[Trama] Concerto in B minore

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    La classe è una cosa che ti viene da dentro come i rutti (L. Litizzetto)

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    Il labirinto, una gigantesca realtà di tecnologia aliena ai mortali, dove tutto splende dell’ardente fuoco della conoscenza ed è impregnato della scienza antica. Eppure, più è grande la luce, più le ombre si allungano, e anche la più grandi realtà hanno dei piccoli segreti.

    Nei suoi meandri più profondi, nei recessi più bui, al di sotto dei corridoi illuminati e stanze piene di sfavillante tecnologia, vi era una piccola porticina, nascosta ai più. Di quella porta, poche persone ne sono a conoscenza, soprattutto fra i grandi abitatori di quel complesso: i titani.

    Una targa impolverata era stata posta al di fuori, con sopra una scritta in una lingua antica più del mondo, il cui significato è intelligibile a una manciata di esseri, così pochi che si contano sulle dita di una mano. Nel trascriverlo in greco moderno, quel concetto assumerebbe i caratteri e un significato non molto dissimile alla parola:

    ναός


    Ebbene quella porta tanto misconosciuta si aprì lentamente, lasciando che una parva lingua di luce si allungasse nell’ambiente oltre la soglia. Un buio di eoni veniva lacerato dalla lama luminosa, rivelando un’ambiente immenso in un mare di tenebra, sul quale, immota come un ramo nella notte, si erge una passerella metallica.

    Una figura longilinea attraversò la porta e se la richiuse dietro. Tutto tornò al buio e al silenzio, se non fosse per un rumore preciso e calmo di passi sul metallo. Lentamente e con una cadenza quasi musicale, quei passi percorsero per intero la struttura metallica fino ad arrivare dall’altro lato.

    Dal respiro caldo che emetteva, l’essere che si era introdotto in quell’ambiente sembrava calmo, e non fece trasparire nessuna emozione. Nel buio, un fruscio di capelli, poi un suono felpato e prolungato, come di stoffe strofinate su una superficie liscia.
    Ancora nulla, solo il respiro di quell’essere concentrato, in attesa.

    Fu questioni di attimi prima che un lampo di luce scaturisse da quello che al centro della sala potrebbe essere un pilastro. Quello che uscì da quel dispositivo non fu propriamente una luce, ma pura conoscenza. Sono dati animati in stratificazioni di luce, punti e linee. Si dipanarono dal centro, simili a un onda di marea accompagnati da un suono basso e monocorde.

    Quella mole di energia rivelò la stanza, un’enorme sfera cava, mentre davanti al pilastro la figura di quell'essere che aveva azionato il meccanismo era immersa totalmente nella luce. Le figure fatte di eterea luce accecavano, precludendo la facoltà di delineare bene ogni singolo dettaglio dell’essere. Quello che fu palese è che quella figura fosse una donna dalla lunga chioma.

    Il caos sfavillante durò per pochi attimi e in breve tempo arrivò al parossismo, per poi spegnersi e far ripiombare l’ambiente nella tenebra più assoluta.
    Rimase sospeso, piccolo, in lontananza, un singolo puntino. Simile a una lucciola che vola in quel vuoto cosmico, eppure esistente.
    In quel buio, si sarebbe potuto indovinare che quella presenza sorridesse. Aveva una voce calda, femminile, suadente, mentre rifletteva fra se e se:
    “Bene, il protocollo funziona ancora.”
    La lucciola si avvicinò al centro della sala. Da vicino sembrava avere una forma geometrica, simile a un piccolo prisma, e fece abbastanza luce da illuminare il volto di quell’essere. Mnemosine della memoria. Quando si muoveva lei, qualcosa bolliva in pentola
    “Eccellente, non vedo l’ora di iniziare”



     
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    Prometeo avanzò rapido verso la sala del Trono Infinito.

    L'ho sentito, un νοῦς.

    Crono scrutava l'orizzonte, cogliendo ogni sfaccettatura del fluire del tempo.
    Nella rete degli eventi qualcosa stava cambiando, segnali antichi si facevano strada dal passato.
    Finalmente.

    Sì, Crono, Mnemosine ha iniziato a scrutare la Rete dal Labirinto. Sono diversi minuti che emana segnali.

    Il Signore dei Titani si alzò lentamente, innaturalmente silenzioso, come fosse un'ombra che toccava solo due dimensioni della Realtà.

    Il recupero della rete dei νοῦς sarebbe un ottenimento dalla portata considerevole, ci porterebbe decisamente più vicini alla fine di questa guerra e all'inizio della nostra vera missione.

    Crono seguì Prometeo fuori dalla Torre, verso il canale di collegamento con l'immensa ammiraglia dei Titani.
    Ognuno dei suoi fratelli stava ricostruendo con la propria volontà e la propria opera ciò che fu l'Impero Infinito.
    Poco mancava perché il tassello mancante tornasse a loro disposizione per procedere più speditamente in tale impresa.

    Sorella, vedo che ti sei completamente ristabilita.

    Lo scatto delle lance dei soldati annunciò il loro arrivo al Ponte di Comando.
    Una strana energia permeava l'area, sottilissima e percettibile solo dai Titani.
    Segnali, immagini, voci... il Labirinto stava parlando.

    Incredibile... questo può significare solo una cosa...

    Prometeo sorrise tra sé, portandosi più vicino alla postazione di Mnemosine.




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    Procediamo :yeye:



     
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    ALLEGRO



    “È bello sapere che qualcuno si preoccupa per me. Fratellino. L’altro come sta? Sono appena uscita dal letto e non ho avuto il tempo di andare a trovarlo.”

    Era passato poco tempo da quando Mnemosine aveva combattuto Angra Mainyu alla torre nera, e alcune delle sue ferite ancora le dolevano. Ma in quel frangente poco importava. Era necessaria la sua presenza in quella stanza.

    “Si, Prometeo. Il ritorno di Giapeto significa che oramai il processo sta accelerando. Ma così siamo ancora troppo vulnerabili. Dobbiamo rafforzare le difese. Per questo sono qui”

    Prese il piccolo prisma e lo spinse dentro la colonna davanti a se. Luci in lontananza nella cupola si accesero. Qualcosa, simile all’universo, girava intorno al gruppo. Una fitta rete fatta di dati e informazioni. Ci fu un suono basso e sommesso, e dodici luci pulsarono in lontananza.

    Mnemosine fra i titani era una wild card. Non assoggettata a nessun vincolo di nessuna natura, era libera di fare ciò che più gli aggradava e ciò che più era necessario per il mantenimento e il progresso dei titani. Questo era il suo compito. Scartare le informazioni inutili, manipolare quelle che invece sarebbero state essenziali. Un lavoro di statistica sulle probabilità, basate sul passato.

    Certo, se avesse avuto la sorella vicino, sarebbe stata tutta un'altra cosa. Si accorse in quel momento che le mancava da morire.

    Ma sarebbe stato troppo rischioso. Per questo era stata scelta lei. Nessun vincolo significava libertà di azione. E questa sua prerogativa l'aveva resa sfacciata, anche nei confronti del sovrano, anche se si può dire che i due si capivano benissimo l'un l'altro, molto di più di altri fratelli. Anche perchè il passato è parte del tempo stesso. Per questo il signore del tempo gli avreva affidato i suoi piani più segreti. Questione di fiducia reciproca.

    “Fratello, a te l’onore”
    Si fece da parte, per lasciare che il signore del tempo mettesse mani sulla postazione.


     
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    Le sei mani cominciarono a digitare con rapidità sequenze invisibili di tasti ed il Labirinto iniziò risuonare, mentre la mappa stellare attorno a loro iniziò a distorcersi a tratti, come se il segnale alla sua origine stesse venendo meno.

    Ma presto, l'osservatore inesperto, avrebbe potuto notare che si trattava di due mappe che si stavano sovrapponendo in cui la prima - ordinata riproduzione dell'universo - lasciava spazio ad una sua versione assolutamente alterata.

    Se lo strato neurale della rete νοῦς si è riattivata, il sigillo nel settore 23YZ90231 si è dissolto. Mi duole affidarti tale missione proprio ora, ma solo tu hai le facoltà per superare non percepita il Nexus e giungere a quel settore dell'Immaterium. Devi raggiungere il settore ed evaquarlo.

    Prima della caduta ogni titano attivò varie sequenze di contingenze per proteggere i segreti più importanti del loro Impero. Crono ne aveva disposte molte, alcune unite ad altre contingenze di altri titani. In quel settore, sotto il naso dei suoi più pericolosi nemici, si nascondevano due contingenze. In quel luogo il tempo era una sequenza aggrovigliata e indefinita, per cui una si era già attivata, mentre l'altra rimaneva inalterata... fino ad ora.
    Era un luogo pericoloso, dove le emozioni di tutte le creature si accalcavano e si fondevano in un mare spirituale in tempesta.
    Mnemosine aveva le facoltà per proteggersi il tempo necessario per giungere al luogo, recuperare la contingenza, e ritornare alla Torre.

    Dopo di ché il sistema che aveva permesso ai Titani di governare un Impero Infinito si sarebbe potuto ricostituire.

    Un piccolo cristallo di oricalco si materializzò tra le mani di Mnemosine, mentre al suo interno iniziarono ad intessersi miliarsi di informazioni super compresse.

    Mnemosine, procedi.

    Dopo di che le sue braccia si mossero di scatto come a spostare qualcosa e la mappa che li circondava mutò drasticamente tornando a rappresentare un settore della Realtà.
    Di nuovo prese a digitare sequenze invisibili ed un punto iniziò a brillare.

    Prometeo, prendi il controllo del Labirinto e parti non appena il segnale sarà agganciato.

    Avevano a portata di mano due obiettivi inattesi... i seggi dei titani stavano per riempirsi quasi completamente.




    3Am36Fn




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    Mnemosine osservò il dipanarsi delle coordinate che il fratello stava svolgendo davanti ai suoi occhi.

    Il settore 23YZ90231 era una regione di inter-spazio altamente instabile ma lei la conosceva bene per una svariata serie di motivi, anzi, a dire il vero aveva sfruttato quell’anomali un paio di volte. Era un azzardo dare quella missione a lei ma con la sentinella dell’Immaterium data per dispersa, lei era l’ultimo baluardo di guardia.

    Districarsi in quella rete era ostico, per chiunque, persino per Chrono stesso. Lei invece era abile a muoversi celata, negli interstizi delle cose. Avrebbe navigato al Nexus, fino al punto prestabilito e avrebbe sistemato le cose, silenziosa e letale.

    Davanti a se non aveva un problema, ma una stupenda possibilità ed era sicura che il fratello lo percepisse e approvasse. Erano molto più affiatati e ragionavano nella stessa maniera molto di più di quanto non lo dessero a vedere.
    “Non ti preoccupare, so già che fare”
    Schioccò la mano e quattro di quelle luci si misero a vorticare sul suo palmo
    “Queste le porto con me, mi saranno utili. Al resto ci pensi tu Prometeo?”
    Schioccò un bacio sulla guancia del nipote e si avviò svelta verso l’uscita, ma davanti alla porta non si trovava più il labirinto, ma quella che sembrava essere una enorme biblioteca.
    “Se non vi dispiace, ho piani da elaborare. Fatemi sapere come va la salute di Giapeto e gli altri risvegli. A loro penso io”
    E sparì dietro la porta metallica.


     
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4 replies since 5/6/2019, 19:21   133 views
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