[trama] To the Stars

Sixter - Crio

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    La Seconda Guerra degli Eterni imperversa, ogni settore nel multiverso è coinvolto in questo scontro apocalittico.
    I Titani sono riusciti a ribaltare le sorti dello scontro, evitando una disfatta annunciata, grazie alla creazione dei Giganti a partire dal materiale genetico di Adam, un Daimon dello Splendore, e di Lilith, un Daimon dell'Oscurità.

    Tuttavia ciò ha portato ad uno stallo in cui ognuna delle due fazioni guadagna e perde terreno a ritmo serrato.

    In questo contesto, le armate dei Titani sono state mobilitate per sventare una minaccia letale.
    I Daimon stanno progettando una sorta di "bomba" capace di eradicare dalla realtà stessa i 12 Signori dei Titani.
    Tale assalto per essere portato necessità che i Daimon prendano il controllo di almeno cinque Artefatti di Gea posizionati attorno al Trono Infinito, per disegnare un rituale di Geometria Sacra che rappresenti il Pentacolo, principio di Creazione e Distruzione.

    Tali cinque punti sono individuati ai lati estremi dello spazio Tempo, ma grazie alle vostre navi, le Nous, riuscite a muovervi verso di essi con velocità considerevole, attraversando i reami eterei dell'Immaterium.

    Voi, Crio e Iperione, siete stati assegnati ad un Artefatto mincacciato da una flotta di Daimon dello Splendore.
    Il piccolo pianeta è circondato da giganteschi costrutti geometrici che subito ingaggiano con la vostra armata un terribile scontro. Essi sono capaci di modificare la propria struttura assumento poteri diversi e imprevedibili, dalla capacità di alterare onde gravitazionali, generare illusioni o potenziare incredibilmente il loro potere di fuoco.

    La battaglia navale infuria...




    3Am36Fn




    Eccoci :zizi:
    Descrivete la battaglia navale e terminate dopo averne descritta una parte.
    Siate pure autoconclusivi.
    Le Nous sono le navi ammiraglie, 12 per 12 Signori dei Titani. Sono navi intelligenti, super intelligenti, ma a quel tempo non sono ancora al loro apice, quindi non sono collegate tra loro tipo intelligenza collettiva.
    Non avete la soma ma solo normali armi e corazze di adamentite. Le vostre armi iconiche le generate con la Dunamis in combinazioni con le armi di adamantite.

    A voi :zizi:

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    Nello spazio, nessuno può sentirti urlare.
    E quando Crio delle Galassie cominciò a tagliare l'arché splendente che copriva il carapace esterno, lo fece con una carezza lenta e crudele. Era un tocco deliberato sulla manifestazione fisica che permetteva al Daimon di essere lì con lui, sul Piano Materiale, a urlare in maniera crescente ad ogni millimetro che il filo della punta di oricalco percorreva sulla superficie luccicante. Gli occhi del Titano osservarono con attenzione spasmodica gli sprazzi di luce catturati senza logica da quel piano riflettente, mutando continuamente la via che la punta percorreva nell'incidere la Gloria. Stava lasciando che l'Universo, con i suoi piccoli movimenti di espansione e le impercettibili sincronie musicali, descrivesse i complessi arabeschi sulla creazione di Phanes. Stava lasciando che ogni millimetro di quel taglio insinuasse nel Daimon il contatto con la materia, con il mondo dove era stato mandato a terminare la propria esistenza.
    Normalmente, lo stridio sarebbe stato assordante. Ma non ci fu nessun suono, perché la superficie grigia e porosa dell'asteroide non possedeva una propria atmosfera.

    Ma c'era musica nello spazio.
    Una musica dolce e costante, creata da miliardi di suoni la cui propagazione si perdeva in vibrazioni che viaggiavano all'infinito. In quei minuscoli scontri invisibili, scoppiettii o esplosioni, che sarebbero stati catturati dalla gravità o persi dentro una forza più grande. O avrebbero continuato la loro corsa senza fine, dentro il buio.
    C'era musica nello spazio e Crio delle Galassie mormorava con essa, lasciando che si insinuasse in quelle lievi crepe insieme all'oricalco. Divaricando a forza la Gloria nanometro dopo nanometro. Il Daimon sussultava disperatamente, cercando di liberarsi dalla morsa delle protrusioni di oricalco che lo assicuravano all'asteroide, facendo volteggiare gocce dense e spesse di liquido fosforescente intorno a loro. Era bloccato a contatto con la Materia che tanto odiava, così lontana dalla bellezza pura e ideale da cui proveniva. Così lontana da un lucido pensiero limpido e perfetto, che quelle bestie assassine non avrebbero mai compreso.

    Il Titano lasciò che lo odiasse.
    Lasciò che i molteplici occhi lo guardassero, agitandosi freneticamente nell'impotenza e nella preghiera all'Altissimo. Ogni singola fibra di quella creatura infima chiedeva rilascio, alla dispersione nell'Etere...così vicina ad un concetto di pietà.

    Non andrai da nessuna parte.

    La voce del Titano fu un canto melodioso, bellissimo. Una voce fra le più belle dei Titani. Quando Crio cantava, era impossibile resistere all'impulso di unirsi a lui, di avvincersi a quella consapevolezza che anche il vuoto era pervaso da musica: quel canto in grado di unire le stelle in masse splendenti e unite. Le parole vibrarono dentro il Daimon senza viaggiare con mezzi inutili come il suono, ma bensì con il pensiero. L'invasione della mente di quella creatura era un atto triviale, inutile, ma avvenne morbida esattamente come il tocco casuale della lama su di lui.
    Esattamente come la gentile e costante distruzione di ciò che componeva il Nemico, dall'interno. Le stalagmiti di oricalco che trapassavano quel corpo illogico in più punti pulsavano leggermente, mentre le contrazioni si facevano sempre più deboli e il panico sempre più acuto e vibrante. La Dunamis del Titano si estendeva intorno a loro in lente volute di liquido pigro e luminoso, attraversato da riflessi fugaci come mercurio.

    Tutto ciò che rimarrà di te sarà questa.

    La punta di oricalco tintinnò una, due, tre volte sul carapace sempre più vuoto. Sempre più disperso insieme allo strillo agonizzante che sarebbe giunto al resto dell'esercito di Phanes insieme a pallidi rimasugli di essenza, irrimediabilmente contaminati dalla materia.

    E sai una cosa?

    Le placche affilate e angolari del viso di Crio si distesero, liberando una porzione inferiore in uno splendido, rassicurante sorriso che fece scintillare gli occhi cremisi. Non c'erano parole per esprimere l'odio che provava verso quelle creature, ingranato così a fuoco dentro di lui da essere parte di lui. Una direttiva incendiaria, che il Titano abbracciava pienamente.

    Era esattamente il pezzo che mi serviva. Grazie.

    Fratello.

    Da pigra e volteggiante, quasi fredda nello scorrere, la Dunamis del Titano delle Galassie parve illuminarsi improvvisamente, gettando bagliori iridescenti intorno a lui quando la figura imponente di Iperione si incamminò nella sua direzione. Una corrente ascensionale aveva depositato il fratello minore - solo di poco - poco lontano da lui e gli occhi fiammeggianti lambirono severi prima il cadavere ancora impalato sul terreno, poi la silhouette longilinea del fratello che stava risollevandosi dalla posizione accovacciata.

    Ogni traccia di crudeltà era svanita in un soffio, sostituita dalla genuina contentezza rivolta al nuovo oggetto della sua attenzione. Crio era una bandiera al vento, mutevole come il soffio di una tempesta: ciò che aveva focalizzato la sua totale e completa concentrazione fino a quell'istante, era adesso estremamente secondario.

    Iperione! Ho finito proprio ora, non è fantastico? Ceo blaterava di un pezzo a doppia quadratura inversa per un nuovo modello. Gli porteremo un regalino.

    Le quattro braccia del Titano dei Venti Solari si incrociarono sull'enorme petto, su cui fessure lasciavano trasparire fuoco stellare al tempo di respiri. Il mantello garriva grazie a nient'altro che il vento che circondava la sua figura, emanando lingue di fuoco quiete. La presenza stessa di Iperione creò una piccola e riservata atmosfera dentro cui fu possibile per Crio compiere un profondo sospiro di soddisfazione, interrotto dal canto greve del fratello minore.

    Se lo hai rotto, non se ne farà nulla.

    Non troppo.

    Le lunghe dita del fratello si agitarono in un gesto ampio e condiscendente, mentre gli spuntoni di oricalco scricchiolavano senza un suono nel riposizionarsi e disarticolarsi in varie propaggini, che sollevarono con discreto sforzo il pesante carapace vuoto e cominciarono a seguire il passo di Crio nel raggiungere Iperione. Sorrideva ancora, sereno e tranquillo come solo lui poteva essere.

    Dovrò pure dargli qualcosa su cui lavorare.

    ***

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    Ceo e Crio erano a capo dell'esercito titanico per due ragioni molto diverse. Se Ceo, dall'alto della sua incalcolabile (tranne per lui) capacità di stratega era la perfetta macchina macina-probabilità, Crio possedeva il carisma di chi manda in azione l'esercito come un cuore solo, anche in una carica suicida. La fredda mente analitica del fratello maggiore considerava le emozioni qualcosa di irrilevante, spesso di intralcio all'esecuzione di un piano perfetto, mentre il Titano delle Galassie riteneva metterci il cuore assolutamente fondamentale all'inizio di qualcosa di importante.

    Mio signore, le analisi sono completate.

    Elentári parlava con una voce impersonale, totalmente priva di interesse. Crio non sollevò lo sguardo dal tavolo, dove stava terminando di osservare i dati che aveva appena ricevuto mentre altri si riversavano nella sua mente, rendendo il processo di aggiornamento unico e fluido mentre tracciava le ultime traiettorie. Guardò la sagoma quadrimensionale della Anor Morn, grande anche in quella simulazione in scala ridotta, in avvicinamento e posò una falange su di essa, collegandola alle varie traiettorie di fuoco possibili nel cercare di capire il punto migliore in cui fare uso di quegli splendidi, esagerati cannoni a singolarità. Iperione era assolutamente senza vergogna quando si trattava di armi.

    Il suo sguardo veniva catturato ripetutamente, invece, dalle difese cangianti attorno al perimetro difensivo dell'esercito nemico. Gli occhi cremisi di Crio erano ormai fissi su quelle linee che svanivano e riapparivano, mutando in continuazione come radiazioni. Si trattava di un campo di asteroidi in continuo sfasamento dalla realtà: un muro di punti che si allargavano e svanivano all'improvviso, secondo geometrie perfette, intervallate dal perimetro di piccole navi cubiche in attesa dell'esercito titanico. Oltre di esse, i giganteschi costrutti a guardia di Xuvorth si ergevano minacciosi, capitanati dalla progenie di Phanes.
    Erano arrivati tardi, ma non troppo tardi.

    Con un agile balzo, il corpo longilineo, vestito di fulgida adamantite su cui microplacche di oricalco creavano complessi disegni tribali, atterrò ai posti di comando della Elentári, la sua Nous. Numerose propaggini di guida neurale si collegarono alle braccia, alle gambe e alla base del collo mentre gli ultimi check venivano rapidamente completati. Le lunghe dita artigliate tamburellavano impazienti, scorrendo i moti di quelle difese, analizzandone gli impulsi nel trovare un punto di attacco favorevole prima che la battaglia iniziasse.

    Siamo in posizione.

    Danziamo, allora. E che sia gloriosa, fratellino: potrebbe essere la nostra ultima!

    Non lo permetteremo.

    Crio ghignò visibilmente. Non era spaventato, così come non lo era il fratello. La paura era un concetto alieno a entrambi, sebbene per ragioni diverse: ciò che Iperione combatteva fino all'ultimo respiro come un nemico, faceva sentire Crio vivo e pulsante nel vuoto cosmico che li circondava.

    Posso avvisarvi un'ultima volta contro la vostra strategia, Elentir?

    Ovviamente no.

    Immaginavo.

    Abbassò le braccia e i motori a curvatura della Nous ringhiarono.
    La musica stava per diventare assordante e lui si sarebbe goduto ogni nota di essa.

    Caela ie'lle.

    Carpenter Brut - You're Mine (Furi OST)


    Residui di Immaterium si dispersero ai lati della Regina di Stelle mentre emergeva a tutta velocità dal portale, lanciata parallela alla prima linea di difesa. Scartò a coltello da un lato, mostrando uno sprazzo del ventre della nave al nemico, mentre dalle bocche di fuoco di diversi costrutti cubici eruttavano strali di plasma al seguito della traiettoria che la Nous percorse a rotta di collo prima di virare bruscamente nel riposizionarsi e rispondere al fuoco. I proiettili erano lucenti e silenziosi, simili ad aghi nell'abbattersi in nugoli di polvere cristallina, che esplose sulla rete: l'oricalco crebbe a vista d'occhio, materializzandosi in masse affilate che esplosero a catena, masticando una sezione del muro, poi un'altra e un'altra ancora. La flotta di Iperione e la sua inondarono lo spazio che divideva gli eserciti di proiettili, tra cui la nave zigzagò prima di attaccare un'altra sezione di muro, dove i missili a singolarità di Iperione fecero strage nel far esplodere le sezioni di oricalco in tempeste di schegge roventi.

    Crio era un pilota spericolato, ma impareggiabile. Conosceva la fattura e i tempi di reazione della propria Nous come il proprio corpo e non agiva considerando sé e la nave come corpi separati: il Titano delle Galassie era la propria nave mentre combatteva. La Regina di Stelle era più piccola rispetto alle navi dei fratelli o delle sorelle, ma ne guadagnava in manovrabilità. I tempi di reazione erano ancora non completamente ridotti allo zero - lo ripeteva a Ceo fino allo sfinimento - ma aveva volato e combattuto troppo su di essa per non saperne approfittare, prevedendone gli scarti e i caricamenti. Essa rispondeva al suo richiamo mutando lineamenti e aerodinamicità durante i semplici movimenti grazie all'oricalco innestato sulla sua superficie; lame comparivano al momento di scartare al lato dei nemici e i danni provocati dai proiettili di oricalco erano difficili da contrastare se uniti alla Dunamis insaziabile del Titano.
    Per lui, che nello spazio profondo aveva desiderato gettarsi sin dai suoi primi attimi di esistenza, non esistevano segreti.

    E l'armata angelica lo avrebbe ricordato.

    La strategia era semplice: avrebbe attirato su di sé parte del fuoco nemico iniziale, esplorando le difese nel trovare e creare un punto dove i cannoni di Iperione avrebbero inflitto il maggior danno possibile, sprecando le minori risorse possibili.
    La realtà si distorse intorno a lui e seppe che il rischio che aveva preso era ben calcolato. I motori di riposizionamento sul lato inferiore della nave si illuminarono appena prima che l'esplosione lo sbalzasse verso l'alto, ribaltando l'intero corpo della Nous in un'evoluzione spettacolare che evitò per un soffio la distorsione nello spazio mascherata da via libera; e i sei cannoni scaricarono su di essa un torrente di Dunamis che riposizionò la nave verso l'alto nel tempo che i motori impiegarono per ripartire dopo quella manovra azzardata. L'assenza di gravità, finché non fossero entrati nell'atmosfera di Xuvorth, giocava a suo favore, rendendo il combattimento spaziale una questione di meri giochi di forze contrapposte.
    Esisteva solo come eri in grado di danzare nel vuoto.

    Danni alla prua: entità media, inizializzazione della procedura di riparazione.

    Dodici frazioni ancora, Elentàri!, gridò il Titano ad alta voce, scandagliando i sensori lampeggianti nel condividere telepaticamente il fratello con i riferimenti, che ringhiò il suo disgusto verso strategie così infime come le illusioni.

    Dal muro difensivo nemico, i cubi si staccarono urlando lodi a Phanes prima di sciamare contro Crio, che urlò di rimando nella soddisfazione di aver finalmente attirato lo sguardo nemico. Da esplosione di galassie cangianti, la Dunamis del Titano acquisì un colore più scuro e freddo, minaccioso nel disperdersi sulle fiancate della nave, lasciando una scia di stelle al proprio passaggio. Iperione colse il segnale mentale immediatamente e l'esercito di caccia, più piccoli, si distaccò da quello titanico per incontrare le difese nemiche, sciamando a tenaglia sul pianeta. Elentàri sfrecciò loro incontro compiendo una mezzaluna intorno al pianeta, guizzando fra esse nell'espellere dalle fughe d'aria polvere di oricalco che andò a ricoprire le piccole navi automatiche, trasformandole in macchine di morte che arpionarono i nemici, schiantandoli gli uni contro gli altri in esplosioni a catena che oscurarono la vista avversaria.
    Dando invece perfetta visuale alla flotta titanica di dove si trovassero le trappole dimensionali, che cominciarono a risucchiare il fumo e i detriti.
    Nessuno pianse per loro. Erano semplici pedine telecomandate, esattamente come quelle che costituivano la prima linea della difesa di Phanes...ma il loro scopo ulteriore era ben altro.

    Autoriparazione, attivata! E ora...

    DAGORLIND
    WpGxDwY
    [Urlo di Guerra - MK1]

    THALION
    ObulgUe
    [Forza Brutale - MK1]

    a me.


    Due ruggiti agghiaccianti risposero al richiamo del Titano delle Galassie, mentre due masse si distaccavano dal corpo centrale della Elentàri. Due pod telecomandati, simili a schegge di vetro oblunghe, sfrecciarono nel vuoto siderale ai lati della nave che compì un brusco avvitamento nell'evitare una cannonata.

    Non ancora...

    I Giganti fremevano come bestie in gabbia: esattamente ciò che erano, quasi incontenibili dentro il sistema di deployment.
    Creati dalle spoglie dei Daimon, l'intuizione più geniale avuta dai Titani quando la guerra sembrava quasi perduta.

    Non ancora...

    Il sorriso di Crio si allargò a dismisura nel vedere il rilevatore di calore impazzire, nel quadrante opposto. La Elentàri gemette nel portare al massimo i motori, rispondendo al bisogno atavico di sentire quel suono. Quell'unico, meraviglioso suono che precedeva il vero inizio della battaglia.

    Quello che avrebbe permesso di combattere i nemici dietro quelle linee, per liberare ciò che apparteneva loro. Ciò che avrebbero difeso fino allo strenuo delle forze e avrebbero espanso fino ai limiti inconcepibili da chi odia la materia.

    rkvwrGk

    NOME ● Crio
    ENERGIA ● ///
    SOMA ●
    FISICAMENTE ● ///
    MENTALMENTE ● ///
    STATUS SOMA ● ///

    RIASSUNTO AZIONI ● Tattica mordi e fuggi per permettere di individuare l'entità delle difese nemiche e permettere a Iperione l'IMMA FIRIN MAH LAZAH moment
    ABILITÀ ● ///

    TECNICHE ● ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO/TELEPATIA | ELENTÀRI
     
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    Oneiros l'eterno, Il Tessitore di Sogni.

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    La guerra bruciava nel creato da eoni. La forza dirompente dei nuovi signori della Realtà si scontrava con la ferrea volontà dei suoi Re caduti. Daimon e Titani erano due interpretazioni opposte, due modelli creati per ottemperare allo stesso scopo in maniera diversa. I figli di Phanes dovevano governare e custodire la realtà senza farne pienamente parte, dei guardiani eterei che vegliavano su un giardino in fiore. I Titani creati da Urano e Gea al contrario sarebbero stati pilastri della realtà stessa, Re e Regine che sostenevano sulle loro spalle il peso dell'universo. Nati nella realtà e figli di essa, una forza di ineguagliabile potenza pronta a sbaragliare qualunque avversario. Eppure i Daimon resistevano. Il loro numero era legione e la loro conoscenza della realtà non era inferiore a quella dei loro avversari, i loro coraggio, la loro forza equivalevano quella dei Titani. Le due colossali armate si affrontavano in uno scontro eterno in cui nessuno sembrava poter prendere il sopravvento. Questa volta però era diverso. I Daimon avevano trovato un modo per strappare i figli di Gea dalla realtà in maniera definitiva, cancellando i Dodici Pilastri dalla trama stessa del creato. Una mossa pericolosa, che metteva a rischio l'esistenza dello stesso regno che avevano giurato di proteggere.

    Non lo permetteremo.



    La voce di Iperione era suono di tamburi che precede una carica, trombe che squillavano possenti e voci eteree che promettevano gloria e onore eterni. Era il trionfo di un sole che sorge e il lamento di una stella che muore. Era inamovibile certezza, ordine e rettitudine nella loro più pura incarnazione. Il Signore del Sole stava seduto sul ponte della Anor Morn, la sua nave ammiraglia. La colossale Nous era uno spettacolo terrificante, una fortezza volante che da sola valeva un flotta di qualunque altra nave mai creata. Lo scafo nero come la notte era vergato di fiammeggianti rune scarlatte che ardevano di vento solare, gargantueschi cannoni erano sparsi lungo la chiglia, sospinta da possenti motori a singolarità costante. Un capolavoro tecnologico, nato dalla collaborazione dei suoi fratelli Ceo e Giapeto. Grazie ad essi l'ammiraglia di Iperione poteva sposarsi per distanze quasi infinite in pochi istanti, raggiungendo ogni parte del creato dove fosse richiesto l'intervento del Sole Nero e della sua rovente furia.
    La colossale figura del titano si mise in piedi. La corazza da battaglia di adamantine, scura e spaccato in più punti, trasudava vento solare. Il metallo per quanto resistente tratteneva a stento il calore devastante sprigionato dal corpo del Titano e, il cavaliere di fuoco stellare, era costretto a cambiarla al termine di ogni battaglia. Una grane apertura saliva dal centro del petto fino alla testa, almeno quella che in un essere umano sarebbe la testa, dove brillava un sole rosso in perenne movimento. Quattro possenti braccia artigliate si andarono a poggiare su di un grosso tavolo tattico, da cui veniva proiettato un ologramma del campo campo di battaglia.

    Mio signore, la flotta nemica è a portata dei sensori. Le navi di Yophiel e Ari'el sono schierate a protezione del bersaglio. Rilevo anche attività attorno all'artefatto ma non posso dirvi di che natura.



    Amrûn parlava con voce androgina, fredda e meccanica. Lo spirito macchina che animava la Anor Morn era spesso l'unico compagno di Iperione durante le sanguinose battaglie navali tra le forze dei Titani e quelle dei Daimon. Non che i due si lanciassero in chissà quali lunghe conversazioni, ma l'intelligenza della Nous era una valida compagna di battaglia e spesso la sua capacità analitica compensava l'irruenza del figlio di Urano.

    Le nostra vostra flotta e quella di vostro fratello Crio sono schierate e pronte alla battaglia. Hathel Lithui1, Lach Luin2 e Carnë Lach-sirea3 attendono i vostri ordini e sono pronti ad essere schierati. Se vi posso dare un consiglio, cercherei di non tenerli troppo tempo in attesa. Quando sono irrequieti diventa un problema tenerli a bada.



    I loro nemici avevano formato un perimetro difensivo ben strutturato. Un gran numero di navi più piccole, dalle forme geometriche varie e in perennemente cambiamento, formava un prima linea. Conoscendo le tattiche dei suoi avversari, immaginava che il ruolo di quella flottiglia sarebbe stato di rallentare l'avanzata della flotta nemica, tenendola ingaggiata in uno scontro d'attrito mentre le navi da guerra fornivano supporto con le loro devastanti abilità. Le corazzate degli Angeli dello Splendore erano schierate anch'essa in cerchio attorno all'obbiettivo, in un anello più stretto. Iperione aveva imparato a rispettare quelle navi, ne conosceva bene le infinite possibilità e come, una singola corazzata, era in grado di stravolgere le sorti di uno scontro arrivando perfino ad alterare il normale continum spazio-temporale.

    Ordina alla flotta di schierarsi in maniera serrata. Gli incrociatori e le fregate si concentrino sulla loro prima linea. Fate fuoco con i cannoni a impulsi e cercate di disturbare le loro capacità di salto con i missili a materia oscura. Le corazzate invece devono concentrare il fuoco su una singola ammiraglia nemica alla volta. Non mi interessa danneggiarle tutte, ma ognuna di quelle navi che abbattiamo è passo verso la vittoria. Gli stormi di caccia, invece, si tengano in stand-by fino al mio ordine.



    Fece una pausa osservano nuovamente lo schema. Non aveva idea di dove si trovassero i due generali nemici, cosa che rendeva impossibile tagliare la testa al serpente. Avrebbe atteso che si manifestassero e poi si sarebbe occupato di loro personalmente.

    L'attacco partirà quando mio fratello comincerà il suo solito ballo di morte. Tenetevi pronti.



    Non dovettero attendere troppo a lungo.

    ****



    Mentre Crio si lanciava alla carica a bordo della Elentári, la flotta titanica aprì il fuoco simultaneamente. Migliaia di salve al plasma saettarono verso i nemici, squassando i loro scudi difensivi e perforandoli. I missili a singolarità crearono dei piccoli buchi neri al centro della loro formazione, attirando le navi Daimon verso una morte certa. Il fratello aveva un certo gusto per le manovre azzardate, cosa che lo rendeva estremamente popolare tra le truppe. Era visto come il coraggioso scavezzacollo che metteva tutto se stesso per condurli alla vittoria. Non gli si poteva negare un certo acume tattico, la sua capacità di comprendere le debolezze nemiche era al pari di quella di Ceo, ma Iperione aveva sempre preferito un approccio diverso. Abituato spesso ad operare come avanguardia e cacciatore solitario, il Titano del Sole era un fervente sostenitore della massima pace attraverso una potenza di fuoco superiore. Sia quando era a capo della sua flotta, sia quando si batteva personalmente, il Sole Nero amava soverchiare la resistenza nemica con una pioggia di distruzione tale da rendere ogni resistenza vana. D'altronde il sole non accetta compromessi, il sole brilla e con le sue fiamme brucia chiunque sia così folle da avvicinarsi troppo alla sua splendente corona.

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    La reazione nemica non si fece però attendere. Gli incrociatori nemici si mossero in avanti per poi scatenare una tempesta di morte tra le loro fila. Campi gravitazionali comparivano al centro delle navi titaniche facendole implodere. Lame dimensionali tranciavano di netto gli scafi corazzati, sorpassando i loro scudi come se non esistessero. La tecnologia titanica era ineguagliata in tutto il multiverso, ma la capacità dei Daimon di plasmare la realtà attorno a loro era terrificante persino per delle macchine da guerra così perfette. L'imprevidibilità delle loro reazioni, la forza con cui potevano alterare il naturale ordine delle cose aveva sempre rappresentato il loro principale vantaggio tattico. Ma i titani, per quanto giovani si erano adattati. Pur limitati dal loro paradigma non erano da meno in quanto a forza e, forti del numero e dalla capacità di creare meraviglie, riuscivano ad affrontare i loro nemici ad armi pari.

    Avanzare con la prima linea. Fate decollare i caccia.



    Come uno sciame, i caccia pilotati dalle intelligenze artificiali si lanciarono all'assalto in maniera perfettamente coordinata, muovendosi all'unisono e abbattendosi si loro bersagli. Colpi di plasma e missili venivano scambiati senza esclusione di colpi. Le difese illusori delle navi nemiche si rivelarono le più efficaci, facendo andare a vuoto. A decine, le navi da entrambe le parti, cadevano nel vuoto spaziale. Una gigantesca esplosione avvolse la Amrûn Ruin, nave di scorta dell'ammiraglia della Flotta del Sole. Lo scafo della grossa nave si contorse mentre una colossale forza attrattiva la divorava dall'interno, risucchiandola in una implosione che non lasciava scampo.

    Z2YSI-



    Le corazzate si scambiavano una pioggia di morte continua, senza però riuscire a infliggere danni tali da riuscire ad abbattersi a vicenda. Iperione era rimasto immobile per tutto il tempo, scrutando ogni movimento, calcolando ogni possibile mossa. Iperione non era un tattico geniale come Ceo, ne un generale carismatico come Crio. Nonostante questo, tra i suoi fratelli, Iperione era il più avvezzo alla battaglia, un campione sempre in prima linea che guidava la carica dell'esercito dei Dodici Pilastri. Per lui la battaglia non era una serie di variabili da calcolare, ne lo scontro tra due forze da dover indirizzare. Per Iperione la battaglia era un'entità vivente, il cui cuore batteva al ritmo di un inesorabile suono dei tamburi. Sapendolo ascoltare, imparando a scorrere come sangue nel corpo del mostro, si poteva comprendere come e quando colpire, dove affondare l'attacco e quando ritirarsi. Fu allora che lo vide. Un gruppo di incrociatori nemici era stato catturato all'interno dello sciame di caccia. Bloccati e con i sensori oscurati da quella miriade di caccia stellari, non avrebbero potuto vedere cosa stava per succedere.

    Fate fuoco con il Lachqalūmea, settore K-451. Poi motori avanti tutta. Ora.



    Giapeto e Ceo avevano progettato i motori della sua nave, ne avevano curato i sistemi di difesa e navigazione, avevano programmato lo spirito macchina che la animava. Le armi però, erano un progetto di Iperione. Perfette macchine di morte, in grado di scatenare la potenza del sole sui suoi nemici.

    UnfinishedMiserlyElephantseal-small



    Nel cuore della nave, il Titano del Sole, aveva imprigionato una stella morente, cristallizzata e stabilizzata nel momento esatto in cui il suo cuore esplodeva. La forza di una supernova, imbrigliata e pronta ad essere scatenata attraverso un colossale cannone che correva per quasi tutta la lunghezza della Nous. Il gigantesco fascio di energia si abbatté sul bersagli in maniera inesorabile, polverizzando all'istante ogni cosa. Il sacrificio dei caccia gli era servito per esser sicuro di non sprecare un colpo di tale potenza su una mera illusione, così da riuscire a creare un varco nella formazione nemica e poter raggiungere il cuore dello schieramento nemico. La Anor Morn si mosse rapida verso il loro obbiettivo, seguita da altre tre corazzate, colmando in pochi istanti la distanza che li separava. Cannoni a Vento Solare coprivano l'avanzata riuscendo quasi ad eguagliare per potenza di fuoco quella del resto della flotta. Un pozzo gravitazionale cominciò a risucchiarli, i motori che ruggivano nel tentativo di sottrarsi alla presa del potere dei figli di Phanes.

    Amrûn, dai massima potenza ai motori, dirigiti verso il centro d'attrazione e segui l'orizzonte degli eventi. Lanciate tre missili a singolarità nel pozzo gravitazionale, distanza di lancio cinque secondi, quando collasserà sfrutteremo l'effetto fionda per speronare una di quelle corazzate.



    Lo scafo della Nous scricchiolò mentre si allineava con l'orizzonte degli eventi, la forza della gravità che cercava di strappare la corazza dello scafo mentre le rune che lo ricoprivano scintillavano furenti. Quando i missili arrivarono sul loro bersaglio il piccolo buco nero collassò su stesso per poi liberare una gigantesca quantità di energia. La colossale nave titanica cavalcò l'ondata di energia lanciandosi verso il suo bersaglio mentre una salva di cannoni gli apriva la strada. Poi fu nuovamente la volta del Lachqalūmea. Il raggio mortale distrusse lo scudo della nave nemica, riuscendo persino a perforarne parte dello scafo. In quel varco la prua della Anor Morn che, come una spada, la attraversava per poi spingerla mentre decine di esplosioni la attraversavano. La battaglia era appena iniziata. E non era intenzionato a perdere.

    Da qui in poi seguite il piano di battaglia di Crio. E' giunto il momento di far conoscere a quei daimon il significato della parola terrore.



    Fu inglobato dalla struttura stessa della nave mentre si spostava attraverso essa come una massa di vento infuocato, per raggiungere la grande cella di contenimento dei giganti. La loro flotta era piena di quei colossi ma quei tre Iperioni li aveva scelti personalmente tra i primi nati dagli esperimenti suoi e dei suoi fratelli. I più grossi, i più feroci. I tre colossi si stavano colpendo fra loro, sfogando una rabbia che difficilmente poteva essere contenuta. I giganti erano macchine da guerra e solo nel massacro la loro feroce natura era appagata. Dei predatori che necessitavano del sangue per poter saziare la loro eterna fame. Ruggirono verso la presenza che era giunta al loro cospetto per poi, spaventanti, ritirarsi intimoriti quando si resero conto che si trattava del loro padrone. Docili si avvicinarono a lui, cerando di compiacere il Titano della Rettitudine, di bearsi nella sua luce. Erano bestie semplici ma conoscevano bene il concetto di lealtà. Non avrebbero mai alzato i loro artigli contro il padrone e, in cambio, sarebbero stati ricompensati con guerra e massacro.

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    Lach Luin era il più piccole dei tre, ma il più feroce. Fiamme azzurre ardevano all'interno del suo colossale corpo e il suo sguardo era fuoco vivo pronto a incenerirti. Lo aveva visto tenere testa ai campioni dell'Iperurano senza indietreggiare, trasformandosi ogni volta per sfruttare le debolezze dei suoi avversari, evolvendosi dopo ogni attacco per diventare più potente. Carnë Lach-sirea era il più grande del trio. Una massa furente di lava e fiamme che si muoveva senza sosta sul campo di battaglia. Non c'era logica nelle sue azioni, solo una incontrollabile forza distruttiva che si riversava sui nemici dei Dodici Pilastri, facendo scempio dei loro corpi. E poi c'era il suo preferito, Hathel Lithui. Il gigante, nella sua natura bestiale, aveva un barlume d'intelligenza e malizia che non aveva visto nei suoi fratelli. Non si lanciava furente sui nemici per spezzarli ma li affrontava con un acume tattico inusuale, più simile a quello di un grosso predatore. Il gigante amava attendere il momento giusto per colpire, una caratteristica insolita nei suoi selvaggi e impazienti fratelli. Le sue lame erano in perpetua mutazione, strumenti di morte raffinati e terribili. Iperione carezzò la testa dei tre che emisero un sibilo di soddisfazione.

    E' il momento di andare a caccia piccoli miei.





    nome ⦿ iperione (scheda)
    energia ⦿ blu
    soma ⦿ spadone [VIII]
    casta ⦿ titani
    fisicamente ⦿
    mentalmente ⦿
    riassunto azioni ⦿


    1 Lama Cinerea
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    Edited by ~S i x ter - 12/4/2020, 16:32
     
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    La breccia nelle retrovie nemiche ha successo, ma queste subito vi accerchiano intercettando il vostro abbordaggio.
    Numerosissimi Daimon dello Splendore sciamano verso di voi, uscendo dai corpi di quelli giganteschi che fungono da mezzi di trasporto, e vi circondando.

    Uno sterminato esercito di poliedri dalle geometrie canciandi si posiziona e, come se fossero un'unica entità, iniziando a scagliarvi contro una selva di strani raggi di energia.
    fe43574b48d0f718cfbba733f8e90c34

    Nel vuoto e nel silenzio dello spazio paiono strisce di luce bluastra che si disegnano innocue, ma il loro potere disintegrante è elevatissimo.

    Mentre ciò avviene, la nave più grande si muove verso il centro della formazione ed inizia a emanare una forte concentrazione di energia, mentre le altre navi gli fanno da scudo agli attacchi della vostra flotta.

    Delle onde psioniche iniziano ad espandersi dal vascello e, quando vi toccano, sentite un enorme fastidio, come uno stridio insopportabile.

    Scorgete, oltre i numerosissimi daimon minori che vi assalgono, un daimon più grande ed evidentemente più potente che sembra attendere l'esido di questa prima schermaglia...

    e4cd0453b03c7c1c8196de26f0f07841




    3Am36Fn




    Eccoci :zizi:
    Considerate l'attacco dei daimon un attacco che combinato supera la forza vostra e dei giganti di poco. Siate autoconclusivi nella sua gestione (immaginate i daimon come costrutti), ma non nella gestione del Daimon grosso.

    A voi :zizi:

    47946156076a29751e3a09957d51fbab



     
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    Siamo dentro.

    Ci fu soddisfazione percepibile nella voce del Titano delle Galassie, ma anche lo scricchiolio dei denti e delle membra nel prepararsi alle conseguenze. Non c'era tempo per respirare o coordinare, solo agire secondo la naturale progressione di azione/reazione. Elentàri sfrecciò seguendo una curvatura a spirale attorno alla Anor Morn, rendendosi immediatamente conto del numero elevatissimo di nemici da affrontare quando essi sciamarono dalle navi più grandi, muovendosi come uniche masse senzienti intorno all'enorme nave del fratello. La superficie metallica di Xuvorth era appena visibile dietro la massa dei nemici, l'obbiettivo di entrambi gli schieramenti.

    Fu la nave più grande a catturare gli occhi di Crio, che si assottigliarono dietro l'elmo in due linee rosse e concentrate. Erano circondati, ma era la diretta conseguenza dello sfondamento nemico: il buio dello spazio si costellò di minuscole luci di un vivace blu.

    Scudi.

    Il comando mentale si attivò insieme a una selva di spuntoni di oricalco, che si inarcò sulle braccia e sulle spalle del Titano come aculei e contemporaneamente sulla superficie della nave, assumendo forme ellittiche. Cerchi lanciati nel buio e nel silenzio che roteavano intorno a un unico punto mentre l'atmosfera si faceva incandescente e i bordi dell'oricalco si illuminavano di rosso, azzurro e infine bianco accecante. Tutto intorno a alle due navi cominciò a roteare vorticosamente, una sfera di vento solare inglobata in una gabbia di filamenti di oricalco concentrici in folle movimento irregolare. I sottili raggi blu scandagliarono la difesa delle due navi e impattarono sul primo strato della difesa: al suo comando, l'oricalco rovente, reso semiliquido dalla temperatura oltre ogni limite della sfera solare sottostante, perse la minima tensione superficiale che il movimento stava creando quando Crio allontanò il pensiero da esso.

    Gli artigli del Titano stringevano i comandi spasmodicamente: l'esoscheletro cristallino e la struttura ossea scricchiolarono dalla tensione di mantenere la concentrazione mentre l'urlo psionico gli attanagliava il corpo, impedendogli di respirare. Poco male: ogni fibra doveva rimanere concentrata, perfettamente direzionata nell'assaltare l'esercito di Daimon. Gli spruzzi di oricalco rovente si solidificavano immediatamente a contatto con la materia più fredda e aliena, ergendosi in masse cristalline che lanciavano pseudopodi artigliati in ogni direzione. Non importava quanti, importava riuscire. A prenderli, uno dopo l'altro. Agganciarli, perforando dove le loro protezioni erano più sensibili. Legarli al cubo successivo: un unico filo crudele a cucire quell'immondo esercito alla sua volontà...che lo volessero o meno.

    Per Phanes non erano nulla.
    Per lui erano ancora meno: erano un gioco.

    EHvJCrq

    Perché sprecare il divertimento?

    Danni allo scafo: 60%, procedura di riparazione prioritaria.

    I due Titani erano un fascio di dolore psichico e nervi strappati, ma nessuno dei due avrebbe ceduto. Allarmi continuavano a risuonare nelle loro teste, mentre il reticolo di oricalco continuava ad allacciarsi a un cubo dopo l'altro. Ad approfittare di quel singolo istante di incertezza ed esitazione dato dalla Dunamis divorante di Crio, che approfittava per insinuarsi più a fondo e scavare. Per torcere crudelmente i corpi e ridirezionare i raggi verso i loro stessi alleati, dando ancora più spazio all'oricalco per prendere piede. Erano massa che inghiottiva il resto mentre l'atmosfera era sempre più irrespirabile, sempre più riempita da qualcosa arrivato da lontano, attirato da un comando imperativo del Signore dei Venti Solari. La pressione del vuoto intorno a loro, direzionata in un punto preciso, aveva attirato qualcosa che Iperione avrebbe usato come arma contro il nemico in attesa.

    Crio si erse a fatica, entrambe le braccia si mossero a scatti nel controllare quella massa che stava opponendo resistenza, strenua e continua resistenza a ciò che li tratteneva. Non importava: l'Ichor pulsò dentro gli organi, accendendo di stelle la visione periferica del Titano focalizzato su quello sforzo oltre l'umano.

    E la massa di Daimon si spalancò come un teatro in due ali, che andarono ad avvilupparsi strettamente intorno alla lancia che Iperione scelse quell'istante per scagliare.


    rkvwrGk

    NOME ● Crio
    ENERGIA ● ///
    SOMA ●
    FISICAMENTE ● ///
    MENTALMENTE ● ///
    STATUS SOMA ● ///

    RIASSUNTO AZIONI ● Io e Iperione ci occupiamo in sincrono della difesa contro i raggi: palla di vento solare rotante, attorno alle quali roteano anelli di oricalco che, colpiti dai raggi, si frammentano ed esplodono sull'esercito nemico. Da lì approfitto per usare i frammenti roventi (in stato fuso dal calore del vento solare di Iperione) piovuti addosso ai nemici per agganciarli fra di loro, tipo Daimon centipede :x): mentre lo faccio ridireziono eventuali raggi contro gli alleati.
    Mentre Iperione crea l'offensiva, finisco di agganciare i Daimon nemici e poi li avvolgo attorno alla uber lancia di Iperione.
    ABILITÀ ● ///

    TECNICHE ● ///
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    La grande piattaforma emerse dalle profondità della nave, risalendo verso lo spazio aperto con i suoi quattro occupanti. I giganti erano ancora più irrequieti mentre scrutavano l'oscuro spazio colmo di prede e solo la presenza di Iperione sembrava trattenerli dallo scattare incontrollati. La dumanis del titano era un mare ribollente, che ora scorreva libero e perfettamente visibile, essenza stessa del creato e suo quarto pilastro. L'oscurità dello spazio si riempì della sua luce e del suo tepore, abbracciata dalla forza di un sole nascente. L'attacco nemico era sicuramente impressionante, loro infondo erano legione, una moltitudine di esseri votati unicamente ad uno scopo. La stirpe di Urano tendeva ad accentrare maggiormente il potere. Alzando il braccio mentre l'oricalco di Crio danzava armonioso, in maniera non dissimile dai sinuosi movimenti in battaglia del fratello, cominciò ad evocare una roteante sferre di fiamme solari che ad ogni rotazione raggiungevano temperature sempre più impossibili. Il piccolo sole ribolliva assorbendo le offensive nemiche e fondendo l'oricalco del Titano delle Galassie che, ora in stato liquido, fu utilizzato dal fratello come parte di una devastante offensiva.
    La creatività del fratello era sempre impressionante, Iperione dal canto suo era più efficiente nel suo modo di combattere. Era inutile sprecare energie in attacchi troppo complicati quando per schiacciare un nemico era sufficiente scatenare una forza superiore alla sua difesa. L'ondata psionica giunse come un mare in piena colmo di feroci predatori. Azzannavano la mente dei signori dell'universo cercando di annichilirne la coscienza, annullarne l'io per renderli inoffensivi. Fece un passo indietro mentre il dolore cresceva, tanto, troppo.

    Ancora con questi trucchetti? Dov'è il vostro onore? Non siete altro che burattini, bestie che eseguono comandi dal vostro burattinaio.

    Forse un'altro della sua stirpe sarebbe caduto, forse un'altro dei figli di Urano avrebbe vacillato, ma non Iperione. Il Sole Invitto era un baluardo insuperabile, un oggetto inamovibile la cui resistenza non era mai stata spezzata da nessun avversario. Che si trattasse delle selvagge schiere del Chaos, delle fanatiche schiere di Phanes o dei mostruosi esseri dell'oltre spazio, Iperione si era sempre eretto come un muro e avrebbe continuato a farlo fino alla fine dei tempi. E anche se non aveva difese contro quel tipo di attacco, sarebbe stato opporgli un offensiva talmente devastante da renderlo insignificante.

    LP-58V71 era un placido gigante gassoso, un pianeta composto da un nucleo di ferro estremamente denso, sovrastato da un mantello di idrogeno metallico che, grazie alla forza elettromagnetica generata dai legami con l'atmosfera gassosa, riusciva a mantenere una massa tanto enorme quanto mancante di una superficie solida. Il titano del sole protese la mano verso il pianeta, i secondi luce che li separavano erano niente al confronto della volontà di uno dei signori dell'universo e, il pianeta obbedì placidamente al comando del suo re. I gas atmosferici si mossero verso Iperione come un fiume in piena e, mentre la pressione diminuiva, l'idrogeno liquido cominciava ad evaporare tornando al suo stato originale pronto ad essere richiamato a sua volta dal Sole Invitto. La gargantuesca massa gassosa cominciò a ruotare sul suo asse, compattandosi e cominciando a bruciare ad una temperatura sempre più alta, fino ad assomigliare ad una infinita lancia di gas fiammeggiante.

    Fratello, porta qui quel tuo adorabile costrutto di daimon e oricalco, voglio rispedirlo al loro generale con i complimenti del caso.

    La formazione lineare di daimon e metallo stellare si dispose elegantemente attorno alla lancia di fiamme solari, una doppia elica che si agganciava al fuoco spaziale per aumentarne le capacità perforanti e permettere al colpo di superare le difese e la corazza del nemico, in modo da infliggere un colpo letale. Quando tutto fu pronto Iperione aumentò ulteriormente la velocità di rotazione del suo costrutto per poi scagliarlo in avanti con un movimento del braccio. Nel silenzio dello spazio il colossale proiettile spazzò via quello che restava della prima linea di difesa nemica e si diresse verso il cuore del suo generale.



    nome ⦿ iperione (scheda)
    energia ⦿ blu
    soma ⦿ spadone [VIII]
    casta ⦿ titani
    fisicamente ⦿
    mentalmente ⦿
    riassunto azioni ⦿ Resisto all'attacco psionico grazie alla resistenza straordinaria e prendo un pianeta gassoso che si trova nel sistema per trasformarlo in una grossa lancia di gas rovente. La fondo con il mix di daimon e oricalco di Crio e la lancio contro il generale nemico.


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    Il Daimon sembra non reagire all'arrivo dell'immensa lancia quando, uno dopo l'altro, vedete esplodere i resti dei daimon ad essa collegati.
    Le esplosioni sono un tripudio di frattali di colori sgargianti, le cui particelle più fini danzano attorno al resto della lancia e la spezzano, disperdendosi con lei.

    Il loro generale viene raggiungo da una parte della spinta cinetica e alcune crepe leggere iniziano a comparire sul suo corpo di perfette geometrie.
    Sentite uno strano suono provenire da lui, che interpretate come una debole smorfia di dolore.

    Dopo di che lo spazio attorno a voi e al vostro esercito inizia ad accartocciarsi, a farsi più solido e a tramutarsi in geometrie simili a quelle che compongono il Daimon...




    3Am36Fn




    Eccoci :zizi:
    Il Daimon vi attacca con una prigione spaziale. Praticamente altera il flusso spaziale attorno a voi e al vostro esercito.
    Su di voi esercita pressione cercando di spiaccicarvi.
    Singolarmente il Daimon è più forte di voi, non di molto. Con fatica potreste liberarvi.
    A voi :zizi:



     
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    Ceo sarebbe stato furioso. Crio e Iperione si erano lanciati nuovamente in combattimento senza un'adeguata preparazione, senza conoscere i poteri del nemico, senza avere le adeguate contromisure. Ma d'altronde questo rappresentava pienamente il loro stile, il loro approccio ai problemi. Crio vi si lanciava a capofitto, cercando di attirare il nemico in una estenuante guerriglia tra le stelle fatta di attacchi mirati e sortite che fiaccavano il nemico nei suoi punti deboli per lanciare un deciso e spettacolare assalto finale in cui colpiva il cuore della formazione nemica. Iperione dal canto suo si limitava a caricare frontalmente il nemico, facendosi beffe dei suoi sforzi di ferirlo mentre, passo dopo passo, avanzava verso il generale avversario per abbatterlo. Metterli insieme non poteva portare ad una situazione potenzialmente esplosiva, in cui i due si trovavano con le spalle al muro, costretti a inventarsi qualcosa per evitare di essere cancellati della realtà.

    Iperione si limitò a guardare il fratello, un cenno intesa che valeva più di mille parole. Non era la prima volta che tentavano una manovra del genere. Ricordava ancora con un leggero sorriso la battaglia su Nixian 4 contro dei Vampiri Dimensionali. Creature insidiose i Vampiri Dimensionali, mostri in grado di piegare lo spazio al proprio volere lo spazio con la stessa facilità con cui erano in grado di strappare l'essenza vitale a qualunque essere vivente. Questi predatori erano famosi per tendere trappole agli ignari abitanti dei mondi che invadevano grazie a dalle invisibili sacche dimensionali in cui attiravano le prede per poi divorarle con calma nel loro personale spazio bianco. Quando Iperione fu inviato a occuparsi della faccenda si ritrovò ben presto ad affrontare un nemico che era ovunque e in nessun luogo, un nemico che non senza perdite riuscì comunque a intrappolarlo in una sacca dimensionale per cercare di divorarlo. Una buona idea, a livello teorico, se non avesse implicato provare a racchiudere l'energia di una supernova in uno spazio grande poco più di una decina di metri cubici. L'esplosione distrusse la tasca in cui era imprigionato e Nixian 4 con alcune delle migliaia di specie che lo abitavano. Di certo non un successo ma nemmeno una sconfitta dato che, tra quelle specie, vi erano anche i Vampiri Dimensionali.

    Fratello io mi occuperò di crearti un'apertura, penso sia il momento di provare quella cosa di cui parlavamo con Ceo. Probabilmente farà male ma infondo cosa abbiamo da perdere?

    La dunamis del sole invitto prese a ruotare, roventi ondate di marea che si innalzavano mentre la temperatura nell'area attorno ai titani si alzava, il colore delle fiamme che cambiava con essa fino a diventare di un intenso e scintillante azzurro. La sfera perfetta crebbe fino ad incontrare le pareti della loro prigione, la forza espansiva di una stella che muore che contrastava lo spazio dimensionale che cercava di collassare sui due titani. La forza del Daimon però era degna di uno dei generali dei cieli argentei. Le braccia del titano erano larghe mentre faceva fluire un quantitativo enorme di potere, persino superiore a quello dell'offensiva precedente, attraverso il suo colossale corpo. Il colore delle fiamme, cominciò a cambiare, fino a diventare di un intenso e accecante bianco. Strinse i denti mentre il dolore gli pervadeva il petto, faceva parte del piano e non poteva di certo lamentarsi perché l'esecuzione era stata poco delicata. Inoltre ci voleva ben altro per metterlo in ginocchio. Attese ancora qualche istante e poi liberò tutta la potenza accumulata in una gargantuesca esplosione di fuoco solare a partire dal cerchio creato dalle ossenti braccia del titano. L'energia impatto contro le pareti e per qualche istante sembrò esserbe frenata, risucchiata anch'essa da quell'impeto implosivo, ma poi con un rumore non dissimile ad un vetro che si spacca, la sacca dimensionale si frantumò in diversi punti rallentando la sua corsa. Un'apertura, tanto bastava. Ora toccava a Crio fare il resto.


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    mentalmente ⦿
    riassunto azioni ⦿ Creo un'esplosione come difesa (tenendo Crio all'interno della zona delle braccia così da non farcelo finire dentro) e lascio che esegua l'altra metà del piano che abbiamo concordato in privato.


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    Probabilmente farà male, ma in fondo cosa abbiamo da perdere?
    A parte l’esistenza? Andiamo Iperione, e poi chi li sente gli altri?


    Il tono di Crio si frammentava, una sillaba distorta e una no sotto la pressione lancinante. Per quanto scherzoso e venato di allegria, il messaggio mentale presentava tracce di fatica e dolore mentre la rigenerazione costante dei suoi tessuti tentava di tenere a bada la continua frammentazione ossea e muscolare. Era un processo agghiacciante a vedersi, e doloroso anche solo da pensare. Eppure, avrebbe resistito. Attorno a loro, lo sfasamento dimensionale stava cercando di disperdere il loro esercito e ciò era un problema a cui andava posto rimedio, ma non in quel preciso istante. L’attenzione del Titano doveva essere sul nemico che stava presentando la problematica maggiore.

    Nobile, volenteroso, sciocco Iperione. Il Titano del Fuoco Solare stava versando ogni fibra dentro la difesa contro ciò che li stava costringendo in una morsa, approfittando della sua maggiore resistenza per subire più danno del fratello. Il sacrificio era qualcosa ingranato nello spirito di Iperione, così come la sopravvivenza a ogni costo lo era in quello di Crio. Normalmente, questi due elementi avrebbero portato all'incompatibilità e distruzione nel lungo periodo, e l'esercito di Phanes ancora stentava a capire come questo potesse funzionare. Come fossero ancora in esistenza, così diversi come tutti e dodici erano.

    Elentir!

    Crio sorrise, nel caos. Povere, stupide creature. Cosa c'era di così difficile da capire?
    Era un concetto strano, bizzarro a rigirarlo nella mente, questo era poco ma sicuro. Ceo lo aveva sviscerato in ogni sua reazione chimica, Giapeto in ogni sua funzione organica e c’erano state discussioni infinite sulle declinazioni che questo sentimento assumeva in ognuno di loro quando prendeva piede. Per ognuno di loro, la propria funzione e scopo erano causa di brio e grandezza automatiche, ma era stato quando avevano capito di potersi provocare quella catena di emozioni a vicenda che era cominciato il loro gioco. Un gioco di regali, parole, gesti, favori, scherzi. Non c’erano altri cuori per cui Crio delle Galassie avrebbe compiuto le più immani atrocità che quello dei suoi fratelli e sorelle, e per un loro sorriso era stato in grado di fare le gesta più impossibili e le sortite più impensate, tornando ogni volta.

    Era programmato, certo.
    Nei piani di Padre e Madre, era naturale che si avvicinassero. Che si adorassero, e amassero a vicenda, e che dalle loro unioni scaturisse un risultato potente e immortale come loro.
    Ma che questo sentimento prendesse nome, che loro dessero un nome a un concetto etereo e ora materiale…questo era qualcosa in grado di sorprendere anche il più geniale dei demiurghi.
    Lo avevano chiamato felicità.
    Il nome era ancora in lavorazione, ovvio, ma si erano ripromessi di terminare la discussione una volta finita la guerra.

    Mio signore!

    Finita la guerra…ogni tanto, alcuni di loro dubitavano. C’era chi era più cinico, chi non avrebbe mai smesso di combattere a prescindere. Per Crio, la guerra era una tempesta. Era certo che fosse uno stato di passaggio che avrebbe dovuto smontare pezzo a pezzo per raggiungere il suo vero scopo, la sua vera vita. Dare finalmente sfogo al desiderio che animava ogni microscopica parte di lui e lo lasciava ringhiante e crudele negli scontri, spietato.
    Altrimenti, perché esistere? Perché quella fame che lo attanagliava costantemente era nel suo cuore, nel suo corpo, nel suo spirito? Quella ferale e acuta lontananza in cui era costretto a vivere per colpa di quegli esseri.
    No.
    No, avrebbero vinto. Avrebbero preso quello per cui erano nati, e finalmente il desiderio avrebbe preso corpo e realtà, fosse stato anche solo nel calpestare trilioni e trilioni di resti delle creature di Phanes.

    Crio!

    Jqxt1hX
    Warhammer 40,000: Rogue Trader - Sparks in the Dark



    E Crio snudò le zanne. Le sezioni dell'elmo si scomposero in frattali affilati, un ghigno feroce e totale in ogni suo nanometro di cristallo e odio verso chi stava impedendo la sua esistenza. A chi stava rendendo monco e menomato tutto ciò che lo circondava, costringendoli a combattere per esistere.
    Dalle fessure dell'elmo uscì vapore. Respiro e ichor vaporizzato, mescolato a frammenti cristallini, come ogni fibra di lui e ogni suo movimento. Le scintille catturarono l’accecante luce solare emessa da Iperione, diventando minuscole costellazioni mentre la Elentàri vomitava oricalco e dunamis da ogni apertura. La massa cresceva, gli scricchiolii dell’oricalco si fecero canzone assordante, dipanandosi in drappi luminescenti che si aprirono prima come ali - uno, due, quattro paia - avviluppandosi una alla volta nel formare una singola superficie mutevole, che ruotava sempre più veloce intorno a un'asse.

    Ruotava e oricalco fuso colava sparpagliandosi attorno ai bordi, a malapena trattenuto dalla forza centripeta che la volontà del Titano imponeva su quel costrutto. Contemporaneamente all'esplosione verso l'esterno del piccolo sole dov'erano rifugiati, Crio afferrò parte della massa di oricalco e dunamis che ruotava intorno a entrambi. Vi affondò le dita e gli artigli di una mano, e la massa stridette ed emise scintille nel resistere prima che la mano del Titano stringesse.
    Afferrasse quella massa, imponendosi come un cuneo affilato dentro la creta. Il movimento divise la materia secondo un unico, lungo e perfetto movimento a spirale.

    La sfera fiorì in un'enorme nastro, che avrebbe cercato di spazzare l'intero campo di battaglia in una serie di giganteschi e concentrici fendenti circolari, mirati a colpire il Daimon. Ognuno in una direzione diversa, descrivendo un simbolo che ad anni luce di distanza sarebbe potuto sembrare quello dell'infinito e infinitamente sovrapposto l'uno all'altro. La gigantesca lama era solo apparentemente bidimensionale, dato che da ogni lato e sfaccettatura avrebbe generato altri tagli, altri fendenti sovrapposti e incrociati. Ogni scontro fra loro nello spazio avrebbe provocato altri movimenti: frammenti di oricalco sarebbero scheggiati in ogni direzione senza alcun tipo di attrito a diminuirne la potenza, rendendo il luogo dove combattevano un campo minato.

    pulsarinabox

    E in ogni riflesso dell'oricalco, l'elemento di cui Crio era costituito, era visibile la sua Dunamis. Ogni fendente e ogni esplosione, ogni grammo di famelico odio verso chi stava impedendo ai Titani di esprimere la propria esistenza, avrebbe cercato di strappare al nemico non solo ogni aggancio alla Materia, ma anche la loro stessa esistenza in essa, insinuandosi nelle crepe che stavano cominciando a formarsi sul corpo del loro nemico.


    rkvwrGk

    NOME ● Crio
    ENERGIA ● ///
    SOMA ●
    FISICAMENTE ● Abbastanza ferito, danni da costrizione
    MENTALMENTE ● GRR INFINITO
    STATUS SOMA ● ///

    RIASSUNTO AZIONI ● Mentre Iperione ci difende, io vado full stella di neutroni. Serie di fendenti circolari ovunque sul campo di battaglia [af], seguiti da microfendenti ed esplosioni cristalline che cercano di destabilizzare eventuali fughe e rendere, generalmente, il campo di battaglia un inferno [ad].
    ABILITÀ ● ///

    TECNICHE ● ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO/TELEPATIA | ELENTÀRI
     
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    ~S i x ter per Crio

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    Il vostro attacco riverbera nel tessuto stesso della realtà, facendola tremare.

    Il Daimon non è tuttavia destinato a cedere e, mentre lo spazio attorno a voi esplode e percorre uno spettro cangiante di tonalità, generando bagliori più intensi delle stelle, più densi di qualsiasi altro oggetto spaziale, i vostri fendenti vengono distorti e assorbiti da quella stessa realtà dimensionale in cui state combattendo. Con velocità e furia, vengono rispediti contro di voi, impattando tra i vostri attacchi e generando uno stridio che si espande in ogni dove.

    I colori si accentuano.

    Le luci esplodono con ancora più furia.

    Non potete permettervi nemmeno un istante passato a chiedervi se i vostri fratelli e sorelle stiano affrontando una battaglia egualmente pericolosa, poiché le energie del Daimon avviluppano i vostri stessi attacchi che rimbalzano contro di voi. Iperione esibisce un talento quasi innato ed una maestria raramente rivaleggiata nello schivare e deviare i fendenti, muovendosi come se per lui le regole di quel luogo non esistessero, sfruttando le sue abilità - il suo stesso essere - per dislocarsi in posizione strategica e portare avanti il prossimo attacco.

    Crio, tu continui a combattere contro i tuoi stessi fendenti, mentre qualcosa comincia a scattare tra i tuoi pensieri. Non riesci ancora a capire perché, ma c'è qualcosa di strano in ciò che sta succedendo, nel modo in cui il Daimon sta combattendo per tenervi fisicamente lì con lui, nel modo in cui sta manipolando la dimensione in cui siete per intrappolarvi, tenervi impegnati con attacchi di tale potenza. Probabilmente, per te è semplicemente la necessità di conquistare l'artefatto di Gea, ma un'offensiva così pressante non concede molto spazio di manovra.

    Il vostro è l'approccio forse più diretto, più incurante del pericolo avversario e un secondo di distrazione nello schivare un attacco, per Iperione, è tutto ciò che serve affinché sia colpito da un altro fendente, da un'angolatura adiversa. Non è abbastanza per danneggiarlo in maniera preoccupante, tra i dodici è colui che ha la pelle più coriacea, ma viene spinto lontano secondo una traiettoria per cui non esiste un metro di misura.

    Il suo messaggio è di continuare a combattere, mentre si riprende, mentre torna ancora alla carica con te.

    Eppure, questa nota discordante nei tuoi pensieri persiste.





    _____________________



    Angolo Master

    Siamo tornati.

    Il Daimon utilizza un bouncer per rispedire parte dell'attacco, per cui comincia un vero valzer di fendenti tra voi e lui.
    Sull'ultimo, Iperione viene beccato da uno dei fendenti e spedito lontano, ma tornerà a breve.
     
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    Non c'era tempo per pensare. Non c'era tempo per insultare l'essere che si era ammantato di un'arroganza tale da usare i suoi fendenti contro di lui - sempre che esistesse il concetto di arroganza dentro le funzioni prime che Phanes aveva impiantato dentro quella creatura. Non c'era paura. Non c'era sorpresa, a parte l'immenso fastidio di sentire quello stridio assordante e cacofonico contrastare il proprio potere. Crio percepì l'interferenza nella Dunamis che lo legava alle proprie lame e fu abbastanza da realizzare cosa stava accadendo. Il legame telepatico fra lui e Iperione si riempì di urgenza e furia, e agirono all'unisono nel prepararsi. Non potevano neppure permettersi di danneggiare ulteriormente Elentàri o la Anor Morn: le nave compresero e arretrarono, lasciando i Titani liberi di usare loro stessi appieno potere nella loro difesa.

    Crio alzò uno scudo stratificato: non uno, ma diversi livelli di oricalco semovente che scivolavano in piastre sovrapposte intorno a lui. Conosceva fin troppo bene il proprio elemento e ciò che lo animava, la fame intrinseca che era in grado di erodere i loro nemici fino all'annichilimento. Un primo fendente lo raggiunse e Crio ruotò su se stesso nel materializzare due scudi su entrambi gli arti superiori. L'oricalco stridette e scricchiolò, infrangendosi giusto in tempo per riformarsi sul calcio che deviò un altro fendente, sul lato del petto dove la lama affondò e morse, ma non abbastanza da deviare completamente l'equilibrio. Non c'era differenza su quale arto usare in quella danza, né su quanti arti usare quando poteva manifestarne quanti erano necessari.
    Ma non erano abbastanza, ovviamente.

    I Titani vedevano la realtà come musica e fra di loro c'era chi poteva suonarla, leggerla, manipolarla, ammantarsene fino a sparire. Perfino crearla, partendo dalle stesse note.
    I poteri del Titano delle Galassie non erano così complessi, quanto radicati nei principi primi che regolavano quella guerra. Ogni tintinnio di oricalco per Crio era musica. Ogni fendente, un nuovo strumento aggiunto all'orchestra, ed era così che lui viveva e contribuiva alla musica universale. Sarebbe stato complesso descrivere come il Titano avrebbe vissuto il proprio potere e il proprio Paradigma in un tempo di pace (chissà se un giorno lo avrebbe scoperto) ma quello che era certo era come lo incarnava in tempi di guerra. I propri fendenti erano vita. Erano parte di un respiro che lo manteneva vivo nell'annichilire tutto il resto, erano fame e gloria.
    E facevano male. Dannazione quanto facevano male.
    Il respiro di Crio si fece affannoso, percependo il proprio potere ringhiare e agire contro se stesso. Espirò, rovente e furioso, vedendo la propria Dunamis galleggiare e dissiparsi dalle ferite che andavano lentamente rimarginandosi. Ma erano dolorose. Stelle testimoni, gli echi delle ferite riverberavano come rintocchi di una campana, e bruciavano nella sua essenza più pura come voragini aperte e suppuranti. Le avrebbe percepite ad occhi chiusi, ma non poteva permettersi di chiudere gli occhi.

    No. C'era qualcosa che strideva. Dall'inizio di quel combattimento, il cane di Phanes non stava mirando solo a ucciderli. Lo stava facendo in maniera deliberata, lenta. Distanziata come se ci fosse qualcosa in arrivo, o se volesse mantenerli in quella posizione il più a lungo possibile. Crio si liberò di un altro fendente, emergendo dalla nube di cristallo come una furia quando il grido di Iperione gli echeggiò nell'essenza.

    HANAR!

    NON DISTRARTI PER ME, NON ORA! COLPISCI, FRATELLO, STA PRENDENDO TEMPO!

    Iperione scomparve, e in quel breve scambio che non aveva avuto reali parole, gli ultimi echi della mente di suo fratello erano fretta di tornare, necessità di coprire qualunque distanza li separasse il più in fretta possibile. Erano anche e soprattutto urgenza.
    Avevano intuito entrambi quello che stava accadendo e Crio lasciò che il suono dell'oricalco infranto portasse via quell'attimo di indecisione, quell'attimo di speranza e preghiera che quello che stavano facendo fosse abbastanza.

    Lasciò che quei pensieri gli scivolassero accanto, bruciando e disciogliendosi nell'atmosfera mentre riportava lo sguardo e la concentrazione sull'obbiettivo. Ichor galleggiava intorno a lui, appeso alle ferite e aggrappato allo strato di oricalco che gli fungeva da armatura. Dunamis vorticava intorno a lui, cristallizzandosi e fluidificandosi costantemente mentre Crio danzava fra i fendenti.
    Non aveva mai smesso di danzare.
    Non avrebbe mai potuto smettere di danzare finché l'universo respirava.

    E ognuno di quei fendenti, anche manipolati da quel cane, portava musica con sé. O quanto avrebbe voluto poterla leggere come Ceo, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Quanto avrebbe potuto suonarla come Giapeto. Immergersi nella sua totalità, come Oceano, o dettarne il ritmo come Crono.

    HpzIE2F


    Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba Entertainment District OST - Tengen Uzui vs Gyutaro



    No, Crio poteva solo lasciarsi trasportare. E così avrebbe fatto.

    L'Ichor e l'Oricalco lo avvolsero, incendiandosi mentre l'ennesima lama andava a infrangersi contro la sua barriera e la barriera andava a riformarsi immediatamente, macchiata di galassie e sangue azzurro. Ogni riflesso catturato si propagò verso l'esterno in un caleidoscopio mentre Crio, come il suo Paradigma dettava e come avrebbe sempre dettato...avanzò.

    u7EWNmn

    Il Titano era coperto di strati di oricalco rotante e li usò come scudi e lame per intercettare una lama, poi un'altra. Non c'era modo di descrivere i movimenti che il corpo faceva nella sua avanzata: Crio non possedeva la prodezza telecinetica degli altri, quindi il suo era un enorme gioco di attrito e energia cinetica. Ogni clangore una sinfonia di oricalco spezzato che a aggiunse i frammenti delle lame rotte intorno a lui alla massa che lo copriva.

    Era una corsa folle verso il Daimon. Un tentativo di arrivare al centro, di chiudere quel gioco e compiere la sua missione in un'esplosione di frammenti che mirava a danneggiare le difese del nemico e lasciare spazio al vero attacco: il Titano stesso. Armato della sua armatura, dell'oricalco intriso di ichor che lo copriva, avrebbe usato quello come spada per sfondare il patetico guscio di materia, disperdendone l'essenza.

    rkvwrGk

    NOME ● Crio
    ENERGIA ● ///
    SOMA ●
    FISICAMENTE ● Ferito ma ancora in piedi, danni alla dunamis e spirituali
    MENTALMENTE ● GRR INFINITO
    STATUS SOMA ● ///

    RIASSUNTO AZIONI ● Vado in ira e carico :x): avanzo nel nube di fendenti parandoli e approfitto dell'oricalco rotto per inspessirmi la barriera. Arrivato in prossimità del Daimon, la barriera vuole esplodergli addosso [ad] mentre io gli simulo una spadata di Ichor Blade addosso uscendo [af].
    ROAR OF THE STARS {COSMO PRIMORDIALE}
    L'essenza stessa di Crio è insaziabile. Una macchina autoalimentata e inarrestabile, la cui sola presenza bastava nei tempi antichi a far tremare anche il vuoto fra le stelle: la Dunamis del Titano fluisce brillando come uno squarcio su una realtà punteggiata del bagliore di galassie sconosciute, con un effetto simile ai casuali disegni della benzina sulla superficie dell'acqua. Vari sono i racconti che riguardano il terzogenito di Urano e G.E.A. in ogni angolo dell'universo, ma le storie meno comuni vengono appena sussurrate: perché se le imprese e le glorie di Crio delle Galassie scatenano ancora ammirazione, il ricordo del suo potere scatena terrore intrinseco...dato che non lascia traccia di chi ha cercato di ostacolarlo. Gli attacchi del Titano non si limitano infatti a colpire fisicamente l'avversario, ma mirano al suo annichilimento più totale nell'affondare fin dentro l'essenza cosmica e spirituale, tagliandola insieme alla carne e alle ossa. Che sia attraverso il mero uso grezzo della Dunamis o per una ferita della Aster Blade, ad ogni colpo subito l'avversario potrebbe infatti trovare sempre più difficile richiamare l'energia cosmica sufficiente a lanciare i propri attacchi, poiché essa, se non è già all'interno della Aster Blade, si troverebbe semplicemente dispersa e non recuperabile; esattamente come i danni fisici inflitti vengono riflessi nell'anima dell'avversario, aumentandone a dismisura la percezione di dolore e fatica e danneggiandone lo spirito.

    NEUTRON STAR ESSENCE {ICHOR}Il mitico sangue di Titano, di un profondo indaco, scorre nelle vene di tutti e dodici gli Uranidi e rappresenta la loro più grande differenza con gli uomini. La stessa essenza cosmica che abbonda nel creato permea anche il corpo di Arthur, avendone iniziato la sua lenta trasformazione: le numerose cicatrici sono scomparse una dopo l'altra, insieme a ogni tipo di malattia potenziale presente nei suoi geni, accelerando invece il metabolismo e le funzioni corporee fino a limiti inumani. I segni dell'invecchiamento sono svaniti e il corpo di Arthur Prince è a tutti gli effetti diventato incapace di preservare il passaggio del tempo. Le incredibili proprietà rigenerative dell'Ichor fanno sì che ferite di entità lieve inflitte al Titano delle Galassie scompaiano alla vista in breve tempo, rimarginandosi sotto gli occhi di chi guarda senza lasciare alcuna traccia. In caso di bisogno e concentrandosi completamente sull'atto per un turno, il Titano può accelerare e intensificare questo processo per guarire danni fisici apparentemente letali oppure accumulati gradualmente durante il combattimento (alterazioni sensoriali, veleno, danni nervosi, ecc.).
    La natura divina dell'Ichor lo rende in grado di essere usato anche sugli alleati applicandolo direttamente sulle ferite, oppure, curiosamente, di donare volontà propria a oggetti inanimati.

    RINGIL, LA STELLA FREDDA {ASTER BLADE}L'orgoglio di Crio è la sua spada, l'arma ottenuta all'inizio dei tempi. A un occhio non titanico o abituato alla tecnologia titanica, essa appare come un corto ammasso di metallo nero e contorto, in perenne e sottile mutamento, solo vagamente simile all'elsa di una spada a una mano.
    Come completamento perfetto del potere del Titano delle Galassie, la lama è un'estensione stessa del suo corpo e della sua Dunamis, raffinata in modo da colpire con ancora più ferocia e precisione: basta far fluire il suo potere dentro l'elsa per crearla e darle la forma che più gli aggrada, rendendo la Aster Blade un'arma di una versatilità insuperabile. La lama, della forma e dimensione desiderata, comparirà brevemente sotto forma di Dunamis prima di cristallizzarsi nello stesso nero profondo dell'elsa e assumere la durezza della Soma. Dal filo nanometrico di un bisturi fino a una gigantesca catena di piastre grandi come un Gigante, il limite è solo quello dell'attuale ampiezza di raggio raggiunta e dai tempi di reazione del Titano.
    Oltre a poter condurre la propria vorace Dunamis su di essa, però, la Aster Blade possiede una caratteristica fondamentale, che la distingue da ogni altra arma: la precisione. I colpi inferti dalla lama nera, in qualunque forma o dimensione essa assuma in quel momento, hanno il potere di colpire oltre l'armatura avversaria, infliggendo i danni direttamente sul corpo in tagli sottili e quasi indolori se inferti ad una velocità superiore a quella avversaria.


    TECNICHE ● ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO/TELEPATIA | ELENTÀRI
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    Edited by ~S i x ter - 16/2/2024, 19:15
     
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    ~S i x ter per Crio

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    Il tuo attacco fa vibrare ancora una volta lo spazio nelle sue fondamenta.

    Il Daimon continua ad attaccare, impiegando i suoi poteri, con l’obiettivo di contrastarti, ma il tuo corpo è come una stella che attraversa la realtà e lascia dietro sé una scia di puro fuoco astrale. Tu, Crio, non hai bisogno di ascoltare la musica dell’universo, di suonarla, di imprimerne la cadenza; tu, signore delle stelle, sei la concretizzazione di tale musica, ogni luce nell’universo è parte della tua essenza e la musica che vibra da esse permette a te di accumulare potere e di sconfiggere i tuoi avversari.

    Il tuo nemico viene completamente colpito dal tuo attacco, che lo investe e lo brucia, costringendolo ad esprimere il suo dolore con suoni che nessuno ha mai sentito. Parte del suo corpo comincia a disfarsi, a cadere e perdersi tra il nero degli abissi dell’infinito, mentre la sua figura diventa sempre più eterea, sempre più inconsistente. Probabilmente tornerà da dove è venuto e, nel tempo, giurerà di perseguire la stessa inimicizia con la quale ti ha affrontato oggi.

    La stessa preoccupazione nata in te diventa, tuttavia, più acuta.

    Qualcosa vibra ancora nel tuo petto mentre una sensazione di pericolo ti costringe a voltarti. No, non è qui e non incombe su di te, ma il sottile filo che lega tutti voi dodici, che vi permette di percepire che qualcosa succede e stravolge il tessuto stesso dell’universo, si agita con violenza. Iperione percepisce lo stesso e ti comunica che terrà impegnato l’esercito di Daimon minori che accorrono a continuare l’attacco del loro signore, mentre tu torni di nuovo indietro.

    Quasi come a volerti ancora tenere lì, il numero di nemici comincia a sciamare con grande forza da ogni dove, ma il tuo potere è grande e la sincronia con la musica dell’universo è tale da impedirti di curarti di tali effimere esistenze, mentre ti affretti a tornare indietro.

    Proprio dove non avresti mai voluto vederli, realizzi che le forze dei daimon hanno cominciato un assalto in gran segreto, accompagnati da un potere immenso, forse il più grande a disposizione dei vostri nemici. Il Trono di Urano è sotto attacco da parte di qualcosa, ma davanti a te si parano ancora dei sacrifici a questa grande guerra.

    Lasci vibrare ancora una volta il tuo ichor, la battaglia si conclude quasi in un attimo.
    I tuoi fratelli sono ancora lontani e dai subito l’allarme.
    Al Trono di Urano, Crono e Giapeto danno sfoggia di un potere terribile contro la reale minaccia, ciò che mira al vero obiettivo di questa parte del conflitto.

    Crio, Stella Primordiale, il tuo arrivo detta un nuovo ritmo nello scontro e quando la luce dei colpi di titani e daimon smette di investirti ed accecarti per un attimo, realizzi la gravità di ciò che sta accadendo.






    _____________________



    Angolo Master

    You've been bamboozled dai daimon, ciò dà loro un vantaggio in chissà che operazione.
    Interrompi il post quando arrivi al trono di Urano e la luce ti investe.
     
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    La vittoria volteggiava intorno alla sagoma del Titano in pezzi di materia scintillante. Non fu il suo corpo, ma la sua Dunamis a respirare, e l'immensa cortina cristallina che si spalancò attorno a Crio delle Galassie mentre il Daimon svaniva da questo piano. Sentiva le sue urla, le sue maledizioni, e le sentiva ogni volta. Le sentiva a ogni morte di quegli esseri e non ne era mai stanco, o disgustato. Il resto dell'esercito cercava di fuggire e la nube scintillante li afferrava, si insinuava dentro di loro e li consumava pezzo a pezzo. Gli stridii continuavano, echeggiavano, rimbalzavano gli uni sugli altri in una cacofonia che lo attraversava da parte a parte. Perché? si chiese per un istante, un istante solo.

    Perché non provo nulla quando questo esercito urla e strepita e giura vendetta? La crudeltà non faceva parte della sua natura, ne era sicuro. Aveva pianto, lo ricordava, quando il suo tocco aveva ucciso una creatura per la prima volta. Quando aveva sentito la sua piccola vita fremere e spegnersi mentre la sua Dunamis, curiosa e reattiva, aveva accarezzato quel piccolo essere a sei zampe, la pelle striata di scaglie e pelliccia morbida. Lo aveva sentito spegnersi senza un suono, la sua essenza svanire e disperdersi attorno a lui mentre cercava di affernarne i brandelli, la polvere. Crio delle Galassie era stato il primo dei Dodici a uccidere. Non aveva capito all’inizio, e aveva cercato quella creatura ovunque prima di rendersi conto che non esisteva più. Quanto terrore aveva provato in quel momento. Aveva pianto. Pianto per ore, secoli e giorni, inconsolabile e incomprensibile anche quando amya, mamma, Echidna lo aveva preso fra le sue infinite braccia e stretto al petto e aveva cantato piano, cullandolo. Gli aveva mostrato che la morte era un concetto orribile, ma insignificante. Che così come era nata, quella creatura poteva essere ricreata identica, mondata dalla paura nei confronti di chi l'aveva uccisa.

    Ma io ricorderò, amya. Io non volevo, non volevo farle del male. Volevo solo vedere, volevo prenderla! Volevo-

    Ricorderai per fare meglio, piccolo mio. Ricorderai per tenerla vicino al tuo cuore e capirne il valore, e un giorno prenderai ciò che vuoi sapendo che è importante per te e per gli altri.


    Aveva smesso di piangere solo allora, ma non per la promessa. No, quella lo aveva solo distratto dalla situazione corrente. Aveva spostato la sua attenzione su qualcosa che non era lì ora, in quel momento. Separato da tempo, spazio, volontà.
    Gli aveva ricordato l'assenza.

    Ho fame, amya.

    Lo so, onya, lo so, bambino mio. Sei fatto per respirare infinito.


    Era stato così che Crio aveva scoperto che quella sensazione non se ne sarebbe mai andata. Che quel fremito sottopelle, quel formicolio, quel languore sarebbero rimasti lì per sempre. Ad animarlo, a sospingerlo e accarezzarlo in ogni momento. A sussurrargli di andare oltre, di andare avanti. Di vedere, sentire, provare, assaggiare, toccare, amare ogni cosa.

    Era circondato da pulviscolo e silenzio ora. Ma non c'era mai davvero silenzio, in lui. Sotto di lui, il pianeta che proteggeva l’artefatto di G.E.A. sembrava così piccolo e vuoto ora che era lì. Ora che lo aveva raggiunto dopo la battaglia. Crio fissava il vuoto siderale, la distanza infinita fra le stelle, e vedeva oltre esso. Vedeva gli agglomerati di stelle, le danze impalpabili e infuocate delle nebulose. Gli stridii delle stelle e il roboante urlo dei buchi neri. Li sentiva tutti in una volta, tutti contemporaneamente, tutti bisognosi della stessa importanza e della stessa attenzione. Un rumore di fondo che non se ne andava mai e urlava, urlava, urlava vieni, prendi, danza, ardi, annienta.
    Prendici. Possiamo essere tuoi. Siamo tuoi.

    Si voltò molto, molto lentamente. Fu un minuscolo impulso di Dunamis a creare quel movimento, piccolo quanto la sensazione che gli aveva portato quel brivido. Un minuscolo eco, che fece scorrere di nuovo il tempo. Non era passata che una frazione di secondo e Iperione lo oltrepassò come una meteora. Era una connessione immediata, uno scambio e una conferma.
    L'universo continuava a gridare “avanti” e Crio guardava indietro, oltrepassava gli anni luce e guardava casa.
    Erano lontani anni luce dal Trono.
    Erano circondati da nemici che avevano prolungato la battaglia.

    Era una trappola.


    Ah, ecco perché, pensò un istante, un istante solo. Come può sfuggirmi.

    Io li o̸͎͔͐̓̈ͅḑ̸͕̟̩̩͓̝̻̝̈́͊͝ȉ̵̞͚̝̥̟̜͓̟̳̏͂̌ȍ̵̠̳͊̃͋͐͝.

    Ogni mio atomo è concepito per distruggerli.

    Sono un'arma e sono fatto per uccidere.


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    Jqxt1hX
    Takashi Ohmama - Weapons Should Only Exist to Kill People (Mobile Suit Gundam THE WITCH FROM MERCURY Original Motion Picture Soundtrack)

    Crio doveva arrivare in tempo. Doveva coprire una distanza di parsec impossibile, e lo sentiva davvero con le esatte parole di Ceo: è impossibile. Quando lo diceva, era qualcosa di finale. Ma la sua mente vedeva la rotta, vedeva i balzi da fare nell'Immaterium, vedeva i campi di asteroidi e ripercorreva ogni singolo tratto che lo separava dal suo obbiettivo. Sentiva il rombo quieto di Elentàri, conosceva ogni singolo micron della sua Nous. Vedeva il sorriso di Febe, quello enigmatico ed etereo così diverso da quello di Mnemosine e la sua curiosità. Il sospiro di Oceano, il sogghigno di Giapeto, il risolino sommesso di Teti e la risata argentina di Teia. Temi con l'alzata di occhi al cielo e Rea che nascondeva la preoccupazione. Il ghigno aperto e feroce di Iperione, il cenno di assenso di Crono.

    Oh, non andavano mai d'accordo lui e suo fratello. Questo era certo. Ma Ceo sapeva, e avrebbe imparato dopo quel giorno, catalogato in tutto il suo infinito e immenso sapere, che c'era una singola cosa che non doveva mai fare con suo fratello.

    Ed era chiamargli le probabilità.

    WlKglYH


    Il Titano delle Galassie non era nato crudele. Ma il mondo e G.E.A. e Urano avevano deciso che doveva esserlo. Lo avevano fatto arma, e così lui uccideva. E così Crio salì su Elentàri, la sua Nous, la sua nave, il suo vessillo, ne prese il cuore di stelle pulsanti e lo divorò per farsi spazio nel generatore, per fare in modo che le sue ferite guarissero immediatamente in un tripudio di fiammeggiante, estatico dolore che spazzò ogni indecisione. Elentàri protestò, parlò ancora di calcoli, di probabilità, di pericolo mentre il Titano si allacciava i cavi sulla schiena e gli intimava di fare silenzio, o l’avrebbe ricostruita da zero arrivato a casa. Avrebbero fatto sì che quel fuoco stellare scorresse meglio nelle vene, che i circuiti non stridessero e gemessero così forte quando la Dunamis si cristallizzò e bruciò, quando i motori si accesero di fuoco azzurro e il Titano usò se stesso come motore. L'Ichor ardente in ogni vena e ogni arteria, ogni respiro un'agonia che lo manteneva in vita nello spegnere una, due, cento, diecimila stelle al passaggio della nave. Nell'usare i loro cuori per continuare ad andare, strappandoli al buio come gioielli.

    Oh come ricordò quel giorno. Come lo avrebbe ricordato sempre quando fecero il conteggio di quanti parsec aveva risparmiato accarezzando i bordi di un agglomerato di buchi neri che avevano lasciato a difesa di uno dei loro settori. Le Fauci, le avevano chiamate scherzosamente quando Temi aveva finito di crearli, perché erano una trappola mortale pronta a scattare come una bestia affamata. Ma usarli per annullare le distanze? Lasciare che la loro presa consecutiva diventasse velocità stessa, distorcendo spazio e tempo? Non entrare, passarci accanto, come una mano su seta liscia e nera nel modo più nero in cui è concepita dal pensiero. Facendo di Crio un singolo motore senza freni in un singolo attimo di infinita follia?
    Oh, quello Ceo non lo avrebbe mai calcolato. Perché non rientrava in niente che nessuno di loro avrebbe potuto sopravvivere senza quantomeno la follia di tentare.

    Avrebbe riso, più avanti. Ora no, ora ogni singolo atomo era proteso al bruciarsi e rigenerarsi, a lasciare una lunga scia di buio dietro di sé mentre il mondo, ad anni luce di distanza, avrebbe visto solo una singola cometa attraversare il cielo. Non c’era niente se non il pensiero di cosa sarebbe successo se non fosse arrivato in tempo, a come sarebbe esistito sapendo di essere stato tratto in inganno così e a ogni metro che lo separava da casa l’entità di cosa poteva accadere acquisiva ancora più agghiacciante orrore.

    Sapeva cosa c’era nelle profondità del Trono. Cose preziose, irripetibili, orribili e meravigliose. C’erano le loro speranze e la loro determinazione di arrivare fino in fondo a quella guerra e concedersi di chiedere “e poi?”. C’era la sua speranza, la risposta a quella promessa di essere di più perché voleva di più. Crio non era nato crudele e voleva essere più di un’arma, perché le armi sono fatte solo per uccidere.
    Arrivò come un’apocalisse. Era ancora in fiamme e lasciò che la cosa lo rendesse terrore dopo l’istante in cui trapassò da parte a parte il corpo di un Daimon. Si espulse dalla Elentári e afferrò ciò che restava del nemico, disarticolandone una sezione per strapparla dal corpo con la pura forza opposta del movimento. La nave continuò la sua corsa verso terra, utilizzando altro oricalco per attutire l’impatto dell’atterraggio e derapare da un lato, fumante e esausta. La Dunamis del Titano ricoprì il frammento di Gloria e si fece cristallo liquido, ogni micron di esso una punta affilata e semovente nel ricoprire il materiale e creare uno scudo. Crio espulse una propaggine di oricalco dal braccio destro e afferrò ciò che rimaneva del nemico, traendolo a sé con violenza e tranciandolo in due usando il bordo di oricalco.
    Solo allora atterrò e continuò a correre.

    Corse finché non vide la luce, e solo allora realizzò che non era arrivato in tempo.

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    NOME ● Crio
    ENERGIA ● ///
    SOMA ●
    FISICAMENTE ● Ottimo, si è rigenerato durante il viaggio
    MENTALMENTE ● GRR ANCORA PIU’ INFINITO
    STATUS SOMA ● ///

    RIASSUNTO AZIONI ● REEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
    ROAR OF THE STARS {COSMO PRIMORDIALE}
    L'essenza stessa di Crio è insaziabile. Una macchina autoalimentata e inarrestabile, la cui sola presenza bastava nei tempi antichi a far tremare anche il vuoto fra le stelle: la Dunamis del Titano fluisce brillando come uno squarcio su una realtà punteggiata del bagliore di galassie sconosciute, con un effetto simile ai casuali disegni della benzina sulla superficie dell'acqua. Vari sono i racconti che riguardano il terzogenito di Urano e G.E.A. in ogni angolo dell'universo, ma le storie meno comuni vengono appena sussurrate: perché se le imprese e le glorie di Crio delle Galassie scatenano ancora ammirazione, il ricordo del suo potere scatena terrore intrinseco...dato che non lascia traccia di chi ha cercato di ostacolarlo. Gli attacchi del Titano non si limitano infatti a colpire fisicamente l'avversario, ma mirano al suo annichilimento più totale nell'affondare fin dentro l'essenza cosmica e spirituale, tagliandola insieme alla carne e alle ossa. Che sia attraverso il mero uso grezzo della Dunamis o per una ferita della Aster Blade, ad ogni colpo subito l'avversario potrebbe infatti trovare sempre più difficile richiamare l'energia cosmica sufficiente a lanciare i propri attacchi, poiché essa, se non è già all'interno della Aster Blade, si troverebbe semplicemente dispersa e non recuperabile; esattamente come i danni fisici inflitti vengono riflessi nell'anima dell'avversario, aumentandone a dismisura la percezione di dolore e fatica e danneggiandone lo spirito.

    NEUTRON STAR ESSENCE {ICHOR}Il mitico sangue di Titano, di un profondo indaco, scorre nelle vene di tutti e dodici gli Uranidi e rappresenta la loro più grande differenza con gli uomini. La stessa essenza cosmica che abbonda nel creato permea anche il corpo di Arthur, avendone iniziato la sua lenta trasformazione: le numerose cicatrici sono scomparse una dopo l'altra, insieme a ogni tipo di malattia potenziale presente nei suoi geni, accelerando invece il metabolismo e le funzioni corporee fino a limiti inumani. I segni dell'invecchiamento sono svaniti e il corpo di Arthur Prince è a tutti gli effetti diventato incapace di preservare il passaggio del tempo. Le incredibili proprietà rigenerative dell'Ichor fanno sì che ferite di entità lieve inflitte al Titano delle Galassie scompaiano alla vista in breve tempo, rimarginandosi sotto gli occhi di chi guarda senza lasciare alcuna traccia. In caso di bisogno e concentrandosi completamente sull'atto per un turno, il Titano può accelerare e intensificare questo processo per guarire danni fisici apparentemente letali oppure accumulati gradualmente durante il combattimento (alterazioni sensoriali, veleno, danni nervosi, ecc.).
    La natura divina dell'Ichor lo rende in grado di essere usato anche sugli alleati applicandolo direttamente sulle ferite, oppure, curiosamente, di donare volontà propria a oggetti inanimati.

    RINGIL, LA STELLA FREDDA {ASTER BLADE}L'orgoglio di Crio è la sua spada, l'arma ottenuta all'inizio dei tempi. A un occhio non titanico o abituato alla tecnologia titanica, essa appare come un corto ammasso di metallo nero e contorto, in perenne e sottile mutamento, solo vagamente simile all'elsa di una spada a una mano.
    Come completamento perfetto del potere del Titano delle Galassie, la lama è un'estensione stessa del suo corpo e della sua Dunamis, raffinata in modo da colpire con ancora più ferocia e precisione: basta far fluire il suo potere dentro l'elsa per crearla e darle la forma che più gli aggrada, rendendo la Aster Blade un'arma di una versatilità insuperabile. La lama, della forma e dimensione desiderata, comparirà brevemente sotto forma di Dunamis prima di cristallizzarsi nello stesso nero profondo dell'elsa e assumere la durezza della Soma. Dal filo nanometrico di un bisturi fino a una gigantesca catena di piastre grandi come un Gigante, il limite è solo quello dell'attuale ampiezza di raggio raggiunta e dai tempi di reazione del Titano.
    Oltre a poter condurre la propria vorace Dunamis su di essa, però, la Aster Blade possiede una caratteristica fondamentale, che la distingue da ogni altra arma: la precisione. I colpi inferti dalla lama nera, in qualunque forma o dimensione essa assuma in quel momento, hanno il potere di colpire oltre l'armatura avversaria, infliggendo i danni direttamente sul corpo in tagli sottili e quasi indolori se inferti ad una velocità superiore a quella avversaria.


    TECNICHE ● ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO/TELEPATIA | ELENTÀRI
    13vFfTT


    Edited by ~S i x ter - 27/2/2024, 14:54
     
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    ~S i x ter per Crio

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    ------------------------MÎKHĀ'ĒL----------------------------------ǍḆADDŌN
    ------------------מִיכָאֵל - chi è come dio?------------------------אָבַד - distruggere





    Le incarnazioni supreme in un mondo di dèi.

    Crono e Giapeto vengono respintni dal loro attacco congiunto mentre i nemici, pur non incrociando il tuo sguardo, si accorgono della tua presenza. La pressione delle forze dei due, pur trovandosi nel centro del vostro regno, è spaventosa.

    Ogni movimento, anche il più impercettibile, è abbastanza da far vibrare e incrinare la realtà in cui ora si trovano. Non hai mai sentito nulla di così potente e istintivamente il tuo corpo reagisce mettendosi in guardia. Poco più lontani da te, Crono e Giapeto scuotono via l'influenza nefasta dell'attacco di Abaddon, che come fiamme completamente nere permea i loro corpi.

    Non emettono suoni, non proferiscono parola, ma le forme dei due daimon si muovono in sincronia, mentre Abbadon carica energia distruttiva, ancora una volta, nell'arma che porta tra le mani.

    Fratello. L'ultima parola che Giapeto pronuncia prima di alzare le difese assieme a Crono per l'attacco in arrivo. Un grande portale dimensionale si oppone ad uno dei colpi più potenti che abbiate mai visto, mentre Crono interviene per rallentarne l'avanzata e permetterti di alzare una propria guardia. Ti unisci alla battaglia e provi a resistere ad un colpo che disgrega perfino lo spazio che attraversa. Nel momento in cui provate ad alzare le vostre difese, tuttavia, avvertite qualcosa rapire la vostra attenzione e rendervi più lenti, meno reattivi nei movimenti, come se foste colti da una improvvisa fatica.




    _____________________



    Angolo Master

    L'af di Abaddon è un fendente che scatena una tempesta di Cosmo Distruttivo + Oscurità.
    L'ad di Mikahel è una melodia con illusione mentale che ha l'obiettivo di farvi sentire più lenti nei movimenti.

    Siete 3v2, gestisci Crio come se fosse un vero scontro, agli altri ci penso io.

    Edited by ~Rain~ - 28/2/2024, 13:57
     
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    Stava ancora correndo, proiettato in avanti nello spazio per pura forza cinetica, quando Giapeto e Crono lo superarono nella direzione opposta. Non stavano correndo. Crio percepì il loro movimento nello spazio come una scia, una manciata di istanti chi portò prima nel suo campo visivo e poi nulla. Li collegarono pensieri, emozioni, frammenti di panico e paura che Crio delle Galassie, di fronte a due generali delle armate angeliche, capì.
    Aveva affrontato tante, tante cose. Il terzogenito, colui che era nato per conquistare dove Oceano per governare e Ceo per conoscere. Concepito senza paura, perché con essa il mondo che li circondava sarebbe stato troppo da affrontare.
    E quando posò il piede davanti a sé, il suo intero corpo fremette e si ricoprì di lunghi, affilatissimi spuntoni. Il lasso di tempo di un brivido e ogni poro si erse a difesa in maniera istintiva, il risultato di un'esistenza passata a lottare.

    Crio non se ne accorse subito.
    Ogni suo pensiero era concentrato sull'incolumità dei fratelli, sul volume di informazioni che i due stavano riversando nella sua mente in quel brevissimo lasso di tempo. Giapeto era isterico, ogni nota della sua mente disturbata da uno statico che sfrigolava in ogni parola: ricostruiva ogni fallimento delle loro difese contro l'attacco, e in parallelo ogni modo in cui da quel momento sarebbero state migliorate; piangeva le sue creature perdute, quelle che ancora dovevano nascere nei laboratori e mai avrebbero visto la luce. La mente di Crono palpitava, cercando di trasmettere la successione degli eventi: di come l'attacco fosse sembrato perfettamente calcolato. Un'occasione colta e orchestrata, con l'attenzione dei Dodici divisa secondo priorità ineluttabili.
    Due generali, penetrati in pieno territorio nemico in un momento in cui a proteggerlo erano rimasti i più giovani, quelli che fino a quel momento erano rimasti se non fuori dalla battaglia, almeno quasi sempre ai suoi margini. In cui era rimasto il loro futuro, per annichilirlo e distruggerli nelle possibilità e nel morale.
    In un angolo della sua mente, se avesse avuto spazio per farlo in quel momento, il Titano avrebbe realizzato che quella tattica aveva senso. Che l'avrebbe fatto in futuro, facendone una cifra stilistica contro le più tremende offese. Non era nato crudele, ma lo sarebbe stato contro chi minacciava il loro futuro e tutto quello per cui avevano lottato.

    Ma in quel momento, Crio delle Galassie vide invece cosa stava accadendo al suo braccio, quello che teneva lo scudo. I suoi occhi dietro l'elmo, riflessi in ogni frammento di oricalco che ricopriva il suo corpo. Era andato istintivamente in difesa. Ogni millimetro del suo corpo era acceso, ancora fumante, di fronte alla mera potenza che quei due emanavano. Giapeto e Crono dietro di lui. Il loro regno, quel pezzo di infinito che avevano difeso e amato, intorno a lui.
    Abaddon, il Distruttore, e il suo singolo movimento di lama.
    La sua mente risuonava di allarme, di scenari di sconfitta che quella spada stava evocando in ogni suo millimetro nello spazio, risucchiando la luce e il mondo per usarli contro di loro.
    Morirai qui.
    Insieme alla tua famiglia.
    Insieme alla vostra inutile lotta.
    Insieme alla tua fame.

    E quel canto, quelle vibrazioni che armonizzavano la musica dell'universo, erano senza parola alcuna per essere concetto. Non erano stanchi, di lottare contro l'infinito? Contro un numero che non si calcola, contro regole che sono scritte prima che i Titani venissero persino pensati, contro il disegno puro e ineffabile dell'universo?
    Non c'è ragione perché tu esista.
    Non c'è ragione perché tu continui a soffrire così.
    Lascia che ti dia la pace.
    Lascia che la ferita il tuo respiro infligge al mondo guarisca.


    Crio delle Galassie risuonò in una singola, limpida nota di risposta, mentre Crono e Giapeto cercavano di rallentare l'avanzata del fendente.

    AURË ENTULUVA

    DAY SHALL COME AGAIN


    Un'esortazione per i suoi fratelli, la cui mente venne toccata dalla singola, incrollabile, nota di follia che caratterizzava quello che, fra i loro fratelli e sorelle, di fronte alla paura passava al contrattacco come reazione. Un urlo di guerra contro i suoi avversari mentre la stanchezza prendeva piede, ma senza intaccare ancora in maniera debilitante la determinazione.
    Frappose il suo scudo e ogni singolo briciolo di oricalco su di lui e attorno a lui vibrò nel agglomerarsi davanti e Crio e ai suoi fratelli. Il fendente arrivò mentre la difesa andava ancora formandosi, slabbrandone il cuore e disgregando il cristallo come pura potenza di impatto prima che le due forze si incontrassero per davvero. Crio oppose la forza dell'elemento che costituiva la sua essenza più pura, il suo cuore, rimpiazzando ogni singola particella con le proprie a un ritmo frenetico. L'oricalco si aggregò, mischiato all'Ichor che il Titano eruttò dai denti serrati in una morsa, tingendosi di blu, di bianco, di un azzurro così intenso da piegare la realtà. E la volontà di quel sangue, di quell'ordine insito in quel sangue, fu di difendere.
    E crebbe in arti, artigli, zanne, ali.
    Quando l'oscurità si dissipò, Crio delle Galassie rivelò la forma che aveva scelto per la sua difesa, estesa a proteggere i suoi fratelli.

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    Pawel Perepelica - Void Dragon
    (Warhammer 40,000: Rogue Trader)


    La creatura schioccò le zanne, un riflesso condizionato di chi l'aveva creata. Saggiò l'aria con la coda, spazzando la terra, frapponendo le sue grandi ali. Non possedeva intelletto, bensì un ordine specifico insito in ogni sua singola particella resistente in maniera leggendaria. Crio non poteva creare intelligenza, o vita. Poteva solo fare sì che quanto il suo elemento creava seguisse la direttiva della stilla primordiale insita nel suo Paradigma...e in quel momento, fu di difendere.
    Il Titano era dentro di esso, intorno alla zona del petto e protetto da quanto più spessore poteva manifestare riuscendo a vedere attraverso il cristallo.

    Tenetemi impegnato il Distruttore.

    Esalò mentalmente Crio ai fratelli dietro il costrutto. Ichor colava dove il potere di Abaddon era riuscito a oltrepassare la difesa in creazione, e parte dell'armatura di adamantite era annerita, ricoperta da condensa color pece che andò dissipandosi. Aveva agito per difendere Crono e Giapeto, proteggendoli dalla maggior parte dei danni: se la difesa era riuscita ad erigersi in primo luogo, era grazie al loro intervento. Finché fossero rimasti quantomeno nei paraggi, l'oricalco che componeva le ali dell'amlug, la creatura draconica, avrebbero agito all'unisono per proteggerli contro gli attacchi di quel buio disgregante, opponendo la propria solidità a quel potere. Crio non dubitava i loro avversari avrebbero cercato di separarli, ma ci avrebbe pensato a tempo debito.
    La creatura inarcò il collo, il petto tremò di vibrazioni che espulsero oricalco liquido e Dunamis dalle fauci.

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    Schiantò le zampe anteriori sul terreno, sollevando una nube di microcristalli che avrebbero cercato di insinuarsi fra le fessure delle Glorie avversarie, paventando l'effetto che la Dunamis di Crio era in grado di creare con il solo contatto con le loro essenze. Voleva costringere soprattutto il Distruttore a una difesa preventiva contro un attacco portato dall'avversario che, in quel momento, avrebbe potuto manifestare più minaccia nei suoi confronti a livello di difesa e aprendo l'offensiva ai suoi fratelli in un tentativo di coglierlo di sorpresa. Ma i frammenti sarebbero rimasti, posandosi sul terreno e rimanendo sospesi come particolato nell'aria del campo di battaglia.

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    Ciò che uscì dalle fauci di Crio sarebbe invece stato diretto contro Mikhael. Un ampio raggio di Dunamis irta di frammenti cristallini che si sarebbe espansa a cono poco dopo l'espulsione iniziale, sventagliando al suo interno anche le migliaia di spuntoni nascosti dentro la pura manifestazione di potere divorante del Titano. Doveva costringerlo a una difesa assoluta, o a una reazione tale da sconnettere la sincronia fra i suoi avversari e riportare la situazione sul campo di battaglia al loro livello.

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    NOME ● Crio
    ENERGIA ● ///
    SOMA ●
    FISICAMENTE ● Abrasione e corrosione di media entità al petto, acuiti dall'effetto di Oscurità ma ancora abbastanza protetti dall'adamantite
    MENTALMENTE ● Principio di stanchezza forzata in corso, ma WE'RE GOING FOR THE WIN
    STATUS SOMA ● ///

    RIASSUNTO AZIONI ● Aiuto la difesa creando e ponendomi all'interno di un enorme drago di oricalco. Le ali sono manifestate separatamente come lo scudo animato della Eskhatos Dunamis, con l'ordine di proteggere specificatamente Crono e Giapeto.
    Io invece entro nella mia dragon era e prima di tutto faccio un'ondata di microcristalli come nube su entrambi [azione di supporto] per costringerli alla difesa, ma direziono i bros sul tenermi impegnato Abaddon mentre io faccio quello che ogni bravo giocatore fa quando si tira iniziativa: ATTACCO IL CASTER (Mikhael).
    Big cannonata di Dunamis con dentro coltelli di oricalco, così per gradire [af].

    ROAR OF THE STARS {COSMO PRIMORDIALE}
    L'essenza stessa di Crio è insaziabile. Una macchina autoalimentata e inarrestabile, la cui sola presenza bastava nei tempi antichi a far tremare anche il vuoto fra le stelle: la Dunamis del Titano fluisce brillando come uno squarcio su una realtà punteggiata del bagliore di galassie sconosciute, con un effetto simile ai casuali disegni della benzina sulla superficie dell'acqua. Vari sono i racconti che riguardano il terzogenito di Urano e G.E.A. in ogni angolo dell'universo, ma le storie meno comuni vengono appena sussurrate: perché se le imprese e le glorie di Crio delle Galassie scatenano ancora ammirazione, il ricordo del suo potere scatena terrore intrinseco...dato che non lascia traccia di chi ha cercato di ostacolarlo. Gli attacchi del Titano non si limitano infatti a colpire fisicamente l'avversario, ma mirano al suo annichilimento più totale nell'affondare fin dentro l'essenza cosmica e spirituale, tagliandola insieme alla carne e alle ossa. Che sia attraverso il mero uso grezzo della Dunamis o per una ferita della Aster Blade, ad ogni colpo subito l'avversario potrebbe infatti trovare sempre più difficile richiamare l'energia cosmica sufficiente a lanciare i propri attacchi, poiché essa, se non è già all'interno della Aster Blade, si troverebbe semplicemente dispersa e non recuperabile; esattamente come i danni fisici inflitti vengono riflessi nell'anima dell'avversario, aumentandone a dismisura la percezione di dolore e fatica e danneggiandone lo spirito.

    NEUTRON STAR ESSENCE {ICHOR}Il mitico sangue di Titano, di un profondo indaco, scorre nelle vene di tutti e dodici gli Uranidi e rappresenta la loro più grande differenza con gli uomini. La stessa essenza cosmica che abbonda nel creato permea anche il corpo di Arthur, avendone iniziato la sua lenta trasformazione: le numerose cicatrici sono scomparse una dopo l'altra, insieme a ogni tipo di malattia potenziale presente nei suoi geni, accelerando invece il metabolismo e le funzioni corporee fino a limiti inumani. I segni dell'invecchiamento sono svaniti e il corpo di Arthur Prince è a tutti gli effetti diventato incapace di preservare il passaggio del tempo. Le incredibili proprietà rigenerative dell'Ichor fanno sì che ferite di entità lieve inflitte al Titano delle Galassie scompaiano alla vista in breve tempo, rimarginandosi sotto gli occhi di chi guarda senza lasciare alcuna traccia. In caso di bisogno e concentrandosi completamente sull'atto per un turno, il Titano può accelerare e intensificare questo processo per guarire danni fisici apparentemente letali oppure accumulati gradualmente durante il combattimento (alterazioni sensoriali, veleno, danni nervosi, ecc.).
    La natura divina dell'Ichor lo rende in grado di essere usato anche sugli alleati applicandolo direttamente sulle ferite, oppure, curiosamente, di donare volontà propria a oggetti inanimati.

    RINGIL, LA STELLA FREDDA {ASTER BLADE}L'orgoglio di Crio è la sua spada, l'arma ottenuta all'inizio dei tempi. A un occhio non titanico o abituato alla tecnologia titanica, essa appare come un corto ammasso di metallo nero e contorto, in perenne e sottile mutamento, solo vagamente simile all'elsa di una spada a una mano.
    Come completamento perfetto del potere del Titano delle Galassie, la lama è un'estensione stessa del suo corpo e della sua Dunamis, raffinata in modo da colpire con ancora più ferocia e precisione: basta far fluire il suo potere dentro l'elsa per crearla e darle la forma che più gli aggrada, rendendo la Aster Blade un'arma di una versatilità insuperabile. La lama, della forma e dimensione desiderata, comparirà brevemente sotto forma di Dunamis prima di cristallizzarsi nello stesso nero profondo dell'elsa e assumere la durezza della Soma. Dal filo nanometrico di un bisturi fino a una gigantesca catena di piastre grandi come un Gigante, il limite è solo quello dell'attuale ampiezza di raggio raggiunta e dai tempi di reazione del Titano.
    Oltre a poter condurre la propria vorace Dunamis su di essa, però, la Aster Blade possiede una caratteristica fondamentale, che la distingue da ogni altra arma: la precisione. I colpi inferti dalla lama nera, in qualunque forma o dimensione essa assuma in quel momento, hanno il potere di colpire oltre l'armatura avversaria, infliggendo i danni direttamente sul corpo in tagli sottili e quasi indolori se inferti ad una velocità superiore a quella avversaria.


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