Phantom Pain

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    Hell’s Passenger

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    I'm searching for a whole new beginning
    An endless void
    This notion that I sense within me
    You're still by my side

    Oh, I feel your presence
    You'll never leave here
    But if I reach out there to hold you
    Every part that's real disappears

    As I become more present now
    I can't see through the pain
    A hollow cut through my veins
    (the phantom takes his toll)




    Stelle a vista d'occhio occupano il tuo campo visivo, piccole luci che riverberano attraverso quell'infinito spazio silente e scuro - l'assenza di suoni ti sarebbe fastidiosa, forse, se non fosse che hai in mente ben altri pensieri, almeno al momento. Sei appollaiato sopra quell'enorme lasso - o anello, alcuni direbbero - che altro non è se non un'enorme macchinario allacciato al gigantesco sole che è chiamato Saturno: un'opera di uno dei tuoi supremi e splendidi signori, i Titani. Tra questi, sei stato appositamente scelto come guardiano di questo luogo dal creatore di quello stesso strumento, ovvero Giapeto - e il suo è un modo come un altro per far uso di una risorsa naturale a loro favore. Dopotutto, non potete permettervi di limitarvi in alcun modo, considerando la terribile guerra che sta imperversando ormai da miliaia e miliaia di anni. Hai perso il conto, tu, Thaos, che per quella guerra ci sei nato. Le tue prime memorie sono stati scontri senza fine, accompagnando i tuoi fratelli e i tuoi creatori sulla strada del sangue, giorno per giorno, contro quegli abomini che sono i Daimon, creature che non desiderano altro che avere il controllo su una realtà non loro - le motivazioni che ti spingono sono tante, fin troppe, ma prima di tutte è il desiderio di adempiere ai tuoi ordini, di fare pulizia di quelle ignobili creature, dalla prima all'ultima.

    E, come sempre, nonostante momenti di vuoto in cui la tua unica compagnia è osservare tutti quei luoghi lontani nello spazio e nel tempo, la tua quiete viene interrotta da qualcosa, o qualcuno - senti il tuo corpo fremere, la tua essenza bruciare, perché è ora per te di fare quello che ti compete meglio: lasciare il marchio dei divini Titani sul corpo dei tuoi nemici con terribile e fredda ferocia. Le tue Stigmate sono la tua arma più preziosa, e con essa divieni l'arma che incide e mai fa dimenticare ai servi di Phanes chi davvero è il padrone di questo infinito universo.

    Ancora una volta, dunque, eccoli che arrivano: sono tanti, numerosi, ma rispetto a te sono deboli e fragili, persino lenti. Insetti, dal primo all'ultimo, mostruosi esseri che paiono favorire la quantità alla qualità, differentemente da voi - sai già come andrà a finire, considerando le miriadi di cadaveri che viaggiano nello spazio circostante che altro non sono se non i loro compagni caduti. Come sempre, pare proprio che la loro vista non possa che farti ribollire di sete di sangue: una sensazione primordiale la tua, instillata nel profondo della tua anima mostruosa dai tuoi creatori per odiare in maniera assoluta quegli esseri la cui unica definizione è "Nemico".

    Che la caccia abbia inizio.











    [Tempo della Guerra degli Eterni, stai facendo da sentinella sopra gli anelli meccanici di Saturno, che qui è ancora un enorme sole rovente - ovviamente non ti fastidio, dato che sei in forma vera e a piena forza dato che è l'era del mito. I daimon a questo giro sono uno sciame enorme di creature mostruose ma simil angeliche - per farti capire, angeli di evangelion - di varie dimensioni, ma che confrontate a te sono deboli. Occupatene autoconclusivamente a sto giro, ma ricorda che sono così tanti che paiono non finire mai - finisci il post con loro che continuano ad arrivare. Hai pieno utilizzo sia delle stigmate che dell'agilità straordinaria, e sei lockato in forma Gigante. Ricorda che l'anello-laccio che copre Saturno è una sorta di sfera di Dyson super futuristica.]
     
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    Parlato
    Parlato d'altri
    Pensato

    Silenzio. C'era sempre qualcosa di magico nell'osservare le miriadi di stelle che si distendevano in uno spazio indefinito molto vicino a "infinito", con solo il rumore del mio pesante respiro a infrangere quel fascinoso panorama che comprendeva tutti i miei Sensi. Il mio animo dal moto burrascoso riusciva a raggiungere un certo stadio di calma che mi portava a rilassarmi particolarmente bene, mettendomi anche di buon umore.

    Certo, In realtà non ero lì a contemplare le stelle o a fissare il panorama -tra l'altro fantastico- in quel di Saturno e dei suoi anelli meccanici, ma avevo un preciso compito. Giapeto, sempre sia venerato come potente Titano, che aveva creato questo luogo, ora aveva bisogno di qualcuno che facesse da Sentinella: un ruolo da molti bistrattato, in quanto simil spazzino, ma che in realtà aveva un grande significato. Magari ero io a dargli un significato troppo grande, ma una catena non aveva bisogno di punti deboli. Noi Giganti. L'acciaio più duro. Per quanto si potesse strattonare e tirare,non c'era verso che noi venissimo piegati, figuriamoci spezzati. Sciocchi erano quelli che solevano pensare il contrario, poichè essi non comprendevano la vera forza che ci contraddistingueva.

    E a breve, la mia forza sarebbe stata osservata da molto vicino. La mia vera forma potevano essere visibile da molto lontano, se solo si prestava un minimo di attenzione, e questo era uno dei miei scopi: farmi notare da spiacevoli insetti. E mi avevano notato. Lo potevo sentire, lo potevo percepire dalla mia essenza che cominciava a bruciare. Un bruciore lento, di quelli che vengono usati per scaldare il metallo all'inizio, che piano piano col passare del tempo diventava sempre più ardente.
    Ardente come il fuoco della battaglia.

    Ed erano quei momenti in cui si poteva assaporare in pieno l'agrodolce sapore della vita, quella fatta su misura di Gigante. Al di fuori di noi, in pochi potevano comprendere queste metafore. Non erano certe perle di vita, ma più un filosofico modo di pensare.

    Un lungo sospiro fuoriuscì dalla mia bocca. Non sopportavo la vista di quelle larve che appariavno ai miei occhi, sciocchi esseri privi di intelletto che piuttosto che la qualità preferivano di gran lunga la mera quantità. Non fosse che il mio compito era sterminarli dal primo all'ultimo, non avrei neppure usato l'appellativo di "Nemici". Essi non imparavano dai propri errori, non riuscivano a comprendere l'abisso di differenza di potere, forza e abilità che ci differenziava. Erano incapaci di percepire il pericolo nell'affrontarmi.
    Mere bestie, ecco cos'erano dinnanzi alla mia presenza che li giudicava in maniera quasi sofferente. Non c'era quasi divertimento nell'affrontare tali orde.
    Quasi.

    Quasi come un respiro forzato, dalla mia bocca partì un raggio. Quella era da sempre la mia arma preferita, poichè non sopportavo essere toccato da quei viscidi cosi chiamati Daimon. Le mie stigmati non avevano pietà di nessuno, e nessuno si sarebbe salvato dal mio fuoco purificatore che avrebbe sterminato chiunque avesse avuto la sfortuna di incrociare la mia potenza distruttiva. E in molti caddero fin dall'inizio; non era abbastanza, certo, ma da qualche parte si doveva pur cominciare.
    Ne sparai un secondo. Poi un terzo. Un quarto, e una mia artigliata ne prese una manciata, che vennero scaraventato a chissà quanti metri di distanza. Quei bastardi arrivavano a frotte in continuazione, così non appena un numero di essi fu sufficientemente vicino, scattai in avanti grazia alla mia straordinaria agilità, che nonostante la mole che occupavo mi permetteva di andare ad una velocità superiore alla norma, lasciando dietro di me una scia di ologrammi utilizzati per confondere i più. Certo, alcuni di quei vermi erano comunque in grado di spostarsi, ma alla fine quello che dovevo fare era eliminare i più inetti per poi occuparmi di quelli che ad una seconda occhiata potevano sembrare un minimo più decenti degli altri. Durante il mio scatto, presi un sacco di quella accozzaglia di immondizia, e sparai un altro raggio "purificatore che sterminò molti altri di loro. Non stavo nemmeno a contare quanti ne cadevano, anche perchè non ne avevo il tempo.

    Mpf

    Per quanti ne facessi cadere, altri e altri ne arrivavano, in termini di 1 a 2.
    Maledetti pavidi.
    Fermai la mia corsa di colpo e feci un giro di 360 gradi per colpire molti altri di loro con la possente coda, e aseguire l'ennesimo raggio delle mie stigmati.

    Ma non finiscono mai?

    Dovunque mi girassi, ogni secondo che passava altri Daimon apparivano alla mia vista, come un maledetto e infinito sciame di Nemici.
    La cosa cominciava a farsi parecchio problematica anche per me. Potevo tenerne un centinaio forse, ma ad occhio il numero sembrava crescere rapidamente oltre quella soglia...
     
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    Continua e continua, frenetico, veloce, rapido.

    Perdi la cognizione del tempo e dello spazio, e ti pare che tutto diventi un qualcosa di perpetuo, infinito: continui a sparare e sparare, a sconfiggere ed abbattere, eppure l'unica cosa che pare sei tu. Inizi a sentirti più stanco di prima, più affaticato: forse è il cosmo consumato, o forse è che anche una mente aliena come la tua sta vacillando davanti a quell'infinito ripetersi.
    Qualunque sia il caso, il tuo corpo ti sembra divenire una massa unica e imprecisa, che semplicemente segue movenze meccaniche atte ad adempiere al tuo scopo - dura così ancora a lungo, finché all'improvviso, come staccato dal tuo loop, noti finalmente che sei nuovamente solo, in completo silenzio: ci sono solo cadaveri fluttuanti nello spazio attorno a te, e il rumore della battaglia è cessato in un unico, singolo e forte battito finale, togliendoti completamente fiato e logica dalla mente.

    Rimane così ancora per diversi attimi, secondi, minuti: paiono talmente lunghi da essere laceranti alla tua anima, ma eventualmente qualcosa accade - a un centinaio di metri da te, una piccola crepa nell'oceano scuro dello spazio si crea, spezzando la quiete con quel sottile crack che rapidamente si espande. E più esso si espande, più ciò che vi è dietro ha modo di mostrarsi, trascinando prima gli arti.
    Sono innumerevoli, enormi masse assurde e strane di braccia e piedi umanoidi che si trascinano in maniera disgustosa furoi dalla crepa - è un processo che non riesci a fermare, forse perché a conti fatti accade in questioni di veloci attimi.





    Eventualmente, la figura mostruosa del Kakodaimon appare in tutta la sua terribile ed oscura gloria: ali nere come la pece danzano in maniera convulsa attorno a lui, pulsando di vita in una maniera non dissimile da vera e propria carne. Numerose sono le iridi che tempestano quelle appendici - iridi dalla sclera nera e le iridi rosse come il sangue, che si muovono a guardare i dintorni in maniera nevrotica, furiosa. Assieme ad esse, alternandosi in maniera frenetica, numerose bocche dai denti affilati si aprono e si richiudono di continuo. Il busto della creatura altro non è che un ammasso di carne nera e biancastra più simile ad un insieme di vene e organi mal messi, con al suo centro un globo pulsante di energia rossa che trasuda in maniera ipnotica il suo potere primordiale - la cosa più simile ad un viso è un amalgamato di due figure vagamente considerabili umanoidi, facce senza tratti se non bocca e occhi, che gridano e urlano in maniera incomprensibile. Innumerevoli arti danzano furiosamente da ogni parte del corpo, portando con sé lamine nere grezze e confuse che agita furiosamente - è uno spettacolo di terribile oscurità, quella, e finalmente posa gli occhi su di te, in quella maniera tanto distaccata eppure furiosa che solo una creatura del genere pare poter esprimere.

    Sono attimi di silenzio, quelli, prima che rapidamente compia uno scatto velocissimo, uno che tenta di raggiungerti prima di decelerare a metà strada, muovendo tutte quelle lamine verso di te in mozioni simili a fendenti: ci vuole poco, prima che innumerevoli fratture dimensionali simili a lame vengano lanciate verso di te e Saturno, con il tentativo ovvio di spezzare te e l'ingegno di Giapeto.

    Devi difendere l'opera del Titano ad ogni costo.


    [Inizia il duello vero e proprio :zizi: siete pari energia, e lui come vedi al momento ha dimostrato Dimensioni - ti spara tutto addosso nel tentativo di farti la bua e rompere Saturno. Difenditi come preferisci, ma ricorda di lasciare stavolta l'attacco come tentativo, dato che non è certo.]
     
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    Attacca. Schiaccia. Ripeti. Attacca. Schiacci. Ripeti.
    Una ciclica sequenza di azioni basiche per nemici tanto stupidi da continuare ad arrivare come uno sciame di...qualsiasi cosa potessero essere come paragone. Viscidi insetti molto grossi, e la cura ero solo io. Ma ero davvero la cura? Dopo un periodo di tempo che reputavo piuttosto lungo cominciavo a sentirmi stanco di tutta quella nauseante poltiglia bianca di Daimon che continuava ad arrivarmi addosso. Conscio anche che non avevo messo in conto di quanto cosmo stavo utilizzando per abbattere i miei nemici, c'erano un sacco di fattori che cominciavano a farmi vacillare come una imponente struttura alle prese con un gigantesco terremoto. Dovevo solo avere la forza di resistere abbastanza da farli fuori tutti, dal primo all'ultimo. Nemmeno loro potevano contare su una infinita quantità di Daimon, il numero sarebbe sceso prima o poi, dovevo solo aspettare di farne fuori abbastanza da poter vedere con soddisfazione quanto fossero inferiori rispetto a me. E sarebbe successo, ne ero sicuro. Dovevo solo resistere. E così feci, fino a quando finalmente non ci fu più anima viva a parte il mio essere. Avevo il fiatone, quei bastardi mi avevano affaticato lo spirito, ma non erano riusciti a piegarmi. Io ero una entità superiore rispetto a quei parassiti.
    Quel piccolo "lavoro tranquillo" fu spezzato improvvisamente; ad un centinaio di metri da me potei vedere chiaramente qualcosa cambiare. In quel ciclo di masse morte bianche, qualcosa stava stonando, spezzando il ritmo e la quiete che stavo provvedendo a ricreare.
    Ma non avevo mai visto una cosa così orribile, inquietante e fuori posto nella mia vita.
    Non ebbi nemmeno il tempo di fare nulla per quella crepa, in quanto in quei pochi istanti -o forse secondi- che l'aberrazione si palesava ai miei occhi, stavo semplicemente cercando di elaborare il tutto, riprendendo fiato allo stesso tempo. Avevo perso tempo. Grave errore il mio, ma era difficile catalogare una cosa del genere in poco tempo.

    Con quale diritto osi apparire alla mia vista, io che sono cultore della bellezza?

    Sussurrai più a me stesso che a quell'orripilante creatura. Era un affronto solamente irritare il mio senso della vista, figuriamoci sapere cosa sarebbe successo dopo.
    E così i suoi numerosi sguardi si posarono sulla mia possente figura. Da quella distanza non capivo bene chi dei due fosse più possente, ma probabilmente anche se avessi vinto, sarebbe stata una vittoria molto marginale, poichè probabilmente la differenza era minima.
    Passarono pochi istanti mentre incrociammo gli sguardi, dopo i quali quella nuova aberrazione fece uno scatto nella mia direzione. Non era certo veloce quanto me, ovviamente, ma era comunque una velocità considerevole. Mi misi in una specie di guardia, pronto a contrattaccare nel caso fosse arrivato troppo vicino, ma a metà strada la sua decelerazione mi spiazzò abbastamza: che cosa aveva in mente di fare? Lo avrei scoperto a breve.
    Infine, l'attacco vero e proprio venne reso noto. Delle lamine di ferro si mossero da quella figura, per poi venire scagliate verso di me con delle fratture dimensionali. Non volevo essere colpito, ma non potevo permettere che egli danneggiasse la proprietà a cui IO dovevo fare da guardia. Il mio egocentrismo mi permetteva di pensare che, casomai fossi stato colpito, avrei retto il colpo in qualche modo, ma in quel momento volevo dare il tutto per tutto e dimostrare la mia superiorità.
    Provai ordunque a colpire con i miei raggi giudicatori tutte le lamine che potevo vedere con la mia vista, per poi alla fine cercare di scattare verso la sua posizione per provare un colpo di coda al centro di quello che sembrava un occhio rosso, o qualcosa del genere. Avrei difeso e attaccato al meglio delle mie possibilità, provando nuova combinazioni sul campo, se necessario.
     
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    La tua difesa ha chiaro successo - le varie lame vengono incontrate dalla furia delle tue sante stigmate, che come stelle scintillanti schizzano in parabolee e linee precise, lasciandosi scie scintillanti dietro di sé che perforano il manto dello spazio, squarciando il vuoto con la loro incredibile velocità, incontrando così a metà tragitto le fratture dimensionali, troppo fragili e frenetiche per resistetere, facendole implodere su sé stesse in uno spettacolo di stelle che si spengono in fasci di luci cangianti, richiudendole bruscamente e creando così un boato sonico impercettibile, trascinandosi dietro solo una potente quanto devastante onda d'urto, una che rende per un attimo difficili vedere le cose.

    Nonostante ciò, come da programma, il tuo attacco pare partire verso la creatura, diretta a quel suo centro rosso pulsante, tanto simile ad un organo scintillante e vivido, una massa di carne che pare in continua espansione anche nel suo stesso corpo: ed è dunque in quel preciso istante che la creatura pare improvvisamente distanziarsi di un centinaio di metri, muovendosi in un battito di ciglia attraverso le dimensioni e schizzando all'indietro in un movimento quasi impercettibile anche al tuo occhio.

    Al medesimo, il suo corpo spasmante inizia a convulsare ancora più freneticamente, e i suoi apparentemente infiniti arti iniziano a mutare, trasformandosi grottescamente e piegandosi ad angolazioni ancora più terribili, divenendo un'enorme quantità di spessi fili lunghi dalla consistenza simile a catrame, che schizzano a velocità incredibile verso di te, intenti chiaramente a catturarti e bloccarti - se essi ti prendono, paiono immediatamente iniziare a succhiare le tue energie vitali, mentre il vero attacco nemico pare finalmente rivelarsi.

    Difatti, nel medesimo istante, un'improvviso reticolo di tagli dimensionali incastrati uno sopra l'altro viene lanciato a velocità simile verso di te, divenendo un'enorme rete di pericosi fendenti ancora più numerosi e grandi, da cui è certo più difficile contrastare o annullare con il colpo delle tue stesse stigmate.




    CITAZIONE
    Il daimon schiva completamente il tuo colpo con una sorta di improvviso viaggio dimensionale, staccandosi per un centinaio di metri prima di spararti addosso una quantità enorme di fili grossi dalla consistenza catramosa, che se ti prende inizia a succhiarti l'energia vitale (Attacco Debole) - nel mentre, procede a fare una sorta di Lightning Plasma dimensionale, che consiste in un enorme reticolo di fendenti dimensionali belli grossi e incastrati che se ti prende fa tanto male (Attacco Forte).
    Di conseguenza, i suoi poteri sono Dimensioni, Privazione Vitale e Metamorfosi.
    Pro tip: cerca di mettere un riassunto di ciò che fai nell'azione a fine post, con tanto di stato fisico e mentale :zizi: Serve per facilitare le cose ai master e rendere più chiare le tue azioni.
    Nel tuo caso specifico, inoltre, mi piacerebbe che cercassi di essere più ampio nelle descrizioni. Vorrei inoltre che tu faccia caso al fatto che devi essere te a decidere l'esito della difensiva, che in questo caso ho preso come te che eviti tutto, cosa che credimi, non accade quasi mai :asd: e l'attacco non erano lamine di metallo, erano vere e proprie fratture dimensionali lanciate a mo di fendente verso di te :nono:
     
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    Non so quanti raggi sparai, ma probabilmente la divina provvidenza, o il karma, mi aiutarono in quella che normalmente si presupponeva esser una situazione disperata. Un attacco a sorpresa, che non mi aveva permesso di elaborare chissà quale strategia significativa. Come fuochi d'artificio, i colpi si incontrarono ed esplosero a metà distanza, provocando botti, rumori e colori che si mischiavano tra loro in seguito alla frizione tra esse. Tutto molto bello, davvero, ma non ero di certo qui per festeggiare con uno sconosciuto che voleva la mia testa e quel luogo cui ero incaricato di proteggere.
    Mi avvicinai dunque alla ignobile creatura, con tutta la velocità di cui disponevo, ma nonostante ciò il mio contrattacco non andò a segno, in quanto la mia coda non colpì altro che l'aria; in un battito di occhi o forse meno, quella orrenda creatura arretrò di un centinaio di metri, con una velocità che persino io avevo fatto estremamente fatica a seguire, perdendo il mio bersaglio di vista.
    Nel mio volto c'era disapprovazione mista a una malcelata rabbia. Ritrassi la coda e puntai il mio avversario, ogni molecola del mio corpo era pronta a scattare, e le mie ali aperte erano un chiaro segno di nervosismo.

    Non temere. Il fatto che sia meno stupido e meno debole degli altri escrementi che hai affrontato è una semplice prova, per farti capire quanto tu sia migliore di quella...cosa. Non lasciarti abbattere, sii il suo incubo peggiore, e quando perderà la calma, avrai la vittoria in tasca. Fagli sentire la paura.

    Era la volta del contrattacco di quell'essere, che cominciò a cambiare nuovamente forma divenendo una cosa ancora più innaturale. Non avevo mai visto tanto orrore in una volta sola, quella era la personificazione di tutto ciò che io odiavo. E non mi sarei fermato fino a che non si sarebbe smesso di muovere, privo di vita e di qualsiasi energia.
    E vennero nella mia direzione una quantità indifinita di arti come filamenti neri, non c'erano parole per descrivere cosa stavo vedendo, e non c'era nemmeno il tempo. Avrei potuto schivarli, ma nella mia testa c'era una idea folle per battere un avversario decisamente fuori dal comune. Se la mia velocità non bastava, giocare sporco a discapito della mia salute poteva essere una idea. Una idea bizzarra e a tratti stupida, ma se avesse funzionato sarei stato a cavallo.
    Mi lasciai catturare da quei filamenti dalla catramosa consistenza: in poco sentii che un po' delle mie forze mi stavano abbandonando, ma saggiare le capacità del nemico sulla propria pelle era pur sempre un modo per fare esperienza in modo da avere meno problemi per il futuro.
    Non fu una mossa propriamente saggia, dal momento che una fitta rete di tagli dimensionali venne a gran velocità verso di me.

    Questo farà male.

    Coprii il mio corpo e la mia testa con le grosse ali di cui disponevo, era una delle poche difese che potevo tentare in un momento simile. Una moltitudine di tagli apparvero sulle mie ali, e alcuni colpi riuscirono anche a raggiungermi personalmente, provocandomi fitte di dolore. Era da tanto tempo che non mi ferivano così seriamente, ma mai avrei permesso di fallire una missione; finchè avrei avuto respiro, non avrei ceduto di un millimetro, combattendo al massimo delle mie possibilità.
    Dalla mia bocca uscì un solo, potente raggio, diretto per l'ennesima volta verso quell'occhio cremisi, certamente punto vulnerabile... o fonte di potere.
    Che il nuovo sfidante reagisse! Non importava quali mezzucci avrebbe impiegato, quanto grande fosse il suo Cosmo, di quali bieche tecniche potesse fare sfoggio. Le tecniche sono state sviluppate per sopperire alla mancanza di forza, cosa che a me non difetta certamente! E il fatto che mi avesse intrappolato nella sua morsa, sarebbe diventato un problema anche per quel nemico.

    CITAZIONE
    Thoas si lascia colpire dall'attacco debole dell'avversario, usando una difesa contro l'attacco forte.
    Usa poi una stigmate (AF) sull'occhio rosso.
    stato fisico: ali ridotte quasi ad un colabrodo (inutilizzabili), testa e gambe ferite in maniera moderata
    Stato psicologico: arrabbiato
     
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    Un mutamento.
    Lo spazio nuovamente si sgretola davanti alle tue iridi in miriadi di frammenti scintillanti, frammenti che si disperdono nell'atmosfera scura quasi come polvere al vento, divenendo un silenzioso ricordo lontano in questione di secondi, attimi.
    Non vi è rumore alcuno in quel punto di universo abbandonato che fa da campo di battaglia a te e il Daimon, eppure riesci nonostante ciò a percepire, forse in maniera illusoria, quella miriade di suoni fittizzi - rimbombano dentro la tua testa in maniera crescente, quasi spasmatica e crudele, danzando negli angoli della tua coscienza.
    Senti il tuo cuore battere, i tuoi muscoli irrigidirsi, il suono del vetro che si spezza e la sensazione del calore che pervade il mondo che ti circonda - il tuo singolo e devastante raggio ha attraversato lo spazio tra te e il tuo nemico in un singolo movimento rapido, ma il nemico è abbastanza reattivo da riconoscere la semplicità del tuo attacco, nonostante la sua brutalità, e lo spazio si piega temporaneamente di fronte al suo comando, distorcendo il punto d'origine e il punto d'incontro della stigmata stessa, lasciandoli così abbastanza tempo da erigere una sfera di arcano cosmo nero dalla consistenza apparente simile a catrame - abbastanza, certamente, da parare e minimizzare i danni della tua stigmata, che pur penetrando nella sua forza è abbastanza diminuita da arrivare solo a scivolare sulla superficie del suo centro rosso pulsante, provocando un taglio leggero che rilascia icore scuro, denso.

    Un sibilio sottile di dolore, un rumore statico ti invade la mente per un breve istante simile ad un singolo respiro, dilaniandosi prima di spezzarsi nel ritrovato silenzio - vi è un breve istante dove pare quasi che il tempo si sia fermato, complice in quell'atmosfera invisibile e pesante che ormai vi avvolge.

    E' forse proprio a causa dell'adrenalina che ti assale che non ti accorgi fino all'ultimo secondo di quella strana sensazione di calore - una che man mano incrementa e diventa più ampia, percettibile, provocandoti un fastidio crescente.
    Quando finalmente ti giri e comprendi cosa sta succedendo, è ormai troppo tardi: le tue iridi incontrano il pulsare sempre più intenso e attivo della macchina di Giapeto, che nel suo meccanismo di consumo perfetto sta assorbendo ogni singola goccia di energia del sole che sta divorando - un processo, quello, che sta mutando rapidamente in questione di pochissimi attimi la struttura basilare della stella stessa.

    Prima che tu e il daimon possiate reagire, vi è un singolo e carico momento di tensione dove tale pulsare si interrompe - prima di riprendere in un singolo burst sonico e lucente, uno che genera una letterale ed immensa onda di caldissima luce bianca radiante che investe completamente sia te che il tuo nemico, spegnendo la tua coscienza in maniera istantanea, indolore, prosciugando il tuo corpo e la tua mente nella dispersione dell'esistenza di quella stessa stella.

    Ti spegni in un mondo di luce.


    CITAZIONE
    A te, perdona il ritardo :zizi: Finisci ovviamente il post con la tua coscienza che letteralmente fa in shutdown :yeye:
     
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    Nonostante fossi parecchio ferito, il mio cuore non vacillava. Ero certo di poter sopraffarre quel Deimos con le mie sole forze, il mio ego era grande quanto il mio Cosmo, e fino a che avessi avuto forze in corpo, avrei continuato a lottare fino alla dipartita di uno dei due contendenti.
    E persino quando il mio colpo più potente lasciò solamente una piccola ferita su quel bastardo che osava rubare la mia stessa aria, la mia volontà era tutt'altro che spezzata; era meglio morire piuttosto che fallire la mia missione, e avrei fatto in modo di portare qualche pezzo del suo corpo assieme a me, se fosse stato necessario. Non che ci tenessi ad esalare l'ultimo respiro, era evidente, ma se avessi potuto barattere il mio respiro con un qualcosa che lo avesse potuto sistemare in maniera definitiva, non ci avrei pensato due volte.
    Quel dolore così caldo, tuttavia, non era rientrato nei miei calcoli; ero talmente arrabbiato ed orgoglioso, che non mi ero accorto che qualcosa di inaspettato stava accadendo, tanto che fino all'ultimo pensavo che andasse tutto sommato ancora bene e che fossi nel vivo della mia battaglia più feroce. Mi sbagliavo, e ne stavo pagando lo scotto. Mi girai, quando capii che qualcosa non stava andando come avevo previsto, e la mia vista incontra il pulsare sempre più intenso e attivo della macchina di Giapeto, che si apprestava a divorare ogni singola goccia di energia del Sole.
    Uno spasmodico sospiro, ecco tutto quello che mi era stato concesso in un lasso di tempo così breve. Neppure la mia brillante mente, sempre pronta a scattare in qualsiasi situazione, era riuscita ad elaborare un solo pensiero, con il risultato che la mia mente per quel singolo istante era completamente vuota e priva di qualsiasi proprietà intellettuale utile per gestire quella nuova situazione.
    Avete presente quel momento in cui il silenzio regna sovrano, prima di far posto ad un qualcosa di incalcolabilmente feroce? Ecco, i miei occhi avevano visto esattamente quella scena.
    Una immensa luce bianca travolse tutto il mio essere, in una calda bomba luminosa che quasi non faceva nemmeno male, tanto era stata devastante. Non c'era stata nemmeno la possibilità di un pensiero, tutto era stato veloce più di un battito di ciglia. "Sentii" il mio corpo prosciugarsi fino a spegnersi, quasi come fossi una stella che era appena esplosa, per poi tornare ad essere il nulla. Non seppi che fine avesse fatto il mio avversario, e probabilmente non lo avrei mai saputo.
    Il sipario si era chiuso, nessuno avrebbe applaudito in quel di Saturno.
     
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    Riapri gli occhi di getto, improvvisamente, e i tuoi polmoni nuovamente si riempiono del dolcissimo sapore dell'ossigeno - ti senti annaspare, il tuo corpo disperato in quel tentativo primordiale di recuperare l'aria mancante.
    Tale processo perdura diversi istanti, e in quella foga momentanea neanche realizzi che te, Thoas, Gigante dei Titani, neanche hai bisogno di respirare - non sei un essere tanto semplice, dopotutto.

    Eppure, lentamente, il tuo corpo e la tua mente hanno modo di realizzare, di arrivare a comprendere e risvegliarsi totalmente da quel torpore che ti ha assalito, portando la tua visione a schiarirsi dalla nebbia temporanea per osservare ciò che si para di fronte a te - la prima cosa che realizzi è che il tuo corpo non è quello possente e potente che prima di ti incarna e dava nascita alle tue Stigmate, ma ora sei una matassa di carne e nervi, muscoli e sangue... un corpo umano, almeno in apparenza e in funzione, al di là delle dimensioni.

    Un corpo che, per quanto a te alieno, risulta stranamente confortevole, a suo modo.

    Qualunque sia il caso, certo, quello che realizzi nei recessi della tua mente è che senti con vivida chiarezza un vuoto di memoria evidente, uno che ti fa realizzare di sapere il tuo scopo e chi sei davvero, ma non so cosa sia successo: ultima delle tue memorie, seppur sfocate ed incerte, sono battaglie disperate combattute chissà quando durante la Gigantomachia, un qualcosa che al momento ti pare stranamente distante, nonostante le tue memorie la indichino come la cosa più recente nel tuo archivio mentale.

    Non hai tempo per perderti in pensieri del genere, in ogni caso: i tuoi occhi vagano nei dintorni, incerti, e le sensazioni che invadono il tuo essere sono molteplici - senti il freddo sulla tua pelle bianca, la sensazione provocata dal gelido vento che pervade la tua nudità, e senti un brivido percorrere la tua spina dorsale come se tante e numerose formiche stessero camminando sulla tua schiena, una sensazione lieve ma abbastanza fastidiosa da lasciarti incapace di rimanere totalmente fermo.

    Il mondo che ti circonda non ti è famigliare, a sua volta, composto da rovine di cemento, cavi metallici e rumori distanti: sei in mezzo al nulla di qualche centro abitato, ovviamente, ma certo non sei in un luogo che riconosci - senti solo quel gelo pervaderti nuovamente, e la sensazione di stanchezza e fame invaderti con ferocia, un sentore nuovamente a te tanto alieno e crudele, difficile da comprendere.

    Non trovi risposte alle tue domande o ai tuoi dubbi, e non trovi compagnia se non quella del tuo silenzio.

    Alzi lo sguardo - il cielo è tinto del rosso del tramonto, e tu, Thoas, sei sperduto nel mare del nulla.



    [Vai :zizi: fai quello che vuoi ora - esplora, procacciati del cibo, quello che ti pare. Ti rendi conto di non riuscire ad accedere al tuo cosmo, ma in compenso non senti Corrotti ecc - vedi solo animali selvaggi in una città chiaramente distrutta ed abbandonata. In compenso, per i pochi giorni a seguire, hai come una forte sensazione di disagio, anche se non capisci il perché - è abbastanza da renderti impossibile un sonno totalmente ristoratore, quantomeno, se non altro.]
     
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    Non seppi quanto tempo passò da quando svenni per colpa di quella luce che mi travolse, il mio cervello andò in blackout totale, facendomi quindi perdere il conto del tempo. Improvvisamente, mi sentii tornare a respirare di nuovo, e con una grande boccata in seguito alla fame d'aria, aprii gli occhi. Solo dopo alcuni istanti mi ricordai che normalmente non necessitavo di cose tanto stupide quali il respirare. Eppure perchè in quel momento ne sentivo il bisogno? Cercai di rialzarmi con molta fatica, ma il processo sembrava richiedere più tempo ed energie di quello che mi potevo immaginare. Tutto era confuso e non riuscivo a mettere chiaramente a fuoco ciò che mi circondava, era come se la vista mi facesse brutti scherzi e non riusciva a calcolare bene la profondità. Inammissibile, non mi era mai capitata una cosa del genere, quando gravi erano i danni che avevo subìto?
    Provai a rialzarmi, ma c'erano molte cose che non quadravano. Il terreno era troppo vicino, che stregoneria era mai questa? Mi guardai il corpo e mi accorsi che quello non era il mio corpo. Non quello a cui ero abituato. Ero stato trasformato? Ero stato punito? Non riuscivo a ricordare cosa era successo, le mie memorie erano molto confuse, ricordavo alcune battaglie durante la Gigantomachia, ma prima di quello avevo un buco nero nella memoria; non riuscivo a ricordare cosa fosse successo dopo e come fossi arrivato lì con quel corpo così fragile.
    Ci misi un paio di minuti buoni a riuscire a muovere quel corpo fatto di carne e muscoli come volevo io, e nel mentre le sensazioni che provavo non erano di certo piacevoli: il freddo si insinuava fin dentro la carne, costringendomi a fare movimenti inutili al fine di alleviare quelle disgustose sensazioni che provenivano direttamente dal mio corpo.
    Osservai le mie braccia, strani appendici che spuntavano fuori dal mio corpo. Non avevo nemmeno l'ombra di un artiglio, sembravano così fragili e inutili. Ed erano pure brutte.

    Questa è sicuramente una punizione che i Titani mi hanno dato per il mio fallimento, non ci sono altre spiegazioni logiche. Ho fallito la mia missione, e questo è il risultato. Sono diventato una inutile massa di carne in attesa di redenzione. Non c'è spazio per i deboli tra i Titani, e questa ne è la prova. Gettati come spazzatura.

    Mi misi in piedi, seppur con difficoltà: restare a due zampe era parecchio scomodo, il baricentro non riusciva a prendere il giusto equilibrio. Mi osservai finalmente intorno, cercando di capire dove fossi.
    Questa vista, questo cielo, questo odore...nulla di tutto ciò mi riporta alla mente ricordi, come se non avessi mai calpestato questo luogo. Tutto cià è così nuovo e inaspettato che mi sento abbastanza spaesato. Ho bisogno di risposte, e ne ho bisogno al più presto.

    Cominciai a muovere i primi passi in quell'ambiente nuovo e -forse- ostile. Non fu facile, e la prima mezz'ora la passai letteralmente a fare un passo alla volte, cercando di capire il corretto funzionamento di quelle gambe. La mia mente era abituata a farmi muovere in altre maniere, e quella modalità primitiva era così lenta e inefficace. Scoprii poco dopo che l'utilizzo del Cosmo mi era precluso, mettendomi in una posizione di assoluto svantaggio. Se qualcuno mi avesse attaccato in quel momento, non mi sarei mai potuto difendere in maniera adeguata, probabilmente ponendo fine alla mia preziosa vita. Inammissibile. L'unica buona notizia era che non percepivo la presenza di Corrotti, e questo per lo meno mi toglieva un pensiero dalla testa.
    Feci un piccolo sopralluogo di quelle rovine. A parte qualche animale selvaggio che si faceva i fatti suoi lontano da me, il silenzio faceva da padrone. I rumori che aveva sentito prima era solo il rumore degli animali e del vento, rendendo quel posto di fatto desolato. Da quanto tempo quel posto era abbandonato? A prima vista non sapeva dirlo, ma probabilmente da parecchio.
    Il vento cominciava a farsi consistente, e la sua priorità era di cercare un riparo e qualcosa con cui coprirsi per scacciare quella brutta sensazione che tornava un po' troppo spesso in quel cielo tinto di rosso. Non fu affatto facile, ma alla fine riuscì a trovare un posto che fosse abbastanza riparato, con quattro mura e un tetto sopra la testa, e dei vestiti e dei drappeggi logori furono la sua unica fortuna in quel momento, avrebbe permesso al suo corpo di essere riparato.
    Avrebbe aspettato di riposarsi e di far passare quell'oscurità, mentre con la mente avrebbe cercato di fare qualche collegamento prima che il sonno prendesse la meglio.
    "Dormire" era un termine oltretutto ottimistico. Riposai, quello sicuramente, ma quel corpo mi metteva molto a disagio, e non riuscivo a cullarmi tra le braccia di Morfeo. Era solamente causa di quel corpo nuovo il non riuscire ad addormentarmi? Oppure c'era qualcosa di più che non riuscivo a concepire in quel momento? Sta di fatto che mi svegliai alle prime luci dell'alba; non fui certo contento, ma era inutile cercare di riposare oltre se tanto non riuscivo a sfruttarlo al 100%, quindi era più utile essere produttivo e cercare del cibo. Sentivo di avere fame, quindi quella era una delle mie priorità. Avessi avuto i miei artigli, sarebbe stato semplice avere la meglio sugli animali di questa zona. Ma non avevo nulla su cui fare affidamento, quindi dovevo solo usare ciò che trovavo esternamente dalla mia persona. Ancora non ero a mio agio con questo stupido corpo, quindi non sapevo quanto potevo andare veloce.
    Con la mia "coperta", quindi, mi diressi verso l'interno di quel grande posto abbandonato da chissà quanto, cercando di capire se potesse esserci qualcosa di utile.
    Dopo due ore cominciai a spazientirmi. Costruzioni mezze distrutte, silenzio imperativo, nessuna traccia di civiltà rimasta nemmeno per sbaglio, dove diavolo ero capitato? Sembrava davvero che fossi l'unico essere intelligente rimasto in quel luogo abbandonato anche delle speranze dell'umanità.
    Oltretutto mi sentivo debole e strano, il fatto di non avere i miei poteri mi faceva incazzare ancora di più, e la cosa peggiore era che era solo colpa mia, non c'erano altri colpevoli con cui prendersela, e questo mi faceva aumentare la rabbia ancora di più.
    In giro c'erano solo animali di taglia piccola o medio-piccola. Non avevo armi o strumenti con cui potevo procacciare cibo, e non mi sentivo sicuro di affrontare qualche bestia con quel debole corpo che mi ritrovavo, quindi provai a uccidere qualche animale piccolo con grossi sassi lanciati con non poca fatica; il risultato fu un disastro, in mezza giornata riuscii a uccidere solamente un paio di scoiattoli e un corvo. Era meglio che niente, ma era sicuramente una grossa ferita all'ego per una persona come me. Ero passato da uccidere corrotti a non riuscire ad affrontare qualche animaletto selvatico. Ero un selvaggio con una bassa probabilità di sopravvivenza, che schifo tutto.
    Dovetti cercare del legname da bruciare, e anche quello non fu affatto semplice, c'era perlopiù legno marcio in giro, ebbi fortuna qualche tempo dopo, del legname coperto era ancora in buono stato per poter essere usato. Cercai di spaccare il legno come potevo con lo scopo di creare una piccola catasta che poi avrei cercato di accendere usando due sassi. Quella fu la parte più difficile.
    Trentacinque minuti ad accendere un fuoco, mentre la rabbia sgorgava fuori dal mio stupido corpo, il quale non riusciva a fare una cosa così elementare.

    INACCETTABILE

    Mi ero ritrovato ad urlare parecchie volte questa unica parola, che racchiudeva tutta l'essenza del mio stato d'animo. Alla fine, riuscii ad accendere il fuoco; un debole fuoco che aveva bisogno di essere alimentato spesso, ma era sempre meglio di niente. Una lenta cottura del mio "pasto", e dopo averlo consumato mi diressi in una direzione non precisata, per cercare qualche stupido segno di civiltà. Se avessi avuto fortuna, avrei trovato qualcuno; ero nelle vicinanze del limitare della città, forse se fossi andato verso il centro di essa, avrei trovato qualcuno. Ma non sapevo come trovare il centro da una postazione così bassa, e anche a cercare posti più alti, dubitavo di riuscire a vedere il centro di quel buco di posto senza volare.
    E così passarono altri due giorni, dove vagavo senza una reale meta a cercare un qualsiasi segno di umani o comunque essere con cui potevo interagire. Il mio corpo era sempre più stanco, la mente vacillava, e il cibo diveniva sempre più difficile da cacciare. Cercare animali della giusta taglia, lanciargli contro pietre nel tentativo di ucciderle con esse e poi accendere un fuoco, il ritmo era sempre meno serrato e la debolezza del corpo cresceva sempre di più, impedendomi di usurfuire della piena forza che poteva avere la mia figura. Non sapevo quanto tempo avrei dovuto andare in giro ancora, ma non avevo molte opzioni a riguardo, e neppure troppe speranze in verità.
     
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    Che tu sia stato scartato o che la tua sorte sia una qualche tremenda sorte derivata da altri fattori, evidentemente tali fugaci e randagi pensieri non hanno modo e tempo di proliferare eccessivamente nella tua mente, almeno non nella tua condizione attuale - la tua mente, però, curiosamente, è distillata di dettagli fini riguardo una mole di informazioni a te aliene, straniere.

    Laddove certamente le tue memorie materiali si concludono al tramonto dell'antica guerra tra i Giganti e l'Olimpo - laddove la maggior parte dei tuoi signori Titani erano invero già stati imprigionati nella loro eterna prigione, lasciandovi privi di maestri per un periodo che al momento fai a fatica a rimembrare - la tua mente pare essere stata riempita da nozioni a te nuove.

    Dopotutto, adesso che ci pensi, la stessa idea di cosa potesse essere un Corrotto era prima qualcosa per te di inesistente, ma che la tua attuale mente riconosce come qualcosa di terribile e da eliminare, non di meno di un Daimon o di qualunque altro ancestrale nemico del tuo popolo - chiunque ti abbia reso così, evidentemente, ha quantomeno facilitato la tua mente distillandola di preziose informazioni.

    Non hai il quadro totale dell'immagine, dato che ti pare invece di avere i singoli pezzi di più grosso insieme, ma è abbastanza quantomeno a farti capire quanto sia stato deturpato il pianeta e quanto il tuo risveglio sia avvenuto quasi una decade dopo quella che molti avrebbero definito la fine del mondo stesso - una nozione che ti appare nuovamente strana e aliena, ma che è dannatamente reale.

    Tutto questo, quantomeno, avviene durante i momenti in cui puoi pensare, laddove la fame e la fatica e la paranoia non si fanno largo nella tua mente - il tuo orgoglio non ti permette di arrenderti, come anche la tua rabbia, ma anche tu, Thoas, puoi facilmente realizzare che non hai chance di sopravvivere a lungo nella tua condizione attuale: sei un qualcosa di completamente alieno a te stesso, e nonostante tu ti sia ormai rapidamente acclimato al tuo corpo, sei ancora carente di strumenti e quanto necessario a davvero sopravvivere in quella landa in rovina.

    Ti viene difficile avere una visione generale dello scorrere del tempo, complice le nubi scure che paiono perennemente coprire il cielo: hai una vaga idea, ovviamente, ma al contempo è abbastanza incerto da rendere anche tale semplice dettaglio un qualcosa a te precluso - non aiuta, inoltre, la sensazione perenne di essere seguito ed osservato. Ogni tanto, con la coda dell'occhio, ti pare di vedere ombre fugaci, ma appena ti giri esse si dileguano nell'assoluto nulla, lasciando nessuna traccia della loro possibile presenza o meno. Che sia semplice immaginazione e pazzia, la tua?

    In uno dei giorni a seguire, però, quando la fatica pare quasi averla vinta su di te, un qualcosa di peculiare si fa largo nel tuo orizzonte - cercando tra le macerie, difatti, trovi un edificio ancora vagamente intatto, la sua entrata protetta da una strana porta blindata che pare ben intatta, lucida e di un colore nero scurissimo. Non sai dove porta, ma è un qualcosa di nuovo in quel paesaggio di distruzione a te nuovo.

    Sarà però abbastanza da incuriosirti?




    [Man mano che i giorni passano ti abitui al tuo nuovo corpo in maniera fine, finché i tuoi movimenti e tutto il resto diventano completamente tuoi, per così dire :zizi: passi da toddler ad adulto funzionale, per intenderci. Realizzi inoltre che nozioni strane e a te aliene hanno riempito il tuo cervello (per intenerci, sai cosa sia una tv e tutto il resto, ma ti pare roba che hai letto in un libro e che non hai mai visto in vita tua). A te la scelta o meno se nei giorni a seguire la tua vita migliora in qualche modo (puoi cacciare, puoi fare quello che pensi vada bene nel limiti del sensato - esplora un po' alla Fallout, per intenderci), ma sei sempre consapevole di quella sensazione strana che ti perseguita, e senti come se, per l'appunto, qualcuno ti stia guardando. Niente corrotti ancora.
    A fine post vorrei che ti fermassi dopo la tua scelta o meno di aprire la porta blindata - è solo socchiusa, se provi ad aprirla, e al di la di essa vi è un'enorme rampa di scale che si getta nell'oscurità: fermati lì, in caso, con la scelta o meno di provare a scendere.]

    Edited by ×LostMemories× - 28/3/2021, 16:07
     
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    C'era qualcosa di cui non riuscivo a capacitarmi. Qualcosa che sormontava anche il perchè io fossi in quel corpo, in quel momento, in quel luogo. Non ci avevo fatto caso fin da subito, avendo altri pensieri in testa e altre priorità nella mia lista, non avevo dato fondo a tutti i possibili pensieri che questo corpo mi poteva dare. Eppure, dopo un po' di tempo, c'era qualcosa che aveva cominciato a frullare nella mia testa. Era il pensiero di sapere cose che non pensavo di sapere. Quegli edifici, i nomi degli strani animali che avevo cacciato e mangiato, anche la definizione stessa di Corrotto: erano tutte nozioni che non pensavo di avere, anzi che non avevo mai avuto nella mia vecchia forma, ma che in questo corpo fatto di pelle, ossa e carne era come se da qalche parte nella mia memoria certe nozioni fossero già presenti, come se le avessi studiate da qualche parte e le avessi immagazzinate nella mia testa in attesa di essere recuperate. None rano informazioni in mio possesso, ma erano di quel corpo che sembrava essere più istruito di quello che potevo immaginare.
    La fame, la sete, la paranoia di vedere cose che non sapevo fossero reali o meno; tutto questo aveva fatto passare quel pensiero in secondo piano, ma in un momento di pura lucidità mi si era accesa una lampadina nel cervello, e con un piccolo sforzo era uscito questo pensiero sui miei pensieri. Non era certo un argomento di vitale importanza in quel momento, la possibilità di sopravvivenza sembravano calare ora dopo ora, e anche se non avevo idea dello scorrere del tempo, a grandi linee potevo capire che il tempo che passava era troppo per poter sopravvivere con le mie sole forze. Non mi sarei mai arreso, questo era certo. Per come ero fatto io, avrei dato fondo fino al mio ultimo respiro prima di potermi sentire definitivamente arreso. Ma un aiuto sarebbe stato stupido non riceverlo, se mi fosse stato dato. Ma un aiuto sarebbe stato stupido non riceverlo, se mi fosse stato dato.

    Eppure questa sembra una sorta di fine del mondo, non conosco bene i dettagli, ma un ambiente così abbandonato e povero di creature intelligenti non mi fa ben sperare in un qualche tipo di civilizzazione attiva. Potrebbe essere un problema non da poco.

    Ogni tanto, mentre provavo a cacciare quel poco di carne vivente animale che riuscivo a vedere, mi sembrava che qualcuno o qualcosa mi fissava in completo silenzio, in posizioni nascoste, da lontano. Era solo una sensazione, e quando mi voltavo per vedere se effettivamente ci fosse qualcuno, nulla la mia visione riusciva a identificare come vivo. A volte era un pezzo di costruzione posta in maniera assurda, a volte un semplice graffito, a volte invece non era assolutamente nulla. Era solo paranoia? O qualcosa di più? Ero confidente nel mio vecchio corpo, ma in questo non sapevo se potevo fidarmi o meno.
    Era come fare una scommessa dove erano più le probabilità di perdere che di vincere; chi mai avrebbe scommesso su un corpo del genere, così indifeso, insicuro, insignificante rispetto alla mia imponente stazza?
    L'unica cosa positiva di questo corpo era che doveva mangiare meno per sentirsi sazio. Certo, doveva nutrirsi più volte al giorno, ma era comunque meno. Sarebbe stato ottimo in situazioni normali, mentre in quel frangente anche quel tratto distintivo era uno svantaggio. Con un paio di roditori nello stomaco, cotti con l'ennesimo fuocherello cui avevo impiegato una grande quantità di tempo e di risorse per accenderlo, conclusi anche quella giornata con un nulla di fatto. Senza nessuno, senza niente, con la sola consapevolezza che avrei probabilmente fatto una brutta fine se avessi continuato così ancora a lungo. Come diavolo aveva fatto quel corpo a sopravvivere così a lungo? Non riuscivo a capacitarmi di una cosa del genere, c'era qualche trucco che ancora non conoscevo.
    Il giorno successivo, esplorando con una certa lentezza una nuova parte di quella zona, cercando tra le macerie la mia vista si mosse in una nuova area di interesse. Un edificio messo in maniera leggermente meglio degli altri, con una porta color pece stranamente intatta, lucida e a prima vista abbastanza resistente. Non avevo visto nulla del genere nelle giornate precedenti, era qualcosa di inaspettato, e la curiosità era pari alla stanchezza che stavo provando, assieme ai morsi della fame. Cosa poteva accadere di male nell'indagare più a fondo? Peggio di così era abbastanza difficile -ma non impossibile- quindi con un sospiro sarei andato in direzione di quella grossa porta. Essendo fortunatamente socchiusa, non sarebbe stato difficile aprirla completamente, per poter entrare in una nuova e misteriosa area.
     
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    Discendi.
    I tuoi passi ti conducono in un mondo di tenebre, la fioca luce esistente capace solo di illuminare una decina di gradini di fronte a te di volta in volta - man mano che scendi, noti come i muri dell'apparentemente infinita scala siano regolarmente costellati da piccole lampade, la fonte di luce che per l'appunto illuminano debolmente il tuo cammino nell'oscurità.
    Vi è un odore stantio nell'aria, come se fosse passato lungo tempo dall'ultima volta che qualcuno ha camminato attraverso la soglia di quel luogo: altrettanto sconfortante, forse preoccupante, vi è un silenzio tombale, l'unico rumore quello generato quello dall'eco dei tuoi passi nell'aria e quello delle lampade stesse, che paiono rilasciare sottili suoni statici - evincendo forse come esse non abbiano molta vita rimasta.

    Con questi strani presagi ti avventuri nell'ignoto, dunque, e pur non avendo un'esatta conta del tempo passato pare che passi quasi una mezz'ora prima che tu abbia modo di vedere il fondo di quella rampa: la strada nel mentre non è rimasta esattamente dritta, divenendo difatti sinuosa e compiendo geometrie strane per portati sempre più in basso nel sottosuolo.
    Arrivato al punto laddove il terreno diventa dunque piatto, ti ritrovi in un corridoio corto, uno dalle mura di mattoni esattamente come quelle che hai visto finora: alla fine di esso, placida, una porta bianca pare nascondere altro dietro di sé.

    Attraversandola - non essendovi altra via, d'altronde - ti ritrovi dunque ben presto in un nuovo ambiente: vi è un'aria stranamente mite, in quella nuova area, come se la temperatura fosse artificalmente controllata, e lunghe pareti bianche si distengono per l'intera struttura. Ad un primo impatto pare decisamente una sorta di strano bunker, seppur vi sia un'atmosfera incredibilmente inquietante al suo interno, una dovuta al silenzio al suo interno: l'aria lì dentro è più respirabile, forse dovuta a qualche filtro di sorta nei condotti aerei, ma rimane quella sensazione strana, fastidiosa - non ti senti più osservato, in questo frangente, ma ti pare quasi che vi sia comunque un qualcosa di inspiegabile in quel luogo.

    Ne attraversi in ogni caso le stanze, costretto dalle circostanze: ti muovi tra di esse incessantemente per quelle che sono ore, eppure non trovi alcuna fonte di vita, come se quel luogo tanto pristino fosse stato abbandonato da chiunque lo abitasse prima - e, stranamente, non puoi che notare come chiunque vi abitasse non fosse esattamente fuggito via ordinatamente.
    No, nelle varie stanze che attraversi noti come vi siano sempre segni di urgenza di sorta, per così dire: documenti sono sparpaliati per i pavimenti, utensili sono stati lasciati nel bel mezzo del loro apparente utilizzo, e camere da letto risultano disordinate, lasciandoti il dubbio se l'abbandono di quel luogo fosse stato desiderato o meno.
    In compenso a ciò, a tuo vantaggio, non fai fatica a trovare confort di sorta: qualunque cosa alimenti quella base pare essere ancora in funzione, e perciò, oltre al poter fare quello che desideri, trovi anche ampie scorte alimentari - molto cibo è diviso in razioni e forse non del tutto naturale, ma d'altro canto, oltre ad essere l'unico a poter consumarlo, è improbabile che la tua mente ancora aliena badi molto a quanto sia effettivamente gustoso: è un qualcosa che, semplicemente, ti tange ben poco.

    Rimani dunque in quel luogo per diversi giorni, il tempo necessario per riprenderti appieno fisicamente - e, forte di ciò, non puoi che approfittarne per esplorare quell'enorme complesso sotterrano, a conti fatti un labirinto bianco che si espande per una lunghezza indefinita: un giorno, tra le tue esplorazioni, trovi un'ampia stanza piena di marchingegni e computer.
    La tua mente ti indica come esse impallidiscano di fronte alla tecnologia titanica, ma riconosci anche come siano relativamente avanzati se si considera il livello tecnologico che il popolo umano aveva raggiunto prima della distruzione del mondo - la nozione di ciò ancora ti è strana, invero.
    Cercando tra scrivanie abbandonate e quant'altro, infine, trovi una cartella posta su quella che pare la scrivania principale, come se adibita a chiunque fosse in comando di quel luogo, data la dimensione ragguardevole e la posizione centrale rispetto all'entrata della stanza stessa: leggendola, dunque, tra varie informazioni più tecniche, trovi un gruppo di fogli che paiono essere una sorta di report delle attività della base stessa, e i tuoi occhi ricadono in particolare su quelli che paiono essere gli ultimi report fatti prima che si interrompesse il tutto.

    CITAZIONE
    21/05/20xx (illegibile, vi sono tracce di sangue raffermo a coprire parte del testo)

    Vi è qualcosa di strano nell'aria, di recente.
    Lo sentiamo un po' tutti, qui dentro - sono tutti sulle spine, civili o meno che siano, come se la tensione stesse sempre più salendo in ognuno di noi. Non vi è apparente motivo di sorta in ciò, e nessuno riesce a giustificare la cosa: molti l'hanno ignorata considerandolo semplice e naturale stress causato dal fatto che non usciamo da molto tempo al di fuori della Base, ma sento che vi è qualcosa di più.
    Da quando sono spariti quei soldati durante l'ultima escursione, un paio di mesi addietro, tutti hanno paura di uscire: vi è qualcosa la fuori, al di là di quegli abomini, che ha fatto sparire quegli uomini - in un momento stavano parlando con noi, e nel prossimo... Puff, smariti nel nulla, neanche un singolo urlo o rumore a presagire la loro sparizione.

    No, vi è decisamente qualcosa che non va, e la cosa non mi piace affatto.

    25/06/20xx

    Stanno sparendo persone. Prima erano solo una o due a settimana, contenibile considerando quanto controllo abbiamo sulla vita civile e militare di questo luogo, ma il numero di sparizioni sta crescendo di giorno in giorno, ed è sempre più difficile far tenere le bocche chiuse a famigliari e amici - i civili e anche alcuni soldati stanno diventando sempre più insofferenti, e temo che vi sarà presto una protesta di qualche sorta, se non peggio. Ma, in particolare, temo che vi sia qualcosa che nella base ormai di cui dobbiamo stare attenti tutti noi.

    La cosa mi sta stressando e affatticando particolarmente, ma in compenso gli esperimenti sul Nucleo stanno procedendo in maniera pulita, ordinata: non abbiamo ancora capito ancora esattamente cosa sia, anche se la possediamo da anni - è praticamente una centrale nucleare in forma minuta, non più grande di una sfera da football, e molti ipotizzino sia una qualche sorta di tecnologia aliena. Trovare questo oggetto durante la costruzione del bunker ha salvato incredibilmente sui costi del dover usare i generatori, ma non abbiamo fatto progressi di sorta nel comprendere cosa sia questo strano oggetto - ma il team pare altresi convinto che ci stiamo avvicinando a qualche risultato, e non posso che essere fiducioso nelle loro parole.

    Se non perché ci credo davvero, quantomeno per evitare di pensare a questa strana sensazione che mi avvolge il corpo.

    [Il resto del testo è completamente coperto da scie e impronte sanguinose secche, rendendo illeggibile il testo al di sotto]

    Che è successo qui dentro?



    CITAZIONE
    A te :zizi: se hai domande sai dove chiedere. Se finisci di esplorare la stanza puoi notare come vi sia una porta blindata che però apri facilmente, come se sbloccata, e al di là di esso vi è un lungo corridoio che conduce ad una stanza adiacente - se vii entri fermarti con il post :yeye:
     
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