Stille Før Stormen

Axel & Chrisso

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    Quello era dunque il modo con cui gli umani decidevano di fare la guerra. Lui, Andrea, Lawrence, Ines, il Cavaliere della Fenice, quello di Apus e il Sagittario; tre piccole donne e quattro piccoli uomini, che tra le mura di una piccola stanza, si erano fatti carico di grandi responsabilità.



    Mentre scendeva le scale che portavano dalla Quinta alla Quarta casa, Axel rifletteva su ciò che era appena stato. Erano mesi che l'esercito ateniese si preparava alla riconquista dell'intera Grecia, e nonostante quel tempo sembrava non dovesse mai arrivare, quel momento era invece giunto. Mancavano infatti ormai solo poche ore prima della partenza.
    Non gli sembrava reale, non gli sembrava vero. Finché i suoi piedi non avessero calpestato la cenere ed i resti dei Corrotti che avrebbe ucciso, niente di tutto ciò sarebbe stato tangibile per la sua mente. Per ora, avevano solo chiaccherato.
    Il piano era un piano ben studiato. Ines, Andrea ed altri generali di cui non conosceva né il volto né il nome, avevano lavorato per mesi e mesi ad una strategia di riconquista per debellare la Corruzione dalla Grecia. Definitivamente. In ballo c'erano forze enormi, e se avessero perso le conseguenze sarebbero state altrettanto catastrofiche. Semplicemente, non potevano permetterselo.
    O la va o la spacca. Pensò, dirigendosi a passo veloce verso la Terza Casa, mentre l'angoscia accompagnava i suoi passi. Indietro non si torna.

    Era stato il primo a lasciare la dimora del Leone, non appena la riunione era finita. Non si era nemmeno fermato a parlare con Lawrence. Gli sarebbe piaciuto scambiare qualche altra parola con il Triangolo, prima di trovarsi l'indomani sul campo di battaglia, in rotta verso il Peloponneso. Tuttavia non voleva che qualcuno percepisse la sua inquietudine, quindi aveva fatto modo di sparire in fretta, senza fermarsi un solo secondo di troppo.
    Quando fu nei pressi della Seconda casa esalò un grosso sospiro. Non voleva che Andrea percepisse la sua inquietudine. Di cosa pensassero gli altri gli importava fino a un certo punto. Ma di cosa pensasse la leonessa gli importava eccome.

    Proseguì svelto verso la Casa del Toro, e mentre ammirava la maestosa architettura dell'edificio, iniziò a chiedersi cosa volesse dire essere designato ad essere il Gran Sacerdote. Quando era piccolo sua madre lo incoraggiava sempre, dicendogli che tutti i grandi uomini furono a loro volta piccoli uomini, prima di passare alla storia per la grandezza delle loro azioni.
    Chissà se ci fosse stata speranza anche per lui. Non che puntasse ad ottenere una carica di tale prestigio, tuttavia si interrogava invece sulle sue capacità di fare onore al nome del Cavaliere dell'Unicorno. Di smetterla di sentiirsi un piccolo uomo.
    In sé non sentiva infatti la stessa nobiltà d'animo e grinta che spingevano gli altri Cavalieri a lottare con tanta tenacia e determinazione per Atena. In lui c'era una nota stonata, che ancora non gli permetteva di credere fino in fondo alla causa per cui lottava. Si fidava ciecamente.

    Ormai da mesi, galleggiava infatti in quella realtà, barcamenandosi tra ideali di giustizia e libertà, senza però essere davvero convinto che si potesse mettere una fine definitiva a tutte le sciagure nelle quali era precipitato il mondo. Credeva che fosse giusto battersi per liberare la Grecia dal male e dall'oscurità che la Corruzione avevano portato, per estirpare quelle ombre dalle terre che un tempo appartenevano all'umanità. Tuttavia, sentiva come un retrogusto amaro a quel sapore di libertà che solo vincendo avrebbero potuto assaporare.
    La Grecia infatti non era abbastanza. Era solo una piccola fetta della mela. Di fronte alla grandezza ed estensione di tutti i continenti, la loro missione era come uno sputo in un occhio, agli occhi della Corruzione. E anche se ce l'avessero fatta, quanto tempo sarebbe ancora trascorso prima di liberare altre terre ed essere in grado di organizzare un'altra offensiva del genere? Quando l'umanità avrebbe smesso di vivere nella paura di un nemico tanto invasivo quanto crudele?

    Ormai era quasi giunto nei pressi della Prima casa. Sentiva altri passi percorrere quelle marmoree gradinate. Probabilmente lo avevano accompagnato tutto il periodo della sua discesa, ma immerso com'era nei suoi pensieri e nella sua fuga dalla Quinta Casa, se n'era accorto soltanto adesso. Non gli diede importanza e tornò a navigare nella sua testa.
    Si era ormai convinto che non si potessero estirpare il male e la sofferenza dal mondo. Se Andrea e gli altri Cavalieri erano convinti di poterlo fare, passo dopo passo, terra dopo terra, erano per lui degli illusi. Il male sarebbe sempre esistito, in una forma o nell'altra. E questo lui lo sapeva bene.

    Arrivò nel piazzale alla base delle Dodici Case, e avendo percepito il sottofondo di passi alle sue spalle scomparire all'improvviso, l'istinto di controllare che fine avessero fatto lo fece voltare.
    Chrisso, il Cavaliere della Fenice, si era fermato a metà di quell'ultima rampa di scale, sul lato che si sporgeva sulla vallata, con un piede poggiato sopra la superficie della bassa cinta di pietra. Il suo sguardo era rivolto verso l'alto, perso tra le stelle che quella sera brillavano candide e lucenti nella notte oscura.
    Axel lo osservò per qualche istante, cercando di capire che cosa stesse facendo. Anche lui sembrava pensieroso, ma non sapeva dire se fosse altrettanto preoccupato. Fece qualche passo indietro, fino a raggiungerlo, rimanendo al fondo della scalinata.
    - Tutto bene, Fenice? - Gli sorrise in maniera amichevole, nascondendo l'ansia e i timori che avevano accompagnato la sua discesa.
    Forse lui e quel Cavaliere dall'etichetta tanto formale, dopotutto potevano avere qualcosa in comune, oltre alle scintillanti armature di bronzo.

    IkJMAJi



    narrato | - parlato - | pensato | °telepatia°
    nome » Axel Torden
    energia » Verde
    casta » Saint di Atena
    armatura » Bronze Unicorn {III}
    fisicamente » //
    mentalmente » Preoccupato, curioso.
    status armatura » Indossata.
    note » Axel e Chrisso si incontrano dopo la riunione alla V Casa, prima della partenza per la riconquista della Grecia. Buon divertimento :fiore:

    abilità » //
    tecniche » //



    Edited by Sagitta - 19/5/2020, 14:25
     
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    Chrisso no Phoenix ~ Bronze Saint della Fenice (III) ~ Bronze Saint ~ Energia Rossa



    Stille før Stormen ~ Post n°1


    Era da poco finita quella riunione, due Gold Saint, un Silver Saint e tre Bronze Saint avevano deciso il da farsi per l'indomani. In poche ore si era deciso di smobilitare un gruppo ingente di soldati per portarli inevitabilmente verso la morte, anche se l'impresa sarebbe stata un successo molte vite sarebbero state perse lungo il cammino e la gloria ottenuta non avrebbe cancellato ciò che sarebbe successo.
    Era qualcosa che non riusciva a mandare giù e mentre scendeva quelle scalinate si continuava a domandare come si potesse decidere di scatenare una guerra, coinvolgendo migliaia di persone.
    Il motivo era nobile e giusto, un motivo per il quale lo stesso orfano avrebbe dato la vita, ma lui non aveva famiglia e nessuno da cui tornare. Era stato dapprima abbandonato dai genitori e successivamente all'Armageddon rimasto solo fino alla sua investitura, cosa poteva trattenerlo dal morire per una giusta causa finalmente? Aveva rischiato tutta la vita di morire per divertimento altrui ed ora sentiva come una liberazione il poter decidere per cosa morire e in cosa credere.
    La cosa che più lo spaventava era sbagliare e a causa del suo errore condannare vite innocenti, giunti in quel luogo per volere di un altro guerriero.
    Non riusciva a capacitarsi di come si poteva prendere decisioni così apparentemente ciniche, ma era affascinato da quel tipo di capacità.
    Arrestò il suo passo verso la metà dell'ultima rampa di scale, avvicinandosi al lato che dava sulla vallata, alzando lo sguardo al cielo e sperando di scorgere in esso nuove consapevolezze.

    "Sono sempre stato un solitario, ho combattuto sempre e solo per la mia vita e difendere un intero popolo mi rende orgoglioso. Sono fiero di ciò che sto diventando e sono consapevole di avere ancora molta strada da percorrere. Voglio apprendere l'arte militare, voglio essere in grado di dirigere un esercito un giorno difendendo ciò in cui credo e per cui decido di donare la mia stessa vita.
    Sono nato tra eretici, ma credo fermamente in Athena. L'ho sentita più volte rispondere alle mie preghiere anche durante le battaglie più cruente, come nel giorno della mia investitura. Sono stato schiavo e ora sono libero.
    Ho vissuto in un orfanotrofio e tutto ciò che conoscevo e mi era famigliare, quando l'idea di famiglia cominciava a concretizzarsi mi è stato strappato tutto via.
    Ora temo più per i miei compagni che per la mia stessa vita, ho paura di non essere all'altezza e così facendo mettere a rischio la vita di molte altre persone che dipendono dalle mie azioni.
    Spero di riuscire a diventare qualcuno un domani e di portare in alto il nome della Dea e controllare al meglio la popolazione per la quali stiamo sacrificando tutto."


    Assorto nei suoi pensieri non si accorse di Axel, cavaliere di bronzo dell'Unicorno che si era accorto del suo isolamento e incuriosito si avvicinò, dapprima osservandolo e successivamente accorciando le distanze ed esclamando:

    "Tutto bene, Fenice?"

    Quell'atteggiamento condito da un sorriso amichevole scalfì la corazza dell'orfano che rimase piacevolmente colpito da quell'interesse.
    Ricambiò quel sorriso con un cenno del capo, di intesa e ringraziamento per quel gesto.

    "Chrisso è il mio nome e tutto bene vi ringrazio. E' solo che spesso ci si trova a dover fronteggiare qualcosa di tanto grosso e inaspettato che il primo pensiero che ci entra in testa è quello di non essere all'altezza della prova.
    Domani sarà un giorno diverso, non si può tornare indietro e ciò che faremo individualmente si ripercuoterà su molti. Questa è una grande responsabilità, un onere che pesa come un macigno. Non fraintendetemi le mie paure sono normali, ma ciò che mi preoccupa è il fatto che ogni nostra azione si ripercuoterà su tutti i soldati presenti e questo mi mette in ansia, mi preoccupa molto."


    Disse con tutta la sincerità e la trasparenza che lo contraddistingueva.
    Si voltò e con il braccio destro indicò la via che portava al paese, dove tutti i bronze risiedevano.

    "Vogliamo avviarci per il villaggio? Qui saremmo solo di intralcio e inoltre una camminata non può che schiarirci le idee. Voi cosa ne pensate? Siete pronto per ciò che ci aspetta domani?
    Io credo che spesso, nella vita, siamo molto più forti di quello che crediamo e questo è quello che mi spinge a migliorare sempre, voglio diventare sempre più forte del giorno precedente."


    Sorrise attendendo di incamminarsi, non era solito affidare i suoi pensieri a qualcun'altro, ma in quella circostanza probabilmente complici anche gli eventi ai quali avevano preso parte, fidarsi di quel guerriero pari grado non era così difficile e anzi sentiva di poterlo fare tranquillamente.
    In pochi giorni si sarebbero incontrati sul campo di battaglie e le loro vite sarebbero state affidate l'uno all'altro, fianco a fianco in uno degli scontri più importanti della storia, avrebbero potuto liberare un intera nazione dalla piaga della corruzione, ripristinando una parte di normalità e cercando di dare alla popolazione un posto sicuro per vivere che non era un solo villaggio, o un area ristretta, ma un intera nazione pronta ad accogliere l'inizio di una nuova era di prosperità e benessere. Certamente la strada era ancora lunga, ma quello era un passo fondamentale di quel cammino.


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    Narrato ~ ”Parlato" ~ ”Pensato” ~ ”Parlato altri”

    Fenice-038x10-600x600
    Status fisico ~ Perfetto.
    Status mentale ~ Pensieroso e dubbioso.
    Status cloth ~ Indossata, integra.
    Riassunto azioni ~ Mi confido con Axel e gli espongo i miei dubbi, invitandolo a raggiungere il villaggio e chiedendogli le sue sensazioni per l'indomani.
    Abilità utilizzate ~
    Armi utilizzate ~
    Altro ~
     
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    La Fenice sembrò prendere di buon spirito l'interessamento dell'Unicorno, e ricambiò il suo sorriso.
    - Chrisso è il mio nome e tutto bene vi ringrazio. - Quella risposta fu per Axel come una doccia scozzese.
    Quel Cavaliere sembrava amichevole e sembrava volesse essere chiamato con il suo nome, non con quello dell'armatura. Tuttavia quel vi ringrazio faceva contrasto, e continuava a mantenere una certa distanza tra i due. Ciò fece sentire il biondo un po' in imbarazzo, come se quella fosse una conversazione tra due anziani.
    D'altronde ormai l'aveva capito, quel Cavaliere aveva dei modi eleganti e cortesi; un bon ton a cui Axel non si sarebbe mai abituato e a cui rifiutava di adattarsi.
    - È solo che spesso ci si trova a dover fronteggiare qualcosa di tanto grosso e inaspettato che il primo pensiero che ci entra in testa è quello di non essere all'altezza della prova. - Ahia. Allora non era l'unico a non sentirsi abbastanza forte per affrontare la battaglia che di lì a poco avrebbero ingaggiato.
    La Fenice andò poi avanti, esponendo le sue preoccupazioni al ragazzo. Anche lui era teso, in ansia per le responsabilità di cui tutti loro si erano fatti carico, soprattutto nei confronti dei soldati e degli uomini che avrebbero subito le conseguenze della loro guerra.

    Mentre parlava Axel studiava il suo volto, e i suoi movimenti. Chrisso era giovane, non giovane come lui, forse aveva qualche anno in più. Se lo avesse giudicato solo per la saggezza e l'eleganza della sua retorica, si sarebbe immaginato un uomo dell'età di Nestore, a cui dare del voi e mostrare rispetto.
    Si rendeva conto che però non era l'età ad imporre l'uso del galateo. Entrambi erano Cavalieri di Bronzo, parigrado di una delle più alte cariche nelle milizie di Atena.
    Quella sera però non voleva parlare con il Cavaliere. Avrebbe voluto conoscere l'uomo che si nascondeva sotto quella corazza fiammeggiante. Il giovane ragazzo, che probabilmente come lui, era spaventato dal peso di quelle grandi responsabilità che indossando quelle sacre armature si erano assunti.
    Guardandolo bene il suo volto aveva una certa familiarità. Era ormai da otto anni che Axel viveva nel villaggio ai piedi del Grande Tempio. Non conosceva molte persone, ma aveva visto molti volti, svolgendo le consegne e trasportando merci per conto di Nestore. Forse lo confondeva con qualcun altro, ma aveva come l'impressione di aver già visto la Fenice da qualche parte. Non riusciva a ricollegare dove.

    Chrisso fece cenno di avviarsi verso il villaggio e propose di continuare la loro chiacchierata lungo la via. D'altronde si sarebbero comunque diretti nella stessa direzione.
    - Voi cosa ne pensate? Siete pronto per ciò che ci aspetta domani? Io credo che spesso, nella vita, siamo molto più forti di quello che crediamo e questo è quello che mi spinge a migliorare sempre, voglio diventare sempre più forte del giorno precedente. - Sorrise, attendendo che Axel lo seguisse lungo la strada. Il biondo esitò un secondo, serio in viso.
    - Chrisso, giuro che se provate ancora una volta a darmi del voi, domani in battaglia mi lancio direttamente in pasto ai Corrotti. - Buttò gli occhi al cielo, con un sospiro, cercando di mostrarsi frustrato anche se in realtà tale ironia lo divertiva parecchio.
    - Diamoci del tu per favore. - Con una smorfia, rise di buon gusto, affiancando la Fenice e iniziando a camminare verso il villaggio.
    Lascio cadere qualche attimo di silenzio, così che tra il rumore dei loro passi metallici, il tono della conversazione tornasse ad essere serio.
    - Se sono pronto per domani? Dipende a chi lo chiedi. - Si voltò verso Chrisso per un secondo, studiando la sua reazione, poi tornò a guardare la strada dritta di fronte a sé.
    - Se lo chiedi al Cavaliere, ad Unicorno, lui è più che pronto. Lui è sempre pronto. - Rise. - Lui è nato pronto. Non vede l'ora di fracassare il cranio e ridurre in poltiglia le membra schifose di qualche Corrotto e di liberare la Grecia. - Esalò un profondo respiro, come se questo potesse aiutarlo a rilasciare tutta la tensione che aveva dentro.
    - Io invece non sono pronto, non lo sono mai stato e penso che mai lo sarò. - I suoi occhi celesti cercarono nuovamente lo sguardo di Chrisso. Speravano di trovare un'emozione di conforto sul suo volto.
    - Io non sono nato per fare questo. Per essere un guerriero; per combattere; per uccidere. Nessun uomo credo lo sia. A nessuno piace fare la guerra. - Un sorrisetto malizioso gli illuminò il viso. - Forse agli dei. Forse a loro piace vedere noi piccoli umani scannarci come delle fragili marionette. - Proseguirono per un attimo in silenzio, poi continuò.
    - La realtà è che non lo so, Chrisso. Sono troppo insignificante per potermi illudere di trovare una risposta a certe questioni. - Guardò di nuovo l'altro Cavaliere, pronunciando l'ultima sentenza di quel discorso. - È ormai da tempo che mi impegno a giocare al bravo soldato, senza fare troppe domande. -

    Era la prima volta che dopo mesi di missioni svolte a sangue freddo, trovava qualcuno a cui potesse confidare quei sentimenti. Nestore gli era sempre stato vicino, ma ammettere una cosa del genere di fronte a lui avrebbe significato dover iniziare a discutere per ore e ore, su cosa fosse giusto e su cosa fosse sbagliato, su che cosa bisognava credere e su cosa fosse giusto credere. Semplicemente, aveva evitato di sollevare l'argomento con lui e con chiunque avrebbe cercato di convincerlo di qualcos'altro.
    Aveva lasciato i suoi sentimenti in sospeso, smettendola di chiedersi cosa fosse giusto e cosa non lo fosse. Aveva agito, seguendo gli ordini che gli venivano impartiti, facendo ciò che tutti si sarebbero aspettati dal Cavaliere di Unicorno. Non da Axel, Axel aveva cercato di metterlo in pausa. Perché Axel era instabile nelle sue decisioni, quindi aveva deciso fosse meglio affidarsi a quelle di qualcun altro.

    Continuare a parlare di sé non gli interessava. Voleva conoscere Chrisso, ed era curioso di capire come un uomo potesse credere in maniera così pura e disinteressata in una causa tanto nobile, quanto rischiosa.
    - Ma invece, perché tu vuoi diventare più forte? Nel senso, sono d'accordo che a volte possiamo sottovalutarci, ma perché vuoi migliorare? Per chi lo fai? Per la Dea, per gli altri uomini o per te stesso? - Era facile immaginare cosa un nobile e devoto Cavaliere come la Fenice avrebbe potuto rispondere ad una domanda simile. Ma il ragazzo voleva scavare più a fondo.
    - Perché lo fai? Cosa ti ha spinto a diventare Cavaliere? Chi eri prima di diventare la Fenice? - Pronunciò quelle ultime parole ammiccando un sorriso e puntando lo sguardo dritto negli occhi di Chrisso. Quel volto gli appariva sempre più famigliare.




    narrato | - parlato - | pensato | °telepatia°
    nome » Axel Torden
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    casta » Saint di Atena
    armatura » Bronze Unicorn {III}
    fisicamente » //
    mentalmente » Rabbia, rimorso, sconforto, rassegnazione. Curioso.
    status armatura » Indossata.
    note » Io gioco a fare il soldato che esegue gli ordini senza fare troppe domande. Tu invece chi sei e chi eri?

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    tecniche » //

     
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    Chrisso no Phoenix ~ Bronze Saint della Fenice (III) ~ Bronze Saint ~ Energia Rossa



    Stille før Stormen ~ Post n°2



    "Chrisso, giuro che se provate ancora una volta a darmi del voi, domani in battaglia mi lancio direttamente in pasto ai Corrotti. "

    Un bell'esordio quello di Axel cavaliere dell'unicorno che strappò un sorriso all'orfano, facendo per qualche istante passare in secondo piano i pensieri.
    L'Unicorno chiese di darsi del tu e per Chrisso questo era un qualcosa lontano nella mente, si parlava di quando era ancora in orfanotrofio e solo con alcuni, pochissimi elementi di quella struttura si confidava dando del tu. Per la Fenice il tu era qualcosa da concedere a chi si conosceva bene e con il quale si poteva esternare ciò che aveva dentro senza paura del giudizio. Probabilmente quello era uno dei pochi casi in cui il tu poteva essere accettato e così un secondo sorriso di approvazione solcò il volto del santo.
    Infondo quel ragazzo così irruento e semplice gli ispirava fiducia, per alcuni versi ricordava Lizar.
    Poi il biondo guerriero fece un discorso molto profondo, disse all'orfano che la domanda che gli aveva posto aveva due risposte. La prima era quella che doveva rispondere per forma e grado il cavaliere dell'Unicorno, soldato di Athena e guerriero di livello superiore al comune esercito ed era un si. Questi era prontissimo all'azione e tutto ciò che ne consegue, privilegiando le fine cruente a sentirlo parlare.
    Il secondo, Axel persona, non era della stessa idea. Questi non era pronto e credeva di non esserlo mai stato e che mai lo sarebbe diventato.
    Il discorso diventò più intenso quando durante quella camminata di avvicinamento al villaggio, quel ragazzo portò il discorso ad un livello più alto:

    "Io non sono nato per fare questo. Per essere un guerriero; per combattere; per uccidere. Nessun uomo credo lo sia. A nessuno piace fare la guerra. Forse agli dei. Forse a loro piace vedere noi piccoli umani scannarci come delle fragili marionette.
    La realtà è che non lo so, Chrisso. Sono troppo insignificante per potermi illudere di trovare una risposta a certe questioni. È ormai da tempo che mi impegno a giocare al bravo soldato, senza fare troppe domande."


    Si rivedeva in quel discorso e forse poteva fare qualcosa per quel ragazzo, poteva portare la sua esperienza per motivarlo e dargli fiducia. Nessuno conosceva il suo passato, forse quello era il momento di condividerlo con qualcuno che non fosse la Dea stessa.
    Attese che il cavaliere, compagno d'armi terminasse il suo discorso anche perché era così profondo che gli dispiaceva interromperlo.
    Chiese successivamente il motivo della sua voglia di migliorare, domandò il perché di tutta la fatica buttata quotidianamente.
    Voleva conoscere la persona dietro il cavaliere, perché si era spinto a tanto.
    Dopo quella domanda sorrise malinconico voltando nuovamente la testa al cielo, arrestando ancora quella marcia verso le abitazioni.

    "Vedi Axel, ti concedo il tu."

    Sorrise un istante ancora, prima di tornare a chinare il capo e agganciando lo sguardo del suo interlocutore.

    "Io non ho scelto nulla di questo. L'alternativa al diventare cavaliere era morire e quindi come posso definirla una scelta?
    Ho sempre pensato che gli Dei non avessero il controllo delle loro azioni perché giocare come hai detto anche tu, con esseri insignificanti senza preoccuparsi delle emozioni e dei sentimenti che questi provano, lo considero sbagliato. Sbagliato come il fatto che tu ti consideri una nullità ed esegui ciò che ti viene impartito senza porti delle domande.
    Ognuno di noi nel suo piccolo può compiere le scelte in autonomia, in particolare i cavalieri, ancora di più essendo guerrieri dotati di un cosmo e grandi abilità.
    Non ho chiesto questo dono, mi è stato concesso e in nome di questa concessione io non sono un burattino nelle mani degli Dei. Ho un mio pensiero e un mio modo di vedere le cose, ho anche evitato di fare alcuni rapporti perché secondo me, le persone coinvolte meritavano una seconda possibilità.
    Bisogna sempre porsi delle domande e dalle risposte, spesso, dipende la vita di molti.Non siamo assassini su commissione, questo è certo.
    Non fraintendermi non oserei mai sfidare il volere della Dea, la ringrazio ogni giorno che passa per il mio presente, credo fortemente nei suoi ideali e in ciò che rappresenta. Darei la vita per la causa senza esitare un singolo secondo, ma io non sono un burattino.
    Nella mia vita ne ho passate tante e il dolore e la sofferenza sono sempre state con me, viaggiavamo a braccetto. Non avevo uno scopo e vivevo alla giornata, sono stato schiavo e questa carica mi dà la possibilità di aiutare il prossimo e migliorare quel mondo che prima era così meraviglioso.
    Voglio dare il mio contributo per tornare a farlo splendere come un tempo, la gente piena di speranza nel futuro e libera di viaggiare ovunque, ogni civiltà con le sue culture e la sua cucina.
    Quanto sarebbe bello viaggiare? Voglio che un giorno viaggiare torni ad essere la normalità e per fare questo darò ogni fibra del corpo e del cosmo, anche la vita che mi è stata concessa, se necessario, senza alcuna remora. Non ho chiesto io di diventare un cavaliere, ma ora che lo sono farò di tutto per eccellere in quello che faccio.
    Nel nostro piccolo ogni decisione che prendiamo è parte di qualcosa di più grande, ma non sminuire chi sei e cosa fai perché nel quadro generale conti molto più di quello che pensi e un domani, chissà, potresti indossare un armatura d'oro e dirigere un intero esercito in nome della giustizia."


    Sorrise stringendo il pugno della mano, aggiungendo poi un ultima frase.

    "Infondo porsi dei limiti è come dichiarare di non riuscire a superarli e questa non è una cosa che concepisco.
    Non devi importi mai limiti perché solo così riuscirai a renderti realmente conto di chi sei e di cosa vali. Se cadi, quando ti rialzerai sarai più forte e certamente migliore di come era durante quella stessa caduta.
    Non sentirti all'altezza è normale, ma dimostrare di superare le aspettative di chiunque, per prime le proprie, quello... Beh! Quello si che è straordinario ed è il vero obiettivo da perseguire. Per noi stessi, per la Dea e per tutto il popolo che dipende dalle nostre scelte e dalle nostre azioni.
    Almeno questo è come la penso io..."


    Tornò ad incamminarsi attendendo la reazione del suo compagno di camminata per quella particolare sera, strana e unica per certi versi.


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    Narrato ~ ”Parlato" ~ ”Pensato” ~ ”Parlato altri”

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    Status fisico ~ Perfetto.
    Status mentale ~ Pensieroso e dubbioso.
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    Riassunto azioni ~ Espongo qualcosa che non facevo da molto tempo, mi apro con Axel confidandogli molto della mia vita, esponendogli il mio punto di vista e attendendo le sue considerazioni e perché no anche qualche dritta!^^
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    Il discorso della Fenice lo stupì molto, in positivo. Sapeva di aver espresso un parere alquanto infido per qualcuno che portava l'armatura che aveva indosso, tuttavia fu piacevolmente colpito dal fatto che nonostante Chrisso non fosse pienamente d'accordo con lui, non aveva cercato di stroncare le sue idee condannandole come eretiche. Anzi, quel compagno d'armi era comunque riuscito a venirgli incontro, a scapito delle divergenze delle loro visioni.
    Egli considerava infatti sbagliato il fatto che Axel avesse deciso di agire senza porsi troppe domande, eseguendo gli ordini, come una marionetta.

    - Non ho chiesto questo dono, mi è stato concesso e in nome di questa concessione io non sono un burattino nelle mani degli Dei. -
    Anche io. Pensò Axel. Anche io non ho chiesto questo dono.
    - Ho un mio pensiero e un mio modo di vedere le cose, ho anche evitato di fare alcuni rapporti perché secondo me, le persone coinvolte meritavano una seconda possibilità. - Allora anche Chrisso non era il Cavaliere senza macchia e senza paura che sembrava essere.
    Paura aveva ammesso di averne, e adesso stava ammettendo le sue macchie. Anche se forse non seguire gli ordini per onorare una causa più nobile - più che non renderlo un buon soldato - lo rendeva un eroe; un vero paladino della giustizia.
    D'altro canto anche Axel aveva un suo modo di vedere le cose. Nella sua testa spesso contestava gli ordini che gli venivano dati, ma la sua opinione era sempre così mutabile ed imprevedibile da non rendere il ragazzo per niente affidabile.
    Un giorno gli piaceva la primavera, il giorno dopo la odiava. Un giorno desiderava diventare il miglior Cavaliere di Bronzo del Santuario, il giorno dopo desiderava sparire. I suoi pensieri erano una continua contraddizione, sempre il lotta gli uni con gli altri. Un giorno voleva il bianco, l'altro il nero. Diffidava da sé stesso più di chiunque altro, e per non rischiare di prendere scivoloni, si accontentava di rimanere nel grigio, a metà dei suoi pensieri, nella zona franca, dove tutte le contraddizioni si annullavano.
    Per lui era infatti difficile stabilire cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato. Tutto era sempre in parte giusto e in parte sbagliato, e ciò gli rendeva difficile prendere delle posizioni nette. Per questo, le lasciava prendere agli altri.

    - Bisogna sempre porsi delle domande - continuò Chrisso - e dalle risposte, spesso, dipende la vita di molti. Non siamo assassini su commissione, questo è certo. -
    Non siamo assassini su commissione. Quelle parole risuonarono nella sua mente come un mantra. Ma siamo comunque macchine da guerra, al servizio degli ideali di qualcun altro.

    La Fenice andò avanti nelle sue riflessioni, spiegando ad Axel come in passato avesse vissuto alla giornata, come uno schiavo, e quella carica gli aveva finalmente dato la possibilità di cercare di migliorare il mondo, aiutando il prossimo.
    Aiutare gli altri per aiutare sé stessi. Axel non credeva in quel genere di filosofia. Avrebbe infatti potuto aiutare tutte le persone del creato, ma finché avesse continuato ad essere convinto di non aver bisogno di nessuno, nessuno sarebbe mai stato in grado di aiutarlo.
    Mennesker trenger mennesker, gli ripeteva sempre sua madre, Noora. Gli uomini hanno bisogno degli uomini. E lei era stata la prima, ad abbandonarlo, a lasciarlo andare, a tradirlo.
    Con gli uomini non c'è nessuna garanzia. Credono in qualcosa e poi cambiano idea. Fanno delle promesse e poi le infrangono. Di loro non ci si può fidare. Non si accorse che mentre pensava queste cose, aveva iniziato a sfregare nervosamente l'unghia dell'indice destro sul pollice, strappando le pellicine, fino a farsi sanguinare il dito.

    Chrisso intanto aveva continuato con il suo discorso. A quel punto Axel non stava più prestando molta attenzione alle sue parole. Parlava di viaggi, di quanto fosse meraviglioso il mondo, e affermava se avesse avuto fiducia in sé stesso, anche lui, Cavaliere di Unicorno, un giorno forse avrebbe potuto indossare un'armatura d'Oro.
    - Come no. - Commentò a bassa voce l'ultima affermazione del compagno, buttando gli occhi al cielo, senza farsi sentire, riemergendo dai suoi pensieri.
    - Non sentirti all'altezza è normale, ma dimostrare di superare le aspettative di chiunque, per prime le proprie, quello... Beh! Quello si che è straordinario ed è il vero obiettivo da perseguire. Per noi stessi, per la Dea e per tutto il popolo che dipende dalle nostre scelte e dalle nostre azioni. Almeno questo è come la penso io... -

    Da quando la Fenice aveva preso parola, la loro marcia si era arrestata. Il sole era tramontato già da qualche ora, e dato che Axel non aveva ancora cenato iniziava a percepire un certo languorino.
    - Senti, non so se tu abbia già cenato, ma sta sera ti va di fermarti a cena da noi? - Esordì senza dare importanza alle ultime parole che il compagno aveva appena pronunciato.
    Fece poi una piccola pausa, e tornando a guardare Chrisso, chiarì la sua offerta.
    - Intendo da me e da Nestore. Sai, quell'omaccione che spesso si aggira per il Santuario portando merci e missive a destra e a manca. Sono sicuro tu l'abbia già visto. Conosce praticamente tutti al Grande Tempio, e tutti conoscono lui. Persino le crepe sanno il suo nome. - Non era solito invitare amici a casa, ma quella sera quel guerriero gli stava particolarmente simpatico. Pensava che forse anche a lui avrebbe fatto piacere passare la serata in un ambiente accogliente e familiare, e chissà se Nestore non avrebbe potuto aiutarlo a capire meglio chi fosse quel ragazzo. Dopotutto, il suo viso gli pareva fin troppo familiare per non averlo mai visto prima.
    O stava prendendo un grosso granchio, o c'era effettivamente sotto qualcosa.




    narrato | - parlato - | pensato | °telepatia°
    nome » Axel Torden
    energia » Verde
    casta » Saint di Atena
    armatura » Bronze Unicorn {III}
    fisicamente » //
    mentalmente » Felice, traumi infantili, RABBIA, RIMORSO, ODIO VERSO L'UMANITA', distratto, amichevole, secondi fini.
    status armatura » Indossata.
    note » Axel ascolta il discorso di Chrisso, lo interiorizza, non replica, e molto istintivamente gli chiede se gli andrebbe di fermarsi a cena a casa sua e di Nestore.

    abilità » //
    tecniche » //



    Edited by Sagitta - 21/5/2020, 09:01
     
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    Chrisso no Phoenix ~ Bronze Saint della Fenice (III) ~ Bronze Saint ~ Energia Rossa



    Stille før Stormen ~ Post n°3


    Si accorse di aver esagerato con il suo discorso, sorrise da solo intuendo che le parole in testa al suo compagno sarebbero state tutt'altro che lusinghiere. Gli avrebbe volentieri detto di fermarsi, ma non osò visto la poca confidenza. Osservandolo sembrava distante e distratto, probabilmente erano concetti troppo interiorizzati dall'orfano e quindi esplicitandoli si era dilungato molto, troppo.
    Non gli capitava però di sfogarsi con nessuno da anni e quell'occasione era stata propizia, alleggerendo la psiche e l'animo della Fenice.
    Sospirò come se si fosse liberato di un peso.
    Alzò ancora una volta lo sguardo al cielo, mentre il compagno d'armi esclamò di avere fame, non sapendo se avesse mangiato anche l'orfano gli chiese se voleva andare a mangiare a casa sua.
    Durante quella domanda, Chrisso osservava il volto di quel ragazzo con strana curiosità, ricordava qualcuno. Non riusciva a spiegarsi dove e quando, ma ricordava qualcosa. Tutto divenne più ingarbugliato durante le successive dichiarazioni dell'Unicorno.

    "Intendo da me e da Nestore. Sai, quell'omaccione che spesso si aggira per il Santuario portando merci e missive a destra e a manca. Sono sicuro tu l'abbia già visto. Conosce praticamente tutti al Grande Tempio, e tutti conoscono lui. Persino le crepe sanno il suo nome."

    Quel nome gli diceva qualcosa, lo ricordava. Quell'occasione sembrava perfetta per mettere da parte tutte le ansie per il giorno successivo, dato che ormai le ore che mancavano erano diminuite drasticamente, mancava sempre meno per l'arrivo di quella giornata così importante.
    Probabilmente durante i suoi trascorsi da orfano, quando si dedicava alle fughe con il suo amico Lizar in città. Sicuramente avevano avuto a che fare con quell'uomo e perché no anche con lo stesso Axel.
    Pensò che se portava merci sicuramente gli avevano fatto visita, quando arrivavano in città era certo che rubassero qualcosa. Potevano essere vestiti o cibo, anche soldi se era facile recuperarli. Prima del crollo dell'orfanotrofio avevano messo da parte un cospicuo tesoretto, questo perché avevano in programma di fuggire dalla struttura per girare in lungo e largo il mondo. Tutto questo prima dell'infausta notte che cambiò per sempre la vita dell'orfano.

    "Quella notte è stata realmente qualcosa che mi ha segnato per sempre. Tuttavia non sono mai stato ospite di qualcuno a cena. Sicuramente avremo rubato qualcosa a questo Nestore, perché il nome mi è familiare, così come la faccia di questo ragazzo. Magari se faceva delle consegne, potrebbe essere stato vittima dei nostri espedienti, non oso immaginare se portava qualche incasso della giornata, cosa ci siamo potuti inventare per derubarlo. Una vita lontana e ormai finita per sempre, magari ricordare qualcosa con questo Nestore, renderà sopportare il dolore che porto con me, meno difficile. Anche perché ormai son passati anni, ma probabilmente all'epoca avevano l'incubo di trovarsi sulla nostra strada."

    "Ti ringrazio molto per l'offerta, accetto, sempre che non sia un disturbo per il signor Nestore.
    Non voglio creare disagio. Anche se non ci crederai è la prima volta che vado a mangiare da qualcuno, non ho mai avuto la possibilità nella mia vita."


    Chissà quale sarebbe stata la reazione di quell'uomo, cosa poteva ricordare dei due malandrini? Iniziava ad essere curioso il santo della Fenice, immaginava una reazione di stupore, poi riflettendo chissà se lo avrebbe riconosciuto, infondo erano passati anni e la fisionomia di quel ragazzo era molto cambiata, inoltre ora era un cavaliere e quali pensieri avrebbero invaso la mente di quell'anziano signore.
    Ricordava alcuni dei trucchi che usavano durante le loro scorribande, spesso uno dei due si posizionava davanti al trasportatore chiedendo indicazioni, o raccontando qualcosa partendo da un pretesto e l'altro lo derubava senza che questi inizialmente se ne accorgesse, poi utilizzavano anche il classico furto in corsa, consci di sapere a menadito quelle strade, sicuri di avere sempre e comunque una via di fuga utilizzabile.

    "Sono curioso di conoscere questa persona, magari mi racconterà qualcosa di Lizar che non conosco, visto che spesso andavamo divisi per le strade della città. Lui era un tipo più eclatante di me, gli piaceva essere teatrale in ciò che faceva, mentre io preferivo l'anonimato, l'astuzia e preferivo colpire lasciando la vittima ignara, coperto dalla confusione che affollava le strade. Già proprio queste strade che erano colme di persone provenienti da ogni dove. Comunque la si giri, si finisce a constatare i danni portati dalla corruzione e alla grande differenza con ciò che il mondo era prima..."

    Si fermò attendendo conferma da quel ragazzo, pronto a seguirlo e conoscere finalmente la reazione di quella terza persona al suo arrivo.


    kisspng-phoenix-desktop-wallpaper-clip-art-phoenix-5ac07ecf444327-3772715015225648152796
    Narrato ~ ”Parlato" ~ ”Pensato” ~ ”Parlato altri”

    Fenice-038x10-600x600
    Status fisico ~ Perfetto.
    Status mentale ~ Incuriosito e Malinconico.
    Status cloth ~ Indossata, integra.
    Riassunto azioni ~ Accetto volentieri l'invito di Axel, curioso di scoprire la reazione del signor Nestore.
    Abilità utilizzate ~
    Armi utilizzate ~
    Altro ~
     
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    Notò che prima di rispondere, Chrisso lo fissò con un'espressione criptica, difficile da leggere. Axel pensò che forse non si aspettasse un invito tanto informale, prima dell'impresa che stavano andando a compiere per riconquistare la Grecia. Tuttavia il compagno accettò, facendo tirare un sospiro di sollievo al biondo, che già aveva iniziato a pensare di essere stato troppo indiscreto e fuori luogo con la sua offerta.
    La Fenice aggiunse inoltre di non voler creare nessun disturbo e disagio al signor Nestore.
    - Ma quale disturbo! Fidati, apprensivo e preoccupato com'è che io abbia un pasto decente prima di partire per la battaglia, avrà cucinato abbastanza da poter sfamare un esercito di elefanti! - Il signor Nestore. Se lo stava immaginando nel suo grembiule da cuoco a quadretti rossi e bianchi - quello che gli aveva raccontato appartenesse alla sua adorata Menodora - mentre saltellando da una pentola all'altra con il mestolo di legno in mano, assaggiava le pietanze in cottura, per regolarsi con il sale e le spezie. Quel pensiero lo rallegrò, mentre rideva sotto ai baffi.
    - Anche se non ci crederai è la prima volta che vado a mangiare da qualcuno, non ho mai avuto la possibilità nella mia vita. - A quest'affermazione del compagno, Axel gli rivolse uno sguardo interrogativo, inarcando un sopracciglio.
    Avrebbe voluto chiedergli come fosse possibile che una cosa così banale come andare a cena da qualcun altro non fosse mai successa in vita sua. O aveva vissuto sotto una roccia, o forse non era il caso di indagare oltre.
    Gli sembrò infatti che l'altro Saint stesse indugiando a proseguire, pensieroso, attendendo quasi una conferma che per Axel e Nestore non sarebbe stato un problema ospitarlo a cena quella sera.
    - Come ti ho già detto, per noi non c'è nessun problema. - Quindi gli sorrise amichevolmente, avviandosi verso il villaggio, aspettando che l'altro lo seguisse.

    z45eO4u


    Quando giunsero nei pressi dell'abitazione, Axel guidò il compagno verso l'ingresso sul retro.
    - Scusa se non ti faccio passare per il magazzino, ma se entrassimo dall'ingresso - e si mise ad indicare in direzione della casa con gesti circolari - passando per la strada principale, probabilmente qualche vicino curioso si metterebbe ad attaccare bottone per chiedere cosa succederà domani, augurarci buona fortuna, e bla bla bla. - Sorrise, e mentre con una mano apriva il portone del magazzino, l'altra se la affiancò ad un lato della bocca, abbassando il tono di voce, quasi sussurrando.
    - Sai, la signora Maria che vive qui a fianco è una gran ficcanaso. Se ne sta tutto il giorno davanti alla finestra a controllare i movimenti di tutti quelli che passano. Poi figurati, più di un anno fa, sia io che Nestore siamo spariti per dei mesi, e quando mi ha visto ritornare con indosso l'armatura le è venuto un colpo al cuore. - Rise ricordandosi il simpatico viso preoccupato e scioccato della signora Maria. Era sbiancata così improvvisamente, che Axel pensò le fosse venuto addirittura un infarto.
    Povera donna, negli anni gliene aveva combinate di tutti i colori. Dalle scritte sui muri di casa, ai vasi rotti delle sue amate petunie.
    - Non appena ha avuto l'occasione, è piombata in casa, con la scusa che le mancasse lo zucchero per la sua famosa crostata di mandarini. La verità è che aveva aspettato di trovarmi a casa, per attaccare bottone. Mi ha fatto venire una testa quadrata, dicendomi come la vita da Cavaliere sia difficile e comporti rischi, responsabilità... Su quanto sia pericoloso il mondo la fuori... - Fece una pausa, facendo spallucce.
    - Come se lei lo avesse visto meglio di me che per mesi ci ho vissuto. - Aggiunse con un sorriso ironico.
    - Mi a tenuto delle ore a parlare. Non riuscivo più a scollarmela di dosso. - Mentre discorreva, Axel aveva aperto e richiuso il portone del magazzino, lasciandolo alle loro spalle. Premette l'interruttore sul muro, accendendo la luce ed illuminando la stanza, rivelando come fosse piena di scatole e scatoloni, disposti più o meno ordinatamente sulle fila delle decine di scaffali che si trovavano all'interno.

    In alcuni angoli della stanza, nascosti sotto ampi lenzuoli bianchi, si potevano scorgere i bordi accuratamente rifiniti di quelli che erano senza ombra di dubbio scrigni di Pandora, contenenti pezzi delle armature del Santuario. Si intravedevano poi anche manici di spade, asce, punte di frecce e stoffe pregiate. Un misto arsenale con il quale si sarebbe potuto muovere una guerra e cucire dei bei vestiti.
    - Scusa il disordine, ma con tutti i fermenti degli ultimi giorni, Nestore ha deciso di tenere qui i materiali e le merci più preziose. Al magazzino principale c'è molto più spazio, ma almeno qui può sorvegliare tutto in prima persona. - Dando le spalle a Chrisso, percorse a passo veloce quello stretto corridoio, aprendo un'altra porta e guidando il compagno all'interno dell'abitazione vera e propria.

    - Nestore? - Gridò a gran voce, mentre dopo essersi tolto l'elmo dell'armatura, lo lasciò cadere con nonchalance sul divano.
    La cucina era senza porta, ma rimaneva separata dal soggiorno da un'ampia parete bianca, ornata di quadri colmi di foto di famiglia, da dietro la quale proveniva uno sfrigolare di profumate spezie aromatiche e mediterranee.
    - Nestore? - Disse ancora una volta Axel, avvicinandosi al varco di quella stanza, mentre tra un saltello e l'altro aveva iniziato a sfilarsi le gambiere.
    - Nestore, questa sera abbiamo un ospite a cena. Io vado su un attimo a levarmi l'armatura. - Tornò poi indietro, rivolgendosi a Chrisso.
    - Da quel che ho visto, lo chef è a buon punto. Io salgo su un attimo in camera a togliermi l'armatura. Se anche tu avessi bisogno di toglierla, fai pure come se fossi a casa tua. Lì c'è il bagno. - Ed indicò una porta al fondo dello scuro corridoio di fianco alle scale, per poi avviarsi e sparire al piano di sopra.

    Passò qualche attimo, poi Nestore esordì a gran voce, mentre il rumore delle pentole in feroce sobbollire si allietava.
    - Ci sono, ci sono! Solo un momento, che mi asciugo le mani. - Il suo tono era vivace e la sua imponente figura poteva adesso essere scorta attraverso la soglia della cucina, di fronte al lavandino, con le spalle rivolte al soggiorno.
    Si tolse il grembiule e fece finalmente il suo ingresso in soggiorno, dove l'ospite era rimasto ad attendere.
    - Scusami, ma pensando che... - I suoi occhi si posarono su Chrisso, incapaci di nascondere la sorpresa. - Ehm... Che il ragazzo si sarebbe fermato alla Quinta Casa me la sono presa comoda con i preparativi. - Il suo sguardo era enigmatico ed il tono di voce inizialmente accogliente si fece più duro, formale e distaccato.
    - Chrisso della Fenice, giusto? - Non aspettò una risposta, e appoggiando un pugno chiuso su un lato della tavola apparecchiata in soggiorno, si avvicinò al Cavaliere.
    - Beh, non ci resta che aggiungere un piatto in più. C'è cibo in abbondanza per tutti. - Affermò sospirando con tono gentile, mentre tornava in cucina a prendere le posate mancanti.
    Prima di varcare la soglia si rivolse nuovamente all'ospite, gelandolo per un secondo con lo sguardo.
    - Ho sentito cose buone di voi. Se siete qui è perché Axel non ricorda chi siete... O chi siete stato... Monìris. - Prese un piatto dalla credenza e aprì il cassetto in cerca delle posate. Poi fece ritorno in soggiorno.
    - Facciamo in modo che questa sera il passato rimanga nel passato. - Disse fingendo un sorriso, con un filo di voce, cercando di fare in modo che quella conversazione potesse essere udita da loro due soltanto.
    - Sarebbe meglio per tutti noi che partisse con l'animo leggero, senza rispolverare vecchi rancori. - E con un cenno indicò le scale dove Axel era sparito poco prima.
    - Io posso anche dimenticare, ma lui è uno che non perdona facilmente. -





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    nome » Axel Torden
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    note » Eccoci finalmente da Nestore <3 Occhio solo ad una questione meramente temporale: Basandomi sul tuo precedente post e il tuo primo post di addestramento, ho dedotto che Axel e Chrisso si sarebbero potuti incontrare solo dopo la caduta dell'orfanotrofio, dopo l'Armageddon, quando Chrisso si era già aggregato al gruppo di superstiti bricconi, prendendo il soprannome di Monìris - perché prima Axel non era ancora giunto al GT. Nestore ovviamente lo conosceva già da prima, quando ancora si dedicava ai furtarelli insieme a Lizar. Per il resto (se ti va) puoi sfruttare il prossimo post per conversare con Nestore se desideri porre delle domande sul passato di Chrisso, su Lizar, o altro. Poi ritornerà in scena anche Axel :zizi:

    abilità » //
    tecniche » //



    Edited by Sagitta - 22/5/2020, 23:43
     
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    Chrisso no Phoenix ~ Bronze Saint della Fenice (III) ~ Bronze Saint ~ Energia Rossa



    Stille før Stormen ~ Post n°4


    Sorrise guardando lo stupore sul volto di quel ragazzo, conscio che quella confidenza lo avrebbe stravolto. Non aveva mai pranzato o cenato da nessuno, orfanotrofio e per strada successivamente, ma mai invitato da qualcuno. Probabilmente aveva mangiato a casa di molti, ma senza che i proprietari lo sapessero. Alzò lo sguardo ricordando tempi passati, ormai così lontani e distanti che sembrava quasi possedere la memoria di qualcun altro, con il suo cambiamento così eclatante. Ascoltò con soddisfazione le parole di Axel che gli rinnovavano la richiesta affermando che non avrebbe creato nessun disturbo nel convivente, rimarcando il fatto che certamente avrebbe cucinato per un esercito e che quindi il cibo era l'ultimo dei problemi.
    Lo seguì fino alla via che conduceva alla casa in questione. Ricordava benissimo quelle vie e sapeva addirittura come entrare nel magazzino senza che nessuno lo scoprisse. Da bambino c'era stato più volte, ora probabilmente con l'armatura e le dimensioni più che raddoppiate non ci sarebbe mai riuscito. Ricordò che c'era stato anche successivamente, con la compagnia di furfanti per scorte di cibo e rifornimenti medici.
    Probabilmente quell'uomo lo avrebbe riconosciuto immediatamente e iniziava a ricordarlo a sua volta.

    "Chissà che reazione avrà il povero Nestore quando si renderà conto di chi ha difronte, probabilmente scusarsi non servirà a nulla."

    L'unicorno si scusò per non poter accedere dalla porta principale, dicendo di dover utilizzare quella secondaria a causa dei vicini e della loro curiosità, probabilmente qualcuno di questi avrebbe iniziato a fare domande finendo per infastidire i due e quindi era meglio evitare quel percorso, sgattaiolando all'interno da un ingresso secondario.
    Chrisso sorrise pensando a come fosse paradossale quella situazione, entrare da ladri in un posto nel quale già era stato per rubare molto tempo addietro, eppure di quel ragazzo non si ricordava bene, probabilmente l'aveva intravisto, o qualche compagno lo aveva pestato e lui se ne era accorto troppo tardi. Odiava essere plateale e preferiva evitare i pestaggi e tutte le conseguenze dovute a tali azioni.
    Raccontò un aneddoto su di una vicina che vedendolo rientrare per poco non si sentiva male, parlò della sua famosa crostata di mandarini e del fatto che lo attese per ore solo per attaccare bottone. L'orfano alzò lo sguardo inarcando il sopracciglio sinistro, quel discorso non gli interessava molto e sarebbe bastata la prima parte per giustificare le loro azioni.
    Si scusò successivamente per il disordine, asserendo che in quella parte c'era più disordine perché Nestore aveva deciso di tenere la parte di merce più preziosa in quella parte, visto che era più controllabile.

    "Chissà fino a qualche anno fa questa informazione poteva essermi utile e per questo povero ragazzo sarebbe stata la rovina, ora mi spiego perché nessuno mi invitava a cena."

    Sorrise di gusto seguendo il suo compagno d'armi attraverso le merci e entrando nella vera e propria abitazione, Axel accese la luce e iniziò a chiamare Nestore ad alta voce, dopo pochi istanti questo rispose che si stava lavando le mani, immediatamente questi si diresse al piano di sopra per togliersi l'armatura, indicando alla Fenice un bagno nel quale si poteva svestire delle sue vestigia.
    Dopo pochi istanti e non appena dileguato il biondino quell'omone dalla folta barba riconobbe immediatamente l'orfano e rimase tutt'altro che piacevolmente colpito. Iniziò la paternale, quell'anziano iniziò a blaterare e mentre apparecchiava disse che era stato invitato in quel posto perché il suo ragazzo non lo aveva riconosciuto, nonostante avesse sentito cose buone sul conto dell'orfano e chiese di lasciare il passato fuori da quella serata, anche per l'unicorno che doveva partire senza rivangare vecchi rancori, perché era una persona che difficilmente perdonava.

    "Buonasera Nestore, vedete la persona di cui parlate è morta molto tempo fa, quando mi sono liberato dalla prigionia e ho risvegliato il mio cosmo. Ho fatto cose di cui non vado fiero in passato, le ho fatte a chiunque indistintamente, vivevo in quel modo: Lupo o pecora e nella mia vita ho preferito essere lupo. Tuttavia la vita mi ha riservato una nuova possibilità e l'ho colta immediatamente. In passato ero solo un poco di buono, ora sono un Cavaliere.
    Non serve a molto, ma per quanto mi riguarda vi chiedo scusa."


    Esclamò quest'ultima frase incrociando le braccia e chinando il capo in segno di rispetto, poi indicò il bagno che gli era stato suggerito per cambiarsi attendendo il consenso dell'uomo che non tardò ad arrivare con un cenno del capo. Si avvicinò spogliandosi dell'armatura.

    "Ormai il vecchio Chrisso è morto e sepolto da molto tempo, sono una persona nuova con nuovi scopi ed ideali. Servo la Dea e il Santuario e credo fermamente nella giustizia. Mi dispiace per quest'uomo, immagino sia dura ritrovarsi il passato davanti completamente stravolto, pensare che la vita del suo amato ragazzo sia riposta nelle mani di vari santi, tra cui le mie. Può anche ritenermi indegno, ma dimostrerò con le azioni ciò che valgo."

    In abiti formali lasciò il bagno e tornò dall'uomo, accennandogli un sorriso.

    "Per quel che può significare, sappiate che sono pronto a morire per salvare la vita dei miei compagni, compresa quella di Axel.
    Non posso cambiare il passato, ma sto impiegando ogni secondo della mia nuova vita per riuscire finalmente a fare qualcosa di buono."


    Sorrise attendendo in piedi il ritorno dell'unicorno, per accomodarsi a tavola e iniziare la cena.


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    Nestore ascoltò con pazienza e benevolenza le parole del giovane Cavaliere della Fenice, guardandolo fisso negli occhi, a braccia conserte, rivolgendogli la sua massima attenzione.
    Egli chiarì che il furfante che un tempo era stato, ormai non esisteva più. La fede in Atena gli aveva offerto una seconda possibilità, e lui l'aveva colta, rifiutandosi di continuare a vivere come un ladro.
    Nestore accolse quelle parole con un ampio sorriso. Non aveva bisogno di spiegazioni. Sapeva infatti bene come a volte anche il più nobile degli animi può essere corrotto dalle circostanze, ed essere spinto a compiere azioni basse e meschine.
    - Non serve a molto, ma per quanto mi riguarda vi chiedo scusa. - Aggiunse infine Chrisso, prima di allontanarsi per qualche minuto, per riporre l'armatura ed indossare indumenti più consoni all'occasione.

    Non appena face ritorno in soggiorno, sorrise all'uomo, promettendogli che sarebbe stato pronto a sacrificare la sua vita, per i suoi compagni e per Axel.
    - Non posso cambiare il passato, ma sto impiegando ogni secondo della mia nuova vita per riuscire finalmente a fare qualcosa di buono. - Nestore - che nel mentre aveva iniziato a portare le pietanze fumanti in tavola - rivolse all'ospite uno sguardo benevolo.
    - Ho apprezzato le vostre scuse e la vostra sincerità, Cavaliere. Ma come ho già detto io posso dimenticare e comprendere come a volte possano essere rocambolesche le strade che la Dea pone sul cammino di un uomo, per farlo giungere al grado di nobiltà d'animo e di devozione che voi ora dimostrate. - Accompagnando il gesto della mano con un profondo respiro, invitò Chrisso ad accomodarsi a tavola. Era rettangolare, ma i piatti erano stati disposti su tre lati diversi, in modo che durante il pasto, ognuno di loro potesse guardare gli altri negli occhi.
    - Le mie preoccupazioni sono tuttavia rivolte al ragazzo. - E con un sospiro, accompagnò il cenno del suo sguardo, indicando di nuovo le scale dove Axel si era avviato poco prima.
    - Non vorrei ricordasse quello spiacevole episodio proprio... adesso, prima della partenza per questa importante e rischiosa missione. Conosco bene il mio pollo, sa essere piuttosto impulsivo, e non vorrei che i fatti di allora possano costituire un'ombra sul rapporto di fiducia ed amicizia che è bene entrambi manteniate sul campo di battaglia. - Concluse la frase, mentre sulle note dell'ultima parola, dei passi veloci e pesanti iniziarono a rimbombare dalla cima della scale.

    Con alcuni agili balzi, Axel scese rapido giù dai gradini, indossando una semplice maglietta bianca e dei pantaloni scuri, correndo ad accomodarsi a capotavola, con Chrisso alla sua destra e Nestore alla sua sinistra.
    - Allora? Sta sera che se magna? - Disse con fare allegro e scherzoso, impugnando coltello e forchetta e sorridendo ad entrambi i suoi commensali.

    Durante il pasto discorsero del più e del meno, anche se in un modo o nell'altro la conversazione finiva sempre per vertere su argomenti riguardanti cavalieri, armature e l'imminente riconquista della Grecia.
    Axel continuava ad avere l'impressione di aver già incontrato la Fenice prima di allora, così decise di rompere il ghiaccio.
    - Senti Chrisso, è da quando ti ho rivolto la parola fuori dal Santuario che continuo ad avere l'impressione di averti già conosciuto da qualche altra parte. - Esordì, mentre con la bocca piena deglutiva quel chicco di uva che si era appena lanciato in bocca. Ormai erano al dessert.
    - A te viene mica in mente dove potremmo già esserci incontrati? Magari in qualche altra missione? - La cena era quasi giunta al termine e Axel voleva togliersi quel dubbio, prima di partire per la Grecia.
    Era però abbastanza sicuro di non aver mai preso parte ad una missione insieme alla Fenice, in quanto aveva sempre agito da solo. Pensava che forse poteva averlo incontrato al Muro Nero, durante il suo lavoro di supervisione dei lavori di costruzione, ma da solo non riusciva a ricordare, e sperò quindi che il compagno potesse essergli d'aiuto.

    °Non c'è bisogno di rispolverare il passato, non ora.° Intervenne telepaticamente Nestore, comunicando i suoi pensieri solamente a Chrisso.
    °Qualche volta Axel si è recato all'arena del Santuario, ad allenarsi. Potreste dirgli che forse potreste esservi incrociati lì, ma tenetevi sul vago, ve ne prego. Sarebbe meglio non sospettasse nulla.° Detto questo Nestore si alzò, iniziando a raccogliere le posate ed i piatti vuoti, dirigendosi verso la cucina e lasciando i due Cavalieri di Bronzo soli, a tavola.




    narrato | - parlato - | pensato | °telepatia°
    nome » Axel Torden
    energia » Verde
    casta » Saint di Atena
    armatura » Bronze Unicorn {III}
    fisicamente » //
    mentalmente » Confuso e curioso.
    status armatura » Non indossata.
    note » Cosa racconterà Chrisso ad Axel? Mentirà? Oppure... ? Chiarisco solo che Nestore è un'energia blu, per questa ragione è in grado di comunicare telepaticamente con Chrisso. Prima o poi gli farò una schedina png :zizi:

    abilità » //
    tecniche » //

     
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    Chrisso no Phoenix ~ Bronze Saint della Fenice (III) ~ Bronze Saint ~ Energia Rossa



    Stille før Stormen ~ Post n°5


    L'omone tornò a parlare contento e soddisfatto per quelle poche e semplici parole, proferite però con tutto l'ardore di cui l'orfano era capace. Disse che apprezzava quelle parole, Nestore, asserendo come la vita potesse mettere difronte chiunque delle decisioni difficili e degli eventi paradossali. Tuttavia non si fidava di dirlo ad Axel per via del suo carattere poco incline al perdono e visto che si trovavano alla vigilia di una missione molto pericolosa, chiese di non dire nulla.
    Pochi istanti dopo quelle parole il giovane cavaliere di bronzo tornò veloce e saltellante esclamando cosa ci fosse da mangiare per quella particolare serata.
    Realmente Chrisso non ricordava di preciso questo famigerato evento, così decise di assecondare le condizioni impostigli, variando molti discorsi e quello più frequente era la battaglia del giorno successivo, mangiando e conversando la serata andò avanti tra sorrisi e tensioni, preoccupazioni e speranze, fino a quando il santo dell'unicorno non squarciò la serenità di quelle ore con una domanda a bruciapelo.

    Questi disse che era da quando intravide fuori il tempio Chrisso che ne ricordava le fattezze, ma non l'evento che lo aveva visto protagonista, esattamente ciò che Nestore pregava non succedesse, probabilmente sarebbe successo di lì a poco.
    L'orfano inizialmente non sapeva cosa rispondere, doveva glissare la cosa? Oppure dire francamente che non lo ricordava neanche lui e che sicuramente non era un bel ricordo, data la sua vita passata?

    "Esattamente la domanda che temevo, ed ora?"

    Aggiunse fortunatamente dettagli completamente fuori strada, come il fatto di essersi incontrati durante un altra missione. Neanche il tempo di formulare una risposta che telepaticamente, quell'anziano signore, decise di comunicargli che non era il momento per dire la verità e si permise di suggerire una menzogna, creata ad arte, per ingannare il suo stesso ragazzo.

    "Effettivamente sta architettando una menzogna ad arte per ingannare il suo ragazzo, il suo pollo, come dice lui stesso. Non mi sembra un comportamento da tenere, specialmente nei confronti di chi si fida ciecamente di te. Almeno per quanto mi riguarda non mi comporterei mai in questo modo e non ho intenzione di mentire spudoratamente, infondo non ricordo neanche io bene di cosa stiamo parlando e se non lo ricordo io che ne dovrei essere il protagonista, non vedo come se ne possa ricordare lui."

    Osservò fisso Axel prima di prendere parola, nel contempo Nestore si allontanò lasciandoli da soli.

    "Vedi anche io ho questa sensazione, ma non riesco proprio a ricordare. Però una riflessione permettimela, nella vita non va sempre tutto come si vorrebbe, prendi i nostri casi, siamo entrambi rimasti soli al mondo, ma tu hai lui."

    Sorrise indicando la direzione in cui si era diretto il cuoco della serata, nonché ex cavaliere.

    "Ti ha raccolto e ha pensato ad istruirti secondo principi sani e leali, indirizzandoti ad una vita onorevole.
    Io son stato raccolto da persone tutt'altro che raccomandabili e ho vissuto seguendo principi disonorevoli. Sono stato schiavizzato e ho vissuto per anni chiuso in una gabbia, questo credo sia dovuto ad una questione di fortuna, tu sei stato fortunato a trovare una persona che ti vuole realmente bene, io sono stato circuito e successivamente reso schiavo. Quindi potremmo esserci incontrati ovunque e in nessun luogo."


    Esclamò ultimando il suo bicchiere d'acqua e fissandolo. Pensava realmente quelle cose e si sentiva in qualche modo colpevole di qualcosa che oggettivamente aveva fatto per forze di causa maggiore. Non era una giustificazione alle sue azione deplorevoli, ma purtroppo era la vita che lo aveva ridotto in quello stato, probabilmente unita alla fine dell'ambizione dopo i disastrosi eventi che lo avevano coinvolto. Portava spesso l'esempio: prima dell'investitura a cavaliere ero un nave in balia delle correnti, incapace di invertire la rotta.
    Non riusciva ad opporsi in nessun modo perché non aveva stimoli che sarebbero diventati appigli per bloccare quel lento e inesorabile avvicinamento alla deriva. L'anima di una persona può essere tanto ferita da voler smettere di combattere e questo era accaduto a Chrisso, ferito nel profondo non aveva alcuna fiducia nella vita o nelle divinità, così le sue azioni erano incontrollate e ininfluenti per una coscienza spenta.
    Dalla sua investitura, però, tutto questo era cessato. Finalmente aveva qualcosa in cui credere e per cui combattere e così riuscì a invertire la rotta. Spesso si chiedeva il perché di tutta quella sofferenza, ma la risposta era sempre la stessa: senza quel dolore non sarebbe ora un cavaliere di Athena e non avrebbe quella volontà ferrea di migliorare giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento.

    "Hai una persona che ti vuole molto bene, ammetto di essere un po invidioso. Tuttavia io sono quello che sono perché alle mie spalle c'è la sofferenza di una vita, questa mi ha temprato e ora che sono nuovamente padrone della mia vita, mi accorgo della grande forza che alberga dentro di me, una forza che per anni ho creduto persa e che ora è esplosa in tutto il suo vigore."

    Osservava rattristito e malinconico quel bicchiere d'acqua vuota e il tempo delle chiacchiere sembrava essere arrivato alla fine, non ne aveva più voglia, uscire per fissare il cielo e perdersi nella sua immensità preparandosi per il giorno successivo, di questo necessitava ora. Quel tipo di discorso lo spezzava dentro, per Chrisso la famiglia era un utopia, l'aveva avuta da bambino ed era stato tradito, l'aveva persa amaramente durate l'Armageddon e ora era troppo tardi.

    "Bene vi ringrazio per la cena, sono stato molto bene con voi e il cibo era squisito, complimenti. Credo però che ora sia giunto il momento per me di congedarmi, ho bisogno di isolarmi per trovare la concentrazione necessaria per ciò che ci attende domani."

    Sorrise pronto ad alzarsi per uscire di scena, attendendo il via libera dai padroni di casa.


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    Narrato ~ ”Parlato" ~ ”Pensato” ~ ”Parlato altri”

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    Status fisico ~ Perfetto.
    Status mentale ~ Rattristito e Malinconico.
    Status cloth ~ Riposta, integra.
    Riassunto azioni ~ Chiacchieriamo del più e del meno e successivamente rispondo ad Axel con quello che realmente penso della vita, rattristandomi e decidendo di chiudere quella discussione. I ricordi della famiglia lo logoravano dentro e così decise di congedarsi.
    Abilità utilizzate ~
    Armi utilizzate ~
    Altro ~
     
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    La risposta della Fenice non lo soddisfò. Nelle sue parole c'era come una nota stonata, e il fatto che avesse provato a spostare il discorso su un altro argomento, semplicemente non lo convinceva.
    - Vedi anche io ho questa sensazione, ma non riesco proprio a ricordare. Però una riflessione permettimela, nella vita non va sempre tutto come si vorrebbe, prendi i nostri casi, siamo entrambi rimasti soli al mondo, ma tu hai lui. - Concluse indicando Nestore, con un sorriso che ad Axel parve malinconico.
    - Io son stato raccolto da persone tutt'altro che raccomandabili e ho vissuto seguendo principi disonorevoli. Sono stato schiavizzato e ho vissuto per anni chiuso in una gabbia, questo credo sia dovuto ad una questione di fortuna, tu sei stato fortunato a trovare una persona che ti vuole realmente bene, io sono stato circuito e successivamente reso schiavo. - Non appena udì queste parole, al biondo venne da storcere il naso.
    Si rendeva infatti perfettamente conto che effettivamente sì, la sua era una fortuna, quella di aver incontrato Nestore sulla sua strada. Dall'altra parte però il loro rapporto era talvolta conflittuale, e per quanto ne avessero passate di cotte e di crude, rimanendo sempre insieme ed uscendo da ogni sfida più uniti che prima, Axel era restio dall'affermare che quella di aver trovato Nestore fosse una vera e propria fortuna. Pensava infatti che gli sarebbe potuta andare molto meglio, come gli sarebbe potuta andare peggio. Semplicemente era successo, e così la sua vita aveva preso una certa piega.

    Al ragazzo però, ciò che diede più fastidio, fu il tentativo di Chrisso di comparare le loro esperienze in quel modo. Egli non aveva la minima idea di che cosa avesse realmente passato - come lui non aveva idea di cosa la Fenice avesse realmente passato - e semplicemente, agli occhi del biondo, quel paragone non aveva nessun senso. Non poteva permettersi di farlo.
    Il ragazzo era infatti abbastanza contrario a ragionare in termini di fortuna e di sfortuna. Pensava infatti che la vita succedesse e basta, e la fortuna fosse un criterio soggettivo. Per lui, ogni singolo evento, per quanto lieto o spiacevole, serviva ad adempiere all'unico scopo di rendere una persona quella che era, al tempo presente.
    Guardo quindi Chrisso, inarcando le sopracciglia, con lo sguardo spento. Non gli andava di replicare.
    Primo, perché la Fenice aveva cercato di rispondere alla sua domanda deviando su un discorso che secondo Axel non poteva fare altro che mettere dei paletti tra di loro; e secondo, perché Chrisso non l'aveva capito. Si era fermato al ritratto della famiglia felice, idealizzando un rapporto di amore paterno tra lui e Nestore, quasi come se avere qualcosa del genere potesse essere la soluzione a tutti i suoi problemi.

    - Potremmo esserci incontrati ovunque e in nessun luogo. - Concluse infine l'altro Cavaliere, sorseggiando le ultime gocce d'acqua rimaste nel suo bicchiere, e soffermando il suo sguardo su di esso, pensieroso.
    Axel non replicò, e rimase anche lui immobile, in ascolto del silenzio che ora era calato tra di loro, come una tenda invisibile.
    - Bene vi ringrazio per la cena, sono stato molto bene con voi e il cibo era squisito, complimenti. - Esordì dopo qualche istante l'ospite, sorridendo, pronto ad andarsene.
    Axel, che si era perso a guardare il vuoto di fronte a sé, tornò a rivolgere la propria attenzione al compagno, alzandosi, pronto a salutarlo.
    - Grazie per essere venuto... - Disse grattandosi il capo all'attaccatura del collo. Quell'ultimo discorso di Chrisso l'aveva lasciato parecchio perplesso.
    - Ti accompagno alla porta. - Poi si sporse verso la cucina, rivolgendosi a Nestore e annunciandogli la partenza del loro ospite.
    L'uomo - che si era di nuovo messo il grembiule a quadretti, ed era intento a lavare i piatti - salutò Chrisso con un cenno della mano, sorridendogli.
    °Mi raccomando. E che domani gli occhi della Dea veglino su di voi.° Comunicò Nestore alla Fenice, sigillando quel patto a cui volente o nolente aveva aderito.

    Axel fece di nuovo strada al compagno tra le merci del magazzino.
    - Bisogna sempre essere prudenti, con certe vecchiette in giro. - Disse con un sorriso ironico e malizioso, voltandosi verso Chrisso, cercando di sdrammatizzare gli ultimi silenzi della loro conversazione. Axel odiava il silenzio, lo faceva sentire a disagio.
    Aprì il portone, aspettando che anche il compagno uscisse in strada.
    - Bene, allora mi sa che ci rivedremo domani. - Allungò il braccio in avanti, aspettandosi che l''altro rispondesse con un gesto a metà tra una formale stretta di mano ed un amichevole cinque.
    Avrebbe voluto aggiungere qualcos'altro, magari un augurio di buonanotte o un'incitazione alla battaglia che avrebbero combattuto l'indomani. Tuttavia non riuscì più a proferire altro, come se i suoi pensieri fossero momentaneamente congelati.
    Fissò il suo sguardo negli occhi del compagno. Una volta la fuori, quegli occhi, quelli di Andrea, di Lawrence, di Odette e quelli di Achille, sarebbero stati gli unici a cui avrebbe potuto fare riferimento. Si sarebbe dovuto sforzare di fidarsi di loro; di non lasciarsi prendere dai propri impulsi e di non agire solo per sé stesso; ma di cercare di salvaguardare anche i propri compagni. Non era mai stato bravo nei giochi di squadra, lui era uno da sport individuali; ma in quel contesto, avrebbe dovuto gettare il paraocchi e collaborare al meglio con gli altri. Ne andava del futuro della Grecia.
    Rivolse ancora un nostalgico sorriso a Chrisso, mentre nei suoi profondi occhi azzurri brillava una fiamma guerriera, piena di voglia di rivalsa.
    Avrebbe dimostrato a sé stesso e agli altri che meritava di indossare quell'armatura.




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    mentalmente » Diffidente, impaurito, combattivo.
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    note » La battaglia si avvicina :kuku:

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    Stille før Stormen ~ Post n°6


    Era finito il tempo delle chiacchiere e delle prove di amicizia, dal giorno successivo si sarebbe fatto sul serio. Una guerra era alle porte, l'obbiettivo? Strappare i territori della Grecia al dominio della corruzione per rendere sicuro, momentaneamente, solo quel territorio. Non era che il primo passo verso la liberazione totale della terra, ma con il casino creato dall'Armageddon, probabilmente, altre divinità avrebbero cercato di mettere le mani sulle terre emerse più vicini ai relativi ingressi nei rispettivi regni.
    Lo sapevano bene i santi e quindi bisognava muoversi rapidamente per liberare quanto più possibile, privando il mondo della corruzione e anche delle mire ambiziose di alcune divinità.
    Chrisso aveva passato una serata di normalità, come non accadeva da molto tempo, questo lo caricava per l'indomani. Aveva assaporato quella normalità che non aveva mai avuto, immaginando le sensazioni e la vita di una famiglia, non certo ideale, ma comunque tale.
    Era tuttavia giunto il tempo di andare, voleva tornare in quella solitudine alla quale era abituato e non solo per la malinconia provata, ma per concentrarsi definitivamente su quello che lo avrebbe atteso.
    Non era più tempo di distrazione, concentrazione massima e spirito di sacrificio, queste sarebbero state le armi messe a disposizione della Dea per la liberazione.
    Il giovane cavaliere dell'Unicorno, stufo in parte del discorso, probabilmente anche un po infastidito, decise di rispondere cordialmente alle affermazioni dell'orfano e così, ringraziandolo nuovamente della sua presenza, si offrì di riaccompagnarlo fuori attraverso il magazzino, nuovamente, al fine di evitare "certe vecchiette". Annuì con il capo il santo della Fenice che lo seguì senza fiatare. Aveva già riposizionato l'armatura sulle sue carni ed era pronto ad andarsene.
    Usciti in strada Axel esclamò che infine probabilmente si sarebbero visti il giorno successivo, preceduto dal messaggio telepatico di Nestore, che ringraziava e augurava buona fortuna e l'aiuto della Dea. L'Unicorno tese il braccio, in un gesto a metà tra la formale stretta di mano e un amichevole cinque.
    Chrisso inarcò il sopracciglio destro chiudendo leggermente il sinistro, stampando un sorriso sul volto notando l'indecisione del ragazzo che aveva davanti.

    "Probabilmente non abbiamo scelta, Axel, dobbiamo forzatamente avere fiducia reciproca, da questo dipenderà probabilmente la nostra stessa vita. La fiducia in una guerra è tutto perché lanciarsi tra le fila nemiche, sapendo di poter contare sulla copertura di un compagno d'armi è la cosa più importante in battaglia. Domani sarà una giornata cruciale per i nostri destini e per quello che vale..."

    "Nuovamente grazie Axel, davvero, domani ci incontreremo sul campo di battaglia. Magari non subito perché inizialmente le nostre strade saranno divise, ma conto di trovarti al punto d'incontro. Buona fortuna amico mio, sono felice di averti al mio fianco nella battaglia di domani."

    Strinse il pugno la fenice e lo accostò a quella mano indecisa sul da farsi, generando un saluto pugno contro pugno. Il saluto che usava con i suoi amici veri, quelli dell'orfanotrofio. Nonostante tutto, quel ragazzo sapeva farsi volere bene e quel carattere particolare infondo risultava quasi divertente. Per quel che poteva sapere di guerra e combattimento, Chrisso, era felice di condividere quell'avventura con cavalieri come Axel. E' vero non conosceva i dettagli della sua vita, come questi non conosceva i suoi, ma averlo fianco a fianco in battaglia cominciava a sembrargli una cosa molto positiva.
    Dopo il saluto, la Fenice, si avviò per la strada che lo avrebbe portato in uno spiazzo poco distante, dove si ritrovava spesso con Lizar, durante le scorribande che si susseguivano in città. Aveva bisogno di ricordarlo ancora una volta, prima di una impresa della portata dell'operazione che si apprestavano a lanciare.
    Piano piano, si stava convincendo di dover abbandonare quei ricordi, iniziavano a sembrare un peso troppo forte. Non poteva vivere la sua vita in funzione del suo passato, cercando costantemente la redenzione. Era una nuova persona, con nuovi scopi e carica militare. Il passato era morto e sepolto e cominciava a prepararsi per chiudere in un cassetto anche tutto il resto di quella vita trascorsa, compresi i ricordi più belli.

    "E' tempo di cambiare dentro, non so se riuscirò in tale impresa, ma probabilmente è la cosa giusta. E' inutile ripercorrere costantemente il passato, in nome di qualcosa che ormai non c'è più. Voglio voltare pagina e tornare a sognare la normalità, magari non ho l'ambizione di avere una vita privata normale, ma una vita militare e degli amici, quello probabilmente me lo merito. Anzi decisamente lo merito."

    Mentre si allontanava, alzò il braccio destro con il palmo della mano aperta e con un cenno deciso, di spalle, tornò a salutare il cavaliere dell'Unicorno, cercando di racchiudere in quel gesto la gratitudine, il rispetto e la stima che iniziava a provare verso quella persona che anche se complessata, in qualche modo per via del suo non sentirsi all'altezza della sua carica, agli occhi di Chrisso era molto più degno di lui di portare una sacra armatura, per la sua coerenza e il suo stile di vita. Per il maestro di vita che aveva, ex cavaliere anch'esso e per il cuore che, nonostante la superficiale conoscenza, sembrava essere buono e grande. La battaglia stava arrivando e i santi di Bronzo non erano mai stati così pronti ad affrontarla. Il tempo dell'incertezza era terminato, dubbi, pressioni, sensazioni e ogni altra sorta di emozione sarebbe stata assorbita dalla tensione della battaglia, dalla lotta per la vita e la morte, non personale, ma dell'intero popolo di Athena.


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    Riassunto azioni ~ Ci salutiamo, pronti a rincontrarci in battaglia, per quello che vale Chrisso è felice di avere Axel al suo fianco e inizia a pensare seriamente di chiudere anche con i ricordi felici del suo passato, per rifarsi una vita... finalmente.
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