Battle Tendency

Oceano vs Giapeto

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    Nonostante il momento globale non fosse poi così tranquillo, perlomeno nella Torre erano quasi tutti a trovare un minimo di stabile serenità. Il trovare una famiglia che, piano piano, riacquistava sempre più componenti era indubbiamente una delle ragioni principali al riguardo ma, Oceano dubitava fosse esclusivamente quello. C'era qualcosa che stavano tutti recuperando, dopo un infinito tempo e gravi questioni che erano intercorsi tra tutti loro, un senso di... vicinanza.
    Ecco, vicinanza era la parola giusta, quest'altra cosa così umana che avevano sperimentato nei primi momenti della loro esistenza, combattendo fianco a fianco contro i Daimon e ridendo, divertendosi, volendosi bene nei momenti felici come in quelli tristi, ognuno in quel suo modo così particolare. Era un po' un qualcosa che avevano perso dopo aver preso il controllo della realtà, ognuno era andato per risolvere i suoi rispettivi affari, inevitabilmente allontanandosi dalla famiglia.
    Secondo Oceano era quello uno dei motivi dietro la loro caduta. Insieme erano tutto, potevano compiere qualsiasi atto e risolvere ogni problemi, ma separati la loro forza diminuiva; questo era il potere dell'unità, dell'armonia, della familiarità.
    Un segno che le cose si erano fatte molto più serene riguardava gli argomenti di cui parlavano quando conversavano tra di loro, come in quel caso con Giapeto, dove si erano resi entrambi conto di non aver mai combattuto neanche una volta.
    Avevano lottato l'uno al fianco dell'altro molte volte, eppure mai da avversari, neanche per allenarsi, neppure in una sola circostanza. La ragione era semplice, i loro paradigmi trovavano nella realtà applicazioni piuttosto differenti, dunque i metodi di addestramento di Giapeto tendevano ad essere abbastanza discordanti da quelli di Oceano... se di addestramento si poteva parlare, ma quello era oltre il punto.

    Semplicemente il fatto che non avessero mai combattuto era una stranezza alla quale bisognava porre rimedio, ora che potevano e, soprattutto, che la forza di Oceano era un po' più vicina a quella del fratello. Avrebbero potuto combattere immediatamente nel dominio del Titano delle Dimensioni, eppure sarebbe stato alquanto banale per la magnificenza dell'evento. Se loro due volevano fare questa cosa, e volevano farla, l'avrebbero fatta con stile.
    E così fu che per tutta la Torre fu annunciato l'imminente svolgimento di un grande spettacolo: uno scontro amichevole fra due dei Dodici. Un qualcosa che nessuno avrebbe voluto perdersi. Fu allestita l'arena nel bel mezzo di Eithir e, la sera di due giorni dopo, arrivò il momento.

    Jqxt1hX



    Dalla piccola area d'aspetto dove Oceano attendeva il momento propizio per rivelarsi, poteva vedere e soprattutto sentire ogni cosa. Il rombo di migliaia e migliaia di voci che cantavano all'unisono era quasi assordante, i loro piedi che battevano al suolo faceva tremare la sabbia rossa dell'arena, di certo si poteva dire che il loro pubblico era sufficientemente su di giri per lo spettacolo al quale avrebbero assistito.
    L'arena era una gigantesca costruzione circolare che dava su un pavimento di sabbia, costruita con un metallo bianco che rifletteva la pallida luce della luna in un caleidoscopio di colori, e tutto intorno ad esso c'erano gli spalti, sufficientemente capienti da contenere oltre settemila persone, tutti pieni da individui giunti da ogni angolo della Torre per assistere allo spettacolo.
    Erano stati allestiti dei monitor olografici che, grazie al potere della loro tecnologia, avrebbe rallentato i movimenti dei due contendenti a sufficienza per consentire agli spettatori di godere della finezza della loro arte combattiva in tempo reale.
    Era quindi il momento che Oceano facesse il suo ingresso in campo.
    Un raggio di energia multicolore si abbatté al centro dell'arena, provocando un unanime verso di meraviglia, che tuttavia fu solo il preludio per qualcosa di ancora più bello: il colore di quel plasma crepitante cambiò improvvisamente, passando da cangiante a verde chiaro in una lenta transizione, poi l'energia si espanse, esplodendo e liberandosi in tutta l'arena, inondando gli spalti in una pioggia di particelle. E infine le espressioni di meraviglia si trasformarono in un lungo applauso quando fu evidente che ora, al centro dell'arena, c'era Oceano.
    Il Titano fece un ampio e teatrale inchino verso gli spalti, facendo ondeggiare le vesti in maniera casualmente studiata, salutando poi il suo pubblico con ampi movimenti delle mani e un sorriso smagliante. Perché, più di ogni altra cosa, Oceano era lì per divertirsi con suo fratello.
    E moriva dalla curiosità di scoprire cosa si sarebbe inventato per la sua entrata in scena.

    Su4sahH

    NOME ● Oceano
    ENERGIA ● Viola
    SOMA ● Daghe {VII}
    FISICAMENTE ● ///
    MENTALMENTE ● ///
    STATUS SOMA ● ///

    RIASSUNTO AZIONI ●
    ABILITÀ ● ///

    TECNICHE ● ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO | °TELEPATIA°
     
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    La constatazione del fatto che Oceano e Giapeto non avessero mai combattuto direttamente uno contro uno, persino durante la guerra che aveva diviso inizialmente in due i dodici, avvenne in modo un po' rocambolesco. Giapeto non sapeva quale fosse il processo logico che aveva portato il più anziano tra di loro a ricordare tale dettaglio, sapeva solo che lo aveva dichiarato facendo irruzione nelle sue stanze, urlando qualcosa del tipo "FRATELLO IO E TE NON CI SIAMO MAI SPACCATI DI BOTTE!"
    Candice abbassò il frustino, lasciando ciondolare le braccia lungo i fianchi, a metà tra il rassegnato e l'infastidito, salutando il parente acquisito con garbo e cortesia. A quel punto non aveva nemmeno senso cercare di coprirsi. Almeno non era Rea, lei avrebbe chiesto di rimanere a guardare.
    Giapeto per contro era in quel momento nella sua forma ormai conosciuta come "synx". Rimase per un attimo ad occhi spalancati, congelato sul posto, per poi inarcare il collo e sputare di slancio la sua gagball. L'oggetto gommoso rimbalzò un paio di volte a terra con un fischio, uscendo dall'inquadratura.

    MA NON BUSSA NESSUNO IN QUESTA CAZZO DI TORRE?
    - Gridò.



    Aveva accettato lo scontro amichevole con Oceano per toglierselo di torno in quel particolare momento, ma a mente fredda capì di non averne poi così tanta voglia. Certo, come ogni buon titano apprezzava sempre una robusta dose di ultraviolenza, ma in quello specifico contesto Giapeto non si sentiva completamente a suo agio. Era nelle sue stanze, sospeso a gambe incrociate su di una pozza di energia cangiante e vorticosa. La strana sostanza mandava riflessi multicolori sulla sua soma, ma non aveva alcuno scopo particolare. In quel momento aveva semplicemente voglia di vedere dei bei colori. Realizzò che quella era la versione titanica dell'accendere la televisione anche senza niente da guardare e ridacchiò.
    Oceano ancora non era completamente risvegliato, e non aveva accesso a tutti i suoi ricordi. Se li avesse avuti probabilmente quella sfida non sarebbe mai accaduta. Avrebbe ricordato davvero cosa volesse dire quando Giapeto scendeva in campo.

    Per tutto l'arco di produzione delle titanidi, Giapeto era rimasto il più giovane tra i titani maschi. La cosa cambiò solo con la nascita di Crono. Aveva ricevuto le chiavi del multiverso da suo padre Urano da relativamente poco e ancora molti dei loro segreti lo eludevano. Il suo non era un potere immediato come lo poteva essere quello di Crio, o Iperione. E Ceo aveva avuto più tempo per crescere, imparare e studiare. Giapeto era giovane ed inesperto, mentre Oceano era già in giro da un po'.

    La prima parte della guerra Giapeto la passò nelle retrovie, fornendo supporto mediante portali e schierando in campo le sue prime creature. Queste ultime richiedevano una lunga preparazione, dovevano nascere, essere manipolate nella forma desiderata. Invece Rea con la sua alchimia poteva creare sul posto creature altrettanto potenti. A volte persino di più. Agli occhi degli altri titani, Giapeto non eccelleva in niente. A testa bassa, il titano continuò i suoi esperimenti e a studiare le vie di Urano. Nel buio dell'universo, Giapeto si allontanò dagli altri titani per cogitare pensieri differenti. E fu lì, nel buio dietro le stelle, che Giapeto comprese le matasse nascoste, i segreti celati dal sistema. I bug, i cheat. Nessun sistema è perfetto e ogni stringa di codice può essere manipolata o imbrogliata.
    Fu così che durante una delle prime battaglie più sanguinolente, Giapeto scese sul campo di battaglia direttamente, in prima fila, scatenando l'orrore che aveva appreso. Squassò letteralmente un'intera porzione di galassia solo per eliminare ogni singolo servo del nemico. E lì videro la cosa che aveva sintentizzato. La bestemmia più profonda, l'inaccessibile per tutti gli altri titani. Giapeto aveva riprodotto l'arma del Nemico. Non avrebbe mai dimenticato il silenzio che calò quel giorno nelle sale dei dodici.
    Nessun titano voleva veramente combattere con Giapeto. Non ha onore, non ha uno stile. Non è un guerriero, è uno scienziato che ha costruito la propria arma e la agita nell'universo.

    Il titano si chiese perché dovesse combattere con Oceano. Era un tatone, o almeno lo era ora. Combattere contro di lui gli sembrava quasi tirare sassi contro l'adorabile nonnino di quartiere. Certo - un pensiero cominciò a farsi strada nella mente di giapeto - se fosse stato un tatone anche allora forse certe cose non sarebbero successe. Forse avrebbe visto la ragione nel piano di Crono e avrebbero risolto i problemi sul nascere MILIARDI di anni fa. Oggettivamente il metodo di Crono era quello migliore, modificare la realtà, consumare l'energia i qualche infante creato in laboratorio e via. Il problema della corruzione troncato sul nascere, perché Crono lo aveva visto arrivare. Giapeto inspirò ed espirò. Aveva cominciato un percorso di pensieri poco piacevole e poco costruttivo. Se Rea e Oceano e tutte le altre avessero collaborato subito al piano di Crono Zeus sarebbe stato eliminato in anticipo. Niente titanomachia. Niente Tartaro.

    I suoi figli sarebbero ancora tutti lì con lui.
    Sua moglie sarebbe ancora lì con lui.
    Li aveva persi tutti nel momento in cui era stato imprigionato, non li avrebbe più rivisti.
    Epimeteo.
    Menezio.
    Atlante.

    Temi.



    Lo spazio dell'arena si squarciò in una forma spiraleggiante, variopinta e sibilante, per poi collassare in un unico punto geometrico. L'esplosione che seguì fu estremamente localizzata ma raggiunse in intensità e luminosità quella della nascita di una stella. Gli schermi protettivi dell'arena filtrarono la luce in modo da evitare che il gentile pubblico rimanesse abbagliato da tale apparizione. E quando la luce si diradò, Giapeto era lì. Sospeso a qualche centimetro da terra.



    Il titano discese, appoggiando la punta dei piedi sul terreno dell'arena. Un'increspatura si estese dal punto di contatto simulando uno staglio dalla superficie limpida, disturbata dal lieve arrivo del titano. Le lame erano già completamente estese sulle braccia di Giapeto e sfioravano il terreno lasciando tenui scie di infiniti colori. Un dettaglio importante fu immediatamente chiaro a chi avesse mai visto combattere il titano nei tempi del mito. Che fosse un gigante o un titano. Dallo schienale della soma ondeggiavano sei lunghi tentacoli segmentati, danzanti nell'aria come se fossero immersi in un liquido denso e invisibile. Gli accumulatori, una delle più terribili invenzioni di Giapeto. La loro semplice presenza, anzi, il fatto che Giapeto avesse deciso di renderli visibili, significava di suo che il titano non aveva intenzione di andarci leggero.
    Non disse nulla, rimase silenzioso. Appoggiò i piedi a terra e fece scivolare quello sinistro avanti, piegando il ginocchio destro.
    Estese in avanti il braccio sinistro, leggermente piegato. La lama puntata direttamente al petto di Oceano. La lama destra salì e andò sopra la spalla sinistra, in modo che il gomito proteggesse la gola. Uno ad uno i tentacoli calarono sfiorando il terreno, ondeggiando come serpi. Il mantello continuò a galleggiare. Una guardia. Nessun titano aveva mai visto Giapeto assumere qualcosa di vagamente simile ad una guardia durante i suoi scontri. Giapeto espirò e vapore filtrò tra i denti del suo elmo alieno. I colori dell'arena cominciarono a stiracchiarsi verso il titano.



    Nome | Giapeto
    Energia |
    Casta | Titani
    Soma | Xiphos {VIII}
    Status Fisico | ///
    Status Mentale | ///
    Status Soma | ///

    Riassunto Azioni |

    Abilità Utilizzate | ///

    Tecniche Utilizzate | ///

     
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    Il modo in cui un Titano combatte non è il modo concepito da un umano, o da una qualsiasi razza inferiore. La loro cultura era guerriera, tutto quello che erano e la stragrande maggioranza di quello che avevano scoperto era rivolto a migliorare l'efficacia bellica che riuscivano a sprigionare, e ciò aveva reso Oceano tremendamente pragmatico nonostante fosse, indiscutibilmente, uno dei più benevoli tra i Dodici: nella lotta per la sopravvivenza non c'è spazio per l'etica, non c'è spazio per la restrizione, non c'è spazio per la morale, non c'è spazio per niente. Ci sono solo due cose, due cose fondamentali: noi e loro, null'altro. Per quanto certe cose lo disgustassero ad un livello così profondo da non essere quantificabile, lo avrebbe sopportato se avesse significato la sopravvivenza di ciò che amava.
    Ed era lo stesso di quando, per la prima volta, aveva visto Giapeto usare il Khaos. Fu sorpreso, ma non indignato.
    Per loro il combattimento, il glorioso uno contro uno, non era solo uno scontro di armi o una battaglia di fisico o di maestria cosmica, no. Era un racconto. Per questo era rimasto deluso da Pan, per questo trovava che il suo duello contro Aleksander fosse stato bello ma incompleto, perché nessuno dei due, per limiti imposti sulla loro esistenza, aveva raccontato di sé stesso nella lotta.
    Nessuno di loro possedeva un paradigma, nessuno di loro lo aveva brandito come la più potente delle armi, nessuno di loro. Solo un Titano può davvero capire un Titano. Per questo non ebbe bisogno di lettura del pensiero o di altri poteri psionici per capire che Giapeto non era sereno.

    Nel momento in cui suo fratello apparve nell'arena, calò un silenzio irreale. Anche Oceano fu silente, ma per motivi diversi, perché lui sapeva effettivamente cosa aveva davanti e cosa voleva dire.
    Poteva quasi assaporare gli oscuri pensieri che si agitavano nella mente del Titano delle Dimensioni, nella freddezza della sua inusuale guardia, nella sua postura, nella sua Dunamis, in tutto. Sapeva, Oceano, che Giapeto non avrebbe fatto sconti, che avrebbero combattuto fino all'ultimo, che suo fratello non si sarebbe trattenuto. Lo sapeva, e lo accettò.
    Non disse nulla, né con la sua voce umana e né con quella della mente, perché non c'era bisogno di parole: le azioni, in quel caso, erano più rumorose.
    Allargò le braccia, tenendo i palmi tesi verso suo fratello, quasi a volerlo abbracciare, e avanzò. La sua Dunamis esplose in un turbinio di luce verde, che quasi diventava viola se guardata attraverso la distorsione spaziale operata da Giapeto, mentre la sua forma cambiò in un istante.

    Come, brother.


    Disse senza dire mentre divenne l'enorme massa di solida acqua nel quale la vita finisce. Le stelle nel suo corpo brillarono di anticipazione, riflettendo la luce delle daghe e pulsando insieme ad esse di infiniti riflessi nel piccolo universo contenuto nel Titano.

    Let us tell our tale.


    Disse senza dire, richiamò acqua nella sua forma più volatile. Un onda di vapore scattò in avanti, convergendo sulla posizione di Giapeto e comprimendosi intorno a lui in una seconda pelle di fumo verdastro. Un tentativo di occultare la vista di suo fratello, rendergli quanto più difficoltoso possibile la difesa contro la potenza fisica e marziale che Oceano avrebbe sprigionato di lì a poco.
    Una delle mani di Oceano si chiuse in una posizione di taglio e calando contro Giapeto dall'alto verso il basso, mentre le protuberanze che brandivano le enormi daghe si muovevano per colpire in una mossa dalla coordinazione assoluta.

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    Il colpo con la mano, immediatamente ritirata dopo, coadiuvato dalla maestria del paradigma di Oceano, avrebbe tentato di stordire e bloccare bloccare per quanto possibile i movimenti dell'altro Titano, mentre le due daghe si sarebbero mosse in un movimento a tenaglia, portando la vera forza del suo attacco, mirando ad impattare contro i fianchi del loro bersaglio.
    E così iniziarono. A parlare senza parlare.

    Su4sahH

    NOME ● Oceano
    ENERGIA ● Viola
    SOMA ● Daghe {VII}
    FISICAMENTE ● ///
    MENTALMENTE ● ///
    STATUS SOMA ● ///

    RIASSUNTO AZIONI ● divento 30 metri di forma elementale e inizio. Uso un getto di vapore innocuo dritto tutto verso di te, che poi converge nella tua posizione, comprimendosi attorno a te a mo' di seconda pelle (diversivo) per coprirti visuale e renderti un attimo difficili i movimenti. Creo una mano che va per colpirti di taglio sulla capoccia sfruttando tutta la mole che ho e Agilità Straordinaria (Attacco Debole) con effetto paralizzante, mentre uso entrambe le daghe, rese giganti, per colpirti di taglio sia da destra che da sinistra all'altezza dei fianchi con Forza Straordinaria (Attacco Forte). Se ti prende colpo riecheggia dentro corpo quindi danni interni and stuff.
    ABILITÀ ● Sea of Life and DeathI reach to the abyss Beyond
    Molti possono reclamare controllo sulle acque, alcuni possono persino vantarsi di essere competenti in esso, ma nessuno è in grado di controllare l'elemento nello stesso modo di Oceano, è semplicemente impossibile. Il Titano è stato istruito da Gea e Ponto in persona sui legami tra l'acqua e ogni cosa vivente e nessuno comprende questa realtà meglio di lui, poiché lui E' la realtà del rapporto tra acqua e vita nella sua forma più pura: in primo luogo Oceano non controlla semplicemente l'acqua, ogni singolo atomo dell'elemento obbedisce al suo comando conferendogli la capacità di creare fenomeni che altri possono solo immaginare; può aumentare la velocità del movimento atomico dell'acqua affinché sia rovente, rallentarlo fino al limite estremo per renderla congelante, e addirittura controllare i liquidi all'interno del corpo di qualunque avversario entri in contatto con la sua Dunamis. Può riscaldare tali liquidi fino a farli arrivare al punto di ebollizione, può portare via sangue e fluidi vitali, può far evaporare suddetti fluidi disidratando l'avversario, può generare il fenomeno della cavitazione, ossia creare bolle di vapore su superfici colpite, bolle che collassano su sé stesse generando calore e luce per un breve istante, risultando in spettacolari esplosioni, nulla gli è precluso. Oceano inoltre possiede assoluto controllo sui suoi stessi fluidi vitali, consentendogli di alterarne il flusso nella maniera che più gli aggrada, creando tecniche che gli conferiscono le abilità di Forza, Resistenza o Agilità Straordinarie, uno per tecnica.

    Gift from the DepthsWhat Mother made
    L'armatura di Oceano, la divina Soma, è espressione stessa della sua Dunamis e, come tale, gli conferisce poteri straordinari legati al suo elemento nativo. L'acqua che viene generata dai suoi arti ha capacità taglienti e perforanti pari ad un'arma cosmica e, se il Titano lo desidera, può dare forma fisica a questo potere mediante due daghe, fatte dello stesso materiale della Soma e che risplendono della stessa luce che brilla nelle profondità degli abissi.

    'Tis merely a flesh woundNaught but a scratch
    Il sangue antico che scorre nelle vene dei dodici signori dei Titani è chiamato Ichor, ed è molto più che mero fluido vitale: è Dunamis allo stato liquido, perfezione pura, e le sue particolarità non si fermano al singolare colore azzurro. Innanzitutto l'Ichor, una volta risvegliatosi, cancella ogni cosa che non sia perfetto nel corpo ospite del Titano, iniziando il processo di ricostruzione di ciò che esisteva ai tempi del mito, inoltre ferma il processo di invecchiamento, in modo che l'unica morte possibile sia quella violenta.
    Oltre a questo, l'Ichor possiede straordinarie capacità rigenerative, conferendo al portatore una maggiorata sopportazione del dolore, una lenta e costante guarigione delle ferite più lievi e, una singola volta per incontro, una rigenerazione totale anche di ferite più gravi, fisiche o mentali, a condizione di concentrarsi un intero turno su questa azione. Questo beneficio può essere concesso anche ad un qualsiasi alleato, a patto che il Titano lo reputi degno di ricevere il proprio sangue, ovviamente.

    Okeanos KosmosThe Universe enclosed by the green Sea
    Oceano non è semplicemente il signore delle Acque Ancestrali, padrone di ogni loro segreto, ma egli stesso è un aspetto del suo dominio. Ora che la sua Dunamis ha percorso un ulteriore passo verso la sua autentica evoluzione, il suo più grande potere si è risvegliato.
    In un atto di controllo senza eguali, il Titano può trasformare il suo corpo in acqua, dandogli la forma che desidera seguendo le caratteristiche dell'elemento, come se egli stesso fosse un Costrutto vivente; in tale stato la durezza diventa quella della Soma, conferendogli quindi resistenze irraggiungibili per corpi organici, mantenendo comunque inalterata la sua composizione biologica. Ciò significa che può comunque utilizzare i suoi poteri per garantirsi capacità straordinarie, ma, d'altra parte, sarà comunque soggetto ad effetti che danneggiano esseri organici quali veleni. Tuttavia, in certi casi, può essere quasi impossibile raggiungere i suoi punti vitali per effetto della sua forma così aliena.

    TECNICHE ● Form I: Tû — Oceano è un guerriero saggio e forte come pochi, e il fatto che i suoi poteri non siano più quelli di un tempo non limita in alcun modo la sua quasi infinita conoscenza dell'arte del combattimento. Il suo stile non è frutto di mero addestramento, è spostamento sapiente dei propri liquidi corporei nella maniera migliore possibile poiché è un fatto insito nella natura stessa del Titano.
    La Forma I è una tecnica che manovra in maniera cosciente l'acqua nelle cellule muscolari di Oceano, conferendo loro nuova linfa vitale e aumentando l'irrigazione sanguigna, consentendogli di compiere atti di forza bruta devastante. (Forza Straordinaria)
    Oltre a questo gli attacchi fisici portati dal Titano sia con le Daghe che a mani nude avranno nuovi terribili effetti: Oceano può fare in modo che l'energia cinetica dei suoi attacchi sia trasportata efficacemente attraverso i liquidi corporei del nemico, riverberando all'interno del suo corpo e provocando terribili danni a muscoli, ossa e organi interni, oppure può tentare di paralizzare i liquidi nelle zone colpite, in modo che si oppongano quanto più possibile a futuri movimenti e potenzialmente generando paralisi, oppure ancora può creare bolle di vapore sulle superfici colpite, generando il fenomeno della cavitazione, possibilmente provocando esplosioni mirate.

    Form II: Hortha — Oceano è un guerriero saggio e forte come pochi, e il fatto che i suoi poteri non siano più quelli di un tempo non limita in alcun modo la sua quasi infinita conoscenza dell'arte del combattimento. Il suo stile non è frutto di mero addestramento, è spostamento sapiente dei propri liquidi corporei nella maniera migliore possibile poiché è un fatto insito nella natura stessa del Titano.
    La Forma II è una tecnica che velocizza i flusso di liquidi nel corpo di Oceano, aumentando la sua reattività fisica e mentale, dandogli la capacità effettuare forti e improvvise accelerazioni, permettendogli di muoversi a velocità inimmaginabili e addirittura lasciare immagini residue, oltre che a conferire alla sua mente la capacità di seguire e registrare movimenti che prima avrebbero potuto dargli difficoltà. (Agilità Straordinaria)
    Oltre a questo gli attacchi fisici portati dal Titano sia con le Daghe che a mani nude avranno nuovi terribili effetti: Oceano può fare in modo che l'energia cinetica dei suoi attacchi sia trasportata efficacemente attraverso i liquidi corporei del nemico, riverberando all'interno del suo corpo e provocando terribili danni a muscoli, ossa e organi interni, oppure può tentare di paralizzare i liquidi nelle zone colpite, in modo che si oppongano quanto più possibile a futuri movimenti e potenzialmente generando paralisi, oppure ancora può creare bolle di vapore sulle superfici colpite, generando il fenomeno della cavitazione, possibilmente provocando esplosioni mirate.
    NARRATO | PARLATO | PENSATO | °TELEPATIA°


    Edited by Luke¬ - 12/6/2019, 23:35
     
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    particles-2



    Lo spazio esplose.
    Spazio è una parola molto vaga. Ha definizioni chiare in vari argomenti, che sia matematica, letteratura, astronomia. Quindi la domanda giusta da fare, dopo aver letto una frase del genere è: quale delle definizioni di spazio esplose, di fronte al titano più anziano?
    La risposta è sì.
    Lo spazio esplose. La metà di arena di Giapeto si scompose in cocci colorati che si dispersero nell'oltre. Oltre la coscienza, oltre l'inquadratura, oltre lo spazio ed il tempo. Dietro, davanti, sopra e sotto giapeto ogni cosa si trasformò in suoni turbolenti. Miliardi di occhi, nessun occhio, colori, buio, luce.

    [ With hyperspace as my cloak ]



    Gli accumulatori si innalzarono e si dispersero nel bizzarro che Giapeto aveva spalancato, suggendo ogni energia mai esistita. Persino la manifestazione di potere di Oceano aveva cominciato a nutrire la macchina interna della dunamis di Giapeto. Il vapore si diresse verso Giapeto ma non lo raggiunse mai. Si disperse nelle correnti dimensionali. Un istante prima, prima che Oceano cominciasse ad attaccare, Giapeto aveva cominciato la sua partita a scacchi quadridimensionale muovendo il suo primo pezzo. Non erano semplicemente i colori che venivano risucchiati da Giapeto, quello è un normale fenomeno che si manifesta non appena il suo modo di fare si sposta sulla tacca successiva al livello "zuzzurellone". Giapeto aveva creato nei metri che lo circondavano un orizzonte degli eventi, dilungando all'interno di un limite geometrico stiracchiando la realtà e alterando piccoli fattori chiave. Quei pochi metri che il vapore dovette percorrere per raggiungere Giapeto erano in verità un chilometro. Abbastanza perché Giapeto lo vedesse arrivare e lo neutralizzasse con una semplice ondata di energia dimensionale. Il vapore si arricciò un metro prima di raggiungere il titano delle dimensioni e sparì fagocitato dalle spire dello spazio.

    Questo gli permise di vedere con assoluta chiarezza la forma che aveva assunto il titano delle acque. E vedere il suo attacco, dandogli quel margine per reagire efficacemente. Dalla prospettiva di Oceano le sue mani probabilmente sarebbero sembrate in viaggio per un'eternità, avanzare e avanzare, senza mai arrivare. Lo scorrere della dunamis di Giapeto continuò a espandere lo spazio in quei pochi metri costringendo le mani di Oceano a percorrere sempre più strada per raggiungerlo. E in una torsione dello spazio già torto arrivarono altre mani. Mani nere, enormi, molto più grandi di quelle del titano. Braccia metalliche si disposero attorno al corpo di Giapeto.

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    L'ecatonchiro. La macchina da guerra più potente mai creata da Giapeto. Strinse al petto il suo padrone e lo protesse con numerose braccia. Una delle maggiori bloccò completamente l'assalto proveniente dall'alto, bloccandolo con il palmo della mano. Le due daghe si schiantarono contro gli avambracci intrecciati del mostro. L'impatto fu coronato da scintille variopinte e una nota sinistra, prolungata e lamentosa. Metallo divino contro metallo divino. E la situazione voleva che il metallo forgiato da Giapeto per contenere proteggere la sua creatura fosse più robusto delle daghe di Oceano, non ancora completamente risvegliatosi. La nota si trasformò e si disperse nelle scintille, che a loro volta rotearono su loro stesse nelle correnti dimensionali di quella blasfemia cangiante. Usando la terribile bestia come protezione, Giapeto riuscì a schermarsi da gran parte dell'offensiva di Oceano. Nel buio delle braccia dell'ecatonchiro, il titano sentì il proprio corpo vibrare dolorosamente per il contraccolpo delle due daghe. La vibrazione però non si fermò sul punto di contatto tra corpo e soma. Il corpo umano è costituito al settanta percento di acqua, e dato che al momento era nella sua forma umanoide tale proporzione si manteneva. Tale settanta percento fu il portatore dell'assalto di Oceano all'interno del suo corpo, seppure in maniera limitata. Varie fibre muscolari si danneggiarono, numerosi capillari superficiali e non si ruppero e una generale sensazione di dolore interno assalì il corpo del titano. Nulla di debilitante, ancora, ma fu utile a Giapeto per ricordare quanto fosse pericoloso in combattimento Oceano. Dopotutto il suo paradigma era il collegamento tra la vita e l'acqua, per porla in termini semplici. Andava da sé che utilizzasse tale legame in modo offensivo.
    L'ichor cominciò subito la propria opera di guarigione, poiché era un affronto che il corpo di un titano fosse ad uno stadio inferiore del massimo della forma e dell'integrità strutturale. Qualche minuto di quiete e sarebbe tornato a posto. Le varie microrotture muscolari si sarebbero riallacciate, le incrinazioni alle ossa più irrorate ricucite e i vari e piccoli danni agli organi più laterali sarebbero diventati solo un ricordo.

    Ma nonostante tutti gli strati di metallo attraverso cui l'attacco ha dovuto passare, quei danni c'erano ancora.
    L'ecatonchiro, usato come difesa, se avesse avuto qualcosa da dire avrebbe ammesso di non essere troppo contento. Qualche bracio era stato danneggiato dall'attacco ed il riverbero aveva danneggiato vari muscoli e ossa. L'adamas che indossava aveva protetto tutto da amputazioni. Sangue nerastro colò dalle scanalature dell'enorme corazza.

    In tutto questo Giapeto aveva mantenuto la sua posizione di guardia.
    Le braccia dell'ecatonchiro si spalancarono di botto, generando un vortice d'aria ululante nella arena incapsulata. Giapeto scattò avanti sospinto dalle correnti dimensionali e lo spazio si increspò alla violenza del suo slancio che l'intera figura dell'ecatonchiro ondeggiò come acqua in uno stagno. Una macchia nera e distorta distaccatasi dal nero del mostro che si diresse verso l'altro mostro liquido. Poi scomparve. Il braccio sinistro, ancora proteso in avanti, si raddrizzò ulteriormente di scatto. Un one-inch punch sferrato a vuoto, ma che creò un'ondata dimensionale così brutale da destabilizzare lo spazio dell'intera arena. La realtà si rivoltò su se stessa, in senso letterale. Il terreno scomparve, divenne il soffitto, divenne le pareti, ogni cosa venne inghiottita in un frattale in cui semplici convenzioni come la gravità e la direzione scomparvero. Tutto divenne sospeso in un vortice di colori e di forme e Oceano venne privato di un supporto per la sua grande forma.

    Il braccio destro di Giapeto era ancora appoggiato sulla spalla sinistra. Scattò rapidamente verso destra strisciando sull'altro braccio generando un tripudio di scintille. Un momento prima di andare oltre la sua spalla l'intera grande lama purpurea venne inghiottita da un portale crepitante fino a metà bicipite. Oltre la posizione di Oceano, alle sue spalle, si spalancò un altro portale. Da esso spuntò il braccio di Giapeto continuando in tempo reale il movimento che stava effettuando il "moncherino": sferrare un fendente orizzontale da sinistra verso destra. Dal movimento della lama eruttò un immenso fendente nero, una lacerazione dimensionale vomitante khaos e diretta alla schiena di Oceano per tranciarlo in due. L'orrore tagliente si manifestò offuscando ogni colore in quel caleidoscopio. Uno stridio blasfemo riempì ogni cosa mentre la radiazione emessa dal caos fece pizzicare la pelle di tutti i presenti, persino oltre le protezioni della barriera dell'arena. Un orrore sbagliato, che nessuno avrebbe mai dovuto conoscere, probabilmente percepibile in quel preciso istante da chiunque nell'universo avesse una certa conoscenza delle vie di Urano.

    La prima volta che Giapeto, non Gabriel, utilizzava il khaos. Una dichiarazione percepibile ad una infinità di creature di quell'universo:
    Sono tornato, merde.

    [ KHORA TEMNEIN ]



    Mentre La massa nera tagliente volava verso il titano, l'altro, il distruttore, avanzò. Il suo braccio troncato e fuso con il portale vomitava dietro di se una lunga scia nera e crepitante, simile ad una nube tempestosa. Il fendente e Giapeto arrivarono su di Oceano allo stesso tempo. Torse il busto e compì il movimento opposto a quello precedente. Estrasse la lama dal portale e sferrò un secondo colpo sfruttando la resistenza del portale per emulare un fenomeno di arti marziali che aveva visto tra gli umani e che trovava inutilmente e orribilmente inflazionato. Il braccio tornò integro e si trascinò una immensa quantità di khaos per generare un secondo fendente a distanza zero dal titano delle acque. Se un solo fendente aveva offuscato il frattale in cui aveva scagliato entrambi, il secondo divorò ogni luce e colore scagliandoli nell'iperspazio, lontanissimi e freddi dal punto di impatto dei due attacchi.

    Il khaos disintegra, divora. Sfibra la matassa dell'ordine imposto dagli dei antichi e lo riporta al suo stadio originale di khaos puro, di fatto estraniandolo dalla realtà materiale.

    b4d8c4ceae



    Nello sferrare il fendente il braccio di Giapeto andò da destra verso sinistra, finendo sotto l'ascella del braccio a cui si appoggiava prima la lama. Nello stesso istante in cui la lama destra stava per fermarsi quella sinistra scattò, muovendosi quel poco che bastava a tracciare una linea lunga quanto la larghezza delle spalle del titano. Una terza khora si spalancò dietro la seconda, e Giapeto ne venne fagocitato. Risbucò al centro della propria distorsione dimensionale, al centro del frattale senza sopra ne sotto.



    Nome | Giapeto
    Energia |
    Casta | Titani
    Soma | Xiphos {VIII}
    Status Fisico | Danni poco gravi a tutto il corpo
    Status Mentale |
    Status Soma | integra

    Riassunto Azioni | *prende fiato* prima di tutto uso dimensioni per rendere la mia posizione un orizzonte degli eventi, rendendo virtualmente chilometrico lo spazio che ci separa in modo da darmi più tempo per reagire ai tuoi attacchi. Questa torsione dimensionale automaticamente elimina il vapore. Il poter vedere che ti stai trasformando mi da il tempo di reagire e evocare l'ecatonchiro, che para i tre colpi. Il debole essendo un debole non fa niente essendo parato tutto assieme, il forte batte contro le braccia che mi avvolgono e mi becco il reverbero. Poi scatto in avanti, usando sempre dimensioni per smadonnare completamente il campo di battaglia torcendolo, eliminando la gravità e facendo tutto il macello che vedi in dr strange per toglierti appoggio e disorientarti. Contemporaneamente con l'altra lama la butto letteralmente in un portale che si apre alle tue spalle, lì il braccio continua il movimento cominciato prima e sferra un khora temnein, modello fendentone arma cosmica a cosmo distruttivo. Intanto sono avanzato verso di te e ritiro il braccio per sferrare una seconda khora davanti a te in modo da chiuderti tra due mega fendenti annichilitori di universi. Con l'altra lama apro un terzo khora di fronte a me in cui mi ci butto per levarmi da davanti a te e torno dall'ecatonchiro, al centro dell'assoluto casino dimensionale in cui ci troviamo ora.

    Abilità Utilizzate
    ○ WITH HYPERSPACE AS MY CLOAK ○

    Soma + Evocazione (bonus a nera) + Dimensioni
    I HOLD THE KEYS ○ Analogamente a quella dei suoi fratelli e sorelle, la soma di Giapeto fa riferimento ad un'arma, anche se non in modo ovvio come le altre. La soma dello Xiphos dispone di due enormi lame arcuate che si agganciano agli avambracci, arrivando quasi a lambire il terreno. Nonostante possano essere utilizzate come arma da taglio in corpo a corpo con efficacia terrificante, queste lame sono in verità le chiavi del multiverso affidate da Urano stesso a Giapeto. Il semplice possedere queste chiave permette al titano di viaggiare liberamente tra le dimensioni e di crearne di più piccole, oltre a dargli accesso ad una zona più segreta tra le dimensioni utilizzata dal titano come prigione. Con il passare del tempo Giapeto ha preso l'abitudine di utilizzare la prigione come deposito per i suoi esperimenti genetici. Tra questi sono presenti i prototipi dei giganti, ideati studiando campioni sottratti alle creazioni originali di Urano, i primi tre ciclopi e i tre ecatonchiri. Questi prototipi sono differenti dai giganti successivi, progettati per combattere come entità senziente ed autonoma. La loro personalità è azzerata e la loro struttura nervosa è alterata in modo da non percepire dolore e di essere in sintonia diretta con il pensiero di Giapeto. Obbediscono al loro creatore a livello istintivo, reagendo alle fluttuazioni della sua Dunamis senza errore. Queste creature di fatto sono una categoria a parte, sono modelli personalizzati progettati e testati da Giapeto per suo uso esclusivo in battaglia. Il titano è solito richiamare le sue creature da portali collegati direttamente al suo laboratorio, e quando il campo di battaglia non permette di accogliere la loro grande forma compaiono parzialmente attraverso portali.

    I SOAR THROUGH COUNTLESS GALAXIES ○ ○ Con il tempo e lo studio, Giapeto ha imparato a sfruttare il potere delle chiavi per manipolare liberamente il tessuto della realtà, controllando i legami che la sostengono con la facilità con cui un artigiano modella la creta. L'utilizzo più banale è quello di aprire portali di qualunque forma e dimensione ovunque la sua dunamis possa arrivare, in cui si può scagliare il suo avversario o spalancarne uno tanto grande da trasferire istantaneamente il campo di battaglia in un'altra dimensione, solitamente una già creata da lui o altre che conosce [ Vedere qui ]. Giapeto può usare tali portali per spostare le proprie creature, gli attacchi sferrati o se stesso, arrivando a farlo con una tale velocità da emulare il teletrasporto per evitare completamente un attacco [ monouso in duello ] . Inoltre può utilizzare i propri portali per assorbire interamente un attacco avversario per poi farlo riapparire dove considera opportuno, senza nessuna perdita di potenza [monouso in duello]. L'abilità di Giapeto va oltre il normale concetto di portali. Può piegare lo spazio liberamente, potendolo usare per colpire, deviare, avvolgere, schiacciare con enorme forza o manipolare come più gli aggrada. Anche la posizione dei suoi portali può essere alterata in questo modo. Persino lo spazio che comprende il corpo di Giapeto può essere deformato.

    I PIERCE THE HEAVENS ○ Il principio di spostamento dei portali dimensionali permette, sfruttando le lame delle chiavi, di proiettare in avanti delle lacerazioni dimensionali ad alta velocità. I bordi di questi portali sono costituiti di energia altamente instabile, e capaci di creare una separazione netta tra ciò che si trova all'interno e all'esterno del loro perimetro in un modo che nessuna lama potrebbe mai veramente replicare, in quanto non è veramente un taglio in senso proprio. Basta il semplice contatto.
    A seconda della larghezza della lacerazione, che va dal nanometro al centinaio di metri, si possono creare sia tagli di precisione chirurgica o sezionare e scagliare in un'altra dimensione intere parti di paesaggio. Questi fendenti dimensionali, se così si possono chiamare, hanno una notevole potenza di impatto dato che piuttosto che essere lanciati vengono spinti, accompagnati e guidati dalla pressione dimensionale esercitata da Giapeto stesso. Questo permette traiettorie complesse e imprevedibili, oltre al non fare fermare il fendente al contatto con l'avversario, se così Giapeto desidera. Una lama che continua a spingere sulla vittima per tempo prolungato può avere risultati devastanti.

    ○ CONSUME AND ADAPT ○
    Sublimazione
    L'enorme conoscenza di Giapeto della struttura della realtà e dei suoi meccanismi intrinsechi permette al titano di trarne vantaggio in modo unico, completamente alieno a tutti i suoi fratelli e sorelle. La soma di Xiphos può generare sei lunghi tentacoli segmentati di adamantite e Dunamis. Possono essere controllati liberamente da Giapeto, ma non hanno scopo offensivo. Si tratta bensì di tre coppie di convertitori di energia altamente specializzati. Sono stati ideati da Giapeto per assorbire ogni genere di energia circostante: radiazioni stellari, energia cosmica e spirituale residua sul campo di battaglia, persino le forze fondamentali che costituiscono gli elementi naturali attorno al titano. Tutte queste energie vengono smantellate, riadattate e convogliate nel corpo di Giapeto, la cui fisiologia titanica permette di accumulare una quantità potenzialmente infinita di energia. Questo costante assorbimento di energia circostante permette di alleviare il dispendio delle proprie energie in combattimento, come se le sue riserve si rigenerassero molto più rapidamente di chiunque altro. Una volta a duello Giapeto può affondare i suoi convertitori nella carne di una delle sue creature per assorbirne interamente l'energia, uccidendola sul colpo. Tale accumulo di energie può essere poi consumato per ridurre a zero il consumo di Dunamis della tecnica scagliata dopo tale atto di cannibalismo.
    ○ COSMIC DESECRATOR ○
    Entropia
    Prima che gli Dei Antichi definissero l'attuale multiverso, la realtà era profondamente diversa. Dominata dagli Dei Esterni, era costituita da forze primordiali che seguivano logiche aliene ed incomprensibili persino, che furono poi imbrigliate, ordinate e sezionate dagli Dei Antichi per ottenere ciò che percepiamo come esistenza materiale. Il tutto sfruttando conoscenze e metodi che nemmeno i titani potevano cominciare a comprendere. Eccezione fatta per Giapeto, la cui assoluta sete di conoscenza e il genio che va ben oltre il concetto umano di follia lo portarono a studiare per miliardi di anni ogni singolo componente della realtà per poter capire il trucco che nascosto dietro il velo. Spingendo oltre la normale logica l'insieme dei propri doni e poteri, Giapeto ottenne un potere che persino gli altri titani temevano.
    Quando l'energia circostante viene assorbita da Giapeto mediante i convertitori sulla sua schiena, il controllo atomico proprio della Dunamis unito al potere delle chiavi del titano scinde i legami intrinseci della realtà assorbita dentro il corpo del titano. Questa fissione energetica della struttura dimensionale dell'universo fa sì che le forze antecedenti al tempo si liberino dai legami che le vincolano all'ordine. Il risultato è il rilascio dell'elemento primordiale chiamato Khaos, l'antica materia che costituiva l'esistenza degli Dei Esterni. Alla vista il Khaos si presenta come energia dal colore nero assoluto, confusionaria, entropica. In nessun modo la luce naturale può riflettersi, in quanto cessa semplicemente di esistere in sua prossimità. I bordi esterni del Khaos sono geometricamente perfetti, nessuna sbavatura o scarica di energia lascia la superficie di quello che è un vero e proprio buco nella realtà. Solo in casi di estremo sovraccarico si può vedere una sorta di nube nera che si solleva dalla superficie del Khaos. Giapeto può controllare liberamente questo elemento, modificandone la forma come se avesse consistenza liquida, potendo però solidificarsi e raggiungere una durezza incredibile. Può persino infonderlo nelle lame delle sue chiavi del multiverso per accumularlo nei suoi fendenti dimensionali, dandogli le stesse priorità di altre armi cosmiche.
    A contatto con la materia, il Khaos la disintegra, molto semplicemente. Per sua natura, non ustiona come la normale energia cosmica. Esso divora. La carne vivente a contatto con il khaos non ricevere la normale ustione o bruciatura da contatto cosmico, ma viene brutalmente divorata strato su strato, si disintegra scorticando la pelle ed erodendo la carne sotto di essa. Il solo contatto con questa energia entropica lascia ferite frastagliate circondate da cellule morte, dalla guarigione estremamente lenta. A causa del processo di fissione forzata utilizzato da Giapeto per produrlo, il Khaos è inaspettatamente caldo.
    Solitamente Giapeto accumula il Khaos prodotto in strutture ad anello chiamate Khaos Kyklos, in modo da lasciare disperdere la radiazione dimensionale residua piuttosto che concentrarla nel proprio corpo.

    ○ ICHOR ○
    Sangue Divino
    Il sangue dei Titani è caratterizzato da un'altissima concentrazione di cosmo attivo, che lo rende differente da quello degli uomini sotto molti punti di vista, non solo per la tonalità azzurra.
    In primo luogo, data la sua natura, esso concede una resistenza al dolore superiore a quella degli umani (in ogni caso inferiore all'abilità resistenza straordinaria).
    In secondo luogo, ed è il vero potere dell'Ichor, è la grande capacità rigenerativa che possiede. Esso infatti concede al Titano di curare in modo lento ma costante tutte le ferite di lieve entità e, una volta ad incontro, anche le ferite più gravi del fisico o alterazioni a livello nervoso (anche se il titano dovrà scegliere solo una di queste due opzioni) come recuperare sensi perduti, espellere il veleno accumulatosi fino a quel momento nel suo corpo e cose così. A patto che perda un intero turno ad incanalare il proprio cosmo nel sangue per risanarsi (quindi sia un'azione d'attacco che di difesa).
    Tale sangue ha effetti benefici anche sugli altri esseri viventi, il Titano potrà infatti donarne una parte per permettere alle ferite di un suo alleato di guarire con incredibile velocità e persino di rendere obbedienti servitori oggetti inanimati (only gdr)

    Tecniche Utilizzate |
    Custom Unit Series 13: Hecatoncheir [100m]
    [○]
    Gli ecatonchiri erano tre dei sei giganti originali. Descritti come enormi umanoidi con cinquanta teste e cento braccia, erano estremamente potenti e feroci, al punto da avere un ruolo fondamentale nelle guerre antiche. Giapeto, affascinato dalla forza e brutalità di queste creature, riuscì con grandi difficoltà ad ottenere vari campioni della struttura genetica di Briareo. Dopo svariati millenni il primo prototipo funzionante di Ecatonchiro fu finalmente completato. La potenza generata da questa creatura biomeccanica fu pari solo alla sua imprevedibilità. Per contenere la sua immensa forza Giapeto fu costretto a imprigionarlo in una corazza di adamantite costruita da lui stesso. Questa corazza, oltre ad avere la stessa durezza della soma indossata dal titano, è intessuta di 335 sigilli contenitivi in ogni suo atomo, in modo da impedire che la malcontenuta potenza dell'ecatonchiro si rivolti contro il titano suo creatore. Dall'altezza totale di 100 metri, nel suo stato inattivo l'ecatonchiro sembra possedere solo una testa e quattro braccia. In verità si tratta di un trucco dimensionale di Giapeto, un ripiegamento dello spazio ripetuto più volte in modo da facilitare il trasporto della creatura. Venuto il momento di combattere, il sigillo dimensionale si scioglie e la realtà che costituisce l'ecatonchiro si distende violentemente con uno schianto. Ogni braccio ne diventa venticinque, mentre le cinquanta teste coesistono tutte nello stesso punto dello spazio, sfarfallando, sovrapponendosi con un effetto che i comuni mortali potrebbero definire grottesco. A conti fatti è difficile capire dove l'ecatonchiro stia guardando in un preciso momento.
    Le cento braccia dell'ecatonchiro sono completamente indipendenti le une dalle altre e sono in grado di coordinarsi in modo perfetto, potendo così colpire con una brutalità unica unita alla durezza della Adamas che indossa. Fin dai tempi del mito Giapeto era solito recidere dimensionalmente le braccia per sferrare attacchi a sorpresa sfruttando le sue capacità, ma una volta fatto ciò possono essere riattaccate con facilità sul campo di battaglia. Questo in virtù della struttura modulare con cui Giapeto progettò le loro braccia. [ Arma(armatura) + forza straordinaria ]

    Khora Temnein
    Questa tecnica riassume in un solo nome svariate delle capacità di manipolazione dimensionale di Giapeto. Sfruttando le lame delle chiavi del multiverso, Giapeto può creare lacerazioni dimensionali di varie dimensioni e dai vari utilizzi. Può usarla per sferrare enormi fendenti dimensionali, la cui tremenda capacità distruttiva è capace di lacerare qualunque cosa vada incontro e disintegrarlo con il Khaos che trasuda dal fendente stesso. Inoltre può utilizzarla per in modo più banale, analogo ai mortali che si divertono a giocare con forze che non conoscono: creare un grande portale nella realtà per attrarre con enorme forza i suoi avversari e fagocitarli nella dimensione del khaos. Al suo interno, la materia viene squassata da violentissime correnti disintegranti. Tali forze si abbattono su qualunque cosa vi entri, cercando di schiacciare, torcere, invadere e disintegrare fino a che non diventino parte della essenza caotica. All'interno della dimensione il tempo perde di significato, il normale scorrere degli avvenimenti cessa, perciò è possibile trascorrere interi millenni di completa lucidità e devastazione mentre si viene "digeriti" dalle forze caotiche. In un normale combattimento, chiunque ne venisse inghiottito si ritroverebbe scagliato fuori dal portale dopo pochi istanti, sebbene ai suoi occhi l'esperienza sia durata un tempo molto più lungo, con scompensi psicologici e danni fisici del caso. In altre circostanze, la possibilità di vagare in eterno nell'oscurità non è da escludere. I portali possono anche essere utilizzati per trasferire gli attacchi delle sue creature o dei suoi alleati, o addirittura per fagocitare quelli del suo avversario per poi farli uscire in un altro portale diretti al mittente. [Bouncer] [Dimensioni+Khaos+Arma cosmica]


     
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    Combattere contro Giapeto significava affrontare un avversario che aveva controllo assoluto dell'ambiente circostante e che, anzi, lo utilizzava al meglio per contrastare ogni singolo attacco; combattere contro Giapeto voleva dire combattere contro qualcuno che disponeva, sempre e comunque, del trucco più appropriato per risolvere una situazione.
    Ma Oceano lo sapeva, e lo accettò. Accettò che la materia spaziotemporale si infrangesse come vetro, accettò che non ci fosse gravità, accettò il gigantesco ecatonchiro che protesse il suo padrone dagli attacchi a lui diretti. E, quando vide le dimensioni torcersi al comando del loro signore, quando vide Giapeto far stridere le sue lame l'una contro l'altra evocando un qualcosa che, per chi aveva un minimo di comprensione su quello che stava accadendo, faceva gelare il sangue nelle vene. Il Khaos, l'arma dei Nemici, l'elemento che costitutivo di tutta l'esistenza, la rappresentazione massima del genio di suo fratello. Era passato molto tempo da quando aveva affrontato quella cosa come nemico ma ricordava fin troppo bene cosa si provava a sentire il tocco dell'antimateria sulla propria pelle.
    Il caleidoscopio di colori tutto intorno a lui tacque all'avanzata di quell'orrore crepitante, che si muoveva per ghermirlo da ogni direzione. Cosa avrebbe potuto fare Oceano e messo davanti ad una tale forza, al potere di cancellare tutto nell'esistenza? Ovvio, contrastarla con tutte le sue forze.

    Quando vide una delle lame di Giapeto entrare in un portale, Oceano agì. Spostò i suoi occhi sia davanti che dietro la massa solidamente informe che lo componeva, per avere la possibilità di vedere e quindi rispondere al meglio contro ogni offensiva. Le sue daghe si mossero in un movimento semicircolare, disponendosi in una guardia che non aveva nome poiché Oceano non aveva struttura fisica comunemente intesa e, per questo motivo, non necessitava di dare nomi ad ogni posizione che assumeva.
    Era come l'acqua, versatile, pronto a contrastare ogni cosa.
    E Oceano si predispose per resistere al meglio contro ciò che stava per abbatterglisi contro, ma poteva solo sperare che il suo meglio fosse abbastanza.
    Fece appena in tempo a parare il colpo alle sue spalle e, poco prima che concentrasse tutte le sue forze per disperderlo, Giapeto avanzò verso di lui menandone un secondo. Fu lì che Oceano capì quanto si sarebbe fatto male in quella circostanza.
    Quando le lame di Khaos impattarono contro le sue daghe, poste a sua difesa, accaddero cose indescrivibili: colori che non sarebbero mai dovuti esistere, suoni che non dovevano essere uditi, scintille cangianti che fendevano l'aria vuota in ogni dove, il sacro delle sue armi contro l'innominabile blasfemia dell'elemento fondante del creato. In quell'infinito tuonare di suoni e colori e sangue, al centro di tutto questo, c'era un Titano che, disperatamente, spingeva le sue armi contro l'intrinseco disordine portato dalla blasfemia di Giapeto, ma era una lotta impari; la Dunamis di suo fratello era molto più risvegliata rispetto alla sua, nonostante la differenza tra i loro poteri non fosse poi così marcata, il divario esisteva comunque ed era perfettamente percettibile.
    La forza dissolutrice del Khaos spinse le daghe sempre più verso il corpo del Titano delle Acque con forza irresistibile, i fendenti, sia quello anteriore che posteriore, impattarono presto contro la sua pelle.

    Sentì innanzitutto calore, di certo effetto secondario della radiazione caotica, poi venne il dolore. Atroce, terrificante, reso ancora più grave dalla profonda consapevolezza che Oceano aveva di quello che gli stava accadendo: poteva sentire i legami atomici che lo componevano sfilacciarsi, separarsi, disperdersi, ritornare al niente originario che erano prima della sua nascita, avanzando in lui ancora e ancora, divorando e distruggendo, cancellando senza pietà.
    L'urlo sofferente del Titano risuonò in quello spazio vuoto e incomprensibile, fu un grido lungo e straziante di agonia pura, ma non era arrabbiato. Non era oltraggiato e né aveva paura, anzi, dentro di sé sentiva una grande felicità e senso di eccitazione farsi strada in lui, spingendolo a contrastare l'orrore che lo stava dilaniando con tutte le sue forze. Voleva dire che Giapeto lo stava prendendo sul serio, e Oceano non aveva la benché minima intenzione di rispondere con qualsiasi cosa che non fosse il suo meglio.
    Infine, ruggendo come un leone in gabbia e con un ultima spinta, riuscì a liberarsi dalla morsa letale del Khaos, disperdendo i due fendenti in una pioggia di particelle nere. Eppure non l'aveva fatto senza costo, la sua forma fisica aveva perso una notevole quantità di massa contro l'avanzare inarrestabile del Khaos, sebbene la precauzione di spostare organi vitali ove non potevano essere raggiunti da quell'orrore si era rivelata vincente, assomigliando ora ad un gigantesco filo di liquido verde chiaro, rilucente di infiniti universi.
    Il dolore era atroce, ma gli intrinseci poteri della sua Soma e dell'Ichor gli avrebbero permesso di continuare a combattere senza eccessivo impedimento. Guardò al centro di quel caotico turbinare di colori e vide Giapeto e la sua creazione somma, e, sebbene non fosse assolutamente comprensibile, sorrise ferocemente a entrambi.

    Parlando senza parlare rispose a suo fratello con un singolo urlo, un grido scaturito dalla volontà inarrestabile di Oceano mentre nuova acqua si generava a partire dalla sua forma martoriata, coprendo le sezioni del suo corpo ancora nere e fumanti ed estendendo le sue dimensioni fino ad eguagliare quelle dell'ecatonchiro. Due singole parole, pronunciate con la forza incrollabile delle sue azioni, seguite da un nuovo ruggire, stavolta della potenza infinita delle Acque Ancestrali.

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    SI VOLAAAAAAAAAAAAA!!!


    E una quantità incommensurabile di acqua avanzò nello spazio, sospinta esclusivamente dal potere della Dunamis di Oceano, spostandosi verso i due al centro di quella dimensione di incomprensione.
    Era un attacco potente, ma il suo scopo intrinseco non era quello di portare tutta la potenza della sua offensiva contro Giapeto, bensì quello di fungere sia da colpo preparatorio che da mezzo di trasporto: l'acqua avrebbe provato ad inserirsi sotto l'armatura sia dell'altro Titano che dell'ecatonchiro, e, una volta toccata la loro pelle, si sarebbe immessa nei loro organismi, irrorandoli di quantità insopportabili di liquido, rallentandoli. Contro l'ecatonchiro, tuttavia, l'attacco era più mirato: grandi masse d'acqua si sarebbero spinte sui suoi punti di debolezza strutturale, cercando di spingerlo all'indietro per quanto possibile e rendergli difficoltoso giungere in soccorso del proprio padrone, che nel frattempo avrebbe dovuto contrastare la porzione di tsunami diretta contro di lui.
    Perché Oceano stesso sarebbe stato la vera offensiva. Fuse la sua struttura con l'acqua che aveva creato in precedenza, seguendola a breve distanza e scattando in avanti contrastando l'assenza di gravità con la spinta data dal suo potere idrocinetico, preparandosi a colpire immediatamente dopo di essa, sperando di cogliere di sorpresa Giapeto in un momento dove non avrebbe potuto vederlo.
    La massa liquida di Oceano si sarebbe stretta attorno al fratello, comprimendo e schiacciando con una forza inaudita, torcendo il suo corpo umanoide fino a che non fosse riuscito a spezzarlo, portando l'energia del suo movimento fin dentro al suo corpo, nei punti più fragili e deboli dell'anatomia umana. E anche in quelli più dannosi se infranti.

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    NOME ● Oceano
    ENERGIA ● Viola
    SOMA ● Daghe {VII}
    FISICAMENTE ● Grandi porzioni anteriori e posteriori cancellate dall'anticosmo, dolore estremo (in guarigione)
    MENTALMENTE ● ///
    STATUS SOMA ● ///

    RIASSUNTO AZIONI ●Innanzitutto cerco di difendermi dal Khora Temnein come meglio posso, spostando occhi sia avanti che dietro per vedere in ogni direzione. A malapena paro quello alle mie spalle con una daga, mentre quello anteriore lo blocco pieno avendoti visto avanzare. Tra quello, più pelle grado VII e Res Strao + Ichor riesco a limitare i danni e continuare a combattere ma comunque la differenza di energia mi fa malissimo, sebbene non a organi vitali. Prima divento 100 metri di blob, coprendo e rimpiazzando le porzioni cancellate, poi uso Thalassa Deluge (Attacco Debole) versione acqua che stronzamente si infila sotto l'armatura per fare effetti di avvelenamento. In sostanza tiro un super tsunami contro te e l'ecantonchiro, mirando alle sue ginocchia, spalle e giunture, cercando di stordirlo un momento e spingerlo quanto più lontano possibile da te (Diversivo) mentre l'acqua "velenosa" fa il suo lavoro anche su di te. Nel momento in cui lo tsunami parte e, presumibilmente, non mi vedi io mi fondo con tutta l'acqua che ho creato e avanzo con essa, restando vagamente indietro. Subito dopo che il Deluge colpisce arrivo io come un treno e cerco di avvolgermi tutto attorno a te, torcendoti con Forza Straordinaria finché non ti spiezzo in svariate parti (Attacco Forte). Per effetto della tecnica l'energia della torsione si concentra principalmente sulla spina dorsale, femori, gomiti e collo.
    ABILITÀ ● Sea of Life and DeathI reach to the abyss Beyond
    Molti possono reclamare controllo sulle acque, alcuni possono persino vantarsi di essere competenti in esso, ma nessuno è in grado di controllare l'elemento nello stesso modo di Oceano, è semplicemente impossibile. Il Titano è stato istruito da Gea e Ponto in persona sui legami tra l'acqua e ogni cosa vivente e nessuno comprende questa realtà meglio di lui, poiché lui E' la realtà del rapporto tra acqua e vita nella sua forma più pura: in primo luogo Oceano non controlla semplicemente l'acqua, ogni singolo atomo dell'elemento obbedisce al suo comando conferendogli la capacità di creare fenomeni che altri possono solo immaginare; può aumentare la velocità del movimento atomico dell'acqua affinché sia rovente, rallentarlo fino al limite estremo per renderla congelante, e addirittura controllare i liquidi all'interno del corpo di qualunque avversario entri in contatto con la sua Dunamis. Può riscaldare tali liquidi fino a farli arrivare al punto di ebollizione, può portare via sangue e fluidi vitali, può far evaporare suddetti fluidi disidratando l'avversario, può generare il fenomeno della cavitazione, ossia creare bolle di vapore su superfici colpite, bolle che collassano su sé stesse generando calore e luce per un breve istante, risultando in spettacolari esplosioni, nulla gli è precluso. Oceano inoltre possiede assoluto controllo sui suoi stessi fluidi vitali, consentendogli di alterarne il flusso nella maniera che più gli aggrada, creando tecniche che gli conferiscono le abilità di Forza, Resistenza o Agilità Straordinarie, uno per tecnica.


    Gift from the DepthsWhat Mother made
    L'armatura di Oceano, la divina Soma, è espressione stessa della sua Dunamis e, come tale, gli conferisce poteri straordinari legati al suo elemento nativo. L'acqua che viene generata dai suoi arti ha capacità taglienti e perforanti pari ad un'arma cosmica e, se il Titano lo desidera, può dare forma fisica a questo potere mediante due daghe, fatte dello stesso materiale della Soma e che risplendono della stessa luce che brilla nelle profondità degli abissi.


    'Tis merely a flesh woundNaught but a scratch
    Il sangue antico che scorre nelle vene dei dodici signori dei Titani è chiamato Ichor, ed è molto più che mero fluido vitale: è Dunamis allo stato liquido, perfezione pura, e le sue particolarità non si fermano al singolare colore azzurro. Innanzitutto l'Ichor, una volta risvegliatosi, cancella ogni cosa che non sia perfetto nel corpo ospite del Titano, iniziando il processo di ricostruzione di ciò che esisteva ai tempi del mito, inoltre ferma il processo di invecchiamento, in modo che l'unica morte possibile sia quella violenta.
    Oltre a questo, l'Ichor possiede straordinarie capacità rigenerative, conferendo al portatore una maggiorata sopportazione del dolore, una lenta e costante guarigione delle ferite più lievi e, una singola volta per incontro, una rigenerazione totale anche di ferite più gravi, fisiche o mentali, a condizione di concentrarsi un intero turno su questa azione. Questo beneficio può essere concesso anche ad un qualsiasi alleato, a patto che il Titano lo reputi degno di ricevere il proprio sangue, ovviamente.


    Okeanos KosmosThe Universe enclosed by the green Sea
    Oceano non è semplicemente il signore delle Acque Ancestrali, padrone di ogni loro segreto, ma egli stesso è un aspetto del suo dominio. Ora che la sua Dunamis ha percorso un ulteriore passo verso la sua autentica evoluzione, il suo più grande potere si è risvegliato.
    In un atto di controllo senza eguali, il Titano può trasformare il suo corpo in acqua, dandogli la forma che desidera seguendo le caratteristiche dell'elemento, come se egli stesso fosse un Costrutto vivente; in tale stato la durezza diventa quella della Soma, conferendogli quindi resistenze irraggiungibili per corpi organici, mantenendo comunque inalterata la sua composizione biologica. Ciò significa che può comunque utilizzare i suoi poteri per garantirsi capacità straordinarie, ma, d'altra parte, sarà comunque soggetto ad effetti che danneggiano esseri organici quali veleni. Tuttavia, in certi casi, può essere quasi impossibile raggiungere i suoi punti vitali per effetto della sua forma così aliena.

    TECNICHE ●Form III: Bronwe — Oceano è un guerriero saggio e forte come pochi, e il fatto che i suoi poteri non siano più quelli di un tempo non limita in alcun modo la sua quasi infinita conoscenza dell'arte del combattimento. Il suo stile non è frutto di mero addestramento, è spostamento sapiente dei propri liquidi corporei nella maniera migliore possibile poiché è un fatto insito nella natura stessa del Titano.
    La Forma III è una tecnica difensiva senza uguali che sposta fluidi corporei in maniera mirata in modo da attutire colpi subiti, oltre a dare nuova linfa vitale all'intero corpo di Oceano consentendogli dunque di sostenere sforzi fisici maggiori e di resistere a danni apparentemente fatali. (Resistenza Straordinaria)
    E' possibile inspessire zone corporee specifiche per sopportare danni in zone vitali, incrementare la soglia di resistenza alla fatica, e addirittura espellere plasma e sangue da zone che sono appena state colpite da veleni, sebbene non sia possibile annullare totalmente l'esposizione ad esso, invece semplicemente riducendone l'assunzione.
    Oltre a questo gli attacchi fisici portati dal Titano sia con le Daghe che a mani nude avranno nuovi terribili effetti: Oceano può fare in modo che l'energia cinetica dei suoi attacchi sia trasportata efficacemente attraverso i liquidi corporei del nemico, riverberando all'interno del suo corpo e provocando terribili danni a muscoli, ossa e organi interni, oppure può tentare di paralizzare i liquidi nelle zone colpite, in modo che si oppongano quanto più possibile a futuri movimenti e potenzialmente generando paralisi, oppure ancora può creare bolle di vapore sulle superfici colpite, generando il fenomeno della cavitazione, possibilmente provocando esplosioni mirate.

    Form I: Tû — Oceano è un guerriero saggio e forte come pochi, e il fatto che i suoi poteri non siano più quelli di un tempo non limita in alcun modo la sua quasi infinita conoscenza dell'arte del combattimento. Il suo stile non è frutto di mero addestramento, è spostamento sapiente dei propri liquidi corporei nella maniera migliore possibile poiché è un fatto insito nella natura stessa del Titano.
    La Forma I è una tecnica che manovra in maniera cosciente l'acqua nelle cellule muscolari di Oceano, conferendo loro nuova linfa vitale e aumentando l'irrigazione sanguigna, consentendogli di compiere atti di forza bruta devastante. (Forza Straordinaria)
    Oltre a questo gli attacchi fisici portati dal Titano sia con le Daghe che a mani nude avranno nuovi terribili effetti: Oceano può fare in modo che l'energia cinetica dei suoi attacchi sia trasportata efficacemente attraverso i liquidi corporei del nemico, riverberando all'interno del suo corpo e provocando terribili danni a muscoli, ossa e organi interni, oppure può tentare di paralizzare i liquidi nelle zone colpite, in modo che si oppongano quanto più possibile a futuri movimenti e potenzialmente generando paralisi, oppure ancora può creare bolle di vapore sulle superfici colpite, generando il fenomeno della cavitazione, possibilmente provocando esplosioni mirate.

    Thalassa Deluge — Semplicemente schioccando le dita e partire da sé, Oceano disperderà immense quantità d'acqua in ogni direzione sotto forma di tsunami, mirando non solo a travolgere l'avversario e ad infliggergli ovvi danni da possibile annegamento o impatto, ma anche ad infliggere possibili altri effetti, infatti l'acqua che entra in contatto col corpo nemico sarà assorbita da esso in modo che il Titano possa tentare o di far evaporare i fluidi corporei nemici, generando il fenomeno della disidratazione, oppure fare l'opposto, causando avvelenamento da acqua. Questo, se non contrastato, può fare in modo che le cellule cerebrali si gonfino all'inverosimile, generando assopimento, nausea, debolezza muscolare, e in generare una ridotta capacità di percepire gli stimoli sensoriali; se la condizione persiste, può dare origine ad una brachicardia, ossia una riduzione della frequenza cardiaca, che a sua volta può portare in shock, mentre nei casi più gravi l'avvelenamento da acqua può generare un edema cerebrale, mentre lo spessore esagerato assunto dalle cellule può causare gravi disfunzioni del sistema nervoso centrale, ed entrambe possono portare alla morte (gdr only)
    NARRATO | PARLATO | PENSATO | °TELEPATIA°


    Edited by Luke¬ - 23/6/2019, 13:46
     
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    Una delle lame si mosse da sinistra a destra, un gesto scocciato. Il caos residuo ancora aleggiava attorno alla lama e una sottile distorsione quantistica diede strane proprietà ottiche alla scia di quel semplice movimento. Non era necessario farlo, ma per un astrattista come Giapeto, abituato a ragionare in termini non presenti e non misurabili - al contrario di quel noioso di Ceo - focalizzare azioni del suo paradigma in movimenti somatici aiutava a mantenere certe azioni e certi calcoli nell'inconscio e nell'abitudine, liberando il suo pensiero per poter effettuare cose più grandiose e mirabolanti.

    Con quel semplice gesto, l'ecatonchiro venne scagliato di lato, completamente inghiottito in un portale in cui sparì. Nel momento in cui la sua utilità venne meno, i suoi movimenti furono scomposti e abbandonati similmente ad una bambola di stracci vecchia e sporca. La connessione psichica con Giapeto disattivata. Lo avrebbe richiamato nuovamente nel caso si fosse dimostrato utile, ma in quel preciso istante, per quello che aveva intenzione di fare, una creatura di tali dimensioni rappresentava un ostacolo alla vista, un possibile appiglio sfruttabile. Insomma, se non serviva più a lui, non doveva assolutamente poter servire in qualche modo ad Oceano. Dopotutto l'ecatonchiro era limitato nel suo essere una creatura vivente, e perciò ampiamente nel campo di influenza di Oceano delle correnti, padrone del legame tra acqua e vita.

    L'intera idromassa che era suo fratello si proiettò in avanti. L'intento era più che chiaro, prevedibile forse. Non per questo sarebbe stato piacevole. Un contatto così diretto con Oceano era qualcosa che Giapeto desiderava ardentemente evitare, ma se ci avesse provato nuovamente, avrebbe imparato - o ricordato - sulla sua pelle frizzantina che un contatto diretto con Giapeto è qualcosa di altrettanto spiacevole, se non di più. Se ci avesse provato nuovamente, perché in quel caso, Giapeto decise che si sarebbe risparmiato molto volentieri il dolore di un abbraccio di suo fratellone se dato all'interno di un'arena con milioni di spettatori in linea.
    Un istante prima che l'acqua di Oceano si schiantasse sul titano delle dimensioni, davanti al suo torace comparve un puntino nero. Poco più grande di una pallina da golf. Ma non era un punto, poiché aveva massa altezza e larghezza e tutte le altre cose che un punto come si deve è sprovvisto. Una sfera nera, ma contemporaneamente un semplice cerchio, un buco nello spazio che manteneva la propria forma rotonda da qualunque angolo lo si osservasse. Un bidimensionale stiracchiato nel 3d. Giapeto si ingobbì verso di esso, o meglio, il suo intero corpo si stiracchiò verso di esso. Giapeto venne risucchiato nel minuscolo portale e sparì, evitando completamente l'assalto di Oceano che lo oltrepassò completamente con la sua massa intera. Giapeto era già in tutt'altro luogo, sbucato da un foro di eguale dimensione dalla quale uscì sfilacciato in stringhe che si ricomposero in un istante nel luogo desiderato. La sua forma fisica era imperlata di piccole gocce di sudore, che evaporò subito pervaso com'era dal calore del Khaos.

    Compiere un prodigio del genere era stancante, ma non quanto lo sarebbe stato contrastare l'assalto di Oceano e subire e rimediare a tutti i danni che gli avrebbe provocato. Il dispendio fu immediatamente attenuato dal costante recupero di energia degli accomulatori posti sulla sua schiena, ed ora che aveva cominciato a consumare energie in modo percepibile il loro effetto sulla realtà divenne sempre più visibile nello spazio immediatamente a contatto con essi. Ogni loro movimento fu accompagnato da un costante sfarfallare di colori.

    Giapeto fuoriuscì dal portale con slancio, proiettandosi verso l'alto nello spazio distorto in cui stavano combattendo. Alto era un termine relativo, era fisicamente sopra ad Oceano di svariate centinaia di metri. Un punto nero nei colori caotici. Nel suo slancio continuò a dare le spalle ad Oceano mentre il titano delle correnti terminava il suo assalto. I due movimenti per forza di cose finirono per essere contemporanei. E Giapeto, titano delle dimensioni, vibrò un colpo diagonale con la lama destra nello spazio avanti a sé. La punta della lama svanì oltre il tempo e oltre lo spazio, solcando universi alla ricerca del luogo e del momento giusto. Ed infine fece contatto.

    Quantità assurde di dati e calcoli scorsero nella mente di Giapeto in attosecondo, poiché per un titano non esiste il talento ma l'atto conscio, lo studio e la pratica. Giapeto come Oceano non era naturalmente portato alla sua arte. Gli era stato assegnato un ruolo e in base ad esso aveva studiato le sue strane vie diramate da Urano davanti a lui.

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    Uno scatto del polso ed il fendente si concluse, squarciando il tutto frantumato e spalancando chilometri e chilometri di spazio siderale. Un sistema solare, visto da lontano, così simile al loro eppure così differente nelle piccole cose, un universo alternativo in cui la vita non si era sviluppata, il seme di Gea non aveva attecchito in questo particolare sistema solare. Un universo fallito, composto da freddi astri e eventi fisici incuranti del miracolo del carbonio e dell'ossigeno. Un sistema instabile, che rispose alla lieve sollecitazione di Giapeto.

    Solo in quel momento, Giapeto si voltò verso Oceano, e alle sue spalle il sole si gonfiò in un istante breve come un respiro ma lungo come ere. L'intero sistema solare venne divorato dalla supernova che poco prima era l'astro di Iperione nel loro universo. Stagliato come una croce nera contro il fuoco siderale, Giapeto inoculò il khaos in quell'universo ed il sole si trasformò in luce oscura.

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    La supernova di nero accecante esplose oltre i confini del portale di Giapeto e si riversò nella realtà della arena, la morte di una stella sfaldata nelle sue componenti fondamentali, un torrente di puro khaos disintegrante capace di scuotere l'intera arena e sfaldare la rifrazione dimensionale che aveva tenuto entrambi sospesi nell'abisso cangiante. Un ritorno elastico all'arena così violento da forse poter stordire Oceano e privarlo di una reazione immediatamente successiva all'assalto di Giapeto.

    E mentre l'universo morto sanguinava la propria stella in quello dei due titani, Giapeto avvolse lo spazio attorno a sé occultandosi alla vista.



    Nome | Giapeto
    Energia |
    Casta | Titani
    Soma | Xiphos {VIII}
    Status Fisico | Danni poco gravi a tutto il corpo, in rigenerazione
    Status Mentale | weeb
    Status Soma | integra

    Riassunto Azioni | semplice, uso il teleport per evitare il tuo attacco e andarti sopra, e uso la stellar phenomena per spararti addosso un'intera supernova di cosmo distruttivo aka khaos(af) una botta così forte da sfaldare completamente la zona di dimensioni strane in cui eravamo nel post prima e il ritorno alla realtà dell'arena punta a stordirti (ad), mentre l'attacco si consuma ripiego lo spazio per diventare invisibile. Fun fact, il primo prestavolto di gabriel quando era ancora il daimon kaziel era sephiroth

    Abilità Utilizzate |


    ○ WITH HYPERSPACE AS MY CLOAK ○

    Soma + Evocazione (bonus a nera) + Dimensioni
    I HOLD THE KEYS ○ Analogamente a quella dei suoi fratelli e sorelle, la soma di Giapeto fa riferimento ad un'arma, anche se non in modo ovvio come le altre. La soma dello Xiphos dispone di due enormi lame arcuate che si agganciano agli avambracci, arrivando quasi a lambire il terreno. Nonostante possano essere utilizzate come arma da taglio in corpo a corpo con efficacia terrificante, queste lame sono in verità le chiavi del multiverso affidate da Urano stesso a Giapeto. Il semplice possedere queste chiave permette al titano di viaggiare liberamente tra le dimensioni e di crearne di più piccole, oltre a dargli accesso ad una zona più segreta tra le dimensioni utilizzata dal titano come prigione. Con il passare del tempo Giapeto ha preso l'abitudine di utilizzare la prigione come deposito per i suoi esperimenti genetici. Tra questi sono presenti i prototipi dei giganti, ideati studiando campioni sottratti alle creazioni originali di Urano, i primi tre ciclopi e i tre ecatonchiri. Questi prototipi sono differenti dai giganti successivi, progettati per combattere come entità senziente ed autonoma. La loro personalità è azzerata e la loro struttura nervosa è alterata in modo da non percepire dolore e di essere in sintonia diretta con il pensiero di Giapeto. Obbediscono al loro creatore a livello istintivo, reagendo alle fluttuazioni della sua Dunamis senza errore. Queste creature di fatto sono una categoria a parte, sono modelli personalizzati progettati e testati da Giapeto per suo uso esclusivo in battaglia. Il titano è solito richiamare le sue creature da portali collegati direttamente al suo laboratorio, e quando il campo di battaglia non permette di accogliere la loro grande forma compaiono parzialmente attraverso portali.

    I SOAR THROUGH COUNTLESS GALAXIES ○ ○ Con il tempo e lo studio, Giapeto ha imparato a sfruttare il potere delle chiavi per manipolare liberamente il tessuto della realtà, controllando i legami che la sostengono con la facilità con cui un artigiano modella la creta. L'utilizzo più banale è quello di aprire portali di qualunque forma e dimensione ovunque la sua dunamis possa arrivare, in cui si può scagliare il suo avversario o spalancarne uno tanto grande da trasferire istantaneamente il campo di battaglia in un'altra dimensione, solitamente una già creata da lui o altre che conosce [ Vedere qui ]. Giapeto può usare tali portali per spostare le proprie creature, gli attacchi sferrati o se stesso, arrivando a farlo con una tale velocità da emulare il teletrasporto per evitare completamente un attacco [ monouso in duello ] . Inoltre può utilizzare i propri portali per assorbire interamente un attacco avversario per poi farlo riapparire dove considera opportuno, senza nessuna perdita di potenza [monouso in duello]. L'abilità di Giapeto va oltre il normale concetto di portali. Può piegare lo spazio liberamente, potendolo usare per colpire, deviare, avvolgere, schiacciare con enorme forza o manipolare come più gli aggrada. Anche la posizione dei suoi portali può essere alterata in questo modo. Persino lo spazio che comprende il corpo di Giapeto può essere deformato.

    I PIERCE THE HEAVENS ○ Il principio di spostamento dei portali dimensionali permette, sfruttando le lame delle chiavi, di proiettare in avanti delle lacerazioni dimensionali ad alta velocità. I bordi di questi portali sono costituiti di energia altamente instabile, e capaci di creare una separazione netta tra ciò che si trova all'interno e all'esterno del loro perimetro in un modo che nessuna lama potrebbe mai veramente replicare, in quanto non è veramente un taglio in senso proprio. Basta il semplice contatto.
    A seconda della larghezza della lacerazione, che va dal nanometro al centinaio di metri, si possono creare sia tagli di precisione chirurgica o sezionare e scagliare in un'altra dimensione intere parti di paesaggio. Questi fendenti dimensionali, se così si possono chiamare, hanno una notevole potenza di impatto dato che piuttosto che essere lanciati vengono spinti, accompagnati e guidati dalla pressione dimensionale esercitata da Giapeto stesso. Questo permette traiettorie complesse e imprevedibili, oltre al non fare fermare il fendente al contatto con l'avversario, se così Giapeto desidera. Una lama che continua a spingere sulla vittima per tempo prolungato può avere risultati devastanti.


    ○ CONSUME AND ADAPT ○
    Sublimazione
    L'enorme conoscenza di Giapeto della struttura della realtà e dei suoi meccanismi intrinsechi permette al titano di trarne vantaggio in modo unico, completamente alieno a tutti i suoi fratelli e sorelle. La soma di Xiphos può generare sei lunghi tentacoli segmentati di adamantite e Dunamis. Possono essere controllati liberamente da Giapeto, ma non hanno scopo offensivo. Si tratta bensì di tre coppie di convertitori di energia altamente specializzati. Sono stati ideati da Giapeto per assorbire ogni genere di energia circostante: radiazioni stellari, energia cosmica e spirituale residua sul campo di battaglia, persino le forze fondamentali che costituiscono gli elementi naturali attorno al titano. Tutte queste energie vengono smantellate, riadattate e convogliate nel corpo di Giapeto, la cui fisiologia titanica permette di accumulare una quantità potenzialmente infinita di energia. Questo costante assorbimento di energia circostante permette di alleviare il dispendio delle proprie energie in combattimento, come se le sue riserve si rigenerassero molto più rapidamente di chiunque altro. Una volta a duello Giapeto può affondare i suoi convertitori nella carne di una delle sue creature per assorbirne interamente l'energia, uccidendola sul colpo. Tale accumulo di energie può essere poi consumato per ridurre a zero il consumo di Dunamis della tecnica scagliata dopo tale atto di cannibalismo.



    ○ COSMIC DESECRATOR ○
    Entropia
    Prima che gli Dei Antichi definissero l'attuale multiverso, la realtà era profondamente diversa. Dominata dagli Dei Esterni, era costituita da forze primordiali che seguivano logiche aliene ed incomprensibili persino, che furono poi imbrigliate, ordinate e sezionate dagli Dei Antichi per ottenere ciò che percepiamo come esistenza materiale. Il tutto sfruttando conoscenze e metodi che nemmeno i titani potevano cominciare a comprendere. Eccezione fatta per Giapeto, la cui assoluta sete di conoscenza e il genio che va ben oltre il concetto umano di follia lo portarono a studiare per miliardi di anni ogni singolo componente della realtà per poter capire il trucco che nascosto dietro il velo. Spingendo oltre la normale logica l'insieme dei propri doni e poteri, Giapeto ottenne un potere che persino gli altri titani temevano.
    Quando l'energia circostante viene assorbita da Giapeto mediante i convertitori sulla sua schiena, il controllo atomico proprio della Dunamis unito al potere delle chiavi del titano scinde i legami intrinseci della realtà assorbita dentro il corpo del titano. Questa fissione energetica della struttura dimensionale dell'universo fa sì che le forze antecedenti al tempo si liberino dai legami che le vincolano all'ordine. Il risultato è il rilascio dell'elemento primordiale chiamato Khaos, l'antica materia che costituiva l'esistenza degli Dei Esterni. Alla vista il Khaos si presenta come energia dal colore nero assoluto, confusionaria, entropica. In nessun modo la luce naturale può riflettersi, in quanto cessa semplicemente di esistere in sua prossimità. I bordi esterni del Khaos sono geometricamente perfetti, nessuna sbavatura o scarica di energia lascia la superficie di quello che è un vero e proprio buco nella realtà. Solo in casi di estremo sovraccarico si può vedere una sorta di nube nera che si solleva dalla superficie del Khaos. Giapeto può controllare liberamente questo elemento, modificandone la forma come se avesse consistenza liquida, potendo però solidificarsi e raggiungere una durezza incredibile. Può persino infonderlo nelle lame delle sue chiavi del multiverso per accumularlo nei suoi fendenti dimensionali, dandogli le stesse priorità di altre armi cosmiche.
    A contatto con la materia, il Khaos la disintegra, molto semplicemente. Per sua natura, non ustiona come la normale energia cosmica. Esso divora. La carne vivente a contatto con il khaos non ricevere la normale ustione o bruciatura da contatto cosmico, ma viene brutalmente divorata strato su strato, si disintegra scorticando la pelle ed erodendo la carne sotto di essa. Il solo contatto con questa energia entropica lascia ferite frastagliate circondate da cellule morte, dalla guarigione estremamente lenta. A causa del processo di fissione forzata utilizzato da Giapeto per produrlo, il Khaos è inaspettatamente caldo.
    Solitamente Giapeto accumula il Khaos prodotto in strutture ad anello chiamate Khaos Kyklos, in modo da lasciare disperdere la radiazione dimensionale residua piuttosto che concentrarla nel proprio corpo.





    Tecniche Utilizzate |

    Hectic Stellar Phenomena
    Sfruttando il proprio supremo dominio del tessuto dimensiona, Giapeto estende la propria dunamis oltre i normali confini dell'universo, sondando la intera realtà e le infinite galassie alla ricerca di fenomeni astrali che possano essergli utili in combattimento. Una volta individuato qualcosa che gli sia utile, Giapeto spalanca un portale sul campo di battaglia che gli permette di condurre suddetti fenomeni dove desideri. Attraversando il portale impregnato della dunamis del titano, sciami di meteore diventeranno rapidi e possenti come attacchi di dunamis portati da Giapeto, la cui potenza massima dipende dal potere del titano. Supernove diventeranno brutali esplosioni, fasci di neutroni raggi di energia distruttiva e altro ancora. Se necessario Giapeto può infondere Khaos in questi attacchi cosmici e renderli incredibilmente più distruttivi. [ Dimensioni + Khaos ]

     
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    Non c'era niente nell'universo che poteva compararsi al modo in cui Giapeto combatteva, letteralmente solo U.R.A.N.U.S, che era il sovrano dello Spazio, poteva superarlo per mera maestria nel controllo dimensionale; suo fratello era imprevedibile, caotico, terribilmente e a volte inutilmente distruttivo nelle sue tecniche, troppo per i suoi gusti, ma era esattamente quello che lo rendeva un avversario perfetto per ciò che Oceano aveva in mente.
    Oltre che il piacere di confrontarsi con lui, oltre che per aiutare il suo fratellino a sfogare in maniera catartica rabbia e frustrazione, oltre che per dare tangibile dimostrazione del potere dei Dodici ai suoi sudditi, era un allenamento per il Titano delle Acque stesso. Solo tramite il sangue, solo tramite il dolore, solo tramite il continuo combattere e migliorarsi avrebbe potuto percorrere l'ultimo passo verso la sua evoluzione e recuperare l'ultima parte dei suoi poteri, che ancora dormiva nel suo codice genetico in attesa del risveglio ultimo della Dunamis di Oceano. Allenamento, addestramento, continuo miglioramento, cambiamento. Giapeto sarebbe stato ontologicamente d'accordo col suo processo cognitivo, se l'avesse saputo. Ammettendo, ovviamente, che non lo sapesse già. Considerando tutto, probabile che fosse così.
    Oh, e adesso Giapeto aveva deciso di tirargli contro una supernova infettata dal potere del Khaos. Dunque un normale giovedì sera per il suo fratellino. Era giovedì? Su qualche pianeta sicuramente.
    Il gigante di anticosmo ruggente stava per arrivare su di lui, la potenza di quell'attacco fu tale da disgregare la dimensione in cui i due stavano confrontandosi, forzando un ritorno nella realtà dell'arena con una rapidità tale che Oceano sarebbe anche potuto finire stordito se la sua biomassa non fosse già stata predisposta ad esercitare una forza fisica superiore, fu sufficiente uno sforzo per vincere la pressione e modificare il corpo acquatico in qualcosa di meglio adatto per sostenere una difesa apparentemente impossibile.

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    In un battito di ciglia, Oceano divenne un ammasso di mani, armi, pugni, fruste, spade, martelli, armi di ogni genere e specie forgiate con la sua carne, con l'adamantite che componeva la sua Soma e la sua pelle, la massima rappresentazione della conoscenza bellica del Titano.
    Il dolore era terrificante, quasi intollerabile, la fatica di ricreare in continuazione parti cancellate del suo corpo e contrattaccare al massimo della forza stava iniziando a farsi sentire in lui. Se fosse stato equivalente a Giapeto dal punto di vista dell'estensione cosmica allora sarebbe davvero stata un'altra storia, ma adesso doveva arrangiarsi con ciò che aveva; e ciò che aveva era sé stesso, e gli bastava. Prese l'equivalente di un profondo respiro quando vide la meteora impattare al suolo, disintegrando la sabbia dell'arena, semplicemente dissolvendo tutto ciò che toccava come se non ci fosse stato. Strinse i denti, o meglio le protusioni appuntite che costituivano la maschera che gli faceva da volto, e, quanto il Khaos fu vicino, Oceano fece la cosa che gli riusciva meglio: lo colpì.
    Ancora, e ancora, e ancora, e ancora, centinaia di volte, centinaia di migliaia di volte, milioni di miliardi di colpi scatenati contro l'attacco di suo fratello nell'arco di vaghi battiti di ciglia. La sua pelle avvolta da uno strato d'acqua volto a limitare il contatto con quello che era, effettivamente, antimateria, i suoi colpi perfetti e precisi, impatti tonanti contro energia caotica e crepitante, volti ad aprire un varco.
    Non poteva permettersi una difesa passiva, Giapeto era semplicemente troppo più forte di lui, se avesse cercato di bloccare un attacco del genere con i suoi poteri avrebbe subito danni ingenti. Invece c'era un unico modo per evitare di essere totalmente schiacciato e cancellato dall'esistenza.
    Ogni colpo aveva lo scopo di opporsi all'anticosmo, di spingere quella blasfemia all'indietro, a ritagliare uno spazio sicuro nell'avanzata inesorabile della supernova, e dunque colpì. Ogni attacco impattò contro il Khaos, creando un piccolo vuoto nella Dunamis picea davanti a lui, un vuoto che non faceva altro che espandersi con ogni singolo attacco; ovviamente, ci fu anche dolore. Non si poteva toccare l'elemento costitutivo della realtà senza esserne danneggiati in maniera inappellabile, ma Oceano non si fermò, non arrestò la sua difesa nemmeno per un istante, nemmeno quando intere porzioni della sua essenza finirono letteralmente disintegrate, nemmeno quando il Khaos si infiltrò nella propria forma, incrementando le profonde spaccature nella sua Soma, nemmeno quando sentì talmente tanto dolore che avrebbe solamente voluto svenire.
    Oceano delle Correnti non si fermò nemmeno per un singolo, insignificante istante. E alla fine, in quel turbinare di nero e verde e dolore e morte e sofferenza, emerse una sola cosa in quell'arena disgregata e ridotta ad un mero contenitore privo di solidi appoggi: emerse lui, il Primo, Oceano. Con un ultima scarica di pugni che gli costò gli ultimi dei suoi arti disperse gli ultimi rimasugli della meteora, era sopravvissuto, danneggiato oltre ogni comprensione, il suo Ichor che era quasi impazzito nel tentativo di aggiustare tutto il danno che aveva subito, ma non poteva fermarsi.
    Anche se il dolore era intollerabile, non si sarebbe fermato mai, a costo di cadere privo di coscienza al suolo; perché questo era l'orgoglio di un signore dell'universo. Inspirò, i suoi polmoni umani, tenuti al sicuro nei recessi meno esposti ai danni della sua forma, si gonfiarono e sgonfiarono, generando ribollire intorno ad essi, mentre la forma semiliquida si modificò di nuovo. Acqua verde, rovente, ribollente, inondò l'arena nella sua interezza, il tentativo di Oceano di impegnare suo fratello per qualche istante nei momenti preparativi del suo vero assalto.
    Fu ammasso senza nome composto esclusivamente da un inferno di lame urlanti, pseudopodi taglienti che fischiavano minacciosamente nell'aria del luogo, mentre il corpo di Oceano si trasformò in un vero e proprio tifone di acqua rombante. Girò su sé stesso, una piccola scia di particelle, un filo microscopico seguì lo svolgersi dell'attacco del Titano, ogni singola lama ruggì nella preparazione a quello che era un atto di maestria assoluta del signore delle Acque.

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    [High Form VI: Hwind]


    Ogni lama, mossasi con talmente tanta rapidità da generare una serie di immagini residue, generò un singolo getto continuo di acqua iperpressurizzata, benedetta con il potere della sacra Soma di Oceano, infusa della forza della sue daghe. Le lame d'acqua si sovrapposero l'una sull'altra, connettendosi in quello che sembrava un unico getto ma che in realtà era composto da un numero incalcolabile di estensioni del potere del Titano.
    L'obbiettivo era semplice, Giapeto si era nascosto da qualche parte in quell'arena e Oceano avrebbe aggirato il problema attaccando letteralmente ogni singola cosa potesse trovarsi in quel luogo senza errore. Ovviamente questo gli sarebbe costato molto dal punto di vista del dispendio energetico, la fatica per uno sforzo fisico così elevato già stava intorpidendo i suoi movimenti, ma era il prezzo da pagare per dare il suo massimo assoluto.
    Sapeva che ne sarebbe valsa la pena.

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    NOME ● Oceano
    ENERGIA ● Viola
    SOMA ● Daghe {VII}
    FISICAMENTE ● Grandi porzioni anteriori e posteriori cancellate dall'anticosmo, dolore estremo (in guarigione), danni da impatto e ulteriori porzioni anteriori cancellate (in guarigione), torpore e stanchezza diffuse
    MENTALMENTE ● UATATATATATATA
    STATUS SOMA ● profonde spaccature su parte anteriore del corpo, daghe incrinate

    RIASSUNTO AZIONI ● resisto alla botta dimensionale con forza erculea e vado in bodhisattva della violenza immane mode e faccio UATATATA sulla meteora a Forza Straordinaria per contrastare cosmo distruttivo, coprendomi le mani di uno strato d'acqua per cercare di limitare i danni. Ovviamente la differenza di energia e danni alla soma mi fanno un male boia, ma con il potere dell'ignoranza riesco a pugnare via una parte della meteora e a non finire versione sottiletta atomizzata. Fatto questo, visto che non ti vedo, cambio la mia forma: sostituisco di nuovo le parti cancellate dall'anticosmo, riempio l'arena di acqua rovente (Attacco Debole, tecnica Plume) e divento letteralmente un tornado d'acqua composto da una miriade di lame che scorrono su sé stesse tipo motosega, poi mi proietto ovunque sparando in ogni direzione getti continui d'acqua tagliente che contano come Arma Cosmica, tirati da lame che si muovo al massimo di Agilità Straordinaria. Le lame d'acqua si intersecano l'un l'altra alla perfezione per non lasciare neanche spazi microscopici tra di loro e colpire letteralmente TUTTO quello che c'è in arena. Ovviamente oltre a danni da taglio energia cinetica che va all'interno del corpo e blablabla danni interni.
    ABILITÀ ● Sea of Life and DeathI reach to the abyss Beyond
    Molti possono reclamare controllo sulle acque, alcuni possono persino vantarsi di essere competenti in esso, ma nessuno è in grado di controllare l'elemento nello stesso modo di Oceano, è semplicemente impossibile. Il Titano è stato istruito da Gea e Ponto in persona sui legami tra l'acqua e ogni cosa vivente e nessuno comprende questa realtà meglio di lui, poiché lui E' la realtà del rapporto tra acqua e vita nella sua forma più pura: in primo luogo Oceano non controlla semplicemente l'acqua, ogni singolo atomo dell'elemento obbedisce al suo comando conferendogli la capacità di creare fenomeni che altri possono solo immaginare; può aumentare la velocità del movimento atomico dell'acqua affinché sia rovente, rallentarlo fino al limite estremo per renderla congelante, e addirittura controllare i liquidi all'interno del corpo di qualunque avversario entri in contatto con la sua Dunamis. Può riscaldare tali liquidi fino a farli arrivare al punto di ebollizione, può portare via sangue e fluidi vitali, può far evaporare suddetti fluidi disidratando l'avversario, può generare il fenomeno della cavitazione, ossia creare bolle di vapore su superfici colpite, bolle che collassano su sé stesse generando calore e luce per un breve istante, risultando in spettacolari esplosioni, nulla gli è precluso. Oceano inoltre possiede assoluto controllo sui suoi stessi fluidi vitali, consentendogli di alterarne il flusso nella maniera che più gli aggrada, creando tecniche che gli conferiscono le abilità di Forza, Resistenza o Agilità Straordinarie, uno per tecnica.


    Gift from the DepthsWhat Mother made
    L'armatura di Oceano, la divina Soma, è espressione stessa della sua Dunamis e, come tale, gli conferisce poteri straordinari legati al suo elemento nativo. L'acqua che viene generata dai suoi arti ha capacità taglienti e perforanti pari ad un'arma cosmica e, se il Titano lo desidera, può dare forma fisica a questo potere mediante due daghe, fatte dello stesso materiale della Soma e che risplendono della stessa luce che brilla nelle profondità degli abissi.


    'Tis merely a flesh woundNaught but a scratch
    Il sangue antico che scorre nelle vene dei dodici signori dei Titani è chiamato Ichor, ed è molto più che mero fluido vitale: è Dunamis allo stato liquido, perfezione pura, e le sue particolarità non si fermano al singolare colore azzurro. Innanzitutto l'Ichor, una volta risvegliatosi, cancella ogni cosa che non sia perfetto nel corpo ospite del Titano, iniziando il processo di ricostruzione di ciò che esisteva ai tempi del mito, inoltre ferma il processo di invecchiamento, in modo che l'unica morte possibile sia quella violenta.
    Oltre a questo, l'Ichor possiede straordinarie capacità rigenerative, conferendo al portatore una maggiorata sopportazione del dolore, una lenta e costante guarigione delle ferite più lievi e, una singola volta per incontro, una rigenerazione totale anche di ferite più gravi, fisiche o mentali, a condizione di concentrarsi un intero turno su questa azione. Questo beneficio può essere concesso anche ad un qualsiasi alleato, a patto che il Titano lo reputi degno di ricevere il proprio sangue, ovviamente.


    Okeanos KosmosThe Universe enclosed by the green Sea
    Oceano non è semplicemente il signore delle Acque Ancestrali, padrone di ogni loro segreto, ma egli stesso è un aspetto del suo dominio. Ora che la sua Dunamis ha percorso un ulteriore passo verso la sua autentica evoluzione, il suo più grande potere si è risvegliato.
    In un atto di controllo senza eguali, il Titano può trasformare il suo corpo in acqua, dandogli la forma che desidera seguendo le caratteristiche dell'elemento, come se egli stesso fosse un Costrutto vivente; in tale stato la durezza diventa quella della Soma, conferendogli quindi resistenze irraggiungibili per corpi organici, mantenendo comunque inalterata la sua composizione biologica. Ciò significa che può comunque utilizzare i suoi poteri per garantirsi capacità straordinarie, ma, d'altra parte, sarà comunque soggetto ad effetti che danneggiano esseri organici quali veleni. Tuttavia, in certi casi, può essere quasi impossibile raggiungere i suoi punti vitali per effetto della sua forma così aliena.

    TECNICHE ●

    Form I: Tû — Oceano è un guerriero saggio e forte come pochi, e il fatto che i suoi poteri non siano più quelli di un tempo non limita in alcun modo la sua quasi infinita conoscenza dell'arte del combattimento. Il suo stile non è frutto di mero addestramento, è spostamento sapiente dei propri liquidi corporei nella maniera migliore possibile poiché è un fatto insito nella natura stessa del Titano.
    La Forma I è una tecnica che manovra in maniera cosciente l'acqua nelle cellule muscolari di Oceano, conferendo loro nuova linfa vitale e aumentando l'irrigazione sanguigna, consentendogli di compiere atti di forza bruta devastante. (Forza Straordinaria)
    Oltre a questo gli attacchi fisici portati dal Titano sia con le Daghe che a mani nude avranno nuovi terribili effetti: Oceano può fare in modo che l'energia cinetica dei suoi attacchi sia trasportata efficacemente attraverso i liquidi corporei del nemico, riverberando all'interno del suo corpo e provocando terribili danni a muscoli, ossa e organi interni, oppure può tentare di paralizzare i liquidi nelle zone colpite, in modo che si oppongano quanto più possibile a futuri movimenti e potenzialmente generando paralisi, oppure ancora può creare bolle di vapore sulle superfici colpite, generando il fenomeno della cavitazione, possibilmente provocando esplosioni mirate.

    Plume — Dal cosmo di Oceano viene emesso un potente getto di acqua o vapore in qualunque forma desideri (un cono, un'esplosione, oppure addirittura un geyser che emerge da sottoterra). Tale getto sarà composto da particelle d'acqua i cui movimenti atomici saranno accelerati a tal punto da risultare roventi: essere colpiti dal getto d'acqua provocherà gravi danni da ustione, la pelle di gonfierà, diventando bollente e addirittura sciogliendosi nei casi più gravi, si formeranno vesciche e, nel caso di esposizione prolungata, l'ustione può estendersi per tutta la pelle fino all'adipe, trasformando la zona colpita in tessuto nero e morto. Oltre a questo, l'acqua tenterà di esercitare un altro effetto: la temperatura dei liquidi corporei nella zona colpita aumenterà a dismisura, fino al punto di ebollizione, provocando potenzialmente gravissime ustioni agli organi interni. La temperatura, nonostante sia elevatissima, non può raggiungere i picchi di calore propri delle abilità apposite.


    Form II: Hortha — Oceano è un guerriero saggio e forte come pochi, e il fatto che i suoi poteri non siano più quelli di un tempo non limita in alcun modo la sua quasi infinita conoscenza dell'arte del combattimento. Il suo stile non è frutto di mero addestramento, è spostamento sapiente dei propri liquidi corporei nella maniera migliore possibile poiché è un fatto insito nella natura stessa del Titano.
    La Forma II è una tecnica che velocizza i flusso di liquidi nel corpo di Oceano, aumentando la sua reattività fisica e mentale, dandogli la capacità effettuare forti e improvvise accelerazioni, permettendogli di muoversi a velocità inimmaginabili e addirittura lasciare immagini residue, oltre che a conferire alla sua mente la capacità di seguire e registrare movimenti che prima avrebbero potuto dargli difficoltà. (Agilità Straordinaria)
    Oltre a questo gli attacchi fisici portati dal Titano sia con le Daghe che a mani nude avranno nuovi terribili effetti: Oceano può fare in modo che l'energia cinetica dei suoi attacchi sia trasportata efficacemente attraverso i liquidi corporei del nemico, riverberando all'interno del suo corpo e provocando terribili danni a muscoli, ossa e organi interni, oppure può tentare di paralizzare i liquidi nelle zone colpite, in modo che si oppongano quanto più possibile a futuri movimenti e potenzialmente generando paralisi, oppure ancora può creare bolle di vapore sulle superfici colpite, generando il fenomeno della cavitazione, possibilmente provocando esplosioni mirate.
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    Giapeto era sopra di Oceano. Perfettamente perpendicolare alla sua posizione, con i piedi adagiati al soffitto dell'arena. Al sicuro dall'acqua bollente, a buona distanza da quel vortice di lame che era suo fratello fino a cinque minuti prima. Era uno degli attacchi preferiti di Oceano, quello. Gettarsi nella mischia delle schiere dei daimon e semplicemente roteare senza un problema al mondo, lasciando che le sue lame lacerassero ogni cosa nel suo raggio d'azione. Il caro Oceano tatone, portatore di morte.
    Quanto gli avrebbe fatto male.

    Oceano si era trasformato sì in un vortice, ma per forza di cose, un vortice di un qualsiasi fluido che ruota in una direzione, possiede una singola mancanza strutturale. Era indifferente che fosse di acqua, di aria o di qualunque altra cosa. Una rotazione porta a spingere il materiale verso l'esterno. Gli umani la chiamano forza centrifuga, ma solo gli umani ignoranti, sapeva Giapeto. Quindi nonostante fosse un'inesistenza, era un modo adatto a definire il fatto che se qualcosa gira, qualcos'altro va verso l'esterno. È successo anche al caro pianeta terra, artefatto di G.E.A. A forza di roteare su se stesso, si era appiattito ai poli e non era più la bellissima sfera rotonda che avevano abbandonato i Titani. Forse un giorno si sarebbero dovuti mettere di impegno a sistemarla.
    Questo spostamento di materiale fa sì che ai due estremi dell'asse sagittale di tale rotazione la quantità di materiale sia minore, o addirittura assente. L'occhio del ciclone lo chiamavano. Oceano stava roteando per colpire qualcosa attorno a sé, ma quella azione aveva dei seri limiti nel colpire qualcosa direttamente SOPRA, in perfetta linea d'aria. Dei seri limiti, ma non ne era impossibilitato. Quindi ovviamente nonostante quella fosse una posizione molto vantaggiosa per Giapeto, il titano delle dimensioni dovette difendersi dall'assalto selvaggio di Oceano, perché si può essere ovunque nell'universo, ma i pugni trovano sempre un modo per raggiungerti. Perciò, Giapeto si difese. Mantenendosi in linea d'aria con Oceano delle correnti, Giapeto sferzò lo spazio ai propri lati, generando due tagli neri nell'aria. Tali tagli si estesero per svariate decine di metri distanziandosi da lui, per poi dividersi e ramificarsi. E come accadde prima all'arrivo dell'ecatonchiro, lo spazio cedette spalancandosi su di un abisso di colori cangianti e vorticosi. E dalla distorzione arrivarono i ciclopi. Enormi, dai corpi color dello spazio siderale e armati delle loro grandi spade battezzate Xiphos dal loro signore, i sei giganti alti cinquanta metri ciascuno si mossero in perfetta sincronia. Il legame psionico che univa i sei e il loro signore si incendiò di informazioni. Ogni singolo muscolo si mosse in armonia perfetta, ogni millimetro di spazio tra di loro occupato ed impiegato egregiamente. E sospesi nello spazio, i sei giganti contrastarono ciò che arrivò dell'offesa di Oceano.
    Giapeto incrociò le proprie lame davanti al corpo, generando una barriera di khaos, un muro nero di fronte a sé. Facendo ciò, Giapeto tornò visibile. Lo spazio si srotolò attorno al suo corpo in lamine di spettri visibili, i colori rifuggirono dal suo corpo in tonalità di blu e giallo e porpora.

    E così lame nere e lame verdi si intrecciarono in un cataclisma di impatti metallici, capaci di far vibrare l'interezza della cupola dell'arena con la loro intensità. Un frastuono tremendo, sostenuto e alimentato dalla dunamis di Giapeto che manovrava i ciclopi come l'universo manovrava le maree. Un gigante sferrava un colpo, e nell'atto di recuperare la lama e l'inerzia, si spostava permettendo agli altri cinque di colpire in rapida successione. In ogni istante del tempo e dello spazio, una lama dei ciclopi incontrava quelle di Oceano, in una danza ipnotica e di gran lunga più efficiente di cosa avrebbero ottenuto semplicemente agitando le loro lame senza uno scopo preciso. Lame fluirono in altre lame che fluirono in altre lame in un continuum tagliente e frastuono di battaglia. Innumerevoli lame vennero deflette, così tante e mescolate alla scia del movimento della forma VI che Giapeto non poté contarle ne stimarle, ma altre passarono oltre poiché per sfortuna di Giapeto al momento i giganti che riusciva a controllare erano solo sei. Quindi lame andarono ad impattare contro la sua barriera di khaos, era un evento inevitabile come le sopracitate maree, e Giapeto si era già preparato all'arrivo del dolore che non aveva sofferto per l'assalto precedente. Le lame si schiantarono contro la barriera, ma dato che la difesa principale era costituita dai ciclopi tale barriera non conteneva il massimo impegno e concentrazione del titano, quindi servì solo a parare parzialmente i danni provocati dalle lame. Fortunatamente erano già state indebolite e rallentate dai ciclopi, perciò l'impatto fu severamente diminuito quando arrivò alla sua soma.

    Tuttavia i suoi tessuti interni ne risentirono in parti varie del suo organismo. Il riverbero dei liquidi corporei di Giapeto andò ad accumularsi a quello subito precedentemente, anche se si era già in parte rigenerato. Vasi sanguigni si fratturarono, parti molli si ammaccarono e alcuni settori di alcuni organi dovettero fare fronte alla creazione di ematomi interni. Giapeto si lasciò sfuggire un accesso di tosse gorgogliante quando un filo di ichor fece capolino dalle sue zanne. Il dolore si diffuse sotto la sua soma similmente al suono di un diapason che si diffonde dal punto di percussione. Onde concentriche si allargarono da ogni punto di contatto delle lame in ondate di sofferenza. Ogni dettaglio della difesa di Giapeto era stato indirizzato all'efficienza di difesa. Il posizionamento, la difesa continua di un attacco pari e opposto a quello del fratello, la barriera di khaos finale.
    Ma qualcosa era passato comunque, poiché suo fratello non era l'ultimo degli stronzi. Quello era Crono.
    Oceano era il primo. Ichor cominciò a gocciolare dalle rotture della pelle più superficiale, scivolando fuori in perle indaco dalle scanalature della soma, galleggiando in orbita attorno al titano. Le ultime lame giunsero verso i ciclopi e questi opponendo con sapienza il piatto delle loro lame spalancarono la loro guardia un millisecondo dopo l'impatto, aprendo la loro formazione come la corolla di un immenso fiore metallico. Le sei lame orbitarono per un istante attorno a Giapeto, la cui barriera di Khaos era già caduta. Entrambe le lame erano portate verso l'alto, e di fronte a lui il Khaos aveva cominciato a roteare attorno ad un asse ideale situato nel suo plesso solare, formando due grandi anelli neri. Era difficile distinguere la superficie di entrambi dato che la luce moriva in essi e per sempre, ma stavano roteando. Ed il suono emesso era crescente, lugubre e terrificante.



    Propaggini di khaos si srotolarono dall'anello principale e si unirono alla base delle lame, dove crebbero nel frastuono di universi che muoiono in una grande spada nera. A due fili, ideale e perfettamente geometrica. Incredibilmente spessa e così pesante da deformare lo spazio con la suola presenza in tonalità di fumo nero. Le piastre degli spallacci della soma dello xiphos si sollevarono respirando, fumi radioattivi emessi direttamente dalla dunamis del titano esalarono in vapori rossastri mentre i bordi delle piastre passavano dal viola al rosso del fuoco solare.
    I suoi tentacoli neri, segmentati ed orribili nel frattempo erano scattati nelle sei direzioni trafiggendo la schiena dei sei ciclopi, attraversandoli da parte a parte. Venature nere comparvero immediatamente nei loro petti attorno al punto di uscita, e in un istante collassarono in cenere e poi nemmeno più quella. Ogni stilla di energia che li manteneva integri e reali venne assorbita, persino le forze nucleari che ne tenevano coese le particelle. La loro intera massa venne assorbita nel corpo di Giapeto. Sei occhi luminosi apparvero sulla cupola frontale dell'elmo della soma del titano, e la punta terminale dei suoi accumulatori assunse un aspetto non dissimile da quello delle spade impugnate dai ciclopi.

    L'arena calò nel silenzio. Sia gli spettatori che la materia vibrante che circondava i due. L'incombente senso di cataclisma e devastazione permeò lo spazio vuoto tra gli atomi e la musica cessò trasformandosi in continua e crescente discordia. Note stridenti di strumenti ad arco, una singola fluttuazione continua e crescente in moto armonico. Note di un violoncello dalle corde ricoperte di catrame, sfregate con crine di cavallo secco e fragile. L'intera esistenza dei sei ciclopi venne convogliata nella lama di tre metri che sovrastava Giapeto. Sei vite per scagliare un attacco alla massima potenza, senza che il loro creatore si affaticasse affatto. L'attacco di Oceano era appena finito. L'inerzia della rotazione non si era ancora esaurita che l'attacco di Giapeto partì.

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    La lama nera del disastro calò verso il basso e la realtà stessa si spaccò in due al solo movimento di quella esistenza così sbagliata. L'intera struttura che doveva essere una spada si stiracchiò trasformandosi nella scia di se stessa, e in quella azione oggetto e movimento dell'oggetto smisero di essere due cose distinte. Ma la lama del khaos, l'apice della scienza di Giapeto non seguiva le normali regole del taglio, della trasformazione dell'uno che diventa due. Non seguiva i principi della linea e della curva. La massa di khaos tagliente, completamente pregno del potere di lacerare le dimensioni degli Xiphos di Giapeto, procedette in una strana traiettoria a spirale che portò il fendente a cadere su Oceano delle correnti. Estremo ed assoluto potere disintegrante tagliò in due l'intera arena, e persino la cupola protettiva si incrinò sulla linea ideale che coincideva il passaggio vorticoso del fendente. Un continuo espandersi dell'energia caotica, spinta in avanti da una corrente dimensionale capace di produrre peso e impatto pressoché infiniti grazie al collasso della realtà stessa. Un'opera di morte forgiata in una lama che è blasfemia.



    Nome | Giapeto
    Energia |
    Casta | Titani
    Soma | Xiphos {VIII}
    Status Fisico | Danni interni generali a tutto il corpo, in rigenerazione
    Status Mentale | ///
    Status Soma | integra

    Riassunto Azioni | Uso i ciclopi per difendermi deflettendo i tuoi attacchi in un complicato sistema di specchi e lame, e visto che ti ero VERTICALMENTE sopra, essendo il tuo attacco un vortice c'è un ovvio limite strutturale quindi stando sopra l'occhio del vortice arrivano un po' meno botte. Poi pem, prosbole alimentata dai ciclopi quindi non consumo energia mia e sparo alla massimissima potenza.

    Abilità Utilizzate | tutte eheh

    Tecniche Utilizzate | Chaos Prosbole

     
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