Custodes & Sororitas

Custodes / Sororitas
1

Era passato un po’ di tempo da quando, ancora un Custodes aveva fatto la conoscenza di Adele, una delle spose di Poseidone. Ricordava con piacere la compagnia della Black Sister, apprezzandone il temperamento e la fede incrollabile, ma del resto non poteva essere altrimenti. Loro come i Custodes erano probabilmente i guerrieri più potenti e affidabili che l’Impero avesse (ad eccezione di Esarca e Primarca), e benché vi fossero molte differenze tra loro, Majd non poteva non notare dei punti in comune.

Cosa? La fede nei confronti dell’Imperatore.

Purtroppo dopo gli eventi che lo videro diventare Primarca non ebbe più modo di parlare con Adele, la quale era sempre pronta a dare consigli al giovane Majd e ricordargli i dettami dell’Impero. Ma tutto ciò apparteneva al passato, un passato abbastanza recente ma che i recenti eventi facevano sembrare estremamente distante.

La relativa calma che si respirava nel settore indiano non rispecchiavano l’animo inquieto di Majd, il quale aveva bisogno di fuggire, evadere dagli obblighi di palazzo. Desiderava solcare i campi di battaglia, lottare e conquistare come aveva sempre fatto. Per tale ragione aveva richiesto che Kamila tornasse nel settore indiano. La sua amata lo avrebbe potuto aiutare, anche perché gli altri tre custodes non erano tagliati per certe cose. Per carità, guerrieri potenti e affidabili e avrebbero dato la vita per l’Impero ma metterli a fare di calcolo voleva dire ucciderli.

«Majd dove vai?», chiese Diego vedendolo uscire.
«Ho bisogno di fare un giro, prendere un po’ d’aria amico mio. Almeno per qualche ora non dovrò ascoltare i vaneggiamenti di Arthur!»

Diego scoppiò letteralmente a ridere, e anche Majd fece altrettanto.

«Ho la sensazione che quell’acqua che ha bevuto nella prigione lo abbia fatto svalvolare molto più di quanto già non lo fosse». Continuò Diego.

«Vado amico mio, nel caso crollasse il palazzo delle Campane avvisami!»
«Quella diavoleria inventata da Pok per comunicare la hai?»
«Sempre qua!» Disse Majd toccandosi l’orecchio.

Lentamente Majd si allontanò dal palazzo e fortunatamente ci riuscì senza essere scoperto. Come era solito fare prese un mezzo di trasporto abbastanza anonimo: non amava farsi notare, almeno fuori dal palazzo e senza una vera meta cominciò la sua traversata. Viaggiò per giorni e giorni, fino a quando le temperature cominciarono ad abbassarsi in maniera importante. Non aveva messo una meta, né una direzione ma sul quadrante apparve chiaro e tondo che stava entrando nei territori del settore Artico Settentrionale.

Continuò a percorrere quella strada pensando che se era giunto in quel luogo c’era un motivo ben preciso.

«Beh, ho sempre desiderato fare un giro in Islanda, e che Islanda sia!»

Continuò la sua traversata fino a quando sulla strumentazione di bordo non giunse in prossimità dell’isola, solo allora riemerse con il suo mezzo approdando sulle spiagge di quell’isola, che ad una prima analisi sembrava abbastanza tranquilla. Ormai la sera stava calando su quelle terre, e tanto valeva fermarsi per la notte.

Sistemò il mezzo attivando il sistema di invisibilità, fatto ciò allestì il campo. Il sistema di riscaldamento era di tipo artificiale (una sorta di biocamino), tale da non emettere fumo ed evitare di essere individuato a grande distanza. Rimase lì, ad osservare il mare e le stelle, meditando sul suo destino e su cosa gli dei stessero riservando a lui e alla sua gente.

Attendeva lì, non sapeva nemmeno lui cosa.
L’armatura indossata, la lancia al fianco sempre pronta ad essere utilizzata ed un ampio soprabito bianco a ripararlo dal freddo.

Custodes / Sororitas
2

Certe volte si percorrono strade che non sai dove ti portano, e questo era esattamente quello che era successo a Majd in quel particolare frangente. Era Primarca da troppo poco tempo per sapere che quel luogo fosse una zona di relax di Sanya, la Regina Artica. Per carità, era ben consapevole di trovarsi nelle zone della Primarca ma era giunto fin lì senza pensarci, voleva semplicemente stare un po’ da solo. Da quella volta ai giochi, alla sua nomina come Primarca era passato davvero molto poco tempo, eppure lui era cambiato molto, gli era stato affidato un Regno ed aveva delle responsabilità.

Era andato tutto secondo i piani, aveva ottenuto quel potere di cui aveva bisogno per proteggere Atlantide e ciò che amava, e forse anche qualcosa in più. Di certo, il Majd Custodes non si sarebbe mai immaginato di poter arrivare tanto in alto. Del resto, un Primarca è secondo solo a Poseidone, e nel proprio settore è a conti fatti la più alta carica.

Sorrise pensando a quanto si sentissero importanti i Saint di Atena. I custodi delle dodici case. Cosa ne sanno loro di come si amministra un regno? Cosa ne sanno loro, di che cosa vuol dire quando hai sotto la propria responsabilità una intera civiltà? La risposta era una sola: nulla. Questi erano i pensieri che non permisero a Majd di notare immediatamente la figura che gli si parò davanti.

Si trattava di Sanya, la quale si presentò con un numero infinito di appellativi. Lui alzò lo sguardo verso di lei, la osservò con attenzione: sguardo glaciale, portamento fiero ed un corpo mozzafiato. Eppure ci fu un titolo che destò la sua attenzione più di altri: “Sister Commander dell’Ordine dell’Adepta Sororitas”. Questo fece comprendere con chiarezza cosa lei fosse, ovvero una delle spose di Poseidone. Lei, come tutto il suo ordine erano un segreto perfino per Atlantide, ma non certo per un Adeptus Custodes. Le conosceva, aveva avuto modo di avere a che fare con alcune di loro durante il suo servizio, e nell’ordine si parlava spesso delle Sororitas. Del resto, mentre era a palazzo più volte aveva parlato con una di loro, ancora ricordava le lunghe discussioni sulla fede e sul loro compito con Adele.

Majd si levò il cappuccio e alzandosi in piedi fece un leggero inchino nei confronti di Sanya, la quale avrebbe potuto riconoscere con estrema chiarezza il saluto tipico di un Custodes. Del resto, durante il suo apprendistato come Custodes gli era stato insegnato come comportarsi in ogni situazione, anche quando si era in presenza di una Sororitas.

«È un vero onore fare la vostra conoscenza, e mi scuso in anticipo per esser entrato in un vostro dominio. Sono altresì molto affranto per aver disturbato sia voi che la vostra guardia».

Il tono di Majd era estremamente formale, eppure sul suo volto non traspariva timore o paura. Era un Primarca, ma ancor prima di essere un Primarca era un Custodes.

«Per quanto riguarda la vostra richiesta: il mio nome è Majd Haxamanis, Adeptus Custodes, Primarca di Crisaore, attuale reggente del settore Indiano».

Si fermò un istante, e pensandoci meglio aggiunse.

«Una vostra parola e abbandonerò immediatamente queste terre».

Custodes / Sororitas
3

Indubbiamente il viaggio che aveva compiuto era stato estremamente lungo, ed aveva avuto modo, lungo il tragitto di pensare alle motivazioni che lo avevano spinto a fare tutto ciò. Aveva passato tutta la sua esistenza come Custodes, per gran parte di essa aveva eseguito ordini, e gli era sempre stato chiaro cosa farlo e come farlo. Il suo ordine, come quello delle Sororitas erano a tutti gli effetti una vera e propria elite composta dai guerrieri più forti che l’esercito regolare Atlantideo. Il ruolo di Primarca invece era qualcosa di molto differente, qualcosa che andava ben oltre: dovevano essere non solo i più forti guerrieri al servizio del divino Poseidone, ma molto più di questo.

Un Primarca non era un uomo comune, e questo ancor di più dopo aver affrontato la Khala. Ricordi, sapere e conoscenze che andavano indietro nel tempo fino alle origini del loro ruolo, fino all’era del mito. Ma non era solo quello, erano Re e sulle loro spalle vi era il destino di un’intera nazione, nulla a che vedere con quelle nullità che venivano chiamate “Gold Saint”.

Di certo, ogni Primarca aveva una propria visione di come far rispettare il volere dei proprio Re, e a quanto aveva saputo Sanya nonostante il suo aspetto accattivante e provocante (era una questione oggettiva, e benché sapesse che le Sorelle erano di proprietà dell’Imperatore, la loro bellezza era qualcosa di oggettivo) era forse la più totalitaria di tutte. La sua domanda, quella che Majd si stava facendo era sempre la stessa: che tipo di Primarca sarebbe stato?

«Noto con estremo piacere che le vostre operazioni di mettere in sicurezza la zona non hanno lasciato nulla al caso, ma del resto è ciò che si aspetta il nostro signore da noi»

Poi il suo pensiero passò velocemente al suo predecessore: Varuna. Non si era ancora fatto un’idea in merito, ma conoscendo la sua vecchia gestione non si trovava in accordo con alcune sue scelte: prima tra tutte l’harem. Sapeva ben poco di lui, e le informazioni che gli erano state fornite erano … frammentarie. Majd rispose al saluto di Sanya per poi sedersi di fronte a lei, mantenendo comunque una certa distanza ed un tono estremamente rispettoso nei suoi confronti.

«Compio semplicemente il mio dovere, combatto per la Gloria del nostro Signore e per il bene del popolo che abbiamo giurato di proteggere. Voi piuttosto, siete primarca da molto tempo ed avete creato un regno incredibilmente funzionale, le vostre gesta e i vostri sforzi riecheggiano in tutti i sette mari.»

Si fermò un istante e schiarendosi la voce riprese a parlare.

«Ho passato tutta la mia esistenza a combattere, dare la mia vita per la sicurezza del nostro signore, ho protetto Atlantide. Ma in questo momento, sto cercando di capire come gestire e organizzare al meglio il Regno che devo gestire.»

Si fermò un istante, e soppesando le parole.

«Voi come avete fatto? Intendo all’inizio, come siete riuscita a creare tutto quello che si racconta su di voi, e sul vostro settore?»

Custodes / Sororitas
4

Majd osservò Sanya con attenzione, i suoi lunghi capelli biondi fluenti come fili di luce nel freddo vento polare. Vestita in modo informale ma intriso di eleganza, il suo abito bianco sembrava fatto di puro ghiaccio, trasparente e affascinante. La bellezza di Sanya, gelida e affascinante, si stagliava contro lo sfondo bianco e immacolato di quelle terre. Era come se la natura stessa si fosse inchinata alla sua presenza, creando uno scenario che sottolineava la sua aura di potenza e mistero. Majd, consapevole dell'ordine a cui lei apparteneva, gli adeptus Sororitas, sapeva che quella visione non era solo un invito alla meraviglia, ma anche una prova.

Il giovane Custode, forgiato nell'addestramento severo e nella disciplina, comprese che quella bellezza non era un mero ornamento, ma un velo dietro il quale si celava una sfida ardua. Sotto il cielo freddo e cristallino, dove il vento sibilava tra i ghiacci e la luce del sole si rifletteva sulla distesa bianca, Majd si preparava a intraprendere un viaggio nelle profondità di quella bellezza apparente.

Majd ascoltava con solennità le parole di Sanya, i suoi occhi scrutavano ogni movimento della Primarca di Kraken, cercando di coglierne ogni sfumatura. In quei momenti di serietà, apprezzava la mancanza di Arthur, consapevole che il suo amico non avrebbe retto a quella visione. Ogni parola di Sanya echeggiava nella vastità del luogo, e Majd, con la sua attenzione intensa, assorbiva ogni dettaglio. Le parole di Sanya risuonarono come una dichiarazione di fede e dedizione all'Imperatore, un richiamo all'onore e al dovere. La menzione di Johanna, il Primarca ispiratore, evocava un senso di eredità e tradizione che risvegliava un fuoco nel cuore di Majd.

Il giovane Custodes sollevò lo sguardo al cielo come se cercasse ispirazione o forza dall'alto. Quel gesto, un respiro profondo seguito da un sospiro, rivelava la complessità delle emozioni che agitavano la sua anima. La sua mente rifletteva sulle parole di Sanya, afferrando la profondità della sua richiesta.

Majd, rispettoso e consapevole della responsabilità che gli veniva affidata, si inchinò davanti a Sanya. Un gesto che trascendeva il protocollo formale, un atto di devozione profonda nei confronti di una Primarca che aveva dato tanto all’Impero. Poi, con un movimento deliberato, estrasse una fascia rossa, ornata con il simbolo dei Custodes fatto in una lega preziosa di oricalco e oro.

"Vi prego di accettare questo dono," disse Majd, offrendo la fascia con rispetto, "e vi invito a visitare il settore indiano quando ne avrete la possibilità."

Il gesto di Majd, carico di simbolismo e lealtà, rifletteva l'accettazione del suo ruolo e la promessa di difendere il settore con tutta la sua forza e devozione.

Majd, ancora inginocchiato di fronte a Sanya, prese un respiro profondo prima di parlare, il suo monologo carico di passione e visione.

"Primarca Sanya, desidero un luogo dove la luce dell'Imperatore risplenda su ogni angolo, un baluardo contro le ombre che minacciano il nostro regno. Il mio sogno per il settore indiano è un rifugio di purezza, un santuario di sicurezza in cui il popolo possa prosperare sotto la guida ispiratrice di Poseidone. Immagino un luogo dove la corruzione è solo un lontano ricordo, dove la fedeltà e la virtù guidano ogni azione. Un luogo in cui uomini e donne forti, plasmati dalla disciplina dei Custodes e dalla devozione delle Sororitas, emergano come pilastri di forza per l'Impero, uniti nella loro lealtà all'Imperatore, sorgono come difensori intransigenti della giustizia e della rettitudine. Ogni cittadino sarà un baluardo contro il male, ogni famiglia un pilastro della nostra società. Immagino che le nuove leve siano istruite non solo nelle arti della guerra, ma anche nella compassione e nell'arte della leadership. Un esercito di uomini e donne pronti a difendere l'Impero non solo con la spada, ma anche con la saggezza e la gentilezza."

Con queste parole, Majd sollevò lo sguardo, gli occhi brillanti di determinazione e speranza, pronti ad abbracciare la sfida di rendere realtà il suo sogno per il settore indiano.

In quei momenti, Majd forse non si rendeva conto completamente del fatto che, teoricamente, erano pari grado. La sua ammirazione, alimentata dalla visione di Sanya come una figura eroica, colorava il suo linguaggio di un rispetto che andava al di là delle formalità gerarchiche.