« When Tomorrow Comes »

Andrea; Axel

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    ~

    Gramàn si muoveva leggero, sollevando al suo passaggio piccole scintille.
    L'umana le aveva dato un compito, prendere e portare da lei un ragazzino. Un nuovo cucciolo da accudire e crescere dopo Andrea e Yoshiro, la coda elettrica tamburellò di gioia. Scese i gradini del santuario in pochi balzi, fermandosi per catturare una rondine che era passata troppo vicina a lui. La sentì sfrigolare sotto la bocca, un pasto caldo per l'ultimo della cucciolata. Se era come Andrea e Yoshiro, non poteva fidarsi di lui perché mangiasse abbastanza. Erano entrambi troppo magri, troppo deboli per procacciarsi il cibo da soli.
    Oltrepassò la Seconda Casa, dove spesso si fermava a giocare con i piccoli di Bartolomeo – quell'uomo lo inseguiva sempre con della pizza in mano – e con un balzo atterrò in piedi nella vallata. Si guardò intorno e si assicurò che nessuno lo stesse seguendo, poi iniziò a muoversi tenendo i muri delle case sul suo fianco, per esporre solo un lato del proprio corpo elettrico.
    Non che avesse paura di niente e di nessuno, era pur sempre un gatto col cuore di leone. La rondine, nella sua bocca, aveva smesso di dimenarsi da un pezzo.

    Arrivò al quartiere che Andrea gli aveva detto di cercare.
    Sentiva in modo chiaro due tracce cosmiche: uno doveva essere Nestore, l'altro il cucciolo che cercava. Con un salto si lanciò sul davanzale, scrutando l'interno con gli occhi che lanciavano saette. Il sole era appena sorto, e il ragazzino dormiva scomposto sul letto. Era effettivamente magro. Ci avrebbe pensato lui.
    Ecco il piccolo umano. ❜ Disse tra sé e sé, per poi restare a fissare la finestra senza mai distogliere lo sguardo per venti minuti. Si accorse, dopo parecchio tempo, che le ante erano solo appoggiate, e introdusse una zampa per allargare il passaggio. Scivolò, comprimendosi come fosse fatto d'acqua, attraverso la fessura, e atterrò sul pavimento senza un rumore.
    Mru. ❜ Vide che in un angolo della stanza c'era il box che conteneva la sua nuova armatura. Era la persona giusta. Saltò sul letto, passò sul suo stomaco, e depose la rondine carbonizzata sul cuscino, di fianco alla sua testa. Sventolò un paio di volte, soddisfatto, la coda saettante sul viso del ragazzo.
    Fu allora che lo vide. Il suo istinto animale ruggì non appena individuò quel nemico naturale: un bicchiere troppo vicino al bordo del comodino.

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    Saltò dal materasso al mobiletto, senza curarsi se Axel si fosse svegliato.
    Avvicinò la zampa al bicchiere, vicina, sempre più vicina – e lo fece cadere a terra, in un rumore di vetri infranti. Il suo nemico era stato sconfitto, e l'ordine era ristabilito.
    Fu allora che si girò con un espressione appagata verso Axel, fissandolo con occhi lucenti.
    Renditi presentabile e mangia qualcosa, ragazzo, lei vuole vederti. ❜ Parlò come sempre senza voce, trasmettendo il suo pensiero direttamente alla sua mente. Non appena Axel si fosse alzato dal letto avrebbe colto l'occasione e si sarebbe acciambellato lì dove aveva dormito, come a rubarne il calore.
    Non che ne avesse bisogno, visto che era un gatto di pura luce e di elettricità... ma era pur sempre un gatto. Non avrebbe aggiunto altro, fermo ad aspettare che Axel fosse pronto, facendo delle deboli fusa che sollevavano scintille nell'aria.
    Iniziano tutti come te, sai? Confusi e spauriti come pulcini. ❜ Non perse mai di vista il ragazzo, continuando a guardarlo con la testa lievemente inclinata.
    Quella non ti servirà, non con lei. ❜ Aggiunse, fissando l'armatura. Non c'era bisogno che la indossasse, conosceva troppo bene Andrea per sapere che lei non l'avrebbe voluta. Quella ragazza faceva le cose diversamente rispetto agli altri, ma a lui piaceva.
    Quando vide che era pronto alzò la coda in aria e con un salto raggiunse il davanzale, uscendo fuori dalla stanza. Avrebbe aspettato il ragazzo, per poi precederlo sempre di qualche passo. L'avrebbe condotto alle scalinate del Grande Tempio.
    Gramàn sarebbe stato il suo lasciapassare per raggiungere la Quinta Casa.

    Nessuno li avrebbe fermati e Gramàn si sarebbe infilato, dopo un numero immenso di gradini, dentro quel tempio.
    All'interno Andrea stava aspettando, seduta allo scrittoio, mentre leggeva un rapporto di ciò che era accaduto a quel nuovo Saint. Il resoconto giunto alla sua biblioteca era incompleto, ma tratteggiava bene una storia come molte altre, ma non per questo non degna di essere raccontata, compresa, e, alla fine, da lei immagazzinata. Ma non era solo quel desiderio di conoscenza.
    Appoggiò gli occhialetti da lettura e si passò una mano tra i capelli, ravvivandoli. Si ricordava il suo primo giorno al Santuario. Nessuno era venuto a parlarle, nessuno le aveva spiegato nulla. Comprendeva la confusione in cui doveva trovarsi quel ragazzo, e avrebbe fatto in modo di accompagnarlo su quella nuova strada.
    Vide Gramàn entrare dalla porta, passare sotto il tavolo e saltare sopra il sofà, dove si acciambellò. Sorrise, sapeva che quel gatto doveva essere soddisfatto per aver portato a termine la sua missione. Dopo pochi secondi, infatti, entrò anche Axel.
    « Benvenuto, Axel dell'Unicorno. » Disse mentre si alzava dallo scrittoio, per attirare la sua attenzione e farsi notare.
    Sollevò il libro che stava leggendo e questo, in un piccolo scoppio di luce, sparì nel nulla, diretto verso la dimensione in cui si trovava la sua biblioteca.

    Superò lo scrittoio e si produsse in un piccolo inchino.
    Non aveva dormito molto e non aveva ancora fatto colazione; indossava comunque una veste candida, senza pieghe, e sapeva che sorridendo non si sarebbero notati i suoi occhi stanchi. Avrebbe lasciato al ragazzo il tempo di ambientarsi e di studiare la grande sala in cui si trovava.
    « Ti chiedo scusa se Gramàn ti ha svegliato, spero non ti abbia fatto troppi dispetti. Purtroppo è un gatto, e noi non abbiamo alcun potere su di loro. » Si coprì la bocca con le dita affusolate e si lasciò scappare una risata cristallina.
    « Sarei venuta io, ma dovevo finire di leggere quel rapporto. » Si strinse nelle spalle, assumendo per un attimo un tono e una fisicità più professionali.
    « Sono Andrea, Cavaliere del Leone, Eforos del Grande Tempio e tutto il resto. Ma per un compagno come te sono semplicemente Andrea. Tu sei Axel, non è vero? » Si presentò, tornando a esibire un sorriso rassicurante.
    « Prego, accomodati pure. Preparo del the. » Allungò la mano aperta e indicò i divani e il sofà che, però, Gramàn non sembrava intenzionato a lasciare.

    Si congedò con un cenno del capo e, dopo qualche minuto, tornò reggendo un vassoio con due tazze fumanti e qualche biscotto al burro su un piatto.
    Appoggiò tutto sul tavolino al centro della stanza, prese posto sulla poltrona opposta al divano e sollevò una tazza, soffiandoci sopra. Bevve un sorso e, dopo averla riposta sul legno lucido, intrecciò le dita e osservò da sopra di esse il ragazzo.
    « Immagino tu abbia molte domande, che tutto sia successo troppo rapidamente. » La sua voce, prima cordiale, era diventata d'un tratto seria, adulta e profonda.
    « Ci sarà tempo per tutto. Ma, Axel, prima volevo chiederti una cosa. Non è una domanda da superiore a sottoposto, vedila come una domanda fatta da un'amica. Da un'umana a un altro. » Gramàn, intanto, si sarebbe spostato e avrebbe preso posto tra le gambe del ragazzo, come per riscaldarlo.
    « Come ti senti? » Gli chiese, sapendo che il suo viaggio era stato lungo e difficile. E che, forse, nessuno glielo chiedeva da molto tempo.

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    Energia ~ Viola.
    Cloth ~ Gold Leo - VII - non indossata.
    Condizioni ~ Ottime.
    Abilità ~ Keraunos

    Il Keraunos, nel tempo, ha assunto molti nomi. Che venga chiamato Fulmine Sacro o Saetta Deicida questo elemento è potenzialmente devastante, pericoloso sia per gli umani che per le stesse divinità. Perché non cadesse nelle mani sbagliate Atena, dopo averne sottratto un frammento a Zeus, lo donò ai suoi cavalieri del Leone, perché lo custodissero e lo utilizzassero per illuminare la via degli uomini.
    Andrea è stata l'ultima a ottenere questo dono, che come tutti i cavalieri di Leo le consente di controllare il fulmine in ogni suo aspetto. Maestra dell'elemento elettrico, è in grado di manipolarlo per dare vita a scosse, fulmini, tempeste elettrostatiche, capaci di paralizzare le parti colpite, causare danni al sistema nervoso o provocare bruciature, fino a stordire i suoi nemici. {Elettricità}
    Il Keraunos le permette un controllo tale del fulmine da poterlo manipolare persino nelle sue più piccole manifestazioni, i fotoni, le particelle minime del campo elettromagnetico. Questo le dona la capacità di controllare anche la luce in tutte le sue forme, potendo dare vita a fenomeni ottici così luminosi da danneggiare la retina dei suoi avversari, ma anche di poterla condensare per dare vita a raggi concentrati e taglienti, fino anche a emulare la vita creando delle lame rudimentali o degli scudi di luce. Inoltre, sfruttando la rifrazione, sarà possibile per Andrea nascondersi in piena vista, ottenendo un effetto simile, ma non altrettanto perfetto, all'invisibilità. {Luce}
    Il Fulmine Sacro, in virtù della sua origine divina, le permette di difendersi contro ciò che normalmente colpirebbe la maggior parte dei cavalieri. I suoi effetti non si fermano alla sola materia. Il Keraunos, infatti, le permette di danneggiare e di proteggersi da costrutti spirituali e dagli attacchi capaci di colpire l'anima. {Capacità di contrastare gli attacchi portati con Spirito}
    Tra le doti che le garantisce la Saetta vi è quella di poter, con la sua luce, guarire le ferite degli uomini. Andrea può lenire sia le ferite altrui che le proprie, permettendole, una volta a duello, di guarire un unico tipo di danno, purché non sia così profondo da essere fatale. In questo modo è possibile, per Andrea, protrarre il combattimento fin dove non sarebbe possibile altrimenti. {Guarigione}
    Tutti gli attacchi portati dal cavaliere del Leone, in virtù della potenza del Keraunos, risulteranno più potenti del normale, potendo lei richiamare più cosmo con minore dispendio di forze. Questo le consente un vantaggio tattico nei confronti di numerosi nemici, dovendo questi, a parità di forze, sforzarsi di più per generare attacchi pari ai suoi. {Cosmo Straordinario}


    Illuminazione Cosmica

    Se il cavaliere della Vergine è quello più vicino agli dei, quello del Leone è da sempre il più vicino alla natura. Andrea possiede una sorta di empatia portata all'estremo, che le consente di percepire il cosmo in ogni cosa, sia questo negli uomini, negli animali o negli oggetti inanimati. É in grado di intuire anche la più flebile traccia cosmica, ottenendo più informazioni di quanto non sarebbe normalmente possibile. {Percezione Straordinaria}
    Inoltre, facendo risuonare il suo cosmo con la natura, Andrea è in grado di aizzare o di quietare l'ambiente circostante, per esempio potendo addomesticare anche la belva più feroce, per renderla innocua e una fedele compagna. {Empatia con la Natura}
    Andrea è così abile nel percepire le anche minime alterazioni nel cosmo che sarà più difficile, per lei, cadere vittima di illusioni ambientali o di simili alterazioni sensoriali. Ciò le permette di uscirne più facilmente, di percepire di essere caduta in un inganno e di restare lucida mantenendo la percezione del mondo circostante. {Capacità di contrastare le Illusioni Ambientali}
    I suoi sensi sono così sviluppati da essere dotata di un istinto che le consente di rendere le sue difese o i suoi attacchi particolarmente precisi ed efficaci. È difficile prenderla di sorpresa, e per lei è sempre possibile variare le sue tecniche per renderle più adatte al cosmo dell'avversario e agli attacchi che si trova a fronteggiare. {Difese e attacchi più precisi}
    Tuttavia non solo può migliorare le proprie offensive e le proprie difese, ma persino emulare quelle dei suoi avversari. Purché non siano poteri a lei totalmente estranei, come quelli spirituali o illusori, Andrea sarà in grado di imitare le tecniche altrui, creandone di simili a partire dai poteri di cui lei dispone. Le sarà possibile, in questo modo, dare vita ai colpi più disparati, imitandone le caratteristiche e funzionamento, ma sempre utilizzando come base il proprio cosmo, la luce o l'elettricità. {Capacità di emulare le tecniche altrui}
    L'ultimo potere che le garantisce la sua empatia cosmica è quella di, facendo risuonare il proprio cosmo con quello avversario, tentare di prendere il controllo dei suoi costrutti per un turno. Potrà, in questo modo, appropriarsi di essi, muoverli, fino a persino fargli attaccare il loro stesso creatore. La sua capacità di entrare in contatto con tutte le emanazioni cosmiche le consente, in questo modo, di influenzare tutti quei costrutti non estemporanei, comprese anche le armi cosmiche. {Capacità di controllare i costrutti altrui}
    Come tutti i cavalieri, raggiunto un certo livello, Andrea ha sbloccato la capacità di comunicare telepaticamente, senza bisogno di parole, potendo trasmettere i propri pensieri direttamente alla mente dell'interlocutore. {Telepatia}
    Inoltre, come tutti i cavalieri di Atena, la sua fede nei confronti della sua dea è così grande che, invocandola, sarà possibile per Andrea continuare a combattere per un intero turno quando ormai allo stremo. La sua devozione, infatti, le garantirà la possibilità di potersi ancora muovere e di poter superare quelle condizioni che normalmente glielo impedirebbero, come illusioni, ferite debilitanti, stanchezza estrema o altro. {Favore di Atena}


    Tecniche ~ /
    Riassunto ~ Eccoci! Percepisci senza problemi che il cosmo di Gramàn è simile al tuo, anche se intensissimo (è più forte di Andrea). Tuttavia non ti fai male toccarlo, anzi, passarci la mano sopra fa sentire solo un pizzicore e un calore piacevole.
    Scusa le autoconclusioni, ma era per portarti in quinta casa e iniziare la role. Buon divertimento!
     
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    Aveva avuto una nottataccia. Quella di avventurarsi la notte, fuori dal Grande Tempio, a guardare le stelle e l'alba non era stata poi una grande pensata. I Giganti erano poi esseri strani. E chissà poi quanti altri strani esseri esistevano ancora. Nessuno gli aveva spiegato niente, non conosceva l'ordine delle cose - sempre che ce ne fosse uno - e non sapeva chi considerare un amico o un nemico. Che poi che cosa stupida che il semplice fatto di indossare un'armatura precludesse a prescindere chi considerare un amico. Ma forse non si trattava di amicizia. In guerra si parla più di alleati che di amici. Sul campo di battaglia gli amici poteva anche scordarseli.

    Si trovava a pancia in giù, disteso sul letto, le braccia che stringevano il cuscino. Gli faceva male la testa. Oltre a non dormire, aveva pure lottato. Aveva incassato ulteriori colpi, seppur non gravi, ma comunque aveva nuovamente sottoposto il suo corpo ad un grande stress. Sentiva il peso dei suoi polmoni mentre cercava di prendere respiri più profondi. I muscoli delle spalle formicolavano e sentiva così tanto acido lattico nelle gambe che pensò avrebbe potuto ricavarci una tazza colma per farci colazione. Acido. Lattico. Forse stava delirando.

    Gli parve di sentire la finestra aprirsi leggermente. L'aria fresca del mattino gli accarezzò il viso, ed ebbe conferma della sua sensazione. Forse quello non era il giorno giusto per recarsi al Santuario. Doveva rimettersi in sesto ed era sicuro che con le occhiaie che si sarebbe ritrovato non avrebbero di certo fatto una buona impressione ai suoi superiori. Sempre che avessero accettato di riceverlo. Ma in fondo dovevano. Aveva qualcosa che apparteneva loro e non potevano di certo lasciare che se ne andasse in giro a piede libero, senza ordini e contrordini, con una sacra armatura. E la notte appena trascorsa ne era la dimostrazione.

    Si rigirò a pancia in su, tenendo le braccia incrociate dietro la testa. Socchiuse leggermente gli occhi, fissando il soffitto. Ormai il sole era sorto e la luce del giorno aveva iniziato a filtrare con timidezza tra le ante delle persiane socchiuse. Le palpebre gli pesavano così tanto che anche se avesse voluto avrebbe dovuto lottare per tenerle aperte. Sentì qualcosa camminare con delicatezza al fondo del letto, poi delle piccole pressioni sul suo stomaco. Conosceva bene quella sensazione e sapeva che si trattasse di un gatto. Ai tempi, quando per un periodo aveva vissuto ad Oslo dagli zii, si era abituato a convivere con un felino e al dolce tocco dei passettini quando camminava sul suo corpo. Quel gatto si chiamava Katt, in norvegese semplicemente la parola per gatto. Era un siamese un po' antipatico, non si lasciava mai accarezzare o prendere in braccio se non la sera, quando veniva a trovarlo sotto alle coperte, strusciandogli la coda sulla faccia e facendogli respirare qualche pelo volante.

    Cercò di prendere la bestiola tra le mani, ma quando al tatto non sentì una morbida pelliccia il suo cuore ebbe un sussulto.
    - Ma che cazz... - Spalancò gli occhi di scatto, mentre il suo cuore aveva iniziato ad accelerare i battiti, permeando i suoi vasi sanguigni di adrenalina. Era pronto a colpire e a scaraventare via quella cosa, ma il suo sesto senso fermò quell'impulso. Mentre quell'entità tiepida e leggiadra proseguiva il suo cammino di fianco al suo volto, Axel rimase per un attimo accecato dalla luce che emanava. Si tirò su da un lato, facendo leva sul gomito. Dovette stropicciarsi gli occhi un paio di volte per mettere a fuoco quella strana forma. Che fosse un gatto non c'era ombra di dubbio, ma di certo non si trattava di un gatto normale.
    Lo vide depositare sul suo cuscino i resti di quello che forse un tempo era stato un passerotto. Era completamente carbonizzato. Quel regalino lo inorridiva, ma sapeva che da parte di un felino si trattasse di un bel gesto. Confermato dall'amorevolezza con cui ora quello strano esserino gli stava passando la tiepida e luccicante coda sul viso, come ad accarezzarlo.

    Con la fronte corrugata si strofinò con una mano gli occhi. Quella piccola sorpresa l'aveva per un attimo distratto dal suo malessere fisico, ma sentiva la testa così pesante che temeva quasi di essersi bruciato il cervello. Quando riportò l'attenzione sul suo insolito visitatore ebbe uno spasmo nel tentativo di urlare "fermo!" ma il suono di quella parola non fece in tempo ad uscirgli di bocca che il danno era già stato fatto.
    Come tutti i felini che si rispettino, anche questo sembrava avere una certa propensione a spingere le cose giù dai mobili. Peccato si trattasse di un bicchiere di vetro. Pieno. Che andò in frantumi. La sera prima l'aveva infatti lasciato lì pensando che sarebbe stata una pessima idea, ma aveva perso la sua borraccia di alluminio durante il viaggio in Norvegia e certe abitudini sono così radicate che rinunciarci è più difficile che adottare nuove rischiose soluzioni. Quindi sì, aveva fatto la stupida scelta di sistemare un bicchiere di vetro colmo d'acqua sul comodino. Perlomeno poteva dire a Nestore di non essere stato lui a romperlo.
    Non sono stato io, un finto-gatto-luminoso è entrato dalla finestra. Come se fosse una scusa credibile. Ma forse dopotutto lo era, visto che le stranezze erano all'ordine del giorno.

    ° Renditi presentabile e mangia qualcosa, ragazzo, lei vuole vederti. ° Axel si guardò intorno, per un attimo confuso. Poi guardò il felino, che lo stava fissando. Incredibile. Non poteva crederci. Quella cosa stava davvero parlando nella sua testa? Forse aveva le allucinazioni. Forse stava diventando pazzo. O forse erano solo gli scherzi della stanchezza.
    Sì alzò dal letto, stiracchiando le ossa doloranti e osservò il micio mettersi comodo tra le coperte scomposte.
    ° Iniziano tutti come te, sai? Confusi e spauriti come pulcini. ° Aggiunse il suo nuovo amico, mentre leccandosi una zampina iniziò ad accompagnare scintille luminose alle fusa.
    Axel lo osservò ancora per qualche secondo, con l'espressione di chi arriva nel bel mezzo di una conversazione già iniziata e si sente nominare senza capire il perché, poi si diresse verso la porta della camera ed uscì.

    Se la chiuse alle spalle e rimase qualche secondo con la schiena appoggiata al legno. Sentì ancora la voce di quella creatura rimbombargli nella testa e suggerirgli che con lei l'armatura non gli sarebbe servita. Ma lei chi? Questa volta si strofinò entrambe le mani sul volto, esalando un profondo respiro. In quel momento Nestore si materializzò di fronte a lui.

    - Buongiorno ragazzo, qualcuno ti ha dato una scusa per essere mattiniero? - Disse ridendo sotto ai baffi, mettendo un braccio sulla schiena del ragazzo, trascinandolo in cucina con sé.
    - Qualcuno chi? - Domandò Axel, sedendosi a tavola con i gomiti appoggiati sulla tovaglia, reggendo il peso della sua testa tra le mani. Nestore non rispose e continuò a farsi strada tra pentole e pentolini per preparare la colazione, come se niente fosse. Axel ci ripensò.
    - Perché me lo chiedi, a cosa ti riferisci? - L'uomo continuò a spadellare senza dire una parola e continuando a dargli le spalle.
    - Che succede? -
    - Dimmelo tu che succede. -

    In effetti era strano che Nestore non si fosse accorto di quella sua gita notturna. Il fango sui vestiti che aveva indossato la sera precedente - e che ancora non si era tolto di dosso - parlava chiaro. Come il fatto che l'armatura fosse misteriosamente sparita dal soggiorno e non si trovasse più di fianco alla porta d'ingresso. Ma soprattutto la puzza di sudore e sangue che il suo corpo emanava nonostante la sera prima l'uomo si fosse preso cura di tutte sue ferite dopo aver fatto una lunga e profumata doccia. O stava facendo finta di niente o stava facendo finta di niente. Non poteva non essersene accorto. Aspettava solo che il colpevole confessasse, quindi confessò.

    Gli raccontò che quella notte non era riuscito a prendere sonno. Continuava ad avere dei brutti incubi, così aveva deciso di andare a fare un giro, fuori dalle zone protette dal Santuario. Aveva trovato un promontorio dove poter ammirare le stelle e osservare l'alba, ma poi era arrivato un Gigante e insomma, la loro conversazione non aveva avuto toni del tutto amichevoli. Era poi tornato a casa, poco prima dell'alba e non aveva fatto in tempo a prendere sonno che uno strano gatto era entrato in camera dalla finestra. Gli descrisse la natura luminosa di questo gatto, di come avesse percepito il suo cosmo e di come la creatura si fosse messa a parlargli nel pensiero. Incluse anche il particolare del passerotto carbonizzato e del bicchiere rotto.

    Disse tutto questo d'un fiato, mentre le sue braccia avevano ormai ceduto sotto al peso della testa. Ormai era praticamente con il capo sdraiato sul tavolo. Socchiuse gli occhi. Voleva solo dormire.
    - Nestore cosa ne pensi, sono pazzo? - Biascicò con noncuranza alla fine del suo discorso. Nestore spinse la ciotola di porridge verso il ragazzo, sedendosi di fronte a lui e iniziando a mangiare la sua colazione come se non avesse appena sentito una storia del tutto incredibile. Sembrava addirittura divertito.
    - Io penso che tu debba mangiare, fare una bella doccia, mettere addosso dei bei vestiti e farti accompagnare da Gramàn al Grande Tempio. - Axel si tirò su, guardando l'uomo con sguardo enigmatico.
    - Grachechi? - Aveva il volto accartocciato in una smorfia interrogativa.
    - L'elettrogatto. - Gli sorrise Nestore.

    Avrebbe voluto fare altre domande, chiedere chi fosse lei, ma si censurò. Fece invece come Nestore gli aveva suggerito, si diede una sistemata, si mise addosso dei vestiti decenti, che però non riuscirono a coprire tutti i segni degli scontri che aveva appena combattuto. Specialmente il taglio che aveva sotto lo zigomo sinistro. Nestore lo aveva quindi incerottato, anche se Axel non capiva la necessità di tanta formalità. L'uomo aveva addirittura insistito che indossasse una cravatta, ma una camicia ed una giacca nera elegante erano già per sin troppo per Axel.

    Una volta pronto tornò quindi in camera, dove il suo nuovo ospite lo stava aspettando. Si scambiarono uno sguardo d'intesa e la creatura saltò sul davanzale, uscendo fuori dalla stanza passando dalla finestra, allo stesso modo in cui era arrivato. Axel ispezionò con lo sguardo per un momento gli inserti dello scrigno contenente la sua armatura. Il gatto aveva detto che non ce ne sarebbe stato bisogno. Dunque non gliel'avrebbero confiscata. Probabilmente non l'avrebbero nemmeno punito per aver cercato di rubarla, quando aveva cercato di evadere dal Santuario la prima volta con essa. O forse no, forse qualche punizione gliel'avrebbero assegnata. Nel dubbio decise di prenderla e di portarla con sé, caricandosela in spalle. Non si poteva mai sapere.

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    Seguì Gràman per le strade che conducevano alla scalinata per le dodici case. La vista di quei templi, uno dietro all'altro, che crescevano in altezza lungo l'acropoli gli aveva sempre fatto un certo effetto, ma passare addirittura attraverso le case custodite dai Santi dell'Ariete, del Toro, dei Gemelli e del Cancro era un'emozione indescrivibile. Vista la stanchezza che si portava addosso poteva benissimo essere un sogno.

    Quando giunsero alla Casa del Leone vide il gatto accelerare il passo ed infilarsi all'interno di quel tempio con fare arzillo. Scorse all'interno una giovane ragazza dai lunghi capelli verdi, seduta dietro ad una maestosa ed antica scrivania di mogano. Quando ella vide Gramàn alzò lo sguardo da ciò che stava leggendo, e non appena Axel entrò si mise in piedi, accogliendolo con parole di benvenuto.

    Ecco dunque chi era la lei a cui il felino aveva fatto riferimento. Non era certo la prima volta che la vedeva. Ricordava perfettamente con quale grazia le calzasse l'armatura del Leone. L'aveva vista sfilare con gli altri Santi Dorati prima della loro partenza per la liberazione di Atene. Prima della sua fuga dal Grande Tempio. Prima di commettere azioni che gli facevano provare un certo imbarazzo di fronte a quella che ora poteva considerare un suo superiore. Chissà se fosse venuta a sapere del tentato furto dell'armatura.

    Prima di avvicinarsi ad Axel, prese in mano il libro che stava leggendo e con un lampo di luce lo fece sparire nel nulla.
    Tutto normale, tutto normalissimo. pensò Axel, cercando di tranquillizzarsi, anche se i battiti del suo cuore presero ad accelerare.
    - Ti chiedo scusa se Gramàn ti ha svegliato, spero non ti abbia fatto troppi dispetti. Purtroppo è un gatto, e noi non abbiamo alcun potere su di loro. - disse la fanciulla, dopo essersi avvicinata al giovane ed aver compiuto un piccolo inchino. Doveva inchinarsi anche lui? Non aveva ancora nemmeno detto salve. Però gli sembrava strano salutare con un inchino. Gli stava venendo da sbadigliare.
    - Sarei venuta io, ma dovevo finire di leggere quel rapporto. - Aggiunse la ragazza mentre cercava di nascondere una frivola e soffice risatina, prima di ricomporsi stringendosi con dolcezza nelle spalle.
    Axel non sapeva bene come comportarsi. Fece anche lui un piccolo inchino per non essere scortese, ma si sentiva la mente congelata, come se avesse perso la capacità di formulare delle frasi di senso compiuto. Un po' per la stanchezza, un po' per l'imbarazzo. Un po' perché era quasi più di un anno che non interagiva più con qualsiasi altra forma di essere vivente al di fuori di Nestore e dei Corrotti. Un po' perché si sentiva un mezzo ladro. Ma forse in realtà erano solo la grazia e la dolcezza della fanciulla a metterlo a disagio.

    Ella si presentò come Cavaliere del Leone ed Eferos del Grande Tempio. Conosceva il nome del ragazzo e lo pregò di accomodarsi sul sofà su cui Gramàn si era accucciato. Disse che avrebbe preparato del tè e lasciò Axel solo per qualche minuto. Il giovane appoggiò quindi lo scrigno contenente l'armatura a terra, dando sollievo alle proprie spalle, mentre ne approfittava per guardarsi intorno ed ammirare la bellezza di quelle stanze. Tutto era arredato secondo un stile classico. Sembrava quasi di trovarsi nella reggia di qualche nobile francese dell'ottocento. Gli sapeva di Versailles.

    Quando Andrea tornò, adagiò il vassoio carico di tè e biscotti su un piccolo tavolino, per poi sedersi nell'antiquata poltrona color porpora di fronte al divanetto su cui si era accomodato Axel. Gramàn subito non era stato felice di condividere la sua cuccia con qualcun altro, ma il ragazzo si era fatto perdonare, strofinando e accarezzando il corpicino luminoso di quello strano gatto. Toccare il suo manto raggiante gli dava una strana ma bella sensazione. Lo faceva sentire bene. Aveva addirittura raggiunto una tale intesa con il felino che aveva iniziato giocare con lui, generando a sua volta piccole sferette di luce da far svolazzare attorno al gatto. Tra i due si era creata una certa intesa. Tuttavia, non appena si accorse che la Saint stava tornando verso di loro il gioco finì.

    Lei si servì, e con quel gesto lo invitò a fare lo stesso. Il ragazzo prese in mano la preziosa e raffinata tazza di tè ed iniziò a sorseggiarlo. Era bollente.
    - Immagino tu abbia molte domande, che tutto sia successo troppo rapidamente. - Iniziò lei con tono serio. Lo rassicurò che ci sarebbe stato un tempo per discutere di tutto, ma prima voleva rivolgergli una domanda da amica.
    Amica. Si ricordò ciò che aveva pensato quella stessa mattina riguardo agli amici. Poi lei gli chiese come stesse.
    Una merda, fu la risposta che più prontamente si materializzò nella sua testa, ma non lo disse ad alta voce. Anche se avrebbe voluto. Lo pensò soltanto e pensarlo per poco non lo fece scoppiare in una risata nevrotica. Cercò dunque di sopprimere queste sue emozioni contrastanti e si prese un po' di tempo portando la tazza alla bocca e mandando giù un altro sorso di tè. Per poco non gli andò di traverso. Tossì e pensò a quanto volesse trovarsi nel suo letto, a dormire. Anche se in realtà rispetto a come si sentiva rispetto a quando si era alzato, stava già stranamente e decisamente meglio. Ciò non cambiava il fatto che in quel momento non volesse essere lì, con lei.

    Non l'aveva ancora guardata negli occhi, quindi ora lo fece. Erano pungenti e di un verde smeraldo splendente. Lo stava fissando, in attesa di una risposta, e ciò lo mise ancora più a disagio di quanto già non lo fosse. Era come avere due fanali puntati contro.
    - Sto bene, grazie. - Mentì cercando di mantenere un tono saldo e neutro, facendo spallucce e rimettendo la tazza sul vassoio. Era seduto sull'orlo del divanetto, teso. Per quanto dolce e carina, quella ragazza lo intimidiva. Se voleva discutere di affari e del suo nuovo ruolo di Cavaliere lo avrebbe fatto volentieri, ma di altro ed in particolare di certe cose non voleva parlare. Con nessuno. Quel messaggio doveva arrivarle forte e chiaro, quindi si mise a braccia conserte, sprofondando con la schiena tra i cuscini del divanetto.
    - E tu? - Replicò d'impulso, senza riuscire a nascondere il sorrisetto beffardo che gli comparve in volto. Forse non avrebbe dovuto chiederglielo. In fondo non gli interessava davvero. Perlomeno, questo era ciò che credeva.



    narrato | - parlato - | pensato | °telepatia°
    nome » Axel Torden
    energia » Verde
    casta » Saint di Atena
    armatura » Bronze Unicorn {III}
    fisicamente » A causa dello scontro con il Corrotto a fine add e l'incontro con Drago di Perla, Axel riporta diverse ferite, che Nestore fascerà. È molto stanco dopo aver sostenuto in meno di 24 ore queste due battaglie e non aver praticamente chiuso occhio. Tuttavia a fine post, la seconda volta che accarezza e rimane un po' più a contatto con l'elettrogatto, un po' di spossatezza fisica svanisce e il Keraunos gli da - a sua insaputa - un po' di sollievo.
    mentalmente » Teso.
    status armatura » Non indossata.
    note » Post che avviene subito dopo lo scontro con Drago di Perla. Incontro l'elettrogatto, parlo di alcune faccende con Nestore, il quale mi spinge a prepararmi e a seguire il micio al GT, dove incontro Andrea.

    abilità » //
    tecniche » //



    Edited by Sagitta - 4/5/2020, 11:16
     
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    « When Tomorrow Comes »
    ~

    Andrea osservò ogni suo movimento.
    Si accorse subito, e non aveva bisogno degli occhi del Leone per notarlo, che era a disagio. Leggere il linguaggio del corpo era tra le prime cose che aveva imparato da prostituta sacra, e anche volendo le era impossibile ignorare quei segnali. Osservò il suo temporeggiare col the, la tosse nervosa, il corpo in tensione come se dovesse prepararsi a fuggire. Respirò a fondo, mantenendo la stessa espressione accogliente e un debole sorriso, non era sua intenzione fargli pesare il suo ruolo gerarchico.
    Ma avrebbe dovuto farlo, se lui avesse scelto di tentare di nasconderle la verità. Comprendeva la sua ritrosia, ogni persona reagiva in modo diverso allo shock, ma doveva essere certa della sua stabilità mentale.
    Altrimenti sarebbe stato un pericolo, pensò, per se stesso e per gli altri. Era ancora un ragazzino, ma come Andrea doveva imparare ben presto a prendersi le proprie responsabilità e a portare un fardello che non aveva mai chiesto.

    Del resto la sua armatura l'aveva scelto.
    Lo osservò con occhi diversi, per cercare dietro a una facciata di arroganza quel qualcosa che Atena poteva aver visto in lui. Solo allora si accorse dei cerotti e delle fasce che lo ricoprivano, e del fatto che Gramàn, sul suo grembo, stava lasciando fluire la parte benefica del Keraunos per curarlo. Le venne da sorridere sapendo che Axel, una volta tornato a casa e tolte le bende, avrebbe ritrovato il proprio corpo al massimo della forma. Forse quel calore, nel corso della loro chiacchierata, lo avrebbe sciolto un poco.
    La sua domanda riuscì a sorprenderla, per cui annuì piano e si fermò a riflettere. Era molto che nessuno gli chiedeva una cosa del genere. Sarebbe stata sincera, decise, così che vedesse che non aveva nulla da temere da lei.
    « Come sto, eh? » Si sfregò il mento, pensosa, ripetendo la domanda di Axel in un tono più morbido, come a bilanciare i suoi modi piccati.

    efEOYQG


    Si chiese quanto poteva rivelare. Abbastanza, decise.
    « Stanca. » Era quella la condizione in cui viveva da tempo, in carenza di sonno e di cibo, con tutti i problemi che ne derivavano. Spesso le girava la testa, perdeva la concentrazione, e non aveva mai quasi il tempo di sedersi a tavola a fare un pasto decente. Mangiava quando aveva Narin in casa a ricordarglielo.
    « Coordinare la ricostruzione di Atene non è facile, non quando il resto della Grecia è ancora nel giogo della corruzione. Inoltre, in quanto Eforos, devo presiedere un gran numero di concili. Questo e le missioni fuori dai nostri confini fanno sì che il tempo che passo qua dentro sia davvero limitato. » Si guardò attorno, passando lo sguardo sui mobili e sui quadri appesi alle pareti. Quel posto era casa sua, così simile all'ideale che aveva tanto spesso immaginato per il posto in cui vivere. Eppure, per un motivo o per l'altro, poteva passare intere settimane lontana da essa.
    « Sai, Axel, essere un Cavaliere d'Oro è davvero strano. Se facciamo bene il nostro lavoro voi e i civili non vi accorgerete di niente e non noterete la differenza. Il nostro compito è proprio quello di eradicare i problemi sul nascere, così che nessuno – a parte noi – corra rischi insuperabili. » Non avrebbe mentito o sminuito il suo ruolo, avrebbe risposto con sincerità alla domanda di Axel. La sua voce avrebbe, mentre parlava, tradito quella stessa stanchezza.

    Bevve un sorso di the, spezzò un biscotto al burro e ne mangiò metà.
    « Spesso, quando sono ad Atene, gli ospedali hanno bisogno del mio aiuto per guarire malati e feriti gravi. Quindi, purtroppo, dormo e mangio meno di quanto dovrei. Non fare come me, cerca di mantenere un ritmo regolare. » E gli sorrise. Non avrebbe accennato agli incubi che faceva quando riusciva ad addormentarsi, né agli orrori che aveva dovuto vivere come Bronze Saint. Se fosse riuscita a guidarlo si sarebbe assicurata che cose del genere non gli sarebbero capitate.
    « In effetti non mi dispiacerebbe avere qualcuno a cena, forse mi verrebbe appetito. Sì, mi sembra un'ottima idea. Facciamo stasera per le otto? » Gli domandò, dando per scontato che avrebbe accettato. Non le importava quanto tempo le sarebbe stato necessario per penetrare quella dura scorza, ma lo avrebbe tenuto d'occhio nei suoi primi giorni al Grande Tempio. Così che sapesse che su di lei poteva contare.
    « Sapere di poter essere utile a qualcuno è ciò che mi dà la forza di alzarmi ogni mattina. Ad ogni modo, grazie di avermelo chiesto. Avevo davvero bisogno di rimettere in fila i pensieri. » Gli sorrise e finì il suo the, appoggiando la tazza sul tavolino.
    « Axel, sei davvero sicuro di non volermi dire nulla? Puoi chiedermi qualsiasi cosa, ti prometto che alla fine ti sentirai più leggero. » Fece scivolare quelle parole in modo distratto, senza porre peso eccessivo sulla domanda.
    Un succinto sto bene non le era bastato, e sperava che la sua sincerità lo convincesse che non c'era nulla da temere. Quel mondo era troppo crudele di suo per nascondere i propri sentimenti agli unici compagni che uno potesse avere.

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    Energia ~ Viola.
    Cloth ~ Gold Leo - VII - non indossata.
    Condizioni ~ Ottime.
    Abilità ~ Keraunos

    Il Keraunos, nel tempo, ha assunto molti nomi. Che venga chiamato Fulmine Sacro o Saetta Deicida questo elemento è potenzialmente devastante, pericoloso sia per gli umani che per le stesse divinità. Perché non cadesse nelle mani sbagliate Atena, dopo averne sottratto un frammento a Zeus, lo donò ai suoi cavalieri del Leone, perché lo custodissero e lo utilizzassero per illuminare la via degli uomini.
    Andrea è stata l'ultima a ottenere questo dono, che come tutti i cavalieri di Leo le consente di controllare il fulmine in ogni suo aspetto. Maestra dell'elemento elettrico, è in grado di manipolarlo per dare vita a scosse, fulmini, tempeste elettrostatiche, capaci di paralizzare le parti colpite, causare danni al sistema nervoso o provocare bruciature, fino a stordire i suoi nemici. {Elettricità}
    Il Keraunos le permette un controllo tale del fulmine da poterlo manipolare persino nelle sue più piccole manifestazioni, i fotoni, le particelle minime del campo elettromagnetico. Questo le dona la capacità di controllare anche la luce in tutte le sue forme, potendo dare vita a fenomeni ottici così luminosi da danneggiare la retina dei suoi avversari, ma anche di poterla condensare per dare vita a raggi concentrati e taglienti, fino anche a emulare la vita creando delle lame rudimentali o degli scudi di luce. Inoltre, sfruttando la rifrazione, sarà possibile per Andrea nascondersi in piena vista, ottenendo un effetto simile, ma non altrettanto perfetto, all'invisibilità. {Luce}
    Il Fulmine Sacro, in virtù della sua origine divina, le permette di difendersi contro ciò che normalmente colpirebbe la maggior parte dei cavalieri. I suoi effetti non si fermano alla sola materia. Il Keraunos, infatti, le permette di danneggiare e di proteggersi da costrutti spirituali e dagli attacchi capaci di colpire l'anima. {Capacità di contrastare gli attacchi portati con Spirito}
    Tra le doti che le garantisce la Saetta vi è quella di poter, con la sua luce, guarire le ferite degli uomini. Andrea può lenire sia le ferite altrui che le proprie, permettendole, una volta a duello, di guarire un unico tipo di danno, purché non sia così profondo da essere fatale. In questo modo è possibile, per Andrea, protrarre il combattimento fin dove non sarebbe possibile altrimenti. {Guarigione}
    Tutti gli attacchi portati dal cavaliere del Leone, in virtù della potenza del Keraunos, risulteranno più potenti del normale, potendo lei richiamare più cosmo con minore dispendio di forze. Questo le consente un vantaggio tattico nei confronti di numerosi nemici, dovendo questi, a parità di forze, sforzarsi di più per generare attacchi pari ai suoi. {Cosmo Straordinario}


    Illuminazione Cosmica

    Se il cavaliere della Vergine è quello più vicino agli dei, quello del Leone è da sempre il più vicino alla natura. Andrea possiede una sorta di empatia portata all'estremo, che le consente di percepire il cosmo in ogni cosa, sia questo negli uomini, negli animali o negli oggetti inanimati. É in grado di intuire anche la più flebile traccia cosmica, ottenendo più informazioni di quanto non sarebbe normalmente possibile. {Percezione Straordinaria}
    Inoltre, facendo risuonare il suo cosmo con la natura, Andrea è in grado di aizzare o di quietare l'ambiente circostante, per esempio potendo addomesticare anche la belva più feroce, per renderla innocua e una fedele compagna. {Empatia con la Natura}
    Andrea è così abile nel percepire le anche minime alterazioni nel cosmo che sarà più difficile, per lei, cadere vittima di illusioni ambientali o di simili alterazioni sensoriali. Ciò le permette di uscirne più facilmente, di percepire di essere caduta in un inganno e di restare lucida mantenendo la percezione del mondo circostante. {Capacità di contrastare le Illusioni Ambientali}
    I suoi sensi sono così sviluppati da essere dotata di un istinto che le consente di rendere le sue difese o i suoi attacchi particolarmente precisi ed efficaci. È difficile prenderla di sorpresa, e per lei è sempre possibile variare le sue tecniche per renderle più adatte al cosmo dell'avversario e agli attacchi che si trova a fronteggiare. {Difese e attacchi più precisi}
    Tuttavia non solo può migliorare le proprie offensive e le proprie difese, ma persino emulare quelle dei suoi avversari. Purché non siano poteri a lei totalmente estranei, come quelli spirituali o illusori, Andrea sarà in grado di imitare le tecniche altrui, creandone di simili a partire dai poteri di cui lei dispone. Le sarà possibile, in questo modo, dare vita ai colpi più disparati, imitandone le caratteristiche e funzionamento, ma sempre utilizzando come base il proprio cosmo, la luce o l'elettricità. {Capacità di emulare le tecniche altrui}
    L'ultimo potere che le garantisce la sua empatia cosmica è quella di, facendo risuonare il proprio cosmo con quello avversario, tentare di prendere il controllo dei suoi costrutti per un turno. Potrà, in questo modo, appropriarsi di essi, muoverli, fino a persino fargli attaccare il loro stesso creatore. La sua capacità di entrare in contatto con tutte le emanazioni cosmiche le consente, in questo modo, di influenzare tutti quei costrutti non estemporanei, comprese anche le armi cosmiche. {Capacità di controllare i costrutti altrui}
    Come tutti i cavalieri, raggiunto un certo livello, Andrea ha sbloccato la capacità di comunicare telepaticamente, senza bisogno di parole, potendo trasmettere i propri pensieri direttamente alla mente dell'interlocutore. {Telepatia}
    Inoltre, come tutti i cavalieri di Atena, la sua fede nei confronti della sua dea è così grande che, invocandola, sarà possibile per Andrea continuare a combattere per un intero turno quando ormai allo stremo. La sua devozione, infatti, le garantirà la possibilità di potersi ancora muovere e di poter superare quelle condizioni che normalmente glielo impedirebbero, come illusioni, ferite debilitanti, stanchezza estrema o altro. {Favore di Atena}


    Tecniche ~ /
    Riassunto ~ Sicuro sicuro di stare bene?
     
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    Per un attimo gli sembrò che la domanda avesse colto alla sprovvista la giovane Saint del Leone. In un certo senso era ciò in cui sperava. La vide riflettere sulla parole da usare.
    - Stanca. - Esordì lei. In effetti aveva l'aria di una persona stanca. La sua grazia e la sua gentilezza non bastavano a coprire l'incavo delle fosse che aveva sotto agli occhi.
    - Coordinare la ricostruzione di Atene non è facile, non quando il resto della Grecia è ancora nel giogo della Corruzione - Adesso Axel la stava studiando. Con quella domanda era riuscito a spostare l'attenzione via da sé e stava cercando di capire chi fosse davvero la persona che aveva davanti.

    Lei raccontò dei suoi numerosi ruoli al Grande Tempio, per poi spiegare come più i Cavalieri di Atena svolgono bene il loro lavoro - proteggendo i civili e sradicando i problemi sul nascere - più la popolazione non si accorge del loro operato. Axel ci pensò un attimo. Andrea si stava forse lamentando? Considerava i civili degli ingrati? Cosa pretendeva, che la gente comune le lustrasse le scarpe ogni volta che passeggiava fuori dalla V Casa? Axel non capiva dove la ragazza volesse andare a parare con quel discorso. Anche se in realtà ciò che diceva aveva un senso. Non ci aveva mai pensato, ma prima di arrivare al Santuario - quando ancora viveva la sua vita da comune cittadino in Norvegia - non aveva idea che un ordine militare come i Cavalieri di Atena potesse esistere. Non ne sospettava nemmeno l'esistenza. Ciò significava che fino al 2012 avevano svolto bene il loro dovere.

    Poi Andrea andò avanti, raccontandogli degli ospedali e di come fosse molto impegnata nell'aiutare a guarire i malati. Anche quando era a casa, ad Atene, passava poco tempo nella V Casa.
    - Quindi, purtroppo, dormo e mangio meno di quanto dovrei. Non fare come me, cerca di mantenere un ritmo regolare. - Finì quella frase sorridendo. Aveva un bel sorriso e non si stava lamentando. O meglio non si stava solo lamentando della sua vita frenetica da Cavaliere. Stava cercando di dargli dei consigli.

    Axel non ebbe però il tempo di riflettere su ciò che la ragazza gli aveva appena raccontato, che questa volta fu lei a sorprenderlo.
    - In effetti non mi dispiacerebbe avere qualcuno a cena, forse mi verrebbe appetito. Sì, mi sembra un'ottima idea. Facciamo stasera per le otto? - Il corpo del ragazzo si irrigidì non appena udì quelle parole. Andrea del Leone lo stava invitando a cena?
    - Sapere di poter essere utile a qualcuno è ciò che mi dà la forza di alzarmi ogni mattina. - No, non glielo stava chiedendo. Glielo stava ordinando. Un ordine mascherato da invito, impossibile da rifiutare. Primo perché dopo aver ascoltato tutto il sermone della ragazza, di come fosse stanca e di come si sentisse sola - non che lei lo avesse esplicitamente detto, ma Andrea gli era sembrata una persona estremamente sola; sempre in giro, sempre al servizio degli altri, mai a casa, e quando a casa, Axel l'aveva immaginata seduta a quello spesso tavolone di mogano, sola, davanti ad una squallida zuppa, senza nessuno a cui raccontare come fosse andata la sua giornata - si sarebbe sentito uno stronzo a rispondere con un esplicito "No, mi dispiace non posso, non ne ho voglia, anche sta sera puoi farti compagnia da sola"; e secondo perché non gli aveva dato il minimo tempo di accettare o rifiutare che già era andata avanti con il discorso. Era letteralmente un ordine.

    Lei lo ringraziò ancora per averle chiesto come stava e di averla di conseguenza aiutata a rimettere in ordine i pensieri. Lo fece di nuovo sorridendo. Sembrava sincera. Poi sorseggiò le ultime gocce di tè rimaste nella sua tazza, e una volta che l'ebbe riposta sul tavolino in mezzo a loro si fece più seria.
    - Axel, sei davvero sicuro di non volermi dire nulla? Eccola che tornava all'attacco. Aveva raggirato la questione e ora si aspettava che il ragazzo confessasse.
    - Puoi chiedermi qualsiasi cosa, ti prometto che alla fine ti sentirai più leggero. Chiedere qualsiasi cosa. Axel accarezzò il manto luminoso di Gramàn, emettendo a sua volta una lieve luminescenza dalla mano. Il tepore che quel gatto emanava lo stava facendo sentire davvero meglio. Era come se tutta la stanchezza e i formicolii delle ferite subite negli ultimi scontri fossero svaniti.
    Mentre si compiaceva del suo ritrovato benessere, stava valutando l'atteggiamento di Andrea, pesando le sue parole. Forse il fare inquisitore della Gold Saint non aveva nulla a che fare con il tentato furto dell'armatura, prima della sua fuga dal Grande Tempio. Forse poteva anche smetterla di stare sulle spine aspettandosi chissà quale rimprovero. Lei non era lì per sgridarlo o fargli qualche sermone da superiore a sottoposto. Forse avrebbe davvero potuto cercare di considerarla un'amica. Un alleata, non un'amica. Un'alleata.

    Passò un attimo di silenzio, che al ragazzo sembrò eterno. Sollevò lo sguardo, tornando a guardarla negli occhi. La profondità di quel verde lo destabilizzava ogni volta. Decise che poteva fidarsi, ma non confidarsi.
    Grazie per l'invito a cena. Cominciò finalmente, sulle note di un profondo respiro, mentre si inclinava in avanti, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Era come se fino a quel momento fosse rimasto in apnea.
    - Se posso esserti - utile a sentirti meno sola - di compagnia... - Non sapeva come terminare quella frase. Lei lo aveva intrappolato in quell'appuntamento e non sapeva come uscirne. Non poteva rifiutare. Ma poi perché avrebbe dovuto? L'idea di trovarsi di nuovo solo con lei a cena un po' lo preoccupava ed incuriosiva al tempo stesso.
    - Potrei venire... - Stava pensando a Nestore. Sentiva quel "ma" fermo sulla punta della lingua. Nestore avrebbe cenato da solo se quella sera fosse tornato da Andrea. Poi però lasciò cadere quella frase lì, sospesa a metà, fingendola conclusa. A Nestore forse avrebbe fatto anche piacere avere la serata libera e non dover cucinare per due. Dopo i mesi di allenamento in quella radura sperduta, ventiquattr'ore su ventiquattro occupato ad occuparsi di Axel, quell'uomo aveva bisogno di una tregua. Necessitava di un po' di tempo libero per sé stesso, senza doversi preoccupare del ragazzo.
    Guardando i fatti da questa prospettiva, accettare l'invito gli sembrò dunque una scelta altruistica e si convinse lo stesse facendo per Nestore. Non di certo per sé stesso. A lui infatti l'idea di passare dell'altro tempo con quella ragazza non lo incuriosiva per niente. Peccato che nemmeno la sua coscienza potesse bersi questa farsa.
    - Per il resto... - Decise che sarebbe stato sincero con lei. Le sorrise. Le avrebbe detto tutto.
    - Non so nemmeno io che cosa sia successo e perché sia successo, negli ultimi mesi. - Ma senza dirle niente.

    L'unica certezza che aveva era infatti che le sacre vestigia dell'Unicorno lo avessero scelto. Tramite esse la Dea Atena gli aveva fatto dono. Un dono che però comportava delle responsabilità e dei doveri, ma ancora non capiva il perché. Perché proprio a lui? C'erano ragazzi che si addestravano una vita intera per diventare Cavalieri al servizio della Dea, e invece lui, che non si sentiva nemmeno nobile e degno abbastanza per ricoprire tale carica, adesso era un Cavaliere di Bronzo. Senza nemmeno conoscere bene la causa per la quale avrebbe dovuto lottare.
    Si sentiva un po' come se fosse stato assunto da una misteriosa azienda, senza essermi candidato. Senza aver neppure firmato ed accettato un contratto. Certo, in un certo senso quando l'armatura era arrivata in suo soccorso e mentre lottava contro i Corrotti, Axel aveva deciso di dare fiducia ad Atena. Ma il suo era un credo ceco ed in bilico. Era Nestore che lo aveva guidato e spinto in quella direzione. Senza le sue parole avrebbe probabilmente ceduto alla rabbia, continuando a combattere in balia di essa, senza il minimo senso di autoconservazione. Verso l'autodistruzione.

    Di fronte ai suoi genitori e sua sorella nei panni di Corrotti, aveva infatti sentito di aver perso tutto. Vederli in quelle condizioni aveva fatto sì che quel filo di speranza, che fino ad allora gli aveva dato un motivo per andare avanti, si rompesse definitivamente. In quel momento non gli sarebbe nemmeno importato di morire. Si era sentito svuotato di tutta la sua essenza, e cessare di esistere gli era parsa per un attimo un'alternativa molto più semplice e conveniente che continuare a farlo.
    Poi però era arrivata l'armatura, e lo aveva salvato. Nestore lo aveva salvato. Di nuovo. Con le sue parole lo aveva convinto e guidato lontano dalla rabbia e dal risentimento, e una nuova forza alimentata da una rinnovata speranza era sorta in lui. Aveva scelto, per un attimo, di credere in Atena. Adesso però si sentiva di nuovo confuso, e non capiva il senso di tutto quello.

    Una volta sconfitti i Corrotti, era infatti rimasto nuovamente solo, a sporcarsi le ginocchia sulla terra intrisa della cenere dei suoi nemici. In quel momento avrebbe voluto piangere, ma nessuna lacrima uscì dai suoi occhi. Il vuoto aveva iniziato ad impossessarsi nuovamente di lui. Aveva poi camminato nel silenzio delle strade del suo vecchio villaggio ed un senso di solitudine ed abbandono aveva strangolato il suo cuore. Non era rimasto nulla, niente e nessuno. Aveva rivisto la sua vecchia casa e non aveva avuto il coraggio di entrare. Non voleva vedere, non voleva sapere. Voleva sparire.
    Poi però un piccolo fiore aveva attirato la sua attenzione. Una piccola e candida primula era riuscita a fiorire in mezzo a tanta distruzione e sofferenza.

    - Perché io? - Disse semplicemente ad Andrea, corrugando leggermente la fronte, e indicando con un rapido movimento del volto lo scrigno contenente l'armatura di Unicorno poggiata sul pavimento accanto a lui. Non si accorse che stava stringendo i pugni con entrambe le mani.



    narrato | « parlato » | pensato | °telepatia°
    nome » Axel Torden
    energia » Verde
    casta » Saint di Atena
    armatura » Bronze Unicorn {III}
    fisicamente » Grazie all'elettrogatto benone.
    mentalmente » Montagne russe.
    status armatura » Nello scrigno di Pandora a fianco ai due.
    note » "<i>Andrea mi ha intrappolato in una cena con lei yuppeee aaaaaah ma quindi io sarei un Cavaliere?!?! Perché proprio io?"

    abilità » //
    tecniche » //



    Edited by Sagitta - 4/5/2020, 11:16
     
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    « When Tomorrow Comes »
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    Le aveva fatto la domanda più difficile di tutte.
    Le aveva chiesto di ricostruire, per lui, le vicende intricate che potevano portare un individuo non solo a sopravvivere, ma a diventare una forma di vita superiore tra gli uomini. Le aveva chiesto un motivo, una ragione per cui loro due si trovassero lì, in quel momento. Non nella Quinta Casa, ad Atene, o in Grecia. Ma lì nel senso del mondo, ancora vivi. Se ne rese conto guardandolo.
    Chi ha visto la morte è diverso. C'era qualcosa che mancava, nei suoi occhi. L'incapacità di sorridere davvero. Era come se alcuni muscoli del viso restassero sempre indietro, incapaci di produrre quel movimento che dovrebbe essere tanto naturale. E, dopo l'euforia e l'adrenalina del superstite, Andrea conosceva bene i sentimenti successivi. Il senso di colpa, l'inadeguatezza. Sindrome del sopravvissuto pura e semplice. La corruzione, non avendo un volto, rendeva tutto ancora più difficile. Non c'era nessuno a cui dare la colpa.

    Si era domandata tante volte come rispondere a quella domanda.
    Perché, per prima, quell'interrogativo aveva tormentato anche lei. Per questo, quando Axel pronunciò quelle due semplici parole, la sua reazione istintiva fu di sorridere. Non un sorriso di scherno o di superiorità, ma di comprensione.
    « Scusami se ho sorriso. » Aggiunse subito, coprendosi la bocca con la mano. Quando la tolse il sorriso era scomparso, rimpiazzato da un'espressione seria. Guardò Axel negli occhi, senza curarsi di quel secondo di silenzio di troppo.
    « Non avrei dovuto, ma mi hai ricordato una persona, tanto tempo fa. Ecco, in realtà mi hai ricordato proprio me. » Non aveva ancora inquadrato quel ragazzo, non sapeva se sarebbe cresciuto per diventare un grande Saint, perfino un eroe. Se si fosse vista dall'esterno, poco meno di due anni prima, non avrebbe saputo che pensare nemmeno di sé stessa. Non voleva pregiudizi, su di lui.
    « Ad ogni modo. Vorrei rispondere in modo esaustivo alla tua domanda, ma credo che quando uscirai da questa casa non ne saprai più di quando sei entrato, non veramente, non senza che sia tu stesso a scavare dentro di te e a cercare una risposta. » Era tornata seria, ma sentiva la consapevolezza di star pronunciando parole vacue. Parole che era lo stesso Axel a dover riempire, era lui, e nessun altro, che doveva trovarne un senso.
    Lei poteva solo indicargli la strada. Non poteva percorrerla al posto suo.

    Si fermò a pensare come potesse rendere quella conversazione meno frustrante.
    Prese un biscotto al burro, lo spezzò in due e ne ripose una metà sul piattino davanti a lei. Poi masticò piano l'altra metà. Deglutì.
    « Posso dirti questo. Se sei ancora vivo, in questo momento, è il frutto di un'oscillazione casuale che si verifica in individui, spesso predisposti alla sopravvivenza, che sviluppano quello che chiamiamo Cosmo in situazioni di stress e di emergenza. Tu, nello specifico, hai compiuto il passo ancora successivo, aggrappandoti a una costellazione, a un qualcosa che può permettere, a noi umani, di avvicinarci a dei limiti che è bene non superare. » E, come per rimarcare il concetto, fece ardere per un breve istante il cosmo immenso del Leone. Un cosmo non minaccioso – non verso di lui – ma caldo come un falò di fine inverno. Axel, se avesse continuato a lottare, avrebbe potuto raggiungerla, persino superarla. Al Grande Tempio c'erano già uomini molto più potenti di lei.
    « Avresti potuto risvegliare una Scale, una Darian, invece, che tu te ne sia reso conto o meno – è indifferente – hai cercato una Cloth. E Atena ha risposto al tuo grido di aiuto. Il che vuol dire che ha riconosciuto in te una scintilla, qualcosa che può crescere e illuminare le vite di altri. Se ciò si rivelerà vero dipenderà solo da te. » E lo guardò negli occhi, come per cercare la stessa cosa che la sua dea aveva visto.

    Respirò a fondo.
    Si chiese quanto tempo ci avrebbe messo Axel a capire che stava girando intorno alla sua domanda, senza tuttavia rispondere. Fece un altro tentativo, certa che fosse meglio dire troppo che dire troppo poco.
    « Ti chiedo scusa, ma posso solo dirti cosa ti è successo, non perché è successo. La verità, Axel, è che non c'è un perché. Non c'è una qualche volontà finalistica che ti ha mosso, rendendo futili le tue scelte. Sarebbe terribile, se fosse così, non trovi? » Una domanda retorica. Andrea credeva fermamente nella libertà degli uomini di compiere qualsiasi scelta, fosse anche la più terribile. Purché fossero sempre pronti a pagarne il prezzo.
    « Semplicemente, è capitato. Avresti potuto morire come mille altri, ma così non è stato. Il che vuol dire che sei più forte degli altri, più adatto. Ma ciò non decide in alcun modo la tua strada. » Era vero, per quanto fosse spiacevole da dirsi. Per quanto, guardandosi, né Axel né Andrea potevano sembrare più forti, ciò non poteva cambiare il fatto che lo erano. Ma quel potere non era tutto.
    « Non voglio, Axel, che tu ti veda come un predestinato, un prescelto, un eroe. Hai appena ricevuto quell'armatura, ed è bene che tu sappia che ogni volta che la indosserai rischierai la tua stessa vita. Nulla ti obbliga a compiere questo sacrificio. » Se ne sarebbe reso conto molto presto, e nulla di ciò che poteva dirgli Andrea avrebbe reso meno pericolosa la sua vita. La strada su cui stava per incamminarsi era piena di morte. Non avrebbe mai potuto salvare tutti, e un giorno lui stesso sarebbe caduto. Eppure...

    Eppure ne sarebbe valsa la pena.
    « Al Grande Tempio teniamo in grande considerazione l'apporto di ex-cavalieri. Nessuno ti biasimerebbe, se ritenessi di voler riprendere la tua vecchia vita. Non ci sarebbero ripercussioni di sorta. » Un Saint che trema davanti alla morte era pericoloso. Non solo per lui stesso, ma anche per quelli per cui doveva lottare. Serviva una certa dose di follia, di mancanza di istinto di conservazione. Era per il loro stesso bene.
    « Ti garantisco una cosa, però. Se deciderai di tenere quell'armatura lo troverai da solo, il tuo perché. Lo vedrai sulle facce degli uomini, donne e bambini che porti alla salvezza. Non tutti sono capaci di sviluppare il Cosmo, come me e te, o di difendersi da soli. Io ho scelto di usare questo dono per loro, ma solo perché non ho mai dato peso alla mia preservazione. Tutti loro meritano di vivere. E noi possiamo rendere il loro mondo un poco migliore. » Si rese conto di aver parlato anche troppo, e ora voleva sapere cosa passava nella testa di quel ragazzo.
    « Ora vorrei farti io una domanda. E questa volta desidero che tu mi risponda. » Iniziò, prendendo in mano la tazza e dando un sorso al the.
    « Ora che è accaduto, che cosa farai? » Chiese, lanciandogli un'altra delle sue occhiate penetranti.

    0qVuOPt

    Energia ~ Viola.
    Cloth ~ Gold Leo - VII - non indossata.
    Condizioni ~ Ottime.
    Abilità ~ Keraunos

    Il Keraunos, nel tempo, ha assunto molti nomi. Che venga chiamato Fulmine Sacro o Saetta Deicida questo elemento è potenzialmente devastante, pericoloso sia per gli umani che per le stesse divinità. Perché non cadesse nelle mani sbagliate Atena, dopo averne sottratto un frammento a Zeus, lo donò ai suoi cavalieri del Leone, perché lo custodissero e lo utilizzassero per illuminare la via degli uomini.
    Andrea è stata l'ultima a ottenere questo dono, che come tutti i cavalieri di Leo le consente di controllare il fulmine in ogni suo aspetto. Maestra dell'elemento elettrico, è in grado di manipolarlo per dare vita a scosse, fulmini, tempeste elettrostatiche, capaci di paralizzare le parti colpite, causare danni al sistema nervoso o provocare bruciature, fino a stordire i suoi nemici. {Elettricità}
    Il Keraunos le permette un controllo tale del fulmine da poterlo manipolare persino nelle sue più piccole manifestazioni, i fotoni, le particelle minime del campo elettromagnetico. Questo le dona la capacità di controllare anche la luce in tutte le sue forme, potendo dare vita a fenomeni ottici così luminosi da danneggiare la retina dei suoi avversari, ma anche di poterla condensare per dare vita a raggi concentrati e taglienti, fino anche a emulare la vita creando delle lame rudimentali o degli scudi di luce. Inoltre, sfruttando la rifrazione, sarà possibile per Andrea nascondersi in piena vista, ottenendo un effetto simile, ma non altrettanto perfetto, all'invisibilità. {Luce}
    Il Fulmine Sacro, in virtù della sua origine divina, le permette di difendersi contro ciò che normalmente colpirebbe la maggior parte dei cavalieri. I suoi effetti non si fermano alla sola materia. Il Keraunos, infatti, le permette di danneggiare e di proteggersi da costrutti spirituali e dagli attacchi capaci di colpire l'anima. {Capacità di contrastare gli attacchi portati con Spirito}
    Tra le doti che le garantisce la Saetta vi è quella di poter, con la sua luce, guarire le ferite degli uomini. Andrea può lenire sia le ferite altrui che le proprie, permettendole, una volta a duello, di guarire un unico tipo di danno, purché non sia così profondo da essere fatale. In questo modo è possibile, per Andrea, protrarre il combattimento fin dove non sarebbe possibile altrimenti. {Guarigione}
    Tutti gli attacchi portati dal cavaliere del Leone, in virtù della potenza del Keraunos, risulteranno più potenti del normale, potendo lei richiamare più cosmo con minore dispendio di forze. Questo le consente un vantaggio tattico nei confronti di numerosi nemici, dovendo questi, a parità di forze, sforzarsi di più per generare attacchi pari ai suoi. {Cosmo Straordinario}


    Illuminazione Cosmica

    Se il cavaliere della Vergine è quello più vicino agli dei, quello del Leone è da sempre il più vicino alla natura. Andrea possiede una sorta di empatia portata all'estremo, che le consente di percepire il cosmo in ogni cosa, sia questo negli uomini, negli animali o negli oggetti inanimati. É in grado di intuire anche la più flebile traccia cosmica, ottenendo più informazioni di quanto non sarebbe normalmente possibile. {Percezione Straordinaria}
    Inoltre, facendo risuonare il suo cosmo con la natura, Andrea è in grado di aizzare o di quietare l'ambiente circostante, per esempio potendo addomesticare anche la belva più feroce, per renderla innocua e una fedele compagna. {Empatia con la Natura}
    Andrea è così abile nel percepire le anche minime alterazioni nel cosmo che sarà più difficile, per lei, cadere vittima di illusioni ambientali o di simili alterazioni sensoriali. Ciò le permette di uscirne più facilmente, di percepire di essere caduta in un inganno e di restare lucida mantenendo la percezione del mondo circostante. {Capacità di contrastare le Illusioni Ambientali}
    I suoi sensi sono così sviluppati da essere dotata di un istinto che le consente di rendere le sue difese o i suoi attacchi particolarmente precisi ed efficaci. È difficile prenderla di sorpresa, e per lei è sempre possibile variare le sue tecniche per renderle più adatte al cosmo dell'avversario e agli attacchi che si trova a fronteggiare. {Difese e attacchi più precisi}
    Tuttavia non solo può migliorare le proprie offensive e le proprie difese, ma persino emulare quelle dei suoi avversari. Purché non siano poteri a lei totalmente estranei, come quelli spirituali o illusori, Andrea sarà in grado di imitare le tecniche altrui, creandone di simili a partire dai poteri di cui lei dispone. Le sarà possibile, in questo modo, dare vita ai colpi più disparati, imitandone le caratteristiche e funzionamento, ma sempre utilizzando come base il proprio cosmo, la luce o l'elettricità. {Capacità di emulare le tecniche altrui}
    L'ultimo potere che le garantisce la sua empatia cosmica è quella di, facendo risuonare il proprio cosmo con quello avversario, tentare di prendere il controllo dei suoi costrutti per un turno. Potrà, in questo modo, appropriarsi di essi, muoverli, fino a persino fargli attaccare il loro stesso creatore. La sua capacità di entrare in contatto con tutte le emanazioni cosmiche le consente, in questo modo, di influenzare tutti quei costrutti non estemporanei, comprese anche le armi cosmiche. {Capacità di controllare i costrutti altrui}
    Come tutti i cavalieri, raggiunto un certo livello, Andrea ha sbloccato la capacità di comunicare telepaticamente, senza bisogno di parole, potendo trasmettere i propri pensieri direttamente alla mente dell'interlocutore. {Telepatia}
    Inoltre, come tutti i cavalieri di Atena, la sua fede nei confronti della sua dea è così grande che, invocandola, sarà possibile per Andrea continuare a combattere per un intero turno quando ormai allo stremo. La sua devozione, infatti, le garantirà la possibilità di potersi ancora muovere e di poter superare quelle condizioni che normalmente glielo impedirebbero, come illusioni, ferite debilitanti, stanchezza estrema o altro. {Favore di Atena}


    Tecniche ~ /
    Riassunto ~ Risp sul mio è urg
     
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    Perché le aveva fatto quella domanda? Sapeva che avrebbe potuto metterla in difficoltà. Ma non gli importava. Quella domanda lo tormentava. Sapeva che si trattasse di un quesito stupido da porgere ad un altro essere umano che forse ne sapeva quanto lui della volontà delle stelle. Ma Andrea non era un’umana qualunque. Sapeva infatti, che forse chiedere una cosa del genere al Cavaliere del Leone avrebbe potuto essere un modo per lenire quel tormento. Ma quando ci si scarica di un peso, esso non scompare. Semplicemente, o si trasforma o finisce sulle spalle di qualcun altro.

    Andrea sorrise. E si scusò subito per averlo fatto, coprendosi le labbra con un gesto delicato della mano. Lo guardò dritto negli occhi per qualche breve istante, mentre i suoi lineamenti si rilassavano, ripristinando una nota di serietà.

    Gli disse che lui le ricordava una persona: le ricordava sé stessa, tanto tempo fa. Avrebbe cercato di rispondere alla sua domanda e non avrebbe esitato a farsi carico di quel peso. Ma per quanto avrebbe tentato di lenire con le sue parole quel tormento, semplicemente non avrebbe potuto eradicarlo dall’animo del ragazzo.

    Quel peso, quella domanda era infatti qualcosa di esistenziale. Un punto interrogativo radicato nelle profondità dell’animo umano. Perché io? Lei non avrebbe potuto rispondere per lui. Lei non avrebbe potuto trovare il suo scopo. Avrebbe potuto guidarlo, sostenerlo, incoraggiarlo. Ma le risposte che cercava solo lui stesso, avrebbe potuto trovarle.

    «Ti chiedo scusa, ma posso solo dirti cosa ti è successo, non perché è successo. La verità, Axel, è che non c'è un perché. Non c'è una qualche volontà finalistica che ti ha mosso, rendendo futili le tue scelte. Sarebbe terribile, se fosse così, non trovi?»

    Era una domanda retorica e Axel si limitò a fissare la tazza di tè ormai vuota che adesso stringeva tra le mani.

    «Semplicemente, è capitato. Avresti potuto morire come mille altri, ma così non è stato. Il che vuol dire che sei più forte degli altri, più adatto. Ma ciò non decide in alcun modo la tua strada.»

    Capì dove Andrea volesse andare a parare. Gli espose i rischi di quel mestiere e lo rassicurò che nessuno lo avrebbe costretto a restare.

    «Al Grande Tempio teniamo in grande considerazione l'apporto di ex-cavalieri. Nessuno ti biasimerebbe, se ritenessi di voler riprendere la tua vecchia vita. Non ci sarebbero ripercussioni di sorta.»

    La sua vecchia vita? Vita? Che cos’era la sua vecchia vita?

    Le immagini di Havøysund, del suo vecchio villaggio, gli ritornarono in mente. La neve, le montagne, i fiordi, le foreste, lo sci. Sua sorella, il suo amico Georgie. Sua mamma, suo padre, la sua scuola. Un’idilliaca isola felice. Un’isola travolta dalla tempesta, che lo aveva lasciato naufrago, in un inferno che aveva faticato a riconoscere come realtà.

    Mai, non sarebbe mai riuscito a riprendere la sua vecchia vita. Nestore lo aveva aiutato a sfuggire dall’inferno, ma quella vita che pian piano era riuscito a costruirsi a Rodorio, sotto la protezione del Grande Tempio, quella vita mai avrebbe sentito potesse veramente appartenergli.

    «Ti garantisco una cosa, però.» Continuò lei. «Se deciderai di tenere quell'armatura lo troverai da solo, il tuo perché. Lo vedrai sulle facce degli uomini, donne e bambini che porti alla salvezza. Non tutti sono capaci di sviluppare il Cosmo, come me e te, o di difendersi da soli. Io ho scelto di usare questo dono per loro, ma solo perché non ho mai dato peso alla mia preservazione. Tutti loro meritano di vivere. E noi possiamo rendere il loro mondo un poco migliore.»

    Axel era ormai immerso nei suoi pensieri e quelle parole gli scivolarono addosso. Lei si accorse probabilmente di aver parlato in abbondanza, quindi, rivolse al giovane un’ultima domanda.

    «Ora che è accaduto, che cosa farai?»

    Silenzio.

    «Cosa… farò?» Replicò Axel con voce rotta, alzando nuovamente lo sguardo.

    Gli occhi del Leone lo stavano fissando con un’intensità magnetica. Che cos’avrebbe fatto? Aveva davvero una scelta, così come aveva cercato di persuaderlo Andrea?

    «Mmm…» Sospirò, rivolgendo una rapida occhiata allo scrigno contenente l’armatura di Unicorno.

    «Penso che resterò.» Confessò, tirandosi su con la schiena e rilassando le spalle. «Vedi… io non penso di avere altra scelta. Dici che potrei tornare alla mia vecchia vita, ma… in realtà non posso. Non perché non voglia, ma semplicemente perché quella vita non esiste più.»

    Si sporse in avanti, appoggiando con una delicatezza estrema la tazza in ceramica sul tavolino di legno che li separava. Era così sottile, raffinata e delicata che ebbe paura di romperla.

    «Non nego di essere riuscito a ricostruirmi in parte una vita qui ai piedi della collina del Santuario… ma non è la mia vita. Persino Nestore lo sa, ed io…» Premette la punta del suo indice destro sullo sterno. «Anche io lo so. È inutile che menta a me stesso.»

    «Forse ho sbagliato a chiederti perché Scosse la testa. «Forse la domanda giusta in questo momento è perché no? E non ho bisogno che tu mi elenchi i rischi. In parte li conosco, e in parte mi rendo conto ci possa essere della presunzione da parte mia.»

    Incrociò le braccia, sedendosi all’indietro e appoggiando le spalle al cuscino di quel divanetto su cui era seduto, mettendosi comodo. Da quella posizione, si rese finalmente conto di quanto la sua postura fosse stata scomoda ed innaturale fino a quel momento.

    «Ma come hai detto tu stessa, nemmeno tu dai peso alla tua preservazione. E non penso che a questo punto abbia né importanza né senso discutere sul perché di tale mancanza… sia da parte tua, che da parte mia…»

    Ci pensò un attimo. Pensò se ciò che stesse per chiederle non fosse inappropriato, se fosse davvero il caso di chiederglielo o se fosse meglio mordersi la lingua. Ma dopotutto non era una domanda malvagia. Era pura e genuina curiosità. E forse, conoscere un po' la storia della Leonessa, gli avrebbe fatto bene.

    «Tu… come sei arrivata qui? Come sei diventata “Andrea del Leone”?» Pronunciò il suo nome facendo con le mani il segno delle virgolette. «Se non sapessi tu fossi un Cavaliere… difficilmente immaginerei che una ragazza come te possa esserlo.»

    Le ultime parole gli uscirono dalla bocca troppo velocemente. Pensò che forse avrebbe dovuto pensare meglio a come formularle, ma ormai il danno era fatto. Quella vibrazione dell’aria sarebbe giunta alle orecchie di Andrea, e Axel non avrebbe potuto fare niente per attenuare ciò che quell’affermazione supponeva.

    Si morse l’interno della guancia e sperò che la ragazza potesse vedere oltre alla superficialità delle sue parole. Non voleva insinuare nulla. Ma le sue parole, lo avevano appena fatto.




    narrato | - parlato - | "pensato" | °telepatia°
    nome » Axel Torden
    casta » Saint di Atena
    armatura » Bronze Unicorn {III}
    energia » Verde
    mentalmente »
    fisicamente »
    status armatura » Non indossata.
    note » Ops

    abilità »
    tecniche »

     
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    « When Tomorrow Comes »
    ~

    Niente male, pensò Andrea.
    È parecchio avanti. Molto più di quanto non lo fosse lei all'inizio, pensò. Conosceva l'Apocalisse, aveva visto ciò che c'era fuori, e aveva vissuto in Grecia. Sapeva ciò che c'era stato prima, ciò che non sarebbe mai più tornato e cosa rimaneva.
    Adesso andava instradato, guidato. Aveva rifiutato la proposta di Andrea di tirarsi indietro, e lei lo aveva preso in parola. Da quel momento in avanti lo avrebbe trattato da adulto. Il suo era un buon inizio, ma come un diamante grezzo andava lavorato e ripulito. Gli serviva una spinta, una ragione per combattere.
    Il perché no non poteva bastargli, non a lungo. Gli avrebbe mostrato la sua strada. Lo avrebbe lasciato libero di scegliere se percorrerla o cercarne una sua. Era un Saint, e trattarlo da fratello minore non aveva senso. Sperò l'avrebbe perdonata per quel repentino cambio di registro. Aveva solo quell'occasione per parlargli, pensò.
    « Bene, Axel. » Disse, annuì piano e appoggiò la tazzina sul tavolo, con un lieve tintinnio. Lo guardò negli occhi, scegliendo di ignorare, almeno per il momento, la domanda che le aveva posto.

    Lo osservò con una scintilla negli occhi.
    Forse Axel si sarebbe sentito a disagio, ma non avrebbe capito subito cosa stava facendo. Lo stava studiando, millimetro per millimetro. Osservò le ferite che andavano chiudendosi e cicatrizzandosi grazie al contatto con Gramàn, studiò la sua corporatura, la sua altezza, i suoi muscoli. Passò in rassegna il suo viso imbarazzato per la domanda che le aveva fatto e si concentrò sul suo battito cardiaco. Era più atletico di lei, concluse. Probabilmente più sano. Ma non poi così diverso, soprattutto se lo confrontava con quello che era il tipico corpo allenato da guerriero. Ma poteva diventarlo, pensò. Un eroe.
    « Allora la vedi anche tu, quella strada. La strada che tu non hai mai voluto percorrere, ma che ormai è tracciata. » La voce di Andrea era diventata più profonda, lenta, atona. Non doveva più metterlo a suo agio. Era una conversazione non solo tra adulti, ma tra pari. Se lei aveva un poco più di esperienza, stava a lei condividerla.
    Gramàn si agitò un poco sul grembo di Axel, alzandosi e portandosi con il piccolo viso elettrico a guardare Andrea.
    Non credi che sia troppo presto? È ancora un cucciolo di umano. ❜ Parlò come se non fosse seduto su di lui in quel momento. La ragazza scosse piano la testa.
    « No, Gramàn. Ha il diritto di sapere. Sceglierà lui, poi, cosa è giusto per sé stesso. » Gli rispose lei. Gramàn inarcò la schiena e rizzò il pelo, tamburellò un paio di volte con la coda elettrica sulla gamba di Axel e poi si fermò, rassegnato. Si accoccolò meglio nella sua posizione e appoggiò il muso contro la pancia del ragazzo. Iniziò a vibrare leggermente.

    Andrea si chinò leggermente in avanti sulla sedia.
    « Perdonami ma, visto che siamo molto simili, ti dirò quello che avrei dovuto sentirmi dire quando ho indossato per la prima volta la mia armatura di bronzo. Non dovrai decidere adesso se la mia verità sarà quella giusta anche per te. Probabilmente non sarà così. Ma forse riuscirò a evitarti i miei stessi errori. » Sapeva che, solo dovendo condurre le proprie missioni, Axel avrebbe incontrato amici e nemici diversi dai suoi. Sarebbe cresciuto e avrebbe sviluppato una propria fede autonoma. Ma, finché poteva guidarlo, sarebbe stata ben lieta di farlo.
    « Non hai nessun posto dove tornare, dici. Perché no, dici. » Ripeté le parole del ragazzo, ma non lo fece con scherno. Anzi, capiva fino in fondo cosa intendesse.
    « Non hai alternative. Questo è l'unico posto dove potresti stare, ormai. Hai ragione. Se girassi da solo per il mondo, senza un Tempio a cui tornare, finiresti morto in meno di un mese. Te lo dico per esperienza. A me è successo. » Gettò quelle ultime parole come se non pesassero affatto, c'era ancora tempo per raccontargli la sua storia. Ad Andrea, al momento, interessava quella di Axel. Si fermò un istante, come se le fosse venuta in mente un'idea all'improvviso. Fissò i suoi occhi verdi sul viso affilato del ragazzo.
    « Vuoi sapere una cosa, Axel? » Non gli avrebbe parlato come se fosse un bambino. Quel mondo era un'Inferno, e tutti i vivi dovevano ormai essersi fatti una corazza abbastanza spessa da proteggersi... almeno dalle parole.
    Se poi a lei, in quanto Gold, spettava quel ruolo poco piacevole – l'avrebbe sopportato.

    « Senti di non avere alternative? »

    efEOYQG


    « BENE. »

    Non era ironica, anche se sorrideva.
    Davanti a lei c'era un frutto acerbo. Axel era debole, incerto. Gramàn non aveva torto, nel dire che era ancora un cucciolo. Ma doveva crescere: e in fretta. La volontà di agire, in fondo, non gli mancava. E quella non poteva essere insegnata. Era l'unica cosa che importava, l'unica che avrebbe deciso se sarebbe morto o avrebbe continuato a lottare. Per quello Andrea sorrideva. Avrebbe seguito l'evoluzione di quel ragazzo con molta attenzione. Un giorno l'avrebbe potuto vedere persino in una delle dodici case.
    « Vuol dire che non hai più nulla da perdere. E questo vuol dire che sei libero. La libertà è ciò che fa di te l'uomo più forte sulla faccia della terra. » Non scherzava, e aveva smesso di sorridere. Puoi sconfiggere un uomo in molti modi: puoi maciullare il suo corpo, torturare la sua mente o straziare il suo spirito. Ma essere libero dal resto del mondo, non avere paura di nulla, nemmeno per la tua stessa vita... quello ti rende invincibile. Oppure, si corresse Andrea, avere paura – ma combattere lo stesso.
    Si alzò dalla sedia, un movimento fluido che non produsse nessun rumore, se non il fruscio leggero della sua veste. Oltrepassò in pochi passi il tavolo da the e arrivò davanti al divano su cui era seduto Axel. Lo guardò dall'alto, ma sulla sua bocca era ricomparso un vago sorriso. Non voleva intimorirlo.
    « Nessuno può strapparti più nulla. Si sono già presi tutto. Ma nessuno potrà portarti via questo. » E, nel dirlo, appoggiò due dita leggere, indice e medio, sulla fronte del ragazzo. Il cuore era importante, ma avere una mente salda lo era ancora di più. Una mente che non si piega, che sa distinguere il bene dal male.
    E che riconosce la sottile linea grigia nel mezzo.

    Fu solo un momento, ma nel contatto con Axel il Keraunos si risvegliò.
    Il ragazzo, come in un flash, avrebbe sentito la stessa sensazione che provava tenendo in grembo Gramàn... solo amplificata. Era il calore della vita, della luce, del sentirsi bene sia nel corpo che nella psiche, anche solo per un istante. Un attimo di pace, di tregua dal mondo, dalle preoccupazioni, dal dolore, dai ricordi. Un momento di libertà.
    Era un regalo. Andrea sapeva che, uscito dalla Quinta Casa e tornato alla vita da Saint, non sarebbe potuto durare. Ma non tutto era buio. Non tutto poteva essere oscurità.
    Allontanò le dita dalla fronte di Axel. Gli sorrise come un'amica. Poi tornò a sedersi.
    « Hai detto perché no. Io ti chiedo, perché ? Inverti la domanda. » Riprese il suo discorso dopo un momento, per permettere ad Axel di interiorizzare tutti gli stimoli che aveva ricevuto. Anche nella brutale sincerità che avrebbe avuto con lui, voleva mantenere un minimo di tatto.
    « Non avere alternative ti apre a un universo di scelte. Paradossale, vero? » Incrociò le dita affusolate, appoggiò il mento alle mani e i gomiti sulle ginocchia. Studiò le reazioni del Bronze Saint. La parte complicata arrivava adesso.
    « Puoi sempre scegliere. Vivere o morire. Ogni respiro è una scelta. Ogni minuto è una scelta. Essere o non essere. Ogni volta che non ti butti in mezzo ai corrotti e ti lasci divorare, è un scelta. Ogni volta che riesci a sopravvivere, ti rimetti in gioco. » Ci voleva fortuna, pazzia, istinto – ma soprattutto ci voleva coraggio. Andrea credeva che Axel ne avesse: era arrivato fin lì, in fondo.

    La sua voce era calda e ferma, quella di un maestro paziente.
    « Assottiglia le tue alternative, fino a quando non scopri che l'unica scelta possibile è quella di andare avanti. Hai scelto di percorrere questa strada fatta di morte, di inseguire una speranza che non sappiamo nemmeno se esista, ma a cui crediamo fermamente. » Non c'era spazio per le illusioni, in quella vita. Certo, potevano esserci amici, compagni... ma ad affrontare la morte, ogni volta, sarebbe stato da solo.
    « Ogni tua azione toglie qualcosa all'entropia. La rallenta e rimette insieme i pezzi. Avvicini, fosse anche di poco, di secondi, quello che chiamiamo un giorno migliore. Anche se tu non potrai goderne, perché per quelli come noi non c'è nulla se non la nostra strada, migliorerai le vite di tutti coloro che riuscirai a salvare. » Poteva sembrare poco, un muoversi sui margini, combattendo per le briciole. Ma Andrea ne era orgogliosa. Era ciò che i Saint avevano sempre fatto. L'Io, per i Cavalieri di Atena, non era intendersi come sciocco egocentrismo. No... al contrario.
    Andrea si era sempre messa in prima linea, davanti a tutto e a tutti, perché nessuno dovesse portare quel peso al posto suo. Perché, se lei soffriva, quella stessa sofferenza sarebbe stata risparmiata a qualcun altro. Anche nella disperazione più nera, da soli a combattere, i Saint avevano sempre trovato il modo di andare avanti. Per questo, anche se sconfitti, non avevano mai perso. Erano folli, a modo loro.
    Andrea lo era sempre stata.

    Arrivò alla domanda di Axel.
    Lo aveva esortato a vivere, a combattere, ma ora stava a lui.
    « Vuoi sapere come sono arrivata qui? » Prese un momento di fiato, sciolse le mani e si grattò il mento con la nocca dell'indice.
    « All'inizio anche io credevo di non avere alternative. All'inizio pensavo che non avessi altra scelta se non essere una serva devota. Che solo indossando delle catene io potessi essere libera. » Si stava aprendo con Axel, con quello che le gerarchie vedevano come un sottoposto, perché non aveva senso cercare di apparire come inscalfibile di fronte a lui. Voleva mostrargli che il suo inizio non era stato poi tanto diverso da quello di Axel.
    « Oggi so che non è così. Se sono sopravvissuta, Axel, è perché ho fatto la scelta più difficile di tutte: quella di non morire. Ogni secondo, ogni minuto, contro ogni avversario e mostro che questa terra ha in serbo per noi. Non è morte, se la rifiuti. » Ci credeva fermamente. Per quelli come loro la morte non era che un muro da superare: l'ennesimo.
    « Se sono arrivata qui, Axel, è perché sono maledettamente forte. » Sotto la sua voce calma si poteva intuire l'orgoglio della Leonessa. Nonostante un corpo fragile, nonostante le emozioni ribollenti sotto la superficie, era arrivata a essere tra gli uomini più potenti della terra. Sperava che Axel l'avrebbe raggiunta, un giorno. E poi superata.
    « Se sono arrivata qui... è perché così ho scelto. » Si fermò. Aveva risposto. Guardò il ragazzo negli occhi.
    « Vivi, Axel. » Non era un ordine, ma nemmeno una preghiera. Era una speranza.
    « E poi torna a dirmi se è stata la scelta giusta. » Ti aspetterò, pensò Andrea.
    Sono curiosa di vedere cosa diventerai.

    0qVuOPt

    Energia ~ Viola.
    Cloth ~ Gold Leo - VII - non indossata.
    Condizioni ~ Ottime.
    Abilità ~ Keraunos

    Il Keraunos, nel tempo, ha assunto molti nomi. Che venga chiamato Fulmine Sacro o Saetta Deicida questo elemento è potenzialmente devastante, pericoloso sia per gli umani che per le stesse divinità. Perché non cadesse nelle mani sbagliate Atena, dopo averne sottratto un frammento a Zeus, lo donò ai suoi cavalieri del Leone, perché lo custodissero e lo utilizzassero per illuminare la via degli uomini.
    Andrea è stata l'ultima a ottenere questo dono, che come tutti i cavalieri di Leo le consente di controllare il fulmine in ogni suo aspetto. Maestra dell'elemento elettrico, è in grado di manipolarlo per dare vita a scosse, fulmini, tempeste elettrostatiche, capaci di paralizzare le parti colpite, causare danni al sistema nervoso o provocare bruciature, fino a stordire i suoi nemici. {Elettricità}
    Il Keraunos le permette un controllo tale del fulmine da poterlo manipolare persino nelle sue più piccole manifestazioni, i fotoni, le particelle minime del campo elettromagnetico. Questo le dona la capacità di controllare anche la luce in tutte le sue forme, potendo dare vita a fenomeni ottici così luminosi da danneggiare la retina dei suoi avversari, ma anche di poterla condensare per dare vita a raggi concentrati e taglienti, fino anche a emulare la vita creando delle lame rudimentali o degli scudi di luce. Inoltre, sfruttando la rifrazione, sarà possibile per Andrea nascondersi in piena vista, ottenendo un effetto simile, ma non altrettanto perfetto, all'invisibilità. {Luce}
    Il Fulmine Sacro, in virtù della sua origine divina, le permette di difendersi contro ciò che normalmente colpirebbe la maggior parte dei cavalieri. I suoi effetti non si fermano alla sola materia. Il Keraunos, infatti, le permette di danneggiare e di proteggersi da costrutti spirituali e dagli attacchi capaci di colpire l'anima. {Capacità di contrastare gli attacchi portati con Spirito}
    Tra le doti che le garantisce la Saetta vi è quella di poter, con la sua luce, guarire le ferite degli uomini. Andrea può lenire sia le ferite altrui che le proprie, permettendole, una volta a duello, di guarire un unico tipo di danno, purché non sia così profondo da essere fatale. In questo modo è possibile, per Andrea, protrarre il combattimento fin dove non sarebbe possibile altrimenti. {Guarigione}
    Tutti gli attacchi portati dal cavaliere del Leone, in virtù della potenza del Keraunos, risulteranno più potenti del normale, potendo lei richiamare più cosmo con minore dispendio di forze. Questo le consente un vantaggio tattico nei confronti di numerosi nemici, dovendo questi, a parità di forze, sforzarsi di più per generare attacchi pari ai suoi. {Cosmo Straordinario}


    Illuminazione Cosmica

    Se il cavaliere della Vergine è quello più vicino agli dei, quello del Leone è da sempre il più vicino alla natura. Andrea possiede una sorta di empatia portata all'estremo, che le consente di percepire il cosmo in ogni cosa, sia questo negli uomini, negli animali o negli oggetti inanimati. É in grado di intuire anche la più flebile traccia cosmica, ottenendo più informazioni di quanto non sarebbe normalmente possibile. {Percezione Straordinaria}
    Inoltre, facendo risuonare il suo cosmo con la natura, Andrea è in grado di aizzare o di quietare l'ambiente circostante, per esempio potendo addomesticare anche la belva più feroce, per renderla innocua e una fedele compagna. {Empatia con la Natura}
    Andrea è così abile nel percepire le anche minime alterazioni nel cosmo che sarà più difficile, per lei, cadere vittima di illusioni ambientali o di simili alterazioni sensoriali. Ciò le permette di uscirne più facilmente, di percepire di essere caduta in un inganno e di restare lucida mantenendo la percezione del mondo circostante. {Capacità di contrastare le Illusioni Ambientali}
    I suoi sensi sono così sviluppati da essere dotata di un istinto che le consente di rendere le sue difese o i suoi attacchi particolarmente precisi ed efficaci. È difficile prenderla di sorpresa, e per lei è sempre possibile variare le sue tecniche per renderle più adatte al cosmo dell'avversario e agli attacchi che si trova a fronteggiare. {Difese e attacchi più precisi}
    Tuttavia non solo può migliorare le proprie offensive e le proprie difese, ma persino emulare quelle dei suoi avversari. Purché non siano poteri a lei totalmente estranei, come quelli spirituali o illusori, Andrea sarà in grado di imitare le tecniche altrui, creandone di simili a partire dai poteri di cui lei dispone. Le sarà possibile, in questo modo, dare vita ai colpi più disparati, imitandone le caratteristiche e funzionamento, ma sempre utilizzando come base il proprio cosmo, la luce o l'elettricità. {Capacità di emulare le tecniche altrui}
    L'ultimo potere che le garantisce la sua empatia cosmica è quella di, facendo risuonare il proprio cosmo con quello avversario, tentare di prendere il controllo dei suoi costrutti per un turno. Potrà, in questo modo, appropriarsi di essi, muoverli, fino a persino fargli attaccare il loro stesso creatore. La sua capacità di entrare in contatto con tutte le emanazioni cosmiche le consente, in questo modo, di influenzare tutti quei costrutti non estemporanei, comprese anche le armi cosmiche. {Capacità di controllare i costrutti altrui}
    Come tutti i cavalieri, raggiunto un certo livello, Andrea ha sbloccato la capacità di comunicare telepaticamente, senza bisogno di parole, potendo trasmettere i propri pensieri direttamente alla mente dell'interlocutore. {Telepatia}
    Inoltre, come tutti i cavalieri di Atena, la sua fede nei confronti della sua dea è così grande che, invocandola, sarà possibile per Andrea continuare a combattere per un intero turno quando ormai allo stremo. La sua devozione, infatti, le garantirà la possibilità di potersi ancora muovere e di poter superare quelle condizioni che normalmente glielo impedirebbero, come illusioni, ferite debilitanti, stanchezza estrema o altro. {Favore di Atena}


    Tecniche ~ /
    Riassunto ~ Benvenuto nel tavolo dei grandi, Axel.
     
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    Le parole di Andrea gli accarezzarono l’anima come un soffio di vento tra i petali di un albero in fiore. Un dolce balsamo che si posò sul suo spirito, portando una quiete primaverile.

    «Non hai più nulla da perdere. E questo vuol dire che sei libero. La libertà è ciò che fa di te l'uomo più forte sulla faccia della terra.»

    Axel era libero. Non aveva un luogo dove tornare, non aveva più nessuno per cui piangere. Certo, aveva Nestore, ma Nestore non apparteneva alla sua vita passata e non era un vincolo della sua vita futura. Sapeva che qualunque strada avesse intrapreso, quell’uomo lo avrebbe appoggiato. Ed era certo che ovunque fosse andato, se mai l’avesse abbandonato, quell’uomo sarebbe stato forte abbastanza da sapersi difendere e prendersi cura di sé. Axel si sentiva libero.

    Fissò lo sguardo per un istante che non fu affatto breve nello sguardo del Cavaliere del Leone e pensò di poter intravedere in quelle iridi smeraldine una fiamma. Quegli occhi scintillavano con lo stesso ardore che animava le parole della Leonessa.
    Siamo molto simili, aveva detto all’inizio di quel discorso. E adesso era come se potesse osservare Andrea sotto un’altra luce. Non solo più un idolo, la fama, un nome: all'interno di quel guscio, dietro a quella spessa corazza dorata, vi era una donna. Un essere umano che nel suo divenire non sempre era stato il frutto maturo che ora Axel aveva davanti. Le sue scelte l'avevano resa tale, la sua forza l'aveva resa tale. Ma non la forza bruta ed incontrollata di chi si lascia andare in balia del destino affrontandolo disparatamente. Andrea aveva avuto fede. Aveva avuto fede non solo nel destino stesso, ma nella capacità di plasmarsi la strada che si vuole percorrere.

    «All'inizio anche io credevo di non avere alternative. All'inizio pensavo che non avessi altra scelta se non essere una serva devota.» Axel si soffermò ad osservare lo scrigno dell’armatura di Unicorno. Sentiva che lo stava chiamando. Lo stava aspettando.
    «Se sono arrivata qui, Axel, è perché sono maledettamente forte.» Tornò a fissare Andrea. «Se sono arrivata qui… è perché così ho scelto

    Il giovane si passò una mano sul collo, lasciando cadere lo sguardo sul pavimento. Notò che il nodo della sua scarpa sinistra si era sciolto e i lacci erano riversi sul pavimento. Non puoi lasciare le cose al destino. Sentì una voce formarsi all'interno della sua mente. Non puoi scegliere quando inciamperai, ma puoi scegliere di non inciampare adesso. Si chinò a legarsi la scarpa, tirando le estremità del fiocco al saldo doppio nodo che aveva appena creato. Un patto, che aveva appena stretto con sé stesso. Axel voleva fiorire.

    «Vivi, Axel. E poi torna a dirmi se è stata la scelta giusta.»
    Il giovane si tirò su con il busto e fissò i suoi occhi celesti nello sguardo ardente della Leonessa. In loro non vi erano più ombre in superficie e brillavano riflettendo la luce che inebriava le sale della Quinta Casa come un cielo senza nuvole. Andrea era stata il suo sole.
    «Lo farò.» Sussurrò con un filo di voce. Era una promessa.




    narrato | - parlato - | "pensato" | °telepatia°
    nome » Axel Torden
    casta » Saint di Atena
    armatura » Bronze Unicorn {III}
    energia » Verde
    mentalmente »
    fisicamente »
    status armatura » Non indossata.
    note » <3

    abilità »
    tecniche »

     
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