What makes someone a hero?

Fight Test Energia Viola per Rain

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    Oneiros l'eterno, Il Tessitore di Sogni.

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    Ti sei recato quanto più velocemente possibile verso il punto dove era scattato l'allarme. Di solito intercettate possibili minacce ben prima che possano riversali pericolose per civili e rifugiati ma questa volta il bersaglio è passato ad una velocità incredibile e il suo cosmo era qualcosa di diverso da qualunque cosa tu abbia mai percepito. Le voci del Khala ti trasmetto un senso di rispetto e paura, eccitazione e rabbia. Chiunque sia entrato ad Atlantide non è un comune mortale, non è una bestia della corruzione. Il suo potere è antico come le fondamenta del mondo, il suo cosmo non brucia ma scorre ovunque come se facesse parte dello stesso intreccio che compone la realtà.

    Arrivi a quello che doveva essere un campo base avanzato dei tuoi uomini e quello che ti accoglie è uno scenario agghiacciante. Il puzzo di carne bruciata ti riempe i polmoni, disgustoso e penetrante. Le armature potenziate delle Salamandre sono in pezzi e al centro del piccolo forte si erge una figura alta quasi due metri e mezzo. I lunghi capelli neri arrivano fino a metà della schiena e due occhi rossi come il fuoco risplendono illuminati da una tenue luce dorata. Orecchie a punta spuntano ai lati del viso, lunghe e sottili, in contrasto con la massiccia armatura nera come la notte. Una mano mortale non avrebbe mai potuto forgiare niente di simile e persino l'Imperatore, in tutta la sua immensa gloria, non potrebbe sperare di creare qualcosa di simile. Le Soma sono armi ancestrali, armature perfette, corpi di metallo per contenere il mare infinito che è la dunamis.

    Oliver Ramirez, ricordo il tuo viso. Ci siamo già incontrati, per quanto indossassi un nome che non mi appartiene più. Un vetusto inganno ordito dai miei congiunti per permetterci di sopravvivere alla tempesta. Mi scuso se, in quell'occasione, non sono stato ciò che un guerriero del tuo rango meritava di avere innanzi. Permettimi di presentarmi, formalmente questa volta. Io sono Iperione il Nero, il Sole Invitto, il Vento Solare, colui che viene con l'alba, quarto figlio di Urano e Gea e uno dei dodici Signori dell'Universo.

    Perché quell'essere ti sembra così familiare, dove hai già visto quel viso. E' calmo e pacato, come se non fosse circondato da decine di cadaveri dei tuoi uomini. Solo ora noti, alcuni metri più in la una colossale spada a due mani. E' lunga almeno quattro metri e larga uno, rune rosse ne ricoprono il dorso e la sua grande punta si perde all'interno di quello che sembra un misterioso abominio serpentino ricoperto di occhi e bocche irte di zanne. Riconosci alcuni di quegli occhi, non dimentichi mai il viso di un soldato, appartengono ai tuoi uomini.

    Sono arrivato in tempo per fortuna, quando uno di quegli esseri comincia a divorare i suoi nemici non sai mai quanto estesa è la sua progenie. Purtroppo quando una invasione di Kreglar comincia, l'unico modo per fermarli è mondare tutti coloro che hanno avuto contatti con la madre dai mille occhi.

    Quando si sposta vedi la montagna di cadaveri ammonticchiata poco distante. Sono almeno un centinaio, molto probabilmente dei profughi che stavano cercando una nuova casa, una nuova vita, una nuova speranza. Il suo viso freddo ti osserva impassibile senza alcun segno di ostilità nei tuoi confronti.




    nome ⦿ iperione (scheda)
    energia ⦿ blu
    soma ⦿ spadone [VIII]
    casta ⦿ titani
    fisicamente ⦿
    mentalmente ⦿
    riassunto azioni ⦿ Iperione è arrivato e ha distrutto e bruciato un po' di roba, persone e tuoi uomini. Il mostrone immaginalo come un grosso alieno tubolare che ha il corpo completamente ricoperto di occhi e bocche pieno di denti affilati. Lui non sembra avere minimamente la concezione di aver sconfinato in territorio atlantideo.

    narrato ⦿ parlato ⦿ parlato ⦿ parlato altri

     
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    Oliver Ramirez Ξ Primarca di Scylla (VI) Ξ Energia Blu

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    Mio Primarca
    la voce dell’uomo sembrava piena di ottimismo durante quella comunicazione a distanza. Oliver si era dovuto trattenere a palazzo per degli impegni improrogabili – e aveva delegato a lui il compito di presiedere sull’accettazione e registrazione di tutte le persone che erano state portate a casa dall’ultima squadra di salvataggio. Era solo una missione come le altre, alle quali aveva partecipato così tante volte da non saperle nemmeno più elencare. Una delle parti più soddisfacenti del suo lavoro, guardare i volti delle persone tirare un sospiro di sollievo, di accettare la loro proposta, di accennare quasi un sorriso all’immaginare una vita simile a quella che avevano perduto. Scylla si era raccomandato delle solite precauzioni, ma il comandante gli aveva rivolto un sorriso – come a dire che sì, sapevano cosa fare. Doveva dare loro atto, anche all’arrivo nel settore – quindi, prima di collaborare a stretto contatto con loro – aveva riscontrato un numero di salvataggi particolarmente alto, segno che ai Salamander importava portare a casa tante vite quanto i corrotti che uccidevano. La bilancia non pendeva da un lato, ma era quasi perfettamente in equilibrio. Non poté ringraziare abbastanza Poseidone per aver ricevuto il comando di forze con una simile forma mentis. La spedizione era partita la mattina presto, e Oliver aveva interrotto i contatti da allora. Erano uomini forgiati in battaglia, con un arsenale di tutto punto, con forze capaci di fronteggiare qualsiasi esperienza negativa – si fidavano di lui, e lui si fidava di loro. Comandante, nessuno resta indietro- aveva detto durante la partenza. La frase fu continuata dall’altro -Tutti tornano a casa, in un modo o nell’altro. Un giorno come gli altri, una missione come tante.



    Comandante?
    Comandante?
    Comandante?





    L’odore di bruciato era insopportabile, la luce rossa – segno dell’allarme scattato da poco – precedeva una sirena che proiettava grosse ombre nell’ambiente circostante, qualcosa che nessuno avrebbe potuto disattivare. Non più. Davanti a lui si trovava una distesa impressionante di corpi senza vita. Alcuni dei civili che la squadra aveva soccorso, avevano ancora le mani giunte in quella che sembrava una preghiera verso colui che li aveva trapassati da parte a parte. Altri erano riusciti a chiudere in tempo gli occhi, a differenza di donne e uomini che non avevano avuto la stessa fortuna, proiettando verso un punto inesistente uno sguardo completamente privo di luce. Cos’era la disperazione? La paura di perdere la propria vita? La paura di non poter continuare a restare con i propri cari? Di non avere più uno scopo? Quando si veniva messi di fronte ad una persona che non aveva altro compito che eliminare in virtù di una minaccia superiore, era quello il momento in cui una persona ne provava il massimo grado? “La tua vita è insignificante, se vivi o muori non fa differenza”. Un pensiero del genere aveva mosso la figura che Oliver aveva davanti a sé? Sarebbero state queste le domande, se la sua mente si fosse concentrata su quella questione. Invece, il Primarca aveva osservato tutte le facce della gente che si era recata lì – che si era fidata di loro – con la speranza e la voglia di credere in una vita diversa, in un futuro diverso. Come loro, molte altre guardie avevano ancora le armi strette in mano, fredde, completamente inutili davanti al loro assassino. Ci fu un silenzio tombale, dopo la sua spiegazione, un silenzio che era ancora interrotto soltanto da quel maledetto allarme, da quella maledetta luce. E infine, il suo sguardo si posò sulla bestia distrutta dall’estraneo, una bestia costellata di occhi diversi – occhi che aveva incrociato più e più volte. Riconobbe la squadra che si era fatta carico di quella missione, riconobbe le Salamandre, riconobbe gli uomini e le donne che avevano deciso di portare una seconda occasione a quella gente. Riconobbe le vittime di quel massacro, tutte.



    Nel silenzio, lasciando l’intruso lì dov’era, si mise in ginocchio davanti alla distesa di cadaveri. La mano si mosse con la stessa lentezza di una persona che aveva perso qualcosa di importante, con una triste realizzazione. L’acqua generata, in un lento e dolce roteare, prese a raccogliere i cadaveri – trasportandoli in quella che sembrava una ordinata fila ai lati del luogo che era stato appena profanato con tanta morte. Sussurrò delle parole a bassa voce, una preghiera per tutti coloro che avevano lasciato quel mondo, per tutti coloro che un giorno avrebbe rivisto. La rapida successione di pensieri nella sua testa gli procurò quasi dolore, ma ancora non proferì parola verso quello che riconobbe essere Galdor. Galdor Manelvagor, lo stesso guerriero con cui aveva avuto uno scontro amichevole, lo stesso guerriero che aveva privato Raia della gamba, quel giorno in cui Oliver fu sul punto di scendere in arena, trattenuto soltanto dall’allora sua Primarca. Lo stesso guerriero che aveva mandato al macello tutti loro, senza esitare, per concludere un tanto efficiente quanto terribile. Come aveva oltrepassato le precauzioni tali da tenere alla larga ogni nemico? Com’era stata possibile una tragedia del genere, senza nessuna possibilità di previsione? Perché non lo avevano avvertito, rilevato. Perché lui non aveva chiesto aiuto alle forze di Scylla – che, come il loro Primarca, adottavano la stessa politica di collaborazione ? Era stanco. Sembravano volerlo spingere sempre di più oltre la linea che aveva sempre rispettato, che non aveva mai osato oltrepassare. Anche in ginocchio, nella posizione di scuse verso quelli che sarebbero stati nuovi membri della grande famiglia che era il suo popolo, la sua gente, il suo cosmo iniziò ad assumere tratti molto più minacciosi. Scariche elettriche attraversarono i muscoli all’interno della sua scale. Una pressione così alta che andò ad interferire con i sistemi, mandandoli in tilt e interrompendo il suono della sirena, così come la luce rossa. L’ambiente attorno a lui sarebbe tornato tranquillo, se non fosse stato per il rumore della pressione energetica che sfrigolava sull’interezza del corpo. E quindi hai ucciso tutte queste persone. Cominciò ancora a bassa voce, sentendo il suo cuore metallico bruciare. La luce azzurra divenne improvvisamente rossa, non era mai successo. Era il sistema di pericolo? No, le condizioni erano ottime – doveva essere l’interferenza dell’energia scaturita dalla rabbia che stava provando in quel momento.



    Ma non hai nemmeno chiesto perdono. Finì la frase, rimettendosi in piedi con la stessa lentezza di prima. Aveva gli occhi chiusi, così come chiusi erano i pugni – che tremavano all’idea di ciò di cui si era appena reso conto. Galdor, no, Iperione si era appena presentato, aveva elencato i suoi titoli, aveva appena raccontato la sua storia; aveva rievocato la situazione in cui i due si erano conosciuti, aveva accennato alla missione che lo aveva condotto lì, a ciò che aveva dovuto fare per liberarsi del parassita. E nemmeno una volta, nemmeno per un secondo – con una fugace parola – aveva chiesto scusa. Non aveva chiesto perdono, o mostrato dispiacere per tutte le persone che aveva dovuto uccidere. Non aveva mostrato rimorso nel mietere la luce dai suoi uomini, da donne – bambini. Nessuno di loro. Non aveva speso una frase di commiato. E questo fece scattare qualcosa in Oliver. Devi chiederlo. A quel punto, il tono di voce di Cuordimetallo faticava a mantenere la calma, le corde vocali tremavano alla pressione che stava impiegando per trattenersi. Prima che Iperione avesse potuto rispondere, alzò il braccio destro – estendendo l’indice per indicare il punto in cui aveva gentilmente posato tutti i cadaveri che non erano scampati alla lama del figlio di Gea. Dèi, Titani, Araldi, Spectre – tutti erano bravissimi a vantarsi, bravissimi ad esibire chissà quale eternità e onnipotenza alle loro spalle nei confronti degli uomini. Eppure, erano umani quelli che volevano governare, erano umani quelli che volevano proteggere ed erano sempre umani quelli di cui volevano rubare l’anima. Senza l’uomo, senza l’umanità, nessuno di loro era nulla – nessuno di loro aveva uno scopo, o aveva reale potere. Ecco perché – nel rapporto di esistenza dell’universo – valeva di più l’umanità che un paio di immeritevoli, antichi, scriteriati. E, nonostante ciò, nessuno di loro sembrava aver mai portato il giusto rispetto alle persone che camminavano sulla faccia di quella terra.

    Aprì gli occhi.



    Il cosmo di Oliver proiettò scariche rosse, scarlatte, dal corpo al terreno, attraversandolo e scuotendolo. La stessa aura circondò la sua intera figura. La scale scattò ancora una volta con violenza attorno a lui – chiudendo le ultime parti che bisognava proteggere. Ci fu un forte suono metallico, uno schioccare d’oricalco che percorse l’interezza della schiena. La forma si adattò naturalmente; braccia, gambe, schiena – gli spazi si chiusero con violenza, generando quella che era la forma base dell’armatura di oricalco. Le venature azzurre illuminarono i piccoli canali che si estendevano dal centro del petto e che disegnavano sulla superficie un sistema di illuminazione tale a rendere la sua figura ancora più imponente e minacciosa. Non poteva sopportare una mancanza di rispetto tale – non verso la sua figura, a quello ormai era abituato – ma verso gli indifesi. Non a me, a loro. Mosse ancora, velocemente, l'indice puntato sui corpi. Alle persone che non hai esitato ad uccidere e bruciare. Ai miei uomini, che hanno rischiato il pericolo per tentare di portarle a casa, sane e salve. Ripeté alterato. Forse, dal suo punto di vista, aveva avuto senso - tutto. Estirpare un'infestazione, un atto tanto risolutorio e veloce, quanto terribile per coloro che lo subivano. Avresti dovuto contenere la minaccia, aspettare me. Avremmo dovuto collaborare per poter accertarci dell'incolumità degli altri, anche con probabilità estremamente basse. E invece aveva sconfinato nel suo territorio, procedendo a risolvere qualcosa che rientrava nella giurisdizione di Oliver stesso. Aveva infranto qualsiasi tipo di protocollo o procedura.


    Era la mia gente, Iperione.




    hiaAmxR

    narrato Ξ parlato Ξ pensato Ξ parlato altri


    CASTA Ξ Cavalieri Imperiali di Atlantide
    FISICAMENTE Ξ //
    MENTALMENTE Ξ //
    STATUS SCALE Ξ Indossata

    RIASSUNTO AZIONI Ξ Brevissimo scambio di idee prima di pugnospadarci male :zizi:

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    Edited by ~Rain~ - 15/10/2020, 17:31
     
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    Non sembra capire le tue rimostranze. Ti guarda con aria distante ma non concentrata, come se stesse compiendo un grande sforzo per capire cosa intendi con le tue parole. Non ha uno sguardo crudele, ne malizioso. Il Titano è genuinamente confuso come se gli avessi chiesto qualcosa di ontologicamente sbagliato. Ti fa un sorriso pacato, facendo alcuni passi verso di te. La soma brilla di luce rossastra mentre percepisci la Dunamis è un fluido flusso che gli danza attorno.

    Oliver Ramirez, non capisco le tue rimostranze in virtù di quanto già detto. Contenere quel tipo di essere comporta troppi rischi di propagazione dell'infezione. Tutti coloro che hanno avuto contatti con la Madre dai Mille occhi vanno eliminati e purificati. La procedura è chiara cavaliere.

    Si abbassa verso uno dei cadaveri e lo sfiora con la grande mano corazzata. La sua dunamis scorre ovunque come ad abbracciare ognuno dei caduti rendendogli omaggio. Quando si rialza lo spadone gli compare tra le mani, col titano che poi se lo poggia sulla spalla guardandoti nuovamente.

    Voglio ringraziarti per il servizio che presti per tenere la sicurezza in questo settore spaziale. Tu e gli altri cavalieri avete prestato un servizio esemplare nonostante le difficoltà. Ma ora potete stare tranquilli. Iperione il Nero è tornato a pattugliare lo spazio e nessuna minaccia potrà arrecarvi danno.

    Fa per allontanarsi dandoti le spalle.




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    mentalmente ⦿
    riassunto azioni ⦿ Iperione non sembra intenzionato a fare la prima mossa. A te l'onore. .

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    Lo guardò, in silenzio, abbassare una mano per toccare una di quelle persone – quasi come a mostrare il gesto di rispetto verso i morti. Ma lì ci fu il trucco, se così poteva essere definito, l’inganno. Gesti tranquilli, semplici, che tuttavia non lasciavano trasparire alcuna emozione – alcun segno di rimorso verso l’atto appena compiuto. Iperione era un Titano, un Titano seguiva regole diverse – ma tutti gli esseri, non importa quanto umani o più che terreni, potevano processare una forma di coscienza – una forma di rimorso – che li avrebbe portati a esternare qualche parvenza di sentimento, di emozione. Dai gesti del figlio di Gea, dai gesti del portatore di Gurthang, nessuna traccia empatica fu percepita. Non sopportava l’idea di pensare a quel gesto come un piccolo contentino, come qualcosa fatta per dare una decente soddisfazione alle parole del Primarca, niente avrebbe potuto sortire un effetto del genere. L’espressione del condottiero che aveva a pochi metri di distanza era del tutto simile a quella che aveva mostrato all’arrivo del Primarca. Lui era lì, con una pressione che gli gravava sul petto – sulle spalle – tale da portarlo a stringere i denti, ad accigliarsi, e non era nemmeno stato il fautore dello sterminio di persone e soldati fatti pochi istanti prima. Un compito necessario, aveva detto Iperione – certo – un compito che Oliver avrebbe gestito in maniera differente, verso il quale si sarebbe comportato in altro modo, adottando soluzioni meno drastiche, meno letali. Le persone bruciate o tagliate dalla lama del cinereo avevano dovuto soffrire tanto, la deformazione dei volti – quelli che ancora potevano essere scorti tra la pila e le macerie di fuoco e cenere – ne era testimone.



    Iperione il nero è tornato a pattugliare lo spazio. Cominciò a ripetere ad alta voce, quasi tentando di assimilare le parole che gli erano state rivolte, mentre il titano procedeva a voltargli le spalle. Era tornato dopo quanto? Per cosa? Per procedere a sistematica decimazione di qualsiasi popolazione sospetta di contenere un’infezione, una determinata minaccia? Era così piccolo il valore di tutte le vite umane che lui tentava di proteggere? Che venivano sgominate per raggiungere un bene superiore, necessario? Nessuna minaccia potrà arrecarvi danno. Continuò, gli occhi nel vuoto, riflettendo su quelle parole a cui nemmeno Oliver stesso credeva. Si era reso conto che la minaccia più grande era un comportamento simile? Si era reso conto che atti del genere avrebbero reso ancor meno speranzoso il loro futuro? La continua diffidenza l’uno dall’altro, la continua paura della lama sopra di loro, vivere pregando di trovare fortuna giorno per giorno, senza la possibilità di immaginare una vita dopo la difficoltà più grande. Era quella la prospettiva, se bastava tanto ad uccidere un’intera contingenza. Gli occhi si mossero, dopo qualche secondo di continuo pensare, andando a posarsi sulle spalle del Nero, che iniziava ad allontanarsi. Anche con la sua attenzione rivolta altrove, il possessore della dunamis avrebbe percepito l’incalzare della traccia cosmica proveniente da dietro di lui. Oliver aveva serrato il suo volto in un’espressione sofferente, e la fiamma dorata e azzurra era avvampata ancora di più attorno a lui. 'Non basta comportarsi così.' Quasi non si era accorto di aver proiettato i pensieri nella mente dell’altro. 'Le persone vanno protette, vanno salvate anche con una possibilità su un milione. E’ così che sono arrivato fin qui, rischiando la vita anche per un solo bambino.' I muscoli delle gambe, tesi, cominciarono a fare pressione sulla terra sotto di lui.


    Serrò i pugni.

    Voltati, Iperione.




    Non avrebbe attaccato una persona alle spalle – all’improvviso. Anche nelle differenze di ragionamento tra i due, anche nel sentimento di attrito che Oliver stava provando, non avrebbe approfittato di quel momento per infliggere un attacco a sua insaputa. Era un uomo d’onore, lo era sempre stato – e avrebbe continuato ad esserlo – a discapito di chiunque, dinnanzi a sé. Nell’esatto momento in cui, tuttavia, il Titano si fosse voltato, avrebbe osservato Scylla calciare la terra sotto i suoi piedi, esercitando una certa pressione per spararsi verso di lui con tutte le energie che aveva accumulato fino a quel momento. Incrinando il punto da cui era partito, sarebbe arrivato a qualche passo dall’altro, e lì avrebbe risolto la situazione nel modo più efficace possibile – avrebbe cambiato il modo di pensare dello spadaccino attraverso i propri colpi. Dal suo corpo, con un sibilo e lo scatto delle placche sulla sua armatura, sarebbe comparsa una quantità impressionante di serpenti, una delle sette armi che aveva a disposizione, che avrebbero assunto la forma di catene dorate. Muovendosi velocemente ed efficientemente, si sarebbero avvolte attorno all’intera figura dell’obiettivo. Caviglie, gambe, braccia e busto, lasciando idealmente libero solo lo spazio dal collo in su. La tattica iniziale era volta a rendergli difficile la capacità di movimento, una mossa estremamente efficace quando faceva affidamento sulla loro caratteristica più importante; non solo la loro durezza era pari all’armatura che indossava il Primarca, ma le loro proprietà erano tali da poter disporre di una robustezza, una capacità di costrizione, da essere definita quasi fuori dal comune per un guerriero del suo livello.



    Tentando di serrare l’intero corpo del titano, per impedirgli i movimenti o manovre di difesa, Oliver avrebbe compiuto un balzo proprio di fronte a lui – rinforzando i gambali della sua scale con quella che era l’arma del pipistrello. Ora, la capacità di quell’animale era particolarmente insidiosa ed efficace come attacco preso in pieno. Non disponeva di una capacità di danno alta quanto quella dell’orso, ma poteva applicare al suo effetto perforante la caratteristica di sottrarre energie vitali al proprio possessore. Un attacco che non andava soltanto a danneggiare il corpo, ma che portava via l’essenza stessa della prestanza fisica – qualcosa che non poteva essere completamente rigenerato dall’ichor che l’altro possedeva, qualcosa che lo avrebbe reso meno reattivo per il resto del combattimento. L’attacco tramite il pipistrello, quindi, sarebbe stato riversato sul nemico attraverso un calcio portato dal basso verso l’alto – proprio sotto il suo mento – con il resto del corpo immobilizzato, qualora fosse riuscita la tattica precedente. La parte inferiore del volto, soggetta ad un calcio portato con l’arma perforante, avrebbe visto il danno irradiarsi dal mento a salire, danneggiando gli occhi, la mascella, provocandogli poi confusione. Il calcio ascendente, in realtà, non avrebbe visto Oliver restare su un punto fermo davanti al nemico, ma sarebbe stato inferto in maniera tale da permettergli di roteare verticale su sé stesso – a trecentosessanta gradi – anche in virtù della forza accumulata dopo lo slancio iniziale. Le implicazioni ulteriori, tra corpo bloccato e calcio sotto il mento, sarebbero sfociate ovviamente nell’impossibilità del corpo di scaricare la pressione di quel calcio – creando un colpo di frusta che avrebbe inferto danni alle vertebre del collo.



    Qualora l'attacco fosse andato a segno, dopo il movimento compiuto per colpire la testa del titano con il calcio, Oliver avrebbe compiuto la naturale curva del movimento verso l'alto - atterrando di nuovo di fronte a lui, seppur a qualche metro di distanza. Il giusto per non rientrare nel raggio d'azione della lama nemica, preparandosi a fargli capire cos'era ciò che provava in quel momento il Primarca, attraverso uno scambio di colpi rapido, efficiente e serio - da non sottovalutare. Aveva già affrontato qualcuno appartenente alla nobile famiglia, ecco perché faceva affidamento - in quell'istante - su tutto ciò che aveva imparato, su tutto ciò che il suo retaggio cosmico aveva insegnato tramite gli studi di Scylla. Avrebbe dato sfogo ad ogni muscolo del suo corpo per insegnargli quella lezione.



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    RIASSUNTO AZIONI Ξ Procedo scattando per arrivare a poca distanza da te, tentando di bloccarti tutto il corpo con la robustezza straordinaria del serpente [ad] accumulando l'energia dello scatto per slanciarmi in uno spinning kick verticale a 360° con l'arma del pipistrello [af - perforazione/privazione vitale] che porta tutti gli effetti descritti nel post, con conseguente riposizionamento.
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    TECNICHE Ξ

    Making peace to build our future
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    Quarta composizione bestiale di Azae.
    Le spire del serpente. E' attraverso lo spirito di questo animale che la scale può generare lunghi tentacoli, composti dello stesso materiale dell'armatura, che gli permetteranno di colpire a grande di distanza. Grazie ad essi, e alla loro robustezza, sarà possibile imbastire non solo strategie di stritolamento, ma anche un'ottima difesa. La loro forma tentacolare, seppur standard, potrà essere modificata - permettendo di assumere la forma di lunghe catene, conservando la propria resistenza. In tutta la sua robusta essenza, lo spirito del serpente sarà impiegato per tentare di recare offesa al suo nemico, attraverso le resistenti zanne, o potrà essere evocato con intenti difensivi – data la sua natura – che gli permetteranno di fornire un’ottima protezione cosmica – proprio come l’arma fisica.[Danno: Stritolamento, Enorme Resistenza - Arma: Tentacoli]

    Through the cold mist
    Till we're lifeless together

    Ultima composizione bestiale di Azae.
    Le capacità mortifere del pipistrello si estendono anche alla parte della scale benedetta da questo potere, che permetterà a Cuordimetallo di manifestarlo attraverso la creazione di due piccole lame sul dorso delle mani, sui gambali - o su qualsiasi altra parte del corpo adatta - in modo da privare l'avversario della sua forza vita, se colpito. Se riuscito, ogni colpo strapperà una quantità sempre maggiore di energia vitale avversaria, per rendere quest'arma pericolosa tanto quanto le altre bestie. La stessa capacità di privare l’energie avversarie sarà utilizzabile dall’emanazione cosmica. Lo spirito del pipistrello, con artigli e denti acuminati, si lancerà verso il suo obiettivo – nell’intento di recare danno, e privarlo delle sue forze, nello stesso modo in cui Oliver farebbe attraverso l’arma sulla sua Scale. [Danno: Perforante, Risucchio Vitale - Arma: Piccolo pugnale]

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    La natura degli uomini di quell'epoca lo incuriosiva. Erano sicuramente diversi dalle creazioni di suo fratello, la lunga selvatichezza li aveva certamente cambiati e resi più distanti dell'idea inziale, soprattutto se comparati all'immanenza del popolo elfico che Iperione e Teia avevano plasmato in un periodo più o meno contemporaneo. Sapevano essere cocciuti e feroci, eroici e generosi ma quasi sempre peccavano di visione d'insieme. La cosa forse era imputabile alla brevità delle loro esistenze, un sospiro nel più grande ordine del cosmo, un fugace attimo appena percettibile che li costringeva a concentrarsi sulle piccole cose al fine di avere una qualche tipo di controllo su proprio destino. Costruivano città e statue nella speranza che l'avanzare del tempo li potesse risparmiare e a volte si lanciavano in crociate del tutto inutili, convinti di essere nel giusto. Oliver non faceva eccezione.

    Comprendeva meglio di chiunque altro il dolore per la perdita, la rabbia per sconfitta, ma quello che il generale di suo nipote stava facendo mostrava una miopia che lo disturbava. L'infestazione era stata fermata con perdite minime, martiri che sarebbero stati di certo felici di sacrificarsi per proteggere il popolo di Atlantide nella sua interezza. Come faceva un generale, un Re, a non comprenderlo. Un'eroe fa ciò che è giusto a dispetto della natura di quell'azione. Sacrifica i pochi, se necessario, per il bene dei molti e mai potrebbe anteporre la vita di poche centinaia, forse anche migliaia di persone innanzi al benessere di una nazione intera. Ma dubitava che Oliver Ramirez lo avrebbe compreso.

    Lo sentì avvicinarsi a tutta velocità mentre lo intimava a voltarsi, di certo pronto a scatenargli contro tuta la sua ira. Non si sarebbe fatto pregare. Fiamme lo avvolsero in un attimo, mentre il vento solare lo avvolgeva nel suo ruggente abbraccio. Un guerriero normale si sarebbe allontanato dall'offensiva nemica, nel tentativo di mantenere la distanza per gestire i tempi del combattimento a proprio vantaggio. Ma Iperione non era un guerriero normale, non lo era mai stato. I suoi fratelli spesso lo redarguivano per questa sua tendenza a cercare lo scontro diretto, nella sua ricerca di un duello che al netto delle strategie gli permettesse si di tastare davvero la forza del suo nemico. Solo Crio sembrava comprendere questo suo lato, grazie alla sua natura di guerriero errante conosceva il piacere di mettersi alla prova, di tastare i propri limiti. Le fiamme spinsero nella direzione del Primarca di Scylla facendo parzialmente andare a vuoto il suo tentativo di immobilizzarlo. I serpenti gli si avvolsero attorno alla gamba destra rallentandone ulteriormente l'avanzata proprio mentre il Campione di Poseidone si preparava ad esibirsi in un elaborato calcio ruotato. Un'offensiva semplice che richeideva una difesa altrettanto semplice. Serrò le braccia a croce davanti a se a coprirsi il volto ed intercettare il colpo nemico. L'impatto sulla Soma fu tremendo ma la superlativa resistenza di quell'ancestrale armatura riuscì a dissipare la maggior parte dell'impeto nemico. Una strana sensazione, come di spossatezza lo attraversò, niente di preoccupante, ma sicuramente insolito. Ripoggiò lo spadone sulla spalla destra.

    Sicuramente voi Atlantidei non peccate di coraggio. Anche Sanya del Kraken non ha esitato ad attaccarmi quando ne ha avuto occasione. Spero riserviate lo stesso trattamento anche ai vostri nemici.

    Fece scorrere la sua Dunamis e fu come se il Sole stesso fosse sceso sul fondo del mare. Una tiepida luce arancione lo circondava mentre le fiamme generate dal vento solare bruciavano quiete ma pronte a esplodere qualora il suo creatore lo avesse ritenuto necessario.

    Dimmi Oliver Ramirez, viste le tue rimostranze, che cosa avrei dovuto fare? Come si sarebbe dovuto comportare un guerriero per poter essere considerato un eroe?

    Calcò il tono sull'ultima parola, come se il solo pensiero che lui, Iperione il Nero, potesse essere considerato qualcosa di diverso dal più grande eroe che il creato avesse mai avuto fosse pura follia. Lui incarnava il concetto di onore e rettitudine, lui era ciò che Oliver chiamava eroe, paladino, nella sua forma più pura e primordiale. Sorrise. Il ragazzo voleva combattere, forse la cosa lo avrebbe aiutato a sbollire quella collera. Gli bastò pensarlo e un vuoto d'aria si formò tra di lui e il suo bersaglio, un possente risucchio che lo avrebbe attirato verso il titano che nel frattempo aveva allargato leggermente le gambe per avere una posizione più stabile da cui lanciare l'offensiva. Il pugno sinistro era stato tirato indietro e con un fluido movimento si mosse in avanti andando incontro al Primarca per rilasciare la più famosa tra le tecniche del Titano del Sole.

    L'Ebony Vortex si manifestò in tutta la sua furente potenza. Un turbine di vento solare che ruotando intrappolava l'avversario straziandone le carni mentre possenti sbalzi di pressione avrebbero, oltre a danneggiare carne, ossa e oricalco con la stessa facilità, potuto portare persino all'evaporazione dei fluidi corporei del bersaglio. Un trattamento d'onore. Solo i degni potevano sperare di affrontare Iperione al suo pieno potenziale e quella tecnica era qualcosa che pochi mortali si erano guadagnati il privilegio di affrontare.



    nome ⦿ iperione (scheda)
    energia ⦿ blu
    soma ⦿ spadone [VIII]
    casta ⦿ titani
    fisicamente ⦿ Ecchimosi sul braccio sinistro. Leggero assorbimento vitale.
    mentalmente ⦿ Curioso.
    riassunto azioni ⦿ Per difendermi accorcio la distanza sparandomi verso di te come se fossi spinto da un reattore di vento solare e vengo bloccato solo in parte dai serpenti (gamba destra). Essendo le braccia libere le serro a croce e sfruttando mia altezza incasso con la parata combinata alla dunamis che mi avvolge riducendo i danni (subisco una brutta ecchimosi e un leggero assorbimento vita). Poi passo all'offensiva, ti tiro verso di me creando un vuoto d'aria improvviso che ti risucchia [AD] e mentre vieni trascinato ti tiro contro un Ebony Vortex per frullarti amorevolmente.

    Ebony Vortex: Una delle più celebri tecniche di Iperione unisce ogni lato più distruttivo e letale del suo potere ad una precisione inumana. Un corrente d'aria vorticante che, una volta circondato l'avversario, mira a imprigionarlo in un tornado di vento rovente al cui interno si celano fortissimi sbalzi di pressione; essi saranno capaci di causare la letterale evaporazione dei fluidi avversari, mentre tentano di fare a pezzi prima l'armatura e poi il corpo. Una trappola mortale da cui è piuttosto difficile liberarsi a causa della repentinità dell'attacco e dei suoi effetti una volta che lo si subisce.

    narrato ⦿ parlato ⦿ parlato ⦿ parlato altri




    Edited by Aleksander Seraf - 6/4/2021, 01:39
     
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    Stai sorridendo.



    Non si sarebbe aspettato nulla di meno da uno dei dodici. Tenendo fede alle testimonianze del passato, Iperione mostrò la sua esperienza in battaglia quasi anticipando la tattica che aveva messo in atto, limitandola e ricevendo parte del colpo – prima di mettere della distanza tra loro. Ciò per cui Scylla – tuttavia – non riusciva a trovare senso, era l’espressione del guerriero che aveva davanti, così come le parole che tentava di rivolgergli per spiegare le sue azioni. Forse era davvero impossibile, per menti diverse come le loro, ragionare su determinati gesti e determinate azioni nei confronti delle persone come lui. Oliver sentì l’altro concentrare il proprio cosmo per dare vita ad una nuova offensiva, ed alzò le braccia di conseguenza – posizionando il sinistro davanti al suo corpo – parallelo al busto – così come il destro più in basso, lungo il fianco, parallelo al terreno che avevano sotto. Sentì l’energia permeare l’intera superficie della sua scale, formando una lieve traccia luminosa che quasi fece risaltare l’oro e l’oricalco che componevano l’armatura. Si sarebbe aspettato, inizialmente, un assalto frontale – un attacco portato con la spada, che era quasi il simbolo del titano – invece, l’espressione del Primarca all’interno dell’elmo si ruppe per un secondo, nel constatare che una pressione lo stava attirando verso la figura avversaria. Ciò si aggiunse ad una deformazione nello spazio, no – nell’aria che che stava circolando attraverso loro. La presa elementale si fece sempre più forte e Scylla decise di fare qualcosa che non aveva fatto contro nessun nemico o qualsiasi altra persona affrontata. Abbandonò la guardia, pur tenendo alzate le braccia, facendosi trascinare dalla forza iniziale del vento – quella che lo avrebbe pericolosamente messo in posizione di contrasto con l’Ebony Vortex – perché di quello si trattava, il vento solare capace di arrecare estremi danni, se non opposto ad un’adeguata difesa.


    Delle vite si sono spente sotto la tua spada

    E tu stai sorridendo.




    E fu proprio ciò che avvenne, Oliver condensò il proprio cosmo in modo tale da mantenere salda la sua posizione durante il vuoto d’aria; sentì la pressione trascinarlo con velocità sempre crescente, conferendo al suo corpo la spinta necessaria per arrivare direttamente verso Iperione. Qualche secondo prima dell’impatto con il vortice di vento, il braccio si mosse e una nuova torsione si presentò attorno al corpo di Cuordimetallo. Le acque di Cariddi presero a formare un vortice dalla forma esattamente uguale a quella del turbine avversario, attorno a lui, formando una forza d’opposizione che avrebbe dovuto schermarlo dagli effetti diretti dell’attacco. Vide il calore dell’elemento governato da Iperione arrivare a far evaporare parte delle acque che aveva innalzato come difesa, così come riflettersi sulla sua stessa armatura, sulla sua stessa carne dietro essa. 'Qui non si tratta di comportarsi da eroi, qui si tratta di fare la cosa giusta per queste persone. Dobbiamo loro qualsiasi tentativo – anche il più difficile.' Fu come essere esposti ad una fonte di calore estremo per un tempo prolungato; Oliver sentì le labbra diventare progressivamente più secche, così come sentì il calore del proprio corpo innalzarsi in modo innaturale all’improvviso, provocandogli brividi lungo la schiena a causa del contrasto con la temperatura precedente. La pressione – seppur attutita dalla protezione che il tornado d’acqua gli stava dando contro i pieni effetti del vortice d’aria – fu abbastanza da rendere i movimenti più confusi, come fu tale da avere un reale impatto sul suo stesso corpo. Sentì parte della schiena essere schiacciato, così come diverse zone di braccia e gambe, percependo le ossa rispondere con durezza tale da creare delle fratture a causa dell’attrito. Il dolore fisico, assieme alle conseguenze elementali, fu però un necessario sacrificio da compiere per avere una posizione di favore per la sua offensiva seguente.



    Avvolto dalla barriera di tornado d’acqua che si era opposta alla tecnica avversaria, Oliver decise di utilizzare le sue capacità illusorie per nascondersi alle forme di percezioni fisiche del nemico – vista, udito – generando poi l’immagine fittizia del Primarca stesso che, dopo l’attacco nemico, era rimasto a terra in preda ai dolori, come se si fosse trovato contro un danno troppo grande da gestire. Il suo primo obiettivo era portarlo a credere di essersi arreso, quando in realtà il vero Oliver avrebbe sfruttato non solo la velocità del risucchio di vuoto precedente, ma anche la stessa rotazione del vortice di acque, sfruttando tutto per aumentare la rotazione del suo corpo – che lo avrebbe portato a posizionarsi proprio sul lato di Iperione corrispondente al braccio con cui impugnava l’arma. Posizionandosi nel lato opposto, il nemico – se scoperta la sua tattica – avrebbe potuto reagire semplicemente alzando la lama in quella direzione. Avrebbe parlato attraverso la mente, proiettando i suoi pensieri, così da lasciargli credere di essere troppo indebolito per poterlo fare fisicamente. In un’occasione simile, tenendo conto di ciò che aveva fatto fino a quel momento, decise di utilizzare uno stile di cui aveva solo vagamente letto – di cui aveva solo vaghi ricordi di tempi passati.


    'Se definisci tale chi fa il contrario, allora non voglio essere un eroe.'




    Approfittando del possibile vantaggio tattico datogli dal diversivo, avrebbe generato un vortice d’acqua esattamente attorno al corpo di Iperione, lungo fino alle sue spalle. L'ampiezza interna del tornado, infatti, non sarebbe stata tale da permettere al corpo nemico di ruotare all'interno, ma estremamente stretto e contenuto, con l'obiettivo di rendere difficoltoso spostare braccia o gambe, nel tentativo di rendergli difficile compiere movimenti per opporsi a ciò che sarebbe arrivato. Qualcosa che non era nelle sue corde ma che, in una situazione simile, sembrava poter tornare utile. Se il ki-rata di Oliver faceva delle braccia il suo focus maggiore, anche senza disdegnare l’impiego degli altri due arti, allora quel tipo di tecniche di combattimento poteva quasi definirsi opposto ad esso. Lo aveva esercitato davvero poche volte, mai contro avversari degni di quel nome. D’altronde, erano tanti i modi di combattere che risalivano alle epoche antiche, alle quali memorie solo pochi di loro potevano affacciarsi; nominarli tutti sarebbe stato impossibile, ma la loro esistenza non si era persa nella storia. Spostò il baricentro in avanti, facendo forza sulla parte inferiore del corpo.



    'Per loro, voglio essere la speranza.'

    [ LEISURE KICKS ]





    La gamba si mosse con velocità, permettendo al corpo – dopo aver accumulato tale rapidità di rotazione – di disegnare con essa un arco tale da tentare di scaricare l’intero peso del colpo esattamente sul collo avversario. Avrebbe percorso naturalmente lo spazio in modo tale da concentrarlo sul punto posteriore. Completamente nascosto ai sensi fisici del titano, le placche dell’armatura si mossero velocemente, portando gli schinieri a generare l’arma dell’orso. Ciò fu sostenuto anche dalla trasformazione che il primarca aveva assunto, adottando la struttura dello stesso animale, che gli avrebbe concesso di aumentare drasticamente il potere fisico a sua disposizione. Prendendo di mira quella zona, avrebbe mirato allo scatenare entrambe le pericolose caratteristiche della sua armatura, con l’obiettivo di danneggiare – con la grandezza dell’arma stessa – l’interezza delle vertebre del collo avversario. Le capacità di creare danni interni, così come la straordinaria forza del colpo, si sarebbero tradotte non solo in un danno diretto, ma in un risultato del corpo di scaricare l’impatto attraverso la colonna vertebrale, sia verso il basso - andando ad influenzare le vertebre più vicine - sia sulla parte superiore delle scapole, contando i muscoli che avvolgevano le ossa stesse.



    Oltre a fratture e rotture, sarebbero accorse difficoltà nella coordinazione, nel mantenere l’equilibrio, così come una corretta postura o il compimento di corretti movimenti. Essendo la zona del collo mirata estremamente vicina alla base del cranio, se l'offensiva fosse andata a segno, sarebbero seguiti colpi di frusta tali da creare difficoltà come traumi cerebrali minori, assieme alla rigidità seguente e ai sintomi derivati, come nausea e vertigini. D'altronde, per combattere con la lama che la soma gli permetteva di utilizzare, c'era bisogno di equilibrio e coordinazione, della possibilità di compiere movimenti dati da un corretto posizionamento del corpo. Tutti fattori che avrebbe messo in difficoltà tramite quell'attacco. Sapeva benissimo che ciò non lo avrebbe messo al tappeto, ci sarebbe voluto ben altro per farlo. Tuttavia, colpire in quel modo – con quell’intensità – sembrava essere l’unica via per far realizzare al titano che perdite del genere, anche per cause maggiori, non dovevano semplicemente essere viste come un lavoro di pulizia – una sistematica soluzione per far fronte ad un pericolo. Era questo ciò che sembrava mancare al condottiero, il cuore e la capacità di riuscire a capirli. Forse avrebbe chiesto troppo, dicendogli di provare a mettersi al loro posto, forse nemmeno sarebbe riuscito a capirlo. Ecco perché avrebbe trovato l’opportunità di fargli realizzare che qualsiasi azione aveva un peso – anche per loro.



    hiaAmxR

    narrato Ξ parlato Ξ pensato Ξ parlato altri


    CASTA Ξ Cavalieri Imperiali di Atlantide
    FISICAMENTE Ξ Danni da impatto e pressione su tutta la superficie frontale del corpo, danni da evaporazione media dell'organismo, nausea generale. Ossa della gamba destra, braccio sinistro e costole fratturate.
    MENTALMENTE Ξ //
    STATUS SCALE Ξ Indossata
    NOTE Ξ editato perché nel mettere in layout ho dimenticato di aggiungere i danni nello specchietto

    RIASSUNTO AZIONI Ξ Non mi difendo dall'ad, ma lo uso per avvicinarmi ed accumulare velocità, opponendo il Big Tornado all'Ebony Vortex, subendo la parte dei danni che non riesco a difendere. Lascio dietro di me l'illusione di Oliver a terra, mentre io vado full invisibile e inudibile [diversivo].

    Tento di bloccarti il corpo fino alle spalle, chiudendolo in un vortice d'acqua [ad]. Sfruttando la corrente precedente, mi porto al lato per compiere un'ulteriore rotazione col corpo e dare un calcio sul collo come qui ma dietro, non avanti, per fare i danni descritti nel post [af - arma orso+forza strao].



    Strong, united, working 'till we fall

    ABILITÀ Ξ

    Reality Overwriting
    - Illusioni Ambientali
    Physical Reworking - Armi di Scilla
    Physical Reworking: One for All - Trasformazione [Frz. Str.]
    Voz de Ola - Telepatia

    TECNICHE Ξ

    Big Tornado ☼
    Quando Azae riuscì a vincere il favore di Cariddi, al termine della sua avventura, la ninfa maledetta dagli dei decise di elargirgli la sua benedizione - dopo quella concessa da Scilla. La bestia al di sotto del mare avrebbe permesso al Nono Re di evocare le acque controllate da lei, al fine di rilasciare - sul campo di battaglia - il loro potere distruttivo. Grazie a questa possibilità, il Primarca di Scylla può generare e controllare l'elemento ad una potenza decisamente superiore al normale, con una facilità estrema. Le capacità di gestione della tecnica, in base all'abilità e alla forza dell'utilizzatore, possono variare in diversi modi - restando sempre connesse da un singolo filo conduttore: il vorticare incessante.


    Cold, the air and water flowing
    Hard, the land we call our home

    Prima composizione bestiale di Azae.
    Il pugno dell'orso. Attraverso la manipolazione del proprio cosmo, e della propria armatura, Oliver può trasformare parte della sua scale - dotandola di grandi guanti meccanici, o gambali più robusti - per colpire il nemico con maggiore forza; procurando all'obiettivo, se andato a segno, gravi danni interni. Se non manifestati sotto questi aspetti, i poteri dell'orso possono trasformare parte della scale, facendole assumere l'aspetto di un grosso martello. Rottura di ossa, emorragie, tutto a disposizione della conformazione contundente che la scale di Scylla può assumere. Quando viene utilizzato lo spirito dell’orso, inoltre, il colpo a distanza assumerà le fattezze della stessa bestia – dirigendosi in prossimità dell’avversario per tentare di colpirlo con i suoi possenti artigli, causandogli – in caso di riuscita – lo stesso tipo di danno che causerebbe un impatto fisico dell’arma cosmica. [Danno: Interno, Rottura di Ossa - Arma: Grossa, Contundente]

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    Parlava di fare la cosa giusta il giovane atlantideo, come se una creatura così giovane potesse davvero capire il significato di certe parole, il peso delle scelte di chi porta sulle sue spalle la realtà stessa fin dal suo primo gemito. Cosa ne sapeva un ragazzino di quel peso, cosa ne sapeva un ragazzino della perdita, delle scelte e della responsabilità. Tra i dodici figli di Urano era di certo Oceano il Re per antonomasia ma nessuno era tanto retto e giusto come Iperione. Nessuno era un'eroe quanto lo era lui. Interi sistemi avevano acclamato il suo nome quando era giunto alla testa della sua armata per salvarli dalla morsa di un nemico in apparenza imbattibile. Civiltà avevano innalzato statue per venerarlo, per chiedere la sua protezione e sperando nella sua benevolenza. E nessuno nel corso dei millenni aveva mai considerato una sua scelta come non giusta, non necessaria. Non si trattava di un problema solo filosofica, né di una questione morale. Era qualcosa di intrinseco nella sua programmazione, ne suo paradigma.

    Quindi cosa sarebbe stato giusto fare Oliver Ramirez? Mettere a rischio la popolazione del tuo dominio nella vana speranza di salvare i pochi che sono periti oggi? Sacrificare il benessere dei molti per la speranza dei pochi? Quello che descrivi non è un eroe, è un tiranno che per soddisfare il proprio ego non esiterebbe a mettere in pericolo coloro che deve proteggere.

    Osservò il corpo del nemico sdraiato a terra, che si fosse già arreso? No, il ruggire del cosmo di Scylla mandava un messaggio abbastanza chiaro sulle intenzioni del Primarca. L'acqua lo strinse in una morsa bloccandolo fino alle spalle, un tornando impetuoso come il suo creatore che voleva immobilizzarlo per preparare un'offensiva ben più temibile. Lo percepì alle sua spalle appena prima che il calcio lo raggiungesse, troppo tardi per muoversi o creare una difesa, ma non troppo tardi per qualcosa qualcosa di più istintivo. Lasciò cadere lo spadone guidandolo con un flusso divento affinché intercettasse il grosso dell'impatto. Non bastò ovviamente ad evitare del tutto i danni. Il mastodontico pezzo di adamantite lo centrò in pieno sbalzandolo via per una decina di metri mentre la grossa lama finiva conficcata in una grossa roccia alla sua sinistra.

    Il sapore della polvere gli riempì la bocca, misto a quello dell'ichor che gli bagnava le labbra. Una fitta di dolore gli percorse la schiena, le gambe erano leggermente intorpidite. La spina dorsale era uno dei punti più delicati di quel corpo umano, una fragilità che odiava profondamente. Debole, fragile, poco funzionale. Questo però negava la bontà dell'azione nemica. Un buon colpo, ben mirato e costruito. Forse un'errore nell'illusione, che non aveva potuto nascondere il cosmo bruciare con forza, aveva permesso a Iperione di costruire quella frettolosa difesa. Si rialzò senza muovere lo sguardo dal suo nemico. Era arrabbiato, e questa era bene. Credeva in quello che faceva per quanto la sua visione fosse estremamente limitata.

    Non sempre ci è concesso il lusso di scegliere Oliver Ramirez, ed è questo quello che qualifica un eroe. La capacità di fare ciò che è giusto a dispetto di quanto crudele o terribile possa sembrare. Non è la scelta in se a qualificarti come tale, ma il coraggio di fare ciò che nessuno oserebbe.

    Si alzò ad alcuni centimetri da terra mentre il vento solare lo avvolgeva, una tempesta di fiamme celesti che danzava armoniosa attorno al Titano del Sole. Era come se l'alba fosse giunta ad illuminare quei luoghi, una luce calda e accecante, piena di amore ma letale come solo l'abbraccio di un sole nascente potrebbe essere. Lo sposamento verso il Primarca fu repentino, come un falco che piomba verso la preda, la luce delle fiamme e il calore che lo circondavano che rendevano difficile seguirne i movimenti. Arrivò da destra con un calcio al ginocchio seguito da una gomitata alla schiena. Nel dare il calcio una smorfia di dolore si increspò al di sotto dell'elmo, quel corpo così fragile. Era prioritario trovare una soluzione. I colpi sarebbero in ogni caso stati leggeri, non volti a spezzare ma ad indurre una reazione, una difesa di qualche tipo per sfruttare il tempo a proprio vantaggio. Mentre era in ascesa verso l'alto, infatti, il Titano avrebbe richiamato a se il suo colossale spadone per colpire il suo avversario con un singolo fendente laterale che sfruttava a pieno l'enorme portata dell'arma. Il colpo sarebbe stato avvolto di fiamme per massimizzare l'effetto distruttivo dell'impatto e, se tutto fosse andato secondo i piani, a piegare la resistenza del nemico.

    Se ci sono degli eroi nel tuo settore, Oliver Ramirez, sono le persone morte oggi. Col loro sacrificio hanno permesso a tutti gli altri di vedere una nuova alba.







    nome ⦿ iperione (scheda)
    energia ⦿ blu
    soma ⦿ spadone [VIII]
    casta ⦿ titani
    fisicamente ⦿ Ecchimosi sul braccio sinistro. Leggero assorbimento vitale. Ematoma sulla parte destra della schiena, vertebra incrinata.
    mentalmente ⦿ Curioso.
    riassunto azioni ⦿ Capisco che non sei realmente svenuto a terra perché sento avvampare il tuo cosmo con estrema forza. Quando mi blocchi con l'acqua ti lascio fare e prima che tu possa colpirmi lascio cadere all'ultimo o spadone (usando la cinesi elementale del vento) per bloccare l'impatto del calcio, cosa che però non impedisce allo spadone di colpirmi di rimbalzo e farmi volare via per diversi metri (è sempre un blocco di adamantite molto pesante). Da li mi rialzo con qualche vertebra incrinata, e per evitare di camminare (mentre l'ichor mi da un po' di sollievo) mi sollevo da terra avvolgendomi le vento solare e volo verso di te. Prima eseguo un calcio di lato al ginocchio e mentre ti supero da una gomitata alla schiena (ad) che servono a indurre reazioni più che a fare danno. Una volta che ti supero di slancio, evoco la spadone e ti colpisco da circa tre metri sfruttando la lunghezza della lama e possibilmente l'effetto sorpresa dal fatto che ero disarmato e sono oggettivamente lontano da te. La lama è avvolta da vento solare per massmizzare il danno (af).



    Trivia: Iperione si rivolge ad Oliver per nome e cognome perché non capisce (come Titano e Elfo) il concetto di cognome. Per lui Oliver Ramirez è tutto il nome di Oliver e troverebbe irrispettoso usarne solo una parte.

    narrato ⦿ parlato ⦿ parlato ⦿ parlato altri


     
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    Se solo avesse potuto vedere le cose come le vedeva lui. Se solo si fosse messo per un attimo nei suoi panni – come il primarca stesso aveva più volte fatto con le persone che aveva avuto davanti – allora lo avrebbe capito. Avrebbe capito il motivo per cui stava portando avanti quel combattimento che non era soltanto limitato a ricevere e scambiare colpi con lui, ma si estendeva oltre, raggiungeva il punto in cui non erano solo lame ed oricalco a collidere, quanto il modo di vedere il mondo, quanto il modo di valutare una vita umana. Sì, non solo tante, ma anche una. Oliver lo osservò limitare il suo attacco, prima di subirlo, per poi muoversi aiutato dalle spinte di vento. Era un sistema per il quale, con il controllo dell’elemento, riusciva a produrre e cavalcare le correnti in modo tale da riprodurre perfettamente movimenti aerei simili al volo. Una caratteristica, un approccio, estremamente favorito da coloro che controllavano il vento. E per quanto le correnti di Iperione fossero di origine solare, ciò non inficiava sulla sua applicazione in senso stretto. Dopo aver subito il suo colpo principale, il titano si mosse ancora – quindi – andando a prendere di mira il corpo di Scylla con l’obiettivo di minare la sua stabilità. E perché no, un corpo con meno appigli sarebbe risultato molto più disorganizzato, senza equilibrio, facile da gestire per il secondo attacco, giusto? Sarebbe stata la risposta corretta nel caso in cui Iperione si fosse trovato davanti un corpo immobile, ma Oliver non era immobile, e aveva ancora diverse cose da utilizzare per non essere soggetto alla volontà offensiva nemica.





    Limitò i colpi fisici diretti al lato alzando rispettivamente la stessa gamba mirata – sfruttandone lo scontro con il colpo nemico per spostarsi in modo più favorevole, sentendo dietro di lui lo stesso vento arrivare sulla schiena. Tuttavia, quella era la stessa zona in cui, molto spesso, venivano generati i robusti tentacoli del serpente, che Oliver dovette velocemente organizzare e gestire, in modo da utilizzarli per limitare la vera offensiva. La tibia, incrinata, non mancò di provocargli uno spasmo che si diffuse velocemente attraverso tutta la gamba, sentì il muscolo tremare, così come l’osso mandare continui impulsi, tramite i nervi, ricordandogli di esser stato danneggiando, seppur meno di quanto fece la sua schiena. Sì, il groviglio di oricalco posto a protezione dietro di lui, infatti, ebbe il compito di comporre quasi una matassa atta a rallentare l’arrivo di qualsiasi attacco. Iperione aveva sfruttato l’effetto sorpresa dato dal fatto di non avere l’arma con sé, ma si trattava pur sempre di un attacco rivolto a quella parte del corpo, che Oliver avrebbe difeso in qualsiasi caso – sia per un colpo di vento solare, sia per un calcio o un pugno e, quindi, anche per Gurthang. Sentì l’impatto in modo chiaro, così come sentì le vertebre della zona mirata imitare il danno precedente, in una maniera tale che avrebbe inficiato molto di più rispetto ad un comune attacco. Il suo corpo fu lanciato in avanti sotto la pressione scaturita tra offensiva e difensiva – ma ciò non lo preoccupò più del dovuto. Quello che lo impensierì, invece, fu la sensazione di asfissia causata dagli effetti dei poteri del titano, che non tardarono ad arrivare sul suo stesso corpo. Non avrebbe potuto descrivere con parole semplici l’effetto di tali evaporazioni, perché il danno che avrebbero potuto infliggere sui nemici non era semplice, né da sottovalutare. Poggiò una mano al terreno, utilizzandola come ancora per fermare la spinta e come leva per girarsi di nuovo verso di lui. Era volato in alto, sfruttando – come prima – il suo elemento, frapponendo tra loro distanza in più.







    Il nostro compito è aiutare tutti quelli che possiamo raggiungere. La voce risultò un po’ roca attraverso l’elmo. Aveva disattivato la funzione che permetteva al suo tono di essere distorto, di risultare neutro e macchinoso. Non aveva senso, non perché non volesse farsi riconoscere – ma perché, in quella battaglia di convinzioni, era importante far sentire la propria voce, per esprimere le proprie idee con decisione. Sì, questo vuol dire che non possiamo salvarli tutti. Ma se riuscissimo a giustificare ciò in questo modo, ogni volta. Piegò entrambi gli arti superiori, dandosi uno slancio per rimettersi in piedi – in posizione di combattimento. La posa naturale fu quella del suo stile di combattimento, pienamente atlantideo. Gamba sinistra in avanti, gamba destra indietro, orientata nel punto opposto per trovare equilibrio – il braccio sinistro posizionato sulla stessa linea d’aria della gamba, per difendere e attaccare ciò che era più distante, il destro più vicino al busto, per prendersi cura di ciò che sarebbe riuscito a oltrepassare la guardia. La risacca, la preparazione alla nuova onda. La forma della sua armatura cambiò ancora, diventando più spigolosa sull’elmo, più sinuosa lungo le forme del corpo. Le ali non tardarono ad arrivare, così come la colorazione di tutta la superficie stessa, che dal colore rossastro e oro dell’oricalco, passò ad uno quasi totalmente opposto – unione di grigio e blu scuro. Attorno ad Oliver, quindi, prese a soffiare la stessa quantità di vento – era la terza configurazione meccanica, l’Aquila di Scylla.



    Allora ci sentiremmo autorizzati a non fare l'impossibile
    E ci nasconderemmo dietro una patetica scusa.





    Iperione credeva di avere vantaggio tattico? Avrebbe cambiato idea. Nonostante non fosse uno stile di combattimento, di lotta, a cui era ben abituato – come altri guerrieri che avevano dominio sulle correnti – Oliver aveva avuto modo di osservare e ricevere un paio di colpi e un paio di attacchi che ruotavano attorno a quella caratteristica. Sì, forse anche più di un paio. La dinamica era chiara nella sua mente, e l’esecuzione fu accettabile – tutto sommato – considerando una prima vera applicazione tale di quel nome, dopo essersi rifatto all'esempio più vicino nella sua mente, in quel campo. Fai così, lui si spostava in questo modo. La mente prese a fornirgli continui rimandi, grazie ai quali Cuoridmetallo fu capace di generare sotto di lui una grezza spinta di vento, in modo da utilizzare le ali dell’aquila per gestirla meglio. In un paio di secondi, grazie ad essa, fu sulla linea d’aria dell'altro. Non lo guardava più dal basso verso l’alto, adesso, ma alla sua stessa altezza. Non si tratta di rendere o avere onori – né di egoismo e vanagloria. Una spinta d’aria più forte, rudimentale, lo proiettò in avanti. Certo, forse le sue abilità non erano tali da permettergli un continuo e preciso flusso di corrente – ma si trattava di muoversi per spinte continue, per colpi d’aria che – a paragone di consistenza – non avevano nulla di meno, per quanto rozzi e imprecisi. Volò in direzione del titano. Attento alle gambe, non perdere l’equilibrio. Fai come lui e gira. Un’altra spinta di vento sotto, e Oliver compì una rotazione, mentre si dirigeva in avanti, verso Iperione. Era una manovra acrobatica che portava il corpo a salire brevemente verso l’alto, per compiere una traiettoria circolare e ricadere verso il basso, acquisendo più velocità nel direzionarsi verso il suo obiettivo. Sentì le vertebre della schiena, durante il movimento, mandare al cervello continui stimoli di dolore, così come gli accenni della confusione precedente andare ad accentuarsi.





    In quel momento, il suo cosmo si concentrò per generare la versione cosmica dello stesso animale di cui aveva adottato la trasformazione – applicando direttamente i poteri della sua mente per far sì che risultassero impossibili da individuare ai sensi dell’avversario, dirigendole verso l’alto grazie alla capacità di guidare il loro percorso. Pensi che non dia il valore più alto alla vita della mia gente? Pensi che non metta loro al primo posto, sempre? Per attirare l’attenzione esclusivamente su di sé, tuttavia, Oliver generò una quantità minore dello stesso animale, dirigendola in un attacco diretto, in avanti, non con l'obiettivo di danneggiarlo troppo, ma di tenerlo impegnato e spingerlo tanto da farlo arretrare per qualche secondo. Proprio perché lo faccio, non accetto di dire a me stesso 'non puoi salvarli tutti, la maggioranza vale qualche vita.' Proprio perché lo faccio, intendo far sì che nessuno muoia. Da lì, la pioggia occultata sarebbe caduta – circondando le proprie aquile con una corrente grezza – nel tentativo di coglierlo di sorpresa e spedirlo verso il suolo. Erano state disposte in modo tale da coprire un’aria considerevole – proprio con lo scopo di farlo rientrare lo stesso nel raggio d’azione della vera offensiva, qualora fosse sfuggito al primo attacco. Grazie alle caratteristiche che l’arma dell’aquila portava con sé, ogni colpo – se subito – avrebbe significato non solo danni da impatto dovuti alla stessa durezza della sua armatura, ma una capacità di perforazione e taglio da non sottovalutare in alcun modo, specialmente se amplificate dal vento che circondava i colpi. E allora, prendendo ad esempio le parole di Iperione, se si fosse trovato senza possibilità di scegliere

    Avrebbe reso possibile l'impossibile
    Avrebbe creato una nuova opportunità.





    hiaAmxR

    narrato Ξ parlato Ξ pensato Ξ parlato altri


    CASTA Ξ Cavalieri Imperiali di Atlantide
    FISICAMENTE Ξ Danni da impatto e pressione su tutta la superficie frontale del corpo, danni da evaporazione media dell'organismo e bruciori accentuati, nausea generale. Ossa della gamba destra, braccio sinistro e costole fratturate. Tibia fratturata, danno da frattura alle vertebre dorsali di seria entità, fratture minori a quelle adiacenti.
    MENTALMENTE Ξ //
    STATUS SCALE Ξ Indossata

    RIASSUNTO AZIONI Ξ
    Cerco di difendermi dall'ad ma ne vengo sbilanciato comunque, utilizzo serpente per difendermi da qualsiasi offensiva, ricevendo i pesanti danni dello spadone perché chi se lo aspettava. Poi:

    COMBAT AEREO LET'S GO

    Uso aquila e vento per raggiungerti in aria e avvicinarmi con una manovra looping (come descritto nel post, i movimenti sono molto sgraziati perché non cavalco correnti come l'abilità piena, ma mi do spinte di vento consecutive). Serie di aquile che hanno il compito di spingerti indietro e attirare l’attenzione in avanti, verso di me [ad] – mentre /molte più/ aquile occultate ai sensi piovono dall’alto a mitraglietta per inchiodarti a terra, circondate da vento normale per aumentarne spinta, impatto e lacerazione [af – arma fisica, lama tagliente/perforazione].





    Strong, united, working 'till we fall

    ABILITÀ Ξ

    Reality Overwriting
    - Illusioni Ambientali
    Physical Reworking - Armi di Scilla
    Physical Reworking: One for All - Trasformazione [Aquila - Vento]
    -Mark II: Garuda
    Attraverso il potere dell'aquila, l'aspetto della scale cambia - diventando più aerodinamico, atto al combattimento aereo. Attraverso questa trasformazione, il Primarca può usufruire delle lame base, che possono essere guidate nella loro traiettoria quando lanciate, e ottiene la capacità di manipolare il vento e le correnti per scopi offensivi e difensivi. Compiere movimenti particolari, sfruttare l'aria che sostiene un corpo per poter restare sospeso in un breve lasso di tempo. Mediante la pressurizzazione, o un aumento della corrente, sarà possibile anche potenziare l'effetto tagliente delle lame

    Voz de Ola - Telepatia

    TECNICHE Ξ

    This, the song of sons and daughters
    Hide, the heart of who we are

    Terza composizione bestiale di Azae.
    Le ali dell'aquila. Attraverso il potere di questa particolare tecnica, Oliver potrà utilizzare una serie di lame, dotate di forme ricurve e aerodinamiche, per poter attaccare a distanza il nemico. Suddette armi avranno la particolare capacità di essere controllabili a distanza, potendo compiere movimenti - anche innaturali - se dettati dalla mente del Primarca. Di solito posizionate sulle braccia, possono anche spostate in corrispondenza delle gambe o, all'occorrenza, assumere la forma di due pugnali, di taglia media. Le ali dell’aquila, inoltre, possono avere lo stesso effetto – se trasmesse alla sua variante cosmica. Essa sarà controllabile, nella sua direzione, dalla mente del Primarca, venendo impiegata per le stesse strategie – con la stessa natura offensiva; alla stregua di un missile guidato. [Danno: Tagliente, Traiettoria guidata - Arma: Pugnale Ricurvo, Lama Perforante]

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    Oneiros l'eterno, Il Tessitore di Sogni.

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    Dominare le correnti d'aria per il titano era qualcosa di non dissimile dal respirare, reagivano al suo pensiero come un'estensione del suo corpo permettendo al Terrore Nero di spostarsi con una sorprendente agilità. Portare lo scontro in alto era una delle sue strategie preferite, l'avere a disposizione tutte e tre le dimensioni gli concedeva una grande varietà di soluzioni tattiche e, nella maggior parte dei casi. lasciava gli avversari incapaci di seguirlo allargando la distanza tra il titano e la sua preda. Il giovane atlantideo d'altro canto sembrava avere diversi assi nella sua manica e, per quanto con qualche difficoltà, riusciva a restare in aria con discreta maestria.

    Dimmi Oliver Ramirez, cosa farai quando la possibilità di scegliere non ti verrà data? Quando un nemico non mostrerà pietà o sfrutterà questa tua debolezza contro di te?

    Sentì la pressione dell'aria investirlo, decine di proiettili che lo investivano, rapidi ma privi di forza, come se non volesse portare davvero il colpo ma solo attirare l'attenzione. Lasciò che la soma facesse il suo lavoro, il dolore per gli impatti mitigato dall'adamatite purissima in cui era forgiata la leggendaria corazza dello Spadone. Poi arrivò la tempesta, alle sue spalle decine di colpi che mordevano con forza e ferocia. Ruotò il busto mentre la lama di Gurthang si avvolgeva di dunamis concentrata, un flusso circolare che pulsava di una rovente luce rossastra. Scagliò la spada nel nugolo di aquile che si abbatteva su di lui, una tempesta di fuoco rovente che le divorò per poi sminuzzarle dissolvendole in un vapore azzurrino.

    Non parlò stavolta. Accelerò alla massima velocità cambiando direzione in maniera continua per non dare una chiara traiettoria d'approccio al nemico, per ritardare fino all'ultimo una possibile difesa. Questa volta però l'offensiva sarebbe stata ben diversa. Concentrando la sua dumanis nell'aria avrebbe saturato l'aria attorno al bersaglio di ossigeno, invisibile ma sufficiente a potenziare la tempesta di fiamme che sarebbe scoppiata da li a poco. Il vento solare avrebbe saturato tutta l'area sferzando tagliente e rovente mentre tutto veniva avvolto da una nube di rossa morte.





    nome ⦿ iperione (scheda)
    energia ⦿ blu
    soma ⦿ spadone [VIII]
    casta ⦿ titani
    fisicamente ⦿ Ecchimosi sul braccio sinistro. Leggero assorbimento vitale. Ematomi schiena, vertebra incrinata.
    mentalmente ⦿ Curioso.
    riassunto azioni ⦿ Piuttosto lineare. Mi difendo con un gurthang vortex dissipando le aquile dopo aver subito l'ad e parte dell'af. Poi fingo di preparare un'offensiva a corto raggio con movimenti rapidi in aria per poi aumentare l'ossigeno attorno a te e far esplodere una tempesta di fuoco (af)



    Trivia: Iperione si rivolge ad Oliver per nome e cognome perché non capisce (come Titano e Elfo) il concetto di cognome. Per lui Oliver Ramirez è tutto il nome di Oliver e troverebbe irrispettoso usarne solo una parte.

    narrato ⦿ parlato ⦿ parlato ⦿ parlato altri


     
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    Non si sarebbe aspettato di meno dalle capacità di Iperione; pur non avendolo mai visto in azione, Oliver ricordava – poiché tramite le sue memorie vivevano gli studi delle arti titaniche, e ogni aspetto della tecnologia, specialmente quella da battaglia, doveva fare i conti con l’identità e l’esistenza dei dodici. Come ogni cannone, ogni sistema di difesa, poco potesse davanti al filo della lama del Nero, davanti alla resistenza di armi simili che componevano le armature dei figli di Gea. Proprio seguendo la traccia di quelle leggende, Scylla osservò l’altro roteare la spada per difendersi dall’attacco avversario – il modo in cui utilizzava il vento per manovrarla con ancora più facilità, il modo in cui si spostava in aria, come le sferzate seguissero allo spadone sopra la testa. Oliver osservò e tenne tutto per sé, con la prospettiva di imparare e di elaborare una strategia contro quella forza. Il Fabricator aveva visto qualsiasi tipo di arma, in quasi tutti i materiali conosciuti e sconosciuti all’uomo, ma l’aspetto della spada era peculiare, esattamente come quello della dunamis. Ciò rendeva l’arma diversa da tutte quelle su cui il suo sguardo si fosse mai poggiato. Ma in quello scambio, che non era solo uno scambio di visioni e pensieri, di spade e armi, ancora una volta a Iperione toccò attaccarlo da entrambi i punti di vista, morali e fisici.




    Con ancora le fattezze dell’aquila adottate, fece per muoversi con una nuova spinta di vento, quando il Titano compì un movimento diverso – dirigendosi verso la traiettoria della spada lanciata per combattere gli animali – prima di tornare a cambiare ancora una volta direzione e angolazione. Ancora, e ancora, in una fitta rete di inganni che avrebbero reso più difficile prevedere il prossimo colpo. Considerando il suo più grande dominio sul vento, rispetto all’animale che stava utilizzando in quel momento Scylla, Oliver si sarebbe aspettato un colpo a sorpresa da un’angolazione improvvisata, che non avrebbe potuto prevedere, e che lo avrebbe costretto a difendersi in maniera nuova, non premeditata. Tuttavia, le energie di Iperione avvamparono ancora una volta e uno degli aspetti da lui controllati, il vento delle stelle più incandescenti, cominciò a saturare l’aria carica di ossigeno attorno all’atlantideo. Lasciargli credere di procedere con una posizione imprevedibile per lanciare il suo attacco, riempiendo nel frattempo lo spazio attorno a loro in modo da generare un’enorme esplosione. Ecco qual era stata la tattica del titano. Nel margine di secondi, durante i quali Oliver fu colto di sorpresa, il suo pensiero non fu indirizzato inizialmente al suo corpo – bensì alle figure già martoriate dal vento solare, da Gurthang e dall’operato del suo padrone. Era un’insistenza che alcuni avrebbero potuto considerare ‘sciocca’, il restare ancora attaccato a quelli che erano corpi, il voler dare loro una sepoltura, un addio, qualcosa che i loro cari avessero potuto salutare un’ultima volta. Mosse di nuovo la spalla, già in preda al dolore, per creare due vortici d’acqua. Uno protesse i corpi, evitando loro di ridurli ancora in cenere. L’altro, invece, fu per lui.







    Sentì le fiamme coprire la parte frontale dell’armatura, un tipo di dolore che aveva già conosciuto – quello delle ustioni sul corpo – ma non per questo meno intenso o abitudinale. La scale riflesse quel calore con così tanta intensità da danneggiare il corpo a contatto, producendo bruciature lungo braccia, volto, gambe. La pressione e il calore accumulato lo costrinsero a tossire più di una volta, sentendo la testa girare a causa dell'elevata intensità dei poteri avversari. Prontamente, le acque di Cariddi cominciarono a scorrere anche su di lui, chiudendolo in quello che – di fatto – fu simile ad un bozzolo composto interamente d’acqua vorticante. Al rosso dell’esplosione attorno a lui fu contrapposto quell’azzurro profondo, dotato di sfumature verdi e riflessi che andavano a rievocare le profondità del gorgo di una delle due bestie dello stretto. Una fitta nuvola di vapore fu generata attorno a loro, per poi essere spazzata via dalla rotazione incessante del tornado d’acqua; protetto in quella difesa che abbracciava l’interezza della sua figura, Oliver respirò a fondo, percependo brividi lungo la schiena per la temperatura che era stata mitigata dallo scudo d’acqua. Tra il crepitio e lo scroscio, tuttavia, la risposta arrivò in modo diretto al titano.


    Mi consideri così presuntuoso

    da definirmi l’unico, Iperione?




    Ancora, porgli quelle domande tramite la mente sarebbe stato troppo poco – troppo riduttivo. La necessità di quel discorso era tale da dover essere pronunciata con la voce, anche se colpito dalle fiamme, anche se ferito dalla spada. Il suono che uscì dalla gola di Oliver fu privo di inflessione sofferente, quanto più carico di determinazione. Con ancora il tornado a vorticare attorno a lui, proteggendolo e schermandolo dalla vista avversaria, le fattezze della sua armatura cambiarono; divennero più sottili e spigolose – anche se non meno resistenti – mentre il colore della superficie dell’armatura passò da un rosso chiaro ad una tonalità diversa di giallo. Piccoli spuntoni comparvero sulle spalle e sul dorso delle mani, così come gli schinieri. In una questione di secondi, l’armatura era cambiata dalla conformazione dell’aquila a quella dell’ape – dotandolo di un aspetto diverso. Con un veloce movimento si teletrasportò in alto, raggiungendo la vetta del tornado che stava pian piano scomparendo, finché i suoi piedi non toccarono altro che la superficie dell’acqua, uscendo dal vortice.




    Quando una scelta non mi verrà data, la creerò offrendo la mia vita, così da permettere a quelli che verranno dopo di me di poter scegliere. Perché era vero, era qualcosa che andava oltre la prospettiva del khala, qualcosa che non aveva bisogno di essere legata alla discendenza cosmica che viveva dentro di sé, alla quale si sarebbe aggiunto dopo la sua morte. Era un ereditare la volontà, infonderla in tutti coloro – atlantidei e non – che avrebbero assistito alle gesta di chi quel mondo voleva salvarlo, facendo di tutto per conservare e preservare ogni vita, assicurandone il bene comune. Le loro brevi esistenze, proprio perché tali, avrebbero fatto la differenza, pur essendo la sua nient’altro che un pezzo del mosaico più grande, una pietra che avrebbe completato il ponte – il cammino – e su quella pietra, su tutte quelle posate da coloro che reputava compani, tutti si sarebbero poggiati per andare avanti, per raggiungere un mondo diverso – quello che i loro sacrifici avrebbero generato. Ogni cosa che faceva era per il futuro, ogni battaglia vinta, ogni obiettivo raggiunto, era tutto da regalare ai ragazzini che correvano per strada, e che l’avrebbero fatto a loro volta per le generazioni a venire. Era soltanto quello, la possibilità di creare un mondo dove piangere e sorridere.




    Non era presunzione, quella che covava Oliver, né narcisismo, né supponenza. Quei sentimenti, quei pensieri, semplicemente non gli appartenevano; non perché non fossero parte di lui, ogni essere vivente in quelle dimensioni erano capaci di provare ‘emozioni’, nelle loro forme più strane e lontane, e naturalmente trovavano in loro comportamenti simili, ma alcuni esseri viventi sceglievano di metterli da parte per concentrarsi su ciò che era davvero importante. Quando il nemico non mostrerà pietà, o userà le mie debolezze, mi affiderò a tutti coloro che sono migliori di me, i compagni che mi coprono le spalle. Per lui, quei pensieri erano stupidi – inutili – da inseguire; era ciò che insegnava anche la filosofia atlantidea, la forza della collettività – la possibilità di superare qualsiasi cosa con il contributo di ognuno di loro, era ciò che il suo motto rifletteva. Perché io non sono l'unico a voler cambiare ciò che tu pensi sia inevitabile. E ho la forza di farlo perché-





    SMLdB81

    Non combatto mai da solo.





    Scomparve. Le abilità che possedeva in quella forma erano particolari, gli permettevano di smaterializzarsi in un punto e apparire in un altro, rendendo estremamente difficile intuirne la traiettoria. Probabilmente, un movimento simile – con il teletrasporto – avrebbero lasciato intendere a Iperione un attacco da un’angolazione diversa, ma non sarebbe stato quello il caso. Avrebbe lasciato alla mente dell’avversario fare il lavoro, mettere in dubbio le convinzioni su dove sarebbe apparso per attaccare, quando in realtà si sarebbe mosso in modo tale da apparire ad un palmo di mano dal lato frontale del titano, in traiettoria leggermente obliqua e opposta rispetto a dove aveva adottato la guardia con la spada. Apparso di nuovo in quel punto, le fattezze della sua scale sarebbero rapidamente cambiate, tornando alla forma base, al fine di utilizzare una delle tante armi che aveva a disposizione. Sapeva che limitare soltanto i movimenti delle braccia, o soltanto i movimenti della lama nera, non sarebbe stato efficace; per quel motivo, le spire del serpente, provenienti dai lati della sua scale, si sarebbero avvolte in nodi e fitte reti dalla lama all’interezza delle braccia avversarie – nel tentativo di creare una singola trappola dotata di una robustezza che difficilmente avrebbero potuto eguagliare altri guerrieri del calibro di Oliver e Iperione – con l’obiettivo di limitare i movimenti del corpo e della spada, rendendogli difficile, se non impossibile, proteggersi con gli arti, o muovere la lama. In questo modo, essendo le spire direttamente connesse alla sua armatura, avrebbe impossibilitato Iperione dall’allontanarsi, restando poi aggrappato a lui.



    Ki-Rata: First Stance Revised
    [ Clear River, Heavy Paw]





    Qualora quella trappola fosse riuscita, in quei pochi secondi che la loro velocità di movimento gli permetteva di compiere – sospeso in aria – avrebbe selezionato e avviato una nuova modifica, che gli avrebbe permesso di impostare correttamente la conformazione di entrambe le braccia sulla struttura dell’orso. Ciò avrebbe reso entrambi gli arti ricoperti dall’arma del corrispettivo animale, dotandolo della possibilità di creare pericolosi danni interni ai punti mirati dai colpi. Per quel motivo, tentando di bloccare gli arti e l’arma, avrebbe puntato al volto del titano; i pugni sarebbero stati portati in avanti attraverso una conformazione diversa della mano, palmi aperti e dita piegate verso l’interno, quasi a formare vere e proprie zampe d’orso. Era uno dei fondamenti del ki-rata, dopotutto, sfruttare le caratteristiche e i comportamenti animali per combattere contro il proprio avversario, integrandoli alla versatilità dei movimenti umani. In quel modo, Oliver avrebbe utilizzato una delle forme più semplici, ma anche più brutali, apportando una piccola modifica momentanea; laddove quel movimento fosse basato sul lanciare contro l’avversario un singolo colpo, Scylla avrebbe tentato di portare in avanti una serie consecutiva di colpi mirati allo stesso punto – il volto e la testa del titano. Diversamente dagli ‘otto trigrammi spacca-montagne’, che prendevano di mira più punti vitali, l’attacco di quel momento avrebbe bersagliato una zona ridotta, permettendo alla forza e alla capacità di provocare gravi interni a ossa e organi di concentrarsi per fornire il massimo quantitativo di danno. Colpo dopo colpo, qualora la tattica fosse riuscita, il cranio di Iperione sarebbe stato soggetto a danni come rotture di naso, zigomi, ossa frontali – mascella – assieme allo sviluppo di danni al cervello e alle vie respiratorie. Era ben conscio del fatto che le capacità dell’ichor, così come della resistenza posseduta dal Nero, avrebbero limitato i danni rispetto a quelli che un guerriero, che anche solo possedeva una tra le tante capacità del nemico, avrebbe subito, ma non importava. Non sarebbe mai importato, poiché la necessità che Oliver aveva in quel momento non era di ‘sconfiggerlo’, come avrebbe fatto con un araldo del chaos o uno spectre, ma di dimostrargli la veridicità delle proprie convinzioni, la determinazione con la quale le avrebbe portate avanti, colpo dopo colpo, come una forza impossibile da fermare.




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    CASTA Ξ Cavalieri Imperiali di Atlantide
    FISICAMENTE Ξ Danni da impatto e pressione su tutta la superficie frontale del corpo, danni da evaporazione seria dell'organismo e bruciori seri, nausea generale. Ossa della gamba destra, braccio sinistro e costole fratturate. Tibia fratturata, danno da frattura alle vertebre dorsali di seria entità, fratture minori a quelle adiacenti.
    MENTALMENTE Ξ //
    STATUS SCALE Ξ Indossata

    RIASSUNTO AZIONI Ξ
    Difendo con il Big Tornado, spegnendo tutto ciò che è in eccesso ma beccandomi comunque il danno post-esplosione per la sorpresa, oltre che a quello filtrato.

    Un po' di scena, poi uso la Trasformazione (Ape) e mi teletrasporto letteralmente a distanza zero su Iperione, disattivandola e approfittando di quel momento in aria per tentare di legare e bloccare la spada assieme alle braccia, dalle mani ai bicipiti, con nodi e spire del serpente [ad - resistenza straordinaria]. Segue un fulmine di pegasus a mani aperte tutte sulla faccia, con l'arma dell'orso [af - danni interni a organi/rottura d'ossa].

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    ABILITÀ Ξ

    Reality Overwriting
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    Physical Reworking - Armi di Scilla [Serpente+Orso]
    Physical Reworking: One for All - Trasformazione
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    TECNICHE Ξ

    Making peace to build our future
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    Quarta composizione bestiale di Azae.
    Le spire del serpente. E' attraverso lo spirito di questo animale che la scale può generare lunghi tentacoli, composti dello stesso materiale dell'armatura, che gli permetteranno di colpire a grande di distanza. Grazie ad essi, e alla loro robustezza, sarà possibile imbastire non solo strategie di stritolamento, ma anche un'ottima difesa. La loro forma tentacolare, seppur standard, potrà essere modificata - permettendo di assumere la forma di lunghe catene, conservando la propria resistenza. In tutta la sua robusta essenza, lo spirito del serpente sarà impiegato per tentare di recare offesa al suo nemico, attraverso le resistenti zanne, o potrà essere evocato con intenti difensivi – data la sua natura – che gli permetteranno di fornire un’ottima protezione cosmica – proprio come l’arma fisica.[Danno: Stritolamento, Enorme Resistenza - Arma: Tentacoli]


    Cold, the air and water flowing
    Hard, the land we call our home

    Prima composizione bestiale di Azae.
    Il pugno dell'orso. Attraverso la manipolazione del proprio cosmo, e della propria armatura, Oliver può trasformare parte della sua scale - dotandola di grandi guanti meccanici, o gambali più robusti - per colpire il nemico con maggiore forza; procurando all'obiettivo, se andato a segno, gravi danni interni. Se non manifestati sotto questi aspetti, i poteri dell'orso possono trasformare parte della scale, facendole assumere l'aspetto di un grosso martello. Rottura di ossa, emorragie, tutto a disposizione della conformazione contundente che la scale di Scylla può assumere. Quando viene utilizzato lo spirito dell’orso, inoltre, il colpo a distanza assumerà le fattezze della stessa bestia – dirigendosi in prossimità dell’avversario per tentare di colpirlo con i suoi possenti artigli, causandogli – in caso di riuscita – lo stesso tipo di danno che causerebbe un impatto fisico dell’arma cosmica. [Danno: Interno, Rottura di Ossa - Arma: Grossa, Contundente]



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    Il Titano reagisce con prontezza, come c'è da aspettarsi da uno della sua stirpe.
    Il suo controllo sui flussi di vento è sublime, sospingendolo in alto nell'aria; è perfettamente consapevole che le tue intenzioni mireranno a danneggiare le sue forze e impedirgli di combattere in maniera agevole, ed è altrettanto deciso a negarti questo vantaggio.
    Lascia andare Gurthang, lasciando che i suoi stessi flussi la allontanino dalla presa delle spire mentre anche il suo braccio destro sfugge ad esse; non riesce ad impedire che tu gli blocchi il braccio sinistro mentre ti avvicini per colpirlo. Prima che i tuo colpi possano abbattersi su di lui vedi che la spada, sotto il controllo del Titano, si frappone tra te e il suo padrone che solleva il braccio destro per completare la sua difesa.
    Oricalco impatta contro durissima adamantite molteplici volte, la resistenza incredibile di quell'arma e della sua Soma in piena mostra mentre assorbono l'impatto di colpi che potrebbero abbattere chiunque, ma non un Signore dell'Universo; ancora e ancora e ancora, in un fragoroso clangore, ma egli è schermato dalla tua furia. Non completamente, tuttavia, la grande forza di impatto da te scatenata penetra comunque parte delle sue difese, danneggiando il suo braccio destro dall'interno, ma questa è il massimo della libertà che il Titano è disposto a concederti.

    I venti prorompono a partire da lui, districando la presa delle tue spire, nel tentativo di avvolgerti nel loro abbraccio e allontanarti dal loro padrone. Per la sua abilità nella manipolazione di questi ultimi, un continuo movimento di aria rovente mira a scottarti col loro calore, ma non è certo quello il vero scopo di Iperione.
    Tutto attorno a lui, in un'area di trecento metri, l'interezza delle riserve d'ossigeno presenti semplicemente sparisce, assorbita dalla volontà del Titano. I flussi di vento diventano impetuosi e mortiferi, la pressione da essi esercitata tremenda, totale, paralizzante.
    Egli mira a bloccarti mentre il calore irreale del Vento Solare si trasferisce a te, ghermendoti in una presa che ti vedrà bruciare e soffocare nella tua stessa armatura.

    CITAZIONE
    Riassunto: yo
    Iperione si difende con giochini di vento e superresistenza di spadone e armatura, ma comunque un po' passa e gli fai malino. Fatto questo si libera dalla presa delle spire estendendo a partire da sé una grossa sfera di vento rovente che ha come scopo aggiunto quello di sorprenderti un po' con impatto e calore e allontanarti appena indietro (Attacco Debole, Vento Solare). Immediatamente dopo, visto che a quanto pare ti piace stargli vicino, Iperione crea tutto attorno a lui in un'area di trecento metri una zona dove non c'è ossigeno (con tutti i problemi che la cosa ti comporterà) e i flussi di Vento Solare si diramano ovunque. Per il suo controllo sulla pressione i flussi di vento mirano a tenerti fermo lì e friggerti con la loro temperatura elevatissima mentre soffochi. (Attacco Forte, Vento Solare).
     
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    Strali di cosmo, misti a vento e a tremori, circondarono lo spazio che separava i due, così come tutto l’ambiente circostante. I colpi di Oliver, consecutivi, si abbatterono su quella che si rivelò essere una lunga superficie di metallo proveniente dallo spazio, di un’altra foggia. Iperione aveva messo a protezione del suo corpo, bloccato dalle spire del serpente, non solo il proprio braccio, ma anche la spada che da sempre lo aveva accompagnato. I colpi a mano aperta del Primarca impattarono sul piatto della lama per secondi che parvero interminabili, spingendo la figura avversaria indietro. Piccoli scricchiolii intervallarono i rumori del metallo atlantideo sulla dunamis; sapeva di aver colpito e sapeva di aver recato danno all’arto che il titano aveva posto come difesa ulteriore, ma nulla più. Per tutta la durata dell’assalto tenne gli occhi fissi sulla lama, Gurthang, osservandone la foggia, gli intarsi, la grandezza; era uno degli artefatti più antichi, il vanto del Nero, un’arma che non era sfuggita allo studio del primo Primarca di Scylla. Oliver la osservò ancora una volta e i ricordi, le informazioni, comparvero nella sua mente come se fossero state rivelate a seguito di ogni suo colpo, di ogni clangore. La guardò ancora, e ogni altro secondo speso a fare ciò gli permise di fare qualcosa di importante; poche erano state le armi che lui non era riuscito a replicare e ancor meno quelle che non era riuscito a ricordare. Le capacità e il ruolo che la sua carica gli imponevano, all’interno dell’ordine gerarchico atlantideo, erano ormai così interiorizzate da portarlo ogni volta a studiare un’arma, non solo per trarre ispirazione da essa, ma per adattarsi ad un futuro combattimento contro lo stesso pericolo studiato. Era forse l’unica cosa che non bisognava lasciar fare a Cuordimetallo, memorizzare.



    Quando la spada si mosse ancora, sotto la volontà del suo possessore, l’atlantideo poté osservare le spire allargarsi di colpo, sciogliersi contro quello che fu un impatto di egual misura; Iperione aveva generato una corrente di vento circolare, coprente tutte le direzioni, che aveva costretto l’oricalco a dischiudersi e sbalzare via in modo confuso, violento. Verso l’esterno, il vento cominciò a venir pervaso della stessa energia rovente che il titano aveva mostrato durante tutto lo scontro; la componente solare delle correnti conferirono ancor più forza a quella spinta, attraverso la quale Oliver tentò di porre rimedio alzando entrambe le gambe. Sentì le ossa degli arti ricordargli ancora del dolore patito, del sangue che già scorreva dentro l’armatura e delle crepature sulla sua pelle, dovute alla disidratazione portata dallo stesso elemento controllato dal nemico. L’aver posizionato le gambe in quel modo, tuttavia, lo costrinse sì a trovarsi soggetto alla corrente – risultando in un allontanamento – ma ad avere l’opportunità di utilizzare la stessa spinta nemica per lanciarsi di nuovo in aria. Lo sbarramento iniziale formò solo la prima parte della nuova controffensiva, alla quale seguì un’esplosione di calore molto più grande; no, sarebbe stato incorretto definirla ‘esplosione di calore’, quello che il titano aveva appena compiuto era eliminare qualsiasi fonte di ossigeno, sostituendola ad un vuoto atto non solo a privare Oliver della respirazione, ma bruciarlo attraverso l’impiego della componente dotata dello stesso calore del sole. Sentì la disidratazione e le ustioni operare in maniera veloce ed efficace, costringendolo ad un rantolio di dolore; non poteva permettersi di sprecare più ossigeno del previsto per espirare, e ciò portò ad una sopportazione minore del dolore che cominciò a crescere assieme alle correnti.



    Pensa, si disse, pensa in fretta; ma la disidratazione e le ustioni, assieme all’assenza di ossigeno, accentuarono le zone d’ombra della vista periferica. Doveva trovare un modo per riprendere fiato e ridurre la nausea, la sensazione di svenimento che stava provando in quel momento e l’immobilità a cui lo costringeva la pressione; cos’è che crea ossigeno, cos’è che allevia il calore? Aveva a disposizione soltanto lo svantaggio del calore solare, qualcosa che veniva utilizzato nelle piante al fine di elaborare la fotosintesi, producendo ossigeno. Sarebbe bastata anche una minima quantità di vapore acqueo per sopperire alla mancanza totale di fonti da cui respirare; per quel motivo, Oliver decise di utilizzare l’unica soluzione concreta, quella che aveva già adoperato contro le bordate elementali del titano. Un bagliore dalle sfumature azzurre e verdi cominciò a guizzare attorno a lui, contraendo lo spazio per generare quella che, di fatto, era l’acqua proveniente dagli abissi di Cariddi. Il flusso cominciò a crescere sempre di più, opponendosi alla tempesta di vento e calore, spegnendo o attenuando le bruciature sull’armatura e all’interno di essa, seguendo la volontà del proprio utilizzatore. Il tornado d’acqua si espanse verso l’esterno, sfruttando il rapporto tra calore solare e temperatura più bassa dell’acqua per dare vita a una fitta nube di vapore, generando una frazione di secondo in cui la vista poté tornare più nitida, in cui i polmoni dell’atlantideo poterono raccogliere una manciata di secondi di ossigeno – combattuti gli effetti del vento incandescente, per utilizzare la pressione del tornado e liberarsi dalla. Una fitta nube di vapore, data dal contrasto dei due elementi, si espande attorno a loro, la quale cominciò a diradarsi verso i lati del campo di battaglia.



    Nello stesso momento in cui calore e vapore si dispersero, lasciando il corpo dopo aver impresso il loro peso sulla pelle, sugli organi, la stessa voce di Oliver riempì le menti con l’orgoglio di chi non era abituato a lasciare nemmeno un centimetro ai propri avversari. 'Se puoi sostenere tutta la mia forza, allora devo solo andare oltre.' Le labbra si piegarono verso l’alto; era la cosa giusta da fare, continuare a rivolgere al proprio avversario quell’espressione, così da mostrargli che anche nelle condizioni più gravi, anche durante gli scontri più duri, poteva continuare a combattere. L’energia psichica di Oliver si estese oltre, generando qualcosa che sarebbe apparso agli occhi di Iperione come una serie di riproduzioni della figura del Primarca stesso; lasciandosi lanciare ancora una volta verso di lui, attraverso la rotazione finale del tornado d’acqua, partì assieme alle sue copie. Avrebbe messo un pensiero nella testa del titano, una domanda tanto semplice quanto degna di essere posta: questo è davvero soltanto un uomo?.




    'Dimmi, in tutti i tuoi millenni di vita'
    'Hai mai sentito queste parole?'




    Ognuno di loro, lasciando dietro una scia d’acqua attraverso i propri movimenti, prese a percorrere una direzione diversa, le copie erano dotate di un’impronta cosmica e fisica tale da rendere difficile riuscire a scovare il vero Oliver. Le difese di Iperione erano tutte concentrate sul frapporre la spada tra sé e il colpo, così come sull’utilizzare il vento solare per allontanare gli attacchi da sé; con una strategia simile, Cuordimetallo avrebbe reso più difficile riuscire a coordinare il movimento esatto dello spadone per parare il vero colpo, con l’obiettivo di costringerlo ad utilizzare una bordata di vento per allontanare tutte le copie. In quel modo, infatti, avrebbe tentato di favorire la sua vera offensiva, un attacco proveniente dall’alto. Confusosi tra le copie illusorie nei movimenti, approfittando del chaos per diventare intracciabile ai sensi fisici e cosmici, Scylla si sarebbe diretto in alto solo per cadere verso il basso, condensando il cosmo nelle proprie braccia. Le forme della sua armatura sarebbero cambiate ancora una volta, rendendolo più grande, conferendogli una colorazione più bruna e una conformazione più squadrata, la quale avrebbe reso l’interezza della scale più spessa e pericolosa. La connessione che aveva con le vesti d’oricalco gli permise di selezionare la matrice dell’Orso, permettendo ai suoi attacchi di ottenere una forza fisica fuori dal comune, da non sottovalutare; il potere d’attacco dell’orso, senza pari – in termine di offensiva tra le bestie – sarebbe stato accentuato dall’arma relativa, le cui placche si riassestarono e concentrarono il proprio cosmo verso l'esterno, rendendo il prossimo attacco ancora più spesso e dotandolo della capacità di creare danni interni, spezzare ossa, mettere in pericolo gli organi mirati.



    Il futuro non l'avrebbe cambiato il cinico, o il realista
    Lo avrebbe cambiato chi non avrebbe smesso di impegnarsi
    Per far accadere l'impossibile, l'impensabile.

    855Y92b

    E se Iperione non condivideva quell'obiettivo
    Allora sarebbe anche potuto andare via
    Ci avrebbero pensato loro, gli eroi.

    Andiamo, forza

    Spingiti
    Sempre
    Oltre





    E quante volte lo avevano colpito fino a costringerlo a terra, quanti di quei colpi aveva subito? Uno sbarramento missilistico, un artiglio a perforargli il petto da parte a parte, pressione e cortocircuito del proprio cuore metallico, luce e fulmini, lo scorrere maligno del tempo; quanti gli avevano detto che era impossibile andare avanti? Che non si sarebbe più dovuto rialzare? Eppure, era ancora lì, contro ogni previsione, a mettere un piede davanti all’altro e a camminare con il proprio pugno alzato verso l’alto e un’espressione serena, sicura, in volto. Rivolgi loro un sorriso come a dire 'sto bene, non mi hai fatto nulla', perché è l’unica cosa che il nemico non può distruggere, ed è l’unica cosa che porta la speranza negli altri. Forse non avrebbe potuto salvarli tutti, come sosteneva il titano, ma in nome di Poseidone ci avrebbe provato, e lo avrebbe fatto fino a rompersi ogni osso, fino a bruciare ogni centimetro della sua pelle e a rasentare l’esaurimento delle proprie energie. Tutto, avrebbe dato tutto per l’unica possibilità, altrimenti non avrebbe più potuto guardare in faccia nessun altro, non avrebbe potuto guidarli; perché adesso lo capiva, era quello che divideva un generale, un comandante o un leader da un eroe, la volontà di fare qualcosa e non arrendersi davanti alla realtà degli avvenimenti. Prese un profondo respiro, prese consapevolezza di tutto ciò a cui era arrivato, e lo riversò all’esterno, in basso, contro il Titano che non voleva credere in quella possibilità.



    I cloni si sarebbero rivelati nient’altro che immagini illusorie, immateriali, con l’unico scopo di attirare la sua attenzione in basso mentre – arrivato all’apice del potere rimasto e accumulato – Oliver avrebbe dissolto le varie trame illusorie, a breve distanza dal corpo di Iperione, rivelando quelli che erano enormi orsi cosmici, il cui aspetto era istintivamente cambiato nella riproduzione dei pugni del loro utilizzatore, che si sarebbero protratti con l’obiettivo di coprire il nemico sotto una tempesta di impatti. I colpi, data la natura dell’offensiva di Oliver – che stava fisicamente accompagnando ogni movimento, stringendo i denti e sentendo il sangue continuare a colare da essi, per lo sforzo impiegato – avrebbero assunto le proprietà della potenza di cui quell’animale era dotato; la forza fuori dal comune avrebbe accompagnato quelle riproduzioni, dotate della natura della propria arma, della capacità di generare a contatto concussioni, ossa rotte o organi gravemente compromessi. La grandezza di quelle espressioni cosmiche era varia, ma Oliver si era assicurato di generarne diversi che potessero superare, in grandezza, lo spessore di Gurthang; i colpi a ripetizione avevano lo scopo di accumulare forza, in modo da rendere difficile una difesa costruita con una barriera di vento. Ricevere i colpi di quegli orsi avrebbe significato esporsi a gravi riverberi della dunamis, che avrebbero portato a traslare i danni all'interno del proprio corpo, generando fratture e rotture di ossa, emorragie interne, così come contusioni cerebrali. Sapeva benissimo che il titano avrebbe trovato il modo di aizzare una difesa, ma l'obiettivo del Primarca era quello di rendergli ciò molto più difficile, di attraversare quella corrente di vento, o le difese di quella lama, con nient'altro che la pura potenza fisica. Ogni pugno, ogni orso portato in avanti, conteneva l’interezza della forza di Cuordimetallo, così come la sua determinazione e la consapevolezza di ciò che avrebbe potuto fare per riuscire a salvare gli altri.






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    FISICAMENTE Ξ Danni da impatto e pressione su tutta la superficie frontale del corpo gravi, danni da evaporazione grave dell'organismo e bruciori gravi, nausea generale. Ossa della gamba destra, braccio sinistro e costole fratturate. Mancanza di ossigeno seria. Tibia fratturata, danno da frattura alle vertebre dorsali di seria entità, fratture minori a quelle adiacenti.
    MENTALMENTE Ξ x
    STATUS SCALE Ξ Indossata - Bruciata e annerita in più punti


    RIASSUNTO AZIONI Ξ

    Difendo con il solito big tornado per spegnere il calore del vento solare e darmi sollievo dalle bruciature, annullandone la pressione e il vuoto per tornare a respirare.

    Creo delle copie attorno a Iperione che fanno casino per distrarlo e concentrare in basso le sue difese [div.]. Presupponendo che dia attenzione a loro mentre sono nascosto con ambientali, piovo dall'alto togliendomi all'improvviso l'invisibilità, con una cutscene per andare tutto per tutto assieme allo sbarramento di orsi cosmici a forza strao+arma con danni interni ecc. [af]

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    TECNICHE Ξ

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    Prima composizione bestiale di Azae.
    Il pugno dell'orso. Attraverso la manipolazione del proprio cosmo, e della propria armatura, Oliver può trasformare parte della sua scale - dotandola di grandi guanti meccanici, o gambali più robusti - per colpire il nemico con maggiore forza; procurando all'obiettivo, se andato a segno, gravi danni interni. Se non manifestati sotto questi aspetti, i poteri dell'orso possono trasformare parte della scale, facendole assumere l'aspetto di un grosso martello. Rottura di ossa, emorragie, tutto a disposizione della conformazione contundente che la scale di Scylla può assumere. Quando viene utilizzato lo spirito dell’orso, inoltre, il colpo a distanza assumerà le fattezze della stessa bestia – dirigendosi in prossimità dell’avversario per tentare di colpirlo con i suoi possenti artigli, causandogli – in caso di riuscita – lo stesso tipo di danno che causerebbe un impatto fisico dell’arma cosmica. [Danno: Interno, Rottura di Ossa - Arma: Grossa, Contundente]

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    Le correnti d'aria controllate dal Titano, già presenti in ogni dove, ruggiscono alla sua volontà.
    Egli può vedere senza alcun problema che le tue copie illusorie ne vengono attraversate senza effetto, un indizio sulle tue intenzioni e un preludio alla difesa che Iperione ti oppone contro. Quando diventi visibile capisci che lui è già pronto ad accoglierti in maniera confacente anche senza guardarti: i flussi di vento scorrono in ogni direzione, garrendo contro i tuoi costrutti cosmici e spingendone via alcuni in maniera innocua, ma nell'istante in cui questa breve pausa nella tua offensiva avviene e lui si gira verso di te, capisci che non potrà fermati in maniera completa. Oppone di nuovo la sua fida spada, abnorme nelle dimensioni, un'arma contro un'arma.
    Quando l'impatto lo raggiunge, tuttavia, senti nuovamente il clangore di Oricalco contro Adamantite misto ad altri suoni, ben meno nobili, di ossa che si piegano e spezzano e carne che si lacera.
    Eppure ci vuole molto più di questo per abbattere Iperione il Nero, cosa che egli stesso non esita a dimostrarti.

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    Il fuoco si concretizza attorno a lui, e l'aria diventa distorta e rovente per l'assurda temperatura e i venti solari che ora si diramano a partire da lui. Una concretizzazione del potere solare del Titano si palesa davanti a lui, la pura e assoluta devastazione delle correnti che tolgono la vita.
    I tuoi costrutti vengono allontanati dal suo potere, mentre il calore dal fuoco emanato va per lambirti e chiuderti in un soffocante abbraccio che è solo un preludio a un qualcosa di ben più terribile: la forma del sole devia e si distorce per un istante, prima di aprirsi e incanalare l'interezza delle sue fiamme in un fendente di vento, menato in un arco circolare attorno a Iperione, così grande è l'attacco, e tu così vicino, da potersi concedere il lusso di non mirare.

    ebugcwdy0th71

    La concentrazione assoluta della Dunamis emanata dalla punta della sua spada è larga centocinquanta metri, più che sufficiente per travolgerti con facilità e scaricare su di te la sua maggiorata potenza tagliente, mista al terrore di una corrente d'aria concentrata in tale forma e delle sue fiamme.
    Eppure c'è altro a questa sua offensiva, dietro la scia del fendente il fuoco si concentra e copre l'area lungo il suo tragitto in continue esplosioni di fuoco divorante che si propagano ovunque sul suo sentiero, per renderti quanto più difficile possibile dare seguito a eventuali contrattacchi.

    CITAZIONE
    Riassunto: Iperione sgama le tue copie e si difende spingendoti via con il controllo delle pressioni di Vento che già stava esercitando, oltre alla solita iper resistenza di armatura e arma. Tuttavia riesci comunque a raggiungerlo e fargli male, e questo lo sente.
    Procedendo, si crea un giganormico sole di fuoco attorno mentre le correnti di vento mirano a spingerti un po' via e renderti difficile vedere che sta facendo mentre ti cuoce un po' per il calore che emana (Attacco debole, Fuoco + Vento).
    Nel frattempo Iperione prende lo spadone e mena un unica abnorme spadata circolare che prende tutto il fuoco creato in precedenza e lo incanala assieme ad essa in un gigantesco fendente di vento incendiario che genera lungo il tragitto un continuo flusso di piccole esplosioni di fuoco. (Attacco Forte, Arma Cosmica + Vento + Fuoco)
     
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    La mente di Oliver, non stremata quanto il suo corpo – seppur annebbiata dall’alternanza della pressione e della quantità di ossigeno – continuò a lavorare secondo l’unica cosa che non smetteva di animare le braccia, le gambe, il cuore stesso del Primarca: la volontà. Assecondandola, un’enorme piattaforma traslucida, composta da materiale grezzo psionico, si creò a mezz’aria, permettendogli di rilanciarsi nuovamente in alto e restare sospeso senza il bisogno di una nuova spinta di vento dell’aquila. Era stata un fenomeno che Cuordimetallo non era riuscito nemmeno a categorizzare e, per dirla tutta, non si era nemmeno reso conto di averlo creato lui stesso. Concentrato com’era sugli attacchi, e sulla figura di Iperione, aveva dato merito di quello slancio all’ennesima raffica di vento che avrebbe potuto spingerlo ancora una volta verso l’alto. Ma la raffica di vento, effettivamente, non tardò poi tanto ad arrivare. Fu dapprima una corrente calda, alla quale ormai il corpo doveva essersi addirittura abituato; infine, arrivò il vero attacco, un fendente circolare seguito da quelle che erano continue esplosioni, che ne avevano composto la scia. Un attacco molto più diretto, semplice, che non risparmiava esiti brutali in assenza di un’adeguata difesa; e quindi una difesa adeguata avrebbe ricevuto, attraverso la quarta arma di Scylla, forte delle capacità del serpente.



    L’animale più flessibile, il più adatto ad essere utilizzato per scopi difensivi, fu generato attraverso la matrice selezionata, dopo essere tornato alle facoltà base della propria armatura, dando vita alle spire grandi e larghe, lunghe centocinquanta metri, che guizzarono attorno al proprio possessore; la sinergia tra le capacità cosmiche dell’arma, e la duttilità del materiale psionico creato, permisero al loro evocatore di creare un cono orizzontale fatto di spire, davanti a sé. Con qualche secondo in più avrebbe impartito all’animale una rotazione maggiore, ma la poca distanza e il poco tempo di preparazione avrebbero determinato lo stacco, l’efficacia effettiva della difesa. Lo scopo di quella conformazione di spire era di opporre una forza contraria alla rotazione del fendente, giocando sulla durezza posseduta rispetto al fendente lanciato da Gurthang; in quel modo, Oliver avrebbe deviato la traiettoria, schermandosi poi dalle esplosioni restanti, all’interno della zona concava di quel cono stesso. Le due espressioni cosmiche si scontrarono e l’anello di fiamme non mancò di imprimere un impatto, così come di lasciar passare ancora una volta un’ingente dose di calore e vento solare. Il sapore del ferro, del sangue, gli fece adottare ancora una volta un’espressione disgustata; era il segno di quanto ormai aride e pericolose fossero le condizioni interne del suo corpo. Di tutti i nemici affrontati, gli attacchi di Iperione avevano il più alto grado di calore che avesse mai incontrato, qualcosa che non avrebbe dimenticato con così tanta facilità.



    Fa male, Scylla? Pensò, osservando dal visore le bruciature e le zone annerite della scale. Le placche dell’elmo si mossero in modo quasi impercettibile, espellendo una grande dose di vapore, la quale non esitò a dirigersi ai lati della testa, delineando una scia verso la parte posteriore; il sistema cercava in tutti i modi di gestire la quantità di calore e vento solare che le difese non avevano limitato poco prima. Quasi come a sostenere un dialogo con la sua armatura, fatto di pensieri e allarme dei sistemi, Oliver si rivolse all’oricalco che ricopriva il suo corpo. Lo so, lo so, per me è lo stesso. Armato di concentrazione totale e respirando quanta più aria possibile, trasmettendola al cervello - ai polmoni, ai muscoli tutti - espirò in modo pesante, creando un profondo sibilo che seguì ancora alle sottili nuvole di vapore che si alzavano dalla sua armatura. Ma l'unica cosa che posso fare è- accompagnato da quello che fu, difatti, un rantolio di dolore – che interruppe i suoi pensieri – Oliver alzò entrambe le braccia verso l’alto, come a stringere qualcosa tra le sue mani puntate verso il cielo. Andare avanti; quindi dammi ancora un po’ di potere e facciamolo insieme. L’aria cominciò a contorcersi attorno a lui, a illuminarsi di una luce dorata che prese ad assumere una forma diversa; la rotazione dell’acqua, impetuosa come onde di un mare in tempesta o come il vortice più profondo e violento degli abissi, ebbe il compito di raccogliere e raggruppare quello che fu il più grande stormo di pipistrelli cosmici mai prodotto. Grazie alle capacità della mente del suo evocatore, le acque di Cariddi presero ad assumere fattezze longilinee, estremamente familiari, le quali si sarebbero presentate alla vista di Iperione una volta che Oliver fosse uscito di sorpresa, dai residui del precedente attacco.




    If you can only do one thing,
    hone it to perfection.
    Hone it to the utmost limit.


    W1ATyiX

    Continuiamo ad avanzare.





    L’acqua, la quale aveva il compito di essere mero veicolo della fitta quantità di pipistrelli di Scylla, sembrò brillare di luce propria – che rese le frastagliature delle onde ancora più chiare - nel momento in cui si diresse verso il proprio obiettivo. Era immensa poco più di centocinquanta metri e dotata di una violenza tale da creare correnti attorno e dentro il vortice stesso; la forma che aveva assunto, grazie alla proiezione mentale di Cuordimetallo, era quella di un immenso serpente di mare, le cui fauci – corrispondenti alla bocca del tornado tesso – erano spalancate e dotate di immensi denti e zanne. Un suono profondo e gutturale provenne da quell’enorme animale, i cui occhi erano fissi sulla propria preda; non desiderava fare altro se non assecondare il desiderio di colui che aveva evocato le acque degli abissi, ovvero, avanzare senza fermarsi davanti a nulla, senza dimenticare ciò che aveva giurato di fare e che gli dava la giusta spinta per dimostrare a Iperione cosa voleva dire essere un eroe: dare fondo a tutte le proprie forze per combattere e risparmiare gli altri dal soffrire o perdere la propria vita. Era con quella convinzione che Oliver portò avanti il suo attacco, era con quella convinzione che il Primarca di Atlantide rivolse verso il titano ogni oncia del proprio potere.



    Le acque del Big Tornado, celate nell’aspetto sotto la forma del serpente abissale, avrebbero avuto il compito di inghiottire il loro obiettivo, Iperione, nel tentativo di chiuderlo in uno spazio composto da instabilità, pressione e confusione dei movimenti dati dalla rotazione acquatica. Componendo una vera e propria camera chiusa, mirava a delineare uno spazio chiuso nel quale impiegare il vento per stabilizzarsi sarebbe risultato molto più difficile, a causa della forza centrifuga presente nelle fauci di Cariddi. Spostamenti a destra, sinistra, in alto o in basso, tutto sarebbe diventato difficile da gestire – su un piano legato agli spostamenti e all’equilibrio – in modo da intrappolare il titano grazie alla straordinaria efficacia e potenza di quelle acque. In quel caso, Iperione si sarebbe visto soggetto ad una serie di stormi di pipistrelli, così fitti da riempire l’interezza di quello spazio interno, rivolti verso di lui con l’obiettivo di bersagliarlo e colpirlo in una pioggia di attacchi continui, che avrebbero impresso su di lui ulteriori impatti e avrebbero rivolto all’interezza della sua figura il loro potere ben più pericoloso. I consecutivi assalti di quegli animali si sarebbero tradotti in impatti dotati della capacità di perforare e mettere ancora più in pericolo le zone precedentemente colpite dagli orsi, aumentandone la gravità, preparando il corpo per quella che sarebbe stata la loro facoltà segreta. Dopo i primi impatti e le perforazioni, dotate della stessa pericolosità di una vera e propria arma, ogni singolo pipistrello avrebbe intaccato la resistenza fisica e la vitalità del loro obiettivo, stremandolo e sottraendogli grandi quantità di energia vitale ad ogni colpo, ad ogni morso, nel tentativo di renderlo niente di più di un guscio vuoto e debole, troppo stanco per provare a combattere ancora. Con un attacco simile, senza la possibilità di rigenerare o guarire quella dispersione - a causa della natura dei poteri del pipistrello - Iperione si sarebbe trovato tanto stremato quanto l’Eroe.


    Una sola chance, un ultimo respiro, quello che L’Eroe compì lanciando il proprio attacco, prima di atterrare. Aveva ormai perso il conto e l’entità dei danni che il suo corpo stava sostenendo, ma ciò non doveva essere considerata una scusa; sapeva bene che il proprio corpo era arrivato quasi al limite, ma – anche al limitare del suo essere cosciente – avrebbe dato testimonianza della sua volontà di ferro, alzando la propria guardia, piantando i piedi sulla terra e stringendo così forte le mani per costringersi a provare dolore, a restare sveglio e, nonostante una piccola conoscenza, a comunicare con l’altro nella lingua dei titani.



    /'I can do this. . . All day.'/





    hiaAmxR

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    FISICAMENTE Ξ Danni da impatto e pressione su tutta la superficie frontale del corpo gravi, danni da evaporazione grave dell'organismo e bruciori gravi, nausea generale. Ossa della gamba destra, braccio sinistro e costole fratturate. Mancanza di ossigeno grave. Tibia fratturata, danno da frattura alle vertebre dorsali di grave entità, fratture serie a quelle adiacenti. Prossimo allo svenimento.
    MENTALMENTE Ξ x
    STATUS SCALE Ξ Indossata - Bruciata e annerita in più punti
    NOTE Ξ L'ultima frase è detta in un titanico spicciolo spicciolo


    RIASSUNTO AZIONI Ξ

    M difendo con un agglomerato di spire a forma di cono, prendendomi il danno da impatto e il calore che non riesco a difendere.

    Poi mi lancio con l'ultimo attacco, composto da un BIG big tornado che ha il compito di chiudere Ipe in un tunnel e rendergli difficile muoversi con il vento a causa della forza centripeta [ad] riempiendo quello stesso tunnel di stormi e stormi di pipistrelli che fanno impatti da perforazione e causano enorme dispersione vitale [af - arma fisica, perforazione+dispersione vitale].

    Detto ciò, atterro e pullo un Captain America.

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    TECNICHE Ξ


    Big Tornado ☼
    Quando Azae riuscì a vincere il favore di Cariddi, al termine della sua avventura, la ninfa maledetta dagli dei decise di elargirgli la sua benedizione - dopo quella concessa da Scilla. La bestia al di sotto del mare avrebbe permesso al Nono Re di evocare le acque controllate da lei, al fine di rilasciare - sul campo di battaglia - il loro potere distruttivo. Grazie a questa possibilità, il Primarca di Scylla può generare e controllare l'elemento ad una potenza decisamente superiore al normale, con una facilità estrema. Le capacità di gestione della tecnica, in base all'abilità e alla forza dell'utilizzatore, possono variare in diversi modi - restando sempre connesse da un singolo filo conduttore: il vorticare incessante.

    Through the cold mist
    Till we're lifeless together

    Ultima composizione bestiale di Azae.
    Le capacità mortifere del pipistrello si estendono anche alla parte della scale benedetta da questo potere, che permetterà a Cuordimetallo di manifestarlo attraverso la creazione di due piccole lame sul dorso delle mani, sui gambali - o su qualsiasi altra parte del corpo adatta - in modo da privare l'avversario della sua forza vita, se colpito. Se riuscito, ogni colpo strapperà una quantità sempre maggiore di energia vitale avversaria, per rendere quest'arma pericolosa tanto quanto le altre bestie. La stessa capacità di privare l’energie avversarie sarà utilizzabile dall’emanazione cosmica. Lo spirito del pipistrello, con artigli e denti acuminati, si lancerà verso il suo obiettivo – nell’intento di recare danno, e privarlo delle sue forze, nello stesso modo in cui Oliver farebbe attraverso l’arma sulla sua Scale. [Danno: Perforante, Risucchio Vitale - Arma: Piccolo pugnale]

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    Il turbine di vento e acqua e dolore travolge il Titano, ne sei certo. Lo hai visto essere avvolto da esso, e hai visto i pipistrelli avvolgersi contro di lui.
    Eppure nessun suono di impatto di metallo contro metallo, oltre il tuo stormo di pipistrelli è difficile vedere con precisione ma non vedi la macchia nera della sua armatura contrastare la cacofonia di colori.
    Atterri e, nel delirio della fatica, senti qualcosa poggiarsi delicatamente sulla tua spalla: la spada di Iperione, la lama inclinata leggermente verso il tuo collo, basterebbe un semplice movimento per portare un attacco che non arriva. Senti il lieve sibilo di metallo che scivola via, un respiro vagamente affannoso e la pressione della lama svanire dal tuo corpo. Guardandoti dietro puoi ben vedere le sue spalle, il mantello che garrisce contro il vento e la lama poggiata sulla spalla.
    Il Titano ha visto abbastanza.
    E lo sguardo che ti rivolge, quasi di sfuggita, non ti lascia dubbi sul fatto che tu abbia ancora molto da imparare sulla loro imperscrutabile natura e le loro motivazioni. Come il sole che splende sempre nel cielo, il Titano al tuo cospetto è campione dei campioni e paladino dei suoi fratelli ben prima che certi concetti venissero anche solo vagamente concepiti.
    Sparisce in una nube di vento, abbracciato dalla luce, lasciando solo un eroe in un campo di battaglia desolato alle conseguenze che verranno. Hai delle chiamate da fare. O meglio, ne avrai quando riprenderai i sensi.

    Il terreno accoglie l'impatto del tuo corpo, e attorno a te c'è solo un sonno senza sogni.
    CITAZIONE
    Riassunto: Ipe schiva l'attacco usando il suo amuleto di telport monouso e poi va via. Fai pure un post conclusivo se ti va, intanto porto in giudizio.
     
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