Ice deception

Aibhill e Siegfried

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    Lamento nel ghiaccio— I

    Il freddo di Asgard era talmente flebile da scalfirla appena, tramutandosi in una debole brezza e sfigurando al confronto con il gelo che si portava dentro.

    Aveva sentito parlare tanto del Nord, così radicato nella sua cultura scandinava e popolata di fieri guerrieri. Alcuni lo consideravano come l’ultimo baluardo della civiltà nordica, il punto nevralgico di una resistenza contro la corruzione che dilagava da anni su quelle terre. Il candore dei ghiacciai si era macchiato più volte del sangue dei nemici ma mai di quello dell’eterogeneo popolo che si nascondeva al nord. Era quasi sacrilego macchiare quelle terre con il caldo fluido scarlatto, eppure la fine non aveva risparmiato nessuno.

    Quelle terre, già flagellate dalle intemperie del cielo e l’asprezza del suolo, erano un posto perfetto dove trovare anime smarrite. Non tutti erano abbastanza forti da reggere. Encomiabile era lo sforzo di quelle popolazioni a lottare contro le avversità della natura e della corruzione. Non tutti nascevano con quella scintilla, quel fuoco capace di riscaldare i cuori degli altri e tener duro in vista di giorni migliori. In alcuni quella fiamma era così flebile, che alla minima tempesta finiva per spegnersi.

    Aibhill era lì per loro. Tendere la mano e porre fine alla loro vita di stenti e sacrifici. Con la fine dell’inverno forse le cose sarebbero migliorate. Ma c’è sempre qualcuno che cercava una via d’uscita. Immergersi nelle acque di un lago semi-ghiacciato offriva un trapasso dolce, era quasi come addormentarsi e non rivedere più l’alba di un nuovo giorno. I più intrepidi, o disperati, preferivano lanciarsi sulle proprie lame o dalla brulla scogliera. Insomma le vie d’uscita da quell’incubo erano molte, nessuna tanto dolce quanto quella che offriva la Banshee. Smettere di tremare per il freddo, tenersi lo stomaco tra le mani per la fame o vedere i propri figli non riaprire più gli occhi. Esisteva un tesoro più prezioso della propria prole?

    Lei lo sapeva bene. Non li aveva partoriti o portati in grembo per lunghi mesi ma dalla fine aveva offerto loro una nuova vita. Al pari di una divinità misericordiosa, o di una indulgente madre accoglieva i suoi figli e figlie al seno. Non importava cosa fossero stati in vita, perché davanti alla morte il re, il mercante ed il contadino si spogliavano dei loro averi ed erano uguali. Non c’erano divisioni nel mondo spiritico in cui mandava i suoi figli e figlie, né sofferenza o fame. Lì potevano disperarsi per quanto la vita fosse stata ingiusta, oppure aiutarla nella sua vocazione.

    Non tutti avrebbero capito. Non le importava di essere capita.

    Nessuno poteva capirla.

    Distesa su quel letto di ghiaccio, la pelle tremava sotto la brezza gelida che spirava dal cielo rannuvolato. La chioma scura distesa su quel candido letto, creando sinuose forme con quei fili d’ebano. Coperta solo da pochi stracci e priva della protezione della stella demoniaca, provava ciò che i suoi figli del Nord avevano provato prima di spirare. Perché doveva comprenderli, entrare nelle loro menti ed afferrare il loro cuore prima di trascinarli nell’oblio. Il volto diafano inespressivo e le gemme scarlatte che riflettevano le nubi in cielo. Si girò su un lato con le mani unite davanti a sé alla ricerca di una fonte di calore. Quel corpo fatto di carne ed ossa reclamava un fuoco, una scintilla capace di donargli vita.

    Sotto quel ghiaccio quante fanciulle avevano perso la vita? Si mise in ascolto dei loro sussurri. Non poteva percepire quelle pover’anime falciate dalla corruzione. Quelle ormai erano perdute, per sempre. Nessuno le avrebbe più reclamate, visto che l’oscurità aveva corrotto il loro candore. Lei cercava anime diverse, quelle da trascinare con sé nel mondo degli spettri. Con il volto riflesso sul ghiaccio e le iridi che provavano a penetrare quello specchio. Sembrava quasi di essere tornata nella prigione di cristallo, lì dove nessuno si sarebbe ricordata di lei. Ed invece era libera, libera di tormentare quella terra marcia e gelata. Le sarebbe bastato un urlo per richiamare a raccolta tutte le anime nascoste in quelle terre. Non lo fece. La sua ricerca era molto più meticolosa.
    Osservare, ingannare e solo alla fine colpire.

    Gli artigli della Banshee erano letali per un motivo. Nessun attacco a caso, ma solo brevi e mirate incursioni nella quotidianità dei mortali. La corruzione era stata un male ma anche un bene. Se da un lato toglieva anime da offrire ad Hades, dall’altro i sopravvissuti erano così disperati da fidarsi di chiunque. Infondo cos’avevano da perdere?
    La vita.

    Era quella che avrebbe chiesto all’incauta persona che l’avesse soccorsa. Lei così fragile, riversa sul ghiaccio che faticava ancora a sciogliersi nell’estremo nord ed in cerca d’aiuto. Gli umani erano prevedibili, fin troppo. E lei amava giocare con loro.

    Urlò.

    Il gioco era appena iniziato.

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    narrato ◊ parlatopensatoparlato altri
    NOME ◊ Aibhill
    CASTA ◊ Spectre
    ENERGIARossa
    SURPLICE ◊ Banshee (IV)
    FISICAMENTE ◊ Infreddolita.
    MENTALMENTE ◊ Serena.
    STATUS SURPLICE ◊ Non indossata.

    RIASSUNTO AZIONI ◊ Aibhill è in cerca di qualcuno da ingannare. Vestita di pochi stracci e con il cosmo celato è distesa su una coltre di ghiaccio. Urla per attirare l'attenzione di qualcuno.
    Buon divertimento!

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    Ice Deception
    I
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    Quel pomeriggio aveva deciso di uscire dal castello confondendosi tra i soldati. Come sempre era accaduto in quei casi, aveva ripreso i panni di Sigmund e di farsi vedere dalle pattuglie di ronda, per tenere alto il morale dell'esercito; il fatto che nessuno potesse riconoscerlo come il Celebrante di Odino era un vantaggio, perchè aveva più libertà di movimento e di interfacciarsi con i suoi guerrieri per le cose pratiche. D'altra parte anche come Sigmund risultava essere una figura molto rispettata in Asgard tra i guerrieri, e suo malgrado iniziavano a circolare false leggende anche sul conto del proprio alter-ego. Bastava che qualcuno si accorgesse di quell'uomo con l'elmo alato per sentirsi al sicuro in caso di attacco, e anche se si trattava di un piccolo inganno sapeva bene che la speranza era la sola cosa di cui ogni popolo, incluso il suo, avesse bisogno in quel momento.

    Perchè le vittime durante il Ragnarok sarebbero potute essere molte.

    Perchè le vittime dell'Armageddon lo furono.

    Perchè anche se Genlon era stato ucciso da Siegfried in persona, Dragmor era ancora rintanato chissà dove.

    Ma Asgard non mollava, si era già ripresa gli approdi ghiacciati grazie all'aiuto degli elfi, e anche i nani avevano deciso di partecipare alla festa: Midgard sarebbe stata liberata, e poi gli altri mondi.

    Mentre cavalcava tra i campi innevati, si chiedeva quando sarbbe stato il momento giuto per la prossima battaglia; la fortificazione della città proseguiva spedita, coloro che erano stati prede stavano per diventare cacciatori... e non erano i soli, perchè anche Atene aveva ricominciato a muoversi. Poi udì un urlo sovrastare la lieve brezza, e senza pensarci due volte si mosse verso la sua origine: non doveva essere rtroppo lontano da lì.

    Percorse forse meno di trecento metri, per poi trovare una donna riversa al suolo, apparentemente svenuta e non ferita; sembrava abbigliata come una schiava o una prigioniera. Siegfried si guardò intorno: non c'erano tracce fresche nella neve, la donna non sembrava essere stata attaccata da corrotti o simili: anche il cielo era sgombro. Mentre smontava, una semplice domanda gli passò nella mente.

    Perchè hai gridato?

    Prese una pelliccia che trasportava e ne avvolse la ragazza. Non aveva decisamente tratti nordici quindi il suo ritrovamento in mezzo al nulla aumentava i fattori misteriosi al quadro completo. Provò a risvegliarla delicatamente, per vederci chiaro e capire cosa fosse successo.

    Sei al sicuro, adesso. Cerca di riprenderti.

    Attese pazientemente una reazione da parte di lei, cercando di riscuoterla gentilmente dal suo torpore.



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    NOME - Siegfried
    ENERGIA - Nera
    CASTA - God Warriors di Odino
    ROBE - Alpha Uma, Orion {VIII}
    STATUS ROBE - Non indossata - Ottimo
    STATUS FISICO - Illeso
    STATUS MENTALE - Pensieroso

    RIASSUNTO AZIONI - ...e niente, buongiorno signorina. Caffè? Cornetto? Cappuccino? Spiacente, tutto finito. Comunque niente di che, ti copro e cerco di svegliarti, Sieg indossa l'elmo alato; gli puzza un po' il fatto che non ci siano tracce o avversari di nessun genere vicino a te. Sarebbe stato carino se a svegliarti fosse stata Ingrid :asd:

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    ABILITA'

    CUORE DELL'EROE: Il custode di Duhbe è il favorito di Odino, sia in termini di fedeltà che come valore guerriero; si narra che uno degli antichi custodi dell'Armatura abbia sconfitto in battaglia il nano Fafnir che aveva preso le sembianze di un drago a due teste. A causa di questa vicinanza agli dei del Nord, la forza del guerriero è strettamente legata alla stella da lui rappresentata: essa gli dona una grande energia cosmica fornendogli una protezione continua, un'energia che pervade il suo corpo espandendosi attraverso il cuore, che rimane il fulcro di questo legame. Ne risulta che il corpo del guerriero è costantemente ricoperto da una barriera cosmica che lo protegge e che ha dato origine al mito dell'invulnerabilità del Cavaliere. La forza delle stelle è talmente intensa da permettere al guerriero di compiere imprese ai limiti dell'immaginabile, riuscendo ad esprimere la propria forza e tenere alta la propria difesa sempre al massimo delle proprie capacità, rendendo difficile un confronto verso qualsiasi avversario che normalmente dovrebbe essere allo stesso livello.

    FORZA STRAORDINARIA: Prerogativa del Cavaliere del Drago del Nord è quella di essere in possesso di una grande forza, con la quale si narra che sia stato per lui possibile decapitare con un sol colpo una delle teste di Fafnir. Similmente all'energia cosmica, anche la forza fisica del guerriero può raggiungere livelli sovrumani che in pochi altri Cavalieri sono in grado di compiere, anche nella stessa Asgard; inoltre con il tempo, il Cavaliere ha affinato questa sua forza riuscendo a controllarla e a focalizzarla con grande cura, rendendo le sue azioni molto più efficaci riuscendo quindi ad agire sulla materia solida generando veri e propri terremoti con molta più facilità rispetto a qualsiasi avversario - anche di pari livello - ma anche di riversare tali effetti sui materiali liquidi e addirittura gassosi.

    AGILITA' STRAORDINARIA: Le grandi capacità in combattimento del Cavaliere hanno permesso di forgiare il proprio corpo come un'arma, portandolo alla conoscenza delle capacità di ogni singolo muscolo anche in termini di coordinazione e movimento. La grande velocità che riesce a raggiungere gli consente di confondere il nemico in conseguenza di riuscire a ricreare delle immagini residue del proprio corpo che replicano i movimenti dell'originale. Non trattandosi di illusioni, i movimenti avvengono contemporaneamente e non è possibile una discrepanza tra quelli dell'originale e quelli delle copie.

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    Volto di ferro — II

    Lo straziante urlo si perse nelle lande gelate. Le sue labbra schiuse in una sofferente espressione e le mani che si stringevano al petto. La testa era appena sollevata da quel letto di ghiaccio. In quel lamento orecchie esperte avrebbero potuto ritrovare disperazione, la rabbia di una donna che aveva viaggiato in lungo e in largo per trovare un giaciglio caldo e che si era accontentata di quella roccia gelata. L’ultimo respiro di qualcuno che aveva deciso di arrendersi, gettare le armi a terra contro un nemico troppo forte da sconfiggere: sé stessi. Perché quando il corpo veniva meno e la mente s’annebbiava l’unica ancora di salvezza erano i propri ideali e ciò che si era disposti a sacrificare per un giorno in più. Aveva sentito così tante volte quella nota di disperazione, che aveva imparato a riprodurre alla perfezione. Proprio come un artista, che al primo ascolto di una melodia, riusciva a riproporla con il proprio strumento. Alcuni l’avrebbero giudicato come un talento, altri come un dono demoniaco.

    Lei regina dell’inganno, complice delle dissimulatrici e tessitrice delle illusioni.

    Fin dall’alba dei tempi aveva indossato innumerevoli vesti. Aveva quasi perso il conto di tutti i volti che aveva indossato pur d’ingannare i mortali. Alcuni spiriti si tenevano lontani dalle loro faccende, reputandole irrisorie e di poco conto. Ma lei, crudele spirito vendicativo, si nutriva dell’altrui disperazione ed amava dilettarsi con le proprie prede prima di concedere la gioia del trapasso. Nonostante le numerose maschere indossate, mai aveva perso sé stessa.

    Chi sei?
    Aibhill, antico spirito della vendetta crudele, madre di tutte le Banshee e Farshee, servitrice di Hades e spectre della Stella della Terra Ingannatrice.


    Lo avrebbe marchiato a fuoco sulla sua pelle nivea. La sua identità impressa nella mente e consapevole del compromesso stipulato con la divinità dell’Averno. Doveva a lui la libertà, ma mai avrebbe annullato sé stessa pur di servire. Opportunista forse, ma da uno spirito maligno non ci si poteva aspettare qualcosa di diverso. E quella sadica vena d’opportunismo si rifletteva anche nel modo con cui adescava le sue vittime. Amava vivere le vite delle anime più fragili, quelle che abitualmente mieteva con la sua falce. In una terra di fieri guerrieri, dove il sospetto per lo straniero era ben radicato, la pietà che si riservava ai sopravvissuti poteva essere la chiave che le avrebbe aperto le porte di Asgard. Nessuno le avrebbe negato asilo, soprattutto con Guerrieri Sacri e Saint impegnati nella costante ricerca di anime da salvare.

    Non si stupiva della prevedibilità umana. Infondo erano esseri fin troppo semplici, uno sbaglio creato da creature antiche quanto lei, che incarnavano tutti i difetti della divina perfezione. Nella loro breve esistenza era raro che imparassero dai loro errori. Erano solo un granello di quella clessidra che scandiva il tempo. In un battito di ciglia il Fato recideva i loro fili dorati. Se fossero vissuti quanto lei avrebbero potuto sapere che tendere la mano ad uno sconosciuto era pericoloso quasi quanto non tenderla affatto.

    Si sentì avvolta da un torpore, ancor prima di aprire gli occhi. Non sapeva se il suo corpo da mortale avesse ceduto al gelo, che le penetrava ora fino a dentro le ossa. Sentiva la chioma bagnata, che scivolava sinuosa sulle sue spalle nude. La pelliccia del guerriero le diede un inaspettato sollievo, una sensazione umana quanto disgustosa. Faticava ancora a credere di essere prigioniera di quel corpo. Aveva provato in ogni modo di raggiungere il piano spirituale, ma qualcosa la bloccava. Nonostante i richiami dei suoi figli, che desideravano il ritorno a casa della loro Madre, non era riuscita ad abbattere quell’invisibile barriera. Era strano abituarsi alla vita da mortale, riempire un involucro di carne ed ossa senza memoria o passato. Quel corpo le suggeriva che forse aveva esagerato. Tremava. Scossa da brividi di freddo e le labbra pallide quanto l’incarnato. Vide la vista rischiararsi sul volto del guerriero. Aveva sentito il suo passo pesante, forse anche quello di un cavallo. Le iridi scarlatte si soffermarono sui tratti metallici dell’elmo. Era difficile distinguere l’uomo che si celava dietro quella maschera. Occhi di ghiaccio, capo baciato dal sole e mento prominente. Quel volto sembrava essere scavato nel metallo dell’elmo, quasi come se fosse impensabile rimuoverlo.

    Le mani afferrarono la pelliccia. Le gambe che si raccolsero al petto nella speranza di trattenere calore. Stava ancora tremando, ma ciò avrebbe reso la sua recita ancora più veritiera. In realtà aveva smesso di chiedersi dove fosse il confine tra verità e menzogna. Cosa importava? Una delle sue figlie aveva vissuto quei momenti, prima di addormentarsi per sempre e morire assiderata. Nessuno però le aveva offerto la mano. E lei aveva scelto di abbandonarsi su quel giaciglio di ghiaccio in attesa della fine.

    La vita era fatta di scelta. Lo straniero aveva scelto di aiutarla. Aibhill aveva scelto d’ingannarlo.

    Cosa mancava?

    Chi sei?
    Leah, la sopravvissuta.


    Non appena le immagini furono più nitide e le forze ritornare nelle sue braccia, la Banshee decise di gettarsi al collo del guerriero temendo di essere strappata via da quel giaciglio sicuro da un nemico invisibile. Iniziò a singhiozzare, abbandonandosi alla fragilità umana. Qualsiasi donna che avesse vissuto anche una sola notte in quelle lande desolate ne sarebbe uscita distrutta, sia fisicamente che emotivamente. Tremava e versava lacrime.

    << P…Pensavo di non rivedere più la prossima… alba. >>

    Sussurrò tra un singhiozzo e l’altro. Le sue parole erano scandite a fatica, tra un singhiozzo ed una sferzata di vento gelido che la faceva tremare come una foglia. Dopo aver toccato il fondo ed essersi specchiata nell’abisso sapeva come ci si sentiva. Un’anima in frantumi, che ritrovava speranza al primo bagliore dell’alba.

    << È… È stato orribile. Ti prego non lasciarmi qui f…fuori! >>

    Si staccò dall’uomo alla ricerca delle sue iridi. Lo specchio della verità.

    << Non lasciarmi sola. >>

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    NOME ◊ Aibhill
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    FISICAMENTE ◊ Infreddolita.
    MENTALMENTE ◊ Serena.
    STATUS SURPLICE ◊ Non indossata.

    RIASSUNTO AZIONI:fiore:

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    Ice Deception

    II

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    La ragazza, in pochi istanti, riprese conoscenza. Tremante, sembrò disorientata per un attimo, poi inaspettatamente lo abbracciò.

    P…Pensavo di non rivedere più la prossima… alba. È… È stato orribile. Ti prego non lasciarmi qui f…fuori!

    Il Celebrante rimase per un attimo spiazzato da quel comportamento; in tempi come quelli la gratitudine era senza dubbio merce rara, ma per esperienza diretta nessuna delle persone che aveva soccorso in quegli ultimi anni si era lasciata andare senza superare prima una fase di sospetto; magari chi li soccorreva era anche peggio del pericolo da cui si era scampati, dopo tutto. La donna si staccò da lui, cercando di guardarlo negli occhi; l'elmo probabilmente non sarebbe servito per nascondere la propria identità, ma quella era una zona di passaggio ed era meglio mantenere l'anonimato ancora per un po'.

    Non lasciarmi sola.

    In tono tranquillo, Siegfried cercò di rasserenarla.

    Calmati, ora sei al sicuro. Hai un nome? Il mio è Sigmund. Sarà il caso di spostarci da qui, hai bisogno di riscaldarti.

    Il guerriero la aiutò ad alzarsi, cercando di inquadrarla bene. Qualcosa nella sua fragilità cozzava con il modo in cui lei potesse essere sopravvissuta al clima di Asgard da sola e quasi senza abiti adatti. Le porse la mano per aiutarla a montare in groppa al suo cavallo: fortunatamente c'erano alcuni capanni della fanteria nelle vicinanze, non sarebbe stato difficile raggiungerne uno. Sussurrò qualcosa alle orecchie dell'animale, poi iniziarono ad avanzare verso est: si intravedeva il limitare di una piccola foresta.

    Mentre procedevano lentamente, lei in sella e lui a piedi guidandolo con le briglie. Si rivolse nuovamente a lei:

    Raccontami cosa ti è accaduto. Come hai fatto a ritrovarti in mezzo al nulla, in queste condizioni? Da dove vieni?

    Era curioso di saperne di più, in particolare voleva capire se ci fossero teste calde nelle vicinanze. Escludeva i corrotti, data la mancanza di ferite della ragazza, ma non si poteva essere certi di niente. Non ci volle molto prima di avvistare il capanno che al momento era vuoto, ma era rifornito di legna, con poche razioni di cibo; l'acqua, con tutta quella neve, non era un problema. L'interno era spoglio, un tavolo, due sedie ed una branda: in un angolo, un camino di pietra.

    Siegfried fece accomodare la ragazza, poi accese il fuoco.

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    NOME - Siegfried
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    RIASSUNTO AZIONI - ...facciamo i galantuomini :asd:

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    CUORE DELL'EROE: Il custode di Duhbe è il favorito di Odino, sia in termini di fedeltà che come valore guerriero; si narra che uno degli antichi custodi dell'Armatura abbia sconfitto in battaglia il nano Fafnir che aveva preso le sembianze di un drago a due teste. A causa di questa vicinanza agli dei del Nord, la forza del guerriero è strettamente legata alla stella da lui rappresentata: essa gli dona una grande energia cosmica fornendogli una protezione continua, un'energia che pervade il suo corpo espandendosi attraverso il cuore, che rimane il fulcro di questo legame. Ne risulta che il corpo del guerriero è costantemente ricoperto da una barriera cosmica che lo protegge e che ha dato origine al mito dell'invulnerabilità del Cavaliere. La forza delle stelle è talmente intensa da permettere al guerriero di compiere imprese ai limiti dell'immaginabile, riuscendo ad esprimere la propria forza e tenere alta la propria difesa sempre al massimo delle proprie capacità, rendendo difficile un confronto verso qualsiasi avversario che normalmente dovrebbe essere allo stesso livello.

    FORZA STRAORDINARIA: Prerogativa del Cavaliere del Drago del Nord è quella di essere in possesso di una grande forza, con la quale si narra che sia stato per lui possibile decapitare con un sol colpo una delle teste di Fafnir. Similmente all'energia cosmica, anche la forza fisica del guerriero può raggiungere livelli sovrumani che in pochi altri Cavalieri sono in grado di compiere, anche nella stessa Asgard; inoltre con il tempo, il Cavaliere ha affinato questa sua forza riuscendo a controllarla e a focalizzarla con grande cura, rendendo le sue azioni molto più efficaci riuscendo quindi ad agire sulla materia solida generando veri e propri terremoti con molta più facilità rispetto a qualsiasi avversario - anche di pari livello - ma anche di riversare tali effetti sui materiali liquidi e addirittura gassosi.

    AGILITA' STRAORDINARIA: Le grandi capacità in combattimento del Cavaliere hanno permesso di forgiare il proprio corpo come un'arma, portandolo alla conoscenza delle capacità di ogni singolo muscolo anche in termini di coordinazione e movimento. La grande velocità che riesce a raggiungere gli consente di confondere il nemico in conseguenza di riuscire a ricreare delle immagini residue del proprio corpo che replicano i movimenti dell'originale. Non trattandosi di illusioni, i movimenti avvengono contemporaneamente e non è possibile una discrepanza tra quelli dell'originale e quelli delle copie.

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    Fuoco e ghiaccio — III

    Sentì il guerriero vacillare, spiazzato dal suo gesto. Probabilmente la guerra ne aveva indurito l’animo, ma non abbastanza da offrire il proprio aiuto ad una sconosciuta. Non aveva esitato. Si era privato di una pelliccia per tenerla al caldo e stava cercando di tranquillizzarla. Non si aspettava nulla di diverso da un guerriero del Nord, che aveva giurato di proteggere le persone che chiedevano asilo in quelle estreme e rigide terre. L’imprevedibilità del cielo e gli inverni più impervi avevano riunito quel popolo più di qualunque altro. Uniti davanti ad un focolare, uniti sul campo di battaglia. Erano molti coloro che sacrificavano la propria vita pur di proteggere Asgard.

    Difficile non ammirarli. Un sentimento non condiviso dalla Spectre. Il loro altruismo, la naturale inclinazione che avevano per aiutare il prossimo li avrebbe resi deboli, vulnerabili. Davanti ad un pericolo tanto grande ed esseri senza scrupoli esitare poteva costare la vita ai singoli e perdere per sempre il controllo su quelle terre. Non era il luogo più ospitale ma si mormorava che ad Asgard dimorassero molti profughi, anime da offrire ad Hades. Per questo non poteva lasciarsi sfuggire questa occasione. In una scacchiera immaginaria aveva appena mosso il proprio alfiere: Leah.

    Tremante si strinse al guerriero nell’illusoria ricerca di una protezione da qualcosa, o qualcuno. Un gemito di paura le morì in gola quando una sferzata di vento gelido investì quel giaciglio. Si retrasse nella pelliccia nella speranza di occupare il minor spazio possibile e trattenere quanto più calore. Doveva dare un’immagine di sé completamente diversa. Dissimulare la furbizia con l’ingenuità, mascherare la forza con la debolezza e vestirsi di un’innocenza che non le era mai appartenuta.

    Fortuna che aveva dalla sua parte i sussurri degli spettri. Era rimasta in ascolto per lungo tempo prima di decidere di cacciare nelle lande del Nord. I segreti delle anime perdute erano più preziosi di qualsiasi cosa, anche di tutto l’oro che i nani avevano da offrire o le conoscenze degli elfi. Esistevano sussurri che nessun’anima viva osava sussurrare. Con il trapasso i nodi si scioglievano e la paura svaniva, fino a confessare l’inconfessabile.

    << L…Leah. >>

    Pronunciò a fatica il suo nome. Stava ancora tremando. In questo non doveva fingere, anche perché le temperature di Asgard erano davvero rigide anche con l’avvicinarsi del solstizio. Sollevò il capo per incrociare la mano tesa del guerriero. Allungò la sua per sorreggersi al possente uomo e seguirlo senza opporre resistenza. L’avrebbe condotta dove desiderava prima o poi, di questo ne era certa. Doveva essere solo brava a mentire, cucirsi addosso una vita non sua ma di cui conosceva ogni dettaglio e il tragico epilogo. Non era stata lei a porre fine alla vita di Leah, l’aveva solo aiutata nel trapasso, a compiere quel salto che l’aveva portata secoli prima ad unirsi agli spiriti danzanti.

    Una volta salita sul cavallo rimase in silenzio. Doveva essere solo paziente. Prima o poi Sigmund le avrebbe dato ciò che desiderava. Percorsero un sentiero verso Est, ai limiti di una foresta flagellata dal gelido vento. Non doveva essere piacevole ritrovarsi in una tempesta di neve. Quelle lande erano piuttosto letali per stranieri. Leah non sarebbe riuscita a sopravvivere per più di qualche ora mal equipaggiata com’era. Lasciò che la menzognera madre unisse quei tasselli, quei frammenti di vita che andavano ad incastrarsi tra realtà e bugia. Doveva essere scaltra ed attenta nel dosare le parole.

    << M…mi sono fidata delle persone sbagliate. >>

    Tremò.

    << Il mondo ormai non è più come lo conoscevamo… c’è chi aiuta il prossimo e chi lo inganna.
    S…Sono tempi difficili e purtroppo ci sono persone che ne traggono profitto. >>


    Non si stava discostando molto dalla realtà dei fatti. Dietro ogni bugia c’era sempre un fondo di verità. E l’arte del bugiardo stava nell’amalgamarle così bene da renderle indistinguibili. Le situazioni reali con attori diversi. Si strinse nelle spalle quasi come se quei ricordi fossero troppo dolorosi da rievocare nel bel mezzo di una traversata in cavallo. Sofferente abbassò lo sguardo verso la criniera del cavallo, a cui si appigliava con una mano.

    << Non…voglio ricordare! >>

    Sull’orlo di una crisi di pianto, di chi ne aveva abbastanza di quello che aveva vissuto fino a quel momento.

    Le sue aspettative furono deluse. Il guerriero non l’aveva portata nelle mura di Asgard ma in un vecchio ed isolato capanno di fanteria. Lì probabilmente i soldati del Nord si rifocillavano e ristoravano nelle notti di tempesta, quando era vietato abbandonare il fronte. Scese da cavallo con l’aiuto di Siegfried ed entrò quasi in punta di piedi nello spartano capanno. Dentro di esso c’era l’essenziale per trascorrerci una notte. Con la pelliccia ancora sulle spalle si sedette sulla branda in attesa del fuoco.

    La scintilla arrivò. E con essa anche il fuoco. Le lingue danzavano facendo ballare le ombre del guerriero e della fanciulla sulle pareti di legno. Iniziò con un piacevole tepore, poi dopo alcuni minuti le fiamme presero maggior vita fino a riscaldare l’intera stanza. Lasciò che quel movimento vorticoso ed irregolare delle lingue scarlatte catturasse la sua attenzione. Proprio come un fachiro che suonava il proprio flauto per incantare un pericoloso cobra, così la Spectre rimase meditativa davanti al fuoco. A cosa pensava? Forse nulla in particolare, o qualcosa di ben peggiore.

    Passarono i minuti, forse le ore.

    Non staccò gli occhi scarlatti dalle fiamme.

    << Cosa vuoi sapere? >>

    Si concesse una pausa.

    << O…Ognuno di noi ha due storie da raccontare.
    Quella prima e quella dopo l’arrivo dei mostri. >>


    Leah si agitava dentro di sé. Aveva percepito il terrore di quella donna, gli stenti costretta a patire e ciò che aveva fatto pur di sopravvivere.

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    NOME ◊ Aibhill
    CASTA ◊ Spectre
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    SURPLICE ◊ Banshee (IV)
    FISICAMENTE ◊ Infreddolita.
    MENTALMENTE ◊ Pensierosa.
    STATUS SURPLICE ◊ Non indossata.

    RIASSUNTO AZIONI:fiore:

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    Ice Deception

    III

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    Il suo nome era Leah, dunque. Tutta via nella sua risposta, mentre cavalcava mestamente, c'era qualcosa che non andava. Si era fidata delle persone sbagliate, era stata ingannata. E quindi non voleva ricordare. Se Valmhur fosse stata presente gli avrebbe dato - come sempre - dello stupido. Ma mentre camminavano, anche lui potè capire con certezza che c'era sotto qualcosa... stava cercando solo di essere paziente. Perchè ad Asgard, nessuno si comportava più in quel modo da quando era iniziato l'Armageddon. E nessuno ne viveva fuori al di fuori, in quelle lande così distanti dalla città.

    Il fatto che fosse così scarsamente equipaggiata e contemporaneamente priva di qualsiasi ferita, contrastava con quanto lei stessa aveva detto; non poteva sopravvivere così a lungo al freddo del Nord, se non era di quelle parti. Quanto ai suoi fantomatici ingannatori, non ve n'era alcuna traccia nei dintorni e di certo avrebbero cercato di seguirla.

    Rimandò i suoi sospetti a dopo essersi sistemati nel capanno, con il fuoco ormai acceso. Poi, fu lei a parlare:

    Cosa vuoi sapere? O…Ognuno di noi ha due storie da raccontare. Quella prima e quella dopo l’arrivo dei mostri.

    Osservazione comprensibile, ma per lui non era così; la sua seconda storia era inizata diverso tempo prima dell'Armageddon o del Ragnarok. I mostri ad Asgard erano solo l'ennesima variazione sul tema; inoltre la sua storia come Siegfried era differente da quella come Sigmund: il suo alter-ego non aveva un passato, e quello di Siegfried ormai erano in pochi a ricordarlo. La risposta che diede alla ragazza era rivolta anche a sè stesso:

    Mi interessa solo la verità.

    Con quelle parole non intendeva accusarla di nulla, in ogni caso le bugie erano qualcosa che non serviva a nulla. Soprattutto, se c'era davvero qualcuno da rieducare alla maniera asgardiana, il Celebrante voleva esserne messo a conoscenza. Non avrebbe tollerato che nessuno del suo popolo potesse comportarsi in modo abietto.

    Puoi raccontarmi la tua storia anche per intero. Il tempo lo abbiamo, a meno che non ci sia qualcuno che ti insegue e in quel caso... sarà meglio per loro che non ti trovino finchè sei insieme a me.

    Disse l'ultima puntualizzazione più che altro per cercare di farle capire che era al sicuro; inoltre era disposto ad ascoltarla. purchè non si trattasse di qualcosa di inventato. Non avrebbe avuto senso altrimenti darle quella possibilità.

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    RIASSUNTO AZIONI - Ho la sensazione che stiamo menando il can per l'aia :asd:

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    CUORE DELL'EROE: Il custode di Duhbe è il favorito di Odino, sia in termini di fedeltà che come valore guerriero; si narra che uno degli antichi custodi dell'Armatura abbia sconfitto in battaglia il nano Fafnir che aveva preso le sembianze di un drago a due teste. A causa di questa vicinanza agli dei del Nord, la forza del guerriero è strettamente legata alla stella da lui rappresentata: essa gli dona una grande energia cosmica fornendogli una protezione continua, un'energia che pervade il suo corpo espandendosi attraverso il cuore, che rimane il fulcro di questo legame. Ne risulta che il corpo del guerriero è costantemente ricoperto da una barriera cosmica che lo protegge e che ha dato origine al mito dell'invulnerabilità del Cavaliere. La forza delle stelle è talmente intensa da permettere al guerriero di compiere imprese ai limiti dell'immaginabile, riuscendo ad esprimere la propria forza e tenere alta la propria difesa sempre al massimo delle proprie capacità, rendendo difficile un confronto verso qualsiasi avversario che normalmente dovrebbe essere allo stesso livello.

    FORZA STRAORDINARIA: Prerogativa del Cavaliere del Drago del Nord è quella di essere in possesso di una grande forza, con la quale si narra che sia stato per lui possibile decapitare con un sol colpo una delle teste di Fafnir. Similmente all'energia cosmica, anche la forza fisica del guerriero può raggiungere livelli sovrumani che in pochi altri Cavalieri sono in grado di compiere, anche nella stessa Asgard; inoltre con il tempo, il Cavaliere ha affinato questa sua forza riuscendo a controllarla e a focalizzarla con grande cura, rendendo le sue azioni molto più efficaci riuscendo quindi ad agire sulla materia solida generando veri e propri terremoti con molta più facilità rispetto a qualsiasi avversario - anche di pari livello - ma anche di riversare tali effetti sui materiali liquidi e addirittura gassosi.

    AGILITA' STRAORDINARIA: Le grandi capacità in combattimento del Cavaliere hanno permesso di forgiare il proprio corpo come un'arma, portandolo alla conoscenza delle capacità di ogni singolo muscolo anche in termini di coordinazione e movimento. La grande velocità che riesce a raggiungere gli consente di confondere il nemico in conseguenza di riuscire a ricreare delle immagini residue del proprio corpo che replicano i movimenti dell'originale. Non trattandosi di illusioni, i movimenti avvengono contemporaneamente e non è possibile una discrepanza tra quelli dell'originale e quelli delle copie.

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    Leah — IV

    Sentiva la diffidenza erigere barriere ed il sospetto serpeggiare tra loro.

    Era preparata alla diffidenza del popolo nordico. Non si aspettava che Asgard le avesse aperto le porte con così tanta facilità, soprattutto ora che era uno dei pochi baluardi rimasti per l’umanità. Non sarebbe stato facile raggirare Siegfried. Lo capiva dalle occhiate che le rivolgeva. Non si fidava. Eppure c’era qualcosa che lo costringeva a non desistere, o abbandonarla ad una morte certa nel bel mezzo del nulla. Il dubbio: E se non stesse mentendo? E se stesse dicendo la verità?

    Aibhill aveva volutamente proferito poche parole, confuse. Anche il meno sospettoso dei guerrieri si sarebbe subito messo in allarme. In tempi difficili come quelli che stavano vivendo dubitare avrebbe sgretolato ogni rapporto di fiducia sul nascere. Forse cercava in lei un motivo per fidarsi, per crederle. Non poteva raccontargli la storia di Leah così presto, non dopo tutto ciò che aveva vissuto. Indossava i logori vesti di una sopravvissuta, scampata a mille orrori e ritrovando nel prossimo solo inganni. Non poteva concedergli quella storia tanto presto, avrebbe solo alimentato ulteriormente i suoi sospetti. Doveva essere cauta.

    Sollevò il capo verso Siegfried, tradito dalle sue ultime parole. In quella frase, in quella esplicita richiesta di veridicità erano prigionieri tutti i suoi dubbi. Un po' come urlare in viso che non la credeva, forse per sospetto o forse per semplice pregiudizio contro lo straniero. Le iridi scarlatte della Banshee si soffermarono su quelle del guerriero, velate di una malinconica tristezza e di un sentimento nuovo, essere tradita ancor prima di donare la propria fiducia. Leah aveva scelto di seguirlo, rischiando di ritrovarsi nell’ennesimo cerchio infernale.

    << Non…Non mi credi?
    P…Perché dovrei fidarmi di una persona che non mostra nemmeno il suo volto?>>


    Balbettò incerta. Se solo avesse avuto un cuore quelle parole l’avrebbero ferita nel profondo. Scosse la testa e strinse le mani al petto, quasi per sentire il suo cuore perdere battiti. Deglutì a fatica, simulando una preoccupazione che cresceva dentro di sé insieme alla visibile delusione che le gemme scarlatte lasciavano trasparire. Leah si aspettava qualcosa di meglio, un nuovo inizio dopo aver riconquistato la sua libertà. Come si faceva a non crederle se non aveva ancora aperto bocca?

    << Io…Io… >>

    Sentì le lacrime bagnarle il volto. Cercò di soffocare quei singhiozzi che le salivano in gola. Ricordare faceva male.

    Raccontami una storia!
    Quale storia?
    La tua.


    Quei sussurri.

    << Prima che tutto iniziasse ero una barista di un locale e sognavo di completare gli studi in legge. Una ragazza come le altre insomma e con anni felici da vivere.
    Avevo una famiglia, amici ed un ragazzo… non ero pronta ad affrontare la fine di tutto. >>


    Il corpo era scosso da violenti singhiozzi. Si lasciò guidare dalle malinconiche note che lo spettro le aveva sussurrato. Ricordava ancora con quanta sofferenza aveva ricordato quei giorni di confusione, buio e paura. Erano tutti così inconsapevoli, forse sprovveduti. Infondo nessuno era davvero preparato agli abomini che invasero le città, la periferia e perfino le tranquille campagne. Nessun luogo era sicuro. Notti passate nel dormiveglia, con occhio sempre aperto per sorvegliare l’entrata della propria abitazione. Era sembrata sicura, almeno fino a quando un mostro non vi entrò e macchiò le foto di famiglia con il sangue dei suoi cari. Da lì iniziò una serie di peripezie, fortuiti incontri e poi il grande inganno.

    << Ma cosa importa ora ricordare come è stato all’inizio? Renderebbe solo le cose più difficili. >>

    Gli occhi gonfi dal pianto cercarono lo sguardo del guerriero. Sentiva il bisogno di essere creduta. Leah sentiva questa necessità, non Aibhill. Leah era stata così stupida e fragile, tanto da costare la vita a tante persone. Era stata ingenua, inadatta a sopravvivere in un mondo che le aveva voltato le spalle.

    << Mi dissero che il Nord era sicuro. Lì quei mostri non erano arrivati… per questo rinunciai alle poche provviste che mi erano rimaste per salpare verso queste terre!
    Ancora oggi me ne pento.
    Arrivata qui ho trovato lo stesso orrore e coloro che avevano promesso di proteggerci diventarono i nostri carcerieri. Non so bene cosa siano, trafficanti di schiavi o ricettatori di merci rubate, ma approfittano delle persone disperate come me per guadagnare provviste, forza lavoro o qualsiasi cosa di utile alla loro sopravvivenza.
    Non…Non avevo nulla con me per questo mi hanno trattenuta e costretta a soddisfare ogni loro desiderio in un accampamento non molto distante da qui. >>


    Deglutì terrorizzata. Iniziò a sfregarsi le mani non per il freddo ma quasi per rimuovere quel sudiciume che quei uomini le avevano messo addosso. Era una macchia che niente e nessuno avrebbe rimosso, peggio di un marchio che la bloccava nell’infelicità del presente, le faceva rimpiangere l’ingenuità del passato e le impediva di vivere il futuro. Prigioniera in un limbo di tristezza.

    << Sono riuscita a scappare da poche ore.
    Forse avranno notato la mia assenza… ero già rassegnata a passare la notte in questo deserto di ghiaccio. >>


    Sospirò esausta.

    << P...Posso fidarmi di te? >>

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    RIASSUNTO AZIONI ◊ Ha solo bisogno di tanta ospitalità ed affetto :kuku:

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    Ice Deception

    IV

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    Il fuoco continuava a scoppiettare. La prima reazione che ebbe alla sua affermazione fu stranamente riferita alla fiducia nei suoi confronti.

    Non…Non mi credi? P…Perché dovrei fidarmi di una persona che non mostra nemmeno il suo volto?

    Anche il riferimento all'elmo pareva del tutto fuori luogo. Non c'era da meravigliarsi se un guerriero ne indossasse uno, soprattutto se correva il rischio di essere attaccato dalla Corruzione in qualsiasi momento, stando all'aperto. Non aveva problemi a togliersi l'elmo, Leah non poteva comunque conoscere il volto del Celebrante di Odino; quindi, senza battere ciglio, se lo sfilò.

    Non ti chiedo di fidarti di me, ma spesso le persone mentono sul loro passato o sulle motivazioni che le hanno spinte ad agire in un certo modo. O forse perchè vogliono negare il ricordo di qualcosa; per questo ti ho chiesto di raccontarmi la verità, se devi essere difesa da qualcosa ho bisogno di sapere cosa sia con esattezza. Quanto all'elmo, trovi così strano che un soldato errante ne indossi uno come protezione?

    Poi ascoltò la storia della ragazza. Sembrava sincera, tutto sommato, ma nella sua storia Siegfried percepì una grossa incongruenza.

    Aveva raggiunto il Nord per scappare dall'Armageddon... e chi l'aveva aiutata a scappare l'ha fatta prigioniera, fino a poche ore prima. Per sei anni? E dopo sei anni di prigionìa lei non presentava nemmeno un graffio o segno di maltrattamento? Al guerriero venne quasi da ridere, ma una cosa era chiara: c'era qualcosa che non andava. Alla fine del racconto, si alzò in piedi. Non fece cenno al grosso buco nel racconto della sua fuga dai carcerieri, ma decise che valeva la pena darle un'ultima possibilità - giusto per non lasciare nulla di intentato.

    Bene, allora risolverò il problema alla radice. Dimmi dove sono e dove eri tenuta imprigionata, gli altri prigionieri non possono essere abbandonati al loro destino: li libererò io stesso.

    A questo punto erano arrivati al dunque: se questi fantomatici cercerieri esistevano davvero, avrebbero avuto vita molto breve. Se invece la ragazza avesse cercato ulteriori scuse, avrebbe passato la notte di guardia alla capanna. Poi si sarebbe assicurato che la ragazza raggiungesse i confini di Asgard senza problemi; come soldato, non poteva condurre ad Asgard persone sospette. Come Celebrante, avrebbe potuto chiedere direttamente l'intervento di Urzla; in quel modo avrebbe scoperto la verità con le cattive maniere, ma avrebbe comunque raggiunto lo scopo di mantenere tutti al sicuro.

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    FORZA STRAORDINARIA: Prerogativa del Cavaliere del Drago del Nord è quella di essere in possesso di una grande forza, con la quale si narra che sia stato per lui possibile decapitare con un sol colpo una delle teste di Fafnir. Similmente all'energia cosmica, anche la forza fisica del guerriero può raggiungere livelli sovrumani che in pochi altri Cavalieri sono in grado di compiere, anche nella stessa Asgard; inoltre con il tempo, il Cavaliere ha affinato questa sua forza riuscendo a controllarla e a focalizzarla con grande cura, rendendo le sue azioni molto più efficaci riuscendo quindi ad agire sulla materia solida generando veri e propri terremoti con molta più facilità rispetto a qualsiasi avversario - anche di pari livello - ma anche di riversare tali effetti sui materiali liquidi e addirittura gassosi.

    AGILITA' STRAORDINARIA: Le grandi capacità in combattimento del Cavaliere hanno permesso di forgiare il proprio corpo come un'arma, portandolo alla conoscenza delle capacità di ogni singolo muscolo anche in termini di coordinazione e movimento. La grande velocità che riesce a raggiungere gli consente di confondere il nemico in conseguenza di riuscire a ricreare delle immagini residue del proprio corpo che replicano i movimenti dell'originale. Non trattandosi di illusioni, i movimenti avvengono contemporaneamente e non è possibile una discrepanza tra quelli dell'originale e quelli delle copie.

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    Salvezza — V

    L’eclissi di luna si specchio nelle lande ghiacciate di Asgard.

    Gli occhi della Spectre si posarono finalmente sul volto dell’uomo del Nord. Alla durezza del metallo si contrapponeva la serietà del suo viso, scavato e temprato dalle intemperie di quelle terre. Le gemme di ghiaccio le aveva già intraviste oltre la maschera di metallo, colpendola fin da subito e rendendo quella caccia più interessante. Ora ne riusciva ad apprezzare il taglio, le ciglia bionde quanto i capelli e le espressioni che incrinavano quella serietà e licenza tipica di un uomo d’arme. Probabilmente aveva lasciato nelle mura di Asgard frammenti di sé, persone a cui teneva più della sua stessa vita ed aveva scelto di arruolarsi per proteggere l’ultimo baluardo per l’umanità al Nord. Rimase incantata, immaginando quei spigolosi tratti deturpati nella realtà spirituale, mentre i suoi figli e figlie si dilettavano a banchettare con la sua anima. Erano affamati, li sentiva. Poteva udire le loro urla, i lamenti di anime inquiete che reclamavano il loro pasto per alleviare le pene del supplizio. Era come bagnare le labbra ad un moribondo perso tra le aride dune di un deserto. Avrebbe bagnato i volti dei suoi figli con le lacrime ed il sangue di quel guerriero.

    Fiducia.

    Una parola vuota, priva di significato per uno spirito che l’aveva persa fin dagli albori del mito. Eppure i mortali, nella loro breve esistenza, erano alla costante ricerca di fiducia. Era quasi più importante della felicità, dell’amore o degli ideali. In un mondo corrotto era diventato un miraggio, un prezioso scrigno che all’apertura si tramutava in un delizioso inganno. Perché era così facile cadere nella trappola della fiducia, pensare di trovare una persona su cui contare e poi scoprirne il tradimento solo quando aveva affondato il pugnale dietro la propria schiena.

    << Trovo strano non poter guardare il viso della persona su cui stò riponendo fiducia. >>

    Precisò con un debole sorriso, incrinando quel volto fatto di singhiozzi ed amare lacrime. La Spectre si lasciò guidare dallo spirito di Leah, una donna che aveva perso tutto ed era morta per l’eccessiva fiducia verso il prossimo. Si era fidata delle mortali sbagliati, ed anche delle creature immortali visto che la sua anima era nelle mani della Spectre. Ne percepiva i lamenti, dolci sussurri all’orecchio della madre. I loro animi in sintonia come un unico essere e con il dolore che le dilaniava il cuore. Quello poteva capirlo. L’abbandono la peggior paura di ogni mortale.

    Insieme si sopravvive, da soli si muore.

    << Hai intenzione di lasciarmi qui… da sola? >>

    Era Leah che parlava. Troppo fragile per poter sopravvivere da sola, temendo perfino il freddo di Asgard. Quel fuoco non era abbastanza. Chissà da quanto tempo non dormiva prima di arrendersi alla vita. Perché era un lusso poter riposarsi e non era mai riuscita a raggiungere un posto sicuro, essendo meno fortunata di altri che avevano avuto ospitalità e protezione a Nord. Lei aveva trovato solo gelo ed inganno. Non avrebbe permesso al guerriero di abbandonarla lì per salvare altre vite. Per sopravvivere bisognava fare ciò che andava fatto. Scegliere: me o gli altri?

    << Domani ti dirò tutto. Ora ti prego… non lasciarmi qui da sola.
    Ho bisogno di te. >>


    Sussurrò.

    Si sollevò dal comodo giaciglio, accarezzando le logore lenzuola che il capanno militare aveva da offrire. Le dita s’insinuarono sotto le pieghe del tessuto, prima di raggiungere il bordo e staccarsi da esso. Fece un passo, seguito da un altro. La testa china verso le lingue di fuoco. Come due corpi le fiamme danzavano davanti ai suoi occhi. Ne percepì il calore e ne apprezzò il magro conforto che esso le offriva. Aveva bisogno di altro. Leah aveva bisogno di qualcosa di più profondo, di una promessa che la incatenava al guerriero.

    Lo affianco. Le palpebre decorate da lunghe ciglia nere. Le iridi si soffermavano sul guerriero, sul suo corpo d’acciaio. Poi oltrepassò quella linea, quell’invisibile linea che separava gli sconosciuti e che li rendeva inevitabilmente intimi. Da abile tessitrice Leah legava i loro destini con un filo invisibile. Le piccole e pallide mani si soffermarono sul suo petto. Tremava, alla ricerca di quel calore che aveva conosciuto troppo presto. Fremeva per poterlo riassaporare. Sorrise adagiando il capo sulla spalla, mentre le sue mani si sarebbero insinuate sotto la corazza alla ricerca della carne e del sangue che pulsava sotto di essa. Poi la destra risalì fino al volto, finalmente libero della fredda maschera di Asgard.

    << Non vuoi scoprire… come sono sopravvissuta tutto questo tempo? >>

    Incerta nella voce, ma meno nei gesti. Lo accarezzò.
    Leah non aveva avuto scelta. Aveva donato sé stessa pur di sopravvivere, rinunciando ad una parte di sé. Rinunciando alla gioia di sentire il fiato di un uomo su di sé che la desiderasse per amore. Aveva consacrato il suo corpo agli altri pur di vivere un giorno in più. Diventando essenziale.
    Conosceva solo questo modo per sopravvivere.

    << Sono qui per liberarti. >>

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    RIASSUNTO AZIONI ◊ Vediamo di rompere un pò il ghiaccio!

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    La ragazza si era rimessa in piedi, tremante. Non voleva rimanere sola, o almeno così sembrava. Siegfried non aveva percepito in lei la presenza della Corruzione, nonostante ci fosse qualcosa che lo convincesse ben poco nel suo modo di fare; ma se anche non ci fossero stati sospetti da parte sua, ciò che la ragazza stava manifestando andava contro ogni fibra del suo essere. Come guerriero del Nord, come asgardiano, come Celebrante.

    Quando lei alzò la mano verso il suo volto, lui la bloccò e l'espressione del suo viso si indurì. La respinse controllando al massimo la propria forza, perchè quel comportamento era totalmente stupido e fuori luogo... oltre a stonare completamente con la storia che lei aveva cercato di propinargli in precedenza. Se poi non avesse controllato a dovere il suo potere, avrebbe senza dubbio rischiato di ferirla o peggio, ucciderla.

    Donna, tu non sai cosa stai dicendo. Mi chiedi di aspettare quando altre vite rischiano di spegnersi, seguendo lo stesso destino che avresti avuto tu o anche qualcosa di peggiore. Io servo secondo la volontà degli dèi del Nord e niente può deviare il mio sguardo verso il nemico, che si tratti di un corrotto o anche di un umano che minaccia l'incolumità del mio popolo.

    Se Valmhur fosse stata presente, probabilmente avrebbe riempito di insulti entrambi... lui, per averla salvata ed aver insistito nel chiederle notizie dei propri aggressori senza successo. Lei, per aver tentato di sedurlo come se fosse un uomo qualsiasi.

    D'altra parte, se anche le intenzioni di lei fossero state sincere, lui non avrebbe mai potuto agire diversamente: se fosse stato coinvolto emotivamente con una donna, non avrebbe potuto fingere di essere un'altra persona mantenendo l'identità di Sigmund, perchè non sarebbe stato onorevole. Come guerriero e Celebrante, aveva già deciso tempo prima che non si sarebbe legato ad una donna finchè Asgard - e quindi tutto il mondo - non fosse stato al sicuro, libero dalle piaghe che aveva portato con sè l'Armageddon. Senza aggiungere altro, indossò nuovamente l'elmo e si avviò verso l'uscita.

    Anche se sola, questo è un posto sicuro: potrai rimanere qui finchè le provviste non termineranno. Io ho una missione da compiere, se non vuoi dirmi dove sono i tuoi carcerieri dovrò trovarli da solo e fare in fretta, prima che qualcuno perda la vita.

    Se Leah aveva detto la verità sulla propria storia, quella era la sua ultima chance per rendere la speranza ad altri che avevano seguito la sua sorte. Le sue ultime parole erano state "sono qui per liberarti"... ma la verità era che lei era libera di andare per la propria strada, qualunque fosse; di certo non sarebbe potuta entrare ad Asgard senza convincere le sentinelle e soprattutto gli utilizzatori di magia che vigilavano contro eventuali malintenzionati; gli elfi che c'erano tra loro, poi, non erano certamente bendisposti verso questa gente. Lui, invece, sarebbe stato libero solo in un futuro che per il momento era tutt'altro che prossimo: il futuro in cui avrebbe trovato Dragmor e riversato su di lui tutta la collera dei suoi compagni morti in battaglia.

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    STATUS MENTALE - Pensieroso e anche un po' :facepalm:

    RIASSUNTO AZIONI - Mi spiace, ma come dicevo in tag hai cercato di sedurre proprio la persona sbagliata (che poi magari se avesse ceduto sarebbe potuta arrivare una certa Urzla e fare un c**o così ad entrambi :asd:). Quindi niente, lui la spinge via delicatamente (a causa della Forza Straordinaria), si rimette l'elmo e fa per andarsene. A questo punto o ti riveli e finisce a schiaffi, o la chiudiamo qui perchè veramente siamo in un vicolo cieco :zizi:

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    CUORE DELL'EROE: Il custode di Duhbe è il favorito di Odino, sia in termini di fedeltà che come valore guerriero; si narra che uno degli antichi custodi dell'Armatura abbia sconfitto in battaglia il nano Fafnir che aveva preso le sembianze di un drago a due teste. A causa di questa vicinanza agli dei del Nord, la forza del guerriero è strettamente legata alla stella da lui rappresentata: essa gli dona una grande energia cosmica fornendogli una protezione continua, un'energia che pervade il suo corpo espandendosi attraverso il cuore, che rimane il fulcro di questo legame. Ne risulta che il corpo del guerriero è costantemente ricoperto da una barriera cosmica che lo protegge e che ha dato origine al mito dell'invulnerabilità del Cavaliere. La forza delle stelle è talmente intensa da permettere al guerriero di compiere imprese ai limiti dell'immaginabile, riuscendo ad esprimere la propria forza e tenere alta la propria difesa sempre al massimo delle proprie capacità, rendendo difficile un confronto verso qualsiasi avversario che normalmente dovrebbe essere allo stesso livello.

    FORZA STRAORDINARIA: Prerogativa del Cavaliere del Drago del Nord è quella di essere in possesso di una grande forza, con la quale si narra che sia stato per lui possibile decapitare con un sol colpo una delle teste di Fafnir. Similmente all'energia cosmica, anche la forza fisica del guerriero può raggiungere livelli sovrumani che in pochi altri Cavalieri sono in grado di compiere, anche nella stessa Asgard; inoltre con il tempo, il Cavaliere ha affinato questa sua forza riuscendo a controllarla e a focalizzarla con grande cura, rendendo le sue azioni molto più efficaci riuscendo quindi ad agire sulla materia solida generando veri e propri terremoti con molta più facilità rispetto a qualsiasi avversario - anche di pari livello - ma anche di riversare tali effetti sui materiali liquidi e addirittura gassosi.

    AGILITA' STRAORDINARIA: Le grandi capacità in combattimento del Cavaliere hanno permesso di forgiare il proprio corpo come un'arma, portandolo alla conoscenza delle capacità di ogni singolo muscolo anche in termini di coordinazione e movimento. La grande velocità che riesce a raggiungere gli consente di confondere il nemico in conseguenza di riuscire a ricreare delle immagini residue del proprio corpo che replicano i movimenti dell'originale. Non trattandosi di illusioni, i movimenti avvengono contemporaneamente e non è possibile una discrepanza tra quelli dell'originale e quelli delle copie.

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    Ricorda il mio nome — VI

    Questa era la volontà del Nord?
    Con sorpresa scoprì che la carne non cedette sotto i suoi delicati tocchi. La voce suadente che invitava il mortale a giacere con lei solo per quella notte, riscaldarsi reciprocamente dalle intemperie climatiche, fu ignorata. Sebbene le sue parole sembravano quasi incerte, di una donna che non aveva altri mezzi per comunicare, le sue mani sapevano come toccare le corde più intime di un uomo. Sperava che la debolezza della carne facesse il suo dovere. Un soldato, lontano da casa e dai propri affetti, cercava conforto in qualsiasi persona anche nel caldo letto di una sconosciuta. Perché con la guerra perdeva ogni giorno una parte di sé; ad ogni sparo; ad ogni fendente; ad ogni colpo inferto. Si finiva per perdere sé stessi, soprattutto in distese ghiacciate che si tingevano di rosso. Rendendoli macchine sul campo di battaglia, nascondendo i propri sentimenti in un recesso della propria anima. Ed anche per una sola notte, anche solo il tocco di una donna, l’avrebbe fatto sentire vivo.

    Era questo ciò si aspettava da un soldato qualsiasi, troppo stanco e stremato per poter rimanere ligio al dovere. Ed invece Sigmund rimase freddo ed impassibile. Doveva albergare una spropositata forza di volontà e codice morale per rifiutare la sua gentile offerta. Non lo vide esitare nemmeno per un secondo. Alcuna increspatura comparve sul suo volto. Si limitò solo a bloccarle la mano e con garbo scostarla, lasciando calare il gelo in quel capanno. Nemmeno un incendio avrebbe più riscaldato quella stanza, con ospiti due persone che avevano d’umano solo l’aspetto. A quanto pare non era l’unica a nascondere qualche segreto.
    Si fece da parte senza proferir parola. Abbassò lo sguardo, assumendo un’espressione ferita. Leah per qualche motivo era stata rifiutata. Non lo ascoltò. Rimase con la testa china verso il fuoco che danzava. Leah si era sentita sola, molto sola in tutti quei anni prima di recidere il filo della propria vita. Tutto l’aveva cambiata. Ad ogni uomo che usciva dal suo letto si sentiva diversa, fino a odiare sé stessa e non riconoscersi più allo specchio. Poi sopraggiunse la tanta temuta normalità.

    Ho altra scelta? È tutto normale.

    Si ripeteva, fino a non sentire più nulla. Non aveva mai dovuto affrontare un rifiuto. Lo spirito rimase muto, quanto la Banshee. Da lì la Spectre avrebbe dovuto improvvisare, riscontrando un’anomala assonanza dentro di sé. Rimase in silenzio, ascoltando appena le parole di Sigmund. Sembrava il soldato perfetto. Nessun mortale era perfetto. Nemmeno gli Dei lo erano.

    Lo vide allontanarsi, raggiungere frettolosamente la porta di quel capanno.

    << Dirigiti a Sud-Est… su una collina innevata c’è un accampamento.
    È a tre ore di viaggio da qui. >>


    Non era tanto crudele da negare quell’informazione al soldato.

    << Ricorda il mio nome. >>

    Lo lasciò andare via con quelle parole.

    [ … ]



    Leah non mentiva.

    Il soldato dopo tre ore di viaggio a cavallo riuscì a identificare un piccolo accampamento sul ciglio di una collina. Lì la neve sembrava alta diversi centimetri, diventando impossibile proseguire con il proprio destriero. Era evidente il motivo per cui i sopravvissuti avevano scelto di accamparsi lì. Godevano di una buona visuale ed in caso di necessità c’era sempre la vicina foresta innevata che poteva diventare un ottimo rifugio. C’erano stati vani tentativi di recintare il perimetro con tutto ciò che trovavano nella neve. Ma oltre quelle poche difese non c’era altro che impedisse ai corrotti o ai malintenzionati di invadere il campo. Erano così ben nascosti che era difficile però individuarli nel bel mezzo di una tormenta ed anche quando il cielo non flagellava quelle terre.

    L’accampamento era composto da una decina di tende. Alcune potevano ospitare solo una persona, altre intere famiglie. Al centro c’erano delle braci ormai spente da giorni, forse mesi. Ogni arbusto o ramo che erano riusciti a trovare era troppo umido, anzi congelato infrangendo sul nascere la speranza di accendere un fuoco. C’erano coperte, indumenti e tutto il necessario per sopravvivere. Anche qualche arma come asce o pistole per la propria difesa personale. Giochi in legno lasciavano presagire la presenza di bambini. Eppure all’arrivo di Sigmund nessuno gli andò incontro. Quelle persone avevano sopportato i crampi della fame ed i tremori del freddo. Forse la maggior parte di loro erano morti assiderati nel giro di poche settimane. I sopravvissuti invece avevano riposto la loro fiducia in mani sbagliate.

    Ghiaccio tinto di rosso.

    Nessuno avrebbe risposto alla chiamata di Sigmund perché nessuno era rimasto in vita per farlo. Chiusi nelle loro tende, ancora avvolti nelle loro coperte e con le provviste ridotte all’osso, era arrivato un angelo a salvarli. Prometteva loro un posto migliore, un paradiso dove i loro bambini non avrebbero più sofferto. L’angelo chiese solo un atto di fede. Le asce che avevano usato per mesi per accumulare legna furono usate contro il proprio vicino, mentre le ultime pallottole come atto di clemenza verso i più piccoli. Nessuno poteva raccontare quella storia. Sigmund poteva solo intuirla o fraintenderla. Nessuno poteva ottenere risposte dai cadaveri, tranne una donna.

    Il suo nome dipinto con il sangue sulla neve fresca.

    Aibhill


    [ … ]



    Leah era ormai lontana.

    Aveva abbandonato il capanno militare poco dopo la partenza del soldato. Non aveva conquistato le porte di Asgard, eppure aveva ottenuto qualcosa di ben più prezioso. I mortali erano così imprevedibili. Quando gli veniva offerto del bene erano troppo sospettosi per coglierlo. Invece quando gli veniva inferto solo che male reclamavano il bene. Aveva dato perfino a Sigmund una scelta, con un solo monito:

    << Ricorda il mio nome. >>

    La brezza gelida di Asgard portò via quei sussurri.

    hiaAmxR

    narrato ◊ parlatopensatoparlato altri
    NOME ◊ Aibhill
    CASTA ◊ Spectre
    ENERGIARossa
    SURPLICE ◊ Banshee (IV)
    FISICAMENTE ◊ Infreddolita.
    MENTALMENTE ◊ Suadente.
    STATUS SURPLICE ◊ Non indossata.

    RIASSUNTO AZIONI ◊ Ti ringrazio per la role! Nonostante non ci siano state botte o grandi discorsi sui sistemi solari ho trovato la role comunque interessante :3
    Se vuoi puoi fare un post conclusivo!

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    Arrivato sulla porta, la sentì mormorare.

    Dirigiti a Sud-Est… su una collina innevata c’è un accampamento. È a tre ore di viaggio da qui. Ricorda il mio nome.

    Sigmund annuì a quelle ultime parole, poi uscì. Montò a cavallo seguendo la direzione indicata, e sapeva che ci avrebbe impiegato molto meno rispetto alle tre ore previste da Leah: in primo luogo perchè conosceva bene il territorio, ed in secondo luogo perchè gli animali di Asgard erano cavalcature fuori dal comune. Se non si fosse posto il problema di rivelare la sua identità, avrebbe usato il regalo dei nani per accelerare decisamente i tempi, ma anche a cavallo si sarebbe mosso rapidamente, e forse avrebbe potuto salvare i fantomatici compagni di prigionìa della ragazza.

    E infine, trovò l'accampamento. Deserto e silenzioso, come il cimitero innevato che era diventato. Siegfried si guardò intorno, e ci volle poco a capire cosa era accaduto: non c'era stato nessuno schiavista, deportatore o seviziatore. Solo dei profughi che erano fuggiti verso il Nord, arrivando a poca distanza dal regno di Asgard: ma non sarebbe stato abbastanza. Alcuni dei cadaveri erano giunti al termine della loro vita per cause naturali: vide segni di denutrizione, pelle bluastra a causa dell'assideramento. Altri, invece, presentavano segni di morte tutt'altro che naturale. Vicino a questi corpi vi erano tracce di sangue incrostato ovunque, la loro fine era stata violenta e risalente almeno ad un paio di giorni prima. Ma non c'erano tracce di corrotti, o di altri abomini. Solo le impronte di chi abitava quelle tende, ed un solo paio che usciva dalla tendopoli improvvisata dopo essere passata su quel massacro. Tracce che si dirigevano dalla direzione da cui lui era giunto a cavallo.

    Ecco dunque che l'inganno era rivelato, la donna apparteneva alle forze del male; forse ad una forma di Corruzione che ancora non conosceva, o forse alle forze di Hades. Lui non avrebbe potuto far nulla per quelle persone, che erano già morte prima che lui incontrasse "Leah"; se si fosse rivelata per quello che realmente era, l'avrebbe potuta annientare ma purtroppo le cose erano andate diversamente. Il Celebrante sapeva che non l'avrebbe più trovata al capanno, anche se si fosse diretto lì a tutta velocità. Ma forse sarebbe ritornata lei stessa a cercarlo, e stavolta non avrebbe trovato Sigmund il cacciatore ad attenderla...
    ma Siegfried il Cavaliere del Nord.

    Guardò un'ultima volta il sangue sulla neve. Ricorda il mio nome - gli aveva detto. Non Leah.

    Aibhill... sì, non lo dimenticherò.

    Fece brillare il proprio cosmo per un istante, e disperdere quel nome scritto col sangue sui ghiacci eterni di Asgard; poi seppellì i corpi di quelle famiglie che non erano riuscite a raggiungere la salvezza.

    Prima o poi il bene avrebbe vinto, ma al prezzo di quante vite innocenti?

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    NOME - Siegfried
    ENERGIA - Nera
    CASTA - God Warriors di Odino
    ROBE - Alpha Uma, Orion {VIII}
    STATUS ROBE - Non indossata - Ottimo
    STATUS FISICO - Illeso
    STATUS MENTALE - Pensieroso.

    RIASSUNTO AZIONI - Grazie a te, Siegfried non è tipo da disquisizioni filosofiche o discorsi altisonanti, se non in poche occasioni relative al campo di battaglia. E per come l'ho impostato, la sua reazione al corteggiamento della spettrina non poteva che essere una respinta elegante :asd: Lo avessi fatto con Rigel, si sarebbe verificata una scena diversa solo perchè è innamorato di Dha ed è un bravo ragazzo, ma sempre con lo stesso risultato :kuku:

    Comunque è stato divertente, se un giorno avessi voglia di fare a cazzotti fammelo sapere (anche se in quel caso dovrei per forza trattarti un po' male) :asd:

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    CUORE DELL'EROE: Il custode di Duhbe è il favorito di Odino, sia in termini di fedeltà che come valore guerriero; si narra che uno degli antichi custodi dell'Armatura abbia sconfitto in battaglia il nano Fafnir che aveva preso le sembianze di un drago a due teste. A causa di questa vicinanza agli dei del Nord, la forza del guerriero è strettamente legata alla stella da lui rappresentata: essa gli dona una grande energia cosmica fornendogli una protezione continua, un'energia che pervade il suo corpo espandendosi attraverso il cuore, che rimane il fulcro di questo legame. Ne risulta che il corpo del guerriero è costantemente ricoperto da una barriera cosmica che lo protegge e che ha dato origine al mito dell'invulnerabilità del Cavaliere. La forza delle stelle è talmente intensa da permettere al guerriero di compiere imprese ai limiti dell'immaginabile, riuscendo ad esprimere la propria forza e tenere alta la propria difesa sempre al massimo delle proprie capacità, rendendo difficile un confronto verso qualsiasi avversario che normalmente dovrebbe essere allo stesso livello.

    FORZA STRAORDINARIA: Prerogativa del Cavaliere del Drago del Nord è quella di essere in possesso di una grande forza, con la quale si narra che sia stato per lui possibile decapitare con un sol colpo una delle teste di Fafnir. Similmente all'energia cosmica, anche la forza fisica del guerriero può raggiungere livelli sovrumani che in pochi altri Cavalieri sono in grado di compiere, anche nella stessa Asgard; inoltre con il tempo, il Cavaliere ha affinato questa sua forza riuscendo a controllarla e a focalizzarla con grande cura, rendendo le sue azioni molto più efficaci riuscendo quindi ad agire sulla materia solida generando veri e propri terremoti con molta più facilità rispetto a qualsiasi avversario - anche di pari livello - ma anche di riversare tali effetti sui materiali liquidi e addirittura gassosi.

    AGILITA' STRAORDINARIA: Le grandi capacità in combattimento del Cavaliere hanno permesso di forgiare il proprio corpo come un'arma, portandolo alla conoscenza delle capacità di ogni singolo muscolo anche in termini di coordinazione e movimento. La grande velocità che riesce a raggiungere gli consente di confondere il nemico in conseguenza di riuscire a ricreare delle immagini residue del proprio corpo che replicano i movimenti dell'originale. Non trattandosi di illusioni, i movimenti avvengono contemporaneamente e non è possibile una discrepanza tra quelli dell'originale e quelli delle copie.

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