HOMECOMING

taranaki x fuji

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    HOMECOMING× 00




    Sono contento che sei tornato Moko. Fra i tuoi viaggi e i tuoi studi nelle terre del Nord è raro vederti nel villaggio. Qualche motivo in particolare?



    Il vecchio Tiki non sorrise, ma era raro che mostrava qualche emozione che non fosse un granitico stoicismo. Tuttavia dalla voce si sentiva che era contento che suo nipote fosse ritornato, anche solo per poco, in quella parte di Agharta.

    Sistemandosi l’elmo della darian, il ragazzino sorrise abbracciando il nonno, per poi camminare nel villaggio osservando i vari progressi che si sono avuti.

    Integrare lo stile e la cultura dei mori con le conoscenze dei popoli di Agharta non è stato una cosa così complicata. Il pa si era allargato cosi come la tribù dei Koru che aveva iniziato ad assimilare altri profughi della Nuova Zelanda, sia tribali che non, per avere anche qui un posto che potevano chiamare casa.

    Le vie erano piene di gente che lavorava, costruiva armi per le spedizioni nel mondo reale, oggetti di tutti i giorni, cibo e vestiti. Il giovane eletto sorrise nel vedere anche gente e creature esterne alla tribù che commerciavano e parlavano del più e del meno con sue vecchi conoscenze del pa.

    Erano presenti anche strane creature alate, che Tiki gli spiego erano spiriti di Agharta ben conosciuti nella loro cultura anche se era la prima volta che li vedevano. Ampie ali da uccello, sguardo rapace e pelle come corteccia degli alberi.
    Hākuturi, i guardiani della foresta e del Verde nella loro terra.



    Appena siamo arrivati qui, sono comparsi dai boschi chiedendo di dare una mano… con la Realtà cosi in disequilibrio a causa della Corruzione, ormai la differenza fra umani, fey o altro ha perso di importanza.
    Ho parlato con un loro saggio, un discorso molto illuminante.


    Sono stracontento che qui le cose vadano bene. Alle volte quando sai troppo a contato con i problemi che devi cercare di risolvere ti dimentichi di quanto abbiamo costruito e di cosa stiamo proteggendo… ed è uno stimolo a fare di meglio.

    Il vecchio annuì – mi dispiace solo che Pakake e Hanna siano fuori, e io ho un importante riunione con altri capi per decidere di importanti questioni. Non vorremmo lasciarti solo, anche se a casa tua.

    Tranquillo, al massimo sono io che devo farmi perdonare la mia assenza… pensò che farò un giro nei territori limitrofi per… andare in un posto.



    Salutando con la mano, si congedò dal vecchio capo tribù che volse il capo verso il centro del villaggio. La vita non si fermava, mai.





    [più tardi...]





    campo_fiorito_0





    Quel campo di fiori era qualcosa di spettacolare, sempre e comunque.

    Moko sapeva che Agharta era più che una dimensione a parte una sorta di “riflesso” di quello che era il pianeta Terra in tutta la sua interezza. Uno specchio dove l’immagine della Vita e del Sistema G.E.A. si esprimeva nella sua massima forma, sia in bellezza quanto in orrore.

    Ma qui sembrava che la Madre avesse voluto fare un monumento alla parte più bella e gentile della Natura.
    Fiori bianchi, nati dal terreno vulcanico nell’eterno ciclo di morte e resurrezione del pianeta, erano sparsi a perdita d’occhio mentre in lontananza enormi colonne sorreggevano isole fluttuanti contenenti altre biosfere, con cascate di acqua cristallina che si gettava verso le parti più profonde del Bosco Sacro riempiendo l'aria di nuvole candide. Un posto incantevole, importante per Moko per quello che rappresentava e per quello che si trovava.

    Un piccolo monumento, fatto in pietra vulcanica nera. Molto artistico nella sua naturale imperfezione, ma voleva sperare che poteva piacergli. I nomi dei sui genitori incisi e riempiti di pirite dorata, cosi come quelli di ogni persona che aveva perso da quando aveva memoria. Purtroppo tante.



    Scusate se sono stato via per tanto tempo… ma ho belle storie da raccontarvi se vi va.



    Rimase lì a lungo, prima di rendersi conto che non era da solo.
    Un altro eletto, con un Codice simile al suo anche se poggiato su altri Paradigmi... chi era?







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    RIASSUNTO AZIONI - fatto i fatti miei in una zona di Agharta vicino a dove si è insediata la mia tribù. A te come mi trovi e come ti vuoi approcciare.

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    Roan, Eletto di G.E.A - Darian del Monte Fuji {IV} - energia gialla



    Casa. Qualsiasi posto è casa.
    E' l'animo che riconosce un posto come casa propria. Non è semplicemente dove si dorme, si mangia e ci si rilassa. Ove si custodiscono i propri beni materiali, un luogo da difendere a tutti i costi. Agartha era una casa? Forse per molti di loro, nati e cresciuti in quella dimensione, in un mondo a cui facilmente ci si sarebbe potuti abituare.
    Era un paradiso terrestre, ove lo scorrere del tempo sembrava effimero rispetto al movimento dei corpi. Forse per tutti loro essere consacrati alla difesa di quel luogo era la cosa più importante di tutte. Lo capiva Roan, e ci pensava, ma ancor di più le meningi su altro si spremevano. Come e quando sarebbe tornato a casa sua.

    L'eletto del Monte Fuji era il simbolo di qualcosa che in quel posto non esisteva. Era legato alla terra, quella in cui era nato codardo e mai aveva conosciuto orrori della guerra se non con quell'estenuante invasione che la vita di tutti aveva sconvolto. Ancora ripensava a ciò che era stato distrutto, alle sue sorelle disperse, probabilmente morte, agli amici, ai colleghi, agli abitanti della sua cittadina. Nulla era più come prima. Era casa sua e lui cosa aveva fatto? Era fuggito, ed ora era ad Agartha. I suoi sforzi, l'addestramento a cui si sottoponeva, nulla era davvero servito.
    -E' bene che lo ricordi-. Aveva appena lasciato la nipote di Amaterasu così come la Corte della Mezzanotte e camminava in quel prato fiorito che sembrava incantato.

    Innanzi a lui soltanto vegetali colorati di vario genere s'alzavano dal terreno smeraldo, ed ogni stelo sembrava animato di vita propria. Era sconsolato Roan, nonostante tutta quella vita gli girasse intorno. Dentro di sé aveva una grande inquietudine, una rabbia che faticava ad imbrigliare.
    -Da quanto tempo manco?- Gli occhi verdi erano assenti mentre i capelli svolazzavano davanti agli occhi. La luce colpiva senza ferire ma non era strano che tenesse bassa la testa e lo sguardo di conseguenza. Quando finalmente alzò le iridi verso il prato, entro il quale ormai si trovava da qualche minuto, scoprì che v'erano diverse cose che non notava da tempo.
    Poco più in là si trovava un monumento di pietra nera che non sembrava però essere mai stato scolpito. Naturalmente voleva simboleggiare qualche cosa, ma niente che si potesse capire così a prima vista. Dinnanzi a quella roccia vi era un ragazzino, almeno nell'aspetto quello sembrava, ma indossava una Darian e teneva sottobraccio l'elmo. Senza volerlo, distratto com'era, s'era avvicinato troppo tanto che udì il ragazzino parlare al monumento e per quel motivo si girò verso di lui.
    L'armatura consacrata al Monte Fuji brillava intarsiata di metallo verde e giallo, quasi rifletteva la luce stessa. Roan capì immediatamente che si trattava di un monumento funebre e rivolse uno sguardo davvero inquieto al giovane. La conversazione con la Corte della Mezzanotte certamente lo aveva segnato.
    «Hai davvero... molto da raccontare?»
    Gli chiese avvicinandosi un po'.
    «Io sono Roan, vorrei che raccontassi anche a me...» Non si sentiva in imbarazzo a chiedere. Era un eletto da molti anni e non si era mai mosso da Agartha, non rivedeva casa sua da tempo e non svolgeva che compiti di poco conto. Conosceva molti eletti come lui, ma quel ragazzino non lo aveva mai visto in vita sua. Forse aveva qualcosa di davvero interessante da raccontare.




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    Status Mentale: Illeso
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    COSMO DI LUCE

    La luce sacra della montagna più alta del Giappone illumina la via dell'Eletto del Monte Fuji. La luce scaturisce attivandosi dall'emanazione del suo cosmo che brilla e dissipa le tenebre (naturali). La Luce generata dall'eletto di Gea acceca ed ustiona (pur non essendo efficace come "Fuoco"). Consente inoltre di creare raggi di luce in grado di perforare i nemici o di generare riflessi su superfici flettenti o sfruttare il fenomeno della rifrazione luminosa per nascondersi alla vista altrui(ma non è efficace come illusioni).

    LAME DI COSMO (ARMA)

    La natura del Monte Fuji ha un significato molto forte per i giapponesi. Molti fabbri hanno consacrato le proprie creazioni al monte sacro, addirittura incidendo una raffigurazione su diverse spade. L'abilità dell'eletto di Gea consente di generare due lame di cosmo che risiedono, rispettivamente, nel braccio destro e nel braccio sinistro.

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    HOMECOMING× 01




    Nonostante il rumore dei passi sull’erba e lo scorrere del cosmo, Moko trasalì sentendo la voce del suo “ospite”. Solitamente questa zona era poco frequentata, per questo aveva deciso di mettere qui questo piccolo monumento… ma non era lì per stare da solo, non gli dispiaceva se c’era qualcuno che gli faceva compagnia.


    Anche se il parlare per un pubblico gli metteva sempre soggezione. In fondo una cosa sono i discorsi in battaglia, una cosa parlare in situazioni più amichevoli. Ecco il ragazzino riusciva bene nel primo, era una frana con il secondo.


    Appoggiò l’elmo vicino alla struttura, voltandosi poi con un sorriso timido verso il suo compagno. Compagno, si, perché era chiaro che nonostante il paradigma che portava non era simile al suo (sembrava più mistico, più simbolico) la matrice del Codice era la stessa:

    Due Spiriti Protettori, due Custodi della Terra.

    Due Vulcani.



    moko22_0




    B… beh. Potrei raccontare certo, ma non è che sono cose tanto interessanti, eheheh… semplicemente un po’ le mie avventure in giro, alcune missioni che ho fatto e gente che ho incontrato.

    Al momento l’ultima cosa che mi è successo è stato un ritorno alla mia casa, in Nuova Zelanda. Ero lì per le solite missioni di controllo. Trovare sopravvissuti, purificare corrotti, una missione di routine quando trovai qualcosa di strano.

    Uno spirito della natura ancora non incarnato, come siamo io e te. Sono stato li qualche giorno per tentare di aiutarlo, era sigillato e alla fine ci sono riuscito… anche se al momento è come se fosse “dormiente”. Non sappiamo neanche come si chiama, ha perso completamente la memoria del suo nome, ma spero che un giorno potrà vivere e lottare al nostro fianco
    - sorrise, sentendo ancora parte della sua Corrente, come cosmo e lava, circolare nel suo corpo come un caldo abbraccio.

    Purtroppo non è una storia completamente a lieto fine… mi dispiace, la prossima volta spero di poterne raccontare una più bella.



    Ridacchiò mentre osservava un po’ il suo interlocutore, notando che nonostante fosse molto grosso, più alto di lui e ammantato di una darian. I tratti erano simili a quelli di Nobu, ossia giapponesi, e ricordando alcune storie lette nella biblioteca tentò goffamente un inchino. Era un’usanza delle loro parti, pensò che sarebbe stato carino farlo sentire a suo agio.



    Ah… chiedo scusa per la mia maleducazione. Io sono Moko, il Custode del Taranaki. Con chi ho l’onore di parlare? Non mi sembra che ci siamo mai incrociati né nei pressi del Santuario centrale, né qui, né in nessuna parte di Agharta o del mondo reale.

    Eppure non mi sembri una faccia nuova… sei per caso amico di Harla… erm, volevo dire Lord Amateratsu? Non lo vedo da Kiev, e dato che raramente sono in giro per i territori orientali ci sta che non ci siamo mai beccati.


    Si bloccò, rendendosi conto che forse lo stava tempestando di domande… meglio lasciargli il tempo di rispondere.






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    Roan, Eletto di G.E.A - Darian del Monte Fuji {IV} - energia gialla



    In quel mondo tutto ciò che esisteva, e sussisteva nella memoria degli occhi, era una scoperta sensazionale. Dinnanzi a sé Roan non aveva che un bambino. Un essere che forse non aveva mai conosciuto altra realtà che non fosse quella. Per lui tutto sembrava ordinario: andare sulla terra a purificarla dai corrotti, trovare uno spirito dormiente.
    Nella mente del nipponico si illustravano immagini particolari e senza tempo, di cose mai viste. Fantasticava ormai da mesi, da anni, su quale fosse la condizione della sua terra natia. Rifletteva anche, poco sapientemente, sul fatto che quel termine "purificare", che ormai spesso aveva udito, non fosse altro che distruggere qualcosa che non poteva essere salvato ma che in origine non era cosi.
    -Avrebbe potuto toccare a me. Chissà se è toccato anche a mio padre, a mia madre, od alle mie sorelle-. Non era una domanda recente, ma più restava in quella specie di paradiso e più si domandava quale fosse davvero il suo posto. Moko, custode di Taranaki, così si presentò, fece un goffo inchino forse perché, vedendo l'etnia di Roan, si era convinto che così potesse essere più rispettoso e gentile. Il guerriero del Monte Fuji ricambiò il gesto con un mezzo inchino non esattamente tradizionale, ma d'altronde in Giappone un guerriero non si prostrava mai completamente.

    Prima di qualsiasi altra riflessione gli venne in mente che la sua storia portata dal mondo degli uomini gli parve assai straordinaria. Questo perché, probabilmente, per lui non era la normalità nonostante fosse in quella dimensione ormai da molti anni. Essendosi già presentato di nome esplicò soltanto il proprio titolo di guerriero.
    «Sono protettore del Monte Fuji». Spiegò e per la prima volta sorrise al ragazzino. Forse dovette pensare che il giovane fosse eccessivamente alto rispetto a quelli del suo popolo. In realtà non poteva sapere delle origini miste, ma in effetti non era poi così eccessivo rispetto agli altri. In ogni caso ascoltò ancora le sue parole riguardanti Amaterasu. Chiamava per nome quell'entità che a lui era assolutamente sconosciuta, come fosse una vera e propria divinità da venerare. In effetti prima di entrare in quel mondo era così per lui. Quasi sudò freddo.

    «Conosco la nipote di Amaterasu, è colei che mi ha addestrato sulla terra». Anche se chiamarlo addestramento era molto discutibile. Era stato praticamente gettato nella mischia e sapeva bene che Sengen-sama lo avrebbe ucciso se non fosse stato in grado di proteggersi. D'altronde lo aveva anche salvato. «Non sono nuovo infatti. Sono ormai qui da molti anni, ma da quando sono giunto ad Agharta non sono mai andato via». In effetti era strano che non si fossero già incontrati prima, ma Roan conduceva una vita solitaria dedicata soltanto al duro allenamento. Era importante divenire più forte per salvare il mondo. Era l'unica cosa che contava. Col tempo però, lo aveva compreso: stare da soli non porta alcun vantaggio. Così Moko gli dava la possibilità di esplorare qualcosa di nuovo e di arricchirsi. Esattamente come Sengen.

    «La tua era una bella storia Moko. Da quel che so, però, raramente le storie di oggi hanno un lieto fine». Forse avrebbe potuto raccontarla lui, per la prima volta. Avrebbe potuto portare ad Agharta una storia a lieto fine.
    «Perché non mi racconti di loro?» Chiese volgendo lo sguardo al monumento con le scritte dorate. Si capiva che tipo di monumento fosse dedicato a qualcuno di davvero importante per lui. Chi poteva essere se non i suoi genitori. «Erano eletti?» Chiese con tono pacificamente deciso ma assolutamente rilassato, come comprensivo. A far da sfondo a tutto ciò il vento faceva oscillare gli steli dei fiori.
    Istintivamente Roan appoggiò una mano sul monumento sentendo la roccia levigata ed a tratti ruvida sotto i polpastrelli. Quante volte aveva toccato una pietra vulcanica? Abbastanza da riconoscerla al contatto.





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    HOMECOMING× 02




    Assimilo con attenzione tutto quello che stava dicendo Roan. Non solo le parole, ma anche i gesti, le espressioni, le pause, per cercare meglio di capire il suo compagno.

    Gli eletti erano estremamente eterogenei, e anche se potevano condividere il tipo di luogo non significava che avevano caratteristiche o ideali simili. La meraviglia del sistema G.E.A. era la sua incredibile diversità, quindi tentare di inquadrare chi avevi davanti poteva fare molto la differenza. Ma lui sembrava okay, almeno a una prima, veloce occhiata.


    Raccontò brevemente della sua storia, di come era stato preso da un membro della corte di Amateratsu ed addestrato, e di come si trovava lì già da molto tempo, dedicando il tempo ad allenarsi.

    Non trovò strano che non si fossero mai incontrati: Agharta era uno specchio della Terra come detto, ma non solo nel mero aspetto e negli ambienti, ma anche nelle dimensioni. Anzi, la sua natura di “cuore del pianeta”, un nucleo dimensionale con sue specifiche leggi spaziali la rendeva probabilmente anche più estesa e intricata. Tralasciando punti fissi, il resto era pura Natura alla massima potenza, tanto era nascosto anche agli stessi abitanti.



    Monte Fuji? È un vulcano, come il Taranaki… spiega la sensazione di “familiarità” che ho sentito dal tuo cosmo. Una persona che ho conosciuto mi ha detto che sono molto simili, tanto che alcuni film ambientati nelle vicinanze del monte Fuji sono stati girati invece in Nuova Zelanda. Una curiosa coincidenza.

    Cosi come esserci incontrati dopo tutto questo tempo. Beh, felice di fare la sua conoscenza, Custode del monte Fuji.



    Disse sorridendo, cercando di stemperare un po’ la situazione e portarla su un piano più confidenziale, umano… anche se l’accenno alle storie che non sempre finisco bene e alla domanda su chi era quel monumento fecero smorzare il suo entusiasmo e raffreddare il suo sorriso.

    Si avvicino quasi dimenticandosi della presenza del guerriero, toccando con la mano guantata la pietra nera, immerso nei suoi pensieri. Poi, la roccia inizio a vibrare, e come con una nenia composta da rumore di vetro rotto e crepitii di brace inizio a colorarsi nelle sue fratture di rosso, mostrando bene vari nomi e segni su cui spiccavano due proprio al centro di quella specie di croce.



    TEANUHE ANDERSON

    RASHIDA ELAHI





    Il ragazzino li fissò per qualche, vedendo poi il tocco del suo interlocutore sulla roccia, poco lontano dal suo. Avrebbe sentito solo un leggero torpore, quasi piacevole come sabbia in una bella giornata di Sole che ti abbracciava dopo un lungo inverno piovoso.



    Vero. Non ho visto sempre bei finali come si leggono nei libri.

    Non ho potuto salvare tutte le persone che ho incontrato, o spesso sono arrivato tardi trovando nel migliore dei casi macerie e desolazioni. Nel peggiore Corruzione. Ma proprio per questo non mi arrendo e continuo ad uscire, a tornare sulla Terra anche in posti remoti e lontani dal mio luogo… anche se solo poche storie finiscono con un lieto fine meritano di essere vissute e raccontate. E non dai guerrieri ma da coloro che salviamo.




    Nonostante la discussione era seria, la sua voce sembrava calma e tranquilla. Come se avesse già metabolizzato questa strana situazione difficile e aliena per un ragazzino. Sinceramente, difficile anche per un adulto.



    Non sono di Eletti, ma semplici esseri umani. Strano come spesso sembra quasi che me li dimentico, forse perché sono passati più di sei anni ed ero ancora più piccolo, o forse perché li chiamavo semplicemente “papà e mamma”.

    La loro storia è la mia storia, e non è niente di troppo interessante: mio padre era uno scrittore e un docente di antropologia, incontrò mia madre che era una studentessa iraniana in viaggio studi a Wellington, si innamorarono e si sposarono. Poi arrivai io e abbiamo vissuto una vita abbastanza tranquilla, normale, qualcuno direbbe addirittura banale.

    Poi, non so perché ma mi portarono da mio nonno, Pake, in un villaggio maori e luogo di nascita di mio padre. Non lo avevo mai visto.

    Il giorno dopo fu il 21 Dicembre del 2012…




    Silenzio. Per qualche secondo solo il vento e il suono della roccia che si raffreddava.



    Non voglio illudermi che siano vivi. Io stesso e tutta la gente del pa che ora vive ad Agharta ci siamo salvati solo per un sigillo di G.E.A. che si trovava vicino al Taranaki. Semplice fortuna.
    Poi sei anni di inferno, barricati cercando di sopravvivere e infine… la chiamata. Sono uscito dalle mura e ho afferrato il mio destino.
    Non so se può essere considerato un lieto fine, ma sono vivo. E nel mio piccolo cerco di fare la differenza.

    Tu invece? Hai qualche bella storia da raccontare?


    Chiese, guardandolo con un sorriso timido.







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    RIASSUNTO AZIONI - Scusa il ritardo mostruoso

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    Roan, Eletto di G.E.A - Darian del Monte Fuji {IV} - energia gialla



    Due vulcani, due destini diversi eppure così simili.
    Sotto terra non c'erano corpi, sepolti sotto un manto di fiori. C'era in realtà una cosa molto più importante e preziosa: il passato. Così come quello di Moko, anche quello del giapponese era sepolto sotto una tonnellata di terra. Avida e fredda essa reclamava il destino degli uomini ed in bagliori scarlatti si era compiuto. Erano passate a fil di artiglio o di dente aguzzo, ancora peggio si erano trasformati.
    Le parole del ragazzino fecero breccia nel suo cuore che si era indurito negli anni. Roan, però, non poteva certamente negare a se stesso la verità: gli occorreva quello stato. Occorreva distaccarsi dalle emozioni, trovare l'armonizzazione per restare coraggioso. In fondo era molto difficile per qualcuno nato in un Paese in cui regnava la pace fino a quel tragico evento.
    La guerra ti cambia. L'inferno ti cambia.
    Ed era cambiato davvero Roan. Era passato dal fuggire di continuo a dover affrontare una battaglia. Era sopravvissuto in quel mondo per oltre un anno ed ora lo aveva abbandonato. Si trovava in presenza di qualcuno che forse ne aveva passate quante lui, il che non era assolutamente così scontato.

    «Non posso capire cosa intendi». Rispose semplicemente con espressione scura in viso. Era strano dire quelle cose ad un ragazzino. «La mia esistenza di prima è morta dinnanzi ai miei occhi. Urlava e scalciava, ed è stata massacrata senza pietà». Erano situazioni diverse ma altrettanto simili. Un'altra pausa di pochi secondi segnò un'interruzione riflessiva assai simbolica. «Però... E' vero, nemmeno io ho potuto salvare tutti. Anzi, io non ci ho nemmeno provato».
    Può un uomo sfuggire al rimpianto? Un semplice uomo che si arrovella la mente di continuo cercando un codice da seguire non poteva che perdersi. Era così importante ciò che era stato? Sfortunatamente, l'essere è composto dal tempo e sfuggire a questa legge è, altresì, impossibile.

    «Non ho belle storie da raccontare, soprattutto dopo ciò che ho visto sulla terra». Spiegò. «Ti dirò che ho due sorelle, e non conoscere quale sia stato il loro destino mi tormenta ogni giorno. La mia è la storia di qualcuno che avrebbe dovuto fare qualcosa, e certamente morire nel tentativo, ma che invece è scappato e si è nascosto». Sebbene raccontare ciò gli facesse male il suo sguardo era come pietrificato negli occhi di Moko. Non era stanco, non era nemmeno agitato. Era uno sguardo di ferrea e cementata rassegnazione, quella che si prova quando si ha la consapevolezza di aver vissuto con disonore. Ascoltare però la storia della vita dei genitori di Moko, e quella di egli stesso, gli fece venire in mente la propria.
    «Oggi è diverso, voglio scrivere una storia nuova».





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    HOMECOMING× 03




    Rimorso e tristezza.

    Ne aveva visto tanti di occhi pieni di quel misto di sensazioni, ma non può dire di esseri del tutto abituato.

    Una storia come tante alla fine, non diversa dalla sua o di tanti qui ad Agharta o nel mondo in questo momento (o prima). Decise saggiamente di chiedere dettagli, poteva già immaginarli sebbene la curiosità di avere un quadro quanto più completo del personaggio.

    Si concesse solo un sorriso per l’ultima affermazione… in fondo era anche la sua idea, il suo scrivere nella roccia un nuovo corso per quella situazione decisamente orribile.

    Davanti alla Corruzione, al Chaos, e a qualunque difficoltà, l'unica risposta possibile è il prendere in mano la situazione e agire. Agire scioccamente forse è uno sbaglio, ma non farlo per paura o dubbio lo è sempre.

    Prima però che potesse rispondere al custode, una familiare firma cosmica si espanse per quella zona del prato, e dal terreno come un fiore sbocciarono rovi e liane che presero forma di una figura aliena ma umanoide dalle fattezze vegetali, in posa di saluto.



    Lord Moko, ho visto che stavate mettendo più tempo del previsto e tramite il Verde ho potuto percepire un’altra presenza, sono venuta personalmente a controllare la situazione. C’è qualche problema?

    Sigh… Kiri non preoccuparti quando non c’è bisogno, anche se sono contento di avere sempre le spalle coperte.
    Comunque, stavo parlando con Roan, il guardiano del monte Fuji che si trovava in queste zone, una chiacchierata amichevole, niente di più.




    La driade osservò con attenzione lo sconosciuto con i suoi grandi occhi scuri, quasi alieni. Non che pensasse che fosse un problema o una persona pericolosa, il Taranaki era più che capace di difendersi da solo, ma non tutte le creature di G.e.a. sono sempre amichevoli e Moko alle volte ha difficoltà a ricordarlo.



    Comunque, stavo pensando di ritornare proprio ora al villaggio e fare un giretto per vedere le nuove costruzioni e un po’ come va la situazione. Roan – disse voltandosi – se ti fa piacere, puoi anche venire con noi. Magari mangiamo anche qualcosa in taverna, se ti va?



    Il vento soffiava fra i fiori bianchi di quel paesaggio paradisiaco, mentre le nuvole di vapore create dalle cascate delle isole superiori macchiavano il cielo della dimensione di G.e.a., creando giochi di luce e ombre sul monumento funebre e la darian nera del ragazzino che attendeva non una espressione serena la risposta del suo commilitone.

    Un motivo per cambiare l’argomento? Per far sentire parte del gruppo un guerriero che ne ha passate tante oppure un semplice atto di gentilezza?
    Difficile dirlo, conoscendo Moko tutte tre insieme.








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    Ci sono pugnali nei sorrisi degli uomini

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    Roan, Eletto di G.E.A - Darian del Monte Fuji {IV} - energia gialla



    Il nipponico era sorpreso dall'atteggiamento del ragazzino. Sembrava eccessivamente gentile, così come, probabilmente, il suo potere fosse troppo grande. A prescindere che potesse eguagliarlo o superarlo non aveva idea di come fosse possibile che un essere con un corpo così poco performante, come poteva essere quello di un ragazzino, riuscisse anche soltanto ad indossare un'armatura.
    Non sapeva se ci fossero le condizioni perché un caso del genere fosse stato già registrato nella storia. In ogni caso tutto ciò lo fece riflettere su quanto fosse indietro rispetto ai suoi compagni e di quanto le possibilità di un guerriero fossero infinite e limitate insieme.

    In un mondo siffatto era possibile qualsiasi cosa. In fondo aveva visto gli dèi di cui da bambino leggeva le gesta in miti e leggende come se fossero entità immaginarie. Nessuno gli aveva mai nemmeno detto della possibilità che un giorno sarebbero tornati su quel mondo, né li immaginava tanto simili a lui. L'unica cosa che poteva immaginare era che le congiunture universali si fossero impegnate a mandare sulla terra tali disgrazie e, contemporaneamente, una salvezza. Di lì a pochi giorni, però, avrebbe capito che non si trattava certamente di entità benevole quelle che osservava con tanta ammirazione. Anzi, potendo ne sarebbe rimasto allibito e disgustato.

    Nel contempo, mentre aspettava una risposta da Moko, un cosmo si sollevò dal terreno ed una figura dalle fattezze vegetali si sollevò dal terreno.
    «Agartha è davvero sorprendente». Asserì osservando quell'essere con curiosità e si sorprese ancor di più che esso potesse parlare. Quel mondo ormai lo riusciva a sorprendere ogni giorno.
    «Ti ringrazio Moko, ma ho degli allenamenti da svolgere». Sinceramente era ancora molta la strada che doveva fare e quell'incontro lo avrebbe stimolato a far meglio. «Sono certo che ci rivedremo molto presto, in caso contrario ti auguro buona fortuna per le prossime missioni». Si inchinò profondamente come era solito fare un guerriero innanzi ad uno stimato pari e si ritirò nella foresta per riprendere ciò che aveva lasciato in sospeso.





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    Abilità Attive:

    COSMO DI LUCE

    La luce sacra della montagna più alta del Giappone illumina la via dell'Eletto del Monte Fuji. La luce scaturisce attivandosi dall'emanazione del suo cosmo che brilla e dissipa le tenebre (naturali). La Luce generata dall'eletto di Gea acceca ed ustiona (pur non essendo efficace come "Fuoco"). Consente inoltre di creare raggi di luce in grado di perforare i nemici o di generare riflessi su superfici flettenti o sfruttare il fenomeno della rifrazione luminosa per nascondersi alla vista altrui(ma non è efficace come illusioni).

    LAME DI COSMO (ARMA)

    La natura del Monte Fuji ha un significato molto forte per i giapponesi. Molti fabbri hanno consacrato le proprie creazioni al monte sacro, addirittura incidendo una raffigurazione su diverse spade. L'abilità dell'eletto di Gea consente di generare due lame di cosmo che risiedono, rispettivamente, nel braccio destro e nel braccio sinistro.

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    i have no idea what i'm doing

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    Allenamenti, eh?


    Moko fece spallucce, non particolarmente deluso dalla mancata partecipazione. Il giapponese sembrava una persona molto più seriosa di lui e, in fondo, anche il ragazzino dava estrema importanza al migliorarsi.

    Fece un cenno alla sua amica e compagna come per dire va avanti, e poi si rivolse verso Roan con un leggero sorriso. Il suo cosmo si ampliò leggermente, senza violenza ma con un quieto torpore riempiendo il prato in fiori. Come una dimostrazione che il potere di distruggere che albergava nel suo cosmo fosse anche quello di difendere, creare, dare speranza e nutrimento per tutti.

    Non voleva chiedergli se avesse bisogno di una mano, sia perché anche lui era impegnato ma anche perché aveva compreso che ogni custode era diverso e doveva crescere in modo consono… tuttavia voleva lasciarlo con un po’ di “esperienza diretta”.


    La tecnica e l’abilità sono necessarie, si… ma non sono le uniche cose che contano, anzi.

    Io sono cresciuto entrando sempre più in sintonia con la Rete di G.E.A. perché sono parte di questa Rete come il Taranaki, come una montagna sacra che è l’emblema del mio popolo, della mia terra e anche di me stesso. Tutto è collegato, anima e corpo, e solo quando inizierai a perderti in esso potrai avanzare come Custode di G.E.A.

    Partiamo come uomini, abbiamo la loro forza e la loro capacità di compiere miracoli, ma siamo comunque connessi alla nostra natura e al nostro scopo. Liberi di percorrere il nostro paradigma ma sempre in esso… è il nostro dovere come Spiriti Protettori.

    Agharta è lo specchio del Pianeta, magnifica ma comunque secondaria, e quindi ti consiglio di affinarti la fuori. Perché nessuno è pronto alla vita, mai.

    E solo cosi, scontrandoti con gli altri e con te stesso… potrai comprendere la tua vera forza, Monte Fuji.
    La fortuna ti segua Roan, Haere rā*




    Detto questo il cosmo dell’Eletto come un torrente di sabbia scura si raggruppò sotto i suoi piedi, formando una sorta di disco di pietra lavica che iniziò a fluttuare verso il cielo.

    Facendo da lì un profondo inchino, Moko rivolse il suo sguardo verso una direzione lontana e partì velocemente.

    Doveva tornare anche lui a casa.



    *In maori "Arrivederci"



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    RIASSUNTO AZIONI - Grazie per l'attività, ciauz

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