Shell Shock

PAN-Axel

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    La Mafia Svedese?!?

    Giuro ti sto raccontando cose vere.

    No mi prendi per il culo dai che cazzo significa la MAFIA SVEDESE? Quei magna-polpette coi mobili di truciolato.

    Ed ha anche distrutto una Ferrari Enzo schiantandola contro un muro.

    Cristo Santissimo Iddio. Rise rumorosamente, così tanto da contagiare chiunque nel raggio di sei metri. Una storia assurda nata con il più mondano degli aneddoti. Gli vennero le lacrime agli occhi, la faccia rossa dalle risa. Dovette impegnarsi per trovare un po' di calma e contegno

    Vabbè parlando d'altro, come va la turnazione?

    Questa unità dovrebbe rimanere qui altri due giorni, poi smonteremo tutto e torneremo nel Bosco. Probabilmente non avremo un'altra operazione in zona per altre tre settimane circa. I controlli aerei sono indipendenti da noi ma questo è scontato. Siamo riusciti a raggiungere un'efficienza del settanta percento. Non sono state registrate perdite.

    Mmmh mmh.

    La donna che stava parlando al re delle Bestie lo guardò accorata.

    Qualcosa non va? Credevo che fossero buone notizie, non è soddisfatto del rendimento?

    No no non centrate niente, sono solo...sono solo stanco Ho passato la notte a leggere ed ascoltare cose che non capisco per completare missioni che non riesco a comprendere. Sto solo passando un periodo così...

    Frugò nella sua tasca, tirandone fuori un portasigarette di metallo. Uh, mentolo. Disse, aprendo lo sportellino.

    Ha mangiato? Può sempre passare per la tenda della cucina, è sempre aperta per lei.

    Non ho fame ora. Penso...penso che andrò a farmi un giro...

    Si alzò dalla sedia, stiracchiandosi e facendo schioccare le giunture della schiena, girando poi le spalle a destra e sinistra per maggiore flessibilità. Il campo era in uno stato di quiete, le pattuglie erano momentaneamente finite, c'erano fuochi e sparsi un po' ovunque, ed in generale ci si riposava come se fossero le cinque del pomeriggio.

    Se avete bisogno di me contattatemi tramite comunicatore, ma non preoccupatevi troppo per me. Solo una passeggiata, niente di più.

    Ci fu una risposta, ma si perse nell'abisso che dimorava tra le sue orecchie. Si era già incamminato verso una direzione qualunque con una sigaretta accesa tra le dita.

    Camminò per un'ora intera. Il rumore del suo stomaco lo riportò alla realtà dalla sua meditazione ambulante. Si guardò con sguardo interrogativo.

    Dove cazzo mi trovo?

    Una piazza, ormai in stato selvaggio dovuta ad anni di incuria. Cespugli alti due metri, alberi distorti e carichi di foglie e rami inutili, cemento e asfalto crepato. Un arco di trionfo con un orologio bloccato sovrastava il limite estremo della piazza, dall'altra parte della strada, un edificio con colonne e vetro, al centro della micro foresta selvaggia, una chiesa.

    Dennis si massaggiò il mento, osservando l'Arco. Era davvero un bell'Arco, non c'era niente da dire a riguardo. Era così bello che venne spinto impulsivamente a posizionarvici sotto per vederlo meglio. I segni dell'incuria erano molto evidenti, ma tutto sommato se la cavava bene. Quel senso di solitudine e contemplazione lo spinse a schioccarsi le dita, poggiare le mani sul pavimento sotto l'Arco, ed a fare una perfetta verticale. Aveva un corpo forgiato nell'acciaio, poteva permettersi di vedere se poteva fare qualcosa di estremamente stupido e superfluo, giusto ogni tanto, come abitudine.


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    RIASSUNTO AZIONI - Geograficamente parlando è Chiscinau, di fronte al palazzo del parlamento
    ABILITÀ -

    TECNICHE - ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO | °TELEPATIA°
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    Si stava muovendo al doppio della velocità del suono verso Mosca. Erano quasi tremila chilometri, ma a quella velocità si percorrevano in circa un'ora e un quarto. Era bello viaggiare così. Aveva già superato Salinocco, Filippopoli e Bucarest, e in breve tempo sarebbe giunto alla volta di Chiscinau.

    Chissà invece come sarebbe stato sfiorare la velocità della luce. O addirittura essere capaci di usare il teletrasporto. Lo aveva già provato una volta, grazie al bracciale che gli aveva donato Nestore per fare ritorno dalla Norvegia al Grande Tempio ed era stata un'esperienza alquanto insolita. Se al Santuario fossero stati un po' meno tirchi, forse avrebbero potuto attrezzare tutti i Cavalieri con strumenti simili. Perlomeno quelli "lenti" come lui e quelli che non erano in grado di utilizzare il teletrasporto. In alcune situazioni il tempismo era questione di vita o di morte, ed il minimo secondo di ritardo poteva significare una catastrofe. Ma forse le missioni che gli stavano affidando non erano poi così di fondamentale importanza.
    Agiva prevalentemente come corriere e come sentinella, svolgendo dei compiti minori. Nessuno dei suoi superiori se l'era ancora sentita di assegnargli compiti di maggiore rilevanza. Forse non si fidavano ancora al cento per cento di lui, o forse non lo consideravano all'altezza. In un certo senso aveva già rischiato la pelle più volte imbattendosi in nemici molto più grossi e potenti di lui, e questo fattore non agiva di certo a suo favore. Era giovane e in lui ardeva il desiderio di diventare più forte, ma gli sembrava che gli altri fossero sempre un passo più avanti di lui.
    Tutto ciò era dunque frustrante. Avrebbe voluto un'occasione, per dimostrare agli altri Saint di che pasta fosse fatto, ma soprattutto che non fosse un pivellino.

    Quando si trovò quasi nei pressi di Chiscinau si fermò all'improvviso. Più di una volta gli era andata male sottovalutando le tracce di cosmo inumano che aveva percepito, e questa volta non si sarebbe fatto fregare di nuovo. Aveva infatti imparato a diffidare da tutto ciò che appariva inumano ai suoi sensi. Avesse trovato una creatura non-umana disposta a non attaccarlo e a cercare di ridurlo in brandelli, forse arrivato a questo punto non ci avrebbe nemmeno più creduto.
    Si avvicinò dunque con cautela alla fonte di quell'energia cosmica, manipolando la luce attorno a sé per rimanere nascosto agli occhi del nemico, ma rimanendo comunque a debita distanza.
    Quando vide un bell'imbusto a testa in giù, fare una verticale sotto un arco di trionfo, iniziò davvero a credere si trattasse di uno scherzo. Iniziò a sudare leggermente. In che razza di universo era di nuovo finito? Solo uno scellerato poteva decidersi di mettersi a fare le verticali in una città fantasma come quella, con il rischio di essere attaccato da qualche Corrotto. Probabilmente doveva essere molto forte e sicuro di sé per essere in grado di farsi gli affari suoi in maniera così spensierata in un posto simile.

    Axel di natura non era un attaccabrighe, e di certo non gli sarebbe mai venuto in mente di attaccare nessuno senza una valida ragione. Tuttavia quell'essere che sembrava avere il corpo di un umano, ma che un uomo di certo non era, a pelle simpatico non gli stava. Era sempre stato un ragazzino dispettoso e dunque decise di fargli un piccolo scherzetto, anticipando di qualche ora la notte. Qualcuno doveva pur fargli capire che quello non era un parco giochi.
    Con un sorrisetto beffardo concentrò quindi le sue energie sui fotoni attorno a quell'estraneo. Si sarebbe trovato al buio e a testa in giù. Proprio un bello scherzetto. Avrebbe osservato la sua reazione, si sarebbe fatto due risate, e poi, sempre rimanendo nascosto sotto al suo velo di luce, sarebbe scappato via, riprendendo il suo viaggio verso Mosca.
    Si sentiva un po' bullo, ma in quel momento non poteva fare a meno che prendersela con quel saltimbanco. Non era un atteggiamento tipico da Saint di Atena, ma il ragazzo non si rendeva conto che a guidare le sue azioni era probabilmente la rabbia ed il risentimento che ancora doveva smaltire dopo alcune missioni non andate proprio per il verso giusto. Odiava sentirsi debole e odiava che gli altri si prendessero gioco di lui. Quella era dunque forse solo una piccola forma di innocente vendetta. Anche se in verità, davanti agli occhi della Dea per cui si batteva, nessuna piccola vendetta era innocente.



    narrato | - parlato - | pensato | °telepatia°
    nome » Axel Torden
    energia » Verde
    casta » Saint di Atena
    armatura » Bronze Unicorn {III}
    fisicamente » Ottimo.
    mentalmente » Infastidito, dispettoso e divertito.
    status armatura » Indossata, intatta.
    note » Raggiungo anche io Chiscinau e vedo Pan fare la verticale sotto l'arco di trionfo. Prendo precauzioni manipolando la luce attorno a me, cercando di rendermi invisibile, poi manipolo la luce attorno a Pan, cercando di farlo rimanere al buio (AF), per poi farmi due risate e scappare via, continuando il mio viaggio verso Mosca.
    Buon divertimento, aiuto, send help :fiore:

    abilità »

    Iridescenza - {Luce}
    Citato nei testi biblici, in alcuni casi l'Unicorno simboleggia la figura di Cristo, ed il suo corno la verità custodita nel Vangelo. Come servitore di Atena al servizio della giustizia, per fare luce sulle verità del mondo il Cavaliere ha sviluppato l'abilità di controllare i flussi luminosi. Egli può concentrare nel palmo delle proprie mani una quantità di fotoni tale da accecare l'avversario e in alcuni casi bruciare la sua retina; può giocare con la rifrazione della luce in modo da nascondere la realtà agli occhi del nemico, e nel caso più estremo, può deviare - attirando a sé - i fotoni dal raggiungere gli occhi dell'avversario, annebbiandogli la vista. Con la luce in suo potere, il Cavaliere di Unicorno può decidere di attaccare, generando radiazioni od esplosioni luminose, che come dei raggi o bombe laser, possono ustionare l'avversario.


    tecniche » //



    Edited by Sagitta - 8/6/2020, 16:53
     
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    Mentre era in equilibrio sulle mani, qualcosa catturò la sua attenzione.

    Energia. Energia cosmica. La matrice di tale energia non gli era molto familiare, ma non sembrava qualcosa sulla quale perdere la testa. La fonte non sembrava ostile, non era uno Spectre, non era energia corrotta, qualsiasi cosa fosse forse era in grado di iniziare un dialogo diplomatico.
    Sempre se Dennis ne avesse avuto voglia.
    Non sapeva perché, ma la sua maledizione cominciava leggermente a stancarlo.
    Ogni persona, creatura ed il meraviglioso intermezzo di esseri che si frastagliava al centro di quelle due categorie era spinta da due cose alla vista di Pan:
    Paura e voglia di combattere.
    Gli era stato riferito che quel sentimento di paura era simile a quello provato nello stare ad un metro da un motore a reazione, mentre lo stimolo di combattere non era chiaro a nessuno, qualcuno aveva azzardato un istinto di mimica verso la sua natura, chi pensava ad una sottile corrente elettrica della frazione di un volt che toccava il centro dell'aggressività del cervello.
    Pensieri e ipotesi, alla fine lui si ritrovava a menare le mani la maggior parte delle volte.

    Era ancora in equilibrio, ed era tempo di aumentare la difficoltà del suo stunt. Pian piano sollevò la mano destra, modificando la posizione del suo baricentro per rimanere in equilibrio. Era qualcosa che ogni tanto inseriva nella sua routine di allenamento, una routine senza macchine se non un orologio, senza equipaggiamento se non un asciugamano. Ore ed ore di esercizi, decine di portate di cibo. Il braccio che faceva da base della sua forma era teso e bloccato, con ogni muscolo che si contorceva per mantenere in piedi quella costruzione umana.

    Poi venne il buio.
    La luce scomparve dalla sua vista, non sentì niente, nessun formicolio, nessun dolore, semplicemente smise di vedere intorno a se. Fu un cambiamento tanto improvvisato da dargli solo il tempo di pronunciare una bestemmia, poco prima di perdere l'equilibrio e di cadere rovinosamente con la schiena per terra. Un tonfo sordo, estremamente rumoroso.

    Cazzo.

    Mosse una mano davanti a se. Niente, era ancora buio. L'unica energia presente oltre alla sua era quella che aveva percepito poco prima, estremamente vicina, e da quello che percepiva era anche all'opera. Non ci voleva un Q.I. A quattro cifre per capire di chi era la colpa.

    Poggiò le mani sul pavimento, cercando un appoggio da usare per alzarsi in piedi. Girò il busto a destra ed a sinistra, stiracchiandosi rumorosamente. Si stropicciò gli occhi, senza nessun effetto. Qualsiasi cosa gli avessero fatto era difficile da togliere. Schioccò le dita vicino alle sue orecchie, giusto per controllare gli altri sensi. Era tutto a posto su quel piano.

    Allora, hai qualcosa di meglio?

    Non ebbe nemmeno il tempo di una risposta che avvertì quel cosmo poco familiare cercare di allontanarsi. Lo aveva accecato ed ora voleva scappare via. In quelle frazioni infinitesimali di tempo ebbe il tempo di fare due cose:
    La prima, fu quella di diventare enormemente ed inequivocabilmente irritato, così tanto da provocargli un tic all'occhio sinistro.

    La seconda, fu quella di richiamare il suo cosmo, innescando una mutazione del suo corpo per un attimo. La sua pelle divenne grigia, aprì la porta sull'universo del genoma animale, e ne estrasse l'arma di cui aveva bisogno: La potenza sonica di una balena.
    Decise di rilasciare quella potenza tutta intorno a se, un colpo a trecentosessanta gradi abbastanza potente da frastornare il cervello di chiunque fosse in ascolto ed abbastanza sfortunato da essere nel suo raggio d'azione. Tutto per mandare un chiaro messaggio a chiunque lo avesse ridotto il quel modo:

    Pan era molto lontano dall'essere inoffensivo.

    COME HERE YOU FUCKING PUSSY!




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    B.F.G | ENERGIA VIOLA | PAN [VII]
    FISICAMENTE - Accecatro
    MENTALMENTE - Mad
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    RIASSUNTO AZIONI - Cado, ed estremamente incazzato uso un attacco sonico a 360 gradi per frastornarti un po'.
    ABILITÀ - - SCARY MONSTERS MADE IN HEAVEN -
    Apoteosi


    Questa abilità conferisce al personaggio di trasformarsi in vari modi.
    Pan ottiene la capacità di richiamare in sé gli spiriti di vari tipi di animali, ottenendo le loro peculiarità ed assumendo [se vuole] un aspetto simile al loro (trasformazione animale)
    Ad ogni livello energetico a partire dall'Energia Gialla il giocatore potrà tramutarsi in una specifica forma, per un massimo di sette a Energia Suprema.
    Ogni trasformazione garantisce un "potere", cioè un'abilità particolare; tale abilità non sarà versatile come una vera e propria abilità, ma sarà ugualmente potente.

    TECNICHE -5:

    Balenottera azzurra.

    Oltre ad essere il vertebrato più grande della terra, la balenottera azzurra ha anche un altro primato: Quello di essere l'animale più rumoroso, capace di emettere suoni a 188 decibel.
    Questa forma dona a Pan un rozzo, ma proficuo controllo sul suono, che in genere si traduce in attacchi sonori dall'elevata potenza ed estremamente concentrati.


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    Quel tipo era un vero spasso. Nonostante il ragazzino si trovasse a più di un centinaio di metri di distanza, sentì la vittima del suo scherno bestemmiare forte e chiaro, mentre il suo corpo muscoloso si schiantava rumorosamente sul terreno. Era caduto di schiena, quindi lo vide agitare le braccia di fronte a sé, mentre continuava a brancolare nel buio. Gli sembrò una povera piccola innocente tartaruga che, dopo essersi ribaltata, cerca in tutti i modi di oscillare sul proprio guscio, per ritrovare il contatto con il terreno.
    Lo vide poi rimettersi in piedi, con la stessa agilità di un ottantenne artritico, che tasta e si regge a tutto ciò che ha intorno per non rischiare di sbilanciarsi. Una volta stabile in posizione eretta, quell'ammasso di muscoli si stropicciò gli occhi. Forse stava constatando lo stato dei suoi organi visivi, primi possibili imputati di quell'improvvisa cecità. Quando però poi iniziò schioccare le dita vicino alle orecchie, Axel non ce la fece più. Stava davvero controllando di non essere diventato anche sordo? Quello fu il colpo di grazia per gli addominali del giovane Cavaliere di Atena.
    - Ma che coglione! - Sospirò sottovoce, tra le risa. Il giovane si stava talmente tanto sbellicando dalle risate che rimanere silenzioso stava diventando quasi impossibile. Fece quindi un profondo respiro, per ricomporsi. Tutte quelle risate lo avevano alleggerito. Sentiva i polmoni più leggeri, più freschi, più liberi. Aveva addirittura pianto dalle risate, dando sfogo a tutta la tensione che aveva accumulato all'interno. Sua madre glielo aveva sempre ripetuto: ridere è un'ottima medicina. Anche se forse ridere degli altri non era esattamente ciò che intendesse lei. Ma questo ad Axel non importava.

    Sarebbe potuto rimanere ore ad osservare quell'idiota cercare di capire che cosa stesse succedendo. Quanto si sentiva fiero di essere l'architetto di tale spettacolo. Se il mondo fosse stato ancora quello di dieci anni fa forse avrebbe potuto tentare una carriera come screenwriter per qualche commedia umoristica. O forse no. Forse non era nemmeno poi così divertente. Forse gli faceva così tanto ridere perché era un idiota. Axel era un idiota. Ma nemmeno quello gli importava un granché. Aveva una missione in sospeso da compiere e sarebbe dovuto tornare a concentrarsi su di essa. Si strofinò una mano sul volto, asciugandosi le lacrime. Aveva riso troppo ed il gioco doveva terminare.

    Continuando a rimanere nascosto sotto al suo velo di luce, riprese quindi a correre in direzione di Mosca. Kiev sarebbe stata la sua prossima tappa.
    Mentre si allontanava successe però qualcosa che temeva sarebbe potuto succedere: il bestione si era accorto della sua presenza.
    Mannaggia alla mia coglionaggine. Pensò tra sé e sé, cercando di incrementare la distanza con quell'essere il più possibile. Sapeva di essere sull'orlo di commettere una grossa, ma una grossa stronzata lasciando al buio quel bellimbusto. Sapeva che avrebbe rischiato di compromettere la sua missione, che sarebbe potuto arrivare in ritardo dove lo attendevano e che quello non era il tipico comportamento di un paladino del Grande Tempio. Ma in quell'attimo di follia, mentre allontanava ogni singolo fotone dalla retina di quell'essere - che sicuramente si sarebbe incazzato come una biscia se lo avesse scoperto - tutte quelle preoccupazioni non contavano. La causa di Atena non contava, il codice di un Saint non contava, le promesse fatte a Nestore non contavano. In quel momento si era sentito di nuovo un semplice e stupido ragazzino, e per un attimo era tornato a sentirsi irresponsabilmente libero; a respirare. Ma la libertà ha sempre un prezzo da pagare.

    Avvenne tutto in una frazione di secondo. Stava correndo, sfrecciando fuori da Chiscinau, tra la vegetazione e i resti di una città fantasma. Poi un frastuono assordante lo colpì in pieno. Fu come se una lama metallica gli trivellasse il cervello, passando da un orecchio all'altro. Strizzò gli occhi, gridando di dolore, ma senza percepire il suono della propria voce. Inciampò colpendo con i piedi il metallo dei resti di rotaie in rovina, ruzzolando senza controllo, con le mani inutilmente strette alle orecchie. Si andò a schiantare contro il vagone di un treno abbandonato, sfondando con l'impatto del suo corpo un lato della carrozza e sbattendo violentemente contro l'altro.

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    Non sentiva più niente, non capiva più niente. La luce filtrava lieve e silenziosa dai finestrini senza vetro della carcassa di quel treno fantasma, mentre le foglie e la natura, ormai padrone di quel luogo, ostacolavano il passaggio di quei fievoli raggi solari. Si trovava seduto a terra, con la schiena incastrata dentro alla parete metallica di quel vecchio vagone. Dopo lo schianto era come se Axel fosse diventato parte di quel muro. Liberò un braccio, mentre tutto attorno a lui continuava a vibrare. Schioccò le dita vicino all'orecchio destro per verificare se ci sentisse ancora, proprio come il suo amichetto aveva fatto poco prima. Peccato che vittima e carnefice si fossero scambiati di posto. A differenza sua percepì però solo un suono sordo, lontano, come il rintocco di uno schiaffo sferrato a metri di distanza, in una stanza diversa da quella in cui ci si trova. Osservò la polvere danzare di fronte ai finestrini. Non doveva trovarlo. Quel bestione non doveva trovarlo. Doveva allontanarsi da quel luogo, doveva nascondersi e doveva fuggire.

    Cercò di districarsi da quella posizione e con qualche difficoltà si rimise in piedi. Gli girava la testa ed un senso di vomito e nausea lo costrinse ad accasciarsi a terra, cadendo in ginocchio sul pavimento umido e lercio di quel vagone. Tossì ed un grumo di sangue si spiaccicò sul terreno davanti al suo viso. Male, molto male. Cercò di calmarsi, di riprendere fiato, ma non aveva tempo. Se quel bestione fosse venuto a cercarlo e lo avesse trovato lo avrebbe sicuramente fatto a pezzi. Sentiva il suo cosmo ribollire nelle vicinanze, e oltre ad essere vigoroso sembrava parecchio violento. Doveva sparire e in fretta.

    Un po' barcollante, uscì finalmente da quel vagone. Nonostante la caduta, l'armatura lo aveva protetto e se l'era cavata solo con qualche piccolo graffio superficiale laddove il suo corpo rimaneva scoperto. Tuttavia quel frastuono orrendo aveva masticato per bene i suoi recettori nervosi uditivi e ci sarebbe voluto un attimo prima che avesse potuto recuperare al cento per cento l'udito. La sua prima arma di difesa rimaneva comunque non farsi vedere, perlomeno agli occhi di quel bellimbusto. Un avversario invisibile spaventa di più di uno visibile; quindi riprese a manipolare la luce attorno a sé per rendersi tale. Non che potesse essere chissà che gran precauzione contro quella massa di muscoli, sparatrice di onde sonore, ma così facendo si sentiva comunque più protetto.

    Realizzò di trovarsi in una vecchia stazione abbandonata, quando notò delle ormai decrepite scale mobili, interamente coperte di edera. Quello doveva essere l'accesso alla metro. Se le avesse percorse e fosse sceso al piano inferiore, probabilmente un altro attacco del bestione - come quello precedente - non avrebbe potuto raggiungerlo. Nella sua tentata fuga e successiva caduta, era riuscito a mettere qualche centinaio di metro in più tra sé ed il colosso. Un piccolo vantaggio, che però non lo rassicurava affatto. Continuava a percepire il cosmo di quel bestione forte e chiaro e ciò non era per niente di buon auspicio.
    Percorse quelle scale, o meglio, le sorvolò, saltandole con un agile balzo e atterrando con i piedi in un misto di melma ed acqua così putrido e maleodorante che non si sarebbe stupito di vedere galleggiare qualche rana morta. Si preparò quindi a ripartire alla rotta di Mosca, sperando che quel ciccione tutto muscoli e steroidi non lo seguisse.

    Aveva fatto una gran cazzata ad iniziare una partita di guardie e ladri contro chi era molto più grosso e potente di lui, questo lo sapeva bene. Se voleva sopravvivere doveva dimostrare di essere più bravo di lui, molto più bravo di lui, a giocare a nascondino.

    8CamFL9



    narrato | - parlato - | pensato | °telepatia°
    nome » Axel Torden
    energia » Verde
    casta » Saint di Atena
    armatura » Bronze Unicorn {III}
    fisicamente » Un po' assordato e barcollante, con taglietti superficiali dove l'armatura non lo copre.
    mentalmente » Sn cojone xdxd.
    status armatura » Indossata, intatta, un po' sporchetta.
    note » Mentre fuggo a velocità massima, cerco di mettere un po' di distanza tra me e Pan, ma incasso comunque in pieno l'attacco, inciampandomi e ruzzolando dentro la carcassa di un treno. Rimango un po' storditello, poi esco, continuo a prendere precauzioni rendendomi invisibile e imbocco le scale mobili che conducono alla metro sotterranea e abbandonata della città. Mi appresto a continuare la mia fuga - e a viaggiare verso Mosca - per quel tunnel melmoso.

    abilità »

    Iridescenza - {Luce}
    Citato nei testi biblici, in alcuni casi l'Unicorno simboleggia la figura di Cristo, ed il suo corno la verità custodita nel Vangelo. Come servitore di Atena al servizio della giustizia, per fare luce sulle verità del mondo il Cavaliere ha sviluppato l'abilità di controllare i flussi luminosi. Egli può concentrare nel palmo delle proprie mani una quantità di fotoni tale da accecare l'avversario e in alcuni casi bruciare la sua retina; può giocare con la rifrazione della luce in modo da nascondere la realtà agli occhi del nemico, e nel caso più estremo, può deviare - attirando a sé - i fotoni dal raggiungere gli occhi dell'avversario, annebbiandogli la vista. Con la luce in suo potere, il Cavaliere di Unicorno può decidere di attaccare, generando radiazioni od esplosioni luminose, che come dei raggi o bombe laser, possono ustionare l'avversario.


    Velocità Illusoria - {Agilità Straordinaria}
    Il Cavaliere di Unicorno è dotato di una velocità e di un’agilità straordinarie, che potrebbero illudere l’avversario sulla sua posizione, quasi come se si trovasse ovunque, ma in nessun posto. Gli ologrammi creati dai suoi movimenti potrebbero confondere l’avversario.


    tecniche » //



    Edited by Sagitta - 8/6/2020, 16:53
     
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    Il rumore del metallo che cedeva. Quella volgare dimostrazione di forza aveva dato i suoi frutti. Non c'erano più risate nell'aria.

    La luce tornò ai suoi occhi. Se li strofinò con il dorso della mano, il ritorno dall'oscurità lo aveva disorientato almeno quanto sprofondarvici. Il ritorno del suo senso perduto non appannò la sua percezione completa. Il rumore metallico poco lontano era come un coro celestiale per le sue orecchie. Ora non gli restava altro che avanzare verso chiunque fosse stato così imbecille da dargli fastidio mentre non faceva male a nessuno e farlo a fettine, impanarlo e friggerlo. SOFFICINI RIPIENO AL COGLIONE.

    Si girò verso il suo obbiettivo. Vide un vagone di un treno quasi piegato a metà. Quel vagone aveva qualcosa di bizzarro, a parte il buco ed il fatto che fosse poggiato sul lato. Non sapeva precisamente cosa lo rendesse così strano, ma scacciò il pensiero, aveva altro a cui badare.
    Si avvicino a passo sostenuto alla carrozza, Esaminando mentalmente cosa poteva fare.
    Un'animata discussione? Era un'idea, poteva semplicemente prenderlo ed urlargli in faccia per un paio d'ore senza farlo muovere, funzionale, anche se leggermente noioso. Qualche schiaffo forse, qualcosa da poco, buffetti sulla faccia, di quelli che pizzicano e ti portano alle lacrime, solo per rendere chiaro il concetto a chiunque fosse il soggetto che aveva preso il cavaliere sbagliato con il quale scherzare.

    Poi, uno dei suoi sensi, uno di quelli che aveva da meno tempo per essere precisi, lo informò di una cosa:

    Sta....Sta tentando di scappare?
    Da me?
    Sta ancora tentando di SCAPPARE?


    Strinse i pugni ed i denti. Poteva accettare un colpo a tradimento, poteva perdonare qualcosa del genere. Ma andarsene senza affrontare il problema...chi diamine era? Cosa cavolo lo aveva spinto a fare una cosa del genere.

    Vuoi vedere che...
    È uno nuovo?

    Non presentarsi, attaccarlo e cercare di scappare via. Una strategia usabile da qualcuno che ancora non era ambiente alle tracce energetiche, o da qualcuno estremamente stupido. Visto che stava cercando di scappare passando per la linea ferroviaria, probabilmente era un miscuglio di entrambi.

    Corse, seguendo la scia energetica. Era vicino, molto vicino, ma non sullo stesso piano. Notò delle scale mobili ferme e coperte di vegetazione. Capì cosa avesse fatto, anche se aveva sperato non fosse così ingenuo da provarci.

    Corse, distruggendo le lamiere di uno o due gradini nella sua discesa. Il corridoio in cui si trovava era umido e melmoso, assolutamente comprensibile, quella città era costruita su un groviglio di falde acquifere, tanto valeva costruirla su una spugna.
    Poi notò qualcosa:

    Una metro?
    A Chisinau?
    Seriamente? Quando cazzo è stata costruita? Chi ha avuto questa idea? Cosa stavano pensando? Tanto valeva costruirne una a Venezia.


    Scacciò quelle domande dalla testa doveva concentrarsi.
    L'eco dei passi veloci rimbombava nel corridoio, il suo obbiettivo era quasi alla fine. Non poteva vederlo nella penombra, ma sapeva dove si trovava, e avrebbe fatto in modo che vi ci restasse.

    Uno scatto, uno sprint verso la fine del corridoio. Era molto più veloce di chiunque lo stesse prendendo per il culo, lo avrebbe superato in una frazione di secondo, ma non solo:

    Avrebbe letteralmente rilasciato decine di fili dietro di se, fili che si sarebbero ancorati in varie direzioni sulle mura circostanti, non abbastanza tesi da trasformarsi in decine di seghe a filo, ma abbastanza da funzionare da rete di sicurezza. Lo avrebbe fermato sul posto, ed in qualunque stato si fosse trovato, si sarebbe rivolto al suo nuovo amicone con una sola frase:

    Hai finito.




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    ABILITÀ - - SCARY MONSTERS MADE IN HEAVEN -
    Apoteosi


    Questa abilità conferisce al personaggio di trasformarsi in vari modi.
    Pan ottiene la capacità di richiamare in sé gli spiriti di vari tipi di animali, ottenendo le loro peculiarità ed assumendo [se vuole] un aspetto simile al loro (trasformazione animale)
    Ad ogni livello energetico a partire dall'Energia Gialla il giocatore potrà tramutarsi in una specifica forma, per un massimo di sette a Energia Suprema.
    Ogni trasformazione garantisce un "potere", cioè un'abilità particolare; tale abilità non sarà versatile come una vera e propria abilità, ma sarà ugualmente potente.

    TECNICHE -5:

    3:

    Ragno Caerostris darwini.

    Dieci volte più resistente del kevlar, la tela di questo ragno è uno dei materiali più sorprendenti del regno animale, e viene usata per costruire strutture anche di venti metri di lunghezza. Questa forma dona all'Araldo della vita animale la capacità di creare fili straordinariamente resistenti che possono essere usati in concomitanza alla terrificante forza dell'Araldo.

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    - Porca miseria... - Imprecò, mentre tornava ad essere visibile, impigliato in una rete di non sapeva che cosa.
    Il colosso l'aveva infatti raggiunto e superato con una facilità a dir poco incredibile. Axel non aveva nemmeno avuto il tempo di fare retro front, che quel tipo aveva generato così dal nulla degli spessi e resistenti fili, contro i quali il ragazzo si era schiantato. L'impatto fu come prendere un pugno nello stomaco, sull'addome e sulla clavicola; dove l'armatura lo lasciava scoperto.
    Rimase quindi a penzolare aggrappato a quei fili per qualche secondo, stringendo i denti e gli occhi per il dolore. Sentì il bellimbusto squittire qualcosa come "hai finito", ma non ne fu certo. Ancora non ci sentiva benissimo. Alzò lo sguardo di fronte a sé, dove sapeva avrebbe trovato il suo nuovo amico. Amico per così dire.

    Questo se ne stava lì, imperterrito, a guardarlo, in attesa di una reazione. La cosa lo sorprese non poco, in quanto si aspettava che un bestione rabbioso come lui avrebbe cercato di ridurlo subito in pezzi non appena lo avesse raggiunto. Perlomeno, quella gli sembrò l'opzione più probabile dopo aver visto, o meglio sentito, come quel tizio gli avesse trapanato i timpani con quell'odioso latrato.
    Magari si era fatto un'idea sbagliata di quel bellimbusto. Scemo gli era sembrato scemo, mentre si esibiva con le sue verticali da saltimbanco, ma il fatto che non gli stesse - per ora - fracassando le ossa a sangue per avergli spento la luce, era un segnale che forse un po' di umanità in quella bestia c'era. Se avesse avuto anche il senso dell'umorismo sarebbe stato ancora meglio. Ma dubitava ce l'avesse.

    Cercò di districarsi dalla trappola che il suo amico aveva generato per bloccare la sua fuga. Fuggire non era più un'opzione. Quel coso, oltre ad essere visivamente più grosso e forte di lui, era anche decisamente più veloce. Non aveva altra scelta che affrontarlo faccia a faccia. A parole forse se la sarebbe cavata. Quel tizio aveva l'aria di qualcuno che esige delle spiegazioni.

    - Scusami che hai detto? - Disse una volta finalmente libero da quell'intrico di fili. Si stava fingendo più malconcio di quanto già non fosse, strofinandosi ripetutamente una mano sull'addome, laddove si era scontrato e semi stritolato con la rete. Per rendere la scena ancora più pietosa, accompagnò quel movimento a dei respiri affannosi.
    Avrebbe voluto mentire, negare che fosse stato lui a giocare con la luce e a farlo sbilanciare mentre era a testa in giù, ma a quel punto era ovvio che fosse stato Axel. La carta del finto tonto che non aveva nemmeno idea di che cosa fosse successo non poteva più giocarla. Tuttavia non conosceva l'identità di quell'altro guerriero - come lui non conosceva la sua - quindi puntò, oltre che a fargli pietà, a fingersi particolarmente sbadato ed inesperto. Cosa che non era neanche poi così lontana dalla realtà.
    - Senti mi dispiace che tu te la sia presa per il piccolo incidente con la luce, ma stavo pattugliando la zona e mi era sembrato di percepire la presenza di un Corrotto. Poi ho visto te e per un attimo ho pensato fossi l'obiettivo che cercavo... - Axel era un bravo attore, quindi cercò di suonare davvero pentito. Anche se non lo era affatto. Quel tizio gli stava particolarmente antipatico, se l'era più che meritato quello stupido scherzetto.
    Probabilmente gli avrebbe chiesto perché non si fosse fermato a chiedere scusa, una volta accortosi che non si trattava di un Corrotto. Anche in quel caso, avrebbe avuto una risposta pronta.
    - Sai, sono in missione per conto del Grande Tempio e non avevo intenzione di far preoccupare i miei superiori tardando nella consegna dei rapporti. - Avrebbe fatto leva sul fatto che se quel tizio avesse osato torcergli anche solo un altro capello, si sarebbe trovato un dispaccio di Saint molto più potenti di Axel pronti a dargliene di santa ragione. Se fosse stato furbo, non avrebbe rischiato. Cosa che Axel dubitava vista la scarsa considerazione che aveva di quel saltimbanco. Ma persino uno stolto non avrebbe rischiato di trovarsi addosso qualche Cavaliere D'Oro.
    - Scusami se non mi sono fermato. - Avrebbe rigirato la frittata.
    - Non pensavo mi avresti attaccato così malamente. - Dopotutto, era la sua specialità.



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    fisicamente » Udito ancora un po' limitato, qualche livido qua e là per il ruzzolamento nel vagone, dolorino all'addome per aver preso in pieno il filo della rete.
    mentalmente » Subdolo e arrabbiato.
    status armatura » Indossata, intatta.
    note » Porco Phaneeeeessss, finisco in rete e poi cerco di interagire in maniera molto poco onesta con Dennis.

    abilità »

    Iridescenza - {Luce}
    Citato nei testi biblici, in alcuni casi l'Unicorno simboleggia la figura di Cristo, ed il suo corno la verità custodita nel Vangelo. Come servitore di Atena al servizio della giustizia, per fare luce sulle verità del mondo il Cavaliere ha sviluppato l'abilità di controllare i flussi luminosi. Egli può concentrare nel palmo delle proprie mani una quantità di fotoni tale da accecare l'avversario e in alcuni casi bruciare la sua retina; può giocare con la rifrazione della luce in modo da nascondere la realtà agli occhi del nemico, e nel caso più estremo, può deviare - attirando a sé - i fotoni dal raggiungere gli occhi dell'avversario, annebbiandogli la vista. Con la luce in suo potere, il Cavaliere di Unicorno può decidere di attaccare, generando radiazioni od esplosioni luminose, che come dei raggi o bombe laser, possono ustionare l'avversario.


    Velocità Illusoria - {Agilità Straordinaria}
    Il Cavaliere di Unicorno è dotato di una velocità e di un’agilità straordinarie, che potrebbero illudere l’avversario sulla sua posizione, quasi come se si trovasse ovunque, ma in nessun posto. Gli ologrammi creati dai suoi movimenti potrebbero confondere l’avversario.


    tecniche » //



    Edited by Sagitta - 8/6/2020, 16:52
     
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    Come una mosca nella tela.

    Chi aveva davanti non era un corrotto, un mostro o qualsiasi altra cosa ci fosse in mezzo. Aveva un'armatura addosso, fattura particolare, poco familiare all'Araldo.
    Lo osservava, braccia conserte al petto, mentre si districava da quei fili, o almeno ci provava. Un cenno con le dita e la presa della tela di ragno si dissolse, liberando definitivamente il ragazzo, perché di un ragazzo si trattava, alto e magro. E giovane, molto giovane.

    Scusami che hai detto?

    Dennis lo stava ancora guardando, senza cambiare posizione o espressione facciale.

    Ho detto che hai finito. Ora ci mettiamo qui belli belli e facciamo due chiacchiere.
    Il ragazzino si stava massaggiando tutto, probabilmente si era fatto molto male dello scontro con quei fili. Dennis pensò che forse aveva esagerato, che forse sarebbe bastato prenderlo per la collottola, ma ormai era fatta.

    Senti mi dispiace che tu te la sia presa per il piccolo incidente con la luce, ma stavo pattugliando la zona e mi era sembrato di percepire la presenza di un Corrotto. Poi ho visto te e per un attimo ho pensato fossi l'obiettivo che cercavo...

    Ah, quindi hai attaccato la fonte energetica più grossa nel tuo raggio d'azione, ottimo piano dico davvero.

    Dennis schioccò la lingua, tamburellando le dita sul braccio, aspettando che il ragazzo se ne uscisse con qualche informazione in più.

    Sai, sono in missione per conto del Grande Tempio e non avevo intenzione di far preoccupare i miei superiori tardando nella consegna dei rapporti.

    Mmmh mh.

    Scusami se non mi sono fermato. Non pensavo mi avresti attaccato così malamente.

    Dennis rimase in silenzio qualche momento.
    Era stato citato il Grande Tempio. Aveva davanti un cavaliere d'Atena, umani fino al midollo con poteri straordinari, o almeno li avevano i vertici della loro organizzazione. L'impudenza, la sfacciataggine, l'ignoranza riguardo certi argomenti o il mancato riconoscimento di una fonte energetica rispetto ad un'altra.
    Pan si strinse la radice del naso con pollice ed indice.
    Chiunque avesse davanti, o era stupido, o era un verdissimo novellino. Un pivello senza alcuna idea di come funzionassero le cose, che probabilmente si sarebbe fatto del male a causa della sua ignoranza.

    Si lasciò andare ad un lungo sospiro prima di parlare.

    Punto uno, non ti ho attaccato, ti ho fermato. Se ti avessi attaccato avresti le costole che ti spunterebbero dalla schiena.

    Si guardò intorno, fissando i muri del corridoio in cui si trovava.

    Non sono arrabbiato perché mi hai momentaneamente accecato.

    Il cosmo di Dennis si manifestò, in tutto il suo assordante rumore, in tutta la sua violenza, stonando con la calma della sua voce.

    Ce l'ho con te perché hai cercato di fuggire. Credevi davvero di riuscire a scappare così facilmente. E anche se fossi stato un corrotto, cosa avresti voluto fare? Rendermi cieco per due minuti? Non funziona così, e mi rifiuto di pensare che ti abbiano addestrato senza includere queste nozioni basilari.

    Si riposizionò davanti al suo interlocutore, piene sinistro leggermente più in avanti rispetto al destro.

    Ma nel caso ci siano delle lacune nella tua istruzione, lasciati dire che sei fortunato, perché hai trovato un insegnante...

    Strinse il pugno, alzandolo in aria dietro di se. Quel pugno si sarebbe scagliato contro il fortunatissimo ragazzo in pieno petto, non troppo forte, non troppo debole, abbastanza da rendere chiaro il divario energetico. Non aveva intenzione di fare del male a nessuno, voleva solo impartire una lezione, e quello era il modo più efficace che conosceva.


    Vibe check



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    Edited by B.F.G. - 23/5/2020, 18:02
     
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    Prima di replicare, il bestione si lasciò andare ad un lungo sospiro. Al ragazzo sembrò come lo sbuffo di un vulcano.
    Gli disse che non lo aveva attaccato, lo aveva solo fermato. Aggiunse anche che se lo avesse attaccato, probabilmente le costole di Axel non si sarebbero più trovate dove si sarebbero dovute trovare.
    A quelle parole una goccia di sudore freddo percorse la schiena del giovane Cavaliere di Atena. A che gioco stava giocando quel simpaticone? Voleva o non voleva farlo a pezzi?

    Continuò, sostenendo che non si fosse arrabbiato perché lo avesse accecato. Gli aveva dato fastidio il fatto che avesse cercato di scappare.
    - Credevi davvero di riuscire a scappare così facilmente. E anche se fossi stato un corrotto, cosa avresti voluto fare? Rendermi cieco per due minuti? - Axel percepì il cosmo di quest'ultimo esplodere in un rombo spaventoso. Era violento, terribilmente violento, e il fatto che quel guerriero continuasse a parlare con un tono di voce calmo e quasi paterno era destabilizzante per il ragazzo.
    Sentiva come le ginocchia congelate, impietrite. Non sapeva cosa fare e come comportarsi di fronte ad una reazione del genere.
    - Non funziona così, e mi rifiuto di pensare che ti abbiano addestrato senza includere queste nozioni basilari. - Detto questo il bestione procedette a riposizionare i propri piedi, in quella che ad Axel parve una posizione di guardia. Era chiaro che quel bellimbusto si stesse preparando a lottare.
    Il giovane Cavaliere iniziò quindi a bruciare silenziosamente il suo cosmo, preparandosi a difendersi. Aveva l'adrenalina a mille e il cuore gli batteva forte in petto - nonostante se lo sentisse in gola. Doveva essere pronto a schivare qualunque cosa quell'ammasso di muscoli gli avesse scagliato contro. Altrimenti sì che si sarebbe ritrovato le costole al posto della trachea.
    - Nel caso ci siano delle lacune nella tua istruzione, lasciati dire che sei fortunato, perché hai trovato un insegnante... - Pronunciate queste ultime parole, il bestione alzò il destro sopra la spalla dietro si sé, per poi scaraventarlo in direzione del petto del ragazzo.

    Tutto... qui? Pensò Axel, un po' interdetto.
    Da quella montagna di muscoli si sarebbe aspettato ben altro che un semplice pugno.
    Aveva infatti come l'impressione che quell'individuo non fosse poi così male come aveva invece pensato. Si era rivelato meno impulsivo e più ponderato di quanto avesse immaginato. Certo, c'era del sarcasmo nel volergli fare da insegnante, tirandogli un cazzotto, ma per quanto ne sapesse, quel colosso avrebbe potuto benissimo polverizzarlo da un momento all'altro, senza perdere tempo in ulteriori ciance.
    E invece aveva deciso di farlo. Il ché forse poteva anche essere peggio. Quello poteva infatti essere il suo modo personale di divertirsi, giocando con le prede, e poi ucciderle. Come un felino assassino che prima tortura il povero topolino - tenendolo per la coda e talvolta lasciando la presa per una frazione di secondo, illudendolo di poter fuggire - per sferragli il colpo di grazia, una volta stufo del gioco.
    Axel sì sentiva esattamente così: un topolino in balia degli umori di quella tigre dal cosmo esplosivo.

    Si preparò a parare il colpo, incrociando gli avambracci alti davanti al proprio petto, in modo da proteggersi.
    Il pugno non tardò ad arrivare, ed impattò con un forte rimbombo metallico sui bracciali dell'armatura di Unicorno.
    Axel accusò il contraccolpo, ed irrigidendo ogni singola fibra muscolare del suo corpo, venne respinto indietro, a qualche metro di distanza dal suo avversario, scivolando con i piedi sul terreno umido e bagnato, gemendo, ma rimanendo in posizione eretta.
    Mentre incassava il colpo - nell'esatto momento in cui il pugno si infranse sulla sua armatura - fece in modo che un intenso fascio luminoso esplodesse tra i due. Sperava infatti di accecare il suo avversario per un tempo sufficientemente lungo da poter ripartire, rapido, e lanciarsi al contrattacco.
    Era abbastanza certo che un suo pugno avrebbe probabilmente fatto il solletico a quel bestione, quindi decise di ricambiare la cortesia, mirando però al volto e agli occhi dell'avversario e caricando il colpo con una carica fotonica sufficiente a causare un'esplosione di luce ardente più potente della precedente.




    narrato | - parlato - | pensato | °telepatia°
    nome » Axel Torden
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    armatura » Bronze Unicorn {III}
    fisicamente » Le orecchie di Axel stanno meglio, quindi sente senza troppi problemi ciò che Dennis ha da dire. L'adrenalina che ha in circolo gli permette di ignorare i dolorini delle varie cadute e contraccolpi subiti, anche se muoversi rapido e veloce gli costa più fatica del solito.
    mentalmente » Confuso e determinato.
    status armatura » Indossata, intatta.
    note » Ricevo il PUNIO sui bracciali dell'armatura, venendo sbalzata, sbalzato (?) indietro - rimanendo con i muscoli tesi in piedi. Mentre il PUNIO mi colpisce faccio esplodere un fascio di luce rovente ed accecante nell'area circostante (diversivo/ad), quindi provo a cogliere Dennis un po' di sorpresa, ripartendo rapida con agilità straordinaria e cercando di colpire a mia volta con lo stesso genere di PUNIO. A differenza del colpo di Pan, il mio è carico di fotoni ardenti e luminosi, e cerco di mirare agli occhi, per fargli partire la retina (AF).

    abilità »

    {Agilità Straordinaria} - Il Cavaliere di Unicorno è dotato di una velocità e di un’agilità straordinarie, che potrebbero illudere l’avversario sulla sua posizione, quasi come se si trovasse ovunque, ma in nessun posto. Gli ologrammi creati dai suoi movimenti potrebbero confondere l’avversario.

    {Luce} - Citato nei testi biblici, in alcuni casi l'Unicorno simboleggia la figura di Cristo, ed il suo corno la verità custodita nel Vangelo. Come servitore di Atena al servizio della giustizia, per fare luce sulle verità del mondo il Cavaliere ha sviluppato l'abilità di controllare i flussi luminosi. Egli può concentrare nel palmo delle proprie mani una quantità di fotoni tale da accecare l'avversario e in alcuni casi bruciare la sua retina; può giocare con la rifrazione della luce in modo da nascondere la realtà agli occhi del nemico, e nel caso più estremo, può deviare - attirando a sé - i fotoni dal raggiungere gli occhi dell'avversario, annebbiandogli la vista. Con la luce in suo potere, il Cavaliere di Unicorno può decidere di attaccare, generando radiazioni od esplosioni luminose, che come dei raggi o bombe laser, possono ustionare l'avversario.

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    Edited by Sagitta - 8/6/2020, 16:52
     
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    Il ragazzino incassò il colpo con innaturale rigidità. Il rumore metallico delle armature rimbombò sulle pareti del tunnel, seguito dallo strusciare su di un pavimento polveroso.


    Dennis aveva ancora il braccio teso, la mano stretta in un pugno mentre osservava il ragazzo mettere in atto una guardia stretta all'altezza del petto. Non era la mossa più elegante da mettere in pratica, ma andava bene per un colpo del genere, non c'era nulla da ridire al riguardo. Il cavaliere non poteva certo beccarsi un pugno a bruciapelo, e grazie a quell'espediente ne sarebbe uscito tutto intero.
    Ciò che invece non aveva previsto fu l'improvviso bagliore che inondò le sue cornee.
    Più luminosa di milioni di soli che brillavano all'unisono, la luce lo rese praticamente cieco. Gli era esplosa praticamente una flash-bang a due passi dagli occhi, roba da bruciare le pupille in due carboni ardenti, un contrattacco tanto improvviso da riportare a galla gli istinti primari dell'Araldo della Forza, quegli istinti tenuti sotto controllo dalla sua mente che esercitava una pressione costante sul suo Es.
    In quel momento, la pressione venne a mancare, e Dennis si irrigidì, distogliendo lo sguardo e stringendo gli occhi, chiusi più stretti possibile, nel vano tentativo di lasciare fuori quel biancore accecante.
    La sua mente lottava contro l'impulso animale, ed in quel momento venne il colpo avversario. Un pugno mirato all'altezza dei suoi occhi già feriti. La forza del pugno non era niente che non potesse incassare con facilità, una forza d'urto che la sua sola armatura avrebbe potuto benissimamente attutire senza danni gravi al corpo interno.
    Fu quello che venne con il pugno ad essere una scocciatura.

    Un calore intenso, quasi solido.
    Qualcosa aveva toccato il suo elmo, oltre alle nocche corazzate del ragazzo. Qualcosa dalla potenza esplosiva, una potenza che si manifestò con la forza di una stella nascente. Una deflagrazione di luce rovente che gli ferì gli occhi ancora chiusi. Il dolore fu intenso e acuto, come spilli che gli bucarono le palle degli occhi. Strinse i denti per un attimo, prima di riprendere coscienza del suo corpo.
    Si, era stato accecato non una, ma ben due volte, e si, i suoi occhi erano danneggiati in modo abbastanza grave, ma aveva dalla sua un elemento importante:
    Il ragazzino era entrato nel suo raggio d'azione.
    Non aveva bisogno della vista, il pugno che aveva ricevuto era un'ottima bussola per capire la direzione che doveva seguire il suo contrattacco. Il nemico era davanti a lui, e non era abbastanza veloce da schivare completamente qualcosa di leggermente più serio di un pugno. La posizione precisa del suo nemico era più incerta, come per la distanza, ma erano problemi sorvolabili in un unica mossa: Dove prima era stato colpito con un pugno, lui avrebbe risposto con un calcio della gamba destra.
    Un ushiro mawashi geri, calcio rotante dato con la parte alta della pianta del piede, all'altezza del petto. Qualsiasi fosse la distanza precisa che li separava, le gambe dell'araldo sarebbero state assolutamente in grado di coprire il tragitto del pugno di poco prima, e lo stesso lo si poteva dire della posizione, essendo un calcio circolare diretto davanti a se.


    Road house.

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    FISICAMENTE - accecato, danni alla radice del naso

    MENTALMENTE - road house
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    RIASSUNTO AZIONI - Lo so che è un post scarno e che ti ho fatto aspettare troppo per due righe ma avevo sto file .doc da tre giorni e non mi sono applicato nel copiarlo e postarlo :ehno: Cooomunque mi accechi sia con uno che con l'altro colpo luminoso che mi becco pienamente, poi contrattacco con un calcio rotante esterno-interno, ad ENERGIA BLU, a media altezza circa
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    Non era un grande fan del corpo a corpo. Era infatti consapevole del fatto che la sua forza risiedesse nella rapidità dei suoi attacchi a sorpresa e a distanza.
    Ora però si ritrovava parecchio vicino al nemico, troppo vicino, e nonostante fosse riuscito a colpirlo con il destro, dritto nei bulbi oculari, accecandolo e bruciandogli la retina, così da potergli impedire di usare la vista, ormai era troppo tardi per scansarsi, ed evitare di subire quella violenta risposta con cui quell'ammasso di muscoli lo travolse.

    Non ebbe il tempo di reagire, solo quello di accorgersi di come il suo intero corpo venisse improvvisamente sbalzato lateralmente, da destra a sinistra.
    Una fitta lacerante, che come fulcro aveva la parte basse del suo costato destro, si diffuse per tutto l'addome ed il torace. Percepì solo prima la spalla sinistra e poi un colpo di frusta al collo, accompagnare il suo intero corpo con un pesante ed assordante schianto, contro la parete di mattoni rocciosi di quel tunnel freddo ed umido. Strinse i denti e gli occhi in una smorfia di dolore, lasciandosi sfuggire un gemito.
    Era accasciato, con il capo leggermente ruotato ed appoggiato al muro adesso rotto e scheggiato, le spalle e la schiena lasciate andare contro quella stessa muraglia e le gambe abbandonate a sé stesse a terra, immobili. Qualche colpo di tosse, nella polvere sollevata dallo schianto, gli fece riprendere rapidamente coscienza. Respirare non era facile.
    Per sua fortuna il calcio del nemico aveva impattato contro la parte superiore della corazza, proteggendo le sue costole da danni ben più gravi. Tuttavia la veemenza e la forza di quel colpo, avevano lasciato segni indelebili su quella parte dell'armatura. Erano infatti ben visibili le crepe e le scheggiature, e un altro colpo simile in quello stesso punto l'avrebbe probabilmente ridotta in un ammasso di frammenti metallici.

    Sentiva il calore di una sostanza densa e liquida scendere lentamente lungo i contorni della sua spina dorsale, ma nonostante tutto, non riuscì a nascondere il sorrisetto beffardo che gli comparve in volto, come un riflesso spontaneo.
    Si rese infatti conto di essere comunque riuscito a colpire e ad accecare il suo nemico, e forse, quella sua reazione così violenta, più potente della precedente, era semplicemente dovuta al fatto che forse, quell'essere si fosse reso conto di averlo sottovalutato.
    - Cos'è, adesso che ti ho colpito, ti metti a giocare pesante? - Disse con tono provocatorio e beffardo, tentando di rimettersi in piedi. Tentando, perché non appena provò a tirarsi su, si sbilanciò in avanti cadendo con controllata leggerezza sulle ginocchia, buttando le braccia avanti e ritrovandosi a quattro zampe, faccia a faccia con il terreno.

    Osservò alcune piccole goccioline di sangue colorare e mischiarsi alle piccole pozzanghere di acqua stagnante presente tra le insenature e le crepe del suolo umido di quel tunnel. Che senso aveva continuare a combattere? Quell'essere era evidentemente molto più forte di lui. Ora era cieco, forse scappare sarebbe stato più semplice, ma sarebbe stato possibile?
    Notò poi come quelle goccioline avessero iniziato ad agitarsi all'interno di quelle piccole pozzanghere nelle quali erano cadute. Alzò lo sguardo verso il suo avversario, ma non era lui la ragione di quel tremore.

    Quelle strane vibrazioni del terreno e poi dei versi, a metà tra dei ruggiti e degli starnazzi, interruppero i pensieri del giovane Cavaliere di Atena. Provenivano dalla zona più oscura di quella galleria, e accompagnati dall'eco di quelle fredde pareti di cemento, sembravano appartenere a qualcosa in rapido avvicinamento. Aveva già avuto a che fare con la Corruzione, e l'energia emanata ciò che stava causando quel fragore e quelle oscillazioni, apparteneva senza ombra di dubbio ad essa.
    Era il colmo: adesso la scusa che aveva usato per accecare quel bellimbusto la prima volta, mentre si trovava a testa in giù, adesso aveva un fondo di verità.
    Incerto sul da farsi, avrebbe quindi rivolto lo sguardo a quello che fino a pochi secondi fa era stato il suo avversario.
    - Che cos'è? - Avrebbe chiesto, con tono confuso ma deciso. Con alcune difficoltà, si sarebbe poi finalmente rialzato in piedi, pronto a fronteggiare quella cosa che si stava dirigendo verso di loro. Chissà se adesso avrebbe potuto considerare quel bestione un suo alleato.




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    casta » Saint di Atena
    armatura » Bronze Unicorn {III}
    fisicamente » Male. In particolare, sul lato destro dove ha subito il calcio, anche se il contraccolpo generale conto il muro, sbattendo un po' la testa, sommato al colpo di frusta al collo e tutto il resto, lasciano intendere che sia molto, ma molto indolenzito un po' ovunque. Ha ferite e tagli superficiali sparsi su gomiti e gambe, e un taglio un po' più profondo sulla schiena, tra il retro della spalla sinistra e il collo, che si è fatto sempre durante l'impatto, quando la pressione del contraccolpo ha pizzicato la pelle tra l'elmo e lo spallaccio dell'armatura.
    mentalmente » Confused.
    status armatura » Il lato destro della parte che ricopre la parte bassa del costato, dove ha subito il colpo, è incrinato.
    note » Vai tra, rispondi quando riesci! Comunque Axel incassa in pieno il colpo e poi si accorge che qualcosa si sta dirigendo verso di lui e Pan. Intuisce si tratti di Corruzione, e se ti va, lascio a te la scelta del/i nemico/i.

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    Il ragazzino volò contro una parete di cemento e pietra.

    O almeno, così sembrava ai resti rimasti di Pan. I suoi occhi vedevano solo sfocature e ombre, lacrimavano e bruciavano da impazzire, ma non se ne lamentava. A giudicare dal rumore d'impatto, quell'ometto in armatura si era beccato ben di peggio.

    Uh. Che ho esagerato? No no, gli fa bene. Tutto questo gli fa bene.

    Sentì i suoi rantoli di dolore, la sua tosse sofferente, la sua voce beffarda.

    Cos'è, adesso che ti ho colpito, ti metti a giocare pesante?

    Quella frase lo fece sorridere, portandolo ad uno sbuffo divertito. Non si accorse della eventuale caduta del suo sparring partner. Si passò la mano sulla bocca, mentre lacrime umettanti gli colavano sulle guance. Ebbe solo il tempo di riempirsi i polmoni d'aria prima di rispondere, ma non lo fece, qualcosa stava emergendo dal ventre oscuro di quella metropolitana impossibile. Un eco di passi, di ruggiti sommessi ma allo stesso tempo baritonali proveniva da dietro di lui. Pan si girò per pura abitudine, non che fosse poco furbo affrontare l'ignoto faccia a faccia, ma aveva senso girarsi per vedere cosa stava nascendo dal ventre oscuro dell'ombra li vicino?
    Domane inutili, si era girato, era quasi completamente cieco, la faccenda era quella e non poteva essere cambiata.

    Ciò che emerse fu una sfigurata e spaventosa parodia di una tigre. Più grande di una tigre del Bengala, denti conici che spuntavano da fauci bavose, appuntiti e minacciosi come la corona di spine di Cristo.
    La tigre si avvicinò con passo sorprendentemente felpato per la sua stazza, puntando Dennis, che ignaro della maggior parte di ciò che stava accadendo, la stava inavvertitamente fissando negli occhi, con un'espressione interrogativa che mostrava leggermente i denti in un sorriso confuso.

    Che cos'è?

    La voce del ragazzo gli giunse alle orecchie, e quella voce gli cancellò l'espressione confusa dalla faccia. Sentì il respiro pesante della creatura affamata, sentì le sue intenzioni maligne e oscure.
    Il sorriso sparì dalla sua faccia, i suoi occhi ciechi ancora grondanti di lacrime, le sue braccia si spalancarono, e le sue dita si mossero in quasi impercettibili segni di sfida.

    Sfida che venne accettata quasi all'istante.

    La “tigre” saltò su di lui, attanagliando il suo corpo con le sue fauci. Si sentì il rumore stridente dei denti sul metallo della Darian. Il mostro strinse, sempre più forte, così tanto da rompere qualcosa:

    La sua mascella.

    Le mani di Pan si mossero a velocità fulminea, ficcandosi nella carne di quella tigre senza senso. Sentì la carne lacerarsi sotto i suoi polpastrelli, la pelle strapparsi come cuoio scadente. Il sangue nero grondante dalle ferite appena ricevute, ma non era finita.
    Ogni singola fibra muscolare della Palingenesi si contrasse improvvisamente, le sue mani tirarono in due direzioni differenti. Un osceno rumore di tendini lacerati e carne strappata riempì quel tunnel, insieme ad un grugnito di sforzo di Dennis. La creatura venne letteralmente strappata a metà, un ultimo sussulto di quel gattone, e poi il nulla.

    Dennis era coperto di sangue e carne. Si scrollò di dosso la lordura, per poi accasciarsi in avanti poggiando le mani sulle ginocchia. Era molto più stanco di quello che pensava. Lo scontro, la corsa, lo strappare a mani nude una tigre, tutto aveva avuto peso sul suo corpo. Rimase li fermo con il fiatone per un po', per poi riprendersi e rimettersi dritto. Era ancora abbastanza cieco, e i suoi occhi avevano ripreso a lacrimare copiosamente.

    Si girò di centottanta gradi quasi perfetti, e dal palmo della sua mano si materializzò un bastone di ferro che usò per camminare in linea retta, in direzione di dove pressapoco si trovava il ragazzo alla quale stava cercando di insegnargli qualcosa.

    Il suo bastone toccò qualcosa di metallico, e si fermò.

    Allora, come stai?

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    FISICAMENTE - accecato, danni alla radice del naso, stanco

    MENTALMENTE - estremamente stanco
    STATUS DARIAN - indossata

    RIASSUNTO AZIONI - I am the danger
    ABILITÀ - -


    TECNICHE - 2: Chrysomallon squamiferum

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    Una belva feroce. Una tigre? Quella bestia era enorme. E puzzava. La vide lanciarsi in sua direzione e del suo “maestro” e gli venne l’istinto di scansarsi. Peccato che, barcollante e mal ridotto com’era, i suoi bicipiti femorali non riuscirono a contrarsi con sufficiente prontezza, e invece che sostenere il peso del suo corpo durante quello scatto felino, lo lasciarono semplicemente cadere al suolo, facendolo sedere all’indietro come un cucciolo maldestro. La belva attaccò ed Axel arretrò di qualche passo, strisciando il suo fondoschiena sul terreno umido, gattonando all’indietro. Non voleva scappare, semplicemente, non voleva interferire.

    Il suo ex avversario, Mr. Bellimbusto, si stava infatti occupando di quella selvaggia e feroce creatura. Lo osservò affrontare la tigre con un’audacia ed una sicurezza degni di un grande guerriero. Non indietreggiò nemmeno per un secondo, nemmeno quando la bestia avvolse con le sue portentosi fauci il metallo lucente della sua armatura. Si sentirono dei clangori ed Axel non riuscì bene a capire cosa stesse succedendo di preciso. Di fronte a sé vedeva l’ampia schiena del ragazzone e dietro di essa poteva scorgere parte della testa dell’enorme tigre. Avrebbe dovuto aiutarlo? Non capiva se avesse bisogno di aiuto. Si inclinò leggermente in avanti con il busto, pensando di alzarsi in piedi, ma un feroce grugnito ed uno sfrigolare di ossa rotte lo fecero nuovamente tombolare all'indietro. Con una forza al di fuori dal comune e che lasciò il giovane Cavaliere di Unicorno letteralmente a bocca aperta, il bellimbusto aveva infatti spaccato la mascella della bestia, mettendo fine alla sua esistenza e riducendola ad un corpo inerme e senz’anima, steso sul freddo ed umido suolo che ora si stava macchiando con lo scorrere lento del suo sangue. Di aiuto, non ne aveva bisogno.

    Axel guardò la scena per qualche altro secondo, estasiato ed incredulo, al tempo stesso intimorito. Sublime. Il suo ex avversario, “maestro” ed ora salvatore, si era intanto nuovamente avviato nella sua direzione. Il biondo stava ancora osservando con occhi sbarrati il liquido rosso fuoriuscire dalla bocca dell’animale ormai defunto e fu solo il rintocco metallico del legno contro il gambale della sua violacea armatura a riportarlo nel presente. Il guerriero che aveva appena ridotto la belva in brandelli si stava infatti reggendo in piedi aiutandosi ad avanzare con un bastone di legno. Axel sollevò lo sguardo cercando il suo viso e notò che i suoi occhi non lo stavano fissando dritto in volto. Fissavano un anonimo punto sulla sua armatura, un po’ lacrimanti, forse un po’ incerti. Probabilmente era ancora in parte accecato dal bagno di luce che il ragazzo gli aveva riservato pochi minuti prima. Egli gli chiese come stesse ed Axel non riuscì a decifrare il suo tono. Era infatti lungi dall'abbassare la guardia e ancora diffidava dalle intenzioni del ragazzone che aveva davanti. Anche se dopotutto avrebbe voluto credere fosse sincero.

    Esitò qualche secondo, temporeggiando ed aiutandosi con la parete alle sue spalle a mettersi nuovamente in piedi.
    – Bene. – Rispose schietto, tradendo poi successivamente quell'affermazione risoluta abbassando la palpebra dell’occhio sinistro e corrugando la fronte con un'espressione interrogativa.
    Si trovava infatti di fronte ad un bivio e non sapeva come agire con certezza. Il motivo di questa sua titubanza, oltre che alla sua inesperienza, era infatti legato al fatto che l’esito di quell’incontro a quel punto non dipendesse più da lui, ma da ciò che quel feroce interlocutore avrebbe deciso di fare con lui. Lo temeva, ma al tempo stesso lo ammirava. In fondo lo aveva protetto da quella bestia feroce, ma chi poteva garantirgli che non stesse proteggendo soltanto sé stesso per poi tornare a chiudere i conti con il fragile Cavaliere di Atena? Quella domanda però poteva essere una garanzia, se sincera. Una vacillante stretta di mano volta a sancire la conclusione del loro scontro.
    – E tu? – Si sentì di rispondere, ricambiando la cortesia, senza però abbassare la guardia e ripercorrendo con la mano sinistra le sottili e fitte crepe che si erano formate nel lato destro della sua armatura, prima di essere spedito al tappeto dall'ultimo colpo con il quale quel guerriero lo aveva aggredito, prima ancora di spedire quella tigre all'inferno.




    narrato | - parlato - | "pensato" | °telepatia°
    nome » Axel Torden
    casta » Saint di Atena
    armatura » Bronze Unicorn {III}
    energia » Verde
    mentalmente » SHOOK.
    fisicamente » Riporta tutte le ferite precedenti, stanco ed indolenzito.
    status armatura » Il lato destro della parte che ricopre la parte bassa del costato, dove ha subito il colpo, è incrinato.
    note » Can we still be... friends?

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    La voce del ragazzino sembrava rotta. I danni se li era beccati, forse per causa sua, forse per causa di quel mostro spezzato a metà che giaceva dietro di lui. A giudicare dalla posizione del piede e della gamba, il ragazzo era seduto. Scannerizzò ancora un po' con il bastone fino a trovare la parete, si voltò completamente, e si sedette, rilasciando un sospiro di sollievo e riassorbendo il ferro del bastone con il palmo della sua mano.

    Bene dici? Bene...Bene...

    Frugò nelle tasche sotto l'armatura, tirandone fuori sigarette e accendino. Se ne accese una e posò un'altra nello spazio tra lui ed il ragazzo, insieme all'accendino.

    E tu?

    Rimase con il fumo nei polmoni per un secondo buono all'udire quella domanda. Lui come stava? Come si sentiva in quel momento? Si strofinò gli occhi accecati con il dorso della mano libera, bagnandola di lacrime stantie.

    Ho centinaia, forse migliaia di soldati sotto il mio controllo e zero capacità tattiche o logistiche. Molti di loro si getterebbero in braccio alla morte con solo una granata innescata se solo gli suggerissi di farlo. Devo organizzare decine di macchine mortali contro un male che sta avvolgendo il mondo come una cancrena. Si permise di fare un altro tiro dalla sigaretta. Senza contare gli innumerevoli idioti che atterrano sul pianeta ignorando il cordone di sicurezza. Inoltre ho strutture e infrastrutture da costruire nelle poche sacche di terra ancora abitabili in questo cesso di mondo, coordinamenti di posizioni, letture di fascicoli e rapporti e tanto, tanto altro lavoro amministrativo di cui non voglio parlare. Colpì con un dito la sigaretta, facendone cadere la cenere sul pavimento. La mia ragazza è legata ad un governo semi-nazionalista, mentre io sono legato ad una testata nucleare sotto il mio culo. Dietro le palle degli occhi ho l'intero genoma di tutte le creature animali che abbiano mai camminato sulla Terra, e le loro voci mi ronzano nella testa come le zanzare vicino all'orecchio nelle notti d'estate.

    Rimase per un po' in silenzio, tamburellando le dita della mano libera per terra. I suoi occhi non volevano saperne di smettere di lacrimare.

    Togliendo tutto questo, sto benissimo.

    Spense la sigaretta sul dorso corazzato della sua mano, Si alzo lentamente, e quando fu in piedi si stiracchio piegandosi indietro e tenendo le mani sulla zona lombare. Girò il busto a destra ed a sinistra, facendo schioccare rumorosamente le giunture.

    Ed ho la sensazione che, se mi metto d'impegno, tutto andrà ottimamente...

    Fece qualche passo in avanti, allontanandosi dal ragazzo, per poi cominciare a riscaldarsi saltando sul posto, portando le gambe al petto, e tirando qualche Jab ad elevata velocità.
    Finito quel veloce riscaldamento, si girò verso la parete, con gli occhi ancora opachi e praticamente ciechi. Piego leggermente le ginocchia, alzò le braccia in posizione di guardia, e strinse i pugni.

    Allora?

    Vogliamo continuare?


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    Fumo. Tra un tiro di sigaretta e l’altro, ascoltò quell’ammasso di muscoli vomitargli addosso tutta la sua frustrazione. Aveva uno spiccato senso dell’ironia. E se ciò che gli aveva raccontato fosse stato vero era anche un pezzo grosso. Un generale? Un comandante? L’intero genoma di tutte le creature animali? Ma per chi e per cosa combatteva? Ripensò all’immagine di quel tizio a testa in giù, una verticale in mezzo al nulla. Che razza di comandante era? Si immaginò i Gold Saint del Grande Tempio comportarsi e parlare come lui. Sarebbe stato totalmente fuori luogo. Andrea che fa le capriole in mezzo a un prato? Il Re Santo del Leone che usa la parola “culo”? Per chiunque combattesse quest’uomo, per qualunque società od ordine, sicuramente non erano dei colti gentiluomini. Rozzi vichinghi distruttori. O forse semplicemente gente più alla mano. Che non dipinge la guerra con tanti onori e belle parole, ma che la considera per ciò che esattamente è: una grossa rottura di scatole.

    Trattenne il respiro per un attimo cercando di non inalare il fumo di quella dannata sigaretta e fu lieto nel vedere quel ragazzone allontanarsi di qualche passo. Peccato che si allontanò solamente per prepararsi a riprendere lo scontro. Axel lasciò cadere per un secondo il peso del suo corpo contro la parete che aveva alle spalle, sbuffando e alzando il viso e gli occhi al cielo. "Che rottura." pensò, preparandosi psicologicamente a ciò che sarebbe avvenuto. Era stanco, ma neanche tanto fisicamente. Era stufo di tutte queste battaglie inutili.

    Premendo con entrambe le mani contro il muro si spinse in avanti, mettendosi in posizione di guardia e tornando a guardare l’avversario dritto negli occhi, anche se non fu sicuro che gli occhi dell’altro incontrassero i suoi. Non erano infatti conciati per niente bene. Ciò fece incurvare un lato della bocca del ragazzo, deformandola in un piccolo sorrisetto beffardo. Forse c’era ancora spazio per divertirsi.

    – Continuiamo. – Disse raggiante ed entusiasta, facendo avvampare il proprio cosmo ed iniziando a tessere silenziosamente un labirinto di fili luminosi tra sé e l’avversario, e nell’area che delimitava il terreno del loro scontro. Li avrebbe tenuti celati agli occhi dell’altro guerriero, così da renderla una trappola invisibile, ma esplosiva. Quei fili di luce sarebbero infatti stati un’arma a doppio taglio: solidi ed incandescenti, come delle mine fotoniche pronte ad accecare, tagliare ed ustionare chiunque o qualunque cosa avesse cercato di passarci attraverso. Il suo corpo non si era ancora infatti ripreso dai danni subiti e nonostante le sue ferite avessero smesso di sanguinare, lo stesso non poteva dire del dolore e delle fitte al collo e alle costole sul lato destro. Doveva stringere i denti e se non più forte, doveva cercare di essere più furbo.
    – Prima però chiariscimi ancora una cosa: per chi combatti? – Temporeggiò, aumentando il numero di fili e iniziando a formare una sfera di luce tra le mani.
    – E tra l'altro: come ti chiami?



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    fisicamente » Riporta tutte le ferite precedenti (taglio dietro al collo, vari taglietti e graffi dove l'armatura non lo copriva), stanco ed indolenzito con particolare dolore al costato destro dove aveva subito il colpo.
    status armatura » Il lato destro della parte che ricopre la parte bassa del costato, dove ha subito il colpo, è incrinato.
    note » La tela di fili fotonici che inizio a tessere immaginala come una cosa molto random tipo fasci luminosi di un labirinto di laser tipo sistemi di sicurezza dove le spie devono sempre cercare di passare attraverso e puntualmente fanno scattare l'allarme. Se vengono toccati non scatta l'allarme, ma bruciano e "brillano" essendo composti di fotoni incandescenti (AF). E non si disintegrano, i fili di questa "trappola" rimangono lì ed i fotoni continuano a fluire finché li tengo in piedi. Ah, sì, e ovviamente la rete-laser-fotonica è invisibile, i fili si illuminano solo se ci salti dentro. La sfera di luce che Axel crea tra le mani è un diversivo (div).

    abilità »

    {Luce}Citato nei testi biblici, in alcuni casi l'Unicorno simboleggia la figura di Cristo, ed il suo corno la verità custodita nel Vangelo. Come servitore di Atena al servizio della giustizia, per fare luce sulle verità del mondo il Cavaliere ha sviluppato l'abilità di controllare i flussi luminosi. Egli può concentrare nel palmo delle proprie mani una quantità di fotoni tale da accecare l'avversario e in alcuni casi bruciare la sua retina; può giocare con la rifrazione della luce in modo da nascondere la realtà agli occhi del nemico, e nel caso più estremo, può deviare - attirando a sé - i fotoni dal raggiungere gli occhi dell'avversario, annebbiandogli la vista. Con la luce in suo potere, il Cavaliere di Unicorno può decidere di attaccare, generando radiazioni od esplosioni luminose, che come dei raggi o bombe laser, possono ustionare l'avversario.

    tecniche » //

     
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    Continuiamo.

    Eh, that's the spirit.

    Il ragazzo era entusiasta. A giudicare dalle lunghe pause che prendeva prima di parlare, tutto quello che aveva passato fino ad ora lo aveva stancato abbastanza, ma c'erano ancora delle braci che ardevano dentro di lui. Pan sentì il rumore metallico dell'armatura strisciare leggermente sul muro. Il ragazzo si stava alzando, e questo lo riempì di una leggera sensazione di rispetto per chi aveva davanti. Sorrise, puntando i suoi occhi ciechi davanti a lui, mentre il cosmo del suo avversario cominciava ad espandersi tutto intorno.
    Pan schioccò la lingua. Quel cosmo non ardeva ai livelli di un Aralso, ma c'era qualcosa, una scintilla in quella pozza di energia che non gli concedeva il lusso di abbassare la guardia.

    Prima però chiariscimi ancora una cosa: per chi combatti?

    Eeeehh...

    Domanda insolita da fare durante uno sparring. Dennis si passò una mano sul petto, dove uno scompartimento creato nella parte inferiore della Darian conteneva un pezzo di carta, un semplice foglio con sopra un disegno fatto da due esserini di cui si fidava ciecamente. Era un memento che gli permetteva di alzarsi la mattina ad un orario decente, qualcosa che lo costringeva a tornare a casa da chi aveva bisogno di lui.

    E tra l'altro: come ti chiami?

    Ah beh questa è facile, io so-

    Mentre dava fiato alla bocca, mosse una mano con fare esplicativo, e quel movimento fu accompagnato da una fitta di dolore che partì dal dorso, un dolore accompagnato da un gemito di dolore, una reazione naturale alla pelle che bruciava.
    Fu allora che si rese conto del fatto che la temperatura dell'ambiente si era alzata.

    Aaaaw shit...you me with the monolgue...

    Doveva fare i conti con la realtà:
    Il suo potere era ancora immaturo, ma chiunque fosse il tizio che aveva davanti, lo aveva messo all'angolo. Certo, tutto quello non era abbastanza da fermarlo, anche il semplice camminare attraverso qualsiasi trappola era incappato era sufficiente per liberarsi, ma il semplice pensare che qualcuno che aveva semplicemente scalfito la superficie dei segreti del Cosmo fosse stato in grado di fare una cosa del genere era una piacevole sorpresa.

    Sentì il calore aumentare vicino a se. Era ancora cieco come un pipistrello, ma riusciva a capire che qualcosa di interessante stava accadendo. Non poteva rimanere immobile mentre l'ignoto si faceva strada verso di lui.

    Per chi combatto, mi chiedi...?

    Il suo braccio destro divenne rigido come un pezzo di metallo, e fu proprio il metallo a manifestarsi sulla sua pelle, rigata dalle vene grottescamente esposte sotto la Darian.

    Questo sarebbe un momento per un discorso incoraggiante, per una rivelazione o qualche parola detta nel modo giusto.
    Mai stato un tipo da cose del genere.


    Il metallo sul suo braccio si raccolse sulla punta delle dita. Un minuscolo grumo ferroso pieno zeppo di cosmo instabile.

    In questi anni mi hanno dato vari appellativi: Cavaliere, demone, arma, Re...

    Dennis non si sarebbe mosso, ne avrebbe cercato di incassare a pieno qualsiasi cosa quel ragazzino aveva in mente. Avrebbe invece focalizzato i suoi sforzi nel proiettile di ferro che stava creando, pronto ad essere lanciato con la forza erculea delle sue dita in linea retta davanti a se. Dennis era ancora cieco, e quel petardo di ferro avrebbe potuto smuovere le cose.

    Mi chiedo come mi chiamerai tu a fine giornata.

    Il grumo di ferro venne colpito dal dito dell'Araldo, fendendo l'aria come un proiettile.

    Io sono Pan comunque.
    Araldo di Gea.



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    MENTALMENTE - stanco
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    RIASSUNTO AZIONI - Bloccato sul posto da qualcosa che non può vedere, Dennis si prepara a fare PIUM con un petardi di ferro e cosmo esplosivo davanti a se
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    TECNICHE - 2:

    Chrysomallon squamiferum, detta lumaca piede di ferro.

    La lumaca-piede-di-ferro è un particolare mollusco che costruisce il suo guscio usando come elemento base il solfato ferroso, rendendo il suo corpo così ricco di ferro da formare un “piede” formato da scaglie di ferro. Questa forma dona a Pan la versatile, seppur limitata, capacità di usare l'elemento sopracitato.


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