the heart is the strongest muscle

Giogiò - Johanna / Valentino - ???

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    THE HEART IS THE STRONGEST MUSCLE
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    A differenza di altri settori, il Pacifico del Nord non conosceva la prosperità da molto, molto tempo: rimasto indietro soprattutto per la mancanza di un sovrano degno di questo nome prima, durante e dopo l'Armageddon, la sua brava gente viveva gli anni con l'orgoglio dei samurai e l'inventiva della West Coast, sopportando le ambizioni egocentriche dei vari dignitari e nobili che a turno scalavano le gerarchie politiche e militari fino ad avere una voce nell'Assise di Reggenza. In assenza di un sovrano infatti, qualcuno doveva sopportare il pesante fardello del potere, e l'Assise era proprio quell'organo decisionale pensato per governare il settore "ad interim", ovvero finché non sarebbe sorto un nuovo Primarca. Per anni, i vari signorotti della guerra e dei mercati che raggiungevano quelle aulee si erano battuti a colpi di editti e leggi dall'utilità e coperture discutibili, più degli stiletti per punzecchiare i rivali o megafoni per consolidare l'indice di popolarità che vere e proprie direttive che portassero ricchezza e benessere per tutti. La regola generale da quel che aveva potuto capire Giovanni era che questi cortigiani pensassero prima al proprio portafoglio, poi a quello della loro ristretta casta e poi a quello di tutti gli altri; per certi versi, il Pacifico del Nord era un po' Italia, quindi risultava a chi abituato a corruzione e arrivismo dilaganti un po' come una ritrovata casa.

    Ovviamente con l'arrivo dell'amato Re Crehon, precedentemente Censore, molte cose erano cambiate: il sovrano si era intelligentemente attorniato di figure fedeli a lui e alla brava gente del Pacifico Settentrionale, liberando il suo palazzo da tutte le pustole impossessate d'ambizione e iniettate d'odio che a lungo avevano avvelenato quelle pareti. Adesso quelle terre erano libere di un altro male, ma lo stesso non si poteva dire delle eredità che le Assisi lasciavano dietro di sé: debiti.
    Non tanti da dover dichiarare bancarotta o default, non abbastanza da innescare uno stato di crisi, ma sufficienti per essere considerati una faccenda di priorità assoluta e meritevole di attenzioni altolocate e prestigiose, insomma di un nome che lasciasse intendere quanto essa stesse a cuore al recentemente insediatosi Re.

    Quel nome era Giovanni Montigli, che di economia e debiti ne sapeva giusto giusto per non chiudere in rosso a fine mese e per sapere come si dovesse trattare un mutuo.

    La sua nomina era indubbiamente per figura, poiché come unico Skurdin attualmente in esercizio nel Pacifico del Nord era esattamente il secondo in comando nelle gerarchie (benché di nomina ufficiale ad Esarca ancora non si parlasse), e in questioni diplomatiche egli aveva potere e autorità di agire come un'estensione diretta del suo sovrano, avendo ovviamente cura e modo di non mancargli in alcun modo di rispetto o di andare contro la sua volontà. I dubbi tuttavia sulla sua adeguatezza per quel particolare compito non si fecero attendere, anche se ironicamente contagiarono solo ed esclusivamente la sua testa: sentiva di non aver competenza sufficiente in quelle materie per poter trattare con sapienza con un altro inviato e per quanto molti a corte provassero a consolarlo e a rassicurarlo, ovviamente mettendogli a disposizione un team di esperti dei conti dello stato per prepararlo al meglio lui era di contro inarrivabile tanto era immerso nei suoi tormenti interni. Aveva un'ottima reputazione di se stesso, ma essa si fermava lì dove cominciavano e finivano i suoi talenti: era uomo abbastanza per conoscere quali fossero i suoi irrimediabili difetti e il compito affidatogli ne toccava abbastanza per rendere il dubbio interiore fisiologico e naturale, per certi versi inevitabile.
    Non contribuì inoltre il sapere con chi avrebbe dovuto trattare: Atlantico del Nord.
    Erano due le banche abbastanza prospere per potersi permettere di concedere prestiti larghi e notevoli, e queste erano quelle dell'Oceano Indiano e dell'Atlantico del Nord: lì dove nel primo la ricchezza era gestita da pochi che però risutlavano tra le teste più ricche di tutto l'Impero, nel secondo il benessere era qualcosa di meglio distribuito, con certamente picchi e vette ma molto meno notevoli di altri settori. Entrambi erano perfetti specchi delle politiche dei sovrani: Varuna di Krisaore dell'Indiano, compiatissimo sovrano, aveva costruito una corsa all'oro e agli armamenti per rimettere in sesto il suo settore, storicamente uno dei più ricchi di tutta Atlantide, e per farlo non si era fatto scrupoli con la sua fitta rete di amicizie e alleanze, nonché con la distruzione dei suoi nemici; Lady Johanna di Seadragon invece aveva potuto godere di più tempo rispetto ai pari grado, una risorsa che le ha permesso negli anni di accumulare sempre più ricchezza per il proprio settore essendo de facto la guida non ufficiale di Atlantide (e per lungo tempo la Primarca più potente se non l'unica in attività).

    Nel danno la beffa, Giovanni ovviamente avrebbe preferito essere spedito nell'Indiano, un po' perché il debito verso quelle terre era leggermente minore rispetto a quelle che interessava invece l'Atlantico e un po' perché andare lì significava trattare e mercanteggiare con le belle ed ora solitarie cosce di Lady Alexandra, vedova di Lord Varuna ed ora Reggente per i suoi figli, che da quanto aveva potuto vedere dall'intercom e da altre registrazioni era proprio il tipo di signora che meritava più attenzioni di quelle che riceveva.
    Tale rivelazione era nuovamente comprensibile, poiché è ovvio che con il contraente al quale si deve più danaro si manda il messo più capace o comunque quello più legittimato a parlare come plenipotenziario, senza contare che da una parte bisognava dialogare con una Primarca e dall'altra parte con una semplice Reggente: la scelta era sin dal principio ovvia e scontata, ma la speranza in queste delicate materie è davvero l'ultimo elemento a morire.

    Il giorno prima della sua partenza, Giogiò se lo prese per studiare e ovviamente per pensare. Per un uomo estremamente d'azione come era lui usare il cervello era comparabile ad una delle dodici fatiche d'Ercole, ma l'occasione necessitava un suo approccio più razionale all'argomento. Così si sforzò, si buttò sul letto nell'oscurità delle sue stanze e con le braccia dietro la testa e si sforzò con tutto se stesso per concentrarsi e mettere ordine sulle parole da usare, ma tanto egli spremeva le meningi e impegnava le palpebre tanto più la sua mente vagava insistentemente verso altre proiezioni e ologrammi che a suo tempo aveva studiato con molta più passione e trasporto: quelli in cui la sua futura interlocutrice combatteva.

    Quanto l'ammirava: ad Atlantide tutti la osannavano poiché tutti ne riconoscevano le doti combattive, ma in pochi avevano spinto l'accelleratore sulle forme del combattimento quanto lui, in pochi avevano conosciuto la guerra prima e dopo l'Armageddon come l'aveva assagiata lui. Si poteva definire un connoisseur del combattimento, eppure rivedendo in loop le varie registrazioni non poteva fare a meno di provare un profondo senso d'inadeguatezza e ignoranza davanti a tutta quell'intelligenza bellica. L'aveva indubbiamente studiata a lungo e l'aveva posta come uno dei suoi paragoni, perché era giusto prendere chi era più avanti sulla strada come obiettivo, soprattutto se nelle loro forme più primordiali i propri poteri erano così simili.
    Inevitabilmente, non riuscì a chiudere occhio per tutta la notte, pensando un po' a cosa le avrebbe detto, un po' a quello che non le avrebbe dovuto dire, un po' se avesse potuto chiederle un autografo per Valentino e tra le tante cose certamente anche al suo essere donna, cosa che risvegliava i suoi classici e familiari istinti maschi. Fu una lunga notte.

    Ai primi filtraggi dei raggi solari tra le acque si svegliò e fu pronto, preparando da sé un espresso all'italiana per destarsi ancor di più. Non dovendo prendere niente poiché da lungo tempo i suoi effetti erano stati preparati per il viaggio, chiuse semplicemente la porta di camera sua e raggiunse il suo seguito ed il figlio ai mezzi. Già, perché anche Valentino era stato deciso dovesse partecipare a quella missione, su ordine dello stesso Re Crehon, che a sua volta aveva incontrato per i corridoi del palazzo il piccolo Montigli ed aveva ben ascoltato la sua richiesta.

    Era già lì a fare da mascotte per i vari soldati nella zona quando cominciò a salutare con entusiasmo il padre in arrivo nella sua scintillante armatura.
    Paponeeeeeeeeeeeeeee, dai che facciamo tardi! - diceva con la voce squillante, mentre con una manina salutava e con l'altra teneva un oloregistratore a forma discoidale.

    Si sistemarono sui mezzi e partirono, con padre e figlio seduti vicino nelle larghe camere di stand by che a suo tempo avevano probabilmente droppato un centinaio di soldati al fronte.
    Per quanto vicino al genitore, Valentino non si risparmiò di ripassare anche lui la sua personalissima missione, o meglio tornare a sognare sul perché si trovava lì su concessione del sovranissimo del Pacifico Settentrionale: accese così l'oloregistratore, mostrando un profilo simile ad action figure di una delle esecutrici a servizio di Lady Johanna. Dipinta senza casco erano palesi i suoi tratti immaturi da quattordicenne.
    Valentino la osservava incantato come si potrebbe guardare solo il più prezioso dei tesori.

    Quindi la piccola Lady Derham, eh?
    Eh?chicosadoveperchéquando?
    Non fare il finto tonto con me, giovanotto. Lo sai che è Esecutrice, vero?

    Il bambino di sette anni si fermò a pensare dopo quell'affermazione del padre, non perché improvvisamente colpito o ferito dalle parole ma perché genuinamente rapito dalla ragazza per cui provava quel remotissimo accenno di attrazione più che altro ispirato dalla simpatia che i bambini osano chiamare amore.

    Sì, lo so papà, ma tu dici sempre che bisogna guardare sempre in alto quando si cerca per una ragazza, non in basso.
    Wela wela, attenzione, qualcuno qui sta parlando di ragazza, ahah! - disse Giogiò, per poi combattere senza troppi problemi con i vari cinturoni di sicurezza che lo tenevano ancorato al sedile per prendere la testa del pargolo e dargli una sonora e amorevole grattata. Genitore e figlio risero, con uno che continuava nonostante l'altro chiedesse comunque giocosamente di piantarla.
    Parlarono ancora un poco di quella dolcissima infatuazione e GIovanni pensò che non fosse poi così male portarlo con sé, che quella fosse un'occasione per poter interagire con altri ragazzi (cosa che data l'altolocazione del padre ora non era molto concessa al povero Valentino) e che tutto sommato ciò non avrebbe causato problemi durante l'incontro diplomatico. Poi cadde con naturalezza un amorevole silenzio, in cui il padre provò a chiudere occhio per riposare qualche ora e il figlio tornò a sognare sul suo oloregistratore. Una pausa che durò solo qualche secondo.

    Papone?
    Dimmi Vale
    Credi che dovrei chiedere a Lady Diana quello che mi dici sempre di dire alle donne?
    Mmh, caro, la mente di tuo papà non funziona più come un tempo: ricordami quello che ti ho detto di chiedere alle donne.
    Che le devo chiedere di andare in cucina e farmi un panin-
    BE' NO ODDIO OK PER QUELLO E' TROPPO PRESTO ANZI FAI UNA COSA NON DIRGLIELO MAI NELL'ESISTENZA OK?
    Mmmmh... Ok...

    Giovanni tirò un sospiro di sollievo e tornò il silenzio; ma anche questa volta esso durò per ben poco.

    Ma tu hai detto-
    Sì be' lo so che cosa ho detto ma facciamo che con la Lady Diana ti comporti da giovanotto galante e non dici quella frase, ok?
    Ooooooooookkkkkkkkkkkkeeeeeeeeeei

    ---------------------------------------------------------------------------------------

    L'Esecutore si chiese quanto un corridoio potesse essere lungo tanta era la strada fatta per raggiungere il posto designato.
    Il suo arrivo nell'Atlantico del Nord si poteva definire rapido e indolore, come una buona morte: arrivato con festeggiamenti moderati ma comunque dignitosi, gli era stato concesso solamente il tempo di rimanere basito dall'unicità e dallo splendore delle architetture del Palazzo di Corallo prima di essere raccolto da una delle attendenti di Lady Johanna ed essere quindi instradato verso l'incontro ufficiale: solitamente era la Prima Dama Raia Droshar, Esecutrice di Anzu, ad occuparsi di accogliere gli invitati diplomatici, ma venne spiegato che quella deviazione dal protocollo standard si spiegava con una recente grave ferita subita dalla donna che ovviamente necessitava di appropriate cure mediche. Di più a Giovanni non venne detto. Al sentire quel nome fece mente locale e ricordò il viso -e le enormi qualità- dell'Esecutrice: peccato, gli sarebbe piaciuto incontrare anche lei.
    Nell'anticamera centrale il contingente venne quindi separato, con GIoanni che proseguì dietro la sua accompagnatrice e il resto dei pacifici fatti entrare in una larga sala da pranzo adibita a banchetto; qui venne fatto entrare anche Valentino, ma non prima che il padre gli desse un'ultima arruffata ai capelli e gli dicesse di fare il bravo.

    Cominciò quindi una lunga e silenziosa passeggiata, apparentemente con un chiarissimo luogo da raggiungere tanta era la sicurezza che traspariva dal passo della guida. Lo Skurdin godette di quel silenzio per ripassare quanto appreso e i discorsi preparati, ogni tanto deconcentrandosi però dal fondoschiena ondulante della segretaria che oggettivamente parlava una lingua tutta sua che Giogiò avrebbe tanto, ma tanto voluto esplorare e imparare. Senza avere il tempo di apprezzare gli interni delle singole stanze e avendo solo il lusso di ripetere nella testa schemi che tornarno per almeno quattro o cinque volte, fu al cominciare della sesta ripetizione che finalmente svoltarono su quel lungo corridoio alla cui fine si collocava un pesante e alto portone che aveva tutta l'aria di una sala da ricevimento.

    Quest'ultima fase fu interminabile e quando finalmente la donna si bloccò davanti ad essa facendo un gesto come per invitare ad entrare, Giovanni fu colto di sorpresa, proprio come il sopraggiungere di una data a suo tempo vista lontana e distante ma che improvvisamente colpiva in tutto il suo inevitabile arrivo. Dovette rimettersi a posto mentalemnte e psicologicamente e non aprì senza esitazione.
    Fu immediatamente sorpreso. Non per la ricchezza dell'interno, non per il trovarsi la donna che tanto aspettava di conoscere davanti ad un tavolino a sorseggiare un buon té ma perché la porta dava su di un altro corridoio, questo nero e buio come il più oscuro degli inferni. Le pareti però erano all'ombra solo dalla sua parte, cioè in un'estremità, poiché dall'altra apertura entrava abbondante una luce abbagliante, la quale attaccandosi alle pareti permetté all'Esecutore di distinguere ogni minuzioso particolare dell'interessante nuovo interno. Percorse i pochi metri che lo separavano dall'apertura e si bloccò poco prima che la la luce potesse illuminarlo in piena armatura.

    Un'arena. Ampia, con qualche spalto e armi tante da non poterne contare.
    Al suo centro una singola figura danzante in tenuta d'allenamento, se si può definire danzare il muovere sinuosamente con una precisione chirurgica ed una decisione assoluta ogni che si aveva tra le mani.
    Lady Johanna si allenava durante il loro incontro. Ci si sarebbe aspettato che un sovrano qualsiasi avrebbe atteso un inviato in pompa magna, magari in una sala del trono, ma quell'incontro così particolare aveva un senso perfettissimo e assolutamente comprensibile: a chi doveva rispondere Lady Johanna se non all'Imperato stesso? A nessuno. Ecco il perché di quella scelta, perché l'incontrarla era già un onore suffiente per dimenticare l'offesa che alcuni potrebbero sentire addosso. Ma superando questa visione politica e di culto dell'immagine, vi era anche una possibile spiegazione diplomatica: stabilire sin da subito un rapporto di superiorità con l'inviato, come a dirgli "non devo riservarti alcun onore se non il discutere con te"? Anche in quel caso era stata tremendamente efficace. Infine, volendo superare ogni spiegazione e smettendo d'intravedere un pensiero concreto dietro quella presentazione, semplicemente Johanna era una Regina e come ogni Regina aveva poco tempo per mantersi allenata. Quello probabilmente era il tempo che l'Imperatore le aveva concesso per manteresi attiva e sana, e a Giovanni andava benissimo così.

    La rispettava qualsiasi fosse la spiegazione, poiché a vederla per lui davvero danzare rimase immediatamente incantato; improvvisamente le registrazioni erano soltanto una pallida versione dell'originale, assolutamente insuperabile nel suo essere ruvido, grezzo, sudato persino. Aveva amato una donna soldato Giovanni Montigli ed era inevitabile che vedendone una così capace davanti a lui il suo cuore saltò un battito.

    Quell'istanza portò ad un famoso colpo di testa, a quelle decisioni che si prendono senza sapere il perché o il come ma si prendono e basta: nel modo più assoluto senza pensare ritirò l'armatura e si mostrò nella sua divisa militare, si tolse le vesti che coprivano il busto e si mise a suo agio, a petto nudo. Per un attimo osservò il suo fisico e rimase piacevolmente soddisfatto dal suo stato di forma.
    Con una sicurezza non del seduttore ma del guerriero fece poi il suo ingresso attraverso la luce e nell'arena, prendendo la prima arma che gli capitò davanti e senza nemmeno sceglierla: fu una bastarda.

    Camminò poi in avanti fino a raggiungere la Regina, su cui dominava con i suoi quasi trenta centimetri d'altezza in più; tuttavia, in fatto di bravura in combattimento sapeva di non avere alcuna chance, e una misura più precisa del divario che li separava la ebbe solo trovandosi davanti a lei, quando poté subire tutta la vastità, la profondità e l'esperienza del cosmo della donna: lucente eppure abissale, vissuto e temprato da mille battaglie su mille mondi diversi, ognuno vinto e conquistato per l'Imperatore; eruttava in piccole protuberanze solari come a voler inglobare quel cosmo inferiore che era Giovanni.

    Skurdin Giovanni Montigli del Pacifico Settentrionale, Esecutore di Funayurei, per servirvi. È un onore incontrarvi, Mia Signora. - disse con un inchino leggero ma assolutamente rispettoso e galante. Poi continuò.
    Saprete meglio di me il motivo della mia presenza, ma non è mia intenzione rubarvi questo prezioso momento, anzi: vi chiedo il permesso di farvi da sparring partner, se ciò non vi è d'insulto.

    ---------------------------------------------------------------------------------------

    Separato dal padre, Valentino venne fatto entrare nella sala da pranzo spaziosa dove erano stati allestiti interi tavoli pieni delle più tipiche svariate lecornie di quelle terre, su cui soldati e inviati tecnici si avventarono parimenti. Lui di contro mangiucchiò qualcosa, soprattutto dolci, perché la sua testa era occupata da ben altro: con gli occhietti infatti aveva per prima cosa scannerizzato la stanza, alla ricerca di un preciso volto. Non trovandolo tirò un sospiro di sconfitta, ma ben presto la bramosia lo collocò sui binari dell'impazienza ed infine della macchinazione. Si trovò così dopo solo qualche minuto a cercare di superare i controlli congiunti di conterranei e guardie di palazzo e mettersi alla ricerca del suo tesoro. Fu studiando per parecchio la stanza che s'imbatte in quello che a conti fatti era un cambio guardia, con un gendarme che incautamente aveva lasciato sguarnita una delle entrate, propriamente quella più nascosta e meglio celata alla vista degli altri protettori di quella corona. Probabilmente era solo lo stimolo di una pisciata, ma sta di fatto che Valentino s'infilò in quella falla con una velocità felina.

    Così si trovò a vagare per le stanzone e i corridoi del castello, avendo come obiettivo le scale ed il, poiché era chiaro che una Principessa dovesse necessariamente abitare nella cima più remota della tore più alta. Non fu semplice: dovette giocare d'astuzia e pazienza, ma in definitiva con la sua intelligenza e la sua calma riuscì ad aspettare che i vari contingenti di ronda passassero, che i servitori lo superassero o che i dignitari non lo vedessero. Il bel figurino che era il bambino di sette anni nel vestitino d'Accademia riuscì così a volare su per le scale, aiutato dallo scarso livello d'allerta vi era durante la visita di un settore amico.
    Fu durante tanto girovagare che infine s'imbatté in un luuuuuuuuuuuuuungo corridoio e, in esso, in una bella e riccamente decorata porta, di un bel colore femminile, proprio come quella che avrebbe una Principessa. Valentino era un ragazzo intelligente, spaventosamente per la sua età, e ancora doveva essere attraversato dalle gravi certezze e incertezze della vita che plasmano la mente e formano l'uomo, ma essa era abbastanza per insignirlo del titoletto di genio o di prodigio; eppure, alcuni suoi angoli rimanevano squisitamente bambini, e Lady Diana Derham sembrava richiamarli e svegliarli tutti.

    Si guardò circospetto a destra e a sinistra, per assicurarsi che nessuno fosse in zona. Poi, stringendo a sé l'oloregistratore, aprì la porta e si trovò davanti...

    narrato - pensato - parlato - °telepatia°

    Fisicamente: Ottimale
    Mentalmente: Ottimale
    Scale: integra, non indossata
    Note: WELAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
    allora, ovviamente sto in hype per la ruolata quindi se è un po' scritto demmerda (seconda parte giàgià) sguss ma volevo sganciare il post il prima possibile. Mi sono immaginato una cosa a due livelli, Giovanni-Jo e Valentino-???. Ti lascio scegliere chi incontri il pargoletto, anche se ho reso abbastanza palese chi stia cercando (l'amour!)
    Ovviamente sai tu decidi tu se farla sta cosa a due, di modi per "beccarlo" e riportare il bimbo nella sala banchetto ne hai diecimila :zizi:
    per quanto riguarda giovanni... Ti lascio il vantaggio per l'eventuale primo attacco :mke:

    Abilità utilizzate:

    Tecniche utilizzate:
    A good soldier obeys without question.
    A good officer commands without doubt.

     
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    CRIMSON DEFILER

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    Davanti a Valentino, si mosse una massa di fleece lievemente dinoccolata di fronte a un televisore dal numero svariato di pollici. Su tale schermo le tonalità-blu azzurro dei fondali marini proiettavano lunghe ombre nella stanza in penombra. Il volume della televisione era inoltre stranamente basso, al punto che ciò che stava venendo detto era poco più forte di un sussurro.

    Lo squalo nutrice trascorre le giornate riposandosi sul fondale, in caverne o crepacci, dove può essere visto in gruppi di individui che, a volte giacciono in pile, uno sopra l'altro. Sono animali notturni, e trascorrono gran parte del giorno in grandi gruppi inattivi - Lo stile di narrazione era fortemente riconoscibile, appartenente alla trasmissione Ultralepton, programma di divulgazione scientifica diretta dal celeberrimo Carlo Diavola. Non era però il giorno o l'ora di proiezione del nuovo episodio, e la data scritto in piccolo nell'angolo dello schermo rendeva chiaro si trattasse di una registrazione, o almeno una vecchia puntata. In quel momento venivano mostrati vari esemplari di squalo nutrice intenti nella loro attività più celebre: stare stesi sulla pancia sul fondale marino a non fare nulla. Vari primi piani degli animali resero evidenti i loro movimenti respiratori, e in sincronia con essi chiunque ci fosse sotto tutto quel fleece si muoveva lievemente su e giù, come se stesse imitando la respirazione dei pesci cartilaginei oggetto di interesse.
    Un vaghissimo blub blub fu udibile, dato il basso volume della televisione.

    In tutto questo, il lieve odore di latte caldo e quello di biscotti appena sfornati riempiva la stanza buia. La fonte di tale delizioso aroma era il vassoio metallico appoggiato davanti a chiunque ci fosse seduto davanti al televisore, su cui la porta appena aperta proiettava un cono di luce, oltre che la sagoma del bambino sullo schermo. Lo sconosciuto si mosse lentamente di lato, uscendo dal cono di luce e lasciando piena visione dello schermo e del latte e biscotti. Sembrò quasi venire assorbito dall'oscurità della stanza.
    Riapparve pochi istanti dopo, facendo capolino con metà testa incappucciata da dietro lo stipite della porta, guardando verso il basso. Una figura incombente, spettrale, ansiogena e forse l'immaginazione di un bambino avrebbe potuto peggiorare la cosa.

    Poi un interruttore fece click - nelle camere private del palazzo di corallo si andava con un certo stile retro nostalgico - e la figura fu inondata di luce artificiale. Una larga onesie di fleece, assolutamente non riempita dalla ragazza che la indossava e che aveva il cappuccio-bocca calato fino agli occhi. Tra i denti bianchi occhi azzurro mare luccicavano curiosi, guardando il bambino mentre maniche-pinne si tenevano al bordo della porta. Piedini avvolti in pantofole abbinate facevano su e giù lentamente, alternati. Non era Diana. Era l'altra figlia della primarca, Sandra, esecutrice di Isonade.
    Fissò Valentino per lunghi secondi, senza dire nulla.

    Uhmmm...............................ci......uhm.........ciao. - Il suo timido saluto fu immediatamente soffocato da un continuo e acutissimo BARKBARKBARKBARKBARK mentre Oreo, il Regal Canide Atlantico schizzava dall'ombra dove sonnecchiava e cominciò a mordere l'orlo dei pantaloni di Valentino, tirando qua e là.

    In quel preciso momento, quando Montigli entrò nell'arena, la primarca era intenta nel dare sfogo a un suo capriccio, ovvero trovare un modo elegante di far collassare tutto quello che sapeva sulla scherma nell'arma più semplice di tutte. Il bastone. Il bastone che reggeva in quel momento era di semplice legno, di sezione ottagonale ma con finiture metalliche alle due estremità, per una lunghezza complessiva pari alla sua altezza. L'estremità del bastone sibilava cupo nell'aria in un continuo arco attorno a Johanna, mentre la sua mente ricapitolava tecniche su tecniche e cercava di traslare il movimento di taglio in quello di schianto sulla superficie, immaginando di colpire corpi di carne, corazzati o meno, e immaginare l'effetto di ciò. Una versione particolarmente avanzata dello shadowboxing, possibile grazie alla pura e semplice quantità di ore complessive passate da Johanna in combattimento.
    Quello, e roteare un po' a caso il bastone la rilassava, c'era lievemente meno rischio di farsi male rispetto ad altre armi. Tuttavia concordava con vari scritti trovati in giro sul fatto che il bastone potesse efficacemente utilizzare tecniche di spadone a due mani, lancia e altro ancora. Il fatto che ciò non abbia preso troppo piede in battaglia è perché un bastone può relativamente poco contro un'armatura, a prescindere dal tipo, rispetto a punte e lame. Si ebbe un ritorno alla moda nell'occidente in seguito al diffondersi di manuali di autodifesa e duellistica nella metà dell'800, ma ancora c'erano pieghe che potevano essere stirate. Le innumerevoli tecniche orientali le avrebbe imparate in un secondo momento, in quel momento era come uno studente che cerca di mantenere crediti con gli esami passati cambiando corso di laurea.

    Si voltò verso l'esecutore, appoggiando l'estremità del bastone accanto al suo piede destro, mantenendolo perpendicolare al terreno. Indossava una semplice tuta da allenamento sportivo, di quelle abbastanza attillate da mostrare la complessità della trama muscolare sul suo corpo, ma non da fornire al nuovo arrivato informazioni al momento in possesso solo del suo medico di base e alla macchina da guerra annichilitrice di universi che era il suo fidanzato. Raia aveva infilato nella sua strettissima agenda l'incontro con l'inviato del settore pacifico settentrionale, Giovanni Montigli, durante l'unico attimo relativamente "libero" che aveva, la sua oretta di allenamento che era riuscita a risicare quel giorno. L'argomento di cui avrebbero trattato era sì importante, ma era qualcosa che poteva essere introdotto anche nell'arena. Johanna aveva notato di essere più concentrata quando aveva qualcosa da fare, qualcosa per cui muoversi. Era a sedersi ad un tavolo che la sua mente cominciava a vagare verso le avventure che viveva al di fuori di Atlantide.
    Osservò Montigli prendere la spada, un'arma a una mano e mezza, lunghezza media. Sarebbe stato naturalmente svantaggiato contro un'arma grande lunghezza come il suo bastone, ma era vero che mantenendo una mano libera avrebbe potuto afferrarlo ed entrare nella sua guardia. Non era un matchup a senso unico, come i poco avvezzi avrebbero potuto dire.
    Inarcò lievemente un sopracciglio, fissando l'esecutore negli occhi. Sapendo che avrebbe dovuto incontrarlo, Johanna aveva fatto qualche controllo sulla sua storia e sul suo operato. Nonostante avesse chiari i nomi di tutti i servitori più forti di Atlantide, per dettagli personali le era stato necessario documentarsi il giorno prima in modo da avere chiaro chi fosse l'uomo che le era appena arrivato di fronte.

    Giovanni, so che sei italiano, e a mia volta ho vari contatti con abitanti provenienti da quella penisola, penso capirai questa domanda, che P.A.N è solito fare in situazioni simili, nell'arena. Perdonami l'accento. - Poi passò dal basso atlantideo all'italiano, seppure con un ricco accento americano. - "Fra sei sicuro?".

    Pronunciò la frase, probabilmente inconsapevole della sua intrinseca ilarità, con tono e nobiltà che cozzarono immensamente con quanto appena detto. Non attese risposta, il suo non era un rifiuto dello scontro, ma era necessario rendere chiaro a Montigli che Johanna non si sarebbe trattenuta come semplice forma di cortesia, o pietà. Sollevò il bastone da terra, lo roteò un paio di volte per recuperare il feeling dell'arma, poi si mise in guardia. Mani all'altezza della vita, bastone perfettamente parallelo al terreno. Poi scattò avanti. La mano sinistra, la più indietro sul bastone, arretrò ulteriormente trascinando con sé il bastone attraverso la destra finché questa non si trovò a tre quarti della lunghezza. Un'azione simile alla preparazione del colpo nel biliardo. Puntato al volto di Montigli. I muscoli del braccio sinistro si tesero, la spalla sinistra scattò avanti e così anche la mano, ma scivolò lungo il bastone senza muoverlo. Un attimo prima dell'impatto che non arrivò mai, Johanna spinse in avanti la mano sinistra, dalla cui parte inferiore ora sporgeva la maggiorparte della lunghezza dell'arma.

    La mano destra continuò a proiettarsi verso il volto di Montigli, ma il movimento della sinistra fece sì che il colpo partisse dal basso e fosse diretto alla sua tibia, dove contava di fare un gran schianto. Si stava trattenendo, ma non troppo.


    u3RWw9c
    narrato parlato pensato °telepatia°

    NOME Johanna Derham
    ENERGIA Viola
    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE Seadragon [VIII]
    FISICAMENTE ///
    MENTALMENTE ///
    STATUS SCALE ///

    RIASSUNTO AZIONI attacco a energia blu

    ABILITÀ
    ● PENDRAGON ●
    Il corpo di Johanna è percorso da innumerevoli e intricati circuiti di corallo e orialco atlantideo che fanno parte integrante della sua carne e delle sue ossa. Questo sistema permette una migliore diffusione e controllo del cosmo di Seadragon nel corpo di Johanna, che diventa capace di sopportare una quantità di energia maggiore rispetto ai normali cavalieri. Johanna ottiene così una maggiore massa cosmica da utilizzare durante i combattimenti, per attacchi, difese o per supportare la propria capacità rigenerativa. A parità di potenza Johanna compie meno sforzo nel controllare il proprio cosmo, e a parità di sforzo può di conseguenza evocarne una quantità maggiore che si traduce in attacchi e difese più potenti del normale. Quando il cosmo di Johanna arde alla massima potenza questi circuiti si caricano di così tanta energia da essere visibili attraverso la sua pelle.


    ● SPAWN OF TIAMAT ●
    Il primarca del drago marino deve il suo potere alla benedizione di Syphon, il figlio dei draghi primordiali Tiamat e Apsu. La sua volontà e il suo ruggito è capace di scuotere le onde dell'oceano e riverberare tra gli universi. Per mezzo del proprio cosmo, la primarca è capace di controllare, o addirittura creare, indefinite quantità di acqua primordiale. Il liquido che è l'origine nelle mani della guerriera diviene una delle più tremende forze della natura, plasmabile in infinite forme a seconda delle necessità. L'acqua creata dal cosmo possiede tutte le proprietà del liquido più puro, privo di qualsiasi sostanza esterna, ed è capace di colpire con incredibile violenza. Tuttavia quest'acqua è differente da quella comune, in quanto è capace di chiamare a sé l'antico potere di cui sono pregne. Creando vortici di acqua primordiale Johanna è capace di creare veri e propri portali su altre dimensioni in modo analogo a chi può piegare normalmente lo spazio e il tempo, sfruttandoli come meglio crede: come mezzo per attaccare da punti strategici, per risucchiare e inghiottire l'avversario, o più semplicemente per viaggiare. Le acque primordiali sono limpide e cristalline, e guardandole intensamente sembra di cogliere sprazzi di luoghi lontani e alieni tra le sue onde.


    ● THE SENTIENT ●
    Tra i poteri che Seadragon ha ereditato da Syphon, la progenie di Tiamat, c'è il corallo del dominio. Nonostante il nome e l'aspetto, questo corallo è una bizzarra manifestazione di carne caotica e aliena, composta da miliardi di micro organismi, capaci di generare uno scheletro estremamente solido da utilizzare come sostegno per la loro colonia e per il corpo principale che costituiscono. Questi organismi sono generati e sostenuti dal cosmo o dal corpo stesso della primarca. Nelle sue manifestazioni più semplici, il corallo del dominio può crescere come il suo analogo naturale, in forme ramificate ma lievemente più aguzze e crudeli. Bisogna essere abbastanza vicini per poter capire di cosa si tratti veramente, e allora è di solito troppo tardi. Il corallo naturale è una struttura rigida e calcarea, ma il corallo del dominio può piegarsi e articolarsi pienamente, secondo la volontà di Johanna e solo quando è completamente immobile può sembrare davvero un ammasso di roccia calcarea. Johanna ha assoluto controllo sulle forme che questa sostanza può assumere, e può diventare eleganti e bellissime armi da combattimento, o manifestarsi in una orribile massa brulicante. Ma le vere capacità del corallo del dominio sono altre, e ben più terrificanti. Questa carne aliena è un'unica massa neurale interconnessa, capace di ancorarsi ed invadere qualunque materiale, che sia vivente o meno. Nel caso di materiale non vivente, il corallo può invaderlo liberamente, espandendosi all'interno di esso e rendendolo parte della sua biomassa per accrescersi in dimensioni e peso, trasferendo ad esso il controllo intrinseco di Johanna. Questo le permette di controllare materiale ambientale e detriti risultanti dal combattimento per poterlo controllare liberamente e creare veri e propri costrutti simili a golem schiavi della sua volontà. Di fatto, qualunque cosa non sia viva nell'immediato nel suo raggio d'azione è una sua potenziale arma.
    Nel caso di creature viventi tuttavia la cosa si fa molto più interessante. Il corallo del dominio è capace di ancorarsi ai corpi e alle cloth come se fossero scogli nel mare, crescendo progressivamente e cercando costantemente di invadere le ferite provocate durante il combattimento, potendo estendere le proprie sottilissime propaggini anche tra le scanalature delle cloth avversarie. In poche parole, venire colpiti dal corallo di Seadragon - o da acqua contenente i micro organismi - fa sì che dei polipi aderiscano costantemente alla zona di impatto, iniziando un processo di crescita ed invasione. Una continua esposizione ad attacchi del genere può portare ad una costante espansione del corallo sull'avversario, che si ritroverà così appesantito ed ostacolato da una massa solida sempre più estesa sul proprio corpo. Ma la vera minaccia è quando il corallo riesce a raggiungere le ferite o la carne esposta della sua vittima. In quell'istante comincia un processo di fusione tra le due carni, portando ad un allacciamento neurale tra le due. Questo porta ad una costante interferenza con gli impulsi nervosi della vittima, rendendo così più difficile il controllo del proprio corpo e delle proprie facoltà mentali a causa di un crescente rumore bianco. Gli effetti neurali del corallo del dominio possono essere più raffinati, ma richiedono tecniche apposta.
    La connessione neurale con Johanna, permette inoltre al corallo di acquisire memoria genetica dai suoi tessuti, potendo così alterare i propri polipi in modo da replicare cellule umane, permettendole letteralmente di rigenerare continuamente ma lentamente il proprio corpo dai danni subiti, soffrendo così in maniera minore per essi. Se necessario, Johanna Può ardere il proprio cosmo per accelerare l'azione del corallo e curare in pochi istanti una grave ferita non immediatamente letale, o una somma di danni minori che raggiunge tale entità. Quando il corallo non è a contatto con il cosmo della Primarca, i polipi in esso muoiono, abbandonando sul campo di battaglia il loro scheletro colorato. Il colore del corallo solitamente riflette l'umore e lo stato mentale della primarca, a volte è possibile notare persino delle bioluminescenze sulla superficie.


    TECNICHE

     
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    THE HEART IS THE STRONGEST MUSCLE
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    La luce dietro il piccolo investì l'interno tenebroso, proiettandosi in esso come in una scena di un film: la porta aperta inondava tutto con il suo bagliore giallognolo mentre la sua figura si allungava e allungava ancora, tanto da sembrare quella di un grande, di un adulto; rimanendo nella metafora cinematografica, magari quella di un padre che intima ai propri figli di andare a dormire.

    Il bimbo buttò istintivamente lo sguardo all'interno in cerca di dettagli che gli facessero comprendere dove si trovasse: un gigamegatelevisore è abbastanza per capire che ci si trovasse in un ambiente quanto meno civile, ulteriormente riconosciuto grazie ai piccoli led colorati delle più profonde e vibranti variazioni di blu che sullo schermo contornavano il fondale marino e le ferme sagome delle nutrici. All'interno invece essi s'intrufolavano qui e là sulle pareti, il tappeto e la mobilia, oggetti di cui la piccola sagoma al centro di tutto sembrava essere parte in tutto e per tutto.

    Sgattaiolando mostrò al piccolo Montigli il latte e biscotti, proprio mentre l'aroma ad esso collegato saliva nel suo nasino fino a risvegliare l'acquolina da golosità tipica degli infanti. Fu sparendo e ricomparendo che la sagoma nell'ombra fece conoscere a Valentino il significato d'infarto, termine che suo papà usava tante volte quando era spaventato e di cui aveva capito le proprietà: un salto nel buio con l'intero cuore, che di battiti ne saltava dieci e venti fino a cento, tanto da mozzare il fiato e stringere la gola. La sconosciuta che era Sandra Derham non era il massimo della presentabilità, non tanto per poca piacenza esteriore quanto per sorpresa e trasandatezza: un ghoul scavato dal buio e dall'isolamento che faceva capolino da dietro un portone, gli stessi occhi spiritati della corruzione che ormai infestava vivamente gli incubi di tutti i bambini di Atlantide e del mondo. Perse l'equilibrio e cadde all'indietro, per un attimo urlando e nell'attimo immediatamente dopo mettendolo a tacere ma non subito, creando un effetto di terrore fortunatamente scemato dopo aver intuito i contorni umani di quello che sulle prime era parso un vero e proprio mostro.

    Il viso del giovane prese a calmarsi grazie alle luci accese da una specie di pulsantino, qualcosa che nel mondo di qualcuno abituato ad adoperare il cosmo per compiere qualsiasi gesto ed usare qualsiasi cosa risultava inusuale e curioso. Così l'avere finalmente un viso ben illuminato con chi parlare e quel breve distacco d'attenzione riuscirono a compiere il miracolo e così si può spiegare il ritorno di un respiro regolare nel ragazzo. Scrutò la ragazza da capo a piedi, prima sorpreso e poi silenziosamente divertito dal suo abbigliamento. Si chiese se la sua reazione esagerata avesse creato timidezza nella ragazza; dispiaciuto in seguito a questa lettura, anche lui rispose apparentemente frenato nel discorso.

    Uuuhm... E-e-ecco... C-ciao. Posso e-entrare? - disse sempre da terra e puntando col ditino nella stanza buia.
    A differenza del padre, Valentino Montigli aveva doti intellettive spiccate ed era ben più che capace di giungere alla conclusione di essersi totalmente perso e di avere bisogno di un aiuto, sia per trovare la via verso il suo obiettivo sia eventualmente quella per tornare al ricevimento. L'aria di biscotti e latte caldo era abbastanza per catturare il suo interesse, ma la sua completa sicurezza gliela dava il documentario sulle nutrici. A forza di ripetersi, Valentino Montigli aveva doti intellettive spiccate e il suo era un profilo seguito con estremo interesse da alcuni gerarchi militari del Pacifico del Nord, i quali esaminavano attentamente i rendimenti dei bambini mentre stavano ancora negli istituti scolastici "normali" per prevedere chi fosse più adatto ad un ruolo altolocato. La familiarità giocava un ruolo importantissimo in quelle nomine e meccanismi e il suo nome era sempre il primo fascicolo da aggiornare e revisionare grazie a suo padre, secondo in comando in un intero settore. L'unione tra cognome e meriti lo rendevano un piccolo genietto a misura d'Atlantide, e quel nome portava ovviamente con sé tutta una serie di conoscenze acquisite con un misto di studio, talento e anche costante alimentazione da parte degli adulti: così sapeva quasi tutto della ginglymostoma cirratum, a partire dalla sua presenza nel suo Settore, limitata alle coste del Messico, passando per abitudini, ciclo, biologia e anatomia. Eppure, pur sapendo tutto, come ogni curiosone guardava sempre con passione i documentari, perché non si poteva mai sapere quando una nuova informazione o curiosità sarebbe giunta.

    Si mise in piedi, attendendo che la ragazza gli facesse cenno affermativo.
    AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
    Questa fu la sua sobria reazione all'essere assalito da un cagnolino, che in altri momenti avrebbe amato accarezzare e coccolare ma che ora risvegliava quel terrore che aveva faticosamente allontanato.

    -----------------------------------------------------------------------------------

    In certi momenti Giovanni si fermava a pensare all'insensatezza di certe usanze e normalità atlantidee che ormai appartenevano anche a lui, immigrato accolto da ormai sette anni. Fare pratica con armi bianche vere e capaci in tutti i modi di uccidere il proprio sparring partner era un concetto fuori di logica e anzi affine alla pazzia, se non altro per i canoni del mondo pre-Armageddon. Trovandosi quindi la spada bastarda nella mano e improvvisamente davanti alla donna si chiese come avrebbe potuto approcciare al combattimento un guerriero (pardon, guerriera) a lui superiore tra l'altro con un handicap notevole autoimposto.

    In alcun modo doveva ferirla: da bravo gentiluomo era cresciuto con il detto "le donne non vanno toccate neanche con un fiore", figuriamoci infilzate e affetate con una spada; v'erano spazi d'eccezione esclusivamente davanti a Caos, Corruzione e in generale Nemici, ma anche lì al ritorno dalla missione Giovanni sentiva sempre un senso di amarezza e di costernazione profonda, quasi come se avesse appena compiuto un peccato mortale. NOn era nelle sue corde atteggiarsi in modo così irrispettoso con le donne, e pur essendo notevolmente inferiore in potenza alla donna non era disposto ai suoi principi pur di avere la meglio in uno scontro uno a uno. D'altronde vi erano altri modi per uscire dignitosamente dallo scontro, che nonostante tutto dal suo punto di vista era in primis un modo d'approcciare la Regina e in secundis un'occasione irripetibile d'imparare.

    Da un punto di vista tattico, vi era alcune considerazioni da fare: la base del bastone consentiva attacchi dotati di una flessibilità e di una imprevedibilità impressionanti, oltrettutto portati da una distanza maggiore rispetto alla zona d'influenza coperta attraverso la sua spada bastarda. Per dirla in parole povere, il piano di base era quello di chiudere la distanza: con il ridursi dei metri il bastone avrebbe perso il suo spazio per respirare e prepare i suoi colpi, mentre la spada ad una mano e mezza avrebbe guadagnato la sua zona di comfort ideale, o alla mal parata comunque un vantaggio di manovra se si fossero trovati in very close range. Considerando poi la sua assoluta decisione di non ferire in alcun modo la donna, Giovanni doveva trovare un modo per o disarmarla oppure rompere la sua guardia in maniera plateale e quindi, ipoteticamente in una situazione di vero combattimento, ucciderla grazie ad un colpo imparabile o che l'avrebbe trovata impreparata.

    Non macinò nessuna di queste idee perché era uomo istintivo e abituato anch'egli al combattimento, ergo tutte queste consapevolezze in un certo senso furono già presenti nel suo braccio nel momento in cui la donna spolverò il suo maccheronico italiano. Per una volta fu l'Italia a ridere, poiché un'americana che parla la lingua di Dante e Leopardi era equamente ilare ad un'italiano che si approccia alla lingua di Shakespeare e Dickens; per di più la grande discrepanza tra parole e atteggiamento rese la scena ancora più divertente, anche se Giovanni si rese conto di star ridendo di sottecchi più per nervosismo che per reale diletto.

    Fece per rispondere ma immediatamente la donna prese a prepararsi e, sinceramente, temendo un colpo al volto tenne la bocca chiusa per evitare di lasciare tutti i denti sull'arena di combattimento. Fu certamente un piacere vedere armeggiare così armoniosamente e allo stesso tempo terribilmente il bastone dalla donna, ma invece che rimanere stupito davanti a tanta padronanza dell'arte della guerra si forzò di rimanere ben dentro l'immanente e quindi prese lui stesso la sua guardia, una Posta Breve, questo per scongiurare la tipologia più banale d'attacco che sarebbe potuto scaturire dallo scambio, ovvero ampi fendenti laterali o verticali portati da una zona di sicurezza. La sua guardia era studiata per garantire una veloce risposta, bloccando l'attacco ma non in modo statico, anzi facendo scivolare oltre di sé il bastone e liberando quindi la spada per un contrattacco.
    Tuttavia, come prevedibile, Johanna di Seadragon non era una guerriera come le altre e la banalità non le si addiceva: per quanto la sua winning condition fosse attaccare mantenendo comunque la distanza che le garantiva un vantaggio sull'avversario, il suo primo attacco fu il totale rifiuto di quella regola d'oro, chiudendo la distanza per castrare lo spazio di manovra dell'avversario. In sostanza, la tattica che teoricamente doveva essere esclusivamente di Giovanni era stata fatta completamente sua, in un meraviglioso inverso di ruoli in cui l'italiano si trovò rapidamente ad avvicinare la spada al petto per proteggere volto e torso, lasciando irrimediabilmente scoperte le gambe. Questo grazie ad un'intelligentissima finta della donna, che lasciando intendere di puntare alla faccia cambiò repentinamente obiettivo con un abile alternarsi di scivolamenti delle mani con presa salda dell'arma.

    Preso in controtempo e di base molto meno veloce rispetto alla sua avversaria, finire con il culo a terra fu per lui inevitabile. L'impatto fu notevole, ma nulla d'impossibile da sopportare; paradossalmente provava molto più dolore alla tibia, lì dove era stato colpito, perché Johanna Derham non era una che ci andava leggero, nemmeno quando ci si allenava.
    Si rimise in piedi agilmente, come un ninja potendo dire, ovvero con un semplice e deciso colpo di reni. L'idea di rivoluzionare i ruoli gli diede l'idea per contrattaccare in modo tale da porsi in vantaggio e al contempo eliminare completamente il problema di combattere con un'arma capace di ferire mortalmente. Messosi in piedi si mosse per attaccare con un fendente dall'altro e leggermente angolato da destra, dando l'impressione di voler prendere il suo lato debole. Diede tutta la forza possibile al colpo, tanto che se esso fosse stato parato avrebbe tagliato a metà qualsiasi bastone, quindi trnaciando a metà la faccia della Primarca. Tuttavia, poco prima di entrare in una zona definibile di pericolo per la Primarca fece scivolare la spada via dalle sue mani proprio come la donna aveva fatto con il bastone; a differenza di Johanna però, la sua fu una totale rinuncia dell'arma, poiché decise di trovare nuovi punti su cui forzare lo scontro. Con la finta cambiò completamente obiettivo, tenendosi basso -all'incirca allo stesso livello del basso ventre della donna- per poi placcare la donna e far degenerare lo scontro alla lotta greco-romana.

    Il braccio destro si buttò nello spazio vuoto identificato dalle braccia fino a cingerle il collo, mentre la sinistra scivolò verso il basso fino a raggiungere la gamba. Sollevandola dal poplite e portandola verso il basso dal collo avrebbe tentato di bloccarla a terra. Lì, si sarebbe poi mosso in modo fulmineo, sfociando nel judo e prendendo quindi vantaggio della tuta indossata dalla donna ma non da lui, che invece era nudo dalla cinta in su: buttandosi con l'intero corpo sulla sinistra, suo nuovo obiettivo era bloccare i movimenti della donna, e per riuscirci prese saldamente il bavero sinistro di lei con la mano destra e spingendo verso l'esterno avrebbe reso difficili i movimenti con il braccio destro; invece la sinistra si era nel frattempo portata dalla gamba al braccio destro di Johanna, e scivolando sopra di lui si affusolò attorno all'arto in una morsa ulteriormente rafforzata dalla presenza dell'intero corpo di Giovanni. Incassò poi la testa vicino all'incavo destro identificato dalla clavicola della donna, questo per proteggere se stesso ed eventuali controprese.

    narrato - pensato - parlato - °telepatia°

    Fisicamente: Livido alla gamba sinistra
    Mentalmente: Ottimale
    Scale: integra, non indossata
    Note: for reference, la presa è simile a questa ma è invertita, con il corpo del blocker sulla sinistra e la sua testa nello spazio della clavicola per protezione. Con una mano tengo il bavero sinistro e con l'altra blocco la tua destra, quindi privandoti della possibilità di usare liberamente il bastone con entrambe. Per chiarezza, la mano destra è ancora libera ma è difficile penso armeggieare un bastone in queste condizioni.
    In ogni caso, tento di fare tutto ciò.

    Abilità utilizzate:

    Tecniche utilizzate:
    A good soldier obeys without question.
    A good officer commands without doubt.

     
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    II

    A
    ppena il corpo di Giovanni cadde a terra, Johanna arretrò. In un normale combattimento avrebbe potuto incalzare con un altro colpo. Aveva varie opzioni, avrebbe potuto tirare indietro le braccia e sferrare un affondo con il termine del bastone ai tessuti molli, magari al plesso solare per privarlo dell'aria, o alla trachea o ai genitali. Oppure avrebbe potuto sfruttare la forza che proviene dal cosmo per sfruttare colpi e concetti che normalmente non sono mai stati considerati dai normali umani. Avrebbe potuto sferrare un affondo alla parte muscolare della coscia o delle braccia, o all'addome, e lacerare completamente la carne per la pura pressione. Non indossava nulla, non ci sarebbe stata stoffa a fare scivolare il colpo, anzi, il semplice attrito della pelle sul legno avrebbe contribuito ad assicurare il procedere del colpo. Al livello di potenza che aveva, Johanna era pienamente capace di impalare da parte a parte un umano con un bastone privo di punta. Altrimenti avrebbe potuto portare il bastone in alto e farlo discendere, contemporaneamente abbassando il bacino per abbassare sua volt il baricentro del corpo e aumentare l'inerzia del colpo. Era un colpo finale molto comune nella pop-culture quando si parlava di bastone. O più semplicemente avrebbe potuto colpirlo in testa e fratturargli il cranio.

    Il bastone era un'arma che poteva rivelarsi molto pericolosa nelle mani giuste. Aveva il limite di una utilità inferiore in contesto storico contro armature, ma Johanna sapeva che tale idea era ribaltata nel loro mondo. Quando ogni colpo è in verità un impatto su di un'armatura, specializzarsi in essi era l'unico vero punto finale verso cui dirigersi nella scherma. Doveva meditare su ciò, e ciò avrebbe fatto. Quindi recuperò il bastone riportando la punta in avanti lontana dalle mani e arretrò. Nessun movimento rotatorio del bastone, o altro. Il piede sinistro arretrò e la mano sinistra si alzò, i destri fecero l'opposto, portando così il bastone sopra la testa di Johanna e l'estremità rivolta al terreno tra di lei e l'esecutore. Le due mani a poco più di due spanne di distanza tra di loro. Lo stava impugnando come uno spadone, e le sue spalle erano leggermente in avanti.

    Di fatto con quella semplice posizione di guardia, Johanna aveva messo in chiaro l'ampiezza del suo considerevole raggio d'azione. Più che adatto a ciò che fece un attimo dopo Montigli, cosa che Johanna non poté fare a meno di definire "estremamente orientale". Un colpo dall'alto, per il quale era necessario entrare ben oltre il sopracitato raggio d'azione. Il fatto che avesse una lama tagliente contro un semplice bastone di legno non l'aveva impensierita affatto, poiché finché non avesse mirato direttamente alla sua arma, Johanna avrebbe semplicemente deviato. E così fece. O almeno lo avrebbe fatto, fosse stato necessario. Mentre Giovanni si avvicinava, Johanna arretrò in egual ritmo e lunghezza, uno dei punti base nelle arti marziali giapponesi, tanto visto nei loro amati kata. La posizione delle mani si invertì contemporaneamente e fluì da una guardia di spadone tedesca ad un più comune jodan comune a naginata, katana e jo.

    Arretrò abbastanza da non rendere pericoloso il colpo, ma quando notò la spada venire abbandonata il pensiero di Johanna cambiò. Con la potenza nel loro mondo veniva la velocità, e non avendo smesso di esprimere il proprio cosmo, Johanna vide chiaramente che cosa stesse succedendo con una certa chiarezza. Il loro divario era molto grande, dopotutto. Johanna si ritrovò con due opzioni su cui cogitare, nel mondo della velocità subluminale. O meglio, al dover scegliere quale delle due scelte istintive dare retta. Seguire il proprio istinto di guerriero e agire di conseguenza, oppure dare una soddisfazione a Montigli. Alla fine l'istinto e la memoria muscolare prevalsero, e con il senno di poi avrebbe concordato consciamente. Contro un'arma ad asta l'azione più sensata era puntare a bloccare l'arma in sé per costringere l'avversario a rinunciarvi o sfruttare l'istintiva reazione di strattonamento per colpire con l'arma più corta. In quel momento si poteva uccidere. Ma Montigli saltò quel primo passaggio e Johanna lesse chiaramente la sua intenzione di andare corpo a corpo. Un errore strategico che in qualunque contesto normale sarebbe potuto diventare fatale.

    Su tale errore l'intera reazione di Johanna si basò, istintiva, abitudinaria. I leoni adulti fanno finta di soffrire dai morsi dei piccoli per incoraggiare il loro istinto predatorio, ma Johanna ai suoi esecutori non aveva mai dato contentini, non avrebbe fatto lo stesso con quelli degli altri. Non c'era senso logico per cui con la loro differenza di potere tale azione - nonostante Johanna ne vedesse la logica - potesse avere successo in virtù della mostruosa differenza nei loro riflessi.
    Un secondo passo indietro e Johanna evitò completamente la presa dell'esecutore, che aveva abbassato il suo baricentro. Il bastone calò frustando nell'aria con una nota grave e si fermò a pochi centimetri dalla spina dorsale dell'esecutore. Lo avrebbe colpito nelle toraciche con il centro della lunghezza del bastone. Non era dove il massimo momento si sarebbe scaricato, ma al contempo avrebbe esteso la zona di impatto su una zona delicata come la schiena. Se avesse voluto avrebbe potuto colpire l'intera lunghezza della colonna vertebrale da cervicale a lombare in un solo colpo. La polvere dell'arena si allontanò attorno a loro due in un anello a causa dello spostamento d'aria causato dal bastone. Spostò il pese sulla punta del piede sinistro e allungò verso destra, portandosi al lato di Montigli, recuperando il bastone e rimettendosi in Jodan mentre faceva qualche passo. Mimò un movimento di colpire verso il basso con la parte che faceva da impugnatura piuttosto che con l'asta, realizzando che sarebbe stato più efficiente fare così, era l'equivalente di colpire con il pomolo con uno spadone. Più rapido e diretto. Sì, aveva imparato qualcosa. Si voltò verso l'esecutore e si rimise in guardia, arma all'altezza della vita, parallela al terreno. Una lancia stavolta.

    Nel frattempo Oreo continuò a tormentare l'orlo dei pantaloni di Valentino, fino a quando Sandra non si allontanò dallo stipite della porta per prendere in braccio il cagnolino, che per tutta risposta si rivoltò tra le sue braccia e cominciò a mordere l'orlo del cappuccio della ragazza, continuando a ringhiare. Ora che si era eccitato ci avrebbe messo un po' a calmarsi, solitamente quando era così avrebbe dovuto esaurire tutte le sue energie per calmarsi. Tuttavia c'era un estraneo e Sandra sapeva che con gli estranei non sarebbe stato zitto. E mamma non voleva che Sandra mettesse le cuffie quando non c'era nessuno nella stanza, dopo si perdeva troppo. Rientrò nella stanza e accese la luce. La ragazza batté un paio di volte gli occhi mentre le sue pupille abituate al buio si restringevano. Si guardò intorno. Doveva fare ordine, c'erano ospiti. Diede un calcetto al cuscino su cui era seduta e lo raddrizzò rispetto alla televisione. Tutto a posto ora. Lasciò andare Oreo, che riprese immediatamente a mordere i pantaloni del bambino. Nel frattempo Sandra si stava reggendo il braccio sinistro con la mano destra, lievemente insicura su cosa fare. Non aveva avuto mai nessuno di estraneo alla famiglia in camera sua, persino chi puliva doveva aspettare che lei fosse fuori, tanto si trovava a disagio. Poi si rese conto di non aver veramente dato il permesso a valentino di entrare. Ma a dire il vero non voleva tantissimo che entrasse, lei voleva stare lì a guardare gli squali. Chi era questo bambino? Era il fratellino che aveva chiesto alla mamma e a Dennis? Si sfregò il mento pensierosa. Poteva essere, poteva essere. Tutto questo comportò un lungo paio di minuti di silenzio assoluto da parte della ragazza, mentre la televisione faceva da debole sottofondo. Si girò verso valentino.

    Ok.



    u3RWw9c
    narrato parlato pensato °telepatia°

    NOME Johanna Derham
    ENERGIA Viola
    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE Seadragon [VIII]
    FISICAMENTE ///
    MENTALMENTE ///
    STATUS SCALE ///

    RIASSUNTO AZIONI

    ABILITÀ
    ● PENDRAGON ●
    Il corpo di Johanna è percorso da innumerevoli e intricati circuiti di corallo e orialco atlantideo che fanno parte integrante della sua carne e delle sue ossa. Questo sistema permette una migliore diffusione e controllo del cosmo di Seadragon nel corpo di Johanna, che diventa capace di sopportare una quantità di energia maggiore rispetto ai normali cavalieri. Johanna ottiene così una maggiore massa cosmica da utilizzare durante i combattimenti, per attacchi, difese o per supportare la propria capacità rigenerativa. A parità di potenza Johanna compie meno sforzo nel controllare il proprio cosmo, e a parità di sforzo può di conseguenza evocarne una quantità maggiore che si traduce in attacchi e difese più potenti del normale. Quando il cosmo di Johanna arde alla massima potenza questi circuiti si caricano di così tanta energia da essere visibili attraverso la sua pelle.


    ● SPAWN OF TIAMAT ●
    Il primarca del drago marino deve il suo potere alla benedizione di Syphon, il figlio dei draghi primordiali Tiamat e Apsu. La sua volontà e il suo ruggito è capace di scuotere le onde dell'oceano e riverberare tra gli universi. Per mezzo del proprio cosmo, la primarca è capace di controllare, o addirittura creare, indefinite quantità di acqua primordiale. Il liquido che è l'origine nelle mani della guerriera diviene una delle più tremende forze della natura, plasmabile in infinite forme a seconda delle necessità. L'acqua creata dal cosmo possiede tutte le proprietà del liquido più puro, privo di qualsiasi sostanza esterna, ed è capace di colpire con incredibile violenza. Tuttavia quest'acqua è differente da quella comune, in quanto è capace di chiamare a sé l'antico potere di cui sono pregne. Creando vortici di acqua primordiale Johanna è capace di creare veri e propri portali su altre dimensioni in modo analogo a chi può piegare normalmente lo spazio e il tempo, sfruttandoli come meglio crede: come mezzo per attaccare da punti strategici, per risucchiare e inghiottire l'avversario, o più semplicemente per viaggiare. Le acque primordiali sono limpide e cristalline, e guardandole intensamente sembra di cogliere sprazzi di luoghi lontani e alieni tra le sue onde.


    ● THE SENTIENT ●
    Tra i poteri che Seadragon ha ereditato da Syphon, la progenie di Tiamat, c'è il corallo del dominio. Nonostante il nome e l'aspetto, questo corallo è una bizzarra manifestazione di carne caotica e aliena, composta da miliardi di micro organismi, capaci di generare uno scheletro estremamente solido da utilizzare come sostegno per la loro colonia e per il corpo principale che costituiscono. Questi organismi sono generati e sostenuti dal cosmo o dal corpo stesso della primarca. Nelle sue manifestazioni più semplici, il corallo del dominio può crescere come il suo analogo naturale, in forme ramificate ma lievemente più aguzze e crudeli. Bisogna essere abbastanza vicini per poter capire di cosa si tratti veramente, e allora è di solito troppo tardi. Il corallo naturale è una struttura rigida e calcarea, ma il corallo del dominio può piegarsi e articolarsi pienamente, secondo la volontà di Johanna e solo quando è completamente immobile può sembrare davvero un ammasso di roccia calcarea. Johanna ha assoluto controllo sulle forme che questa sostanza può assumere, e può diventare eleganti e bellissime armi da combattimento, o manifestarsi in una orribile massa brulicante. Ma le vere capacità del corallo del dominio sono altre, e ben più terrificanti. Questa carne aliena è un'unica massa neurale interconnessa, capace di ancorarsi ed invadere qualunque materiale, che sia vivente o meno. Nel caso di materiale non vivente, il corallo può invaderlo liberamente, espandendosi all'interno di esso e rendendolo parte della sua biomassa per accrescersi in dimensioni e peso, trasferendo ad esso il controllo intrinseco di Johanna. Questo le permette di controllare materiale ambientale e detriti risultanti dal combattimento per poterlo controllare liberamente e creare veri e propri costrutti simili a golem schiavi della sua volontà. Di fatto, qualunque cosa non sia viva nell'immediato nel suo raggio d'azione è una sua potenziale arma.
    Nel caso di creature viventi tuttavia la cosa si fa molto più interessante. Il corallo del dominio è capace di ancorarsi ai corpi e alle cloth come se fossero scogli nel mare, crescendo progressivamente e cercando costantemente di invadere le ferite provocate durante il combattimento, potendo estendere le proprie sottilissime propaggini anche tra le scanalature delle cloth avversarie. In poche parole, venire colpiti dal corallo di Seadragon - o da acqua contenente i micro organismi - fa sì che dei polipi aderiscano costantemente alla zona di impatto, iniziando un processo di crescita ed invasione. Una continua esposizione ad attacchi del genere può portare ad una costante espansione del corallo sull'avversario, che si ritroverà così appesantito ed ostacolato da una massa solida sempre più estesa sul proprio corpo. Ma la vera minaccia è quando il corallo riesce a raggiungere le ferite o la carne esposta della sua vittima. In quell'istante comincia un processo di fusione tra le due carni, portando ad un allacciamento neurale tra le due. Questo porta ad una costante interferenza con gli impulsi nervosi della vittima, rendendo così più difficile il controllo del proprio corpo e delle proprie facoltà mentali a causa di un crescente rumore bianco. Gli effetti neurali del corallo del dominio possono essere più raffinati, ma richiedono tecniche apposta.
    La connessione neurale con Johanna, permette inoltre al corallo di acquisire memoria genetica dai suoi tessuti, potendo così alterare i propri polipi in modo da replicare cellule umane, permettendole letteralmente di rigenerare continuamente ma lentamente il proprio corpo dai danni subiti, soffrendo così in maniera minore per essi. Se necessario, Johanna Può ardere il proprio cosmo per accelerare l'azione del corallo e curare in pochi istanti una grave ferita non immediatamente letale, o una somma di danni minori che raggiunge tale entità. Quando il corallo non è a contatto con il cosmo della Primarca, i polipi in esso muoiono, abbandonando sul campo di battaglia il loro scheletro colorato. Il colore del corallo solitamente riflette l'umore e lo stato mentale della primarca, a volte è possibile notare persino delle bioluminescenze sulla superficie.


    TECNICHE

     
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    Quella di Giovanni la si poteva definire una guerra già persa in partenza che però si combatteva ugualmente per far sanguinare il più possibile il nemico. Costringere ad una sofferta vittoria, che nel caso del suo combattimento con Johanna si traduceva nell'essere sconfitto ma strappando il rispetto della Primarca. Cercando la sorpresa nel passare da una dimensione di combattimento all'arma bianca ad una di corpo a corpo aveva sperato di prendere abbastanza di sorpresa l'avversaria per stordirla e costringerla se non ad una rapida sottomissione quando placcata a terra almeno a cambiare repertorio. Anche il fatto di portarla a terra per essere poi sballottolato lui in una presa dalla quale si sarebbe dovuto cavare fuori l'intendeva come un'onestissima vittoria morale.
    Come prevedibile però, il divario era più che enorme: nel momento stesso in cui Giovanni capì di non aver trovato carne e consistenza nella sua presa un'unica frustata gli tolse completamente il fiato, spedendolo verso il terreno con ancora più decisione e rapidità di quanto il suo naturale peso non imponesse. In verità poteva tranquillamente ammettere di essere entrato talmente tanto in tunnel vision da non avere neanche capito il come dietro al cosa, o si poteva anche dire che Johanna aveva reagito ocon tempistiche e reazioni che a lui erano ancora ben più che precluse.
    Si godette riverso a terra il sapore della sabbia e di qualche goccia del suo sudore, ansimante. Il colpo bruciava violento, togliendogli di tanto in tanto il respiro.

    L'Esecutore di Funayurei non voleva né cercava pietà: la guerra che Atlantide combatteva attraverso i suoi araldi prediletti era su tutt'altra scala rispetto alle missioncine e alle ricognizioni su cui ormai si era adagiato e abituato. I soldati sopperivano alla mancanza di mezzi propri con la forza del gruppo, con la quantità, e quelle stesse battaglie che una volta avrebbe affrontato con decine se non centinaia di uomini e compagni attorno, ognuno con fucili, cannoni, artiglieria o mezzi corazzati a propria disposizione, presto avrebbe dovuto combatterle da solo. Le sue spalle dovevano reggere potenzialmente un intero settore e soffrire con chiunque potesse insegnarli qualcosa non doveva essere solo un suo dovere ma anche un piacere: quel dolore doveva amarlo, perché nel soffrire ora avrebbe potuto un giorno salvare qualcuno. È facile comprendere quanto la sua testa fosse contemporeamente scombussolata su numerosi livelli, rimbalzando tra il desiderio d'apprendimento e di fare colpo, un po' per essere reputato degno tra forse la Prima tra i Primi e un po' per poter tornare a casa con un risultato positivo in mano.

    Puntando le mani sul terreno si rimise in piedi con estrema umiltà, senza destreggiarsi in qualche fancy move di chissà quale arte marziale. Si tolse la polvere e la sabbia di dosso e poi si girò per non perdere di vista la Derham.
    Nel male, gli piacque molto la pausa per cambiare le armi, poiché essa dava un pacing molto particolare al combattimento: notata la scelta della Primarca, che aveva optato per una variazione del tema iniziale (o meglio un upgrade), la sua mente andò da sé verso un generico spadone, magari un montante spagnolo, perché storicamente essa -in generale la sua famiglia- era l'arma prediletta contro le armi inastate. Pareggiare il raggio d'azione di Johanna e puntare a spezzare l'arma, togliendo la parte tagliente... Ma quello era un ragionare da soldato, da chi si trovava nella marmaglia e nel fango a combattere fianco a fianco con i propri compagni. Lui non poteva sperare su alcuna prima linea che reggesse l'impatto con l'esercito nemico mentre lui lavorava da dietro per mozzare le teste delle armi nemiche. Costrinse se stesso quindi a cambiare completamente approccio, a rinunciare al concetto di "carta-forbice-sasso" a cui si era più che abituato e a scegliere di conseguenza.

    Si guardò un attimo attorno mentre numerose suggestioni lo percorrevano; rinunciò intelligentemente a una delle più forti che in realtà potremmo definire un capriccio, l'arco, con cui sicuramente avrebbe sorpreso la Primarca ma probabilmente per stupidità o ingenuità. Doveva dimostrarsi tatticamente intelligente e seguendo quell'obiettivo optò per "farsi una corsetta nei campi e nelle montagne": colse l'unica kyoketsu-shoge che c'era nell'armeria installata nel campo e immediatamente reclamò un'ampia bracciata della corda mentre col polso cominciò a far roteare il cerchio di solido metallo.

    Passarono solo un paio di secondi dalla scelta dell'arma alla ripresa del combattimento, in cui Giovanni guadagnò con qualche rapido passo spazio attorno a sé; in questo breve tempo il cerchio venne fatto roteare con crescente velocità ai suoi due lati, vibrando e tagliando l'aria con sempre più rumore nonché ogni tanto segnando il terreno semplicemente sfiorandolo. Durante il guadagno aumentò ulteriormente il momento con movimenti delle braccia sempre più ampi, nonché alzando il virtuale centro di massa sempre più in alto. Quando raggiunse una velocità che riteneva soddisfacente, mentre l'anello si trovava alla sua destra e stava quasi per completare il suo giro, invece che passarlo nuovamente dall'altro lato impresse con estrema vigore e decisione un movimento definitivo che fece schioccare la corda e l'anello sul terreno, segnandolo vistosamente e sollevando un gran polverone. Il cerchio si portava per giunta dietro di sé innumerevoli particelle di pulviscolo e creare una semplice barriera di fumo tra lui e Johanna era il primo passo nel suo tentativo di sorprenderla.

    Fece un passo indietro con il piede sinistro e con la mano che teneva la doppia lama tirò indietro con violenza la corda lasciandola scorrere sul palmo aperto della destra; chiamò così a sé l'anello di ferro, ma senza neanche aspettare che esso lo raggiungesse cominciò una totale torsione attorno al proprio asse, lasciando quindi la virtuale arma contundente lontano da sé per acquisire velocemente potenza. Quando la rotazione fu quasi conclusa e con la coda dell'occhio entrò in vista della virtuale posizione dove si trovava Jo allora con la sinistra lanciò la doppia lama come se fosse un'arma da lancio. Ringraziò in quel momento che la corda fosse particolarmente abbondante, perché ciò gli avrebbe permesso sia di raggiuntere Johanna con la lama sia di colpirle la parte alta dell'omero sinistro grazie all'ampio arco che con il suo movimento aveva dato al disco metallico.
    Diede quindi una decisa stretta alla corda, cercando di colpire la Derham con una puntura e soprattutto con il bus del venerdì sera della tratta Palermo-Girgenti, che era talmente tanto zeppo di pendolari da non concedere neanche lo spazio necessario per soffiarsi il naso.

    Con soltanto la corda nella mano destra l'avrebbe richiamata a sé con due bracciate, facendo scivolare il tutto nella sinistra finché la mano libera non avesse trovato il manico della doppia lama, e con esso l'anello. Le arti marziali insegnavano che anche le parti virtualmente innocue di un'arma su corda potevano essere letali o anche più semplicemente utili, specialmente nella difesa personale. Si sarebbe quindi messo in posizione tenendo la sinistra e le armi in avanti e la corda in tensione con la destra, basso con il corpo per limitare la propria superficie colpibile e farsi trovare pronto ad eventuali attacchi soprattutto dall'alto.

    Intanto, negli appartamenti dei Derham, Valentino sopportò soffrendo tutto il tempo che Sandra impiegò per dargli il permesso, troppo educato e timido per reclamare spazi e previlegi come faceva il papà. Era un bimbo davvero davvero a modo e non si poteva escludere che se qualcuno gli avesse detto di stare fermo al centro di una vasta desolata utilizzata per testare l'artiglieria atlantidea probabilmente avrebbe obbedito; con qualche storia certo, magari piangendo mentre le bombe gli esplodevano a qualche metro di distanza, ma ciò non di meno avrebbe obbedito. In totale attesa cercò di allontanare da sé il cagnolino allugandogli la gamba, offrendo resistenza al suo strattonare, e quando finalmente la ragazza gli diede l'ok si buttò mani nelle tasche e testa bassa all'interno della stanza, puntando al divano tutto rosso in volto. Nel farlo trascinò coi calzini per giusto un metro il piccolo Oreo, che comunque continuò a seguirlo e a tormentarlo, continuando anche quando era completamente affondato nel soffice mobile.

    Molto vicino alla Derham, fu lì che percepì all'inizio debolmente e poi sempre più furiosamente la vastità del suo cosmo. Notevolissimo rispetto al suo, li si poteva paragonare lui ad un placidissimo bagnasciuga e lei alla solenne potenza che si esprime in un'onda anomala; ne fu spaventato, ma non terrorizzato, poiché Sandra in realtà sembrava tanto innocua che difficilmente la si poteva dire un'Esecutrice a prima vista.
    Nella stanza ci fu tanto silenzio, almeno dalla parte di Valentino, tanto che il documentario sulle nutrici parve alle orecchie del bimbo quasi stordente; l'incontro poteva essere utile per raggiungere il suo obiettivo ma non era aperto tanto quanto Giovanni con il prossimo, specialmente con le donne. Quel suo trattenersi era in realtà proprio colpa del papone, che in lungo e in largo gli riempiva la testa con discorsi strani.

    Ascolta figliolo, ci saranno momenti in cui dovrai necessariamente parlare con x per arrivare a y, per quanto a te di x ti freghi poco o nulla. Ecco, vedilo come il minestrone e le caramelle: a te fa schifo il minestrone x, ma se vuoi che papone ti dia la caramella y devi essere gentile con il minestrone x, devi curarlo, adularlo, farle magari qualche complimento, fare il carino ecco, perché solo lei ti può dare il numero della caramella y. Comprendi?

    A lungo quindi meditò come mangiare il minestrone per ottenere il numero della caramella, ma non capendoci niente del discorso del papà sbottò con delicatezza ma all'improvviso, attaccando conversazione da lontano per non far rimanere male Sandra che magari voleva passare un po' di tempo con lui e diventare amici. Sarebbe stato brutto chiedere subito della sorella... No?

    Sai, in molti olo-giornali che ho visto ci siete spesso tu e la tua mamma e tua sorella. Sei forte tu? Hai ucciso più mostri del mio papà o di Oliver Ramirez?

    narrato - pensato - parlato - °telepatia°

    Fisicamente: Livido alla gamba sinistra, lividone che taglia a metà la schiena
    Mentalmente: Ottimale
    Scale: integra, non indossata
    Note: creo un diversivo sbattendo l'anello all'inizio, poi lo ritirò e faccio una piroetta su me stesso: ti lancio la doppia lama come attacco debole (direzione tuo fianco destro) e sfruttando il momento della giro completo ti arriva l'anellone sulla spalla sinistra, dalle parti del deltoide, ovviamente attacco forte.

    Abilità utilizzate:

    Tecniche utilizzate:
    A good soldier obeys without question.
    A good officer commands without doubt.



    Edited by reckless. - 22/4/2020, 11:48
     
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    III

    N


    on posso usare la parola con la u. - Disse, atona.

    Sandra ci mise qualche secondo a distogliere l'attenzione dal documentario e a portare lo sguardo sul bambino che si era introdotto nella sua giornata. Ci mise anche qualche secondo a completare il movimento. Il tutto fu fatto molto lentamente. Forse un po' troppo, forse sarebbe stato inquietante, ma Sandra era sempre stata un po' flemmatica nella vita di tutti i giorni. Sempre tranquilla, sempre lenta, come uno squalo con la pancia piena che nuota pigramente qua e la, aspettando il prossimo momento in la fame sarebbe arrivata spingendolo ad addentare qualcosa di nuovo. Forse una foca, forse un surfista. Ma lo facevano solo perché il loro profilo ricordava quello delle foche, visto dal basso. E sopratutto, secondo le statistiche del vecchio mondo, all'anno c'erano più morti a causa di bestiame d'allevamento che da parte di squali. Non le piaceva che gli squali venissero demonizzati fino a quel punto, una volta aveva visto il film lo squalo e aveva pianto. Ci pensò su. La domanda del bambino era seria. Come faceva un bambino così piccolo a fare una domanda così seria?
    Abbassò lentamente lo sguardo, guardandosi le mani. Guardò prima la sua mano normale, poi quella meccanica. Le fissò per un lungo secondo. Tanti secondi, anzi. Il documentario scorreva davanti a lei senza che lo ascoltasse più, la sua mente stava vagando su sentieri strani, quasi dimenticati. Era più forte di Oliver? Forse, sì, il suo cosmo era più grosso. Però la mamma non voleva che si allenasse con lui. Non tanto per la sua sicurezza, ma quella di Oliver.
    Aveva ucciso tanti mostri? Da quando stava con la mamma no. Non aveva ucciso più niente. Però, prima di stare con la mamma, o stare con Dreedea...
    Per un istante le mani nel suo campo visivo divennero rosse, completamente inondate di sangue e frattaglie. La sua testa si riempì di un ronzio opprimente simile al suono di una motosega. Il suono che faceva il suo cosmo quando si agitava, il suo potere. Rimase così, immobile, a fissare le proprie mani. Il suo respiro divenne sempre più rapido, più forte. Cominciò ad iperventilare, con gli occhi sgranati. Il suono divenne sempre più forte, vibrando nelle sue ossa. L'odore di ruggine.

    Sobbalzò quando la porta della camera si aprì nuovamente.



    Diana Derham, principessa e legittima erede della corona reale, entrò a grandi passi nella stanza, lanciando il so captura sul letto, sbottonando la parte alta del gilè e della camicetta, preparandosi a lanciare tutto e mettersi nel pigiamone da camera con le volpine. Sandra si voltò verso sua sorella, avendo completamente dimenticato che cosa fosse appena successo. - Blub blub - Disse a Diana, che fino a quel momento aveva dato le spalle a Valentino. Oreo era già corso incontro alla padroncina e stava correndo attorno alle sue gambe abbaiando come un matto.

    Blub blub - rispose Diana. Era una cosa tra di loro, il loro saluto speciale, perché tutte e due erano esecutrici di qualcosa di squaloso. Isonade era un enorme squalo giapponese con la coda piena di rostri uncinati, mentre Adaro era una sorta di ibrido sirena/squalo che viaggia nell'arcobaleno. Diana nel frattempo aveva finito di togliersi gilè, cravattino e stava cominciando a togliersi la camicetta quando si voltò. E vide valentino. Lo fissò per un lunghissimo istante, poi con la massima velocità concessa dal suo cosmo riabbottonò la camicetta, infilò il gilè e tornò nell'esatto punto da cui era partita.

    Sandra, sorellina cara. - Cominciò con tono accomodante portandosi accanto a lei. - Hai di nuovo raccolto a caso un figlio di qualcuno dello staff? Te l'ho spiegato, quando Mamma e Dennis faranno un fratellino, ci vorrà un po' di più perché sia pronto, capisci?

    Sandra guardò Diana, inclinando il capo, ma la sua espressione sembrava dire "sono lenta non sono scema", anche se nel suo solito modo di fare flemmatico e senza dare troppo slancio alla mimica facciale. - No. È arrivato da solo. Sono stata cortese. Sono stata brava. Però ha usato la parola con la U. - Detto ciò annuì convinta. Se lo stava dicendo alla principessa o alla regina non era fare la spia, le era stato spiegato bene. Diana inspirò a denti stretti, voltandosi immediatamente verso il ragazzino. Sul volto della giovane vi era una furia a malapena contenuta. Si piegò in avanti, fissandolo in volto con lo stesso sguardo che riservava a Droshar quando si prendeva troppe libertà o a qualunque membro della servitù che commetteva errori imperdonabili.

    TerribleSafeBalloonfish-poster



    Tu. Chi sei. Cosa ci fai qui. Cosa vuoi da mia sorella. Rispondi bene e subito, e potresti evitare problemi.


    Johanna osservò incuriosita la nuova arma scelta da Montigli. Era una di quelle che non aveva ancora mai veramente provato ad utilizzare, anche se ce l'aveva nella collezione. Il motivo dell'aver posticipato l'intera categoria delle armi a corda era semplice: non le servivano particolarmente nel suo bagaglio, perché non aveva modi utili o efficienti per replicarle con i suoi poteri. Certo, poteva semplicemente utilizzare tentacoli d'acqua o catene di corallo per replicarne i movimenti e la fisica, ma a quel punto le sarebbe sempre convenuto utilizzare direttamente tentacoli animati o catene di corallo più grosse per altri usi. Chissà, vederla utilizzata dall'esecutore che aveva davanti avrebbe potuto cambiare la sua idea a riguardo. Seguì attentamente i movimenti delle sue mani, dando particolare importanza alla distanza tra di loro, alla lunghezza della corda in totale e la distribuzione di essa rispetto le due mani. Una delle due estremità era un anello, e l'altra una lama a due punte, ma Johanna era ben consapevole del fatto che in un'arma simile - il kusari-gama - la parte più importante e pericolosa fosse il peso all'estremità della catena, e non la falce. In quel caso l'arma utilizzata da Montigli era simile, ma possedeva un anello di metallo. Era comunque un peso al termine di una catena, perciò Johanna non avrebbe sottovalutato la cosa e considerò entrambe le estremità di eguale pericolosità. Come nel caso precedente, Johanna avrebbe potuto semplicemente evitare qualunque cosa le fosse stata tirata contro, ma in quel caso avrebbe contrastato l'attacco. Aveva bisogno di capire come funzionasse quell'arma, di studiarla, di assorbirla nel proprio stile nonostante potrebbe non utilizzarla mai nel resto della propria vita. Ogni informazione era importante, ed era il motivo per cui si allenava in primo luogo: conoscere diecimila cose per impararne solo una, e viceversa.
    I movimenti dell'anello si fecero sempre più ampi, e in risposta Johanna arretrò di un paio di passi mantenendo costante la distanza tra loro due e alterando la propria presa su bastone. In senso di PSI. Un movimento a scatto di entrambi i polsi ed il bastone si spezzò in due con un rapido schiocco, all'incirca a metà. Il piede destro di Johanna arretrò assieme alla mano, portando indietro la metà corrispondente di bastone, mentre la sinistra si portò avanti in modo difensivo.
    L'anello colpì il terreno e si sollevò un gran polverone che si diresse verso di lei. Johanna reagì rapidamente, sollevò entrambe le metà del bastone sopra la testa e le abbassò con forza portandole parallele al terreno. Lo spostamento d'aria si abbatté verso il basso e poi si espanse lateralmente, accumulandosi all'intendo del suo spazio e poi elasticamente all'esterno. In sostanza creò una piccola granata d'aria che allontanò il polverone dalle sue immediate vicinanze. Fortunatamente in tempo per vedere e reagire all'assalto da parte di Montigli. Sollevò il bastone sinistro ponendolo perpendicolare al terreno, intercettando la lama nel punto in cui si biforcava. La vide mordere il legno di mezzo centimetro. Sollevò poi il bastone sinistro perché la corda dell'anello in arrivo impattasse contro di esso, appena poco dopo l'attaccatura all'anello stesso. In tal modo la corda si piegò, ma non abbastanza da avvolgersi attorno al bastone o tantomeno colpire Johanna. La reazione di Johanna all'attacco in senso di combattimento fu decisamente anticlimatica, tuttavia non si mosse dalla posizione assunta per difendersi, guardando intensamente le mani di Montigli. I suoi occhi divennero una fessura mentre i suoi piedi scivolarono sul terreno abbandonando la posizione di guardia. La tensione nel suo corpo si sciolse e lasciò cadere a terra entrambi i bastoni mentre portava avanti a sé la mano destra. Uno scricchiolio cupo e corallo crebbe dalle sue dita, assumendo la forma di un anello rosso intenso, un poco più grande, un poco più spesso di quello impugnato dall'esecutore. Lo impugnò e lo rigirò davanti agli occhi, assorta nei suoi pensieri. Lo lasciò cadere e dal palmo della mano lo seguì una decina di centimetri di piccoli anelli di corallo, una catena. Strinse nuovamente le dita e lasciò penzolare quel principio di costrutto davanti al proprio volto. L'anello più grande cominciò a gocciolare mentre l'acqua di Johanna scorreva su di esso. Cominciò a scorrere molto rapidamente, al punto da diventare uno spessore visibile sulla circonferenza dell'anello. Un ronzio rapido fu udibile per un paio di secondi, acqua che scorreva come una sega circolare. Tale acqua poi cominciò a roteare all'interno dell'anello stesso, spalancando in esso un vortice che dava sull'oceano primordiale controllato da Johanna, uno dei suoi portali. Lasciò cadere il tutto mentre altra catena si veniva a creare, tenuta in entrambe le mani. Aggiustando la posizione del braccio cominciò a farla roteare verticalmente, dal basso verso l'alto.
    Il movimento divenne sempre più rapido, fino al punto che per l'esecutore probabilmente sarebbe arrivato a percepirlo come un unico disco rosso. Lo fece passare ad entrambi i propri lati, analizzando appieno il feeling di quell'arma che per lei era - come detto - sostanzialmente nuova. Ma vedere Giovanni utilizzarla aveva smosso qualcosa in lei. Interesse. Quell'anello apriva possibilità più interessanti di un semplice peso di qualunque forma o un cuneo, doveva ammetterlo.
    Mosse infine il braccio, spostando il piede destro in modo che la pianta fosse sollevata e rivolta all'indietro. L'anello lo superò appena in modo che una breve lunghezza della catena toccasse la sua pianta. In quel breve attimo proiettò il braccio e il torace in avanti. La catena tornò in avanti alla massima velocità e Johanna la accompagnò ulteriormente con il movimento della spalla e con un ampio e completo arco l'anello impattò con il terreno di fronte a Johanna con forza. Abbastanza forza da incastrare l'anello nel pavimento. Nulla che non si sarebbe potuto aggiustare, e poi l'arena era la sua.
    Strattonò la catena e l'anello tornò alla proprietaria, lasciando un buco nel terreno abbastanza largo da poterci infilare una mano. Nel frattempo si era creata anche la lama nell'altra mano di Johanna, anche questa leggermente più grande e pesante di quella che stava usando Giovanni. Con l'anello infilato al polso, Johanna cominciò a giocherellare con l'arma da taglio nella mano sinistra. Nonostante l'assoluta concentrazione e tensione fisica nel corpo della primarca, questa sembrava quasi una bambina con un nuovo giocattolo.

    Mi piace. - Disse infine, dimostrando che non aveva semplicemente cominciato ad ignorare l'esecutore che aveva di fronte a sé. Semplicemente, Giovanni avrebbe dovuto fare i conti con la serietà con cui Johanna prendeva il suo processo di apprendimento di nuove armi.

    Dimmi, Giovanni, quante tra queste armi sai usare, e perché? Puoi evocare gli spiriti dei caduti in mare e farli combattere per te, a che pro imparare certe abilità? - Detto questo si mosse verso la propria sinistra, sferrando all'aria vuota un affondo con la corta lama che avrebbe potuto trapassarlo da parte a parte, scale compresa.


    u3RWw9c
    narrato parlato pensato °telepatia°

    NOME Johanna Derham
    ENERGIA Nera
    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE Seadragon [VIII]
    FISICAMENTE ///
    MENTALMENTE ///
    STATUS SCALE ///

    RIASSUNTO AZIONI

    ABILITÀ
    ● PENDRAGON ●
    Il corpo di Johanna è percorso da innumerevoli e intricati circuiti di corallo e orialco atlantideo che fanno parte integrante della sua carne e delle sue ossa. Questo sistema permette una migliore diffusione e controllo del cosmo di Seadragon nel corpo di Johanna, che diventa capace di sopportare una quantità di energia maggiore rispetto ai normali cavalieri. Johanna ottiene così una maggiore massa cosmica da utilizzare durante i combattimenti, per attacchi, difese o per supportare la propria capacità rigenerativa. A parità di potenza Johanna compie meno sforzo nel controllare il proprio cosmo, e a parità di sforzo può di conseguenza evocarne una quantità maggiore che si traduce in attacchi e difese più potenti del normale. Quando il cosmo di Johanna arde alla massima potenza questi circuiti si caricano di così tanta energia da essere visibili attraverso la sua pelle.


    ● SPAWN OF TIAMAT ●
    Il primarca del drago marino deve il suo potere alla benedizione di Syphon, il figlio dei draghi primordiali Tiamat e Apsu. La sua volontà e il suo ruggito è capace di scuotere le onde dell'oceano e riverberare tra gli universi. Per mezzo del proprio cosmo, la primarca è capace di controllare, o addirittura creare, indefinite quantità di acqua primordiale. Il liquido che è l'origine nelle mani della guerriera diviene una delle più tremende forze della natura, plasmabile in infinite forme a seconda delle necessità. L'acqua creata dal cosmo possiede tutte le proprietà del liquido più puro, privo di qualsiasi sostanza esterna, ed è capace di colpire con incredibile violenza. Tuttavia quest'acqua è differente da quella comune, in quanto è capace di chiamare a sé l'antico potere di cui sono pregne. Creando vortici di acqua primordiale Johanna è capace di creare veri e propri portali su altre dimensioni in modo analogo a chi può piegare normalmente lo spazio e il tempo, sfruttandoli come meglio crede: come mezzo per attaccare da punti strategici, per risucchiare e inghiottire l'avversario, o più semplicemente per viaggiare. Le acque primordiali sono limpide e cristalline, e guardandole intensamente sembra di cogliere sprazzi di luoghi lontani e alieni tra le sue onde.


    ● THE SENTIENT ●
    Tra i poteri che Seadragon ha ereditato da Syphon, la progenie di Tiamat, c'è il corallo del dominio. Nonostante il nome e l'aspetto, questo corallo è una bizzarra manifestazione di carne caotica e aliena, composta da miliardi di micro organismi, capaci di generare uno scheletro estremamente solido da utilizzare come sostegno per la loro colonia e per il corpo principale che costituiscono. Questi organismi sono generati e sostenuti dal cosmo o dal corpo stesso della primarca. Nelle sue manifestazioni più semplici, il corallo del dominio può crescere come il suo analogo naturale, in forme ramificate ma lievemente più aguzze e crudeli. Bisogna essere abbastanza vicini per poter capire di cosa si tratti veramente, e allora è di solito troppo tardi. Il corallo naturale è una struttura rigida e calcarea, ma il corallo del dominio può piegarsi e articolarsi pienamente, secondo la volontà di Johanna e solo quando è completamente immobile può sembrare davvero un ammasso di roccia calcarea. Johanna ha assoluto controllo sulle forme che questa sostanza può assumere, e può diventare eleganti e bellissime armi da combattimento, o manifestarsi in una orribile massa brulicante. Ma le vere capacità del corallo del dominio sono altre, e ben più terrificanti. Questa carne aliena è un'unica massa neurale interconnessa, capace di ancorarsi ed invadere qualunque materiale, che sia vivente o meno. Nel caso di materiale non vivente, il corallo può invaderlo liberamente, espandendosi all'interno di esso e rendendolo parte della sua biomassa per accrescersi in dimensioni e peso, trasferendo ad esso il controllo intrinseco di Johanna. Questo le permette di controllare materiale ambientale e detriti risultanti dal combattimento per poterlo controllare liberamente e creare veri e propri costrutti simili a golem schiavi della sua volontà. Di fatto, qualunque cosa non sia viva nell'immediato nel suo raggio d'azione è una sua potenziale arma.
    Nel caso di creature viventi tuttavia la cosa si fa molto più interessante. Il corallo del dominio è capace di ancorarsi ai corpi e alle cloth come se fossero scogli nel mare, crescendo progressivamente e cercando costantemente di invadere le ferite provocate durante il combattimento, potendo estendere le proprie sottilissime propaggini anche tra le scanalature delle cloth avversarie. In poche parole, venire colpiti dal corallo di Seadragon - o da acqua contenente i micro organismi - fa sì che dei polipi aderiscano costantemente alla zona di impatto, iniziando un processo di crescita ed invasione. Una continua esposizione ad attacchi del genere può portare ad una costante espansione del corallo sull'avversario, che si ritroverà così appesantito ed ostacolato da una massa solida sempre più estesa sul proprio corpo. Ma la vera minaccia è quando il corallo riesce a raggiungere le ferite o la carne esposta della sua vittima. In quell'istante comincia un processo di fusione tra le due carni, portando ad un allacciamento neurale tra le due. Questo porta ad una costante interferenza con gli impulsi nervosi della vittima, rendendo così più difficile il controllo del proprio corpo e delle proprie facoltà mentali a causa di un crescente rumore bianco. Gli effetti neurali del corallo del dominio possono essere più raffinati, ma richiedono tecniche apposta.
    La connessione neurale con Johanna, permette inoltre al corallo di acquisire memoria genetica dai suoi tessuti, potendo così alterare i propri polipi in modo da replicare cellule umane, permettendole letteralmente di rigenerare continuamente ma lentamente il proprio corpo dai danni subiti, soffrendo così in maniera minore per essi. Se necessario, Johanna Può ardere il proprio cosmo per accelerare l'azione del corallo e curare in pochi istanti una grave ferita non immediatamente letale, o una somma di danni minori che raggiunge tale entità. Quando il corallo non è a contatto con il cosmo della Primarca, i polipi in esso muoiono, abbandonando sul campo di battaglia il loro scheletro colorato. Il colore del corallo solitamente riflette l'umore e lo stato mentale della primarca, a volte è possibile notare persino delle bioluminescenze sulla superficie.


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    THE HEART IS THE STRONGEST MUSCLE
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    Solo sfiorarla sarebbe stata una conquista titanica, un'impresa degna del più famoso dei bardi: il divario tra di loro era semplicemente enorme, come ci si doveva aspettare da una che Atlantide l'aveva vissuta da protagonista per anni e anni, trasformandola e risollevandola, dando di nuovo lustro alle antiche e perdute vie che adesso -anche per via dei molti che avevano risposto alla chiamata e si erano uniti a quella gloria- la rendevano una delle organizzazioni più potenti e influenti dell'intero cosmos. Lui era il neofita, la recluta, lei la veterana pluridecorata.
    Poteva solo pregare che i suoi colpi la trovassero impreparata, che fosse abbastanza fortunato da strappare un successo con la sua improvvisata tattica; e così pregò, ma era ovvio che il Dio tra di loro in comune favorisse maggiromente la sua cara e rinata figlia che uno dei suoi tanti soldati scelti.

    Johanna sistemò ogni suo tentativo d'ottenere vantaggio e attaccare come se fosse una lista della spesa lentamente spuntata: prima questo, poi quello, poi quell'altro: dalla cortina di sabbia e polvere alla punta con la lama, fino all'ipotetico martello su cui l'intero breve suo concerto si basava, tutto era stato facilmente annichilito dalla Derham e altrettanto facilmente ella avrebbe potuto rispondere, punendolo nuovamente per una mancanza d'inventiva o pigrizia nell'esecuzione. Si poteva però dire che egli avesse proprio gli strumenti per scalfirla? Non sarebbe quindi stata la punizione un'ingiusta sentenza, come se Giovanni fosse un uomo senza denti a cui veniva rimproverato una mancata masticazione? Pareva che Poseidone la pensasse così.

    Riportò a sé la sua arma trascinando i due mozziconi di lancia e per un secondo chiuse gli occhi aspettandosi l'ovvio dolore, tendendo il corpo e i muscoli per sostenere al meglio l'impatto che sarebbe arrivato. Ma il Dio tramite la sua Santa Vivente lo graziò ed ella invece che dimostrare ulteriormente il divario che intercorreva tra i due e quindi ammonire l'Esecutore sulla sua mancanza d'impegno nel colmare quel gap si limitò a destreggiarsi lei stessa con un kyoketsu-shoge di sua creazione, migliorato e potenziato tramite l'applicazione dei suoi poteri. Fu uno spettacolo agghiacciante e strabiliante allo stesso tempo per l'Esecutore, il quale vedendo quella meravigliosa applicazione nel far roteare l'anello-motosega distese i muscoli e rilassò le braccia.
    Era l'uomo davanti alla cascata che doveva scalare: per quanto percepì un lontano barlume della piena e roboante potenza del cosmo del Dragone del Mare, fu quella l'impressione che ebbe nel trovarselo davanti.

    Per di più, nei molti sguardi e angoli di assoluta concentrazione in cui s'immergeva nello studio marziale, Giovanni rivide in Johanna la moglie Natsumi. Gli tornarono in mente le esercitazioni di corpo a corpo della sua task force nei giorni di riposo in caserma o sulle varie portaerei d'appoggio, dove Natsumi sbaragliava e atterrava tutti con qualche mossa di judo, o karate, o di qualche arte marziale jap che s'inventava lei sul momento. L'applicazione totalizzante che si poteva leggere nel suo sguardo l'aveva colpito estremamente al tempo, tanto da essere una delle stelle nella costellazione di motivi che avevano fatto sbocciare in amore un'iniziale attrazione fisica.

    Sorrise quando la Derham si esibì e creò un buco nel terreno, ringraziando che non fosse lui a dover subire quella tirannica furia sul suo corpo. Vederla esibirsi ed immergersi completamente in una cosa che per lei a quanto pare -con sorpresa del Montigli, sia chiaro- fosse nuova fu un toccasana e involontariamente era comunque riuscito nel suo intento. Fu imbarazzato alla domanda della donna, perché non riteneva il proprio punto di vista così importante da essere degno di una primarca. Si grattò velocemente via il sudore da alcune ciocche della tempia mentre girando la testa si prese una visione dell'armeria lì attorno, cercando di notare qualcosa che già non avesse conosciuto i calli delle sue mani. Lo fece anche per radunare le parole giuste, i pensieri giusti, e dopo cercato senza trovare e aver preso un bel respiro rispose con simulata sicurezza. Solo simulata, perché parlava con chi delle armi ne faceva una filosofia di vita.

    Credo di conoscere i principi e le basi di tutte ma di nessuna posso definirmi maestro, mia signora. Una conoscenza elementare diciamo, tanto basta per non farsi trovare impreparati durante il combattimento.

    In quel momento gli venne in mente quel che aveva letto sulla biografia della primarca, registrata (come tutte quelle di Primarchi, Esecutori e funzionari o gerarchi altolocati) e consultabile in tutti gli Archivii imperiali ufficiali. Non poteva sapere tutto perché probabilmente erano comunque tanti i punti d'ombra che i singoli lasciavano sulla propria vita, ma Giovanni sapeva abbastanza per dire che nella maniera più lasca e generale possibile, di guerra ne aveva vista molta più di Johanna. Era stato soldato, aveva combattuto in posti e in condizioni inimmaginabili prima e anche dopo l'Armageddon, sopportando pur soffrendo le terribili condizioni in cui certe missioni lo avevano costretto. Intuì e comprese quindi il meccanismo mentale di chi da una situazione di normalità passava ad avere poteri incredibili, ad essere qualcosa di superiore all'umano, e al perché l'ottenimento di quei poteri potesse portare ad una grande esplorazione di sé e del significato di quello stesso potere, affinando entrambi quasi istericamente per essere parte di un'unica lama.

    Lui invece era una presenza disillusa, qualcuno che la guerra la conosceva tanto d'averci fatto l'amore più e più volte, anche e anzi soprattutto nei momenti in cui era più cruda e amorale, più perversa per quanto semplice. La guerra cosmica l'aveva abituato ad un orrore fisico, tangibile e visibile, al vedere fratelli sciolti dai peggiori acidi e polverizzati dalle più imponenti esplosioni, ma nulla poteva essere paragonato ai rimorsi e ai pensieri causati da certi orrori a cui lui stesso aveva partecipato ben prima dell'Armageddon. Ogni tanto Valentino osava chiedergli, ma lui si faceva subito cupo, cupissimo anzi: era la guerra degli sciocchi, di coloro che non sapevano nulla dei grandi poteri dell'universo e lottavano per un pezzo di terra o per eliminare un rivale, di cui le ricompense erano tanto piccole da non giustificare nemmeno lontanamente ciò che si faceva per ottenerle. Nel combattere non c'era niente di mistico, di esaltente o di galvanizzante: esso è pura e semplice sopravvivenza, uccidere per svegliarsi un'alba in più, un giorno in più.
    Bestie sanguinarie che sbranano e si avventano sul nemico come se fosse una preda, banchettando sulla sua vita; senza motivo, senza controllo: purissimo chaos. quella era la sua filosofia. Per non risultare irrispettoso, Giovanni si sentì in dovere di dare una specifica a quelle parole così crudeli, chiedendosi comunque in una parte del cervello chi tra i due avesse più ragione o più torto e se mai lei avesse bbracciato la sua teoria o viceversa.

    Quello dei Funayurei è un potere raro nel nostro mondo, ma sarebbe stupido adagiarsi completamente su di esso. Sopravvive chi ha abbastanza umiltà per riconoscere le proprie pecche e le proprie mancanze e riesce possibilmente a colmarle o addirittura a trasfomarle in forze. Bisogna immaginarsi sempre che l'indomani s'incontrerà proprio colui che è capace di quello che non si conosce, esattamente quella persona che annulla ogni propria ricerca e perfezionamento semplicemente applicando quel qualcosa a cui non si sa come rispondere. Avrò immaginato la mia morte più di un milione di miliardi di volte ormai, ma finché avviene solo nella mia testa potrò definirmi un uomo felice.

    Tutta quella sua condanna mentale era dettata da qualche trattato di pugno della Derham che aveva letto, un pizzico di pregiudizio e anche di narcisismo. Se la terza non si poteva curare, almeno le prime due sarebbero guarite approfondendo il loro legame. Magari chissà, parlare di punti di vista così distanti poteva essere il primo passo per trovare invece dei punti d'accordo; e poi da lì vabbè, passettino dopo passettino, lentamente lentamente, approfondire approfondire finché non si finisce ad approfondire su di un letto e qualche lenzuola.

    Intanto, non appena Valentino propose la domanda, subito si pentì d'averla avanzata. L'immediato dispiacersi di aver detto una parola che considerava invece così tanto normale grazie alle stesse parole e storie del suo papone si trasformò un attimo dopo in rammarico e poi pentimento. Specchiarsi in occhi così vuoti e spalancati, stralunati, non era un'esperienza sopportabile per un bambino.

    Quando Sandra passò lo sguardo sulle sue mani lui tornò a guardare il documentario, cercando di soffocare la paura, non dando caso al respiro un poco più irregolare di prima della ragazza o al suo comportamento strano. Buttò giusto un occhio sul braccio meccanico che acnora non aveva notato ma poi fissò davanti a sé senza ripensamenti, anzi affossandosi sempre più in giù nel divano per minimizzare la propria superficie corporea e presenza.

    Finalmente qualcuno entrò e lo salvò. Ciò che fece sobbalzare Sandra a lui causò un lungo e liberatorio sospiro di sollievo. Almeno, questo finché non fece capolino da oltre i ldivano per vedere chi fosse.
    La Diana, la sua Dianetta, colei che tanto gli faceva battere il cuore. Si trovò di nuovo affossato nei cuscini, questa volta ancora più in profondità di quanto non avesse fatto prima per nascondersi da Sandra. Fu improvvisamente terrorizzato, specialmente perché lei si stava spogliando e lui non doveva vedere per essere rispettoso come gli aveva insegnato il papà ma comunque era lì e quindi cosa fare santo cielo cosa fare. Si chiuse gli occhi mettendosi entrambe le manine sulle orbite; tuttavia la curiosità fu più forte di lui e lo fece pur mantenendo lo spazietto sufficiente tra medi e anulari per sbirciare. Non appena Diana fissò nella sua direzione sigillò le dita ben bene, sperando di averla fatta franca e dicendosi di essere stato uno stupido perché alla fine non aveva visto un granché e tutto quel prurito interno e il formicolio lì sotto di cui aveva parlato il papà non c'era stato.

    Sopportò lo scambio delle due sorelle in silenzio senza sorprendersi dei discorsi sul fare fratellini eccetera, perché Giovanni era un papà libertino diciamo, pane al pane, vino al vino, senza peli sulla lingua o storielle come la cicogna, la fatina dei denti, babbo natale o la befana; d'altronde tre dei quattro erano considerabili eresia ad Atlantide, quindi già che fai trenta fai trentuno e risparmi al tuo pargolo tutte le varie fandonie che si raccontano ai bimbi per mantenere intatta la loro ingenuità e innocenza. Riaprì pian piano le manine quando parlò nuovamente Sandra, pochi secondi prima di trovarsi il terribile e bellissimo sguardo di Diana addosso.
    Rimase imbambolato per qualche secondo a fissarla di rimando, boccuccia chiusa ma cuore che batteva forte forte, pensando intanto che fosse molto più carina dell'ologramma stile statuetta da collezione che teneva proprio in tasca.

    Un altro bambino avrebbe mentito spudoratamente, inventandosi chissà quale storia pur di fare colpo. Ma Valentino era fortunatamente per lui abbastanza intelligente e maturo per intuire che qualsiasi fandonia su di una sua investitura ad Esecutore di qualcosa sarebbe stata facilmente smascherata dalle principesse lì presenti semplicemente sentendo il suo acerbissimo cosmo. Ebbe effettivamente l'impulso iniziale di mentire, ma prendendosi un solo secondo per ammonirsi tramite l'immaginaria voce del papone -il quale rammentava quanto fossero fondametnali trasparenza e galanteria per fare colpo- accantonò l'infantile istinto. Si mise in piedi, perché alla fine era al cospetto di una principessa, e messosi proprio davanti a lei e guardandola negli occhi abbassò titubante il ginocchietto fino a toccare terra. Poi allungò la manina fino a prendere quella destra di diana, tenendola a sé come avrebbe fatto un cavaliere di altri tempi.

    M-M-Mmmmilay, il mio n-nome è Vaaalentino Momontigli e sono o-onorato di fare la vostra cocooonoscenza.

    E osò un baciamano.
    Valentino era un bimbo che non frequentava molti della sua età, e per quanto con quei due o tre ragazzi il feeling si creasse con naturalezza, con le ragazze era sempre stata molto, molto più imbranato e impacciato, specialmente perché voleva rendere fiero il papone che tanto la menava su come conquistarle o su come fare colpo. Quando gli si diceva di essere trasparente non aveva problemi ad essere completamente onesto su chi fosse; ma quando gli si diceva "sii galante", ebbene, per lui galante era il cavalier senza macchia e senza paura di cui si poteva leggere nell'Ariosto o nel Tasso, non poteva di certo intuire galante nel senso di casanova gentiluomo (che poi alla fine persino il padre non si poteva definire tale alle volte).

    narrato - pensato - parlato - °telepatia°

    Fisicamente: Livido alla gamba sinistra, lividone che taglia a metà la schiena
    Mentalmente: Ottimale
    Scale: integra, non indossata
    Note:

    Abilità utilizzate:

    Tecniche utilizzate:
    A good soldier obeys without question.
    A good officer commands without doubt.

     
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    iana reagì quasi in automatico per memoria muscolare, accompagnando il movimento della mano guidandola in posizione per un perfetto baciamano. Solo la mano però, nel breve attimo in cui il bambino aveva gli occhi chiusi e lo sguardo rivolto verso il basso per il baciamano, Diana sollevò gli occhi al cielo e inspirò, scocciata. In sua difesa, era appena tornata da una pesante mattinata di lezione di storia lemuriana (era un elettivo, know thy enemy e tutto il resto) seguita da un paio d'ore di lezione di """danza""". La tripla virgoletta perché Diana in verità stava seguendo lezioni di stocco dal grande maestro Silvio Bucherelli, ma sua madre preferendo che sua figlia non diventasse la copia sputata di sua madre le aveva cambiato le lezioni in danza vera e propria, ma poi Raia ormai complice di Diana e viceversa cambiò il tutto di nuovo in scherma. Ovviamente Johanna lo aveva intuito perché il fisico che Diana stava facendo non era quello di una ballerina di danza classica, ma per evitare di aggiungere altre virgolette lasciò semplicemente correre. Le faceva ridere la situazione. Le facevano male le braccia, i quadricipiti, la schiena e qualunque altra cosa potesse fare a una ragazzina di quella età. Voleva solo andare in camera di Sandra, dove c'erano i divanoni più comodi, e buttarcisi sopra in pigiamone in compagnia. Non che Sandra fosse di particolare compagnia quando guardava i suoi documentari, ma era comunque una presenza, dato che sua madre era occupata in quel giorno con...
    Abbassò lo sguardo verso il bambino.
    Oh OVVIAMENTE era il figlio dell'esecutore in visita oggi. Quindi non solo era una seccatura per Diana la sua presenza, era una seccatura diplomatica, che non poteva mandare fuori dalla sua stanza con uno schiaffetto sul popò e giocarsela sullo staff che dice "si sa, la principessa ha un carattere difficile". No, purtroppo Diana era costretta a trattarlo bene. Non costretta in senso che altrimenti lo avrebbe preso a sberle, ma nel senso di sforzarsi attivamente a mantenere la immagine regale che aveva così accuratamente costruito all'esterno della sua vita privata, in modo da avere una netta separazione nel momento in cui i riflettori non la stavano guardando.

    Ho bisogno di un the. - Disse tra se e se, ripensando alla sua busta di Da Hong Pao che la aspettava nel suo mobiletto, ma si rese immediatamente conto che quello non era un the che voleva tirare fuori per Valentino o Sandra. Quel the era il suo piccolo rifugio contro il logorio della vita moderna, e probabilmente tutto il contesto socioculturale legato a quel the e le sue particolari caratteristiche non avrebbero trovato riscontro nel bambino. Avrebbe potuto persino - e Diana rabbrividì quasi al pensiero - pucciarci qualche biscotto. No, quella era CHIARAMENTE una situazione da bounty 1789. The nero, fave di cacao, scaglie di cocco, vaniglia fragola e yogurt. Ai bambini piace il cioccolato, di sicuro gli sarebbe piaciuto.

    Sandra, per favore porta il tuo vassoio al tavolo in camera mia, ci sposteremo lì. - Disse Diana un attimo dopo, e Sandra senza dire una parole mise in pausa il documentario e fece quanto le era stato chiesto. Lo fece molto lentamente e sul volto della giovane ventenne si poteva quasi vedere fisicamente l'intensa concentrazione che ci stava mettendo nel non fare cadere tutto. Non perché rischiasse, ma perché Sandra aveva la particolarità di mettere un incredibile impegno in ciò che faceva, quando capiva che cosa stesse facendo in primo luogo. Molto spesso eseguiva istruzioni in modo fin troppo letterale, e certe volte per fermarla bisognava o darle qualcos'altro da fare o mettersi lì e farle capire che era ora di fermarsi, ma la dedizione di Sandra a ogni cosa era quasi ammirevole. Diana si mosse verso un angolo della stanza, su cui era appoggiata una campanella di oricalco dal manico finemente decorato. La afferrò delicatamente tra due dita e la scosse una singola volta, in modo che l'asticella all'interno battesse due volte. Ding ding.

    Avete chiamato, signorina Diana? - Disse una giovane donna davanti alla porta di ingresso della stanza nemmeno un secondo dopo, come se fosse stata lì per tutto il tempo. Le mani giunte al grembo in una posa di attesa e un sorriso cortese. A rispondere alla chiamata della principessa fu nientemeno che Rita Rossweisse, la governante del palazzo di corallo e agente Callidus di alto rango dell'officio assassinorum. Guardò Valentino e riservò per lui un sorriso dolcissimo e materno.
    Sì Rita. Prepara del the per me e il nostro giovane ospite. - Disse Diana, appoggiando la campanella al suo posto. Diana squadrò rapidamente il bambino e la principessa, assorbendo ogni possibile manifestazione di umore e di stato d'animo dei presenti con la stessa naturalezza con cui conosceva almeno tre modi per uccidere con qualunque oggetto a portata di mano attorno a lei nel caso si fosse presentata una minaccia per le principesse.

    Posso suggerire del Bounty 1789? - Rita si sporse in avanti dando un buffetto sulla guancia del piccolo. - Diana annuì sorridendo. - È esattamente quello che pensavo! Come fai a indovinare sempre? Leggi la mente?

    Rita sorrise di rimando, afferrando i lembi dell'ampia gonna facendo una lieve riverenza. - No signorina, semplicemente avete buon gusto e capacità di scelta sopraffine. Con permesso, vogliate aspettarmi al tavolo. - Fece un piccolo inchino e si voltò, togliendo con la delicatezza di chi coglie un fiore il vassoio dalle mani di Sandra. - Signorina Sandra, ricordate che questa sera avete la vostra lezione di meditazione. - Disse, prima di sparire dietro l'angolo.
    Diana prese la manina di Valentino e lo condusse nell'altra stanza. Non voleva che si andasse a perdere e a dare fastidio a qualcun altro in giro per il palazzo. Entrarono nelle stanze di Diana, finemente decorate con uno stile elegante ma funzionale. Mentre la stanza di Sandra era strapiena di cuscini e peluches, quella di Diana era l'opposto, piena di mobili di legno vero con cassetti e sportelli e vetrate, contenenti vari oggetti di collezionismo. Minerali, fabergé, sculture di filigrana di oricalco rappresentanti piccoli animali. A catturare la luce in un angolo vi era una scultura di agata e ametista regalatale lo scorso compleanno da una famiglia nobile durante il ballo serale. Sandra era già al tavolo, lievemente sconsolata dato che Rita aveva portato via il suo latte e biscotti non sapendo che era andata semplicemente a scaldarlo di nuovo dato che si era ormai raffreddato e che i biscotti contenevano piccole dosi del suo farmaco che l'aiutava a integrare meglio il proprio cosmo tossico. Non erano adatti ad un bambino o a Diana.
    Diana si sedette al tavolo, guardando Valentino.

    Allora, Valentino.
    - Disse, cercando di essere più cortese possibile. - Dicci un po' di te, quanti anni hai?


    Johanna ascoltò con attenzione la risposta di Montigli, con una strana espressione sul viso. Non poteva definirsi un sorriso o una smorfia, ma era qualcosa. La prova che le sue parole stavano trovando una qualche risonanza nell'animo della primarca. Che tipo di risonanza lo si sarebbe saputo solo nel momento della sua risposta però. Lo indicò con la mano, le dita appena appena piegate in modo che solo l'indice fosse pienamente rivolto verso di lui. - Esattamente. Era la risposta che volevo. - Ammise.

    Il punto, Giovanni, è che sia con il Khala sia con la costante minaccia di disfatta che è l'universo come è ora, molti ad Atlantide tendono a dimenticare quanto poco tempo sia passato. Indosso un'armatura dall'estate del 2012, il mio cosmo era della stessa ampiezza del tuo allora e ancora ci chiamavamo Marine Shoguns, non esisteva ancora il concetto di primarca. Atlantide era rovine. Sono otto anni. In otto anni Atlantide è ridiventata più potente e avanzata, in senso relativo, di quanto lo siano mai stati gli stati uniti.
    È nulla, due mandati presidenziali del vecchio mondo. Il novanta percento della popolazione dell'impero è immigrata dal mondo in rovina. Eppure, con il khala ognuno di noi si sente come se avesse vissuto qui per generazioni. E in certi sensi lo abbiamo fatto.


    L'arma che aveva costruito con il corallo si dissolse nelle sue mani tramutandosi in polvere sottile che cadde a terra. Johanna cominciò a passeggiare avanti e indietro, per mantenersi attiva mentre svolgeva il suo discorso. - Anche io, sono solo otto anni che ho il cosmo, le mie battaglie maggiori sono state solo l'assalto degli spectre e l'armageddon. Eppure nella mia testa ci sono i ricordi vividi ed esatti di tutto quello che ho fatto nelle vite passate. Intere guerre, da inizio a fine, vissute in prima persona.

    Un momento di pausa. - Tutto questo, senza disciplina, non è potere, è l'illusione del potere. Sia per lo stato che per il regnante. Anche se ormai il mondo in cui vivo è fatto di cartone, non devo MAI dimenticare che il potere è la più intossicante delle droghe, e che più potere si ha più rovinosa è la caduta quando inevitabilmente lo si perde. - Nel suo camminare Johanna si avvicinò alla rastrelliera, guardando che cosa ci fosse di interessante. Prese un fangtian ji dal blocco delle armi ad asta. Quell'arma in particolare rientrava nella categoria di "mi fanno schifo di aspetto ma capisco dove volevano andare a parare". Stava facendo un discorso, lo sapeva, ma si stava anche prolungando con tutto quello che voleva dire, e ciò inficiava sul suo tempo riservato ad allenarsi.

    Potrei mettermi a fare il discorso del costruire una torre, ma si andrebbe troppo nella filosofia rispetto a quello di cui stiamo parlando. Il punto del discorso che voglio fare, è che non importa per quanti chilometri di terra puoi vetrificare in un secondo. C'è sempre qualcuno che può impedirti di farlo, o che può anticiparlo, o cose del genere. Il punto che voglio fare è: tutti dovrebbero avere l'umiltà di chiudere le cinque dita della mano e imparare a dare un pugno. Letteralmente o metaforicamente - Sperando che il discorso che voleva fare fosse comprensibile. A Johanna piaceva veramente tanto l'idea di diventare una guerriera filosofa, ma la seconda parte era ancora work in progress. Ormai aveva detto troppe cose per tirarsi indietro, avrebbe finito il discorso. Sollevò all'altezza della testa la lancia per portare il discorso su essa. - A livello fondamentale, non c'è nessuna differenza tra questo pezzo di legno e metallo e il nostro cosmo. Ammiriamo tutti il sublime fuoco della creazione, usato come useremmo un sasso particolarmente affilato.


    u3RWw9c
    narrato parlato pensato °telepatia°

    NOME Johanna Derham
    ENERGIA Nera
    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE Seadragon [VIII]
    FISICAMENTE ///
    MENTALMENTE ///
    STATUS SCALE ///

    RIASSUNTO AZIONI

    ABILITÀ
    ● PENDRAGON ●
    Il corpo di Johanna è percorso da innumerevoli e intricati circuiti di corallo e orialco atlantideo che fanno parte integrante della sua carne e delle sue ossa. Questo sistema permette una migliore diffusione e controllo del cosmo di Seadragon nel corpo di Johanna, che diventa capace di sopportare una quantità di energia maggiore rispetto ai normali cavalieri. Johanna ottiene così una maggiore massa cosmica da utilizzare durante i combattimenti, per attacchi, difese o per supportare la propria capacità rigenerativa. A parità di potenza Johanna compie meno sforzo nel controllare il proprio cosmo, e a parità di sforzo può di conseguenza evocarne una quantità maggiore che si traduce in attacchi e difese più potenti del normale. Quando il cosmo di Johanna arde alla massima potenza questi circuiti si caricano di così tanta energia da essere visibili attraverso la sua pelle.


    ● SEA OF QUANTA ●
    Alla ricerca di potere in nome del Dio imperatore, il primo re di Atlantide si giunse al cospetto di Tiamat e Apsu. I due immensi draghi di Khaos sono i guardiani e allo stesso tempo costituiscono le acque che scorrono tra le pieghe del multiverso. Il mare primordiale di acque dai riflessi dorati che fa da interstizio all'intera realtà e che fa da divisione a tutta la creazione. Le preghiere di Atlante vennero ascoltate e i due draghi gli concessero di provare il proprio valore affrontando loro figlio: Syphon, un drago il cui corpo era costituito da uno strano materiale corallino e dalle stesse acque primordiali desiderate da Atlante. Atlante si mostrò degno e ottenne la benedizione della progenie di Tiamat e Apsu. Tale immenso potere è stato tramandato a Johanna. La sua volontà ed il suo ruggito sono in grado di scuotere questo infinito sentiero di acque primordiali, che si innalzano e si prostrano al suo comando. Mediante il proprio immenso cosmo Johanna è in grado di generare indefinite quantità di acqua primordiale, che in tutto e per tutto si comporta e reagisce al cosmo come il liquido più puro, privo di contaminazioni. Gli utilizzi di questa materia dimensionale sono limitati solo dalla fantasia di Johanna, e qualunque massa d'acqua ordinaria entri in contatto con il cosmo di Johanna se essa lo desideri si muterà immediatamente in altre acque primordiali per accrescere la potenza distruttiva di Johanna.
    Data la natura extradimensionale di queste acque, Johanna è in grado di sfruttarne le proprietà per piegare il tempo e lo spazio al suo volere. Generando gorghi di acqua primordiale, Johanna può creare portali per l'oceano primordiale al di fuori dell'universo, un luogo di acque eternamente in tumulto che è in verità l'intera esistenza dei due draghi primordiali. Johanna può sfruttare questi portali in vari modi per spostare se stessa o i propri attacchi, oppure per risucchiare l'avversario e imprigionarlo. Se si osservano attentamente queste acque, sembra quasi di cogliere sprazzi di luoghi alieni e lontani tra le sue onde.


    ● THE SENTIENT ●
    La carne del drago Syphon era costituita da due materiali provenienti da oltre l'universo. Uno è le acque primordiali e l'altro, più particolare e infido, è il corallo del dominio. Nonostante il nome, il corallo del dominio è una massa composta da un numero virtualmente infinito di micro organismi, capaci di produrre uno scheletro calcareo da utilizzare come struttura solida. Questi microorganismi, il cui nome collettivo è "The Sentient", sono generati direttamente dal cosmo di Johanna e sono in perfetta simbiosi con il suo corpo. Agendo come estensione della volontà del primarca, il corallo del dominio può plasmare la sua struttura solida liberamente, componendo così una sostanza solida allo stesso tempo incredibilmente solida e versatile. Nelle sue manifestazioni più semplici, il corallo del dominio può crescere come il suo analogo naturale, in forme ramificate ma lievemente più aguzze e crudeli. Bisogna essere abbastanza vicini per poter capire di cosa si tratti veramente, e allora è di solito troppo tardi. Può essere usato per foggiare una infinità di attacchi, o essere plasmato in armi di ogni tipo. Il nome di questo organismo viene dalla sua capacità peculiare. Il corallo del dominio è difatti in grado di invadere praticamente qualunque materiale diffondendosi e proliferando in esso. Questo ha varie applicazioni pratiche. Nel caso tale infestazione avvenga su oggetti e materiali inanimati, Johanna diventa in grado di controllarli utilizzandoli come substrato per il corallo, per poterli rimodellare in costrutti e golem sotto il suo controllo diretto. Questa infestazione avviene anche nel caso degli esseri viventi. Il corallo del dominio è in grado di ancorarsi ai corpi e alle cloth degli avversari, cercando costantemente di infiltrarsi tra le scanalature di quest'ultime ad ogni contatto. Questo per entrare in contatto con la pelle e con le ferite esposte dell'avversario. Una volta raggiunto il suo obiettivo, il corallo comincerà a scavare nella carne della vittima infiltrandosi in essa e ramificandosi costantemente, processo accresciuto ed accelerato ad ogni contatto con nuovi microorganismi portati da successivi attacchi. Oltre a trovarsi sempre più appesantito dato il continuo accumularsi di corallo sul suo corpo, un organismo esposto al corallo del dominio deve fare fronte ad una minaccia ben peggiore. I microorganismi del corallo del dominio sono in grado di interfacciarsi con le terminazioni nervose sulla pelle e nella carne della vittima, nutrendosi dei suoi impulsi nervosi e interferendo con essi in maniera costante e crescente.
    Questo fenomeno priverà gradualmente la vittima del controllo del proprio corpo, e dopo una eccessiva infestazione, dei propri pensieri. Come un veleno senziente che si nutre di volontà, il corallo del dominio nel suo diffondersi in un organismo gli renderà sempre più difficile muoversi in modo coordinato a causa della continua interferenza di impulsi nervosi generati dai microorganismi, che ad un certo punto arrivano a causare spasmi involontari. Dopo un po', diventa difficile anche concentrarsi, pensare in modo coerente, o compiere azioni che sfruttano poteri psionici. Una infestazione completa del sistema nervoso centrale porta all'annullamento irreversibile della volontà e dell'io della vittima. La completa assimilazione nella volontà di Seadragon.
    Essendo il corallo una estensione della volontà di Johanna, essa può agire direttamente sul tipo di interferenza provocata dal suo corallo, come forzare specifici movimenti oppure sovraccaricare lo stimolo per generare dolore atroce e bruciante. Maggiore è l'infestazione, più intenso e difficile da contrastare è questo effetto.
    Il corallo del dominio, in virtù della simbiosi che ha con Johanna, è in grado di mutare in cellule ibride in grado di replicare i tessuti del suo corpo. A conti fatti, il corallo è in grado di rigenerare costantemente il corpo di Johanna, anche nel caso di danni appena subiti, diminuendo perciò il dolore che essi provocano. Questo le conferisce una maggiore sopportazione di ogni tipo di danno fisico. Se necessario, Johanna Può ardere il proprio cosmo per accelerare l'azione del corallo e curare in pochi istanti una grave ferita non immediatamente letale, o una somma di danni minori che raggiunge tale entità, con un consumo energetico appropriato.

    Bonus a energia Nera: Godflesh protocol
    Il corpo di Johanna non è più umano.
    La simbiosi tra Johanna ed il corallo è diventata pressoché assoluta. Johanna è il corallo ed il corallo è Johanna. Il suo controllo su di esso è diventato così preciso da avere perfetta coscienza di dove ogni singolo microorganismo nella sua area d'azione, ed è in grado di muoverli nello spazio come se disponesse dell'abilità telecinesi. Che sia a centinaia di metri di distanza o nel corpo dell'avversario, non c'è differenza. L'unione di tale simbiosi e di una precisione così assoluta le permette di generare o diffondere il corallo del dominio nel proprio corpo senza effetti collaterali, mentre quelli che possono essere considerati danni autoinflitti per la normale fisiologia umana vengono rigenerati rapidamente. Questo apre le possibilità ad azioni impensabili, come irrigidire temporaneamente tessuti molli e organi interni, oltre che assorbire ossigeno disciolto nell'acqua grazie al corallo diffuso nei polmoni. Persino il corallo stesso beneficia di questo aumento di precisione e simbiosi, al punto che la sua normale fisiologia si è alterata. La struttura solida del corallo non è più semplice roccia solida, ma emula l'orientamento e la disposizione delle cellule ossee di un corpo umano. Tale somiglianza non è solo estetica, ma anche funzionale, con tanto di canalicoli capillarizzati atti a trasportare microorganismi in modo da alimentare e rinnovare costantemente il corallo. A conti fatti, se sufficientemente danneggiato, il corallo primordiale sanguina. Ma tale evento è ora incredibilmente difficile da osservare, dato che la combinazione di precisione, simbiosi e una nuova struttura che mima la vita complessa del pianeta, il corallo del dominio oltre a diventare notevolmente più pesante acquisisce la proprietà robustezza straordinaria. Infine, data la nuova precisione e complessità, il corallo del dominio è in grado di utilizzare la sola acqua primordiale come substrato per generare costrutti.
    Questa è la vera forma del corallo di Syphon, ed è distinguibile da ogni altro materiale analogo grazie alle bioluminescenze cangianti che scorrono sulla sua superficie, come vene luminose.


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