carne umana, orribilmente bruciata in più punti, era completamente esposta. Il suo volto sfigurato dall'esplosione, tutta la zona del petto, vicinissima all'esplosione, si era trasformata in una massa sanguinolenta e penzolante, scomposta e quasi irriconoscibile. Rimase così, ingobbito, con gli arti superiori a penzolare mentre fissava P.A.N. L'arto già danneggiato in precedenza non sembrava più intenzionato a rispondere ai suoi ordini. In quel momento si sentì confuso, come se dovesse pensare o meglio ricordare qualcosa. Qualcosa di importante. Qualcosa di molto importante. Ma decise di ignorare completamente quella sensazione, nonostante fosse completamente perso in essa.

    Da quando aveva cominciato quello scontro, non aveva emesso un suono, escluso quando consumò il suo arto perduto. La cosa non cambiò.

    I suoi arti inferiori si mossero nuovamente, sempre più rapidi mentre si dirigeva verso P.A.N fino a che la pece non volò in tutte le direzioni per l'impeto del suo movimento. L'unico metallo che aveva ancora addosso si trovava sui suoi arti inferiori, quindi contro il metallo della macchina rossa avrebbe potuto utilizzare solo quelli se avesse voluto ottenere un minimo effetto. La sua carne si mosse da sola e balzò, raccogliendo l'arto sinistro e piegandolo, mentre quello destro si proiettò in avanti, in modo da colpire Pan con la parte più dura dell'arto, quella posteriore, nel punto del petto in cui aveva colpito all'inizio, al suo primo attacco.


    MgG1zA9

    BEHEMOTHiv | spectre | Rossa
    fisicamente | braccio andato, ustioni estese su tutto il corpo, tette e petto andati, faccia ustionata
    mentalmente |
    status surplice | rimangono letteralmente solo le gambe

    riassunto azioni | you know what, fuck you *flying kick *

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    Behemoth è una macchina di annientamento planetario adoperata dai Daimon prima della guerra con i grandi maligni, e come tale dispone di caratteristiche fisiche inarrivabili per creature ed entità che dispongono di una analoga estensione cosmica. La potenza esplosiva e il peso dei suoi colpi è moltiplicato per innumerevoli volte ed un solo pugno è capace di devastare il terreno con violenza inaudita. La sua forza è semplicemente immensa, ed aumenterà solo con il crescere del potere a sua disposizione. La forza dei suoi movimenti è tale da essere in grado di trascinare l'aria o altre sostanze più o meno fluide nelle onde d'urto dei suoi attacchi. Ciò risulta in svariate opzioni che non richiedono immediato e diretto contatto dei suoi colpi sul nemico.
    Distruggere un pianeta da soli non è un compito semplice o rapido, per questo Behemoth è stato creato per poter combattere per periodi indeterminati di tempo. Come la sua forza, anche la sua resistenza fisica è semplicemente immensa. Il dolore per Behemoth è poco più di una constatazione, l'unico modo per fermarlo del tutto è abbatterlo. Il fatto che ora sia uno spectre non aiuta.

    carrion
    Behemoth è l'incarnazione dell'odio per tutto il creato. Odio non è una semplice parola in questo caso, è una dimensione fisica e misurabile. La sola presenza di Behemoth è malsana per ogni essere vivente e non, è come fissare un buco nero e essere inondati dalle radiazioni che emette. L'odio di Behemoth è così totale ed assoluto da suppurare dal suo corpo costantemente in una sostanza disgustosa simile a pece. Nera come l'abisso, in grado di assorbire ogni tipo di luce, la pece è una sorta di corruzione fisica e spirituale di tutto ciò che è senziente. Negli inferi Behemoth ha preso dimora nella palude stigea, o meglio, è stato lui stesso a crearla con la sola presenza. Lo stagnare delle acque è stato corrotto dall'essenza di odio generando la terrificante singolarità nera che appesta gli inferi. La pece segue Behemoth ovunque vada, generandosi continuamente dal suo cosmo e lordando tutto quello che tocca, ma di suo non ha nessuna vera capacità. Ciò che conta è ciò che si nasconde al suo interno: i morti.
    La pece è un portale per fare sì che i peccatori della palude stigea si manifestino nella realtà materiale. Possono uscire da essa completamente e marciare nella terra dei vivi, o arrancare parzialmente fuori con il torso o gli arti. I loro corpi sono macilenti e sproporzionati, i volti tirati in orribili smorfie di rabbia e dolore. Dove non si sono ancora putrefatti, ovviamente. Ognuno di questi morti animati è completamente lordato dalla pece dello stige al punto da apparire come orrori neri difficili da scorgere. I morti sono completamente sotto il controllo di Behemoth e possono servire lo spectre in svariati modi, oltre ad attaccare con denti e artigli. I morti e i loro corpi sono saturi del potere della pece al punto da essere considerati costrutti cosmici. Se necessario Behemoth può usare la pece per mimetizzarsi nell'ambiente circostante e nascondersi nelle ombre.




     
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    Aveva esagerato?
    Il mostro era volato via come uno straccio bagnato. Era stupito dalla cosa. Da quando era capace di fare “quello”? Di cancellare qualcuno con la sola emanazione cosmica? Giurò di avere visto vera e propria carne venir lacerata nell'impatto, ma era difficile capirlo al primo sguardo, quella cosa gli aveva vomitato addosso meno di un minuto prima e la sua percezione non era più affilata come all'inizio dello scontro.

    Spedì quella bestia lontano, tanto lontano da rimbalzare sul terreno varie volte, schizzando pece nerissima ad ogni impatto. Pan sfruttò quell'occasione per alzarsi da terra e scrollarsi di dosso quella orribile poltiglia che gli era stata versata addosso. Tornato a casa si sarebbe dovuto fare tanti bagni nell'aceto bianco solo per combattere l'odore. Mentre aspettava che quel mostro si degnasse di muoversi ancora una volta, Dennis si guardò le mani:
    Tutta quella potenza, tutto quella violenza scatenata con la sola emanazione cosmica. Strinse le mani formando dei pugni estremamente stretti e massicci, per poi spostare lo sguardo verso il mostro di pece.
    Si stava alzando. Il suo corpo tradiva un dolore allucinante, tanto grande da ovattargli i movimenti. La sua pelle era nera e carbonizzata, il petto era stato mutilato in modo che sembrava irreparabile. Sul viso di pan si dipinse un'espressione di disagio, non nel vedere quel corpo martoriato trascinarsi in avanti con fare animale, tenendo le braccia penzoloni come una marionetta tirata fuori da un caminetto.
    No, quel disagio proveniva dal fatto che quella mostruosità non aveva emanato un suono.
    No quando fu colpita con violenza, no quando gli era stata tagliata una mano, e neanche quando un'onda cosmica l'aveva quasi vaporizzata.
    Dennis si rese conto dell'errore che aveva fatto ancora una volta:
    Aveva trattato il suo avversario come una persona

    Quella non era una persona, quello non era neanche un animale, quella era una bestia nata con il solo scopo di nutrirsi con la carne dell'esistenza, un rapporto parassitico con la realtà stessa. Tutto quel tempo a cercare una reazione qualsiasi da quella bestia era stato solo tempo sprecato, quella “cortesia” mostrata prima non era stata altro che perle ai porci. Quello era un cane rabbioso, e come i cani rabbiosi, andava soppresso.

    La bestia si mosse.
    I suoi movimenti divennero man mano più veloci, fino a diventare una corsa, uno spettacolo reso grottesco dalla sua carne danneggiata che non faceva altro che schizzare pece color ossidiana ad ogni movimento. La vide compiere un balzo raggiunta la massima velocità, per poi muovere le gambe nel tentativo di usare come armi le uniche parti della sua armatura che gli erano rimaste, ovvero quelle dei piedi.

    Era ferito oltre ogni limito possibile, ma quel mostro era ancora in grado di fargli del male, sopratutto con un calcio volante.
    Ma la cosa non lo turbò.
    Rilassò ogni fibra del suo corpo, ogni articolazione, ogni strato di pelle. Nella sua mente, il suo corpo era sul limite del liquefarsi. La sua difesa sarebbe stata l'assoluta assenza di resistenza da parte sua, avrebbe agito come l'acqua, come l'aria tra le dita.

    Il calcio gli si piantò sul petto.
    Due delle costole incrinate poco prima cedettero e si ruppero, mentre il massiccio corpo di Pan si gettò all'indietro, sfruttando la possente energia cinetica di quel colpo. Mentre la sua bocca si riempiva di un familiare sapore metallico, Dennis si impegnò ad effettuare un backflip riattivando le fibre muscolari di gambe e schiena. Nel momento esatto in cui i suoi piedi avrebbero toccato terra un'altra volta, Pan sarebbe scattato a tutta velocità verso quella disgustosa parodia femminile che aveva davanti, caricando il braccio sinistro all'indietro, e mirando verso lo stomaco ora scoperto del suo avversario, intenzionato a perforarlo da parte a parte con un nukite.

    No. Non aveva esagerato.

    Su4sahH

    B.F.G | ENERGIA VIOLA | PAN [VII]
    FISICAMENTE - nausea, dolore a gola, schiena e parti basse, 2 costole rotte, una costola incrinata, frattura cervicale, ematoma al braccio destro
    MENTALMENTE - ///
    STATUS DARIAN - Indossata

    RIASSUNTO AZIONI - Shaori and impalamento con la manina sinistra
    ABILITÀ -






    TECNICHE - ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO | °TELEPATIA°
    GEA IS A SYSTEMS ARCHITECT AND THE MULTIVERSE IS AN INFINITELY RECURSIVE ARCHITECTURAL SIMULATOR
     
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    Una mescolanza di liquido rosso e nero eruttò dalle fauci dello spectre nell'istante in cui l'arto superiore di P.A.N lo perforò da parte a parte, mancando per puro miracolo quella fila di cose bianche che attraversava il dorso. Frammenti sanguinolenti delle cose rosse che teneva all'interno del proprio addome vennero trascinate via dal movimento dell'arto corazzato, schizzando via dall'enorme foro sul dorso dello spectre.

    Per un istante esso sentì quello che sembrava un grandissimo calore propagarsi dal centro del proprio addome, ma rapidamente la sensazione si trasformò in un freddo crescente mentre il suo liquido rosso fuoriusciva da entrambi i fori abbandonando completamente il suo corpo. Guardò verso il basso, come se si stesse rendendo conto solo in quel momento di che cosa fosse successo. Il colpo era stato troppo veloce perché lo vedesse arrivare, e pure i suoi effetti vennero registrati dalla sua mente solo qualche istante dopo l'avvenimento. Sentì per prima cosa il suono del proprio corpo che veniva trapassato a parte dal massiccio arto del martello della G.E.A. Quello fu il momento in cui la distanza tra i due venne dichiarata in modo definitivo. Avrebbe potuto farlo in qualsiasi momento, con o senza il metallo a proteggere la sua carne. Aveva solo sprecato il tempo di entrambi.

    L'araldo di G.E.A. dopo questo scontro sarebbe tornato nella sua orrenda dimensione a leccarsi le ferite, per poi tornare a scorrazzare per quello stupido astro come se quello scontro non fosse mai accaduto. Mentre lo spectre avrebbe dovuto affrontare il lieve contrattempo di morire per poi tornare nuovamente come se nulla fosse accaduto. Il volto sfigurato dello spectre si fissò su quello dell'araldo nascosto dietro il suo metallo. Altro materiale semisolido rotolò fuori dalle sue fauci in uno spasmo di ciò che rimaneva della sua integrità fisica. Gli arti inferiori si appoggiarono a terra, senza una vera capacità. L'intero peso dello spectre era retto dall'arto di P.A.N.

    Esso mosse l'arto ancora a malapena funzionante, estendendo una delle propaggini e infilandola tra le sue fauci, intingendola dei liquidi che stava emettendo. Poi la allungò lentamente verso P.A.N. Con un unico scricchiolio l'intera struttura fisica dello spectre si tese come metallo, bloccando l'arto della macchina rossa. Avrebbe dovuto distruggere il suo corpo per liberarsi, a quel punto. La propaggine toccò uno dei punti ancora non lordi della spalla dell'araldo e lentamente, tremando, tracciò dei segni. Segni di cui non sapeva il significato. La sua carne si stava muovendo da sola.

    效力



    La tensione abbandonò improvvisamente la carne dello spectre, ed esso semplicemente scivolò giù, cadendo all'indietro nella pozza di frattaglie e pece che giaceva sotto il suo corpo.

    MgG1zA9

    BEHEMOTHiv | spectre | Rossa
    fisicamente |
    mentalmente |
    status surplice |

    riassunto azioni |

    abilità
    annihilation engine
    Behemoth è una macchina di annientamento planetario adoperata dai Daimon prima della guerra con i grandi maligni, e come tale dispone di caratteristiche fisiche inarrivabili per creature ed entità che dispongono di una analoga estensione cosmica. La potenza esplosiva e il peso dei suoi colpi è moltiplicato per innumerevoli volte ed un solo pugno è capace di devastare il terreno con violenza inaudita. La sua forza è semplicemente immensa, ed aumenterà solo con il crescere del potere a sua disposizione. La forza dei suoi movimenti è tale da essere in grado di trascinare l'aria o altre sostanze più o meno fluide nelle onde d'urto dei suoi attacchi. Ciò risulta in svariate opzioni che non richiedono immediato e diretto contatto dei suoi colpi sul nemico.
    Distruggere un pianeta da soli non è un compito semplice o rapido, per questo Behemoth è stato creato per poter combattere per periodi indeterminati di tempo. Come la sua forza, anche la sua resistenza fisica è semplicemente immensa. Il dolore per Behemoth è poco più di una constatazione, l'unico modo per fermarlo del tutto è abbatterlo. Il fatto che ora sia uno spectre non aiuta.

    carrion
    Behemoth è l'incarnazione dell'odio per tutto il creato. Odio non è una semplice parola in questo caso, è una dimensione fisica e misurabile. La sola presenza di Behemoth è malsana per ogni essere vivente e non, è come fissare un buco nero e essere inondati dalle radiazioni che emette. L'odio di Behemoth è così totale ed assoluto da suppurare dal suo corpo costantemente in una sostanza disgustosa simile a pece. Nera come l'abisso, in grado di assorbire ogni tipo di luce, la pece è una sorta di corruzione fisica e spirituale di tutto ciò che è senziente. Negli inferi Behemoth ha preso dimora nella palude stigea, o meglio, è stato lui stesso a crearla con la sola presenza. Lo stagnare delle acque è stato corrotto dall'essenza di odio generando la terrificante singolarità nera che appesta gli inferi. La pece segue Behemoth ovunque vada, generandosi continuamente dal suo cosmo e lordando tutto quello che tocca, ma di suo non ha nessuna vera capacità. Ciò che conta è ciò che si nasconde al suo interno: i morti.
    La pece è un portale per fare sì che i peccatori della palude stigea si manifestino nella realtà materiale. Possono uscire da essa completamente e marciare nella terra dei vivi, o arrancare parzialmente fuori con il torso o gli arti. I loro corpi sono macilenti e sproporzionati, i volti tirati in orribili smorfie di rabbia e dolore. Dove non si sono ancora putrefatti, ovviamente. Ognuno di questi morti animati è completamente lordato dalla pece dello stige al punto da apparire come orrori neri difficili da scorgere. I morti sono completamente sotto il controllo di Behemoth e possono servire lo spectre in svariati modi, oltre ad attaccare con denti e artigli. I morti e i loro corpi sono saturi del potere della pece al punto da essere considerati costrutti cosmici. Se necessario Behemoth può usare la pece per mimetizzarsi nell'ambiente circostante e nascondersi nelle ombre.




     
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    Era finita.

    Il suo colpo era entrato in modo pulito e preciso. Il martello della Dea aveva colpito ancora una volta. Quel mostro ora giaceva nel sangue, nella pece e nelle frattaglie, una triste dimostrazione di un massacro appena compiuto. Pan non ne era uscito indenne, ma non c'era confronto che tenesse.

    Quel mostro aveva però fatto qualcosa, qualcosa di estremamente strano. Con le sue ultime forze, la Bestia aveva usato i suoi liquami per scarabocchiargli qualcosa addosso. Da quella posizione ci fu una decifrazione immediata, Pan dovette acuire lo sguardo per capire cosa gli avesse disegnato addosso. Caratteri orientali, cinesi ad essere precisi. Per un secondo L'Araldo non capì, poi l'illuminazione lo colpì come un fulmine:
    Quello era il nome della sua tecnica, quella che richiedeva il completo controllo del copro materiale.
    Non era una conoscenza immagazzinata nel suo cervello, era un qualcosa incapsulato nel suo nucleo più profondo, nella sua essenza di Palingenesi, qualcosa acquisito grazie al suo essere letteralmente l'incarnazione vivente di un aspetto della vita di miliardi di esseri, qualcosa preso, raffinato ed affilato come metallo su una cote, qualcosa che pochissimi esseri viventi avevano anche solo compreso, meno che mai imparato a conoscere.

    E quel mostro aveva scritto il vero nome di quel concetto sulla sua Darian.

    Guardò ancora una volta quel corpo nella melma.
    Cosa diamine era? Chi diavolo era? Tanta altre domande gli affollarono la mente, domande che probabilmente neanche quel mostro di pece e carne era capace di rispondere, anche quando era capace di restare in piedi, con gli organi ancora dentro il ventre.

    Dennis sospirò.
    Una sensazione istintiva lo avvolse come un cappotto di ghiaccio: Quelle erano brutte notizie. Qualcosa sarebbe successo da li in poi, non presto, ma neanche troppo tardi. Qualcosa si stava muovendo nelle ombre, puntando lui e chi gli stava intorno, e qualsiasi cosa fosse, sarebbe piombata su di lui come una colata di sangue e pece nera come l'inferno.

    E sia...

    Strinse i pugni, sputò per terra, e voltò le spalle a quel corpo. Il suo cosmo brillò ancora una volta, scaldando l'aria intorno a lui. Se il suo futuro gli riservava mostruosità sbucate fuori dagli angoli più oscuri e misteriosi dell'esistenza, lui sarebbe stato li, prima a fare le domande per due minuti, per poi irrompere con ore su ore di violenza ed estremo pregiudizio.
    Ma non era quello il momento.
    La zona doveva essere messa in quarantena, la squadra ambientale aveva giorni di lavoro davanti a se, quel posto era un letamaio, una vera palude.

    Pan alzò lo sguardo all'orizzonte, e si incamminò verso casa, accompagnato dalle api dorate e da una canzone

    Daisy, Daisy give me your heart to do
    I'm half crazy, hopeful in love with you
    It won't be a stylish marriage
    I can't afford the carriage
    But you look sweet upon the street
    On a bicycle built for two...for two...for two...


    Su4sahH

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12 replies since 13/1/2021, 18:34   458 views
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