[Trama] The great gig in the sea

Khala per Gaz

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    Atlantide è sotto attacco. Il peso della realizzazione vi cade addosso con la forza di un macigno e Diego che è ai comandi della nave accelera immediatamente raggiungendo la massima velocità. La sagoma del settore Indiano diventa sempre più nitida e immensa mentre vi avvicinate al porto orientale. Attraverso la cupola di oricalco potete notare fughe di energia che si disperdono nell'acqua marina, segno che ci sono stati dei danni di qualche natura. Superate l'enorme cancello dorato ed entrate.
    Viene impostata la manovra automatica e immediatamente tutti voi vi preparate, indossate le vostre armature recuperate durante la vostra strana missione a Sigil e vi preparate a portare l'inferno contro qualunque cosa stia attaccando il glorioso impero. Mentre vi avvicinate al vostro molo gli schermi interni del mezzo - quelli che funzionano ancora - si riempiono di immagini orribili. L'esercito atlantideo sta combattendo con tutte le sue forze nelle strade e nelle piazze, cercando di mantenere le formazioni e affrontare la minaccia.

    click



    Le strade di Atlantide e il suo cielo artificiale sono colmi di creature orribili. Sono emaciate, grige, da volti crudeli e rovinati. È come se qualcuno avesse preso tutto ciò che rende un angelo tale e lo abbia torto in ogni modo possibile e immaginabile generando queste creature la cui solo vista attraverso uno schermo è sufficiente a mettervi a disagio. Non ci vuole un grande balzo di logica per capire che sono la stessa genia di quelle che avete incontrato e affrontato con Ravana.

    Per te Majd tuttavia c'è una percezione aggiuntiva, diversa. La tua nuova consapevolezza riguardo la natura dei sigilli di Crisaore, in qualche modo rimasta in te anche mentre non hai il libro immediatamente in mano, ti permette di capire che tutto l'ambiente è permeato da qualcosa di positivo, di luminoso ed enorme. Ti ci vuole un attimo per identificare la situazione, è una versione immensamente ingigantita di ciò che provi quando usi e sei a contatto con i tuoi sigilli. Siete appena entrati in un immenso sigillo, la cui estensione forse potrebbe persino coprire l'intero settore.
    E queste tue percezioni ti permettono di capire che il sigillo è stato forzato. Una delle barriere più intime di Atlantide è stata divelta e le quelle cose orribili sono entrate. Nelle immagini vedete anche l'adepta sororitas, i custodes e le sorelle del silenzio in mezzo agli Astartes. È un totale dispiegamento di forze Atlantidee, concentrato nel settore indiano. Forse è per evitare che l'invasione percoli nel resto dell'impero. Emergete nel molo e potete vedere quanto il porto sia stato fortificato. Ci sono innumerevoli civili, spaventati, feriti, che stanno aspettando che una massiccia opera di evacuazione verso altri settori sia messa in atto e stanno arrivando altri mezzi con ogni minuto che passa.

    Improvvisamente sentite una emanazione cosmica IMMENSA, ma conosciuta. È il cosmo di Poseidone, che si agita come un gorgo che arriva fino agli abissi più profondi del pianeta. Sta respingendo QUALCOSA di altrettanto immenso, e data l'intensità di ciò che percepite, sembra che stia richiedendo tutte le sue forze. Vedi Lady Alexandra su di un piano rialzato, che sta parlando alla folla terrorizzata, dando loro parole di speranza e di fede nel Dio imperatore e negli strumenti della sua furia che sono i soldati atlantidei. Ma prima che tu possa fare qualcosa, senti avvenire un contatto mentale. Una voce antica, gorgogliante come la spuma marina raggiunge i tuoi pensieri. Non è ostile, anzi. Hai avuto contatti con i telchini con il tuo dovere di custode, ma è la prima volta che percepisci un contatto così antico e potente.

    Majd, che porti con te Vasavi Shakti, raggiungimi alle sale del Khala, presto!

    I tuoi compagni ti guardano, lo hanno sentito tutti.

    [Bon, Atlantide è sotto attacco big time. Il settore indiano è completamente invaso da caduti, anche se voi per ora non sapete cosa cazzo siano sti angeli dei poveri. Ovunque per le strade ci sono letteralmente tutti i tipi di forze atlantidee che sparano, combattono in GLORIOSO MELEE COMBAT e altro, ci sono anche tutti gli esecutori png degli altri settori in giro. Un casino allucinante :nono: siete in piena zona di guerra con tutto ciò che ci si può immaginare. E un telchino apparentemente vi ha chiesto di raggiungerli nella sala del Khala, che si trova in una zona che è in contatto con tutti i settori. Uscire dall'indiano e raggiungere un altro ingresso di un altro settore per raggiungerlo in sicurezza richiederebbe ORE E ORE, quindi la scelta più efficiente anche se pericolosa è attraversare una buona metà del settore indiano. Dovete attraversare una zona di piena guerra, avete libertà di azione. Ma se riuscite ad arrivare lo dirò io nel mio prossimo post :zizi: ]
     
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    Tutto quello che era accaduto negli ultimi tempi non aveva alcun senso, e loro ne erano consapevoli. Quello che sarebbe dovuto essere un viaggio di ritorno, un semplice ritorno a casa, si trasformò in qualcosa di molto diverso. Le parole di quella strana entità che aveva ingoiato Ravana tornarono alla mente dello strano quartetto quando si resero conto di ciò che stava accadendo ad Atlantide. I quattro Custodes si erano avvicinati alla loro meta finale, lo avevano fatto con estrema serenità a dire il vero, fino a quando i segnali si erano improvvisamente interrotti ricordando a Pok e Majd cosa era accaduto quella volta quando trovarono Vasavi Shakti per la prima volta. Fu un istante, un breve istante di assenza di segnali prima che la realtà degli eventi gli venisse sparata in faccia senza alcun rispetto, in maniera brutale.

    Atlantide era sotto attacco.

    Diego passò subito all’azione e mosse immediatamente i comandi in modo tale che quel veicolo si muovesse alla sua massima velocità. Loro quattro conoscevano il protocollo, sapevano esattamente come si dovevano comportare in casi come quelli e di certo, non sarebbero rimasti a guardare. Non c’era bisogno di parlare, si mossero rapidamente per indossare le armature che erano in quel veicolo.

    «Majd, la Lancia e il Libro», le parole di Arhur furono abbastanza chiare. In una situazione del genere bisognava utilizzare tutto ciò che si aveva, e non potevano sottovalutare un nemico che in verità già conoscevano, perché era palese che si trattava della stessa cosa che avevano affrontato.

    Ma Majd in quel momento non lo stava ascoltando. Entrando nel settore Indiano aveva percepito qualcosa di particolare: era una sensazione a lui nota anche se recente. Era come se quelle informazioni, quelle nozioni apprese leggendo il libro Atlantideo fossero rimaste nella sua testa. Era un’immagine abbastanza chiara: un enorme sigillo dorato che proteggeva tutta Atlantide, una forma di difesa che era stata forzata.

    «Porterò con me il libro, ma quella conoscenza già mi appartiene».

    Il Custodes si avvicinò alla lancia, e la osservò in tutta la sua bellezza: sentiva uno strano legame con Vasavi Shakti, per quanto lui non si sentisse un Primarca, percepiva comunque che la lancia che Poseidone aveva donato a suo figlio gli stava dando il permesso di essere usata in battaglia.Tutti e quattro guardavano i vari quadranti cercando di comprendere quanto critica fosse la situazione e ciò che videro non piacque ai quattro. Orde infinite di corrotti oscuravano i cieli di Atlantide, altrettanti erano per le strade, e portavano morte e distruzione. Era chiaro: quello era uno scenario apocalittico. Istintivamente la mente di Majd tornò a quei giorni, erano passati solo otto anni eppure lui era una persona completamente diversa, Atlantide era molto differente.

    Alexandra cercava di tranquillizzare il popolo Indiano ma era una missione al limite dell’impossibile, eppure speravano che le sue parole fossero di conforto per il popolo. Ma ci fu un’altra cosa che colpì Majd: il cosmo di Poseidone ruggiva, e stava affrontando qualcosa di immensamente potente.

    Il mezzo di trasporto era pronto per far scendere i quattro Custodes, che da un momento all’altro avrebbero dato fondo a tutta la loro forza e agli oggetti che Arthur aveva portato con sé da Sigil, ma qualcosa li interruppe. La voce gorgogliante di un telchini li aveva raggiunti, chiedendo a Majd di andare nella sala della Khala. Quel messaggio giunse anche alle orecchie degli altri Custodes, che si girarono tutti nella direzione del possessore di Vasavi Shakti.

    «Bene, cambio di programma oserei direi», queste furono le parole di Diego.
    «Mai qualcosa di semplice eh?», rispose sbuffando Arthur, ma il piano venne dalla bocca di Pok.

    «La sala della Khala collega tutti i settori, e se il telchini ha chiesto di andare lì, in una situazione come questa avrà le sue motivazioni. Fare il giro largo è fuori discussione, volenti o nolenti dobbiamo attraversare il campo di battaglia. Abbiamo due strade percorribili, considerando la situazione attuale. Una è attraverso l’Ippodromo, potremmo tranquillamente requisire qualche squalo d’acqua e cercare di sfrecciare in questo campo di battaglia».

    «Mi sembra un suicidio ad onor del vero». Rispose Majd, poi osservando Pok continuò: «E l’altra via?»

    «Il Tempio della Penitenza, quel luogo è pieno di cunicoli e passaggi sotterranei che ci permetterebbero di evitare una grande parte del campo di battaglia. Ovviamente il problema sarà arrivare al Tempio».

    Con quella frase Pok indicò il campo di battaglia.

    «Come vedi, se aggiriamo questa zona, potremmo portarci alle spalle della trincea messa in piedi dagli Astartes. Esattamente in questo punto, stanno riuscendo a respingere i nemici grazie al supporto delle Sorelle del Silenzio. È senza ombra di dubbio l’unica possibilità che abbiamo».

    Raramente Pok sbagliava nelle sue analisi, ma tutti sapevano che c’era di mezzo un nemico diverso e qualsiasi cosa poteva andare storta. Entrare nel Tempio della Penitenza non era qualcosa che avrebbero fatto a cuor leggero, ma del resto che speranze avevano? Cercare di prendere gli squalo d’acqua e sfrecciare per Atlantide era davvero un pessimo piano e questo lo sapevano tutti, perfino Arthur. Per tale ragione i quattro, seguendo le indicazioni di Pok decisero di introdursi in quel tempio e raggiungere le zone sotterranee del monastero, sperando che Poseidone fosse dalla loro parte.

    Un attimo prima della partenza Diego disse un’ultima parola: «conosco un Inquisitore, dovrebbe aiutarci in una situazione come questa, del resto la chiamata di un talchini non è una cosa da ignorare. Andiamo!»



    nome | Majd
    energia | Viola
    scale | Crisaore
    casta | Poseidone
    fisicamente | sta abbastanza bene
    mentalmente | insomma XD
    riassunto azioni | cerchiamo di raggiungere la sala della khala.


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    Dopo un'ultima rapida ricontrollata alle mappe e dopo esservi assicurati di aver preso tutto l'equipaggiamento necessario tra le vostre cose, vi avviate seguendo la mappatura elettronica fatta da Pok sui vostri dispositivi da polso. Una volta lasciato il confine sicuro del porto, potete vedere immediatamente quanto stia infuriando la battaglia. Letteralmente ogni genere di colpo sta sfrecciando per aria impattando nell'ambiente circostante o contro le creature semiangeliche che stanno oscurando il cielo. Sembrano un esercito quasi infinito, accumulatosi in milioni di anni, preparato e dispiegato appositamente per un'occasione del genere dopo aver atteso nell'oscurità per tutto quel tempo. Non emettono suoni se non il frusciare delle loro strane ali malferme e il tintinnare del metallo delle loro armi. A ognuno di voi evocano una sensazione di incompletezza, di estremamente sbagliato in un modo che neppure le creature del caos che avete già visto durante la vostra carriera possono eguagliare. Le creature del caos sono comunque in qualche modo concrete, parte della realtà che vi circondano. Invece quelle creature sono qualcosa di diverso, di non identificabile e orribilmente alieno. Solo dopo che Arthur dice come non sopporti la vista dei loro occhi - occhi che tu non hai visto da nessuna parte - capite che neppure state vedendo la stessa cosa. I vostri cervelli stanno interpretando quello che hanno in modo differente e unico. Forse avete tutti ragione e state solo osservando sfaccettature singole delle creature, oppure avete tutti torto. La cosa certa è che il solo osservarli è malsano. L'affrontare quei pochi che riescono a superare la barricata degli Astartes e delle sorelle del silenzio lo è forse di più. In questo ambito, il vostro passaggio in quello specifico tratto in quello specifico momento è quasi provvidenziale.

    Il vostro arrivo al tempio è però ostacolato da un fattore non di poco conto. In quel preciso momento voi, che vi trovate dall'estremità opposta dello spiazzo che lo precede, potete vedere come esso stia venendo utilizzato come fortezza contro le creature che stanno cercando di penetrare. Potete vedere una robusta fila di difesa di fronte alle sue porte, costituita da uno schieramento completo di mitragliatrici fisse che stanno consumando intere casse di munizioni nel tentativo di falciare l'orda nemica.

    [Dovete entrare nel tempio. A voi la scelta se cercare di svicolare oltre l'orda in qualche modo o megaliticarla tutta e liberare il tempio, qualunque sia la cosa, fatela autoconclusivamente ]
     
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    I quattro Custodes si erano dimostrati fino ad ora degli individui senza ombra di dubbio alquanto particolari, capaci di alternare la goliardia ad una professionalità tipica del loro rango. La minaccia di Atlantide, del loro Regno era però qualcosa su cui non si poteva scherzare, qualcosa che loro prendevano maledettamente sul serio. Molti di loro ricordavano con estrema chiarezza quando le armate di Hades tentarono di conquistare Atlantide, sicuramente quella che si accingevano ad affrontare era una minaccia differente, ma il pensiero di tutti e quattro (e probabilmente di tutto il popolo Atlantideo) ritornò rapidamente a ciò che accadde non più di quindici anni addietro.

    Soprattutto per Majd quel ricordo lo riportò indietro nel tempo, a quando ancora un ragazzino dovette farsi salvare da Kamila e dalla Primarca di Sea Dragon; continuava a ripetere che le cose sarebbero andate diversamente, che questa volta avrebbe difeso lui Atlantide, avrebbe respinto una volta per tutte l’orda nemica, che chissà da quanto tempo era in attesa. Non sapeva, se questo attacco avesse qualche correlazione con la sconfitta di Ravana, ma quelle creature aliene in qualche modo gli ricordavano ciò che avevano incontrato in quel mondo che Arthur chiamava “Sigil”. Un giorno, con un po’ di calma si sarebbe sorbito il pippone allucinante del suo compagno per avere una spiegazione su quel termine che sicuramente non era Atlantideo.

    I quattro cominciarono a muoversi cercando di aggirare il grosso delle armate (sia alleate che nemiche), per non perdere tempo ingaggiando inutili battaglie: era prioritario rispondere il prima possibile alla chiamata del telchini. Durante la loro corsa folle, seguendo le indicazioni di Pok, riuscirono ad evitare gli scontri, passando di casa in casa, percorrendo strette vie, o aspettando pazientemente che una o più orde passassero. Fu in queste attese che il gruppo si rese conto di una cosa: la visione di quelle aberrazione faceva male alla loro mente. Ognuno di loro sembrava vedere i nemici con un aspetto completamente differente, tutte mostruosità ma differenti le une dalle altre. Non era ben chiaro chi avesse ragione, o chi avesse torto ma per evitare futuri problemi Majd decise di utilizzare la conoscenza ricevuta per apporre dei sigilli su sé, e i suoi compagni: inscrizioni che sarebbero state in grado di proteggerli da eventuali attacchi di natura mentale.

    Dopo circa una ventina di minuti riuscirono a raggiungere quello che doveva essere l’ingresso del Tempio, ma quello che videro non fu molto confortante ad onor del vero: orde ed orde di quelle creature che stavano cercando di sfondare la resistenza degli Inquisitori. Sulle mura della costruzione difesa vi erano queste torrette che scaricavano casse e casse di proiettili per respingere l’offensiva nemica.

    I Custodi si guardarono per qualche istante: era chiaro che avrebbero potuto sfruttare il caos per respingere le orde nemiche, ma in verità bastò un solo cenno di intesa e all’unisono dissero sottovoce:

    «Manovra EVERGREEN»

    Traduzione? Lo stealth non era un’opzione per quei quattro, e soprattutto avrebbero sfruttato il caos generale per decimare l’orda nemica. I loro piani, erano sempre come dire… particolari? O forse particolarmente efficaci. Si divisero i compiti come sempre: Arthur era quello che si sarebbe occupato di creare esplosioni ad area, creare campi gravitazionali ed elettrici in grado di destabilizzare i nemici ed ammazzarne il maggior numero possibile. Pok invece, questa volta, utilizzando la sua strumentazione cominciò ad interfacciarsi con vari mezzi militari che si trovavano in quella zona, alcuni inutilizzabili, altri inutilizzabili, cercando di ristabilirne i comandi e prenderne il controllo, ma ciò avrebbe richiesto un quantitativo di tempo non indifferente.

    Diego dal canto suo, con i fucili al plasma che aveva recuperato a Sigil, si posizionò in una zona sicura dove poter sparare a quelle aberrazioni con estrema precisione. L’arsenale da cecchino che aveva recuperato in quella strana dimensione era davvero interessante: vi erano questi splendidi fucili marchiati “KDG”, con tutte le istruzioni scritte in una lingua sconosciuta, e poi aveva recuperato anche uno strano fucile (che non aveva ancora capito come funzionava) con su scritto “DUKE”. Tutto materiale di ottima fattura, proveniente da chissà quale mondo. Una volta che si fu appostato, cominciò a sparare ai suoi obbiettivi cercando di eliminarne il maggior numero possibile.

    Majd, dal canto suo e forte della lancia che ora impugnava, avrebbe avuto il compito di attirare su di sé il grosso dell’orda, cercando di distrarli da quello che sarebbe stato il vero attacco. Il futuro Primarca si lanciò in questa battaglia tremenda dando sfoggio del suo potere e della sua grande maestria nel combattimento. I suoi movimenti erano rapidi e veloci, e sembrava poter sparire in alto per poi ripiombare su un grande numero di nemici con affondi e attacchi tremendi. Il suo combattimento (in quella specifica situazione) consisteva essenzialmente in rapide sortite verso l’orda sfruttando la spinta e la forza che imprimeva ai colpi. Le sue azioni, combinate a quelle dei mitragliatori del Tempio, ai colpi sicuri di Diego e alle esplosioni di Arthur, permisero a Pok di dare vita a qualcosa che probabilmente non si era mai visto prima d’ora: un numero inquantificabile di veicoli di vario tipo e natura cominciarono ad ammassarsi in alto nel cielo, proprio sopra l’orda, mentre le azioni, e i colpi che gli altri stavano infliggendo ai nemici, erano votati semplicemente a raggrupparli tutti in una determinata zona. Le esplosioni e la concentrazione che tutti dovevano avere in quella battaglia non permisero a nessuno di comprendere esattamente cosa stava accadendo.

    Un segnale sui loro ricevitori da polso.

    Diego si ferma.
    Majd scatta rapidamente all’indietro.
    Arthur crea un campo di forza e attrazione gravitazione in un determinata zona.
    Pok fa letteralmente cadere sull’orda un numero di veicoli e sistemi di trasporto, tali da schiacciare completamente quello che rimaneva dei nemici.

    Effetto collaterale di quel casino? Beh, nessuno ad eccezione del fatto che davanti al tempio vi erano tonnellate e tonnellate di costruzioni e mezzi Atlantidei. Altri si sarebbero occupati di fare pulizia.

    Loro, senza battere ciglio proseguirono nella loro corsa verso le sale della Khala.


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    Grazie alla vostra studiata e collaudata baraonda, riuscite a correre verso l'ingresso del tempio. Sfruttando la sopracitata baraonda altre forze escono dal tempio assicurando una nuova posizione ai piedi della scalinata dell'enorme costruzione. Vengono trasportati fuori mortai, mitragliatrici requiem pesanti, escono Astartes che fanno fuoco di copertura con le armi montate sulle loro armature potenziate, cantando la gloria dell'imperatore nei bossoli che cadono attorno a loro e nel tuonare dei loro proiettili, con le loro preghiere che vengono ascoltate da Poseidone nell'esplodere di quegli strani corpi alieni che hanno invaso il settore Indiano.

    State per penetrare il tempio. Alcune sororitas e alcuni della guardia imperiale riescono a distogliere un attimo l'attenzione dal letterale macello da notare l'arrivo di alcuni custodes dall'esterno e lasciarvi entrare nell'enorme portone decorato, al momento socchiuso. State per entrare quando una figura vi si para davanti. Una esecutrice, a giudicare dalla sua armatura affusolata, ricoperta di uncini metallici attorno a braccia e gambe. Dovrebbe essere bionda ma si capisce poco, è completamente ricoperta da capo a piedi di frattaglie di colori variegati.

    Scusate, permesso, dovrei passare. - Dice ad Arthur, il primo ad essere arrivato alla porta, il quale preso di sprovvista dal suo tono di voce basso e dal suo sguardo innocente si fa indietro, lasciandola passare. -Ah si passa pure, scusa.

    Lei a piccoli passettini rapidi vi supera scendendo la scalinata. -'Azie.
    Poi Arthur stesso prima di entrare nel luogo di culto sembra essere intenzionato a voltarsi e chiamarla, probabilmente per farsi dare il suo numero nel caso Atlantide sopravviva all'attacco. Prima che possa dire qualunque cosa Pok gli da uno schiaffo sulla nuca dell'armatura con tanta forza da risuonare come una campana. - È Sandra, la figlia di Johanna, cretino. - Lo afferra poi per lo spallaccio e lo trascina dentro assieme a voi.
    L'interno del tempio sembra fare contemporaneamente da accampamento, base tattica e ospedale da campo. Ci sono numerosi feriti attorno alle colonne del tempio, mentre alcune armature di Astartes e varie armi sono in riparazione ad opera dell'adeptus mechanicus. C'è un'aria generale di impegno e concentrazione. Nessuna disperazione però, perché non è la via degli atlantidei.

    Scendete ai piani inferiori dove notate vari corpi di altre creature morte, con svariati gruppi di guerrieri confusi e acciaccati. Noti di sfuggita pure l'alto inquisitore in mezzo alla baraonda, ma non vi scambiate più di un'occhiata rapida, entrambi sembrate e siete effettivamente terribilmente impegnati coi vostri doveri.

    Scendete fino alle catacombe sotterranee, che si dimostrano un vero e proprio labirinto, ma in qualità di Custodes avete la clearance necessaria a possedere le mappature segrete dei sotterranei dei luoghi più importanti di Atlantide, utilizzabili nel caso di eventuali inseguimenti di eretici pericolosi o quant'altro si possa nascondere in luoghi labirintici come quello. Pok vi fa da guida e percorrete corridoi che sembrano sempre uguali, senza un apparente senso di progresso nei vostri passi, tuttavia Pok vi assicura che quella è la strada giusta.

    Incontrate qualche intoppo lungo la via, alcune creature come quelle che avete visto dentro il tempio sembrano cercare di ostacolarvi, ma a questo punto avete guadagnato troppo impeto per farvi fermare da della marmaglia del genere. Avete dopotutto una missione sacra da condurre.
    Dopo quella che sembra una eternità di corsa, Pok vira bruscamente e dietro una alcova preme un bottone nascosto dietro una luce. Il muro si spalanca con un sibilo rivelando una scalinata ripida che percorrete rapidamente. Pochi minuti dopo la luce del cielo artificiale di Atlantide punge i vostri occhi mentre sbucate in una strada sgombra. Alla vostra destra il palazzo del Khala è immediatamente riconoscibile. Ce l'avete fatta.

    [post di transizione]
     
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    Doveva ammettere che era sempre bello vedere i risultati di un piano ben riuscito. Del resto, nessuno dei quattro custodes aveva dubitato, nemmeno per un istante della buona riuscita della loro “manovra”. Dopo tutti quegli anni passati insieme, avevano affinato una coordinazione senza pari. Ad un occhio attento sembrava quasi che i quattro si muovessero come una sola entità: non avevano nemmeno bisogno di guardarsi, ognuno di loro si fidava ciecamente dell’altro e sapeva anche cosa stava facendo o pensando il suo compagno. Per questo motivo, Majd aveva detto in più di un’occasione che “loro” erano Crisaore. Non era uno slogan ma semplicemente ciò che lui pensava, o meglio quello che tutti loro pensavano. Potevano non essere dei geni di contabilità, potevano non sapere come si amministra un regno, ma su un campo di battaglia vi erano pochi in grado di competere con questo gruppo di Custodes.

    «Molto bene, direi di proseguire», disse Majd.

    Si mossero rapidamente in direzione del portone socchiuso del tempio, quando una esecutrice li anticipò chiedendo gentilmente il permesso. La scena che ne seguì generò un certo divertimento negli animi di tutti, ad eccezione di Arthur. Quel cretino come suo solito voleva attaccare bottone con la ragazza, ignaro che la ragazza in questione altri non era che la figlia di Sea Dragon. Francamente, se c’era una persona che non doveva toccare era proprio lei, e le motivazioni erano davvero tante.

    Quando Pok gli diede il ceffone per salvare la vita del suo amico, tutti scoppiarono a ridere. Arthur imprecò per diversi minuti, chiedendo cosa ci fosse di male nel farsi dare il numero della ragazza. Quell’attimo di goliardia durò il giusto tempo, perché avevano una missione davvero importante da compiere e Atlantide era sotto attacco.

    I quattro si mossero rapidamente per le sale del tempio. Majd osservò con attenzione il brulicare di attività all’interno dello stesso e fu grato e fiero di essere un Atlantideo. Nessuno si dava per vinto, nessuno pensava che quella sarebbe stata la loro fine, nessuno si tirava indietro. Il suo popolo era organizzato e pronto ad ogni evenienza e aveva poca importanza se chi stava attaccando fosse la corruzione, gli spectre o queste creature: Atlantide li avrebbe schiacciati tutti.

    La loro corsa continuò rapidamente, dirigendosi verso le catacombe. Cunicoli stretti, pareti semoventi e vicoli ciechi: un vero labirinto. Nemmeno il tempo di un pensiero e Pok era già col terminale in mano per calcolare la via più breve e rapida per raggiungere la loro destinazione. Rapidamente scattò in avanti pronto a guidare il resto della sua squadra. Lungo il percorso alcuni di quegli abomini cerca invano di fermarli, ma i Custodes sanno benissimo che ogni istante perso potrebbe essere fatale, e senza alcun tipo di problema si fanno strada massacrando ogni forma di vita ostile.

    Colpi di fucile, bombe che esplodono e… ovviamente Arthur.

    «Cos’è quel coso?»

    Dicevamo, Arthur tira fuori dalla sacca una sfera di energia pulsante e Diego sgranando gli occhi pose quella domanda. Lui, per tutta risposta scrollò le spalle.

    «Proviamo, c’è scritto Mad Monkeys»

    Nemmeno il tempo di dire una parola che, una vera e propria orda di scimmie completamente PAZZE emerse da quella sfera. Creature feroci ed urlanti che cominciarono ad assalire ogni cosa che si muovesse. Urlavano, defecavano e urinavano in giro. Alcune avevano delle cicatrici, altre indossavano una bandana o spade orientali, altre ancora collane di perle prese da chissà dove. Per loro fortuna, il gruppo non si fermò a godersi lo spettacolo ma semplicemente proseguirono nella loro corsa.

    Finalmente Pok attivò il meccanismo che dava accesso alla Khala. I quattro si chiusero le porte in tempo: quelle scimmie li stavano inseguendo. Erano riusciti a raggiungere le sale dalle Khala, ed ora Majd e compagni avrebbero scoperto per quale motivo il telchini li aveva chiamati con tanta urgenza, proprio mentre Atlantide era sotto attacco.



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    Siete arrivati in una zona estremamente ampia e silenziosa del tempio dedicato alla prova del Khala. Capite facilmente come sia semplicemente un luogo di raccoglimento, uno spazio dedicato all'attesa e alla preghiera; riuscite a respirare per un attimo, sentendo il bruciore dei vostri muscoli e la pressione della situazione su di voi. Eppure, non potete perdere minuti preziosi, potete solo fare un respiro prima di ricominciare.

    Perché quando siete sul punto di avanzare, i vostri passi vengono interrotti ancora una volta.

    La sala trema, le luci attorno a voi si accendono e spengono per diversi istanti; un attimo prima, davanti a voi, non c'è altro se non vuoto, e nell'istante di buio dell'attimo dopo, quel vuoto viene riempito da qualcosa di orribile, di strano, vergognoso. Un fascio di energia oscura vi manca per un soffio, tagliando via da voi qualche ciuffo, qualche lembo delle vesti. E con un battito di ciglia-




    Appare.


    La luce continua a sfarfallare per tutto il tempo dell'apparizione di questo essere, che inizia a comparire e scomparire, lanciando contro di voi attacchi così veloci da intimorire anche il guerriero con più esperienza. Vedi i tuoi compagni rispondere come possono, e tu con loro, dando inizio ad un combattimento di gruppo che tenta in ogni modo di arginare questo pericolo, di contenerlo, di impedirgli di prendere le vostre vite e di ciò che c'è lì fuori. Usi i tuoi sigilli al meglio delle tue possibilità, se non avessi Vasavi Shakti con te, forse le cose sarebbero anche più preoccupanti.

    Proprio mentre siete nel mezzo del combattimento, una voce risuona nelle vostre teste, ancora una volta. Nella confusione, nessuno sembra notare un passaggio che si forma dall'altro capo della sala. La voce del telchino occupa anche quello spazio libero della vostra attenzione. Portatore di Vasavi Shakti, non abbiamo molto tempo! Sapete che non potete abbandonare quella creatura in quel luogo, perché potrebbe seguirvi, o potrebbe dirigersi fuori. La consapevolezza anima lo sguardo dei tuoi compagni, che si voltano verso di te e ti intimano qualcosa anche senza proferire parola.

    Corri. Ci pensiamo noi qui. Presto.

    Senti la vibrazione delle fondamenta stesse, senti il cosmo di Poseidone - immenso e carico di forza, rabbia - scuotersi contro quello altrettanto immenso ed estraneo. Quasi assomiglia all'onda più alta e potente di tutte che si infrange contro un muro altrettanto alto e potente, in modo ciclico; non sai per quanto tempo questa sfida di forze fuori scala potrà andare avanti e questa impressione suscita un senso di fretta e di necessità nell'animo di ogni atlantideo. Anche la voce che avete sentito poco prima sembra quasi ancor più carica delle stesse emozioni. Qualsiasi cosa stia succedendo in quel momento, sia in quel luogo, che nel punto in cui sta operando Poseidone, può decretare la caduta di un intero settore con facilità disarmante. Riesci a respingere un fendente grazie alla tua imposizione di sigilli, grazie alla sacra lancia che hai parallelamente posto davanti al tuo corpo. Un pulsare, dal punto in cui il passaggio si è aperto, cattura di nuovo la tua attenzione.

    L'ultima rampa di enormi scale ti sta aspettando, e con essa, il tuo dovere verso ciò che impugni.




    _____________________



    Angolo Master

    SALVE! Riprendiamo da dove eravamo rimasti.
    Avete giusto un secondo di respiro prima che appaia un essere simile, anche se ancora più orribile, a quelli che avete sgominato prima. Senza 'se' o 'ma', inizia ad apparire e scomparire in tutto l'ambiente, cominciando a lanciarvi fendenti di oscurità ad Energia Viola. I tuoi compagni possono farti guadagnare tempo, indebolirlo

    Ma tu hai qualcosa da fare.
     
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    Nel mezzo del pandemonio ad Atlantide, Majd, guida il suo squadrone attraverso il tumulto della guerra, lasciando dietro di sé il caos e abbracciando il cammino verso la sala della Khala. Questa sala, intricata dai maestri architetti atlantidei, si presenta come un'anticamera di magnificenza prima dell'incontro con il cuore pulsante della prova che dovrà sostenere.

    Colonne imponenti, sagomate con precisione millimetrica, ergono le loro forme come guardiani silenziosi, riflettendo la luce soffusa che danza tra le pareti ornate da intagli epici. Il peso della responsabilità si insinua mentre Majd e i suoi uomini attraversano questo santuario di bellezza e tecnologia, i loro passi echeggianti come un richiamo di devozione.

    Gli occhi degli Atlantidei scolpiti nelle pareti sembrano scrutare le sue spalle gravate, testimoni silenziosi di un destino che si svela di fronte a loro. Regolare il battito diventa un rituale necessario, un momento di respiro fugace prima che la prossima minaccia si manifesti, sottolineando il costante gioco tra la bellezza intrinseca di Atlantide e l'onere che pende sulle spalle di Majd e dei suoi valorosi compagni.

    Majd, giovane guerriero dalla determinazione incrollabile, si erge al centro di questa sala maestosa. Con la lancia dorata Vasavi Shakti stretta saldamente tra le mani, la sua figura si staglia come un faro di speranza in mezzo alle ombre della sala atlantidea. Gli ornamenti dorati della lancia risplendono, riverberando la luce delle fonti luminose circostanti, mentre Majd avanza con passo deciso, la sua silhouette proiettata contro le pareti adornate di epiche gesta. Il peso della responsabilità non è solo un fardello sulle sue spalle, ma una forza che alimenta la sua determinazione. La sua gioventù si mescola con la saggezza di un leader, poiché il destino di Atlantide pende dal filo della sua lancia dorata.

    Il silenzio nella sala sacra è interrotto da uno scintillio oscuro, un raggio di energia malevola che taglia l'aria quasi colpendo il gruppo di eroi in pieno. Le luci sfarfallano come fiammelle deboli, rivelando la presenza di un abominio che emerge dall'oscurità stessa, una minaccia profana nelle sale sacre a Poseidone. Uno scontro epico prende vita, le forze della luce contro il male avvolgente. Il Primarca Majd, la sua lancia dorata Vasavi Shakti trafigge l'aria, risplendente come una speranza incrollabile. L'energia oscura danza intorno a loro, cercando di divorare la magnificenza di Atlantide, ma la determinazione di Majd brilla come una stella fiammeggiante.

    L'abominio, un'entità che sembra nata dalle ombre stesse, si scontra con la forza della lancia sacra. La sala si riempie di lampi e fragori, mentre il destino di Atlantide pende in bilico. Il Primarca guida il suo squadrone con maestria, unendo le loro forze in un'armonia di combattimento. Ogni movimento di Majd è un'arte, una danza mortale contro il male che minaccia di spazzare via la bellezza antica.

    Le pareti ornate diventano spettatori silenziosi di questo conflitto titanico. Il cuore pulsante di Atlantide è sospeso tra le forze contrastanti, ma Majd, con la lancia sacra e la sua ferrea volontà, si erge come il baluardo finale contro l'oscurità che minaccia di divorare tutto. In mezzo al caos, la figura di Majd si staglia come un'icona di speranza, illuminando la sala sacra con la sua risoluta fiamma di resistenza.

    Nel fulgore dell'epico conflitto, l'energia oscura e la forza di Poseidone danzano in una lotta senza quartiere. Majd, consapevole che il destino di Atlantide è tessuto in quel momento, non può permettersi di indugiare. Vasavi Shakti danza nell'aria, tracciando linee di speranza in mezzo all'oscurità. Ma il logoramento si fa sentire, e la parità di forze pesa sulle spalle degli eroi.

    Nelle menti del gruppo echeggiano le parole del telchini, che sussurra un comando inconfondibile:

    "Portatore di Vasavi Shakti, non abbiamo molto tempo!"

    La sua voce risuona come un richiamo al dovere, e Majd, nel fervore della battaglia, sa che deve rispondere alla chiamata.

    Gli sguardi dei suoi compagni dicono tutto. In un attimo di comprensione condivisa, senza la necessità di parole, decidono che la soluzione è chiara: loro bloccheranno l'abominio, sacrificando la loro sicurezza per permettere a Majd di avanzare verso il suo destino. Le mani veloci del primarca tessono sigilli intricati, cercando di trattenere la forza oscura che li minaccia.

    Vasavi Shakti fende l'aria in un gesto fulmineo, un bagliore accecante sprigionato dallo scontro tra incanto e oscurità.

    Nell'istante di caos che segue, Majd si slancia oltre l'anonimo mostro, dirigendosi con fermezza verso le scale che portano al cuore della prova, rivolge uno sguardo serio ai suoi amici, pronunciando solo una parola:

    "Sopravvivete."

    L'epica lotta continua dietro di lui mentre Majd, alimentato dalla sua ferrea determinazione, affronta il cammino che lo condurrà al fulcro del destino di Atlantide. Nell'oscurità e nella luce, l'eredità di Majd e dei suoi compagni si intreccia, forgiando il destino del mondo.


    nome | Majd
    energia | Viola
    scale | Crisaore
    casta | Poseidone
    fisicamente | sta abbastanza bene
    mentalmente | insomma XD
    riassunto azioni | vediamo quanta ruggine ho addosso, ho deciso di cambiare un po' la narrazione rispetto ai post precedenti provando qualcosa di più epico vista la situazione :zizi:


    abilità |

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    Khala per Gaz

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    Quei cunicoli, completamente bui, sembrano per te infiniti. Sali forse per minuti, arrivando quasi a mettere in dubbio la tua destinazione e la voce che ti ha guidato fino a quel momento. Corri con Vasavi Shakti tra le mani, ancora e ancora, fino a sentire le gambe quasi indolenzite, nonostante la tua possanza cosmica. Percepisci il respiro diventare più pesante e realizzi che è la pressione cosmica di un luogo così sacro, così inaccessibile, che spinge quasi fisicamente chiunque non abbia un vero scopo lì.

    Ma tu lo hai, uno scopo, e per questo non ti arrendi, continuando a salire.

    Infine, una luce azzurra quasi ti da fastidio, dopo aver passato diversi minuti al buio, ma ti rivela ciò che ti stava attendendo. Si tratta di un telchino, dall'aria impassibile, che scruta esattamente il punto da dove entri, percependo senza alcun problema la tua presenza. Sai chi sono i telchini e qual è il loro ruolo nel grande disegno del Dio Imperatore. Tra i portatori di antichi segreti del mare e della mente, le vesti che indossa quasi sembrano muoversi come un velo immerso negli oceani, in un modo così placido, così elegante, che sembra quasi in contrasto con il momento di pericolo in cui vi trovate.

    Majd,
    Che porti Vasavi Shakti.
    Che offri la tua vita ad Atlantide.
    Che nell'ora più buia rispondi all'ordine più grande.


    Sei così rapito dalla voce nella tua testa e dalla sua figura, che fatichi ad accorgerti di come in realtà stia quasi levitando dal suolo, di un paio di impercettibili centimetri. Si sposta lateralmente, mostrandoti quello che è un immenso altare e realizzi che per la prima volta stai osservando davvero la sala del Khala.



    w3yzhDY




    L'ultima prova, il centro di tutto l'Impero. Solo i Primarchi, dopo lunghi rituali di preparazione, sono ammessi in quella sala.

    E finalmente ti è tutto chiaro.

    Ti è chiaro che il tuo servizio a corte, il tuo addestramento, la tua vita, le missioni che hai svolto, i pericoli che hai corso per recuperare la sacra lancia di Poseidone. Ogni passo che hai compiuto nella tua vita ti ha portato lì per una volontà più grande che ti ha guidato tra le tempeste, come una nave tra le onde senza controllo. Capisci che l'ordine più grande, come ti dice il telchino, è l'ordine di affrontare la prova del Khala.

    Seppur un soldato, la tua vita è diversa da quella di un Primarca; i doveri, le responsabilità di un intero regno e le vite di tutti quelli che respirano nel settore Indiano, sono un peso così grande che grava sulle spalle di tali figure, che una vita da soldato - anche con il rango più alto - non è paragonabile. Ancor più pesante, e glorioso, è diventare parte integrante di quell'abisso di vite, di quell'oceano di pensieri ed esistenze che sono nient'altro che gocce, unite fino a formare il mare che tutto accoglie e comanda. Vasavi Shakti è quasi calda tra le tue mani, un segno che il sacerdote davanti a te coglie senza inflessioni nel volto, un segno che - seppur lontana, seppur impegnata in uno scontro senza eguali - la volontà di Poseidone accetta la tua presenza, che ritiene degno te.

    Nel dovere verso il Divino Imperatore,
    Nel dovere verso il popolo di Atlantide,
    Majd, che come i nostri sovrani hai su di te il Suo sguardo.


    Il telchino ti scruta ancora impassibile, una mano si muove lenta verso il grande altare.

    Accetti questo onore?




    _____________________



    Angolo Master

    Boy oh boy, il post parla da sé
    Majd capisce che non è un semplice delivery boy, ma che è stato chiamato ad uno scopo più grande.
    Hai l'attimo di realizzazione in cui ripercorri tutta la tua vita e capisci che tutto ti ha portato qui, in qualche modo.
    Infine, il telchino ti fa la fatidica domanda.
    Tu ovviamente sai già la risposta, no?

    Edited by ~Rain~ - 13/12/2023, 10:35
     
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    Il corridoio si stende davanti a Majd come un labirinto di pietra, stretto e angusto, un percorso tortuoso che sembra infinito. Le pareti, ornate da simboli antichi, si fondono con l'oscurità circostante mentre il Primarca si lancia in una corsa affannata attraverso le sale di Atlantide. Ogni passo, ogni salto su gradini irregolari, è permeato da una pressione divina che stringe il suo petto, come se gli stessi dèi lo spingessero avanti.

    Majd può sentire il peso dell'urgenza, un'ansia crescente che si insinua nelle pieghe della sua anima. La lancia dorata Vasavi Shakti, stretta tra le mani sudate, risplende come una guida luminosa in quel labirinto di ombre. Ogni corridoio che percorre sembra un passaggio segreto attraverso il cuore stesso di Atlantide, il richiamo della Khala diventa sempre più insistente.

    I gradini si ergono davanti a lui come scalini di una scala interminabile. La fatica si fa sentire, ma Majd non può permettersi di cedere. Ogni respiro è un sussurro sfuggito alle labbra, il battito del cuore rimbomba nelle orecchie, un tamburo in sincronia con l'impazienza divina. La sua mente è pervasa da visioni fugaci di ciò che potrebbe accadere se non raggiunge la sala della Khala in tempo.

    La luce fioca delle sorgenti luminose si riflette sul sudore che perla sulla fronte di Majd, e le pareti sembrano chiudersi su di lui, come se la stessa Atlantide lo spingesse avanti o lo schiacciasse nelle sue viscere. Il senso di urgenza è palpabile, come se il destino di Atlantide fosse sospeso su un filo sottile che solo lui può percorrere.

    Il corridoio si stringe ulteriormente, costringendo Majd a una corsa più frenetica, a una salita più ripida. Ogni passo è un'increspatura nella trama del tempo, e lui è l'artefice di un destino che si annida tra le pietre antiche. Le immagini della battaglia, dell'oscurità che combatte contro la luce, si fondono con la sua stanchezza crescente.

    Eppure, la Khala è lì, a portata di mano, e Majd sente la sua presenza come un richiamo avvolto in un manto di sacralità. L'urgenza si intensifica, il corridoio sembra infinito, ma ogni passo è un passo più vicino alla risposta, alla salvezza. Le sue gambe bruciano, il fiato è corto, ma l'impeto divino lo sostiene, come un vento invisibile che lo spinge oltre i limiti umani.

    Il cuore di Atlantide batte nel petto di Majd, e la sua corsa è il battito stesso della civiltà. Le pareti del corridoio, ricche di simboli e misteri, sembrano custodi di segreti antichi, testimoni silenziosi della sua epica ascesa. Ogni curva, ogni salita, è una sfida e una rivelazione, e Majd, con il suo coraggio alimentato dallo spirito atlantideo, si avventura nell'ignoto con la ferma convinzione di cambiare il corso del destino.

    Il corridoio, avvolto nella penombra, si apre improvvisamente con una divina e potente luce azzurra che investe Majd. L'aura mistica di questa luce, così intensa da costringerlo a coprire gli occhi, lo avvolge completamente. Un brivido di energia lo attraversa mentre cerca di comprendere cosa stia accadendo. Quando finalmente riapre gli occhi, si trova di fronte alla figura antica e mistica di un telchino.

    La creatura marina fluttua a qualche centimetro da terra, avvolta in una veste riccamente decorata che sembra tessuta dalle stesse maree. I suoi occhi profondi, come pozzi di saggezza, scrutano Majd con un'intensità che va oltre il semplice sguardo. La sua presenza è avvolta da un'atmosfera di antica grandezza, e Majd, seppur consapevole di chi sono i telchini e del loro legame con Poseidone, non può fare a meno di sentirsi umile di fronte a tanta maestosità.

    Il telchino, con voce che sembra cullare il suono delle onde, si rivolge a Majd. Le sue parole sono un'armonia che danza nell'aria, portando messaggi antichi e segreti celati nei recessi dell'oceano. Senza dire una parola, il telchino conduce il Primarca alla sala della Khala.

    La sala si presenta come il cuore stesso del potere di Atlantide, un santuario di misteri e di antica saggezza. Le colonne scolpite, illuminate da una luce eterea, si ergono come pilastri che sostengono il peso della storia. Il pavimento è un mosaico intricato, raffigurante le gesta dei Primarchi che hanno sfidato le prove della Khala prima di Majd. Le pareti sono ricoperte di intagli dettagliati, ogni figura danza nell'ombra della sala, raccontando storie di eroismo e sacrificio.

    Al centro della sala, un altare antico irradia una luce radiante, un foco di potere concentrato che connette Atlantide alle profondità marine. Majd percepisce la sacralità del luogo mentre si avvicina all'altare. Il telchino, ancora al suo fianco, gli sussurra parole di incoraggiamento e saggezza. La sala della Khala è il crocevia del passato e del futuro di Atlantide, e Majd, con la lancia dorata in mano, si prepara ad affrontare l'ultima prova.

    Il suo stato emotivo è un turbine di emozioni: la consapevolezza dell'onore e del peso della responsabilità, la tensione del momento cruciale, la devozione per Atlantide e la determinazione di superare ogni prova. La sala della Khala, con la sua magnificenza e la sua aura mistica, diventa l'arena in cui Majd affronterà le forze nascoste e dimostrerà di essere degno di guidare Atlantide. Il silenzio, rotto solo dal fruscio dell'oceano lontano, avvolge Majd mentre si prepara a entrare nell'abisso delle prove finali.

    Davanti al cuore pulsante della Khala, tutto diventa chiaro per Majd. Ogni passo del suo percorso da Custodes, ogni missione, e ogni istante della sua vita hanno costituito prove preparatorie per questo momento cruciale. Pochi eletti possono anche solo immaginare di raggiungere un simile vertice, ma Majd, fin dai giorni in cui le armate di Hades minacciarono Atlantide, ha avuto un unico obiettivo: diventare Primarca, portare sulle sue spalle il peso del settore Indiano, e diventare una parte essenziale dell'Impero.

    Il telchino, figura sagace e mistica, gli pone la domanda cruciale: è pronto per tutto questo? La risposta di Majd, tuttavia, non è pronunciata in lingua comune. È un discorso in Atlantideo, la lingua antica e solenne che collega gli Atlantidei al loro passato e al loro destino.

    "Il nostro è il dovere assoluto. Il nostro è la vigilanza che non deve mai finire. Il nostro è l'onore senza tempo, il sacrificio volontario, la penitenza duratura. Stiamo vegliando senza mai essere sollevati, e lo facciamo volentieri per adorazione verso colui che ci ha dato la vita e la cui vita dobbiamo, a nostra volta, preservare. Non guadagneremo mai assoluzione, perché non la meritiamo, ma coloro che credono che dovremmo esitare sono degli sciocchi."

    La determinazione di Majd risuona nelle parole, una ferma convinzione che si riverbera attraverso i secoli di tradizione e devozione. La sua voce, in Atlantideo, riecheggia nelle sale sacre, un richiamo alle antiche promesse e ai giuramenti che hanno plasmato la sua esistenza. La luce della Khala sembra intensificarsi mentre Majd pronuncia queste parole, come se l'universo stesso riconoscesse la solennità del suo impegno.

    Majd si erge con una fermezza inamovibile, i suoi occhi riflettendo la fiamma di determinazione che brucia dentro di lui. La sala della Khala, con le sue colonne imponenti e il suo altare radiante, diventa il palcoscenico di un giuramento eterno.

    Il giovane Primarca avanza, la lancia Vasavi Shakti brillante nelle sue mani. Ogni passo è un passo verso il destino, ogni parola pronunciata è un vincolo eterno. La sala, con la sua magnificenza, è il crocevia tra passato e futuro, e Majd, con la sua determinazione indomita, è destinato a forgiare il cammino che guiderà Atlantide verso nuovi orizzonti.



    nome | Majd
    energia | Viola
    scale | Crisaore
    casta | Poseidone
    fisicamente | sta abbastanza bene
    mentalmente | insomma XD
    riassunto azioni | insomma dovrebbe essere cosi, almeno credo XD


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    Il telchino, con un cenno del capo, trasla al lato della sala e ti lascia via libera per quello che è il sacro altare del khala. Con voce bassa, comincia delle preghiere sacre a Poseidone mentre posi Vasavi Shakti davanti a te e innalzi il tuo cosmo, entrando in comunione psichica con le antiche memorie di un Primarca. Non sai cosa ti sarà mostrato, la prova è diversa per ogni singolo Primarca e diverse sono le memorie secondo i successori che hanno impugnato quella lancia. Le onde psichiche riempiono il luogo e chiudi gli occhi, avvertendo presto un senso di vertigine che ti fa sprofondare nel passato.



    Sei Crisaore, il decimo figlio di Poseidone, cresciuto lontano dal glorioso regno di Atlantide.
    Tu non hai conosciuto lo splendore delle sale del palazzo, né la vita delle città supervisionate dai Primarchi.
    La tua vita è stata piena di gesta eroiche, accanto a figure i cui nomi poi sono diventati immensi, ma mai sei stato accostato a tale impero.

    Percepisci i tuoi legami in maniera viscerale, ma Poseidone ha per sposa Clito, la sua sovrana, non tua madre.
    Non c'è risentimento, non c'è rabbia, c'è soltanto la consapevolezza di un uomo che ha condotto una vita diversa, imprese diverse. Queste imprese ti hanno permesso di sviluppare un grande senso dell'onore, orgoglio per qualcuno che si è fatto da sé, per qualcuno che ha conosciuto come inginocchiarsi e chiedere, prima di ordinare. Molte figure della storia ti hanno apprezzato non solo per i tuoi natali, ma per la tua indole. Ceneo, Piritoo, Atalanta, Menelao, tanti e tanti altri. La figura più importante ad apprezzarti, tuttavia, non è un eroe, né il re di qualche isola, è Poseidone stesso. Ricevi continui segni della sua presenza, ricevi continui onori dai messi che bussano alle vostre porte, eppure hai sempre con rispetto declinato tutti gli inviti a corte. Perfino quando navighi o sei in acqua, percepisci di essere protetto in qualche modo. Perfino dei tuoi fratelli conosci il nome e a malapena il volto; ognuno di essi è avvolto da gloria e imprese che lasciano a bocca aperta il più coraggioso degli uomini, compreso te.

    Le tue giornate si compongono di battaglie e di studio delle pratiche sacre; cresci in forza e coraggio finché la notizia non arriva anche a te. Atlantide invasa dai tumulti interni. Ciò impensierisce su più fronti, tra cui la possibile minaccia di forze nemiche del regno, forti delle difficoltà che stanno affrontando i nove re. Non conosci ancora i dettagli, ma è sicuramente qualcosa di più che tragico, se riesce a scatenare tumulti interni in un regno così grande e potente.

    Passano giorni dalla notizia, quando qualcosa allerta i rudimentali sigilli su cui hai potere e che usi per tenere traccia di arrivi e minacce. Il clangore e la forza di tutti quei passi quasi fa tremare la terra e il cosmo immenso di chi si presenta quasi ti allerta. La voce è melodiosa, una delle cose più belle che tu abbia mai ascoltato, eppure, ferma, inflessibile come il più esperto dei generali. Quando ti rechi fuori dalla tua casa, puoi osservare un plotone di soldati armati con ogni tipo di arma, semplice e meccanica. Alla loro testa, un uomo in armatura che trabocca di un potere che nessuno ha mai visto prima, oro e oricalco uniti in uno spettacolo di terribile forza. Non esiste qualcosa del genere tra gli uomini, una foggia divina piena di un potere che trascende la natura umana.

    Crisaore, ultimo figlio di Poseidone.

    Mette mano a qualcosa sotto il mantello e il tuo primo impulso è afferrare la spada, considerato il potere che l'uomo davanti a te esprime. Quando toglie la mano dal mantello, tuttavia, esibisce un sigillo che conosci fin troppo bene, un tridente.

    Sono qui per riferire un messaggio.





    _____________________



    Angolo Master

    Sei Crisaore e hai una vita tutto sommato stile eroe classico del mito, quando qualcuno viene a bussare alla tua porta con un corteo di uomini.

    Sai ovviamente da dove vengono, il problema è, vuoi ascoltare ciò che l'uomo ha da dirti?
     
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    Majd si trovava ora di fronte alla sua prova finale, con il telchino che cominciava ad intonare preghiere antiche in Atlantideo. Le melodie scivolavano nell'aria, un richiamo ai poteri antichi che permeavano la sala della Khala. Il giovane Primarca si avvicinò all'altare, la lancia Vasavi Shakti saldamente stretta tra le mani, pronta per il suo destino.

    Posando la lancia sull'altare, Majd sentì un'ondata di energia attraversare il suo essere. La connessione con l'altare era immediata, come se il metallo della Vasavi Shakti avesse radici che si intrecciavano con il cuore pulsante di Atlantide. Chiudendo gli occhi, Majd si abbandonò al fluire del cosmo, aprendo la sua mente a una realtà oltre la percezione ordinaria.

    Ben presto, la sua coscienza si immerse nel passato, un viaggio attraverso le memorie di coloro che avevano impugnato quella sacra lancia prima di lui. Le immagini scorrevano come sogni intrecciati con il tessuto dell'esistenza. Vedeva volti di eroi, sentiva il fruscio della lancia fendere l'aria nei momenti di sfida, percependo il peso delle scelte che avevano plasmato il destino di Atlantide.

    I ricordi risuonavano nella sua mente come un coro antico, una sinfonia di vittorie e sacrifici. Le gesta di chi aveva preceduto Majd, ora fuse con la sua stessa essenza, diventavano parte integrante della sua storia. In quel momento, l'altare era il tramite tra il passato e il presente, il ponte attraverso il quale l'eredità dei Primarchi si trasmetteva di generazione in generazione.

    Le visioni si susseguivano come capitoli di un libro epico, narrando la lotta millenaria di Atlantide contro le forze oscure. Majd sentiva l'onere della responsabilità crescere dentro di se, un peso condiviso con coloro che avevano combattuto prima di lui. La lancia, carica di storia e potere, vibrava nelle sue mani come un testamento di forza e devozione.

    Il telchino, con le sue preghiere in Atlantideo, sembrava guidare questo viaggio nel passato, fungendo da custode di segreti e verità antiche. Majd, immerso in questa trance di connessione, apriva la mente a una saggezza che trascendeva il tempo. Il suo spirito si fondeva con la grande corrente del destino, diventando un anello nella catena degli eventi che avevano plasmato Atlantide.

    Il giovane Primarca, nel buio della sua chiusura sensoriale, sentiva il richiamo di una missione eterna. Era il guardiano di Atlantide, il portatore della Vasavi Shakti, il continuatore di una fiamma millenaria. Il suo cosmo si espandeva, abbracciando il passato e preparandosi per il futuro. La sala della Khala era il crocevia in cui le epoche si intrecciavano, e Majd, con occhi chiusi e cuore aperto, si preparava ad affrontare la prova suprema, consapevole che la sua storia si fondeva con la leggenda.

    Nel vasto mare di ricordi che affollavano la mente di Majd, uno spicchio di luce mitologica emergeva con intensità. Si stagliava, nitido e potente, l'epopea di Crisaore, il discendente divino di Poseidone e Medusa. Un guerriero leggendario, forgiato nell'ardente crogiolo della mitologia greca.

    Crisaore, con la sua forza e determinazione, si ergeva come un faro di virtù in un'era in cui gli dei camminavano tra gli uomini. Il suo spirito avventuroso lo aveva portato a combattere al fianco di illustri eroi dell'antichità, tra cui Atalanta e Menelao. Ogni battaglia, ogni insegnamento, ogni incontro contribuiva a intessere la trama della sua vita. Crisaore non era solo un guerriero; era diventato una figura rispettata, un legame vivente tra il mondo degli uomini e quello degli dei.

    Ma ciò che rendeva veramente unica la storia di Crisaore erano i segnali divini, i messaggi che Poseidone gli inviava. Questi non erano solo eventi naturali o coincidenze; erano la manifestazione tangibile dell'affetto paterno divino. Il fruscio delle onde, il canto delle sirene, il movimento delle correnti marine: ogni elemento della natura sembrava trasportare un messaggio dal dio del mare. Anche quando la distanza geografica sembrava insormontabile, Crisaore sentiva il calore di Poseidone nel cuore.

    Questa relazione speciale tra il figlio e il dio faceva di Crisaore un eroe che andava oltre le gesta in battaglia. Era un uomo che portava il peso di un destino eccezionale con dignità e onore. E ogni azione di Crisaore, ogni decisione presa, risuonava come un'armonia divina nell'ampio concerto del mito.

    Majd, immergendosi in questo ricordo, avvertiva il richiamo di una connessione profonda che andava al di là del tempo. La storia di Crisaore echeggiava attraverso le epoche, lasciando il segno di una relazione tra gli uomini e gli dèi che trascendeva il divino. Nelle vicende di Majd, questo legame si rifletteva, come se il filo del destino tessuto nel passato si intrecciasse con il presente, portando con sé la saggezza e la forza di un'antica eredità mitologica.

    Crisaore, il guerriero dalla maestosità impareggiabile, si stagliava contro il panorama con una presenza che avrebbe fatto inchinare persino i venti. La sua statura imponente, avvolta in un'armatura cesellata con maestria, era un'elegante dichiarazione di potere e nobiltà. Il metallo rifletteva la luce come un raggio di sole sulle onde del mare, catturando l'attenzione di chiunque si trovasse nel suo raggio.

    I suoi capelli scuri, fluenti come le profondità oceaniche, danzavano con il vento, una corona di oscurità che incorniciava un volto segnato dalle sfide affrontate. Uno sguardo intenso, profondo come gli abissi che aveva esplorato nelle sue imprese, raccontava storie di vittorie e saggezza. Ogni ruga sul suo volto narrava un capitolo di coraggio e determinazione, ogni linea come un solco scavato nel tempo da anni di combattimenti. L'armatura, oltre a essere una difesa impenetrabile, era un'opera d'arte vivente. Intagli mitologici rivelavano la sua storia, un racconto di trionfi e sacrifici. Ogni graffio, ogni ammaccatura, testimoniava delle lotte che aveva affrontato con valore incommensurabile. Era un vivente mosaico di eroismo, un'icona di resistenza immortale.

    La dimora di Crisaore, regale e imponente, rispecchiava la sua grandezza. Colonne massicce reggevano il peso di una storia lunga e gloriosa, e il suono delle onde che lambivano le rocce si fondeva con l'atmosfera maestosa della sua dimora. Trofei di guerra, reperti mitologici e cimeli preziosi riempivano gli interni, trasformando ogni stanza in un santuario di leggende e onori guerreschi.

    La sua compagna Calliore, era la personificazione di una bellezza selvaggia e insondabile. I suoi capelli d'oro ondeggiavano come alghe incantate, e gli occhi riflettevano il mistero degli abissi oceanici. Vestita con tessuti leggeri che riprendevano le sfumature dell'oceano, la sua presenza trasudava una grazia eterea, un equilibrio perfetto tra forza e delicatezza. La vita quotidiana di Crisaore, condivisa tra l'amore appassionato di Calliore, lo studio profondo delle arti e delle scienze e le battaglie che ancora richiamavano il suo coraggio, creava una sinfonia di esperienze. Le ore dedicate agli studi erano un tributo alla sua dedizione costante all'auto-miglioramento, mentre le notti erano accompagnate dal canto seducente delle sirene e dal ruggito del mare.

    L'eco lontano dei tumulti giunse a Crisaore come un sinistro sussurro marino, portatore di notizie che agitavano le fondamenta stesse di Atlantide. La sua dimora, un rifugio di calma e grandezza, fu pervasa da un'ombra inquietante mentre il suo sguardo, solitamente fiero e determinato, si offuscò di preoccupazione.

    Il peso delle notizie si fece sentire come una catena che stringeva il suo cuore. L'amore per Atlantide, il suo legame indissolubile con l'Impero di suo padre, lo investiva come un'onda d'urto. Le sue mani, solite a brandire la spada con fermezza, tremarono leggermente mentre stringevano la lettera che portava le notizie nefaste. Gli occhi, una volta risplendenti di fiero coraggio, si oscurarono come cieli tempestosi. Era come se il tumulto delle acque profonde si fosse riversato dentro di lui, portando con sé una marea di angoscia e incertezza.

    Crisaore, l'uomo il cui nome era sinonimo di forza, si ritrovò a lottare con l'incapacità di poter fare qualcosa. Le onde del dolore lo avvolsero, costringendolo a confrontarsi con la propria impotenza di fronte al caos che inghiottiva Atlantide. Crisaore, il guerriero degli abissi, si trovò a navigare le acque tormentate dell'incertezza. La sua mente, intrisa di pensieri tumultuanti, cercava una via d'uscita da questo mare di preoccupazioni. La sua figura, solenne e maestosa, era ora avvolta da una nuvola di incertezza, e il guerriero, che aveva affrontato le sfide divine, si confrontava con il suo nemico più difficile: l'impotenza di fronte al destino dell'Impero atlantideo.

    La quiete apparente fu spazzata via come sabbia dal vento con l'arrivo di una processione di soldati che marciavano con determinazione verso la sua dimora. La casa di Crisaore, solitamente avvolta dalla tranquillità, fu improvvisamente assediata dalla presenza di questi soldati in armatura. Alla testa del plotone, un uomo dalla voce sicura e melodiosa si stagliava come un'ombra in un dipinto d'arte, portando con sé un'armatura sfavillante dove l'oro e l'orialco si intrecciavano in un balletto di luce. Il suo potere era palpabile nell'aria, una forza che andava oltre il semplice coraggio di un guerriero. Era un messaggero, un ambasciatore di Atlantide, e la sua presenza emanava un'aura di responsabilità e importanza.

    L'uomo parlò con calma, le sue parole portatrici di un messaggio che vibrava nell'aria come il ruggito di un tuono lontano. Crisaore, immobile di fronte alla sua dimora, scrutava l'uomo con occhi che cercavano di cogliere ogni sfumatura delle sue intenzioni. L'armatura dell'ambasciatore era uno spettacolo di pura magnificenza, un'intricata danza di metalli preziosi che creava uno spettacolo fantastico e incredibile al tempo stesso.

    Quando gli fu presentato il sigillo di Poseidone, il cuore di Crisaore fece un balzo. Calliore, la sua compagna, gli fu accanto, porgendogli il suo sostegno silenzioso con una mano posata sulla spalla. La sua presenza, come le onde che si infrangono sulla riva, era una costante di forza e comprensione.

    "Vi ascolto," disse Crisaore, con una voce che tradiva una calma apparente. Il suo sguardo, però, non rivelò nulla di ciò che covava dentro. Era come un mare apparentemente calmo, ma con correnti sotterranee che potevano scatenare tempeste imprevedibili. La sua risposta, unicamente composta da quelle due parole, trasmetteva una risolutezza che rivelava il guerriero in lui. Era pronto ad affrontare qualsiasi verità o sfida che il messaggero di Atlantide portasse con sé.



    nome | Majd
    energia | Viola
    scale | Crisaore
    casta | Poseidone
    fisicamente | sta abbastanza bene
    mentalmente | insomma XD
    riassunto azioni | sono CRISAORE ADDESSO!


    abilità |

    tecniche |


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    E tu, Crisaore, rispondi in maniera diretta, senza pochi convenevoli come si addice alla tua figura.

    L’uomo davanti a te resta in silenzio per un attimo e lo stesso fanno le guardie dietro di lui. C’è un rigore marziale dietro quelle pose, come se si fossero addestrate da tutta una vita a non battere ciglio nemmeno un attimo. Faide interne, pericoli, tutto sparisce nel momento in cui pensi che l’impero di Atlantide è probabilmente una delle forze più potenti di questo mondo, qualcosa che può cancellare regni come Creta o Itaca in attimo. Non importa quanto difficile sia la battaglia per l’Impero, la sua forza è schiacciante, perfino più potente delle dodici famiglie di Lemuria, in questo momento.

    Con un movimento lento, la figura porta entrambe le mani all’elmo di quella che è un’armatura traboccante di potere. Non hai mai visto nulla di simile e le leggende raccontano che vesti del genere siano destinate probabilmente soltanto agli dèi stessi. Scaglie d'oro e oricalco si mischiano tra loro, fregiate di molti altri minerali preziosi che conferiscono a quelle imponenti figure la stessa luce di cui brilla Poseidone.

    Nel momento in cui l'uomo rimuove il suo elmo, un volto più giovane degli anni che in realtà possiede si presenta a te. Capelli del color del sole cadono sulle spalle, incorniciando un viso che non ha imperfezioni. Gli occhi grigi quasi cambiano colore, illuminati dalla luce che che sembra essere rapita dal volto dell'uomo stesso.



    YO4tdEc

    EVEMONE, IL RADIOSO

    È forse questo il modo di accogliere tuo fratello, io mi chiedo?




    Anche tu conosci il suo nome, così come conosci il nome di tutti i figli di Poseidone; ognuno di essi ricopre un ruolo importante nel governo dell'Impero del loro, del vostro, grande padre. Atlante il Maggiore, Eumelo il Campione, Mneseo l'Arguto, Mestore lo Zelota, Elasippo il Valoroso, Azae il Saggio, Diaprepe lo Studioso, Autoctono l'Intrepido, Anfere il Grande.

    Di Evemone si narrano, in ogni angolo delle sale dei più grandi palazzi, le sfide con il suo rivale Orfeo; si acclamano le opere e lo splendore di tutto ciò su cui posa il suo sguardo con interesse. Ma l'uomo davanti a te possiede un rigore senza pari; la sua intelligenza e la sua innata capacità di capire le persone che ha davanti lo hanno portato a diventare forse il più grande diplomatico dell'Impero. Eppure, molti sono i nemici che si sono disperati al suo arrivo, che hanno amato e odiato il modo in cui con tranquillità, come una melodia, ha posto fine alle loro vite, beandoli nell'intensità dell'esibizione più bella o dannandoli tra le note sconnesse di una melodia di morte.

    Nell'osservare i suoi lineamenti, il modo in cui il mondo si piega quasi al suo volere, trattieni quasi il respiro mentre lui si avvicina con passo lento. Sotto il mantello, al suo fianco, quello che sembra uno strumento inestimabile scintilla.

    Fratello mio, Crisaore, a lungo nostro padre ha cercato di raggiungerti. A lungo ha espresso il desiderio di averti vicino al suo sguardo e non così lontano. Le voci dei mercanti e degli esploratori saranno giunte anche a te e io non nego nulla. Senza quasi rendertene conto siete entrati in casa, e hai preso posto accanto a lui.

    Tre dei nostri amati fratelli hanno ceduto ai sussurri degli dèi esterni e hanno preso le loro parti in una pericolosa lotta contro la nostra casa e le nostre genti. Nostro Padre è impegnato nel tenere lontani, come i suoi figli, gli orrori che si celano nelle profondità, eppure, ha trovato il tempo di dedicare a te la preghiera che porto: aiutami a proteggere ciò che abbiamo costruito.


    La grande nave di Evemone è si staglia lungo la costa, sovrasta con la sua bellezza il mare che percorre mentre il suo signore osserva te. La sua espressione è seria quanto la preghiera di cui è portavoce e quanto il pericolo che incombe sul regno.

    Conosci la risposta, Crisaore.




    _____________________



    Angolo Master
    Ovviamente sai cosa rispondere alla preghiera di Poseidone.
    Evemone ti da il tempo di prepararti e ti aspetta sulla nave per andare a fermare il chaos, interrompi pure quando sali :zizi:
     
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    Il suo sguardo, si posò sull'uomo che si stava togliendo l'elmo. In quel momento, un fugace sorriso, sfuggente come la danza della schiuma marina, abbellì le severe fattezze di Crisaore. Perché solo un discendente di Poseidone, poteva emanare un potere così vasto, un dominio tacito su mare e uomini allo stesso tempo.

    Evemone, suo fratellastro, si rivelò. L'aria sembrava fremere di racconti inespressi, come se la brezza stessa fosse testimone del lignaggio che condividevano. Crisaore, con gli occhi affilati come quelli di un falco, osservò Evemone, l'incarnazione vivente dei miti sussurrati a voce bassa dai vecchi marinai sotto cieli stellati. La sua statura, inamovibile come le scogliere che sfidano il mare implacabile, parlava di una discendenza divina e imponente. I racconti di Evemone, intrecciati con i fili dell'eroismo e un tocco dell'etereo, si dispiegarono davanti agli occhi di Crisaore. Ogni leggenda che aveva sentito, ogni storia di valore e potenza, sembrava non solo mere storie ma verità tangibili, che risuonavano nell'aria tra di loro. Era come se gli stessi dei avessero inciso queste saghe nell'essenza stessa del mondo, per coloro che avevano occhi per vedere e cuori per comprendere.

    Crisaore si ergeva come un dio tra i mortali, il suo cuore gonfio di un fiero orgoglio. Era un orgoglio non solo per il fratello di fronte a lui, ma per il sangue condiviso di Poseidone che scorreva nelle loro vene. Un legame, non detto ma tangibile come l'aria carica di sale, li univa. Nella postura di Evemone, Crisaore vedeva riflessi la maestosità del loro padre, il potere inarrestabile dell'oceano e un legame che trascendeva i confini della semplice fratellanza.

    In quel momento, sotto lo sguardo vigile degli dei e del cielo eterno, la postura di Crisaore si ammorbidì. Il suo cuore, spesso tanto turbolento quanto i mari che comandava, trovò una sorta di pace. Vedeva in Evemone non solo un fratello, ma una testimonianza dell'eredità del loro padre, un'eredità di cui lui, Crisaore, faceva parte. E in quel riconoscimento giaceva un silente, indissolubile giuramento - mantenere l'onore del loro lignaggio, come figli del potente Poseidone.

    Evemone, la cui voce portava il peso delle profondità dell'oceano, cominciò, narrando al fratello del tradimento dei loro tre fratelli, e di come gli agenti del Chaos si erano insinuati all’interno del loro regno. La rivelazione colpì Crisaore come un'onda impetuosa. Alzandosi, la sua voce echeggiò nella stanza, "Un tradimento del genere non può rimanere impunito. Non è solo un affronto al nostro padre, ma all'essenza stessa del nostro essere. Noi, figli di Poseidone, siamo legati dal sangue e dall'onore a difendere la santità di Atlantide."

    Il pugno di Crisaore si chiuse, come se stesse afferrando il tridente di Poseidone stesso. "Allora faremo in modo che questa minaccia non sia più tale. Sono rimasto lontano, curando le ferite del passato, ma non più. È giunto il momento per me di tornare, di stare al fianco di nostro padre e purificare Atlantide da questa vile corruzione."

    In quella solenne stanza, mentre le luci tremolanti proiettavano ombre di leggende ancora da scrivere, i figli di Poseidone forgiarono un patto. Un patto non solo di sangue e dovere, ma di destino - guidare Atlantide lontano dal baratro e riportarla nell'abbraccio dell'ordine legittimo.

    Nella luce declinante del giorno, mentre il sole sprofondava sotto l'orizzonte come un carro infuocato, Crisaore si ergeva di fronte a Calliore. Il loro addio, un intreccio di parole non dette e ricordi condivisi, era tanto commovente quanto l'onda che si ritira. I suoi occhi, riflettendo la profondità del loro amore, brillavano di lacrime, come lo specchio dell'eterna danza del mare tra perdita e ritorno.

    "Il mio cuore resta con te, Calliore," sussurrò Crisaore, la sua voce una brezza leggera nella quiete. "Ogni onda che si infrange sulla riva porterà i miei pensieri di nuovo da te."

    Con un ultimo abbraccio, delicato come il tocco di un zefiro, si separarono. Crisaore si voltò quindi, la sua risolutezza tanto ferma quanto le antiche rocce che orlavano la riva. Si diresse verso la sua stanza, ogni passo un'eco del viaggio che lo attendeva. Lì, radunò i suoi averi - reliquie di battaglie passate e segni della sua discendenza. Indossò la sua armatura, ogni pezzo una testimonianza della sua forza e del suo patrimonio. Il metallo gli si attaccò come una seconda pelle, forgiata nelle fiamme della terra, tanto inamovibile quanto la sua volontà. La sua spada, una lama colossale che aveva gustato il sale del mare e il sangue dei nemici, fu assicurata al suo fianco. Con il cuore pesante ma indomito, Crisaore si diresse verso il porto. I suoi passi erano saldi, ciascuno un battito di tamburo che annunciava il ritorno di un figlio di Poseidone. Il porto, animato dai gridi dei gabbiani e dal cigolare delle navi, era un punto di intersezione di destini intrecciati.

    Lì, in mezzo alla flottiglia di navi, si ergeva la maestosa nave di Evemone. Era un leviatano del mare, le sue vele ondeggiavano come le ali di un grande uccello marino, il suo scafo solido e sicuro come la spina dorsale della terra. La nave, pronta a fendere le onde, era un simbolo del viaggio che li attendeva - un viaggio nel cuore del chaos, nelle profondità di Atlantide.

    E così, con le stelle sopra come loro guida e il mare sotto come loro via, Crisaore ed Evemone salparono per affrontare il chaos che si era radicato ad Atlantide. Era più di un viaggio attraverso l'oceano; era una navigazione nel cuore del loro destino, una missione per ripristinare l'equilibrio e l'onore della loro discendenza. I figli di Poseidone, uniti dal sangue e dalla determinazione, salparono per riconquistare l'eredità di loro padre e la gloria del loro regno.


    nome | Majd
    energia | Viola
    scale | Crisaore
    casta | Poseidone
    fisicamente | mai stato meglio
    mentalmente | determinato
    riassunto azioni | ma cosa vuoi che ti risponda? Ovvio che si torna ad Atlantide a spaccare di botte i traditori


    abilità |

    tecniche |


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    Il tuo viaggio, il vostro viaggio, comincia e la meraviglia continua a rapire i tuoi occhi. Non è soltanto la grandezza della nave, non è solo l’incredibile finitura, il potere che ne attraversa ogni asse. Si tratta di qualcosa di diverso, qualcosa che ti fa realizzare quanto in realtà sia grande l’Impero di tuo padre, riflesso in ogni singolo aspetto, in ogni piccolo gesto. Gli uomini del Re conducono il veliero con una disciplina ferrea, con una precisione millimetrica, e il loro sovrano – in piedi sulla polena – osserva un punto distante, dove mare e cielo si uniscono.

    Dopo un po’, lo osservi mettere mano sotto il mantello, al fianco, per liberare quello che è un flauto completamente fatto di oro e oricalco, intarsiato, su cui giocano ghirigori e antiche lingue, unendosi in una fantasia precisa, di una foggia paragonabile soltanto all’armatura che porta. Evemone avvicina quello strumento alle labbra e in pochi attimi anche tu vieni investito dalla melodia. Il tuo spirito si invigorisce, il tuo coraggio quasi infuria nella spedizione.

    Passano un paio di giorni, spesi a conoscere quei soldati, a sentire storie da parte di tuo fratello sul grande Impero e a immaginare come possa essere fare parte di qualcosa del genere; le giornate sono riempite anche dalle note che rivaleggiano quelle di Orfeo. L’ultimo giorno di viaggio, la melodia bruscamente si interrompe, costringendo il Primarca a portare una mano al petto. No.. lo senti sussurrare nel momento in cui ti avvicini. Qualcosa.. Qualcosa è successo sulla costa orientale. Ti dice, la sua mente è altrove e guarda qualcosa oltre te.
    UOMINI. ALLA COSTA ORIENTALE. Comanda, mentre la nave vira velocemente. Quasi di riflesso in te senti una preoccupazione crescente, se è abbastanza da preoccupare qualcuno come lui, quasi costantemente calmo, allora non è da prendere alla leggera.

    Ci vuole un po’ per arrivare al punto indicato da Evemone, durante il quale ti prepari ad ogni evenienza come puoi, ma lo spettacolo che si presenta ai vostri occhi è terribile.





    ppFLZGp




    Dagli abissi si apre un enorme voragine, percorsa da grandi e abominevoli appendici solide che cercano di artigliare e fare presa sull’esterno, fungendo da ponte per quelle che sono forze pregne di chaos, forze che hanno, tuttavia, una traccia cosmica ben conosciuta. TRADITORI. Urla Evemone, addolorato e furioso, mentre la sua armatura si chiude di scatto, coprendogli il volto con un elmo. Il suo cosmo infuria mentre afferra il flauto al suo fianco, preparandosi alla battaglia. Tu sei vicino a lui.

    Avrei voluto che fosse diverso, Crisaore, ma sembra che il destino abbia già trovato il modo affinché ci presti la tua forza. Fratello mio, combatti con me. Dice, mentre la nave si ferma e la battaglia comincia. Assieme ad altri soldati più esperti e pericolosi, lo vedi saltare sulla stessa appendice di chaos e carne, conducendo altri uomini atlantidei, prontamente accorsi, verso la battaglia per la vostra casa. Dalle profondità di quella immensa voragine percepisci un cosmo nefasto, qualcosa di così pericoloso da sentire la necessità di fermarlo subito. Con uno scatto segui Evemone mentre si fa strada tra l'orda.

    Adesso, Crisaore, è tempo di proteggere la tua vera gente.




    _____________________



    Angolo Master

    Boy oh boy pt.2

    Gestisci autoconclusivamente la seconda parte, in cui arrivi nel mezzo di una battaglia assurda contro le forze corrotte dal chaos. Non ho bisogno di dirti cosa significhi farsi strada in una battaglia, vero?

    I soldati più deboli sono ad energia blu, i più forti a nera. Anche tu per ora sei energia Nera ma sfiori la Suprema, come abilità base hai 'soltanto' i sigilli e una lancia normale grado VI. Per ovvie ragioni non hai ancora la tua scale. Da Evemone percepisci una Suprema piena.

    Have fun slaying chaos!
     
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