HYPOMNESIS – La Biblioteca

Il luogo custodito dall'Eforos

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    « HYPOMNESIS »
    Il patto di Faust mi aveva tentato: dammi la conoscenza
    e prendi la mia anima, perché, ad ogni modo, la conoscenza è Dio.


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    I Saint traggono la loro forza dalle costellazioni.
    Per questo, il luogo dove è raccolta la loro sapienza, è a metà tra una biblioteca e un osservatorio a cielo aperto, una dimensione separata dove, alla luce delle stelle, sono state conservate le memorie di un'infinità di guerrieri.
    Il suo custode è Mnemone, colui che ricorda.

     
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    (continua da qui)

    Mnemone si muoveva leggero, con la consapevolezza che solo il custode di quel luogo poteva possedere.
    Aveva appena finito di riordinare la cronologia completa degli eventi della Sesta Guerra Sacra, così aveva alzato lo sguardo verso il soffitto di vetro. Attraverso questo era possibile, in qualsiasi momento, osservare l'intera volta celeste. Era l'unico collegamento che quella biblioteca possedesse con il mondo reale, e il suo custode sapeva leggerne i segni. Ogni tanto, Mnemone le vedeva, le stelle tremolavano, brillavano come mai prima o, persino, si spegnevano. E lui le osservava da lontano, con la consapevolezza di non poter - più - interferire con loro, e desiderava di poter versare una lacrima per i suoi compagni caduti.
    Quelle stelle e quelle costellazioni, presto o tardi, tornavano sempre a brillare. E Mnemone, attraverso la volta celeste, riusciva a vedere quei guerrieri, a sentire i loro dolori e le loro gioie, e ricostruiva, con la sua penna, la loro storia.

    I suoi occhi grigi, da sotto il mantello, scrutarono ancora una volta il manto celeste sopra di lui.
    I Saint, osservò, si erano riuniti. Che tempi straordinari, pensò mentre un sorriso triste increspò il suo viso pieno di rughe. Era il terzo Chrysos Synagein in poco più di dieci anni, una coincidenza che mai si era verificata fin dai tempi di Lemuria, a quanto ricordava: e lui ricordava ogni cosa. Le sue cronache degli ultimi, pochi anni, erano fitte come mai di eventi, di nomi che ormai solo lui e pochi altri viventi conservavano nella memoria, di sacrifici compiuti per il bene più grande. E, pensò mentre guardava tutte quelle stelle brillare l'una accanto all'altra, qualcosa del genere si stava per ripetere.
    La prassi era che intere generazioni di cavalieri potevano passare senza che un Chrysos Synagein venisse convocato: per questo, nonostante Mnemone avesse assistito a infinite vite umane, quell'evento riuscì comunque a risvegliare la sua attenzione. Erano davvero tempi bui e difficili, non solo per i Saint, ma per l'umanità intera.

    Nel labirinto di scaffali che conducevano a sale circolari, Mnemone trovò ciò che cercava. Il cielo stellato, mentre lui si muoveva in un fruscio di mantello, rimaneva fisso sopra la sua testa.
    Entrò in una stanza in cui erano raccolti planetari, astrolabi, mappe celesti e telescopi. Una tecnologia lemuriana rimasta sostanzialmente invariata nei secoli, che soddisfaceva il bisogno degli uomini di guardare il cielo e credere di poter arrivare a conoscere tutti i suoi segreti. Era da molto che Mnemone, i suoi occhi così abituati a sondare quell'immensità, non attingeva a quella strumentazione.
    Voleva vedere ed essere sicuro di non perdersi nessun dettaglio. Avvicinò l'occhio grigio alla lente del telescopio, e questa iniziò ad adattarsi alla sua vista, mostrandogli ciò che desiderava. Fu come ritrovarsi all'interno di quella sala in cui era stato solo una volta nella sua vita, molto tempo prima di diventare il guardiano di quella biblioteca.
    Udì i discorsi dei Saint e gli parve di partecipare all'incredibile serietà del momento.

    Poi qualcosa, in particolare, riuscì ad attirare la sua attenzione.
    Una perturbazione nelle costellazioni, un segno che Mnemone per molto tempo aveva faticato a leggere. Un'oscillazione che poteva sembrare casuale, ma che, dopo la creazione di modelli statistici e di numerose ipotesi, lui era riuscito a ricondurre a una logica. Era una variazione infinitesimale che avveniva sempre quando, all'interno della volta stellata, entravano coloro che avevano solcato quello stesso cielo in passato.
    Quella luce soffusa, poi, Mnemone non poteva proprio dimenticarla. Anita, il precedente collegamento tra quella biblioteca e il Grande Tempio, colei che chiamavano Eforos, era appena entrata all'interno del Chrysos Synagein. Un libro apparve nella mano tesa di Mnemone e le sue pagine iniziarono a muoversi da sole, fino a fermarsi in un punto preciso. Il bibliotecario abbassò lo sguardo e, alla luce delle stelle, iniziò a scorrere ciò che vi era scritto. Leggere fu abbastanza per fargli rivivere l'ultima volta che si era trovato faccia a faccia con quella ragazza, allora ancora Gold Saint del Cancro.

    La pagina successiva, intanto, andava riempiendosi di nuove scritte.
    Ciò che avveniva, nella volta celeste, veniva immediatamente registrato dallo sguardo del custode: non ebbe bisogno di leggere oltre. Chiuse il libro - e questo sparì - e tornò a guardare le stelle. Anita stava allungando la mano verso Andrea del Leone, porgendogli quello stesso medaglione che, tanto tempo prima, lui stesso aveva posseduto. Dovette resistere alla tentazione di richiamare il libro che narrava le gesta dell'attuale cavaliere della quinta casa, e continuò a osservare.
    Doveva prepararsi, pensò. Aveva accolto innumerevoli Eforos, nel corso dei millenni, e aveva imparato a rispondere a tutte le loro domande prima ancora che questi potessero porle. Ma c'era comunque qualcosa di unico in quel passaggio di testimone, qualcosa di importante e solenne. Lo stesso movimento che lui aveva fondato, un'eternità prima, e che ancora continuava.
    Gli occhi grigi di Mnemone, sotto al cappuccio, splendettero per un solo istante in un lampo azzurro. I libri che si trovavano fuori posto, sui tavoli di studio o quelli non ancora ultimati, sparirono e riapparvero all'interno dei loro scaffali.
    Tutto era pronto.

    Regolo, Algieba, Denebola, Zosma, Algenubi e Coxa presero ad agitarsi nel cielo.
    Brillarono e tremarono fino a quando, con uno strappo, non caddero dalla volta celeste. Precipitarono dal soffitto verso il centro della sala, a pochi metri da Mnemone, e quando toccarono il pavimento si allinearono per formare la figura inginocchiata di Andrea.
    Tutti, pensò guardandola mentre si rimetteva in piedi, restavano disorientati dal primo salto. Non fu neanche stupito dal trovarla meno possente rispetto al resto dei Saint: non era raro che, tra gli studiosi, vi fossero coloro che preferivano altri approcci rispetto alla forza bruta.
    La studiò mentre si rimetteva in piedi e respirava profondamente. Sapeva ci avrebbe messo molto a inquadrare il posto in cui si trovava, a passare in rassegna, con gli occhi pieni di meraviglia, la stanza che la circondava.

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    La vide mentre spostava lo sguardo sugli scaffali in penombra, su quegli strumenti che forse non aveva mai visto in vita sua.
    E, infine, su di lui. Per un'istante riuscì a cogliere sul suo viso una nota di sorpresa, ma questa, ben presto, scomparve. Lo sapeva già, naturalmente, poiché lui sapeva tutto: quella ragazza era particolarmente brava a nascondere le sue vere emozioni sotto una maschera. Con lui, comunque, non ce ne sarebbe stato bisogno.
    « Io, io... sono Andrea del Leone, il nuovo Eforos incaricato dal Grande Tempio. » La vide inchinarsi in un gesto meccanico, col tedio di chi lo ha ripetuto troppe volte.
    Mnemone annuì alle sue parole e alzò un dito in aria, sia per chiederle silenzio chee per spingerla a guardare in alto, abbandonando, per un momento, gli scaffali a cui i suoi occhi verdi sembravano attirati come dei magneti. Vide in lei di nuovo la sorpresa, e la vide analizzare costellazione per costellazione, fino a quando non si accorse - lo facevano tutti gli Eforos, presto o tardi - che la propria era mancante.

    Il volto vecchio e grigio di Mnemone si piegò in un sorriso. Era ora della domanda.
    « Dove siamo? Questo posto... questa biblioteca, non comprendo come funzioni. » Il tono di voce della ragazza era rispettoso, curioso, tipico di chi varcava per la prima volta quella soglia.
    Mnemone alzò ancora una volta il dito ossuto, e questa volta lo puntò su un leggio che si trovava in un'angolo della stanza. Lì sopra c'era un unico libro, e la sua copertina in oro scintillante rifletteva la luce delle stelle sulle pareti. Le pagine si aprirono e vennero sfogliate da una mano invisibile, e poi, senza clamori, il libro scomparve. Riapparve, fluttuando in aria, a pochi centimetri dal petto di Andrea, come in attesa che la ragazza alzasse un braccio e lo afferrasse. Lei, dopo un attimo di esitazione, comprese ciò che doveva fare, e lo accettò.
    Mnemone le rivolse un cenno di approvazione, poi si portò il lungo indice ossuto davanti alla bocca: quella biblioteca era un luogo silenzioso, e lui era il suo guardiano. Aveva perso la sua voce da molto tempo. Gli rimaneva solo il metodo di conservazione migliore che l'umanità avesse mai trovato, quello più semplice, eppure efficace... la scrittura.

    Andrea si rigirò il libro tra le mani, notando la mancanza di un titolo.
    In effetti, su quelle pagine, se ne sarebbe accorta non appena avesse preso a sfogliarlo, non avrebbe trovato nulla – non ancora. Fino a quando, arrivata alla prima pagina, non avrebbe visto comparire delle scritte sulla carta preziosa.
    La domanda, Andrea di Leo, Eforos del Grande Tempio, non è come. È perché. ❜ Osservò, con un'occhio accademico la sua sopresa – il libro a lei dedicato sarebbe stato riempito di quella nuova storia.
    « Dovete scusarmi, ma non ho molto tempo. Noi Saint stiamo per partire per una missione da cui potrebbe dipendere la salvezza dell'umanità, e ho bisogno... » Ma Mnemone, tramite l'inchiostro, la interruppe. La ragazza abbassò di nuovo lo sguardo sulla pagina.
    La fretta e il tempo, in questo luogo, non hanno alcun significato. Te lo dimostrerò, così potrai abbandonare questi concetti e dedicarti alla conoscenza senza preoccupazioni. Prego, seguimi. ❜ In un fruscio del suo mantello Mnemone si voltò, portandosi verso il telescopio che lui stesso stava prima utilizzando.

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    Si fermò davanti a questo, e inviò un nuovo messaggio al libro dell'Eforos.
    Un giorno imparerai a guardare le stelle e a vedere i loro movimenti come li vedo io. Per ora, tuttavia, dovrai fare affidamento a questi strumenti e ai libri conservati negli scaffali. ❜ Allungò la mano, perché Andrea prendesse posto dietro quella lente. Mentre lei si chinava, per appoggiare l'occhio ad essa, Mnemone iniziò a spostare una manopola dopo l'altra, per fare in modo che quella tecnologia lemuriana venisse calibrata al livello più elementare possibile, per una principiante quale poteva essere la nuova Eforos.
    Andrea non avrebbe potuto distinguere i dettagli o sentire le loro parole come se si trovasse sopra di loro, ma sarebbe stato sufficiente. La ragazza, dopo che ebbe osservato abbastanza, tornò con gli occhi verdi su Mnemone.
    Trovò piacevole, nonostante tutto, che continuasse a guardarlo mentre gli parlava. Altri, prima di lei, si erano concentrati ben presto solo sul libro che tenevano in mano, quasi dimenticandosi della sua presenza.
    « Il tempo nel mondo reale non scorre, se non lo desidera chi lo osserva da fuori. È così, dunque, che sono stati riempiti tutti questi libri? » Chiese lei, tornando con lo sguardo sui molti corridoi che si dipanavano da quella stessa stanza, e che portavano ad altrettante sale circolari.

    Le parole ripresero ad agitarsi nel libro d'oro dell'Eforos.
    Precisamente. In questo modo è possibile, per noi custodi del sapere, vedere un evento mentre si verifica per la prima volta, ma anche fermarlo, tornare indietro, studiarlo da molteplici angolazioni. Dove c'è un Saint, lì c'è anche il nostro occhio. E dove c'è stato un Saint, noi possiamo tornare. Per studiare, analizzare, trascrivere e immagazzinare. Perché nulla, alla fine, venga perduto. Credo che tu capisca, ora, che la fretta è priva di senso, e che possiamo presentarci con la dovuta calma. ❜ Vide Andrea, mentre leggeva, annuire e arrossire lievemente, come dispiacendosi per la sua involontaria scortesia.
    « Ora capisco, e avete ragione. Non vi ho nemmeno domandato chi siete. Adesso che so che i miei compagni non sono in pericolo, posso ringraziarvi per questo inestimabile tesoro. » Ancora una volta il cavaliere del Leone si inchinò: questa volta, tuttavia, sembrò intenderlo davvero.
    Ho avuto un altro nome, in passato. Ma in questa biblioteca puoi chiamarmi Mnemone, colui che ricorda. ❜ La sua testa, sotto il cappuccio, si abbassò in un cenno di riconoscimento.

    La pagina ormai piena, senza che Andrea dovesse far nulla, si voltò da sola.
    E non devi ringraziare me. Qualcuno, al Grande Tempio, ti ha ritenuta capace di poter sopportare il peso di questa conoscenza. Raramente si sono verificati errori. Ora seguimi, ti mostrerò le sale, e intanto ti spiegherò le regole di questa biblioteca. Dovrei essere in grado di rispondere a molte delle domande che ti stai ponendo in questo momento. ❜ Mnemone, con un fruscio che assomigliava a quello delle pagine voltate, iniziò a camminare verso il primo corridoio. Oltrepassò per primi tutti gli strumenti che i nuovi Eforos potevano usare per imparare a leggere la volta stellata, per abbandonare col tempo i libri in favore di una conoscenza diretta.
    Le sale sono state ordinate secondo un criterio cronologico, dalla fondazione di Lemuria fino ai giorni nostri. All'inizio questo posto era formato da solo una stanza, mentre ora sono più di cento. Semplicemente, a un certo punto, queste compaiono, per ospitare nuovi scaffali e nuovi libri. Ancora una volta la domanda non è come, ma perché. ❜ Mnemone procedeva lentamente, per dare il tempo ad Andrea di leggere ciò che lui dettava e di guardare ogni sala. La vide scorrere con il dito affusolato i titoli dei libri ordinati nei diversi ripiani.
    La sua curiosità avrebbe reso gli insegnamenti più semplici.

    Andrea cercò, in uno scaffale, qualcosa di specifico.
    Mnemone la osservò, e dovette ammettere che sembrava possedere una certa dimestichezza. Tirò fuori dopo poco un libro, soffiò sulla copertina, e lo aprì. Lui, che era il custode di quel luogo, sapeva di cosa si trattava senza doverlo vedere: la cronaca della prima guerra sacra, quando i Saint si erano già insediati ad Atene. Sapeva anche - lo aveva visto - per quale motivo Andrea desiderasse studiarlo. La vide sfogliare le pagine fino a fermarsi in un punto vicino alla fine del libro, e aspettò paziente che finisse di leggere. La ragazza rimise via il libro, e Mnemone seppe che non doveva avere da ridire nemmeno su un dettaglio.
    « Per raccogliere altra conoscenza. Perché, attraverso di noi, questi uomini e queste donne, con i loro sacrifici, vengano ricordati. È questo il perché, non è vero? » Chiese la ragazza e lui, per una volta, non ebbe bisogno di scrivere nulla. Si limitò ad annuire.
    « E così qua dentro è conservata ogni cosa? » Domandò ancora, ricominciando a seguirlo attraverso le sale circolari.
    È conservata ogni cosa che è stata conservata attraverso il ricordo. Perdona la tautologia, ma per comprenderla è necessario che io ti spieghi le regole che governano questo posto. ❜ Mnemone si sedette su una poltrona che, fino a un attimo prima, non era presente all'interno della stanza. Invitò con un cenno Andrea a prendere posto allo scrittoio, così da poter leggere con calma ciò che doveva dirle.

    Mnemone, presto o tardi, si era sempre trovato in una situazione del genere. Aveva insegnato a generazioni di Eforos, e quelle parole sarebbero apparse sul libro di Andrea senza che lui dovesse sforzarsi a riflettere.
    La nostra sapienza non è infinita. Per questo il numero di queste sale sarà sempre limitato. Una sapienza enorme per un uomo comune, ma non sconfinata da un'ottica più ampia.
    Sono due le regole invalicabili che governano questo luogo e che dovrai accettare, per essere un Eforos.
    La prima regola è che non si può vedere il futuro. In qualsiasi momento è possibile tornare al passato, per chiarirci qualche evento oscuro. Ma mai sarà possibile, per noi, vedere e registrare un evento prima che questo si verifichi.
    La seconda regola, ben più importante, è che, per noi, è possibile vedere lì dove è presente un Saint. Questo apre due diversi ordini di problemi. Il primo è che con così tanto materiale, se non sappiamo dove cercare, tutti quei libri rimarranno lettera morta.
    Il secondo, Andrea, è che possiamo arrivare solo fin dove le costellazioni ci permettono di vedere. È capitato, e nemmeno io posso decifrarle, che queste si... affievoliscano, quando un Saint agisce perché nessun altro lo scopra, o perché custodisce un segreto. Per questo, per esempio, tracciare le... grandi, eppure terribili, imprese dei primi Re Santi disertori è sempre stato impossibile. Abbiamo le congetture dei sopravvissuti, certo. Ma non una conoscenza diretta.
    ❜ Così scrisse, e aspettò paziente che Andrea finisse di leggere e di assimilare quel mare di informazioni.

    La pagina venne voltata di nuovo senza che l'Eforos dovesse muoversi.
    Questa biblioteca risponde alle stesse regole della realtà: dove lo sguardo dei nostri compagni si chiude, noi non possiamo vedere.
    È per questo motivo che esiste l'Eforos, poiché è necessario che qualcuno che mi affianchi in questa trascrizione. Voi siete i miei occhi, mentre io sono la mano che regge la penna. Quante più cose conosce l'Eforos del suo tempo, tante più ne verranno conservate, tanto più le costellazioni saranno brillanti e leggibili per me.
    Per questo, dove eri tu e dove era Anita, per me era possibile ascoltare ogni parola. Ma se qualcuno vi inganna, se qualcuno vi mente, se voi dimenticate, ecco, le sale costruite attraverso di voi saranno incredibilmente scarne o piene di menzogne. Dobbiamo evitare che ciò accada.
    Tanto più l'Eforos è una sola cosa con i suoi compagni, tanto più questo posto crescerà.
    ❜ Andrea arrivò lì dove le parole si fermavano, alzò lo sguardo verso Mnemone e annuì.
    « Prego, continuate. » Lo esortò lei, facendo cenno con il capo di aver compreso.

    Mnemone sapeva che quel momento era cruciale. Avrebbe provato un brivido, se solo avesse potuto provare qualcosa.
    Ciò che è segreto, tu dovrai rivelarlo.
    Ciò che è nascosto, tu dovrai portarlo alla luce.
    Ciò che è dimenticato, tu dovrai ricordarlo.

    Le parole si impressero al centro della pagina, dove rimasero, solennemente, perché Andrea potesse comprenderle e interiorizzarle.
    La tua conoscenza si nutrirà di questa biblioteca. E ogni cosa che tu conoscerai al di fuori, la biblioteca la conserverà per sempre. È questa la natura del nostro patto. ❜ Mnemone si alzò avvicinandosi ad Andrea e la scrutò con gli occhi grigi da sotto il cappuccio. In fondo alla pagina sarebbe apparsa una sola parola, l'ultima fino a quando lei non avesse voluto per sé quella nuova vita.
    Accetti? ❜ Una stilografica comparve sullo scrittoio, perché, in quel luogo, anche una decisione di tale importanza meritava di essere riportata su carta e conservata.
    Accetto. ❜ Firmò Andrea in fondo alla pagina. Da quel giorno avrebbe imparato molte cose, e sarebbe stato suo compito fare in modo che quella biblioteca – quasi un organismo vivente – continuasse a crescere.
    Era diventata l'Eforos del Grande Tempio.



    Edited by ~S i x ter - 22/9/2020, 17:48
     
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