Rispettare la parola data

Majd - Raia - Kamila

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    Il palazzo delle Campane.
    Aggirarsi per quel luogo era alquanto strano per lui. Non riusciva ancora a realizzare il suo ruolo, non comprendeva nella sua interezza che essere il Primarca significava che quel luogo gli apparteneva di diritto. Quando era Custodes lo aveva visto unicamente da lontano e certo, conosceva il significato di quella struttura: era il centro politico e amministrativo del settore Indiano, in un certo senso era il cuore pulsante di quelle terre che ora doveva amministrare. Essere un Primarca non significava unicamente essere tra i guerrieri più potenti al servizio di Poseidone, non significava unicamente avere l’onore di indossare quelle sacre vestigia e il diritto di impugnare la Sacra Lancia in guerra. Essere un Primarca portava con sé anche il dovere di rendere florido il settore, gestirlo dal punto di vista politico ed amministrativo.

    L’addestramento da Custodes aveva insegnato a Majd come ci si doveva comportare a palazzo, in che modo relazionarsi con le alte cariche, quando parlare e quando stare zitti; ma nessuno lo aveva preparato a questo, a camminare per i lunghi corridoi del Palazzo delle Campane ed esserne la più alta carica, quello che molti potrebbero definire come “Signore”. Majd era prima di tutto un guerriero, un uomo che eseguiva degli ordini, che portava a compimento ogni missione gli venisse affidata ma le cose erano cambiate in maniera rapida e veloce, troppo veloce.

    Una delle prime cose che aveva fatto il Primarca era stato far smantellare l’harem in seguito alla partenza della precedente signora. Non era un bigotto, semplicemente il suo cuore era tutto di una persona: Kamila. Aveva fatto tanto, combattuto tante guerre, sopportato un dolore inimmaginabile e l’aveva fatto per due motivi: Atlantide e Kamila. Quel giorno aveva giurato che sarebbe riuscito a proteggere ciò che amava, che prima o poi avrebbe ottenuto la forza necessaria che gli avrebbe permesso di coronare il sogno di un bambino che aveva visto la bruttezza della guerra troppo presto. Per questa ragione aveva deciso di mandare una lettera all’Esarca che, si era occupata di Kamila per tutti questi anni.

    La sua amica d’infanzia, l’unica donna a cui aveva dato il suo cuore si trovava nel settore Atlantico Settentrionale, alle dipendenza dell’esarca Raia. Non aveva notizie di Kamila da molto tempo, e desiderava con tutto se stesso poterla riabbracciarla. Per questo motivo aveva mandato una lettera a Raia.


    All’attenzione dell’Esarca Raia Droshar,

    Mi trovo a contattarla in questa modalità in quanto i miei impegni mi impediscono di presentarmi nelle vostre sedi. Volevo ringraziarvi per i vostri sforzi nella difesa di Atlantide, per molti della mia gente siete sempre stata un esempio, e vorrei ringraziarvi per una questione molto più personale. Alle vostre dipendenze vi è una donna a me molto cara, ci separammo alcuni anni fa, percorrendo due strade molto differenti. Come sicuramente sapete io ero un Custodes e da poco sono stato nominato Primarca del Settore Indiano, la storia di Kamila immagino che la conosciate meglio di me. La mia richiesta, per quanto possa sembrare inopportuna è molto semplice: vorrei incontrare sia voi che la signorina Kamila.

    Attendendo un vostro riscontro vi saluto,
    Majd Haxamanis.


    nome | Majd
    energia | Viola
    scale | Crisaore
    casta | Poseidone
    fisicamente | ottimamente
    mentalmente | pensieroso
    riassunto azioni | nulla di che, Majd attende l'arrivo di Raia e Kamila.


    abilità |

    tecniche |


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    RISPETTARE LA PAROLA DATA
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    Lo studio di Raia Droshar era raramente usato in senso fisico. Per carità, era lì e disponibile a tutti come spazio, ma trovarvi l'Esarca dentro era tutto un altro discorso, considerando quanto aveva da fare giornalmente. Solitamente bastava darle un colpo di telefono o presentarsi puntualmente - non un minuto di ritardo - ai luoghi degli appuntamenti per ritrovarsi immediatamente la mano destra di Seadragon al proprio fianco, con l'holopad in mano e un'espressione sbrigativa sul volto. Tuttavia, dopo gli eventi in Australia, ciò era diventato ancora più frustrante per gran parte dello staff del Palazzo di Corallo. Tenere il passo con qualcuno costretto a organizzarsi la propria giornata fino al minuto e, oltretutto, in grado di teletrasportarsi per rispettare le serratissime tabelle di marcia, era una sfida a cui molti rinunciavano dopo poche settimane - i più determinati di solito arrivavano a durare un paio di mesi prima di rassegnare le dimissioni.

    Era risaputo che questo fosse un test. Johanna Derham era una Primarca avvicinabile e alla mano, ma questo solo perché Raia era in grado di sollevarla da gran parte del peso della burocrazia e delle finanze, permettendole di lasciarla quanto più vicina al popolo poteva permettersi nella sua posizione...sebbene al momento, Johanna non fosse in grado di parlare con nessuno. L'Australia l'aveva devastata e questo non era un mistero a corte, risultando in un intensificarsi degli sforzi dell'Esarca nel prendere ancora più responsabilità.

    Finché Raia non si rese conto di essere rimasta praticamente da sola.

    « Madeline? »

    Sollevò lo sguardo dall'holopad, con una lievissima sfumatura di irritazione al non aver sentito immediata risposta da parte della più longeva delle sue assistenti. Ne ricollegò la mancanza solo quando si accorse che non era fisicamente lì, nello studio. Si diede della sciocca: erano le cinque e mezza del mattino, certo che Madeline non poteva essere lì. Eppure, c'era qualcos'altro che sentiva di aver dimenticato e il suo sguardo passò su una comunicazione lasciata ben una settimana prima sulla sua scrivania.

    Cazzo.

    Rispettosamente, Madeline aveva rinunciato all'incarico, ma si era premurata di finire il rapporto annuale degli enti di beneficenza gestiti dalla Primarca.
    Come aveva fatto a scordarselo?

    Chi mi rimane? Io non-

    « Buongiorno, Esarca. »

    Il sorriso dolce e premuroso entrò nel suo campo visivo, mandando per un istante in cortocircuito il cervello di Raia. Gli occhi dorati della donna fissarono la giovane per un momento, battendo le palpebre in un raro attimo di perplessità. Ricontrollò l'orologio: sì, erano le cinque e mezza del mattino.

    « Kamila. Buon...giorno a te. »

    Anzu si era svegliata da circa mezz'ora, in cui aveva fatto la prima sessione di riscaldamento della giornata e una rapida doccia. I capelli erano ancora umidi, stretti nell'asciugamano, e al momento non indossava ancora la divisa: si cambiava alle sei e cinquantacinque, a cinque minuti precisi dall'entrata ufficiale in servizio e, in teoria, anche all'orario in cui i suoi assistenti dovevano presentarsi in ufficio per la riunione mattutina.

    « Con il vostro permesso, Esarca, mi sono permessa di correggere il rapporto di Madeline. Le ho mandato la versione aggiornata ieri sera, insieme a una previsione di bilancio di chiusura. Ci sono alcuni preventivi che dovrebbe controllare prima che li consegni in contabilità e ho mandato le indicazioni ai reparti per l'inventario. »

    « In doppia copia? », domandò Raia senza pensare.

    « In doppia copia. Le sue sono lì, nell'angolo a destra e ovviamente ho già mandato in archivio di documenti protocollati. »

    Con molta lentezza, l'Esarca spostò lo sguardo sulla scrivania e poi diede una rapida controllata alla pila di documenti e poi la mail. Sì, i documenti erano stati mandati. Li avrebbe controllati dopo per scrupolo, ma aveva la sensazione di non doverlo fare...ed ebbe la sensazione anche che c'era qualcosa che le stava sfuggendo.
    I documenti erano ordinati per data e catalogati attentamente.
    La tabella di marcia era aggiornata e codificata per colore.
    E mettersi sul bilancio era il compito che si era prevista per la mattinata.

    Scrollò la testa.

    « Kamila... »

    « Sì, Esarca? »

    « Cosa cazzo ci fai sveglia a quest'ora? »

    La leggera risata della ragazza ebbe l'effetto di farla sorridere di rimando, appoggiando la guancia su una mano mentre con l'altra prendeva la tazza di caffé per portarla alle labbra.

    « Beh, mi chiedevo come faceste a fare tutto in una giornata e l'unica soluzione che mi è venuta in mente...è stata alzarmi prima. Quando Madeline mi ha detto che voleva lasciare, ho pensato che sareste stata un po' troppo...beh, sommersa di cose da fare. »

    « Ok. Devo controllare la previsione di bilancio? »

    Kamila sorrise timidamente, spalancando un attimo gli occhi dalla sorpresa quando si accorse che Raia non stava scherzando. Anzi, era davvero molto seria, nonostante il leggero sorriso, e questo era un universale segnale di stare molto attenti a ciò che si diceva.
    La stava mettendo alla prova.

    « Ecco... »

    « Rispondi, su. »

    Sul volto della giovane proveniente dall'Oceano Indiano e unica rimasta nello staff di Anzu, si fece strada un'espressione improvvisamente determinata, preceduta da un cenno deciso del capo.

    « No, Esarca. Sono sicura di non aver sbagliato. »

    « Bene. Allora rimane solo una cosa da fare oggi. »

    Il sorriso di Raia si allargò e la sicurezza di Kamila venne ricompensata da un cenno con il capo, ma la posizione non cambiò minimamente.

    « Mi dica. »

    « Vai a fare le valigie. »

    ***

    QBsRmIc

    « Ho ricevuto la vostra missiva, Primarca. »

    Raia Droshar avanzò dopo aver ascoltato con malcelata impazienza l'elenco dei propri titoli da parte dell'attendente. Esarca dell'Atlantico Settentrionale, Elhrin di Anzu, Prima Dama, Headorn, Portatrice di Tempesta, Incrollabile...ogni tanto era davvero contenta di non essere Primarca o la lista dei titoli non sarebbe mai finita. Al Palazzo di Corallo aveva convinto Johanna a eliminare parte del protocollo per risparmiare tempo prezioso, ma l'Oceano Indiano era noto per l'attenzione spasmodica al protocollo e al cerimoniale.

    Essere di nuovo lì, nel Palazzo delle Campane, le stava portando alla mente ricordi che desiderava mantenere sepolti. Una canzone che le stava assillando il retro della mente da ore, un ballo lento e tranquillo dove tutto ciò che amava era stato minacciato. E la morte di chi aveva espresso quella minaccia.

    « È un onore fare la vostra conoscenza di persona. »

    Alzò la testa dal leggero inchino, sciogliendo il braccio dalla posa che aveva portato il pugno destro al pettorale dell'armatura grigia e oro, in corrispondenza del cuore. Il capo scoperto dall'elmo, i capelli ricci fermi in un'elegante treccia e il luccicare quieto dei gioielli.

    « Mi permetto tuttavia di avvertirvi che i miei doveri a Palazzo possono aspettare solo brevemente. »

    Ma nello sguardo di Raia non c'era alcuna luce.


    narrato | « parlato » | pensato | × telepatia ×
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    NOME | Raia Droshar
    SCALE | Anzu [IV]
    ENERGIA | Blu
    STATUS FISICO | Ottimo
    STATUS MENTALE | Ottimo
    STATUS SCALE | Indossata, intatta

    RIASSUNTO AZIONI | HENLO

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    «Majd sei pronto per incontrarla?»

    Le parole di Pok non erano casuali, sapeva molto bene che il suo amico e suo Re, aveva fatto un lungo e difficile percorso per arrivare a questo momento, ed era anche consapevole che sarebbe bastato davvero un nulla per rovinare tutto. Per tale motivo, come era solito fare, aveva fatto alcune ricerche in merito.

    «Come potrei essere pronto? Tutto quello che ho fatto, tutto quello che ho sopportato l’ho fatto per questo giorno. Due cose mi hanno dato la forza di arrivare fin qua: Kamila e l’Imperatore. Ma sono passati otto anni.»

    Pok lo interruppe, sapeva benissimo a cosa voleva arrivare: se Kamila lo avesse rifiutato? I suoi dubbi erano legittimi, anche perché aveva rifiutato in maniera categorica di farsi forte delle leggi del settore Indiano. Se solo avesse voluto, avrebbe potuto semplicemente obbligare Kamila a diventare sua moglie, del resto era un Primarca ed un Eroe.

    «Farò in modo di tenere lontani gli altri, quando incontrerai Raia e Kamila. Ma sappi bene una cosa: l’Esarca ha avuto qualche problema col precedente Crisaore e sulla questione dei matrimoni combinati.»
    «Non preoccuparti, darò il meglio di me!»


    Era teso ed estremamente preoccupato. Lo era su vari livelli a dir la verità. Aveva paura della reazione di Kamila dopo tutti quegli anni, aveva paura di fare un passo falso con Raia, e aveva paura fondamentalmente di non essere all’altezza di tutto questo. Per carità, quando era su un campo di battaglia non aveva problemi, ma il palazzo, gli impegni, le leggi, erano tutte cose che non era in grado di gestire, ancor meno i conti. Il tempo che intercorse tra quella discussione con Pok e l’arrivo di Raia e Kamila, Majd lo impegnò cercando di prepararsi un numero indefinito di discorsi, cercando di fare buona impressione all’Esarca, ma era tutto tempo sprecato perché quando arrivarono si dimenticò tutto.

    Il motivo?

    Molto semplice. Lo sguardo di Raia era estremamente freddo, le sue parole per quanto rispettose, mostravano una certa distanza, se così si poteva definire. La seconda ragione fu incrociare lo sguardo di Kamila dopo tutti quegli anni. Era bellissima, ancora più bella di quando si era dovuto separare da lei (se mai fosse possibile) e avrebbe desiderato correre da lei, abbracciarla e stringerla a sé, dicendole tutto quello che provava e quanto le era mancata.

    Raia e Kamila vennero accolte in una delle stanze del palazzo delle Campane. Una zona antigua ad un ampio giardino.

    «L’onore è mio Esarca, e vi ringrazio per aver portato con voi Kamila».

    Si fermò per un istante, facendo un leggero inchino, sia nei confronti di Raia che di Kamila, incrociando per un solo istante lo sguardo della ragazza, che rispose con un ampio sorriso nei confronti del Primarca.

    «Non vi ruberò troppo tempo Esarca, ma vi chiedo di seguirmi. Quello che ho da dirvi è di una certa riservatezza, e questo palazzo ha più orecchia che mura.»

    046c69d9d9662241104c1deb2839c30e



    Non voleva stare chiuso in una stanza, per tante ragioni. Camminare lo avrebbe aiutato a schiarirsi le idee, e non sarebbe stato costretto a guardare continuamente negli occhi la sua Kamila. E lei? Beh, Kamila se la stava ridendo di gusto. Erano passati otto anni, ma Majd era sempre lo stesso, ne era certa. Tutta la bruttura della sua vita non lo avevano cambiato, ed era chiaramente in imbarazzo. Quello che vide la sollevò.

    «Prima di tutto, vorrei che questa discussione sia un po’ più colloquiale. Non sono abituato a tutta questa formalità, quindi chiamatemi pure Majd, per quanto a voi, se me lo concedete vorrei potermi rivolgere col vostro nome.»

    Il gruppetto camminò per quegli splendidi giardini che sembravano vuoti. Le siepi erano curate e avevano forme geometriche molto ben delineate, mentre le luce rendevano quel luogo estremamente gradevole.

    «Vi ho chiesto di raggiungermi fondamentalmente per due ragioni. Sapete per quale motivo ho intrapreso questa strada?»

    Dicendo quelle parole si fermò, e si sedette su una delle tante panchine di quel parco, alzando lo sguardo verso il cielo.

    «Volevo avere la forza necessaria per proteggere quello che amavo più di ogni altra cosa. L’ho fatto per una promessa fatta, seguendo l’esempio della Primarca dell’Atlantico. Probabilmente conoscete la mia storia, quindi non voglio tediarvi inutilmente. Quella promessa la feci a Kamila.»

    Abbassò lo sguardo e osservando Kamila si rivolse direttamente a lei.

    «Hai visto Kamila? Ci sono riuscito. Sono riuscito a mantenere quella promessa, questa volta c’ero io a difendere il nostro popolo e spero che tu sia fiera di me!»

    Lei lo stava guardando, e notò come Majd fosse estremamente emozionando dicendo quelle parole, la luce si riflesse su quella che sembrava una lacrima e non potè resistere dall’avanzare verso di lui.

    «Majd...»
    «No ti prego Kamila, se no non sono in grado di finire di parlare. Quello che vi chiedo, il motivo per cui ho richiesto la vostra presenza qui, mi crea un po’ di imbarazzo. Vede tutto questo? Io non so assolutamente da che parte iniziare a gestire un Regno.»


    In quel momento si alzò in piedi a si avvicina a Raia.

    «Datemi una lancia in mano, una schiera di nemici da uccidere, il caos da ricacciare e so benissimo cosa fare. Ma tutto questo? Sono un Custodes, sono un Primarca, non so nulla su come si gestisce tutto ciò. Carte su carte da compilare. Arriva un mercante e mi fa richieste sulle tasse, un altro che vuole che io risolva i suoi problemi con sua moglie, un nobile che pretende da me cose, parla e capisco un decimo di quello che dice. Io non so di chi posso fidarmi e di chi no, ed ho pensato a voi su consiglio di Oliver. Ha detto che voi siete l'unica in tutta Atlantide capace di risolvere questo tipo di problemi.»

    Nel suo parlare, il volto di Majd lascia trasparire tutta la sua frustrazione, sbracciandosi e facendo ampi gesti. Quello che aveva davanti agli occhi Raia era un ragazzino a cui era stato affidato qualcosa che era molto più grande di lui: era una disperata richiesta di aiuto. Una donna navigata come lei, non avrebbe avuto alcuna difficoltà a comprendere che quello che stava dicendo Majd corrispondeva al vero. Ma una cosa era fin troppo chiara davanti agli occhi dell’Esarca: non aveva mai avanzato nessuna richiesta o pretesa su Kamila.



    nome | Majd
    energia | Viola
    scale | Crisaore
    casta | Poseidone
    fisicamente | ottimamente
    mentalmente | pensieroso
    riassunto azioni | nulla di che, Majd attende l'arrivo di Raia e Kamila.


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    Dio, quanto era giovane. Ora che ce l'aveva davanti, Raia poteva effettivamente realizzare appieno quanto il nuovo Krisaore fosse a malapena un giovane adulto. Kamila aveva parlato di lui come un proprio coetaneo, ma per l'Esarca era sempre qualcosa di estraniante ritrovarsi di fronte a regnanti parecchio più giovani di lei. Il mito del re saggio e saputo a prescindere era qualcosa che le era stato distrutto da parecchio tempo, ma era tutt'altra cosa quando il re era fisicamente qualcuno in una fascia d'età influenzabile. Manipolabile. Chissà quante persone avevano visto in Majd una possibilità e quante una preda...soprattutto nell'Oceano Indiano.

    No, non doveva pensare a quello. Non era nei suoi doveri. Aveva rispettato la richiesta, aveva portato Kamila al Palazzo delle Campane. La sua mente avrebbe dovuto essere già sul come dividere di nuovo il carico di lavoro, mentre seguiva i due negli splendidi giardini. Aveva avuto occasione di vederli di sfuggita, ma doveva riconoscerne la bellezza in quella semplice, per quanto estremamente curata, opulenza. Un artificio estremamente curato e pensato, come tutto nell'Indiano, per uno scopo preciso: impressionare. Erano vuoti perché dovevano esserlo; pronti e in attesa di compiere il loro scopo, immutati nella loro perfezione.

    Alzò un sopracciglio quando Majd le chiese di dargli del tu, ma fece un cenno affermativo con la testa prima di guardare sottecchi la reazione di Kamila: si erano scambiati a malapena qualche parola per il momento, ma la tensione era palpabile. E non era perché erano semplicemente di fronte a lei.
    Erano ingabbiati dentro una posizione che richiedeva formalità, contrastando follemente con i naturali istinti. Fra i due giovani c'era un quantitativo di attese, speranze e idee che si gonfiava come una bolla a ogni istante che passava. Mille pensieri, separati dal tempo e dalla distanza, insieme ai dubbi. Quelli che la stessa Raia reprimeva quando era vicino a Oliver, con cui aveva passato anni di combattimento, bevute e confidenze per ritrovarsi altri occhi a guardarla, oltre a quelli del suo migliore amico.
    Quella bolla invisibile avrebbe potuto scoppiare da un momento all'altro o inglobarli entrambi.

    Majd si sedette e Raia cominciò ad avvertire qualcosa di strano. Un sentimento che le grattava la nuca, un particolare che era rimasto lì e non se ne voleva andare dalla sua testa. Cos'era? Forse non lo aveva processato ancora a dovere, o forse non aveva prestato la dovuta attenzione. Guardò quel ragazzo che era Primarca parlare, tormentarsi le dita dal nervosismo, poi rivolgersi a Kamila in un accorato appello dietro un sorriso commosso.

    Poi Majd guardò lei e si alzò in piedi.
    E Raia capì.

    Il Primarca di Krisaore si era inchinato quando l'aveva vista. Lo aveva fatto spontaneamente, senza neppure rendersene conto, e non era stato un inchino di cortesia: era stato un inchino automatico di qualcuno che era abituato a eseguire gli ordini.

    Era di fronte a un Custodes che ancora non aveva realizzato di avere in mano un regno e la cosa cominciò a riempirla di un'urgenza, un allarme e un presentimento terribili.
    I rapporti di cosa Majd Haxamanis aveva fatto ad Atlantide durante la battaglia in Australia le erano arrivati tramite i rapporti degli Esecutori, di tutti coloro che lo avevano visto difendere l'impero.

    Ma ora quel ragazzo non era un guerriero.
    Era un re.

    Raia rimase in silenzio. Guardò Majd, scrutandolo con un'espressione che aveva a metà tra l'infastidito e il perplesso. E che propendeva sempre di più verso la seconda emozione, realizzando mano a mano che forse avrebbe dovuto pestare a sangue Oliver. A meno che di fronte non avesse il più grande e machiavellico genio politico di Atlantide, e in quel caso avrebbe dovuto pestare Oliver lo stesso.
    Spostò lentamente lo sguardo verso Kamila, che era perplessa quanto lei, ma sul cui volto si stava dipingendo un'espressione di muto sollievo.

    Impiegò qualche istante a capire che il sollievo non era rivolto a Majd, ma a lei.
    L'anima e l'istinto di Raia avevano già capito. Avevano capito già dalla missiva. Dallo sguardo di Kamila appena aveva incrociato quello di Majd. Dall'assenza di staff, dalla passeggiata nei giardini vuoti.
    Era solo la mente che doveva arrivare a ciò che era ovvio.

    Non aveva di fronte Varuna.

    « Poseidone aiutami... », esalò mentre si passava una mano sulla faccia.

    Kamila sorrise, mordendosi il labbro inferiore per trattenere una risata.

    « Dama Raia... »

    « Un attimo solo, Kamila. »

    La ragazza serrò immediatamente le labbra, ma negli occhi brillava una scintilla di complicità. Continuava a spostare lo sguardo verso Majd all'Esarca, che stava stringendosi la radice del naso fra due dita. Passò così ancora diversi istanti, prima di prendere un profondo e accorato sospiro.

    « Ok. Sedetevi, per piacere. »

    Li guardò severa, incrociando le braccia sul petto.

    « La mia risposta è no. E questo per una ragione molto semplice: io non metto e non metterò mai mano in un altro governo che non sia quello del mio Primarca. Non sta a me decidere di chi fidarti, né dirti cosa fare, né tantomeno compromettere una situazione delicata come questa. L'ultima cosa che mi serve sono i nobili di questo settore che accusano l'Atlantico Settentrionale di aver approfittato di un momento di passaggio per ottenere una posizione di vantaggio.

    Quello che mi sono concessa di fare con Oliver è stato dargli semplicemente i mezzi per prendere le decisioni da solo con un minimo di cognizione di causa. E dargli dei criteri in base al quale scegliere lo staff che amministra la vita di tutti i giorni di un Primarca.

    E il criterio è solo uno:
    »


    Si avvicinò a Majd, piegandosi in avanti per guardarlo negli occhi. Le iridi dorate di Raia non ammettevano alcun tipo di replica: era abituata ad avere a che fare con Primarchi e il suo status di Esarca le permetteva di esprimere la propria opinione anche al di fuori del proprio regno.

    « Scegli le persone che ti diranno quello che deve essere fatto, non quello che vuoi sentirti dire. I nemici di un Primarca non sono persone che vogliono prendere il posto di un Primarca, perché sarebbe andare contro la volontà dell'Imperatore stesso.

    E poi assicurati che sappiano fare un bilancio.
    »


    Passò lo sguardo su Kamila, che era diventata improvvisamente molto seria.

    « Pensi di essere pronta. »

    « Io- »

    « Non lo sei. Sei solo un'ottima candidata. Quindi pensaci bene. »

    Si risollevò, mettendo stavolta una mano sul fianco destro. La sua figura torreggiò per qualche istante su entrambi, quasi fulminandoli con lo sguardo.

    « Vi lascio da soli, con permesso. Avrete tanto da dirvi, immagino. E una decisione da prendere mentre mi occupo delle ultime carte riguardanti il programma di scambio. »

    E con un inchino marziale, per quanto fluido, Raia si congedò nell'allontanarsi. Il mantello ondeggiò alle sue spalle nello sparire dietro una siepe, da cui provennero un paio di scintille a testimoniare il teletrasporto istantaneo che l'aveva portata di nuovo nel corridoio.

    Kamila si ricordò di respirare solo in quel momento. Guardò Majd, gli occhi sgranati mentre stava già cominciando a sorridere.

    « Ora capisci, vero...? »



    narrato | « parlato » | pensato | × telepatia ×
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    NOME | Raia Droshar
    SCALE | Anzu [IV]
    ENERGIA | Blu
    STATUS FISICO | Ottimo
    STATUS MENTALE | Ottimo
    STATUS SCALE | Indossata, intatta

    RIASSUNTO AZIONI | Lascio soli i due piccioncini per il momento. Raia si occupa di due scartoffie intanto.

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