Farewell

Chernobog - Amaterasu

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    Aveva timore. Non paura. Ma una sorta di lieve, come vento, timore.
    Perché ancora, dal suo risveglio, non aveva visto i suoi fratelli.
    Aveva fatto tutto, aveva incontrato mille persone, eppure i suoi passi mai si erano diretti da uno dei suoi fratelli. Per timore. Per vergogna.
    Perché ancora non si sentiva pronto al loro giudizio. Al loro confronto. Eppure la Corte di Mezzanotte era sveglia. L'eco dei loro passi era arrivato fino al Tempio Nero.
    Chernobog lo stava cercando eppure Draka si era reso nuvola.
    Lo cercava nell'Est Europa eppure non lo trovò. Amacunu stesso mantenne un riserbo sulla faccenda.
    Sapeva che Amaterasu aveva bisogno del suo tempo e quindi gli diede un posto tranquillo dove riflettere e finalmente uscire dalla sua caverna.
    Aveva bisogno di quiete.
    La trovò lontano da tutti, protetto da Amacunu e dagli spiriti del Brasile, mentre la sua Corte metteva a ferro e fuoco l'Est Europa.
    La loro furia arrivò a Chernobog ma per quanto il Dio Nero corresse sulle loro tracce, quella masnada galoppava veloce. Era come vento.
    Soffiava e non si riusciva a imbrigliarlo.
    Lasciava dietro solo corrotti uccisi. Sventrati.
    Sangue e budella.
    Capì che Amaterasu e la sua Corte non volevano essere trovati.


    Est EuropaDa Qualche Parte


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    Combattevano.
    Ma lontano era il giorno in cui avrebbero bussato alle porte del Tempio Nero tornando, facendo garrire al vento il simbolo dell'Araldo dell'Inizio.
    Continuavano ad avanzare per l'Est Europa come un tornado di fuoco e fiamme. La Corte di Mezzanotte era sguinzagliata. Gli Yokai Nobili guidavano le loro fazioni e lo stendardo di Amaterasu garriva al freddo vento dell'Est Europa.





    Inari danzava tra le schiere di corrotti. Le sue nove code erano magnifiche. Belle come nessun'altra cosa al mondo eppure erano sporche di sangue e visceri.
    Il volto perfetto della Kitsune era lordo di sangue eppure il sorriso, voluttuoso, campeggiava come il più prezioso dei diamanti su di una corona.


    L'ululato fu tremendo. Al centro vi era un luccicar di zanne e artigli. Una spada argento calava dall'alto. Capelli splendidi come la notte e una veste argento con ricami di perle in quel nero orrendo, brillava come non mai.
    Artigli penetrarono nella testa di un corrotto. Il cervello esplose insieme alla scatola cranica. Ossa e poltiglia grigia macchiò quei artigli lucenti e aguzzi.

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    Rogo amava la guerra e il sangue. La brutalità e quel gusto di budella e viscere in bocca. Aveva gli artigli lordi di sangue eppure, seppur ricoperto di ferite, continuava a combattere con una furia implacabile. Guidava il suo clan fin dentro il cuore di quell'esercito di corrotti e cose orribili. E il suo ululato si mischiò ad un ronzare magnifico.
    Tsukuyomi danzava tra le schiere. Perfetto. Intoccabile.
    Come il riflesso della Luna nell'Acqua. Era ovunque.
    Non era in nessun posto.
    Il suo cosmo tagliente come falce.
    I suoi occhi inespressivi.
    Cadaveri ai suoi piedi che non toccavano quel suolo immondo.
    La Corte di Mezzanotte, gli Yokai Nobili continuavano a combattere in una furia senza eguali nel mondo. Perché le loro grida erano il selvaggio pugno alzato contro i bastardi che si celavano dietro a tutto questo.
    era una volontà fatta di zanne, artigli, ali, spade, falci, pugni, ossa infrante, di sangue e tamburi che continuavano a far tremare la Terra e a riscuoterla da quel torpore freddo dove l'avevano gettata.
    Lontano era il giorno in cui Amaterasu avrebbe chiesto perdono per i propri peccati all'unico dei suoi fratelli che temesse di più.
    L'antitesi del suo paradigma.
    Forse quello che più di tutti riusciva a leggere il cuore della Spada di G.E.A. Ma era la vergogna a far muovere i passi di Amaterasu lontano dal Dolore Necessario.
    Era la Paura.
    Era l'ignominia. Era il non sentirsi adeguato.
    E quindi avrebbe girato il mondo e si sarebbe riscattato agli occhi di chi doveva proteggere e agli occhi di sua madre.
    Poi...un giorno...avrebbe chiesto perdono a chi amava più di tutti su questa terra.
    I suoi fratelli.





    Oggi era quel giorno.
    Oggi Amaterasu avanzava a capo chino, con la mente colma di pensieri.
    L'Araldo che non perdeva mai.
    La vita.
    Il Primo di tutti loro era lì.
    La sua darian bianca era un crogiolo di vita e colori, mentre i suoi occhi cambiavano colore e toni, mutevoli e selvaggi come la creazione e l'inizio.







    Era lì.

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    Lento avanzava Draka. Lento ma a testa bassa. L'elmo copriva il suo volto, la celata faceva risaltare ancora di più quegli occhi cangianti, mutevoli, non domi ma profondamente malinconici sebbene in loro ardesse un fuoco devastante.
    Era la brace che covava sotto le ceneri.
    Amaterasu aveva nel suo paradigma una profonda ed esplosiva vitalità. Tuttala forza della vita erano in quegli occhi. Ma anche la calma brezza; erano profondi come gli abissi ma tremendi come il magma che eruttasse dalle profondità della terra.
    Lucenti come il Sole eppure un ombra, come nuvole, ne adombrava lo sguardo indomabile.
    Il ticchettio della spada fu quasi nervoso.
    Aveva combattuto. Aveva versato sangue, ma sopratutto aveva ritrovato la pace del proprio essere.
    Era sceso a patti con i suoi errori. Errori imperdonabili che portavano incubi. Silenziosi e maledetti si erano incuneati nelle pieghe più profonde della sua anima, avvelenandola.
    Si era dimenticato di molte cose lasciando che l'errore decidesse di segnare e contrarre tutta la sua vita.
    Quell'errore era diventato Amaterasu? Quell'errore poteva dire chi fosse davvero?
    Aveva permesso che i suoi sbagli decidessero chi lui fosse davvero. Che da questi sbagli non se ne potesse uscire mai, perché lui stesso non voleva.
    Per un momento aveva desiderato rimanere nella caverna.
    Tutto molto più semplice.
    Ma nulla, nella Vita, era semplice e un uomo la doveva affrontare con tutto quello che portava con sé. Le cose belle unite nelle brutte.
    La Vita era questo.
    Un crogiolo di emozioni.
    Vivere significa prendere tutto e accettarlo.
    Non lo aveva fatto. Meglio disperarsi. Meglio rimestare nel dolore e far sanguinare le cicatrici.
    Tutto molto più semplice. Come scappare dal giudizio di Chernobog e affogare tutto questo nelle urla di guerra e della battaglia.
    Ma non poteva fuggire da se stesso e men che meno dalla rabbia del suo paradigma.

    La sua Corte era con lui. Le loro zanne, i loro artigli scintillavano alla luce del sole mentre Amaterasu passò tra gli Yokai Nobili, attendendo la venuta di Chernobog.
    E del suo giudizio.
    La chitarra venne suonata.
    Un tempo Harlan e Audatia s'incontrarono così: con l'uno a suonare e l'altra ad ascoltare.
    Oggi uguale. Ma diverso.
    Loro lo erano.
    Ma quella chitarra suonava. Perché il suo suono giungesse al Dio Nero.


    Sono qui...fratello

     
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    Quando la Realtà vibrò, perché dopo secoli il trono della corte di mezzanotte era stato reclamato, Chernobog sorrise. Il canto gioioso e l'ululato furioso di gioia si spanse dal Tempio del Sud fino al cuore più profondo di Agartha, lambendo le sponde del gelido nord dove il Tempio Nero regnava. Chi aveva occupato quel posto le era ignoto e lo fu fin quando le sue piccole spie - demifey nascosti sotto un grande strato di glamour e in una delle loro forme all'apparenza più innocua - non la informarono, sussurrandole all'orecchio la verità: Amaterasu, l'Inizio e il Taglio, si era risvegliata in Harlan Draka. La sorpresa la colse e per un attimo si sentì colpita nel profondo della sua anima perché era venuta meno alla parola datagli qualche tempo prima, quando aveva intrecciato le dita con l'uomo e aveva condiviso il sangue e il battito.

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    L'urlo di battaglia dell'Orda Nera si mischiava a quello di dolore dell'innumerevole fiume di corrotti che incontravano lungo la loro marcia. Avevano setacciato l'Est Europa in lungo e in largo eppure di Draka non vi era traccia, la Corte di Mezzanotte era in vantaggio di un paio di giorni a piedi ma quando Chernobog ne ebbe abbastanza di dover rincorrere un gruppo di nobili guerrieri che nulla di vivo lasciavano al loro passaggio, allora si diresse dall'unico che potesse darle una risposta ma anche in quel caso, persino il vecchio Brasile tacque.

    Il Nero si era ritirato con stizza. Lo sguardo pacifico del Rio l'aveva semplicemente reso più furioso e lungo la strada di ritorno verso il Polo aveva massacrato corrotti e liberato delle aree che, per buona gloria della Madre, adesso erano praticabili. La furia della Fine fu devastante, la morte che solitamente portava con tocco leggero si era tramutata in terribile agonia, tutto ciò che incrociava il suo cammino veniva sopraffatto e ucciso. Abomini, minori o maggiori, creature toccate dal chaos... Tutti erano diventati lo sfogo della sua ira, così profonda da crepare la terra e far tremare le tre sorelle che invano erano riuscite nell'intento di calmare l'Araldo.

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    Il materiale di cui era composto il Tempio Nero aveva tremato, la sua struttura aveva vibrato, i cristalli si erano agitati e tutti gli spiriti e gli abitanti si tenevano alla larga da Chernobog. I pensieri che gli affollavano la mente erano contrastanti, la sua parte umana urlava che era fisiologico prendersi tempo mentre quella immortale si risentiva della poca considerazione della sorella nei confronti dei Cinque. Come osava nascondersi alla sua vista dopo tutto quel tempo?

    Quando un messo della Corte di Mezzanotte bussò alle porte del Nero, annunciandogli di come Amaterasu fosse pronta ad incontrarlo - dopo mesi finalmente! - per poco non lo prese con sè, le ombre si solidificarono attorno alla gola di quello stringendo per abbastanza tempo da far svolazzare Tobi preoccupato attorno alla testa del Nero. Ritirò il cosmo e si limitò a fissare lo Yokai che, per quanto preoccupato, osò persino non mostrarsi terrorizzato nonostante il dolore alla gola e le leggere ustioni sulla pelle causate da tutta quella oscurità.

    Aveva indossato la sua Darian, nera come il più profondo degli abissi e affilata come la più letale delle lame, emanava un bagliore verdastro di malattia e morte e gli occhi illuminati di un topazio sgargiante erano inghiottiti nel mare di nero che era la sclera. Quando al suo passaggio le porte si aprirono verso l'esterno in un movimento lento e studiato, fu investita ad ogni passo dal suono di una chitarra che riempiva l'aria. Fermò i suoi passi con una sensazione cui non era abituata a provare, stretta e veloce nell'aggrapparsi al petto, la lasciò senza il respiro. Si fermò, il volto coperto dall'elmo e protetto dagli sguardi curiosi di quella corte, contò lentamente fino a dieci prima di riprendere a camminare nella direzione della musica e del cosmo così scoppiettante e indomito che non sentiva da molto, molto tempo. Le note risuonavano nel petto dell'Araldo e quando voltò a destra e poi sinistra in quel campo davanti al Tempio Nero - in attesa di scoprire finalmente perché Amaterasu non era tornata subito a casa, perché aveva preferito nascondersi in una caverna - il cuore le saltò in petto nel vedere nuovamente chi toccava quella chitarra.

    Quanto tempo è passato prima che potessi rivederti, sorella?

    Forse avrebbe dovuto mantenere un contegno e fu quell'unico pensiero che fu in grado di trattenere i suoi passi e le sue braccia dal correre a stringerlo tra le braccia, afferrandolo per quell'armatura bianca e piena di colori e non lasciarlo andare più. Si accorse di aver mosso istintivamente un paio di passi nella sua direzione e di aver allungato una mano come a tenere la sua. Si morse il labbro inferiore in una vecchia abitudine e si limitò a rispondere fissando quegli occhi che aveva imparato a conoscere ed apprezzare come lapilli e fiamme mentre adesso racchiudevano tutta la forza della Creazione e dell'Inizio.

    Ti sei nascosto nonostante non fosse un mistero il tuo risveglio, aspettavo di ritrovarti eppure sono rimasta in attesa. Ho aspettato anche nonostante leggessi i resoconti dei tuoi incontri nel mondo, dei nemici che hai affrontato. Di quante, troppe, persone hai incontrato.

    Ad un suo pensiero l'elmo venne via, inglobato dalla darian stessa e facendo sì che si mostrasse il volto pallido. Incrociò le braccia mentre parlava, lo sguardo fisso in quello mutevole di lui. Richiuse la bocca a metà di una parola e riprovò subito dopo aver ripreso il controllo. Non voleva essere sotto lo sguardo degli Yokai per quello che avrebbe fatto in seguito.

    Ma non credo sia il caso di parlarne qui. Il Nero è sempre aperto ai figli di G.E.A perciò entra pure e anche la tua Corte, se vorrai, potrà accomodarsi. Le Zorya gli faranno da guida.

    Al nominare le sorelle, tre spiriti biancastri - ognuno rappresentante una fase della loro vita, guardiane della dimensione spirituale e spettrale del Nero - apparvero, pronte a gestire e intrattenere se fosse stato il caso i nobili presenti. Dopodiché voltandosi in direzione dell'ingresso, senza nemmeno accertarsi che Amaterasu la stia seguendo o meno, si incammina verso una delle sale interne, subito dopo la grande scalinata e vicino alla Biblioteca. Un posto più intimo e raccolto per poter parlare liberamente e senza orecchie indiscrete.



    narrato ¤ parlato ¤ pensato ¤ °telepatia°
    NOME ¤ Audatia
    CASTA ¤ Eletti di Gea
    ENERGIA ¤ Blu
    DARIAN ¤ Chernobog [VII]

    FISICAMENTE ¤
    MENTALMENTE ¤
    STATUS DARIAN ¤

    RIASSUNTO AZIONI ¤

    ABILITÀ ¤
    Le Tenebre
    «Gli Slavi, dicono, hanno un'usanza particolare: durante le feste, passano un calice tra di loro radunati in cerchio, non al fine di pregare, ma piuttosto per maledire nel nome degli dei, buoni e cattivi, per ogni buon affare pregando un dio buono, e per ogni cattivo affare maledendo un dio maligno. Questo dio del dolore nel loro linguaggio è chiamato Zherneboh, il che sta a significare dio nero.» Chernobog è l'incarnazione di tutto ciò che è oscuro, malevolo e terribile. Attraverso il Nero egli esercita il suo potere, facendo assumere svariate consistenze e stati fisici alle stesse, plasmandole in più di una forma. Il loro contatto reca un dolore fisico lievemente maggiore di quanto siano i danni realmente apportati, pur se rilevanti, ustionando leggermente chi ne viene toccato.


    Spiriti Vendicatori - Fabbro delle Tenebre
    Una delle abilità del Dio Nero è la possibilità di evocare le anime di quelle creature e degli Eletti periti in battaglia durante il corso dei secoli, che hanno lottato e sono cadute per difendere la Madre. La volontà dell'Araldo è tale da riuscire a guidare gli spiriti di ninfe, satiri, fauni, fate e creature del piccolo popolo, unendoli sotto l'unico vessillo nero della vendetta e del terrore non badando ai mezzi utilizzati ma al fine ultimo che attraverso di essi possa raggiungere. I danni inflitti da queste creature di puro spirito dilanierebbero l’anima di coloro che Chernobog colpirebbe, ricordando loro che non esiste la mera soddisfazione materiale ma anche la coesistenza con l’anima del creato e l'equilibrio dello stesso. Le stesse anime cadute potranno anche difendere Chernobog, facendogli scudo nel caso incontrasse combattenti versati nelle medesime arti. La specializzazione di Fabbro delle Tenebre, inoltre, permette di elaborare tecniche in grado di dar forma tangibile all'energia spirituale e agli spettri controllati. Chi viene toccato fisicamente da queste tecniche, oltre ai normali danni spirituali, riceverà danni fisici e verrà privato dell'energia vitale fin tanto che il contatto con tali costrutti permarrà. Questi spettri resi tangibili possono essere respinti fisicamente, anche bloccati, ma non danneggiati. Solo chi dispone dell'abilità Spirito o di poteri similari può sperare di infliggere loro danno e distruggerli.
    Egli è inoltre in grado (dall'energia blu) di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere Il Nero, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.


    Illusioni Mentali
    I poteri di Chernobog, sebbene siano volti a difendere la Madre Terra, sono nati dalla paura: delle tenebre, del buio, dell’ignoto. L’uomo teme massimamente ciò che non riesce a vedere, e spesso fa bene, perché nell'oscurità si celano orrori che sconvolgerebbero gli intelletti più allenati. Il Nero sfrutta le tenebre del suo cosmo per suggerire, far intravedere, o talvolta imporre queste aberrazioni, sfruttando la paura primordiale dell’uomo per tutto ciò che è oscuro. L'influenza di Chernobog si fa sentire non cambiando realmente il paesaggio, ma colpendo la mente stessa dell’avversario, facendole credere cose non vere, inducendo stati d’ansia, paura, dubbi, stati d’animo, dolore, e anche piacere smodato ed euforia. Queste alterazioni saranno veicolate dal tocco delle tenebre o accompagneranno gli spiriti, resi così più forti, ma potranno anche essere instillate da colpi puramente spirituali, che avranno effetto solo se colpiranno effettivamente l’avversario. Le illusioni potranno essere evitate da chi possiede simili abilità o da nemici molto superiori, talvolta anche avversari in parità di energia o inferiori potranno liberarsene a costo di grandi sforzi di volontà, che però andrebbe a ripercuotere il loro equilibrio psicofisico.


    Telepatia
    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, proiettando il suo cosmo all'esterno può di comunicare telepaticamente con le persone che la circondano.


    TECNICHE ¤



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    It must be that old evil spirit. So deep down in your ground. You may bury my body down by the highway side. You may bury my body down by the highway side.
     
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    Attese Chernobog. Suonava eppure il suo cuore tremava. Perché non riusciva a gridare aiuto. Ci stava provando...dannazione!
    Ci stava provando con tutto se stesso a gridare aiuto, a cercare una mano, un appiglio in questo dolore, in questa sua disperazione cruenta e malvagia. Eppure non ce la faceva.
    Non riusciva a farsi capire. Scappava e non riuscivano a prenderlo.
    Voleva?
    Una parte di lui no.
    Eppure era arrabbiato perché non riusciva a a battere i suoi demoni.
    Perché non riusciva ad andare avanti. Non ci riusciva davvero.
    Quindi combattere era un modo per affogare il dolore, la rabbia e non sentire nulla. Lasciarsi andare. Forse, davvero, con un po' di fortuna avrebbe trovato la morte in battaglia e la quiete.
    Eppure la rabbia montò ancora più forte, perché lui non era questo. Non era patetico. Non era un pavido vigliacco. Non voleva la morte. Voleva vivere.
    Voleva combattere per G.E.A...eppure non riusciva ad affrontare quel demone che era lui stesso.
    E il grido di dolore della sua anima si spezzava nelle profondità della sua essenza, perdendosi, morendo in gola e le parole che uscivano, le azioni che creavano erano solo un'ombra di quello che voleva dire e fare.
    Realmente.

    «Ci sono tante cose che non sai. A volte la verità è molto... più profonda

    Eppure non riusciva a mettersi completamente a nudo. La sua anima la teneva ben nascosta. Le sue cicatrici dietro muri e muri di oscurità e tenebra.


    «Si...non parliamone qui...»

    O forse.... non parliamone affatto. Perché era difficile lasciarsi andare, piangere, cadere a terra cercando quella mano nelle tenebre del proprio dolore.
    Amaterasu era Orgoglio. Forse il più orgoglioso dei Cinque. Ma anche quello più sensibile.
    Perché metteva cuore e anima quando creava e la vita diveniva nelle sue mani. Vi metteva amore e sensibilità.
    Così come era il più furioso tra di loro in guerra. Perché la Rabbia dell'Inizio e della Vita era terribile. Ma, sebbene fosse il primo, era anche quello che più di tutti si faceva carico dei dolori altrui.
    Perché prendeva il Mondo come una sua responsabilità.




    I've been away, a little while, sometimes I just can't help myself
    When my mind's running wild, I seem to lose grip on reality
    And I try to disregard the crazy things the voices tell me to do
    But it's no use
    I tried to own it, write songs about it
    Believe me, I've tried; in the end, I needed to breathe
    Find inspiration, some kind of purpose
    To take a second to face the shit that makes me me
    All I needed was the last thing I wanted
    To sit alone in a room and say it all out loud
    Every moment, every second, every trespass
    Every awful thing, every broken dream
    A couple o' years back and forth with myself in a cage
    Banging my head 'gainst the wall, trying to put words on a page
    All I needed was the last thing I wanted
    To be alone in a room, alone in a room






    E si alzò. Le noto morirono nel nulla. Spezzate.
    Come lo era lui. Anche se si nascondeva. Anche se non faceva trapelare nulla. Anche se scappava. Anche se combatteva.
    Era solo in quella stanza...in quella caverna...
    Fece un movimento con la mano. La Corte si mosse ma non avrebbe seguito l'Araldo. Avrebbe atteso.
    Che il sole nascesse.... di nuovo.


    Amaterasu seguì Chernobog e i suoi occhi si fecero grigi. Come se nubi oscurassero la loro luce.
    Una luce fredda. Troppo fredda.

    a0ebaa20efc832c696358ed9ec66b072Nonostante avessi il cuore colmo d'inquietudine e d'una pena indicibile, atteggiai la faccia a un sorriso sardonico, sfrontato




    La maschera sul volto e nell'anima.


    «Ora che siamo soli...puoi far esplodere la tua rabbia.»

    Altro dolore. Così da dimenticare il suo e il grido della sua anima.
    Voleva che Chernobog lo distruggesse...
    Si...perchè così poteva trovare pace. Perchè le parole non riuscivano ad uscire dal suo cuore.
    E suo fratello lo guardava con una rabbia che ardeva da sotto le braci di una calma fredda e abissale.
    Perchè aveva capito...lo aveva messo da parte.
    Ma non era così!
    Lui non stava mettendo da parte i suoi fratelli, ma lui stesso. Perchè non voleva distruggerli. Non voleva che la sua rabbia facesse nascere di nuovo il Drago. Perchè era così difficile farlo capire? Perchè il suo volto era così di marmo? Perchè le lacrime non uscivano di fronte a suo fratello?
    Suo fratello!
    Era l'unico di cui potesse davvero fidarsi e quegli occhi...

    Non guardarmi così....guardami con rabbia, guardami con odio...ma non così...non con quegli occhi

    Eppure non riusciva a parlare. Poteva solo stare fermo e aspettare la tempesta. In fondo era meglio.
    Almeno nel rumore della battaglia non avrebbe sentito il silenzio della sua anima.


    Se faremo ancora
    tutta la strada dall’inizio
    io proverò a cambiare
    le cose che hanno ucciso il nostro amore
    si, ho ferito il tuo orgoglio,
    lo so cosa hai passato
    ma dovresti darmi una speranza
    questa non può essere la fine
    Io ti amo ancora
    Io ti amo ancora,
    ho bisogno del tuo amore
    Io ti amo ancora




    Perché...perché aveva sbagliato. Lo sapeva eppure non riusciva a piangere. Non riusciva a buttarsi in ginocchio e a piangere a dirotto. Non riusciva ancora.
    Perché non riusciva a dirlo che aveva paura. Paura di se stesso. Paura di non essere di nuovo all'altezza. Aveva combattuto per espiazione.
    Si era fatto ferire. Aveva tagliato questa realtà eppure non riusciva a tagliare quel tumore che aveva dentro il suo cuore. La paura di riessere un flagello. E lo aveva lasciato solo.
    Aveva lasciato solo Chernobog...solo contro tutto e tutti.
    Non era stato lì quando doveva esserci. Non era stato lì ad asciugare le sue lacrime, a curare le sue ferite...che Araldo patetico era stato!
    Non era nulla di più che nulla di meno di un imbecille, pavido e debole.
    E abbassò la testa. Il pugno si strinse.
    Le parole non uscivano. le lacrime erano bloccate e lui...
    lui...
    lui...
    lui...


    TI PREGO! PRENDI LA MIA MANO!



     
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    I passi di Chernobog lungo i corridoi, fattosi improvvisamente silenziosi e vuoti, risuonavano tutto intorno in un tacchettio ritmico. Sentiva che Amaterasu era proprio alle sue spalle, seguendola silenziosa dopo aver abbandonato la chitarra e la melodia che stava suonando. Aveva percepito un lieve sapore di nervosismo ma, a differenza delle capacità che aveva prima di risvegliare l'Araldo, era più una supposizione della stessa - sopratutto dopo gli inseguimenti per tutto l'Est Europa - era il minimo che doveva provare la sorella.

    Ignorò completamente le sue risposte e mantenne un rigido silenzio finché non arrivarono in una sala privata del Tempio Nero, subito accanto al salone principale, la porta per il luogo prescelto era nascosta ed incassata nella parete di brillante ossidiana. Con un semplice gesto della mano il simbolo dell'Araldo della Fine si illuminò di un verde luminoso e aprì il passaggio ai due. L'interno era arredato secondo lo stile classico di Agartha con le contaminazioni del Nero: nero, oro e verde. Le sedute erano comode e il tavolo posto al centro della stanza era sgombro da qualsiasi suppellettile eccetto che per due bicchieri di cristallo nero accanto a una bottiglia dal contenuto trasparente e un posacenere.

    Solo quando la porta si chiuse alle loro spalle e Amaterasu parlò nuovamente, Chernobog si voltò a fissare gli occhi mutevoli dell'Inizio. L'uno complementare all'altra, Inizio e Fine della Creazione di G.E.A, campioni e difensori della Realtà eppure mossi da emozioni così tanto umane da farla tremare di rabbia. Perché ritornare ad Agartha non era stata una sua priorità? Aveva dovuto seguire i suoi movimenti attraverso i demi-fey e questo la faceva infuriare, voleva colpirlo in pieno volto e lamentarsene ma una volta che erano in piedi l'uno di fronte all'altra... C'era dell'altro, ne era sicura. Sospirò, passandosi una mano tra i capelli, mentre uno sbuffo di fumo tiepido e nerastro le avvolse l'armatura che andò a ricomporsi in forma totemica poco lontano, rimanendo così vestita come era solita fare nella sua casa.

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    Non tentarmi, se lasciassi esplodere la mia rabbia questa stanza non sopravvivrebbe e nemmeno quelle adiacenti.

    La voce stanca, gli occhi fissi in quelli ormai grigi dell'altro.

    Perché?

    Perché non sei tornato subito, perché ho dovuto leggere e sapere da altri cosa stavi facendo? Siamo così secondari per te?

    Si avvicinò decisa, le ombre crepitanti come una tempesta pronta ad esplodere ad ogni suo passo e parola. Gli puntò il dito al centro del petto, rimandando indietro il rumore metallico della darian e cominciando a spintonarlo con sempre più intensità e rabbia.

    HAI ABBANDONATO NOI.

    Ma nonostante i gesti e le parole furiose, Audatia si sentiva semplicemente... abbandonata. Harlan era andato via subito dopo averle promesso di vivere - e non l'aveva fatto, lo sapeva per certo perché era così che i disegni della Madre funzionavano - e non era più tornato nemmeno quando aveva reclamato il trono della corte di mezzanotte. Pensava che, dopotutto, dovevano valere qualcosa le sue parole. Le era sembrato convinto e certo, come il suo odore aveva testimoniato eppure aveva sbagliato.

    Me.

    L'ultima parola fu un sussurro appena nascosto, la voce roca e lo sguardo umano impercettibilmente più lucido rispetto a un attimo primo. Il cosmo scoppiettante del Nero sembrò ritirarsi e si limitò a guardarlo - dopo un interminabile attimo - negli occhi, inclinando la testa all'indietro per riuscire a fissarlo in viso.


    narrato ¤ parlato ¤ pensato ¤ °telepatia°
    NOME ¤ Audatia
    CASTA ¤ Eletti di Gea
    ENERGIA ¤ Blu
    DARIAN ¤ Chernobog [VII]

    FISICAMENTE ¤
    MENTALMENTE ¤
    STATUS DARIAN ¤

    RIASSUNTO AZIONI ¤

    ABILITÀ ¤
    Le Tenebre
    «Gli Slavi, dicono, hanno un'usanza particolare: durante le feste, passano un calice tra di loro radunati in cerchio, non al fine di pregare, ma piuttosto per maledire nel nome degli dei, buoni e cattivi, per ogni buon affare pregando un dio buono, e per ogni cattivo affare maledendo un dio maligno. Questo dio del dolore nel loro linguaggio è chiamato Zherneboh, il che sta a significare dio nero.» Chernobog è l'incarnazione di tutto ciò che è oscuro, malevolo e terribile. Attraverso il Nero egli esercita il suo potere, facendo assumere svariate consistenze e stati fisici alle stesse, plasmandole in più di una forma. Il loro contatto reca un dolore fisico lievemente maggiore di quanto siano i danni realmente apportati, pur se rilevanti, ustionando leggermente chi ne viene toccato.


    Spiriti Vendicatori - Fabbro delle Tenebre
    Una delle abilità del Dio Nero è la possibilità di evocare le anime di quelle creature e degli Eletti periti in battaglia durante il corso dei secoli, che hanno lottato e sono cadute per difendere la Madre. La volontà dell'Araldo è tale da riuscire a guidare gli spiriti di ninfe, satiri, fauni, fate e creature del piccolo popolo, unendoli sotto l'unico vessillo nero della vendetta e del terrore non badando ai mezzi utilizzati ma al fine ultimo che attraverso di essi possa raggiungere. I danni inflitti da queste creature di puro spirito dilanierebbero l’anima di coloro che Chernobog colpirebbe, ricordando loro che non esiste la mera soddisfazione materiale ma anche la coesistenza con l’anima del creato e l'equilibrio dello stesso. Le stesse anime cadute potranno anche difendere Chernobog, facendogli scudo nel caso incontrasse combattenti versati nelle medesime arti. La specializzazione di Fabbro delle Tenebre, inoltre, permette di elaborare tecniche in grado di dar forma tangibile all'energia spirituale e agli spettri controllati. Chi viene toccato fisicamente da queste tecniche, oltre ai normali danni spirituali, riceverà danni fisici e verrà privato dell'energia vitale fin tanto che il contatto con tali costrutti permarrà. Questi spettri resi tangibili possono essere respinti fisicamente, anche bloccati, ma non danneggiati. Solo chi dispone dell'abilità Spirito o di poteri similari può sperare di infliggere loro danno e distruggerli.
    Egli è inoltre in grado (dall'energia blu) di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere Il Nero, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.


    Illusioni Mentali
    I poteri di Chernobog, sebbene siano volti a difendere la Madre Terra, sono nati dalla paura: delle tenebre, del buio, dell’ignoto. L’uomo teme massimamente ciò che non riesce a vedere, e spesso fa bene, perché nell'oscurità si celano orrori che sconvolgerebbero gli intelletti più allenati. Il Nero sfrutta le tenebre del suo cosmo per suggerire, far intravedere, o talvolta imporre queste aberrazioni, sfruttando la paura primordiale dell’uomo per tutto ciò che è oscuro. L'influenza di Chernobog si fa sentire non cambiando realmente il paesaggio, ma colpendo la mente stessa dell’avversario, facendole credere cose non vere, inducendo stati d’ansia, paura, dubbi, stati d’animo, dolore, e anche piacere smodato ed euforia. Queste alterazioni saranno veicolate dal tocco delle tenebre o accompagneranno gli spiriti, resi così più forti, ma potranno anche essere instillate da colpi puramente spirituali, che avranno effetto solo se colpiranno effettivamente l’avversario. Le illusioni potranno essere evitate da chi possiede simili abilità o da nemici molto superiori, talvolta anche avversari in parità di energia o inferiori potranno liberarsene a costo di grandi sforzi di volontà, che però andrebbe a ripercuotere il loro equilibrio psicofisico.


    Telepatia
    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, proiettando il suo cosmo all'esterno può di comunicare telepaticamente con le persone che la circondano.


    TECNICHE ¤



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    Quelle parole facevano male.
    Sentiva che Audatia, Chernobog, aveva un astio nei suoi confronti ma che più di tutto lui era stato manchevole due volte verso di lei.
    Perché, come Harlan, aveva promesso che ci sarebbe sempre stato e invece dette il suo sangue per riportare fuori dalla caverna... questo patetico Araldo.
    Araldo che, per vergogna e timore, l'aveva ancora abbandonata preferendo il Mondo a lei. Preferendo correre in ogni direzione. Tranne che la sua.
    Mentre le mani di Chernobog non afferravano che l'aria e i suoi occhi riuscivano solo ad intravedere l'ombra di Amaterasu su questa terra.
    E quando il dito venne puntato, quando sentì quella pressione sul petto, quando venne spinto lontano, con quella rabbia che ormai era diventata incontenibile perché, agli occhi della Fine, era stato manchevole.
    Nei suoi riguardi.
    Come Harlan. Come Amaterasu.


    MANCHEVOLE




    Solo questo era stato capace di fare e abbassò gli occhi. Perché le lacrime non riuscivano a sgorgare?
    Perché non riusciva a parlare? Si...era meglio prendersi la rabbia. Era più facile, vero Amaterasu?
    facile che quella rabbia ti inghiottisse lasciandoti cadere nell'ennesima caverna.
    Perché, in fondo, era questo che voleva. Perché la caverna era così semplice. Così maledettamente invitante.
    Lontano da tutti. Lontano da tutto.
    Nessuna responsabilità, solo l'assordante silenzio.
    Del nulla. Di niente. Perché non vi era più un Sole a risplendere, perché al di là di un orizzonte sempre uguale a se stesso non vi era più il mutamento, il progredire.
    Vi era la stasi. Vi era la cristallizzazione. Un momento ripetuto in un terno ciclo di dolore e sofferenza.
    Perché la Vita era speranza. Era anche attesa. Era un proiettarsi verso qualcosa.
    Ma Amaterasu era bloccato.
    Senza attesa e senza speranza il tempo si faceva deserto che, in assenza di futuro, si espandeva dal presente muto in cui, per invivibilità, disabitava ogni evento, al passato che aveva disertificato amori che non si erano radicati, creatività estinte al loro sorgere, ricordi che non avevano nulla a cui riaccordarsi, in quella solitudine frammentata dove l’identico, nella sua immobilità senza espressione, coglieva quell’altra faccia della verità che era l’insignificanza dell’esistere. E allora la morte, questo assoluto silenzio, iniziava a parlare con il tono tranquillo di chi sa quanto, in certe circostanze, fosse seducente il suo invito.
    Fine di tutto. Soffocare quel grido sotto migliaia di altri. Perché Amaterasu era un debole e patetico imbecille che non riusciva più a guardarsi, né a trovare la forza nel suo pugno.
    Eppure...
    Draka...questo viaggio di espiazione...tutto quello che aveva visto e le persone incontrate... aveva conosciuto la fatica di ri-assumere il proprio passato togliendogli l’onore di dire l’ultima parola sul senso della sua vita. Questo era lo spazio dove si giocava la speranza o il gesto suicida. Sperare, infatti, non significava solo guardare avanti con ottimismo, ma soprattutto guardare indietro per vedere come fosse possibile configurare quel passato che ci abitava, per giocarlo in possibilità a venire.
    L'Araldo dell'Inizio era il Fuoco della Speranza.
    Draka non l'aveva mai persa.
    E in quel momento, in quel preciso istante, mentre Amaterasu finalmente faceva sue le parole di Eunoé e l'umanità di Draka, che si tenne andando in ginocchio.
    Era come se gli facesse male. Perché la sua testa era piena di pensieri.
    Di troppi pensieri.
    Di tanta rabbia verso se stesso, perché inutile, stronzo, imbecille, assolutamente inetto che non valeva nulla né come araldo, né come fratello.
    Non era degno. Si vergognava di quello sguardo eppure


    GUARDAMI! NON SONO NESSUNO EPPURE NON VOGLIO PERDERE LE TUE MANI




    Ma doveva fare quell'ultimo passo.
    E abbracciò le gambe di Chernobog e finalemente pianse.
    Cadde in ginocchio e pianse. Pianse come mai fece e mai farà fino alla fine dei tempi.
    Perché il primo e l'ultimo a vedere Amaterasu distrutto, sarebbe stato solo suo fratello Chernobog.
    E strinse quelle gambe, mentre i singhiozzi attraversavano il suo corpo e le lacrime bagnavano i suoi piedi.



    «Non voglio...non...voglio...non voglio...»


    Frasi sconnesse, mentre strinse di più quelle gambe come a cercare rifugio. Perché essere il portatore di una parte di tutto questo male non era facile.
    Perché vedere suo fratello da solo, vedere gli altri perdersi come e più di lui, sua madre sconfitta e questa Realtà divenire fragile come vetro era troppo.
    Perché la colpa fu sua. Perché non fu forte. Perché doveva dare la vita per impedire tutto questo.
    Perché lui amava sua madre. I suoi fratelli.
    Non voleva perdere le loro mani.
    Non voleva lasciare Chernobog e Harlan aveva fatto una promessa.
    E per colpa sua, di nuovo, quella promessa era stata infranta.
    Amaterasu aveva conosciuto la disperazione del fallimento, della sconfitta.


    NON PERDEVA MAI




    Eppure aveva perso molto e più di tutti.
    E mai lacrime furono più dolorose. Ma piangere non lavava la colpa, ma finalmente la faceva emergere.
    Finalmente ci si liberava del peso.
    Non perdeva mai...aveva perso contro se stesso.
    Conosciuto l'Abisso più infido e bastardo tra tutti: quello della disperazione. L'Abisso che era dentro ognuno di noi e che sempre, in agguato come una fiera, attendeva il momento di azzannarci alla gola.
    Amaterasu la stava perdendo questa battaglia...eppure fu proprio questo viaggio, fu proprio il sacrificio di Harlan e quel fuoco indomabile che gli aveva consegnato, fu proprio Eunoé e Oceano, Alexis e Arcadio e tutti gli altri – buoni o cattivi che fossero – dargli la forza di combatterlo e a tirarsi fuori dalla caverna.
    Ma l'unica mano che poteva accompagnare Amaterasu fuori dalle tenebre del suo cuore, era chi di quelle tenebre ne era il signore e il cacciatore.
    Il Dio nero.
    Chernobog.


    AUDATIA




    Equando l'Ultima Guerra sarebbe stata, amaterasu l'avrebbe affrontata con un sorriso e mai più avrebbe versato lacrime di disperazione.
    Almeno fino alla Fine de Tempi quando tutto sarebbe stato rovesciato e cancellato.
    Non perdere mai significava accettare se stessi e i propri sbagli.
    Anche le proprie debolezze e fragilità. Le paure.
    Ma sopratutto ricordarsi del bene.
    Memorie di quello che facemmo giusto.
    Memorie del bene.
    Ma ora solo la mano di suo fratello serviva. Ora solo quella voleva. Perchè non voleva più deludere nessuno. Perchè il Sole avrebbe brillato con più intensità da oggi in poi.
    E sollevò i suoi occhi gonfi di pianto, mentre i singhiozzi continuavano a squassare quel corpo.

    «Pe...perdonami!
    N..non...non voglio più perdere le mani di nessuno! E non ti lascerò sola...no...no...no...non sarai più sola perchè io sono stato...debole!»


     
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    Avrebbe voluto schiaffeggiarlo, continuare a dar sfogo al suo fastidio e cercando di coprire quel senso di abbandono che si sentiva addosso. L'Inizio e la Fine erano facce diverse ma di una stessa medaglia, senza l'uno non vi era l'altro e da sempre avevano condiviso esperienze e battaglie che - per quanto opposti nei loro paradigmi - si completavano a vicenda. Far parte del Ciclo era anche questo, la forza disarmante della Vita e il fresco conforto della Fine insieme per il Tutto.

    Eppure percepiva la confusione, la vergogna e il dolore provenire da Amaterasu. Da Harlan. Perché, come aveva cercato di spiegargli tempo prima anche lei, l'Araldo era divenuto parte di Sè e il Sè parte dell'Araldo. E sarebbe stato crudele da parte sua continuare ad affossare sua sorella, così la rabbia si dissolse quando le ginocchia toccarono terra e le braccia si strinsero attorno alle sue gambe mentre il pianto cominciava a rigare il volto dell'Inizio.

    Non piangere.

    Non sei debole.

    Non ci perderai, non perderai nessuno di noi.


    Si mise sulle ginocchia per riuscire a guardarlo in viso, cercando di prendergli la mano e stringerla nella sua. Le dita si intrecciarono in un attimo mentre cercava di farlo calmare, aveva sentito la tempesta interiore ma non si aspettava fino a questo punto. Portò poi entrambe le mani sul viso bagnato di lacrime e cercò di farsi guardare negli occhi. Tirare fuori dalla caverna Amaterasu era sempre stato difficile ma in questo stato... Così non l'aveva mai visto.

    Ho sentito il tuo scontro con quella parodia di cavaliere che hai incontrato. L'abbiamo sentito tutti, sarebbe stato arduo non accorgercene.

    Prese fiato un attimo, sfiorandogli le guance ricoperte di barba, cercando il contatto visivo per continuare il suo discorso.

    La parte più difficile è stato non correre a distruggere quel fazzoletto di terra che chiamano casa. Maledetti ingrati, parte delle nostre forze sono andate in loro soccorso durante la loro ultima battaglia e adesso OSANO fare questo ad uno degli Araldi.

    Lo avvicinò a sè, stringendolo in un abbraccio mentre era ancor preda dei singhiozzi. Il tessuto leggero che stava indossando si inzuppò in alcuni punti ma quel dettaglio non fu di grande rilevanza. Cercò di calmarlo, carezzandogli i capelli in movimenti lenti e circolari.

    È normale perdere il controllo, non siamo più quelli di un tempo e molte delle nostre peculiarità e ricordi sono avvolti dalla nebbia ma non per questo che dobbiamo essere preda dello sconforto, rimaniamo uniti.

    Glielo disse a bassa voce come se fosse un sussuro, all'orecchio prima di sciogliere quell'abbraccio. Le ginocchia contro il pavimento freddo le rimandavano indietro una sensazione di intorpidimento generale che avrebbe dovuto risolvere al più presto. Lo guardò negli occhi e quello che vide la rattristò molto perché se prima erano cangianti e pieni della forza della Vita adesso si erano fatti spenti e grigi. Il senso di abbandono che le gravava sul petto era ancora presente, non sarebbe passato facilmente su quello ne era sicura. Stava - lentamente - cominciando ad accettare l'idea che Amaterasu non fosse ancora pronta a tornare a casa, che provasse ancora il senso di colpa dato dall'essersi lasciato trascinare dagli eventi distruttivi del 2012 e che magari il suo vagare non fosse altro che il frutto di un percorso di espiazione. Sarebbe stato tipico dell'Araldo delll'Inizio dopotutto.

    Non perderai le mie mani se continuerai a tenerle... Però tu non sparire più.

    Lo disse a bassa voce, sforzandosi di tenere un'espressione tranquilla e abbozzando persino un sorriso.


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    Una delle abilità del Dio Nero è la possibilità di evocare le anime di quelle creature e degli Eletti periti in battaglia durante il corso dei secoli, che hanno lottato e sono cadute per difendere la Madre. La volontà dell'Araldo è tale da riuscire a guidare gli spiriti di ninfe, satiri, fauni, fate e creature del piccolo popolo, unendoli sotto l'unico vessillo nero della vendetta e del terrore non badando ai mezzi utilizzati ma al fine ultimo che attraverso di essi possa raggiungere. I danni inflitti da queste creature di puro spirito dilanierebbero l’anima di coloro che Chernobog colpirebbe, ricordando loro che non esiste la mera soddisfazione materiale ma anche la coesistenza con l’anima del creato e l'equilibrio dello stesso. Le stesse anime cadute potranno anche difendere Chernobog, facendogli scudo nel caso incontrasse combattenti versati nelle medesime arti. La specializzazione di Fabbro delle Tenebre, inoltre, permette di elaborare tecniche in grado di dar forma tangibile all'energia spirituale e agli spettri controllati. Chi viene toccato fisicamente da queste tecniche, oltre ai normali danni spirituali, riceverà danni fisici e verrà privato dell'energia vitale fin tanto che il contatto con tali costrutti permarrà. Questi spettri resi tangibili possono essere respinti fisicamente, anche bloccati, ma non danneggiati. Solo chi dispone dell'abilità Spirito o di poteri similari può sperare di infliggere loro danno e distruggerli.
    Egli è inoltre in grado (dall'energia blu) di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere Il Nero, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.


    Illusioni Mentali
    I poteri di Chernobog, sebbene siano volti a difendere la Madre Terra, sono nati dalla paura: delle tenebre, del buio, dell’ignoto. L’uomo teme massimamente ciò che non riesce a vedere, e spesso fa bene, perché nell'oscurità si celano orrori che sconvolgerebbero gli intelletti più allenati. Il Nero sfrutta le tenebre del suo cosmo per suggerire, far intravedere, o talvolta imporre queste aberrazioni, sfruttando la paura primordiale dell’uomo per tutto ciò che è oscuro. L'influenza di Chernobog si fa sentire non cambiando realmente il paesaggio, ma colpendo la mente stessa dell’avversario, facendole credere cose non vere, inducendo stati d’ansia, paura, dubbi, stati d’animo, dolore, e anche piacere smodato ed euforia. Queste alterazioni saranno veicolate dal tocco delle tenebre o accompagneranno gli spiriti, resi così più forti, ma potranno anche essere instillate da colpi puramente spirituali, che avranno effetto solo se colpiranno effettivamente l’avversario. Le illusioni potranno essere evitate da chi possiede simili abilità o da nemici molto superiori, talvolta anche avversari in parità di energia o inferiori potranno liberarsene a costo di grandi sforzi di volontà, che però andrebbe a ripercuotere il loro equilibrio psicofisico.


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    Continuava a singhiozzare.
    Rimbalzavano da parete in parete come sassi lanciati sull'acqua. Il suo corpo tremava. Persino le pietre si erano fatte più oscure. I singhiozzi di Amaterasu si perdevano in quelle aule antiche, mentre le sue lacrime bagnavano il pavimento e i piedi di Chernobog.
    La mano artigliò un lembo del suo vestito. La portò verso di sé e soffocò le grida di dolore della sua anima tra il suo seno.
    La strinse. La mano sulla schiena parve un artiglio...come se fosse l'unico appiglio in una Vita ormai disperata.
    L'unica ancora.
    L'unico scoglio che si ergeva di fronte alla disperazione.
    Lugubri singhiozzi e lacrime continuavano a martoriare quel corpo. Eppure ad ogni singhiozzo vi era una leggerezza in più per l'anima violentata di Amaterasu.
    Perché Eunoé aveva lavato via quello che di schifo vi era, ma le lacrime – quelle vere – ancora non erano state versate.
    Le lacrime di Amaterasu dovevano essere gettate via. Erano un veleno che continuava ad appestargli l'anima. A farla diventare di un nero bagliore, lì dove vi doveva solo essere il Bianco dell'Inizio.
    Era una tela sgualcita. Ma doveva piangere. Doveva cacciarlo via e tornare a respirare. Togliersi il fardello, lasciare la caverna e finalmente...

    ..guardare il Sole.
    Ma a lui adesso serviva un Sole. Adesso lui doveva essere guidato via dalle tenebre e nel buio le mani di Chernobog presero l'anima da naufrago di Amaterasu.
    Il viso in quelle mani. Gli occhi della Fine in quelli dell'Inizio.
    Distolse lo sguardo...non riusciva a guardarlo, mentre continuava a piangere. Il volto era rigato da lacrime copiose, il corpo tremava e non riusciva a staccarsi da Chernobog. Non riusciva...
    Si strinse con tutta la sua forza. Si strinse con tutta l'anima, perché cercava un rifugio. Cercava un posto sicuro e lo trovò tra quelle braccia.
    Tra quelle mani. In quelle parole.
    Fu il peso del corpo di Draka a spostare Audatia.
    Si era completamente dato a lei. E continuava a stringere quelle mani con una stretta senza pari. Se le portò di nuovo al viso...voleva sentire il calore. Sentirne il profumo. Sentirne il tocco e il cosmo.
    Era il suo manto per coprirsi dalle intemperie della Vita.
    Dalla pioggia del dolore. Dal freddo della depressione.
    La voce di Chernobog lo raggiunse nelle profondità della caverna. La stretta fu più leggera; si scostò da quel nascondersi e tentò di guardare suo fratello.
    La Fine Di Ogni Cosa, necessario affinché il Ciclo ricominciasse.
    Prese entrambe le sue mani. E questa volta se le mise sul petto.
    La darian era scomparsa, come se fosse acqua. Colò via dal suo corpo e, catturata quasi dal vento, si ricompose in un angolo di quella stanza. Kusanagi silente.
    Chernobog sentì battere il cuore della sorella ad un ritmo incalzante.
    Le prese ancora con più forza e il suo cosmo fu su di esse.
    E Chernobog vide cosa era nascosto nell'anima del primo tra di loro.
    Tempo prima fu Harlan ad essere in comunione con Audatia. Oggi era Amaterasu. Perché loro erano uniti.
    Tutti loro erano le note della melodia della Realtà.
    E Chernobog ascoltò intimamente il cuore di Amaterasu. Seppe del suo dolore. Dei perché era sparito da questo mondo.
    Non per vergogna... ma per proteggerlo da se stesso.
    Marco Aurelio aveva solo dato fondamento alle paure di quell'araldo disperato. Perché nel cuore di Amaterasu vi era una goccia di tenebra.
    Una goccia di cui ne aveva paura. Ecco perché si richiuse nella Caverna.
    Si diede una prigione. Sperando che, forse, avrebbe trovato il modo di uccidersi ed evitare al mondo altro dolore.
    Del suo non gli importava. Lui poteva e doveva sopportarlo.
    Ma questo mondo... quante vite innocenti gridavano per un dolore che non era parte della Realtà? Non faceva parte dell'Equilibrio. Di questa grande Architettura, magnifica ma così fragile.
    Lui doveva proteggere tutto questo. Doveva essere più forte...si era tramutato nello stesso schifo che tanto combatteva.
    Ecco...si...schifo. Questo pensava di se stesso Amaterasu. Si faceva schifo, letteralmente. Perché non aveva fatto nulla.
    Non aveva protetto i suoi fratelli. Non aveva protetto sua madre.
    Si era lasciato corrompere dalla Tenebre, devastando il mondo come se fosse un nuovo Malal.
    No...non nuovo...come se lui avesse preso il posto di Malal.
    La caverna fu anche questo: una prigione e una punizione. Ma segretamente Amaterasu sperava che l'oblio lo consumasse distruggendolo e cancellandolo per sempre da ogni piano d'esistenza. Da ogni Universo e che di lui non rimanesse neppure il ricordo.
    Questo sperava quando si rinchiuse.
    Che non trovando nulla da distruggere alla fine avrebbe distrutto se stesso.
    Anche allora pensava al mondo, alla Vita, ai suoi fratelli.
    Il cosmo di Amaterasu avvolse Chernobog che vide. Ne condivise il dolore, la speranza anche nel Buio, la volontà di concludere la sua Vita e i perché di quel viaggio d'espiazione.
    Perché aveva rinunciato al suo nome. Così come al suo essere Araldo.
    Non vi era più Amaterasu o mi kami...non si meritava quell'appellativo. Non era più il Sole, non brillava più.
    La sua era una semplice spada, lui un semplice guerriero.
    Un ronin.
    Che metteva la sua spada e il suo sangue al servizio del prossimo, per redimersi agli occhi di G.E.A, per perdonare se stesso e riuscire a dimostrare – prima di tutto a se stesso - che non era inutile.
    Non lo sarebbe più stato.
    E le mani di Chernobog mai più avrebbero preso il vuoto. Le mani di Harlan sarebbero state per sempre con le sue.
    L'abbracciò di forza. L'abbracciò di slancio e i suoi capelli, il suo profumo, inebriò i suoi sensi. Fu panacea.
    La tenne vicino a lui...e lasciò che i loro cuori battessero all'unisono.
    Insieme.
    Fine ed Inizio...



    Edited by Lyga - 30/8/2019, 10:23
     
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    58af1279b7861a5a206796ef41d9f426

    Sentì la paura di Amaterasu e schiuse le labbra mentre fissava quello sguardo che cercava di fuggire. Una lacrima scese lentamente sulla guancia sinistra mentre stringeva quelle mani che non la lasciavano ma anzi cercavano maggiormente le sue. Il profumo della Vita l'avvolse così come il suo cosmo, il potere scoppiettante ed energico di chi proteggeva e creava.

    Non è colpa tua.

    Jerome le aveva raccontato della caduta e di come quasi tutti gli Araldi si erano lasciati andare alla parte più selvaggia e oscura quando G.E.A scomparve. Solo Chernobog, il suo maestro e adesso lei loro, era stato in grado di prendere la situazione in mano e non cedere, guidare il piccolo gruppo di eletti e portarli alla liberazione del Tempio delle Tenebre e della Madre. Era stata una missione suicida ma il sacrificio dei Figli della Primigena era stato ricompensato e a quel proposito, agli inizi della sua carriera come Eletto del Lupo e Bolverk, le aveva mostrato la storia dietro la sconfitta di Dimenticanza e di quando la corruzione aveva invaso quella Realtà. Eppure non si era mai soffermata a pensare come gli altri avevano preso quella situazione, abituata com'era a stare dalla parte "comoda" del fronte.

    Non è colpa tua.

    Amaterasu fu Zmaj, resa cieca dal dolore e dalla rabbia per il fallimento si era lasciata andare alla parte di più oscura di sè. Come darle torto, erano quasi tutti impazziti e persino Chernobog ben prima di Mimmo, ben prima del 2012, aveva cercato di fermare la radice del male: l'uomo. Era rinsavito, aveva lottato e non si era arreso.

    Non è colpa tua.

    Glielo sussurrava lentamente, stringendogli il volto tra le mani cercando di farsi guardare anche quando distoglieva lo sguardo afflitto e colpevole.

    Hai fatto il possibile, hai difeso tutti dalla parte più oscura dell'Inizio. Tutti abbiamo ceduto, tutti siamo pericolosi... Ma siamo i Guardiani di questa Realtà.

    Poggiò la fronte contro quella di Harlan per un istante prima di prendergli una mano e stringerla nella sua. Il pollice della destra sfregava leggermente sul dorso di quella di lui, una mano possente e forte che però non smetteva di tremare scosso com'era dal pianto.

    Sono il Dio Nero, la Fine e tu sei Amaterasu, l'Inizio e la Creazione. È necessario che sia così, ogni scelta che hai fatto è stata necessaria per portarti qui dove sei ora. Non sei solo, non lo sarai mai.

    L'abbraccio che seguì la sbilanciò, facendola scivolare sulla schiena sul pavimento freddo di ossidiana del Tempio ma non le importò granché. Voleva che l'abbracciasse e voleva che il suo cuore si calmasse e svuotasse del senso di colpa che si era auto-imposto, era discesa nella Caverna per tirarla fuori, tendergli la mano ed accompagnarla alla Luce.



    narrato ¤ parlato ¤ pensato ¤ °telepatia°
    NOME ¤ Audatia
    CASTA ¤ Eletti di Gea
    ENERGIA ¤ Blu
    DARIAN ¤ Chernobog [VII]

    FISICAMENTE ¤
    MENTALMENTE ¤
    STATUS DARIAN ¤

    RIASSUNTO AZIONI ¤ sobbing pt2

    ABILITÀ ¤
    Le Tenebre
    «Gli Slavi, dicono, hanno un'usanza particolare: durante le feste, passano un calice tra di loro radunati in cerchio, non al fine di pregare, ma piuttosto per maledire nel nome degli dei, buoni e cattivi, per ogni buon affare pregando un dio buono, e per ogni cattivo affare maledendo un dio maligno. Questo dio del dolore nel loro linguaggio è chiamato Zherneboh, il che sta a significare dio nero.» Chernobog è l'incarnazione di tutto ciò che è oscuro, malevolo e terribile. Attraverso il Nero egli esercita il suo potere, facendo assumere svariate consistenze e stati fisici alle stesse, plasmandole in più di una forma. Il loro contatto reca un dolore fisico lievemente maggiore di quanto siano i danni realmente apportati, pur se rilevanti, ustionando leggermente chi ne viene toccato.


    Spiriti Vendicatori - Fabbro delle Tenebre
    Una delle abilità del Dio Nero è la possibilità di evocare le anime di quelle creature e degli Eletti periti in battaglia durante il corso dei secoli, che hanno lottato e sono cadute per difendere la Madre. La volontà dell'Araldo è tale da riuscire a guidare gli spiriti di ninfe, satiri, fauni, fate e creature del piccolo popolo, unendoli sotto l'unico vessillo nero della vendetta e del terrore non badando ai mezzi utilizzati ma al fine ultimo che attraverso di essi possa raggiungere. I danni inflitti da queste creature di puro spirito dilanierebbero l’anima di coloro che Chernobog colpirebbe, ricordando loro che non esiste la mera soddisfazione materiale ma anche la coesistenza con l’anima del creato e l'equilibrio dello stesso. Le stesse anime cadute potranno anche difendere Chernobog, facendogli scudo nel caso incontrasse combattenti versati nelle medesime arti. La specializzazione di Fabbro delle Tenebre, inoltre, permette di elaborare tecniche in grado di dar forma tangibile all'energia spirituale e agli spettri controllati. Chi viene toccato fisicamente da queste tecniche, oltre ai normali danni spirituali, riceverà danni fisici e verrà privato dell'energia vitale fin tanto che il contatto con tali costrutti permarrà. Questi spettri resi tangibili possono essere respinti fisicamente, anche bloccati, ma non danneggiati. Solo chi dispone dell'abilità Spirito o di poteri similari può sperare di infliggere loro danno e distruggerli.
    Egli è inoltre in grado (dall'energia blu) di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere Il Nero, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.


    Illusioni Mentali
    I poteri di Chernobog, sebbene siano volti a difendere la Madre Terra, sono nati dalla paura: delle tenebre, del buio, dell’ignoto. L’uomo teme massimamente ciò che non riesce a vedere, e spesso fa bene, perché nell'oscurità si celano orrori che sconvolgerebbero gli intelletti più allenati. Il Nero sfrutta le tenebre del suo cosmo per suggerire, far intravedere, o talvolta imporre queste aberrazioni, sfruttando la paura primordiale dell’uomo per tutto ciò che è oscuro. L'influenza di Chernobog si fa sentire non cambiando realmente il paesaggio, ma colpendo la mente stessa dell’avversario, facendole credere cose non vere, inducendo stati d’ansia, paura, dubbi, stati d’animo, dolore, e anche piacere smodato ed euforia. Queste alterazioni saranno veicolate dal tocco delle tenebre o accompagneranno gli spiriti, resi così più forti, ma potranno anche essere instillate da colpi puramente spirituali, che avranno effetto solo se colpiranno effettivamente l’avversario. Le illusioni potranno essere evitate da chi possiede simili abilità o da nemici molto superiori, talvolta anche avversari in parità di energia o inferiori potranno liberarsene a costo di grandi sforzi di volontà, che però andrebbe a ripercuotere il loro equilibrio psicofisico.


    Telepatia
    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, proiettando il suo cosmo all'esterno può di comunicare telepaticamente con le persone che la circondano.


    TECNICHE ¤



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    It must be that old evil spirit. So deep down in your ground. You may bury my body down by the highway side. You may bury my body down by the highway side.
     
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    Audatia. Vi era una parte di Amaterasu in cui batteva il cuore e l'anima di Harlan.
    In Lei vi erano due cuori che battevano all'unisono, ma uno di essi accelerò come mai prima d'ora. Piangeva Amaterasu, stringendo a sé Audatia, stringendola con forza come ad aver paura. Ma non per lui.
    Per lei.
    Non voleva lasciarla andare. Non voleva che si sentisse sola. Non voleva perderla.Le mani di Audatia era tutto quello che poteva desiderare e volere. Non c'era nulla. Stare lì, sul suo petto, ascoltandole il cuore battere, sentire le sue dita sul volto, la sua mano nella sua. E dopo un po'persino i singhiozzi sparirono. Come una tempesta che avesse finito il suo corso, si spensero lontano e in quella sala non vi fu nient'altro che due respiri e due battiti.
    Draka stava sul petto di Audatia e si alzò un poco, prese le sue mani e se le mise sul volto, nascondendocisi dietro ma non per vergogna, ma perché voleva sentirle sul volto e sull'anima a lenire il suo dolore, a curare le sue ferite.
    Ascoltava il battito del cuore e si lasciò cullare da esso. Nemmeno il pavimento fu gelido, perché i loro corpi spandevano calore e si strinse tra le sue braccia e, timida, una mano cercò il volto di lei. Ne seguì i contorni del viso, ne seguì le curve, la bocca, il taglio degli occhi, ogni ruga, il naso; l'accarezzò piano, incerto, eppure il tocco di Draka fu delicato come lieve era il suo respiro.
    E si alzò di poco. Voleva vedere quel viso. Forse in quel viso vi era la Luce che cercava.
    Perché la Fine non era buia, ma luminosa.
    O forse perchè proprio quel viso era il desiderio segreto che si nascondeva anch'esso nelle pieghe della sua anima. Perché era l'unico che contasse qualcosa.
    Per Draka era così. Eppure i loro cosmi turbinavano tra di loro e in essi danzavano Audatia e Harlan. E vi era una fiamma, diversa e uguale, che scoppiettava nel suo petto dapprima timida ma via via sempre più calda e viva.
    E portò la testa di Audatia sul suo petto e nella mente gli sovvenne una poesia. Forse così stupida ora, ma anche così bisognosa di essere detta.

    «Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
    Il primo per vederti tutto il viso
    Il secondo per vederti gli occhi
    L’ultimo per vedere la tua bocca
    E tutto il buio per ricordarmi queste cose
    Mentre ti stringo fra le braccia.»


    Sussurro all'orecchio. Come se dette più forti, quelle parole potessero spezzarsi, come se lui potesse spezzarsi ancora. Ma non per la Corruzione che albergasse nel suo cuore, ma perché vi era una fiamma che brillava e spandeva calore per Audatia e solo per lei. Perché le cose, quelle che contano davvero, sono sussurrate come un segreto, dette piano affinché si imprimessero nella mente e nel cuore e per Draka l'unica luce era Audatia. e sempre il pensiero andava a lei.
    Anche nel pericolo più grande, il volto di Audatia fu il Pensiero che più di tutti dava un senso ad una vita vissuta a metà. Con la paura di prendere le mani dell'altra e stringerla. Forse perché quella fiamma faceva paura o perché fece male.
    Eppure troppo lieve e dolce fu il ricordo, come miele, quando pensava al suo volto.
    E questa fiamma ardeva ancora nel petto di Amaterasu stesso.
    Perchè era anche di Draka.
    e Draka amava Audatia. Non come Amaterasu amasse suo fratello. Ma le coscienze dell'uno e dell'altra erano, non fuse, ma ancora presenti e distinguibili nel modo e nei sentimenti.
    Col tempo Draka sarebbe stato Amaterasu e Amaterasu Draka e nuova gloria sarebbe sorta.
    Ma in questo torno di tempo erano semplicemente Audatia e Harlan con forme nuove, che si guardavano e Harlan la baciò.

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    Fine ed Inizio. La Creazione e il Disfacimento. Per far si che tutto riniziasse. Perchè non vi poteva essere Amaterasu senza Chernobog. Due facce della stessa medaglia. Più vicini e lontani di quanto si potesse immaginare.
    Il Sole e le Tenebre. La Spada e la Falce.
    Destino volle che Harlan, quando in un tempo che ormai pareva lontano anni luce, guardò Audatia il suo cuore mancò un battito che si perse in quello di lei. Destino volle che quando carne e spirito di Audatia diventarono ricettacolo di Chernobog, di nuovo la fiamma della salamandra divampò nel petto di Audatia, l'Araldo della Fine.
    Ed ora, quando le loro bocche si sfiorarono che di nuovo quei cosmi si unirono in una danza soave e lieve, come una melodia che abbracciò l'intera Realtà, e fu soave canto di pace.
    Dalla Fine della sua storia, dal Tramonto di Amaterasu nell'Armageddon, ecco che rinasceva sotto altra guisa ma con quella stessa fiamma che divampava sempre più forte.
    Alla Fine Amaterasu rinasceva raccontando il suo nuovo Inizio.
    Rinasceva nell'amore di Draka per Audatia e nella sua volontà di non cedere al male che si portava dentro.

    Quel bacio era l'Alba di un nuovo racconto.
    Lento, come se tutto questo dovesse finire, riservato e sussurrato piano per tenerlo al sicuro e protetto. Una mano tra i capelli di lei, morbidi e lucenti come la Luna.
    E di nuovo gli occhi mutevoli e pieni di vita, incontrarono quelli di lei.

    «Non t’amo come se fossi rosa di sale, topazio
    o freccia di garofani che propagano il fuoco:
    t’amo come si amano certe cose oscure,
    segretamente, tra l’ombra e l’anima.»


    E sorrise.

    «Credo che siano queste le parole che meglio descrivono tutto quanto.
    Una nuova alba...un nuovo inizio...»


    Fronte a fronte e un bacio leggero come un petalo di ciliegio che si posasse, timido, su di un lago calmo e perfetto.

    «Questa è per te.»

    Yasakani no Magatama brillò tra le mani dell'Araldo dell'Inzio mentre la posava al collo di lei.


    «Una lama spezzata si può riforgiare. Ad ogni tramonto segue un alba. A tutto vi è un inizio e una fine.
    Questa collana è la mia promessa che dovunque sarò e ovunque andrai io starò sempre con te. Non vi sarà oscurità così grande da tenermi lontano dalle tue mani.
    Io sono spezzato ma tornerò ad essere qualcosa di nuovo. Una lama può divenire ancora più magnifica...e questo farò io. Il mio viaggio non è concluso...ma Harlan ed io staremo con te fino alla Fine, quando tutto questo giungerà a conclusione e una nuova storia verrà raccontata.»



    Quel gioiello era una promessa. Mai più avrebbe lasciato le sue mani e quelle della Realtà. Spezzato e infranto Amaterasu usciva dalla caverna per combattere e per riprendersi il suo nuovo Inizio. Il viaggio non era concluso perché doveva essere samurai non più un ronin.
    Ma ora poteva combattere sapendo che non era più da solo; che gli sbagli commessi lo avevano reso più forte e forse, chissà, più maturo per poter essere una buona guida.
    Un Sole dove potersi riscaldare e una luce ad indicare il cammino lì nelle Tenebre più fitte.
    Anche quelle della propria anima.
    E tutto questo era stato possibile grazie alle mani di tutti coloro che avevano rimestato nell'Abisso di un Araldo, non lasciandolo affogare, e ad Audatia.



    Edited by Lyga - 24/9/2019, 21:18
     
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    Le mani dell'uomo sul suo viso furono gentili e leggere, come se fosse colto dall'improvviso timore che sparisse e al contempo volesse fugare ogni dubbio. Lo sguardo concentrato e un'espressione assorta accompagnavano quei movimenti, il cosmo sopito si risveglio lentamente gorgogliando in estensione e andando ad incrociarsi pigramente con quello dell'Inizio prima che il cosmo di Harlan desse il via ad un frenetico intrecciarsi tra i paradigmi. Il calore si spanse dal petto e l'abbraccio dell'altro la fecero stare bene, la poesia sussurrata all'orecchio - a rendere ancora più intimo quel momento - le fece assumere un'aria sorpresa. Non credeva che potesse esserci qualcosa per lei, qualcosa di più di un sentimento di amicizia e che potesse venire da un altro Araldo.

    Questo vuol dire che mi amerai?

    Finì appena in tempo la frase che le labbra di Harlan furono sulle sue, il corpo dell'uomo sopra di lei, il pavimento ormai tiepido contro la schiena quasi scoperta le ricordava che nulla importava. Quando si baciarono, il sapore e l'odore dell'Inizio si mischiò a quello della Fine e insieme, i loro cosmi vorticarono più velocemente a ripercorre interi millenni e distanze ritornando sempre in quel momento, in quel luogo.

    Si strinse maggiormente contro di lui, ricambiando il bacio e lasciando che ogni parte del suo corpo aderisse a quelle dell'Araldo. La sensazione frenetica di Vita le strisciava sulla pelle quasi inebriandola e in contrasto con la sua le lasciava delle piacevoli sensazioni lungo tutta la spina dorsale. Sentì le sue mani correrle lungo le cosce per fermarsi ai fianchi, stringendo con forza e si lasciò scappare un sospiro strozzato.

    Per certi versi potrei dire la stessa cosa...

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    La dichiarazione di Harlan era quasi evidente come anche lei, per certi versi appunto, condividesse quell'idea. Non era una situazione facile, erano entrambi vicini eppure così lontani ma sentiva che una piccola parte di lei poteva essere sua. Si mise seduta prima di stringerlo a sè, nuovamente, volendolo accanto, assaporando quel bacio leggero che le posò sulle labbra prima di metterle la collana al collo, uno dei più grandi tesori della Dea Amaterasu.

    Attenderò il tuo ritorno allora, la tua rinascita. Non abbandonare più i tuoi fratelli e le tue sorelle...

    Non abbandonare me, perché Chernobog ed Audatia sono qui entrambi per te, per voi.


    Sfiorò la collana con la punta delle dita, fredda al tocco eppure così viva e quel dettaglio svelava il paradigma della proprietaria. Lo guardò negli occhi, si avvicinò stringendosi a lui e poggiando la sua fronte contro la sua.

    Tornerai e la riprenderai, aspetterò quel giorno e per allora gli Araldi saranno pronti ad affrontare il tutto con una consapevolezza maggiore.

    Gli sfiorò il naso col suo, un gesto intimo e naturale. La Fine aveva riscoperto la gioia di stringere le dita calde e frenetiche dell'Inizio.


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    Spiriti Vendicatori - Fabbro delle Tenebre
    Una delle abilità del Dio Nero è la possibilità di evocare le anime di quelle creature e degli Eletti periti in battaglia durante il corso dei secoli, che hanno lottato e sono cadute per difendere la Madre. La volontà dell'Araldo è tale da riuscire a guidare gli spiriti di ninfe, satiri, fauni, fate e creature del piccolo popolo, unendoli sotto l'unico vessillo nero della vendetta e del terrore non badando ai mezzi utilizzati ma al fine ultimo che attraverso di essi possa raggiungere. I danni inflitti da queste creature di puro spirito dilanierebbero l’anima di coloro che Chernobog colpirebbe, ricordando loro che non esiste la mera soddisfazione materiale ma anche la coesistenza con l’anima del creato e l'equilibrio dello stesso. Le stesse anime cadute potranno anche difendere Chernobog, facendogli scudo nel caso incontrasse combattenti versati nelle medesime arti. La specializzazione di Fabbro delle Tenebre, inoltre, permette di elaborare tecniche in grado di dar forma tangibile all'energia spirituale e agli spettri controllati. Chi viene toccato fisicamente da queste tecniche, oltre ai normali danni spirituali, riceverà danni fisici e verrà privato dell'energia vitale fin tanto che il contatto con tali costrutti permarrà. Questi spettri resi tangibili possono essere respinti fisicamente, anche bloccati, ma non danneggiati. Solo chi dispone dell'abilità Spirito o di poteri similari può sperare di infliggere loro danno e distruggerli.
    Egli è inoltre in grado (dall'energia blu) di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere Il Nero, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.


    Illusioni Mentali
    I poteri di Chernobog, sebbene siano volti a difendere la Madre Terra, sono nati dalla paura: delle tenebre, del buio, dell’ignoto. L’uomo teme massimamente ciò che non riesce a vedere, e spesso fa bene, perché nell'oscurità si celano orrori che sconvolgerebbero gli intelletti più allenati. Il Nero sfrutta le tenebre del suo cosmo per suggerire, far intravedere, o talvolta imporre queste aberrazioni, sfruttando la paura primordiale dell’uomo per tutto ciò che è oscuro. L'influenza di Chernobog si fa sentire non cambiando realmente il paesaggio, ma colpendo la mente stessa dell’avversario, facendole credere cose non vere, inducendo stati d’ansia, paura, dubbi, stati d’animo, dolore, e anche piacere smodato ed euforia. Queste alterazioni saranno veicolate dal tocco delle tenebre o accompagneranno gli spiriti, resi così più forti, ma potranno anche essere instillate da colpi puramente spirituali, che avranno effetto solo se colpiranno effettivamente l’avversario. Le illusioni potranno essere evitate da chi possiede simili abilità o da nemici molto superiori, talvolta anche avversari in parità di energia o inferiori potranno liberarsene a costo di grandi sforzi di volontà, che però andrebbe a ripercuotere il loro equilibrio psicofisico.


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    Era sempre stato sfigato in amore. Conscio di questo, non si era mai legato a nessuna donna.
    L'amore è per i poeti, amava dire; un pensiero cinico, un pensiero razionale ma che lo proteggeva dal dolore. Dalla sofferenza. Perché, quel maledetto amore, portava gioie e dolori in egual modo. E a volte il dolore era così forte che quelle ferite non cicatrizzavano mai. A volte facevano meno male, altre volte tornavano a sanguinare ricordi e cose che potevano essere.
    Non voleva provarlo.
    Eppure...anche per lui arrivò quel giorno in cui due occhi si sovrapposero ai suoi e due anime brillarono. Un immagine poetica...ma la poesia non fu inventata per poter descrivere l'anima e l'amore?
    Quando la realtà diveniva migliore dei propri sogni...perchè? Perché lo avevi accanto un sogno. Il problema era quando la realtà mutava in un incubo e neppure nei sogni si poteva trovare conforto.


    Quando ti piace un fiore, semplicemente lo cogli. Ma quando ami un fiore, lo annaffi tutti i giorni.




    Vero.
    Ma cosa succedeva quando non lo potevi più innaffiare?
    Era da quello che scappava con tutte le sue forze. Il problema venne dopo...in fondo lo si poteva cambiare. In fondo non vi era solo un fiore.
    Ma sfigato com'era l'unico per cui valeva la pena mettersi lì a prendersene cura se ne andò.
    L'amore è per i poeti. Un invenzione dell'uomo per dare un senso quando in natura non esisteva. Perché non serviva l'amore per una persona. .
    Il cinismo di chi aveva paura e si nascose. Però non poteva più farlo. Questo fu il difficile. Non accettare che non vi fosse quel fiore sulla finestra che si affacciava verso il futuro di una vita, ma che non riusciva a dimenticarlo e continuava a cercarlo in ogni dove.
    Non il fiore ma quella sensazione.
    Per fortuna ci pensò il tumore a rendere il suo cuore un incendio di volontà di vivere. Perché senza la vita non vi era l'amore. E quindi bisognava combattere anche per innamorarsi e riamare qualcuno.

    Un regalo...si...il tumore in questo gli fece un regalo: soffocare il grido della sua anima con quel ruggito di rivalsa. E quando tutto sembrava giunto alla fine e di nuovo il dolore, insieme ai maledetti ricordi di una vita spezzata senza un perché, con pezzi mancanti ormai perduti e mai più ritrovati, il Mondo si spezzò.
    Per fortuna.

    Il vero amore deve sempre fare male. Deve essere doloroso amare qualcuno, doloroso lasciare qualcuno. Solo allora si ama sinceramente.




    Altro pensiero imbecille. Perché dover soffrire? Eravamo così presi, così contenti per il dolore?
    E quindi combattere era meglio. Almeno era un dolore che passava. Almeno il tumore era così egocentrico e primadonna da aver reso la sua vita un satellite.
    E il mondo a pezzi?
    La possibilità di combattere ancora. Di soffocare. Di non pensare perché se lo faceva tornavano i ricordi e non voleva. Perché aveva paura dei ricordi e del dolore che li accompagnava.
    E poi...Audatia.
    Lo aveva promesso a se stesso che non avrebbe più permesso a nessuno di farlo soffrire in quel modo. Però gli occhi di Audatia...ma perché quegli occhi esistevano?
    Perché il destino li fece incrociare con i suoi? Perché? Cazzo...che schifo. Di nuovo...eppure sapeva che non vi sarebbe stato futuro. E quindi soffocare.
    Non importava nulla.
    Perché quegli occhi poteva evitarli e con essi quel sentimento. Quella sensazione che faceva si che il suo cuore battesse. E poi era uno sfigato. Sarebbe finita come l'altra volta.
    Uguale. Situazione diversa esito uguale.
    Però...come si fa a perdere l'amore che cercavi con tanto accanimento?
    Anche se era uno stupido...ed era chiaro come il Sole che lo fosse, Harlan. Però...voleva essere guardato da Audatia.
    Combattere per quegli occhi. Per quell'odore anche se alla fine l'esito sarebbe stato uguale agli altri...ma ...

    Audatia vedeva Harlan con occhi nuovi. Quello sguardo era posato su di uno orizzonte nascosto persino allo stesso Draka. Che stupido imbecille...combattere per degli occhi, per essere visto uomo anche solo per un attimo.
    Perché Audatia parlava ad un Harlan sconosciuto eppure così vero e reale.
    Ma si costrinse a nasconderlo, nonostante tutto. Per paura. Per le sue mancanze. Ma quando Amaterasu mise i suoi occhi negli occhi di Chernobog, furono quelli di Draka ad incontrare quelli di Audatia e per quegli occhi avrebbe combattuto, avrebbe dato il sangue, avrebbe dato tutto.
    Non tanto per amore ma tanto perché si posavano su di un orizzonte che non voleva perdere ora che sapeva che esisteva.


    «Si...»


    Una semplice parola. Un semplice suono che racchiudeva un universo di significati. Perché Amaterasu era Harlan e Harlan Amaterasu. Si era reincarnata in lui. Vi era sempre il cuore di Harlan che batteva in quel petto all'unisono con l'anima di Amaterasu.
    In fondo Harlan voleva solo amare. Ed essere riamato a sua volta. Perché per avere una vita completa non bisognava nascondersi all'amore.
    Sarebbe stato tutto più semplice...ma mai scelse il cammino più semplice. Aveva sempre lottato.
    Lo avrebbe continuato a fare fino alla Fine.
    Ora aveva una ragione in più.
    Era lontana Audatia, lontana e vicina allo stesso tempo. Avrebbe reso quella distanza sempre più corta finchè Fine ed Inizio non si sarebbero sovrapposti per raccontare un nuovo Inizio di un altra Storia.
    Forse uguale a tante altre ma diversa nell'esito.
    In fondo vivere era come amare: la ragione vi era contro, ma ogni sano istinto a favore.
    Quel gioiello sarebbe stato per sempre con Audatia.
    Amaterasu non ne aveva più bisogno per affermare se stessa e il suo cuore.
    Insieme al suo pugno e alla sua volontà


     
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    You're rigging the game. You're part of the system. It shows in the way. That you never listen when I speak. I'm not gonna wait. I've made my decision.



    Aveva mai amato? Forse una volta.

    Tra le braccia di Harlan, di Amaterasu, Audatia si fermò a pensare all'ultima volta in cui aveva pronunciato "ti amo": la settimana scorsa a Raia, ma ci credeva davvero? Lo aveva detto con convinzione e col cuore in mano? No, non al cento per cento su quello riusciva ad essere sincera. Non lo sapeva.

    L'amore o meglio l'affetto che provava nei confronti dell'atlantidea era qualcosa di forte ma si rendeva conto, anche per la sua parte umana, che non era destinato a durare più di tanto. E se glielo avessero chiesto - mettendola al sicuro dalla furia della sua ragazza - non avrebbe avuto problemi a definirlo qualcosa di passeggero. Poteva lasciarla, chiuderla lì, ma non avrebbe avuto senso. Audatia voleva Raia, le piaceva sapere che fosse lì per lei e le piaceva sapere che ad ogni mazzo di fiori inviatole avrebbe saputo il motivo. Non propriamente sano ma era fatta così, forse avrebbe dovuto rivedere il concetto di relazione matura ma non le interessava, per lei andava benissimo così e se avesse dovuto fingere un sentimento per tenere buono qualcuno non avrebbe avuto nessuna remora.

    Va bene, sì.

    Ma era lo stesso con l'uomo che aveva di fronte? Sì, no, forse.

    Provava un grande affetto nei suoi confronti, lo aveva sentito subito in risonanza col suo cosmo e con la sua anima. Avevano combattuto fianco a fianco e questo le aveva dato un'idea ben precisa di quello che era in grado di fare Harlan. Per lui avrebbe smosso la terra e lo aveva fatto quando con P.A.N aveva affrontato Minosse. Il sentimento che li legava andava oltre quello umano, era insito nei loro paradigmi, Inizio e Fine, perennemente in contatto. Vicini ma lontani.

    Complementari.

    Necessari.

    Ma anche in quel caso, era Chernobog a smuovere il sentimento nei confronti di Amaterasu. E Audatia? Probabilmente lo avrebbe amato come amava Raia, non faceva differenze di sorta tra entrambi i compagni ufficiali, gli altri amanti non contavano e non avrebbero dovuto interessare a nessuno dei due.

    Si rimise in piedi e sorrise nella direzione dell'uomo, una mano sfiorava dolcemente la collana che le aveva donato e un sorriso le increspò le labbra. Era contenta di averlo accanto, era una buona scelta e un buon guerriero per G.E.A e per la Realtà.

    Non sparire mai più, Harlan. Lo abbracciò tranquilla, stringendolo tra le braccia. Per la Madre, per la tua Corte e per i Cinque... Sospirò prima di riprendere il discorso, alzò la testa a fissarlo negli occhi. Non abbandonarci mai più o non esisterà caverna dove potrai nasconderti.




    narrato ¤ parlato ¤ pensato ¤ °telepatia°
    NOME ¤ Audatia
    CASTA ¤ Eletti di Gea
    ENERGIA ¤ Blu
    DARIAN ¤ Chernobog [VII]

    FISICAMENTE ¤
    MENTALMENTE ¤
    STATUS DARIAN ¤

    RIASSUNTO AZIONI ¤ prese di coscienza e comunque minacce velate :x):

    ABILITÀ ¤
    Le Tenebre
    «Gli Slavi, dicono, hanno un'usanza particolare: durante le feste, passano un calice tra di loro radunati in cerchio, non al fine di pregare, ma piuttosto per maledire nel nome degli dei, buoni e cattivi, per ogni buon affare pregando un dio buono, e per ogni cattivo affare maledendo un dio maligno. Questo dio del dolore nel loro linguaggio è chiamato Zherneboh, il che sta a significare dio nero.» Chernobog è l'incarnazione di tutto ciò che è oscuro, malevolo e terribile. Attraverso il Nero egli esercita il suo potere, facendo assumere svariate consistenze e stati fisici alle stesse, plasmandole in più di una forma. Il loro contatto reca un dolore fisico lievemente maggiore di quanto siano i danni realmente apportati, pur se rilevanti, ustionando leggermente chi ne viene toccato.


    Spiriti Vendicatori - Fabbro delle Tenebre
    Una delle abilità del Dio Nero è la possibilità di evocare le anime di quelle creature e degli Eletti periti in battaglia durante il corso dei secoli, che hanno lottato e sono cadute per difendere la Madre. La volontà dell'Araldo è tale da riuscire a guidare gli spiriti di ninfe, satiri, fauni, fate e creature del piccolo popolo, unendoli sotto l'unico vessillo nero della vendetta e del terrore non badando ai mezzi utilizzati ma al fine ultimo che attraverso di essi possa raggiungere. I danni inflitti da queste creature di puro spirito dilanierebbero l’anima di coloro che Chernobog colpirebbe, ricordando loro che non esiste la mera soddisfazione materiale ma anche la coesistenza con l’anima del creato e l'equilibrio dello stesso. Le stesse anime cadute potranno anche difendere Chernobog, facendogli scudo nel caso incontrasse combattenti versati nelle medesime arti. La specializzazione di Fabbro delle Tenebre, inoltre, permette di elaborare tecniche in grado di dar forma tangibile all'energia spirituale e agli spettri controllati. Chi viene toccato fisicamente da queste tecniche, oltre ai normali danni spirituali, riceverà danni fisici e verrà privato dell'energia vitale fin tanto che il contatto con tali costrutti permarrà. Questi spettri resi tangibili possono essere respinti fisicamente, anche bloccati, ma non danneggiati. Solo chi dispone dell'abilità Spirito o di poteri similari può sperare di infliggere loro danno e distruggerli.
    Egli è inoltre in grado (dall'energia blu) di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere Il Nero, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.


    Illusioni Mentali
    I poteri di Chernobog, sebbene siano volti a difendere la Madre Terra, sono nati dalla paura: delle tenebre, del buio, dell’ignoto. L’uomo teme massimamente ciò che non riesce a vedere, e spesso fa bene, perché nell'oscurità si celano orrori che sconvolgerebbero gli intelletti più allenati. Il Nero sfrutta le tenebre del suo cosmo per suggerire, far intravedere, o talvolta imporre queste aberrazioni, sfruttando la paura primordiale dell’uomo per tutto ciò che è oscuro. L'influenza di Chernobog si fa sentire non cambiando realmente il paesaggio, ma colpendo la mente stessa dell’avversario, facendole credere cose non vere, inducendo stati d’ansia, paura, dubbi, stati d’animo, dolore, e anche piacere smodato ed euforia. Queste alterazioni saranno veicolate dal tocco delle tenebre o accompagneranno gli spiriti, resi così più forti, ma potranno anche essere instillate da colpi puramente spirituali, che avranno effetto solo se colpiranno effettivamente l’avversario. Le illusioni potranno essere evitate da chi possiede simili abilità o da nemici molto superiori, talvolta anche avversari in parità di energia o inferiori potranno liberarsene a costo di grandi sforzi di volontà, che però andrebbe a ripercuotere il loro equilibrio psicofisico.


    Telepatia
    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, proiettando il suo cosmo all'esterno può di comunicare telepaticamente con le persone che la circondano.


    TECNICHE ¤



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    It must be that old evil spirit. So deep down in your ground. You may bury my body down by the highway side. You may bury my body down by the highway side.


    Edited by D o r c a s - 15/10/2019, 20:32
     
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    La prese in braccio. Perché? Perché voleva farlo. Perché non voleva più trattenere nulla di quello che aveva nel cuore. Non voleva più maschere inutili che lo facevano stare ancora peggio, perché non corrispondevano al suo vero Io. Non voleva ridere. Voleva piangere. Voleva arrabbiarsi invece di dire che andava tutto bene. Voleva sorridere in faccia ai suoi nemici non mostrarsi umile. Voleva essere libero di Essere. Essere semplicemente Amaterasu.
    Ronin e Samurai. Semplice guerriero e Maestro di Spada. Semplice uomo e Araldo. Semplicemente se stesso. E non lo era più da troppo tempo. Piangere servì a questo. Farsi vedere debole era anche un modo per accettarsi. Per riuscire a guardarsi dentro e non averne paura.Perchè era anche questo. Ma poteva cambiare. Poteva fare molto altro.
    Harlan non si era mai arreso al male che portava dentro di lui, ma lo aveva sfruttato per farlo diventare un fuoco da cui attingere per diventare più forte. Più maturo.
    Perché il male era terribile. Non era un dono.
    Dal male cosa poteva nascere? Nulla. Era una risposta cosí ovvia...ma una risposta superficiale. Nulla nasceva ma cambiava il modo di osservare. Si...il male non era un dono ma poteva diventare un occasione di riflessione e di poter capire cosa significasse davvero vivere, apprezzare le cose, persino quelle stupide e che davamo per scontate.
    Harlan era riuscito a far diventare il suo tumore un dono. Stupido...no....era riuscito a far si che il tumore non distruggesse nulla ma facesse avere la volontà di proteggere quello che avevamo. Di osservare anche un lieve sorriso di un amico. A mettere da parte il nostro chiacchiericcio inutile per chiedere " come stai?" col cuore non con le labbra.
    Anche a sapersi guardare dentro, a domandarcelo, ad affrontare quei demoni che danzavano con le nostre paure intorno alla nostra anima. Ecco...ecco cos'era e da dove veniva la forza di Draka. Una forza che ora sentiva sua. E strinse di più Audatia al suo petto.
    Ne sentiva il peso sulle braccia, mentre iniziò a camminare. Sembrò una scena doppia. Amaterasu fu alle spalle di Harlan, prendeva la mano di Chernobog sollevandolo da terra, sorridendogli dolcemente come solo l'Imperatrice del Giappone sapeva fare, calma e serena inginocchiata accanto a lui, suonando per lui con dita soave e perfette; mentre Harlan teneva tra le braccia, ricolme di cicatrici infami, Audatia. I suoi capelli caddero come un fiume argentato. Belli... Amava quei capelli, l'odore, il profumo che lo avrebbe per sempre accompagnato. Quell'odore lo custodiva dentro il suo cuore, lì dove sarebbe stato solo suo.
    I passi riecheggiavano tra quelle mura, come sassi lanciati di piatto su uno specchio d'acqua. Camminare con i pensieri a fargli compagnia, con una scelta da fare.
    Però non camminava più curvo. Il volto era sereno e un occhiolino beffardo all'indirizzo del Dio Nero.

    «Nascondermi è il mio gioco preferito...e vederti arrabbiata a cercarmi mi diverte anche. »

    Sbruffone. Maledettamente odioso quando voleva. Ogni parola era detta per farla arrabbiare. Perché l'imprevedibile Inizio era anche gioco. Però vi era quel modo di camminare che non tradiva più l'incertezza. Persino le parole, per quanto strafottenti, nascondevano un quid conosciuto solo ad Amaterasu. Perché era riuscito ad alzarsi. Vi erano cose che non poteva dimenticare...e non era possibile farlo. Erano ricordi indelebili come cicatrici così profonde che lo avevano cambiato più di quanto volesse ammettere.
    Cicatrici che lo avevano costretto a mettersi una maschera. Perché l'immagine allo specchio rifletteva qualcosa che non voleva, eppure c'era. Avere sulle braccia il peso di Audatia lo fece riflettere...cosa voleva davvero Amaterasu?
    Per tutto questo tempo aveva corso per lasciarsi alle spalle quell'immagine odiosa, nascondendosi nelle più profonde caverne. Harlan avrebbe voluto Audatia anche solo per un breve attimo, anche da stupido imbecille qual'era, Amaterasu cosa voleva però? Nascondersi e
    basta? Rimediare all'errore che sentiva suo?
    Harlan voleva sentirsi uomo nonostante la malattia debilitante, nonostante fosse spezzato, voleva avere la forza di potersi alzare a guardare tutti negli occhi.
    Amaterasu?
    Voleva solo il suo orgoglio.
    Voleva guardare tutti senza aver timore o vergogna. Avere il coraggio anche di guardarsi di fronte allo specchio e vedere quella mostruosità.
    Sorrise a Chernobog, adagiandola sul letto.
    Si sedette accanto a lei.

    Ci vuole un passo per iniziare un viaggio




    Accarezzò i capelli di lei. Un altro occhiolino sornione.

    «Sai...Draka non si è mai sentito superiore a nessuno. In fondo si è sempre sentito un uomo. Buffo, vero? Io sono Amaterasu o mi kami...Ineguagliabile Sotto i Cieli. La Grande Dea che Splende Tra i Cieli.
    Il primo Araldo.
    E un uomo che si sentiva piccolo ha fatto aprire i miei occhi in questo mondo. E mi ha fatto maturare...mi ha messo di fronte anche alle mie contraddizioni. Alle mie paure


    Le prese la mano.

    «La vita mi ha portato così in alto da splendere come il Sole e poi così in basso da conoscere Inferni su Inferni...pfu...a me che sono l'Inizio...la Creazione e la Vita....ma questo mi ha aiutato. Ad essere migliore.
    A vedere cose che prima non riuscivo a fare. A preoccuparmi della tua sofferenza o di quella degli altri.
    Sono migliore? Non lo so...ma mi sento bene. Più maturo.»


    Si perse per un attimo tra i suoi pensieri, che affollavano la mente come bolle in un calice.

    «La collana è tua. Io non ne ho più bisogno. Non credo che dipenda da quella chi io sia davvero. Sono il mio pugno e le mie azioni a fare di me un uomo e un guerriero.»

    E quegli occhi furono un arcobaleno di colori mai visti prima d'ora. E in quelle parole vi fu il ruggito della Salamandra di G.E.A e la mano strinse quella di Audatia.

    «Ma devo fare una cosa. Io devo tornare lì dove la salamandra ruggirà insieme al Byakko.
    La Salamandra è stata creata per difendere il Fuoco della Vita contro le Fiamme Divoratrici del Buio. Lì devo andare.
    Da solo...senza nulla di più che non il mio orgoglio e la mia volontà.»


    Combattere per dimostrare di essere solamente Amaterasu. Come fece tempo prima Harlan contro Audatia.

    «Io ed Harlan torneremo nell'Abisso. A combattere perché una nuova lama rinasca...ma lo devo fare semplicemente come me stesso. Senza inutili appellativi che mi sono stati affibbiati nel corso delle ere. Non mi servono. Non mi sono mai serviti in battaglia. Senza più paura.
    Mi basta essere semplicemente


    Amaterasu



    Edited by Lyga - 16/10/2019, 19:11
     
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    Quando la sollevò, afferrandola per le cosce e cominciando ad incamminarsi lungo i corridoi scuri e lucenti del Tempio, si lasciò sfuggire un suono dalle labbra a metà tra un gridolino sorpreso e uno di protesta. Mettimi giù Harlan, avrebbe voluto dirgli ma lo sguardo intenso che le aveva rivolto l'aveva fatta desistere e costretta a stringere le gambe attorno alla sua vita per cercare di trovare una posizione più comoda.

    Non sono mai stata realmente arrabbiata con te, dovresti saperlo dopo tutto questo tempo.

    Harlan era uno dei pochi poi che sapeva la strada per la sua camera da letto e non ne aveva timore. Non che ce ne fosse ma la maggior parte delle creature che avevano varcato quella soglia erano tornate con qualche pinta e libbra di sangue e carne in meno, non al punto da essere mutilate ma quel tanto che bastava per rendere le cose apprezzabili. Sorrise a labbra chiuse quando le passò una mano tra i capelli, godendosi la carezza e il tocco della mano.

    Vorrei dirti che è il tempo che ci cambia, ci fa affrontare le sue prove per renderci migliori o meno.

    Sospirò appena stringendogli di rimando la mano, dura e forte ma al contempo morbida. La mano di Amaterasu e di Harlan erano ricolmi di tante cose così come lo era la Vita.

    La verità è che siamo "programmati" così. Possiamo cambiare delle piccolezze, migliorarci o trattenerci, ma accettandoci come Araldi della Madre... Andremo in contro a meno problemi.

    Alzò lo sguardo negli occhi di lui e l'insieme dei colori fu abbagliante, splendido e terrificante al tempo stesso.

    Come ti ho detto, qualsiasi cosa tu decida di lasciarmi verrà custodita in attesa del tuo ritorno. Se la tua decisione è presa allora tutto quello che posso dirti e di non andartene prima di avermi salutato per bene.

    Si sporse verso di lui, sussurrandogli l'ultima frase all'orecchio. Capiva l'Araldo dell'Inizio, forse tra i cinque era quello più vicino a ciò che era in grado fare il Dio Nero, per questo motivo non si sentì di rimproverarlo o fermarlo - come detto - era qualcosa di scritto nel loro paradigma. A Chernobog mancava follemente la possibilità di poter dispensare la morte a chiunque gliela chiedesse, ricordava i fiumi di sangue in suo onore e le vittime volontarie per placare la sua ira. Adesso, cosa le rimaneva? Un mondo in rovina e contaminato dall'abominio del Caos e della Corruzione, gli umani erano ben pochi e nonostante sembrassero costantemente sul punto di estinguersi, ecco che spuntava fuori qualche piccolo centro di resistenza. Non se la sentiva, dopotutto quello che avevano passato, di chiedere sacrifici e così si accontentava di sterminare corrotti e accogliere chiunque volesse solo il vessillo di G.E.A e di Chernobog.

    Prima ancora che Amaterasu combatta nell'Abisso, prima delle infinite lotte che sarai costretto a sostenere...

    Gli poggiò entrambe le mani sulle spalle imprimendo una lieve forza per costringerlo a sdraiarsi sul letto, lo bloccò sedendogli cavalcioni mentre cominciava a far scivolare le dita lungo tutto le braccia per fermarsi sui polsi dell'uomo e stringerli ai lati del viso. Si chinò alle labbra leccandogliele con un guizzo repentino della lingua.

    Ricordati: non cedere e non arrenderti.

    Glielo sussurrò sul collo poco prima di mordere forte. Chernobog lo sapeva di cosa era capace Amaterasu, il sacrificio di Harlan aveva dato l'input per il risveglio della Sorella e così ne era diventato il tramite prima che si fondesse completamente. Era certo, il Dio Nero, che da quegli abissi sarebbe ritornato ma prima di lasciarlo partire avrebbe avuto ciò che voleva.







    [~ fine]




    narrato ¤ parlato ¤ pensato ¤ °telepatia°
    NOME ¤ Audatia
    CASTA ¤ Eletti di Gea
    ENERGIA ¤ Blu
    DARIAN ¤ Chernobog [VII]

    FISICAMENTE ¤
    MENTALMENTE ¤
    STATUS DARIAN ¤

    RIASSUNTO AZIONI ¤ eee niente, per me è finita qui e se vuoi puoi anche rispondere ma insomma :fiore:

    ABILITÀ ¤
    Le Tenebre
    «Gli Slavi, dicono, hanno un'usanza particolare: durante le feste, passano un calice tra di loro radunati in cerchio, non al fine di pregare, ma piuttosto per maledire nel nome degli dei, buoni e cattivi, per ogni buon affare pregando un dio buono, e per ogni cattivo affare maledendo un dio maligno. Questo dio del dolore nel loro linguaggio è chiamato Zherneboh, il che sta a significare dio nero.» Chernobog è l'incarnazione di tutto ciò che è oscuro, malevolo e terribile. Attraverso il Nero egli esercita il suo potere, facendo assumere svariate consistenze e stati fisici alle stesse, plasmandole in più di una forma. Il loro contatto reca un dolore fisico lievemente maggiore di quanto siano i danni realmente apportati, pur se rilevanti, ustionando leggermente chi ne viene toccato.


    Spiriti Vendicatori - Fabbro delle Tenebre
    Una delle abilità del Dio Nero è la possibilità di evocare le anime di quelle creature e degli Eletti periti in battaglia durante il corso dei secoli, che hanno lottato e sono cadute per difendere la Madre. La volontà dell'Araldo è tale da riuscire a guidare gli spiriti di ninfe, satiri, fauni, fate e creature del piccolo popolo, unendoli sotto l'unico vessillo nero della vendetta e del terrore non badando ai mezzi utilizzati ma al fine ultimo che attraverso di essi possa raggiungere. I danni inflitti da queste creature di puro spirito dilanierebbero l’anima di coloro che Chernobog colpirebbe, ricordando loro che non esiste la mera soddisfazione materiale ma anche la coesistenza con l’anima del creato e l'equilibrio dello stesso. Le stesse anime cadute potranno anche difendere Chernobog, facendogli scudo nel caso incontrasse combattenti versati nelle medesime arti. La specializzazione di Fabbro delle Tenebre, inoltre, permette di elaborare tecniche in grado di dar forma tangibile all'energia spirituale e agli spettri controllati. Chi viene toccato fisicamente da queste tecniche, oltre ai normali danni spirituali, riceverà danni fisici e verrà privato dell'energia vitale fin tanto che il contatto con tali costrutti permarrà. Questi spettri resi tangibili possono essere respinti fisicamente, anche bloccati, ma non danneggiati. Solo chi dispone dell'abilità Spirito o di poteri similari può sperare di infliggere loro danno e distruggerli.
    Egli è inoltre in grado (dall'energia blu) di staccare la propria anima dal corpo ed operare tramite una proiezione astrale che potrebbe essere utile sia in combattimento - nonostante la pericolosità che derivi da essa - sia per scopi non bellicosi. Allo stesso modo, tramite il suo potere Il Nero, può accedere (da solo o con altri) ai mondi di mezzo alla dimensione materiale, come la Dimensione Spirituale e la Dimensione Spettrale, dove l'energia spirituale si manifesta in forma fisica.


    Illusioni Mentali
    I poteri di Chernobog, sebbene siano volti a difendere la Madre Terra, sono nati dalla paura: delle tenebre, del buio, dell’ignoto. L’uomo teme massimamente ciò che non riesce a vedere, e spesso fa bene, perché nell'oscurità si celano orrori che sconvolgerebbero gli intelletti più allenati. Il Nero sfrutta le tenebre del suo cosmo per suggerire, far intravedere, o talvolta imporre queste aberrazioni, sfruttando la paura primordiale dell’uomo per tutto ciò che è oscuro. L'influenza di Chernobog si fa sentire non cambiando realmente il paesaggio, ma colpendo la mente stessa dell’avversario, facendole credere cose non vere, inducendo stati d’ansia, paura, dubbi, stati d’animo, dolore, e anche piacere smodato ed euforia. Queste alterazioni saranno veicolate dal tocco delle tenebre o accompagneranno gli spiriti, resi così più forti, ma potranno anche essere instillate da colpi puramente spirituali, che avranno effetto solo se colpiranno effettivamente l’avversario. Le illusioni potranno essere evitate da chi possiede simili abilità o da nemici molto superiori, talvolta anche avversari in parità di energia o inferiori potranno liberarsene a costo di grandi sforzi di volontà, che però andrebbe a ripercuotere il loro equilibrio psicofisico.


    Telepatia
    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, proiettando il suo cosmo all'esterno può di comunicare telepaticamente con le persone che la circondano.


    TECNICHE ¤



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    It must be that old evil spirit. So deep down in your ground. You may bury my body down by the highway side. You may bury my body down by the highway side.
     
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