Inazuma No Odori

La danza di uno sciocco

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    «In una notte quando nuvole soffici
    Nascondevano leggermente la luna
    Ho vagato in qualche modo
    In una stanza polverosa»





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    «Non appena la neve si trasformerà in pioggia, le nuvole si spezzeranno, creando un arcobaleno,cambiando nello stesso colore, bellissimo, delle mie ali.»



    E su queste parole che Amaterasu iniziò a danzare. Danzare per tutta Agartha. Danzare per ogni fiore, ogni anima, ogni pietra, ogni Inizio e per tutta la Creazione di questa Realtà. Danzare tra lo spirito e il cosmo. Danzare con e tra gli elementi del Creato.
    Mentre la Corte di Mezzanotte, seduta e calma, chiuse gli occhi e si lasciò cullare da un vento caldo che soffiava per loro e con loro. Era la Danza di un Araldo per tutti loro.
    Era la Danza dell'Inizio e del principio di ogni cosa. I capelli di Amaterasu divennero come lingue di fuoco mentre il ghiaccio si compenetrava nella terra e l'Acqua sgorgava da essa.
    Amaterasu...Harlan....erano distinti e fusi allo stesso tempo. I contorni dell'uno si perdevano nell'altra, i loro sentimenti sgorgavano come acqua limpida, mentre il fuoco della loro volontà abbracciava la Realtà tutta, cullandola in quei movimenti leggiadri come il battito d'ali di una farfalla.
    Danzare...Amaterasu danzava da sempre. Danzò quando nacque, danzò quando incise la Volontà di G.E.A nel creato, danzò tra i nemici, danzò Kusanagi tra nemici come giunchi. Danzava da sempre.
    E danzò per ognuno di loro. Lì...nel Tempio Sud in un giardino di sakura, sotto un cielo stellato dove Tsukuyomi brillava come una Disco d'Argento che spandeva dolce e tenue luce. Ogni petalo seguì i piedi nudi dell'Araldo. Le sue dita fluttuarono nell'aria e divennero ghiaccio e acqua che spaccarono la roccia e sabbia fu. Granelli che vennero presi da un vento caldo e turbinarono tra i suoi capelli e si accesero di toni arancio e la Realtà per un solo ed unico momento, fu tutta insieme.
    Unita nell'atto della Creazione e dell'Inizio.
    Ognuna di quelle anime danzò con Amaterasu che le accolse tra le sue braccia proteggendole mentre il lieve suono delle note accompagnò ogni gesto, ogni passo, ogni movimento di ventaglio.
    Il sakura divenne come un battito d'ali, lieve e allo stesso tempo fragoroso come di una farfalla che dolcemente si posava sulla corolla del fiore della Realtà.
    E lì che Amaterasu si librò nell'aria e arrivò ad ognuno di loro.
    La danza di uno sciocco.
    Perché Harlan era sciocco e Amaterasu era sensibile e lieve come color pastello. Come acquarello su di una tela.
    La danza di due sciocchi che troppi errori avevano fatto per quelli che c'erano sempre stati per loro.
    E il Sole sorse in quel giardino dove non vi era né stasi né perfezione. Dove il ciliegio fioriva e moriva. Dove il Sakura increspò un lago e le sue onde smossero i ciottoli e una carpa saltò fuori da esso. Svegliata e impaurita da quell'improvviso movimento.
    Mentre, dolci e soavi, respiravano gli alberi e le loro radici affondavano in una terra grassa e ricolma e qualcos'altro nasceva altrove.
    Dove un fiore nasceva e i suoi colori furono gioia per la madre, mentre quel sciocco Araldo continuava la sua danza mentre ali color arcobaleno si aprirono per abbracciare quel Mondo violentato.
    Era questo che avrebbe dovuto fare fin dall'inizio. Abbracciare ognuno di loro con tutto il fuoco che aveva nel cuore. vivere per loro. Combattere per ognuno di loro. Questo doveva fare. Questo era per tutti loro.
    Il ringraziamento di uno sciocco Araldo alla Realtà, aio suoi fratelli, ad ogni Custode di G.E.A che combatteva con quella fiamma imperitura che brillava feroce e orgogliosa nei loro petti.
    E Kusanagi ronzò lontana.
    Il suo acciaio difendeva la Realtà ma ora ronzava per loro. Vibrava insieme ai loro cuori e per quei cuori avrebbe tagliato. Mentre le mani dello sciocco Amaterasu accarezzarono ogni volto con quel vento tiepido che cullava i loro sogni e dava riposo ai loro corpi stanchi. Su di essi avrebbe vegliato l'Araldo degli sciocchi.
    Vivere era bello. Perché anche quando tutto si faceva tenebra non dimenticavamo la luce che c'era nei nostri cuori. Perché quella luce era l'amore che non abbandonava mai nessuno.
    Amaterasu lo aveva fatto per troppo amore. Per troppa paura di essere un pericolo per ognuno di loro, perché si sarebbe levata volentieri la vita piuttosto che ferire ognuno di loro. Perché il suo amore era grande quanto l'Universo e per ognuno di essi il suo sangue sarebbe stato versato infinite volte e senza remore alcuna, con un sorriso soave sul volto perché difendere la Vita e l'Inizio di ogni storia era il compito di questo sciocco che danzava per chiedere scusa e finalmente sorgere ad est.
    E Kusanagi sarebbe volata fino da P.A.N. Perché Amaterasu si stava spogliando dei suoi simboli donandoli a chi li meritava davvero. Come fece troppo tempo addietro. Quando guidò un uomo ad essere pari agli Dei.
    Perché la volontà era tutto. Anche accettare la morte. Anche accettare la sconfitta. E sebbene il pugno di suo fratello aveva la forza di distruggere le galassie, Kusanagi avrebbe brillato al suo fianco fino a quando una nuova Alba non sarebbe giunta.
    La Spada del Paradiso, antica tra le spade più antiche ronzò al pari della violenza del paradigma di Dennis. Il suo acciaio i pugni di suo fratello.
    La promessa di uno sciocco con la maschera da sbruffone e un giorno avrebbe di nuovo combattuto col sorriso sulle labbra.
    Perché Amaterasu sarebbe tornata e questa volta non si sarebbe sentita inferiore e non avrebbe avuto paura. Nuova luce avrebbe baciato entrambi e di nuovo il Pugno e la Spada di G.E.A sarebbero calati su questa Realtà.
    Quella spada era una promessa. La promessa che avrebbe combattuto insieme. Non lo avrebbe lasciato solo a sopportare questo peso. Spalla contro spalla. Pugno contro pugno.
    Insieme


    E mentre i piedi di Amaterasu si sollevarono da terra e il vento turbinò insieme al sakura, mille magatama si aprirono come corolla di fiori intorno a lei. I raggi del Sole le illuminarono rimandando arcobaleni dai colori mai visti.
    Yasakani no Magatama fu magnifica. Gemme di giada brillarono come se incoronassero la Realtà facendola splendere di una regalità che nessuno, nemmeno tra gli Dei e i Titani, poteva vantare.
    Non vi era né sopra, né sotto i cieli, più ineguagliabile della Realtà stessa creata da G.E.A per accogliere la Vita e per essa battersi. La culla della Creazione.
    E Amaterasu se lo ricordava. Quel momento era inciso nella sua anima. Quando vide la Realtà formarsi sostenendo G.E.A e mettendoci tutta se stessa e la sua volontà e quando fu, l'amore pervase la giovane anima di un Araldo che decise di combattere per essa da quella tenebra Antica che avanzava vogliosa di distruzione e di corrompere quello che di bello si era fatto.
    E quel gioiello brillò intenso sull'unico Araldo che Amaterasu sentiva più vicino tra tutti.
    Chernobog. La Fine di G.E.A. Necessaria affinché la Realtà non collassasse su se stessa. Perché per ogni storia che iniziava, un altra doveva finire. Affinché l'Equilibrio fosse e il Ciclo si ripetesse. Perché tutto era collegato in questo Mondo. Ogni anima che se ne andava lasciava sempre qualcosa di sé a chi restava.
    Per ogni storia che finiva, un altra si sarebbe formata da essa e con essa avrebbe arricchito la propria.
    Brillavano le magatame illuminando il volto di Audatia e di Chernobog insieme. Calore emanavano. Lo stesso calore che mai l'avrebbe abbandonata. Così come non aveva fatto Harlan con le mani di Audatia.
    Il fuoco della salamandra sarebbe stato sempre con l'anima di Audatia del Lupo. Fin dal primo momento. E anche oltre. Non era andata come sperava ma del resto non importava.
    Quel gioiello brillava con la stessa intensità del Sole, perché solo Chernobog era degno della collana dell'Imperatrice del Giappone. Perché era il ringraziamento di Amaterasu a suo fratello e in quel gioiello, insieme a quella luce, ve n'era un altra timida ma non meno calda che era l'amore di Harlan per Audatia.
    Perché il cuore di Amaterasu sarebbe rimasto vicino a suo fratello, mentre l'anima di Harlan vicino a quella di Audatia e tanto bastava. In fondo per uno sciocco basta poco per essere felice. In fondo ad un Araldo che non perdeva mai bastava poco per ringraziare e portare rispetto.
    Il suo cuore avrebbe pulsato tra quelle magatame al ritmo di quello di Chernobog. E lo avrebbe fatto fino a quando la Realtà non si sarebbe spezzata e un nuovo Inizio e una nuova Storia sarebbero state raccontate da altri occhi e mani.
    Un giorno si sarebbero incontrati di nuovo e avrebbero spiegato le loro ali insieme, ma ora quel gioiello avrebbe sancito la promessa dell'Araldo che suo fratello solo non ci sarebbe stato.
    La danza di Amaterasu sarebbe stata l'abbraccio. Il suo calore lo avrebbe cullato portandolo con sé a danzare, come stava facendo con ogni membro della Corte di mezzanotte mentre le nuvole divennero cariche di pioggia e il fulmine cadde.
    Cadde illuminando il volto sereno e felice dell'Inizio.


    Nutrisco et Extinguo




    Questo era Amaterasu. E non avrebbe lasciato le loro fiamme spegnersi. Ogni fiamma era la sua. Ogni vita era suo dovere proteggerla. Perché a questo fu chiamata quel giorno, a questo Harlan dedicò quell'ultimo scampolo di vita prima che le sue azioni lo portarono a far risvegliare questa sciocca.
    Nutrire e proteggere il fuoco buono. Il fuoco della vita. Ravvivarlo quando il vento freddo del Buio l'avrebbe divorato.
    Combattere quel fuoco divoratore che non conosceva remora alcuna se non il principio dittatoriale di essere solo ed unico.
    L'egoismo.
    La follia.
    La spada di Amaterasu serviva a non a scacciare quel fuoco ma a divorarlo affinché non ne restasse traccia alcuna nel Creato e nella Realtà.

    E una di quelle gemme si staccò.
    Pulsò nella Realtà e la Realtà l'accolse. Pulsare al pari del battito del Cuore della Terra. Lì, dove vene di magma spandevano calore inimmaginabile; lì dove la Terra era un continuo sgretolarsi e formarsi.
    Illuminando il pugno di un piccolo grande uomo. L'invidia di Harlan verso chi si era elevato al di sopra dei cieli, perché provava invidia per gli occhi di Moko. Occhi innocenti che guardavano, ancora, con speranza anche al di là delle tenebre più fitte. Anche in esse riusciva a scorgere la luce. E quel pugno era più forte del suo.
    Più forte della terra stessa e per essa avrebbe combattuto ed era l'augurio di un Araldo perché non cambiasse mai. Perché quando il suo pugno avrebbe perso la forza quella magatama gli avrebbe ricordato la luce della speranza anche quando intorno a lui tutto sarebbe stato Morte.
    Perché il suo pugno poteva squassare la terra e non doveva dimenticarlo. E un giorno avrebbe tirato di spada con lui.
    Inchinarsi a chi si reputava ineguagliabile. Sia sotto che sopra i cieli. Il rispetto di chi se lo era guadagnato con un cuore limpido come fonte primigenia.
    E mentre l'ultima nota vene suonata, l'intera Corte di Mezzanotte si inginocchiò di fronte all'Araldo dell'Inizio che andava a battersi per riguadagnare il suo diritto. Mentre Yata no Kagami splendette insieme al Sole. Per tutti loro. Per Charlie e Roan, per Amacunu e Astolfo.
    Perché gli occhi di Amaterasu non avrebbero più perso questa Realtà.
    La saggezza e l'onestà. Il sapersi guardare dentro. Il non aver paura, mai, di esternare quello che si provava sia nel bene che nel male. Perché amare era un diritto di tutti e anche un dovere, perché un abbraccio valeva più di mille parole, perché portare rispetto significava averlo prima di tutto verso noi stessi.
    Perché essere onesti significava sapersi guardare dentro e capirsi. Accettarsi e combattere i propri demoni. Che niente andava come volevamo ma provarci quello era diritto e dovere di ogni vita che apriva i suoi occhi in questa Realtà.




    E mentre l'ombra del Byakko e del Drago lampeggiavano dietro nuvole cariche di pioggia, sotto una montagna di cadaveri, un male peggiore tra i mali di questo mondo, aprì i suoi occhi e il suo volto androgino venne bagnato da quella pioggia. Un volto che non tradiva nessuna emozione, eppure si rimise in piedi. Guardò il cielo plumbeo.
    E un sorriso squarciò il volto perfetto di Astolfo.
    Il tumore di Harlan Draka.

    «Ti avrei seguito anche in questo viaggio.
    Ma tu sei forte...sei ormai indigesto per me...»


    E quel pugno ricolmo di sangue si sollevò al cielo a salutare la battaglia di Amaterasu.


    E davanti al Rio delle Amazzoni, Amacunu fumava tranquillo mentre sentì la Danza di Amaterasu nelle sue acque limpide. La sentì tra le fronde degli alberi, nel ruggito del giaguro e nello zampillo dell'acqua sulle foglie. Uno sbuffo di fumo e un live sorriso su di un volto vecchio e rugoso come gli alberi della foresta amazzonica.


    «Vou te esperar e vamos beber juntos de novo, com o Rio para agitar nossos pensamentos.»

    La calma di Amacunu che partecipò, a modo suo, a quella danza anche così lontano ma il suo spirito fu con Amaterasu e aprì i suoi occhi ciechi a quel Sole che splendeva sul Brasile e il suo braccio non fece male.
    Era contento di averlo sacrificato per tale miracolo.




    I passi di Amaterasu vennero scanditi da quelli di Harlan. Accanto. Spalla a spalla. Con i loro errori, con i loro sogni, con le loro paure eppure guardavano l'orizzonte e non ne ebbero paura. Perché l'uno e l'altra sarebbero andati a riprendersi il loro orgoglio e la loro vita.
    Due ombre sotto quel cielo.
    I passi di uno solo.



    稲妻の踊り
    Inazuma no odori – La danza del Fulmine




    La darian bianca svettò su quel corpo non ancora spezzato. L'elmo calato in testa. Il fulmine squarciò il cielo mentre Amaterasu, sollevando il braccio, salutò tutti loro.
    Sarebbe tornata con il suo orgoglio e la sua vita. Quel braccio non si spezzava così facilmente.
    Una lacrima a rigare quel volto di uomo duro. Continuava ad avanzare. Quando si girò verso tutti loro e si inchinò. Vi era una "grazie" sussurrato che danzò con il sakura e con il Mondo.



    Edited by Lyga - 14/10/2019, 17:23
     
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