Operation Akropolis - Thunderstruck

Andrea di Leo - Alexis di Libra - Aleksander, Lawos di Athena

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    Oneiros l'eterno, Il Tessitore di Sogni.

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    Thunderstruck: Periferia Nord


    V
    i siete schierati nella periferia nord di Atene. Dopo aver ripulito la zona circostante la città avete creato dei campi sicuri per creare una linea di contenimento. Nel vostro avvicinamento non avete incontrato molti corrotti anche se, più avanzate più loro presenza si fa massiccia. Come sempre è sorprendente come si muovano perfettamente coordinati sfruttando ogni apertura che lasciate loro. Ma la forza dei vostri tre cosmi uniti è innarestabile. Per voi due, che avete avuto seppur in maniera diversa Alek come maestro, vederlo combattere è qualcosa di impressionante. E' un guerriero formidabile, ogni suo movimento perfetto e ottimizzato per iniziare il successivo. E' davvero l'ultimo lemuriano, membro di una razza che di umano aveva ben poco. Giunti in una grande piazza vi parla telepaticamente.

    Dividiamoci la zona in settori e restrelliamo il territorio. Non lasciate niente di vivo alle vostre spalle. Se doveste incontrare sopravvissuti indirizzateli alla zona resa sicura alle vostre spalle e ditegli di raggiungere la linea di contimento.



    Vi invia telepaticamente le vostre zone di competenza e poi parte in avanti come un leone in caccia. Sentite il suo cosmo ardere come una stella. La vostra stella. Con lui al vostro fianco siete invicibili.



    Note del master: Cominciamo. Post introduttivo, descrivete il dispiegamento, la mattanza di corrotti nella vostra zona di competenza ed eventuali pensieri o osservazioni.


    Edited by ~S i x ter - 26/5/2019, 23:35
     
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    « Thunderstruck »
    ~

    Il bicchiere che aveva in mano si frantumò.
    Frammenti di vetro caddero a terra in un tintinnio, alcuni di questi si conficcarono nel suo palmo. Lei non fiatò. Si limitò a fissare Alek, la bocca tesa in una smorfia. Titani. In risposta a quella parola sentì un formicolio al petto, lì dove le sue catene – poi diventate Keraunos – avevano squarciato il suo stesso cuore, per ferire uno di loro. Era dolore fantasma, certo, ma anche un'altra cosa, ben più terribile... tradimento.
    Lui, lui conosceva la sua storia. Meglio di chiunque altro, in effetti. Il fatto che avesse cercato aiuto da uno di loro, nonostante tutto, poteva voler dire solo due cose. O non gli importava – non voleva neanche pensarci – oppure questo titano era ancora diverso dal suo aguzzino, come lo era... Rea. Non sapeva quanto pensare a lei potesse rincuorarla, in quel momento, ma era certa che, almeno lei, non l'avrebbe mai torturata o uccisa. Non era una gran termine di paragone, ora che la metteva così, ma da quando aveva abbandonato il suo tempio aveva iniziato ad apprezzare le piccole cose. Come condurre una conversazione senza la paura che il tuo interlocutore voglia divorarti.
    Questo non voleva dire, tuttavia, che si sarebbe sforzata più del necessario per giustificarla o capirla. Probabilmente, in tutta sincerità, non ci sarebbe mai riuscita. Lo stesso, dunque, avrebbe fatto con il titano a cui si era rivolto Alek.

    Piccole gocce di sangue scivolavano dalla sua mano, a sporcare il tappeto ricamato su cui poggiava i piedi.
    « Scusate. Ho una presa vigorosa. » Commentò distratta, senza neanche sforzarsi di fingere un sorriso. Dall'altra mano incominciò a fluire la luce sacra e curativa, rimarginando i tagli ed espellendo i cocci che erano rimasti intrappolati nella sua pelle morbida. Quando ebbe finito si inginocchiò e iniziò a raccogliere le schegge. Le parole che le arrivarono direttamente alla mente, da parte del maestro, sembrarono dover confermare la migliore ipotesi. Questo la rincuorò solo un poco.
    « Spero che tu abbia avuto l'accortezza di non promettere nulla in cambio. » Rispose con un condotto telepatico diretto al solo Alek.
    « E che tu abbia ragione, su di lui. Altrimenti, per farti perdonare, dovrai fare molto di più di un Botticelli e una bottiglia di whisky. » Cercare di trasmettere un sorriso e una punta di ironia con quel modo di comunicare era abbastanza complesso, e non fu certa di esserci riuscita. Sospirò, Alek doveva essere paziente, con lei, esattamente come lei doveva esserlo nei suoi confronti. Tutto quello che poteva fare, per quanto irrazionale, era fidarsi della sua capacità di giudizio. Non poteva esitare e non potevano sfaldarsi, non dopo tutta la preparazione che avevano riversato in quel piano.
    Non avrebbe mai dimenticato quel dolore immenso. Ma forse, per una sola battaglia, avrebbe potuto sforzarsi di non ricordare.

    Ritrovò la compostezza necessaria per augurare buona fortuna a Lawrence, un secondo prima che il gruppo formato da lei, Alek ed Alexis si separasse da lui. Si augurò, ma questo non lo disse, che tutto andasse per il meglio, che avrebbero festeggiare il loro successo quella stessa sera, lì alla Quinta Casa.
    Si misero in marcia. A loro tre spettava la periferia nord di Atene, il punto più vicino alla vallata del Grande Tempio: da lì si sarebbero fatti strada verso il centro della città. Era compito loro eliminare ogni Corrotto sul proprio cammino e consolidare, nel mentre, il terreno conquistato. Non aveva paura: percepiva, una volta ancora, il Cosmo ampio e possente del maestro, unito a quello nuovo, lo stesso impressionante – anche se meno esteso – del cavaliere di Libra. Decimare la massa di corrotti che avevano individuato durante le perlustrazioni, con quei due cavalieri al suo fianco, sarebbe stato perfino... piacevole.
    Dopo pochi minuti, il cuore che le batteva più veloce, Andrea poté vedere i primi tetti dei palazzi. Si comincia, pensò. L'Armatura d'Oro del Leone la ricoprì, come evocata dal suo pensiero.
    « Alek, Alexis, siete una forza di sfondamento inarrestabile. Aggiungerei poco valore da terra. » Disse, senza ombra di falsa modestia, e indicò con il dito affusolato in alto, verso il tetto di una casa. Sapeva bene che, confrontata a loro, era la guerriera più inesperta. Per questo aveva scelto per sé un terreno diverso, specifico, dove avrebbe potuto brillare. E così, in un battito di ciglia, fece sì che la luce non si riflettesse più su di lei, sparendo alla vista dei due. In guerra, questo lo aveva imparato, ci sono molti ruoli. Non esiste solo la fanteria: lei, in quel caso, sarebbe stata un arciere, un cecchino.
    « Non c'è bisogno che vi guardiate le spalle. Lo farò io dall'alto. » E, con un balzo, aiutandosi con catene formate da luce e cosmo, fu sopra al tetto del condominio fatiscente che stava ai lati della strada. Da lì li avrebbe protetti e li avrebbe preceduti. Sarebbe stata il loro angelo custode.

    Non ci furono sorprese.
    Alexis, per essere un ragazzo che non aveva mai visto prima al Grande Tempio, possedeva una notevole padronanza dei suoi ampi poteri. Quanto ad Alek, no, non lo sorprese. L'aveva visto combattere in quello che era stato il suo apice, durante i giorni di Lemuria, e il fatto che così poco fosse cambiato non la stupì: poteva aspettarselo da lui.
    Quanto a lei, eseguì con meticolosità il suo piano. Sfruttò l'occhio del Leone per trafiggere tutti quei Corrotti che erano sopravvissuti agli assalti dei due, o che ancora erano così temerari da tentare un qualche attacco a sorpresa. Il fulmine che teneva in mano, quello impugnato dallo stesso Zeus, era l'unica cosa che sarebbe stata visibile di lei.
    Si muoveva da un tetto all'altro, erigeva gabbie di elettricità per tagliare le vie di fuga ai corrotti, costringendoli così a fronteggiare i due uomini – e a cadere davanti a loro. Quei mostri non avrebbero avuto possibilità in ogni caso, non contro i due guerrieri: tutto ciò che stava facendo Andrea era rendere il processo più efficiente.
    I pochi corrotti che sopravvivevano, che intuivano la sua presenza sui tetti, riuscirono solo in tre occasioni a raggiungerla. Ma erano solo carne da macello, qualcosa che persino da Andromeda sarebbe riuscita a fronteggiare. Abbatterli, anche a distanza ravvicinata, non le richiese di spillare più di qualche goccia di sangue.

    La loro carneficina li portò fino a una grande piazza, il vero imbocco alla città.
    Ricevette il messaggio telepatico di Alek e scese dalla sua postazione, ricongiungendosi a lui e ad Alexis, libera dal suo mimetismo. Passò lo sguardo sui due e la sua apprensione fu subito fugata: la quasi totalità del sangue che li imbrattava non apparteneva a loro.
    « E va bene. Teniamoci in contatto telepatico e... buona fortuna a noi. » Disse, esibì un sorriso – con loro al suo fianco non aveva paura di nulla – e imboccò una delle tre vie che si aprivano a partire dalla piazza, sparendo nuovamente tra le pieghe della luce.
    I corrotti aumentavano di numero man mano che avanzava verso il centro; per la maggior parte di loro era sufficiente un solo colpo a distanza zero per terminarli. Si avvicinava, le labbra chiuse in una fessura, sforzandosi di respirare il meno possibile il puzzo di sangue secco e decomposizione che emanavano. E lì, a neanche due passi da loro, con un singolo movimento del braccio falciava ciò che restava della loro misera vita: era il Lightning Crown, una lama di luce purificatrice.
    La via che percorreva, in breve tempo, fu lastricata di cadaveri.

    Poi successe. Sopravvalutò la protezione che derivava dalla sua invisibilità, e fu incauta.
    Sentì un rumore sopra di sé, come di lamiere mosse, ma era già troppo tardi. Tre corrotti piombarono dal cielo, le fauci e gli artigli diretti proprio dove lei si nascondeva. Imprecò, era prevedibile che alcuni di loro, i più pericolosi, non si affidassero solo alla vista, ma anche agli altri sensi. Fece appena in tempo ad erigere una barriera di luce, ma non fu abbastanza rapida da proteggersi totalmente. Unghie aguzze scavarono nella pelle tenera degli avambracci, lì dove non era protetta dalla sua armatura d'oro. Flash rossi si disegnarono davanti ai suoi occhi. Strinse i denti, faceva male.
    Si trovò privata dalla concentrazione sufficiente a mantenere la sua invisibilità, accerchiata da tre corrotti dalle sembianze solo vagamente umanoidi, da sola all'interno di un vicolo stretto. Li sentì fiutare il suo sangue, in preda a una eccitazione febbrile, sentì i loro rantoli mentre si muovevano attorno a lei, cercando uno spiraglio.
    Dal suo corpo, senza pensare, si estese una tempesta elettrica, lanciando saette in ogni direzione. Ma ancora una volta aveva sottovalutato che cosa voleva dire possedere una mente condivisa. Due dei corrotti si schermarono dietro al terzo, lasciando che assorbisse il suo attacco elettrico e, una volta concluso, riemersero da quello scudo di carne ormai inutile. Il primo allungò a dismisura il braccio verso di lei, facendogli assumere la forma di un giavellotto, il secondo le balzò contro, gli artigli sguainati, a una velocità che rendeva difficile distinguere i suoi movimenti.

    Rinunciò a ogni difesa. Allungò il pugno in avanti, concentrandosi solo sullo scagliare un colpo dopo l'altro, riempiendo l'aria di elettricità, in un reticolato di fulmini che i Cavalieri del Leone chiamavano Lightning Plasma.
    L'odore di carne bruciata le arrivò fin da subito alle narici. Due tonfi sordi, di bestie abbattute. Poi un rumore metallico, il braccio della creatura era riuscito comunque a raggiungerla, impattando contro la sua armatura all'altezza del fianco. Si sarebbe lasciata sfuggire un urlo, ma l'aria nei polmoni non le bastò.
    Quel contrattacco aveva evitato che il suo corpo venisse lacerato di nuovo da quelle bestie. Tuttavia sentiva una fitta di dolore lì dove il giavellotto aveva colpito: in tutta probabilità si sarebbe sviluppato un ematoma.
    Gettò uno sguardo disgustato ai cadaveri carbonizzati che la circondavano. Decise che, prima di avanzare, era meglio guardare la città dall'alto, per capire che concentrazione di forze avrebbe trovato di lì in avanti. Non avrebbe utilizzato solo la vista, avrebbe anche sfruttato la particolare percezione cosmica del Leone per raccogliere informazioni. Conoscere in anticipo la pericolosità dei suoi nemici, pensò, l'avrebbe tenuta al sicuro da simili imboscate.
    Ancora una volta, imitando i poteri di Andromeda, generò due catene di cosmo e luce, aiutandosi così a compiere un balzo che l'avrebbe portata sul tetto della casa al lato del vicolo. Da lassù, forse, si sarebbe fatta un'idea più chiara di ciò che la aspettava.

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    Energia ~ Blu.
    Cloth ~ Gold Leo - VII - indossata.
    Condizioni ~ Tagli agli avambracci, ematoma sul fianco.
    Abilità ~ Keraunos

    Il Keraunos, nel tempo, ha assunto molti nomi. Che venga chiamato Fulmine Sacro o Saetta Deicida questo elemento è potenzialmente devastante, pericoloso sia per gli umani che per le stesse divinità. Perché non cadesse nelle mani sbagliate Atena, dopo averne sottratto un frammento a Zeus, lo donò ai suoi cavalieri del Leone, perché lo custodissero e lo utilizzassero per illuminare la via degli uomini.
    Andrea è stata l'ultima a ottenere questo dono, che come tutti i cavalieri di Leo le consente di controllare il fulmine in ogni suo aspetto. Maestra dell'elemento elettrico, è in grado di manipolarlo per dare vita a scosse, fulmini, tempeste elettrostatiche, capaci di paralizzare le parti colpite, causare danni al sistema nervoso o provocare bruciature, fino a stordire i suoi nemici. {Elettricità}
    Il Keraunos le permette un controllo tale del fulmine da poterlo manipolare persino nelle sue più piccole manifestazioni, i fotoni, le particelle minime del campo elettromagnetico. Questo le dona la capacità di controllare anche la luce in tutte le sue forme, potendo dare vita a fenomeni ottici così luminosi da danneggiare la retina dei suoi avversari, ma anche di poterla condensare per dare vita a raggi concentrati e taglienti, fino anche a emulare la vita creando delle lame rudimentali o degli scudi di luce. Inoltre, sfruttando la rifrazione, sarà possibile per Andrea nascondersi in piena vista, ottenendo un effetto simile, ma non altrettanto perfetto, all'invisibilità. {Luce}
    Il Fulmine Sacro, in virtù della sua origine divina, le permette di difendersi contro ciò che normalmente colpirebbe la maggior parte dei cavalieri. I suoi effetti non si fermano alla sola materia. Il Keraunos, infatti, le permette di danneggiare e di proteggersi da costrutti spirituali e dagli attacchi capaci di colpire l'anima. {Capacità di contrastare gli attacchi portati con Spirito}
    Tra le doti che le garantisce la Saetta vi è quella di poter, con la sua luce, guarire le ferite degli uomini. Andrea può lenire sia le ferite altrui che le proprie, permettendole, una volta a duello, di guarire un unico tipo di danno, purché non sia così profondo da essere fatale. In questo modo è possibile, per Andrea, protrarre il combattimento fin dove non sarebbe possibile altrimenti. {Guarigione}
    Tutti gli attacchi portati dal cavaliere del Leone, in virtù della potenza del Keraunos, risulteranno più potenti del normale, potendo lei richiamare più cosmo con minore dispendio di forze. Questo le consente un vantaggio tattico nei confronti di numerosi nemici, dovendo questi, a parità di forze, sforzarsi di più per generare attacchi pari ai suoi. {Cosmo Straordinario}


    Illuminazione Cosmica

    Se il cavaliere della Vergine è quello più vicino agli dei, quello del Leone è da sempre il più vicino alla natura. Andrea possiede una sorta di empatia portata all'estremo, che le consente di percepire il cosmo in ogni cosa, sia questo negli uomini, negli animali o negli oggetti inanimati. É in grado di intuire anche la più flebile traccia cosmica, ottenendo più informazioni di quanto non sarebbe normalmente possibile. {Percezione Straordinaria}
    Inoltre, facendo risuonare il suo cosmo con la natura, Andrea è in grado di aizzare o di quietare l'ambiente circostante, per esempio potendo addomesticare anche la belva più feroce, per renderla innocua e una fedele compagna. {Empatia con la Natura}
    Andrea è così abile nel percepire le anche minime alterazioni nel cosmo che sarà più difficile, per lei, cadere vittima di illusioni ambientali o di simili alterazioni sensoriali. Ciò le permette di uscirne più facilmente, di percepire di essere caduta in un inganno e di restare lucida mantenendo la percezione del mondo circostante. {Capacità di contrastare le Illusioni Ambientali}
    I suoi sensi sono così sviluppati da essere dotata di un istinto che le consente di rendere le sue difese o i suoi attacchi particolarmente precisi ed efficaci. È difficile prenderla di sorpresa, e per lei è sempre possibile variare le sue tecniche per renderle più adatte al cosmo dell'avversario e agli attacchi che si trova a fronteggiare. {Difese e attacchi più precisi}
    Tuttavia non solo può migliorare le proprie offensive e le proprie difese, ma persino emulare quelle dei suoi avversari. Purché non siano poteri a lei totalmente estranei, come quelli spirituali o illusori, Andrea sarà in grado di imitare le tecniche altrui, creandone di simili a partire dai poteri di cui lei dispone. Le sarà possibile, in questo modo, dare vita ai colpi più disparati, imitandone le caratteristiche e funzionamento, ma sempre utilizzando come base il proprio cosmo, la luce o l'elettricità. {Capacità di emulare le tecniche altrui}
    L'ultimo potere che le garantisce la sua empatia cosmica è quella di, facendo risuonare il proprio cosmo con quello avversario, tentare di prendere il controllo dei suoi costrutti per un turno. Potrà, in questo modo, appropriarsi di essi, muoverli, fino a persino fargli attaccare il loro stesso creatore. La sua capacità di entrare in contatto con tutte le emanazioni cosmiche le consente, in questo modo, di influenzare tutti quei costrutti non estemporanei, comprese anche le armi cosmiche. {Capacità di controllare i costrutti altrui}
    Come tutti i cavalieri, raggiunto un certo livello, Andrea ha sbloccato la capacità di comunicare telepaticamente, senza bisogno di parole, potendo trasmettere i propri pensieri direttamente alla mente dell'interlocutore. {Telepatia}
    Inoltre, come tutti i cavalieri di Atena, la sua fede nei confronti della sua dea è così grande che, invocandola, sarà possibile per Andrea continuare a combattere per un intero turno quando ormai allo stremo. La sua devozione, infatti, le garantirà la possibilità di potersi ancora muovere e di poter superare quelle condizioni che normalmente glielo impedirebbero, come illusioni, ferite debilitanti, stanchezza estrema o altro. {Favore di Atena}


    Tecniche ~ /
    Riassunto ~ Per la prima parte vado full cecchino infame, quando ci dividiamo mantengo dove possibile l'invisibilità per falciare di sorpresa più corrotti possibili.
    Conduco un breve autoconclusivo con tre corrotti che sfruttano gli altri sensi per trovarla, dopodiché salgo di nuovo su un tetto per capire come è messa la situazione da lì in avanti. Lascio al master dirmi cosa vedo/percepisco. :zizi:


    Edited by Wild Youth - 29/5/2019, 09:46
     
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    ALEXIS
    LIBRA {VIII}
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    POST I

    Operation Akropolis
    Thunderstruck


    La reazione che ebbe Andrea fu abbastanza chiara: il chiamare in causa un Titano probabilmente non era cosa a lei gradita ma sicuramente c’era molto di più. Alexis percepì chiaramente come l’equilibrio si stava spostando, come quanto detto da Alek aveva portato alla memoria della Gold Saint un ricordo doloroso e abbastanza fresco. Non volle indagare, non riteneva giusta sondare nell’animo di quella donna. Indubbiamente il suo ruolo glielo avrebbe permesso e concesso, del resto il suo compito era anche vegliare sull’integrità morale dei suoi compagni e comprendere quanto essi fossero fedeli alla Dea, quanto il loro giuramente fatto innanzi ad Atena fosse importante per loro.

    Aveva però compreso una cosa: c’è un tempo e un luogo per ogni cosa: ora dovevano combattere e portare avanti un progetto alquanto ambizioso: liberare Atene. Dopo i saluti di rito uscirono dalle stanze del Leone e si incamminarono verso la periferia della città ove sorgeva il Grande Tempio. Era ovvio che non avrebbe combattuto senza la sua armatura che letteralmente gli comparve addosso. Quello che appariva immediatamente innanzi agli occhi di un osservatore attento era una cosa: non era una semplice Gold Cloth. Le forme era molto più arrotondate e davano al cavaliere un’aria estremamente più importante ma soprattutto la disposizione delle armi, tutte dietro la schiena era diversa rispetto alla versione normale di quell’armatura. Ultima cosa, emetteva una luce quasi abbagliante e se mai, a qualcuno fosse capitato di vedere un’armatura del genere avrebbe compreso che solo tramite del sangue divino era stata possibile una tale evoluzione di quell’armatura. Guardò la sua armatura e sorrise ripensando al dono fattogli da Atena prima di lasciare quel mondo alla dea e a Matthew.

    Poi arrivò la sua civetta che si appoggiò sulla sua spalla.

    «Ti aspettavo Caute», disse Alexis accarezzando la fedele creatura.

    La civetta guardò Alexis e fatto ciò volò via, sembrava gli avesse semplicemente augurato buona fortuna per l’imminente guerra. Il cavaliere della Bilancia comprese immediatamente che quella situazione non poteva risolversi così facilmente, che sicuramente c’era qualcosa in atto, qualcosa che ancora non avevano compreso. Porsi domande a cui non avrebbero potuto dare risposta non aveva alcun senso quindi seguendo Alek e Andrea cominciò a prepararsi per la sfida.

    Andrea, quando si è lontani da casa, quando ti guardi attorno e nulla di quello che vedi ti appartiene, l’unica cosa che mi ha permesso di non cadere nel vuoto è stato il ricordo del mio maestro

    Poteva essere stupido, magari sarebbe apparso una frase poco comprensibile e fuori luogo ma si era sentito in dovere di dire quelle parole alla Leonessa. Poi vi fu il combattimento, Alek che si mostrò per quello che era: il Re Santo. Falciava corrotti come se avesse fatto solo questo in tutta la sua lunga esistenza, lui aveva visto il suo maestro combattere e se mai ci fossero stati dei dubbi si rese conto che l’origine dei due Alek era la stessa. Movimenti rapidi e veloci, movenze aggraziate in quella mortale danza portatrice di speranza.

    Poi toccò a loro due.
    Andrea prese una strada preferendo passare per i tetti utilizzando le sue capacità per passare inosservata ed eliminare corrotti appostati. Alexis invece? No, lui era un guerriero molto diverso: in tutte le battaglie che aveva compiuto era sempre stato il primo a scendere in campo facendo da avanguardia. Cambiare ora? No di certo.

    Ad un tratto la figura del custode della Settima Casa cominciò a moltiplicarsi: prima apparvero due Alexis, poi un terzo ed un quarto fino ad arrivare a dodici, come dodici erano le armi che egli possedeva. Uno spettacolo incredibile, come un vero esercito Alexis avanzava lanciando armi, colpendo corrotti in un turbinio di colpi che erano davvero difficili da vedere e parare. Le armi di Libra si stavano lasciando dietro una quantità impressionante di cadaveri cercando di coprire una vasta area e liberare la zona che gli era stata assegnata. Fu solo la sua esperienza sul campo che però gli permise di non farsi sorprendere da quelle creature anche se ad onor del vero, molte volte quelle aberrazioni colpirono il vuoto tentando di squartare i cloni illusori di Alexis.

    Poi l’imprevisto.

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    Lo aveva sentito chiaramente: le urla di una ragazza, il grido di Caute e Alexis che coperto dalle illusioni scovò un gruppo di corrotti che stavano per fare scempio di quella creatura indifesa. Lo percepiva chiaramente nelle essenze di quelle aberrazioni: sentimenti e pensieri umani portati all’eccesso. E non ci fu nulla che trattenne la sua mano, non ci fu niente che fermò Alexis mosso da un senso di inadeguatezza che non aveva mai provato prima d’ora. Quanto era compromessa quella realtà? Quanto sarebbe stato difficile sanare tutto? Era giunto in tempo per salvare quella ragazza ma quanti altri stavano morendo o peggio nello stesso istante?

    «Piccola», disse Alexis avvicinandosi.

    Quella vita che aveva appena salvato scoppiò a piangere abbracciando e stringendo forte il cavaliere dorato. Piangeva davvero molto forte e il rischio di richiamare altri corrotti era elevatissimo, per tale ragione coprì il tutto con una potente illusione.

    «Grazie mille signore», disse asciugandosi le lacrime.
    «Alexis per favore, signore mi fa apparire vecchio», le disse accarezzandole la testa.
    «Ora cerca di raggiungere ...»

    Ma non riuscì a finire la frase perché guardandola negli occhi vide la paura e il terrore. No, non se la sentì e sospirando prese una barra gemellare ( ovviamente richiusa, che era grande quanto un ovetto ) e la diede alla ragazzina.

    «Come ti chiami?»
    «Margaret», rispose lei singhiozzando.
    «Bene Margaret, stringi questa, ti porterà al sicuro»

    Alexis si sforzò di sorridere e semplicemente teletrasportò Margaret all’interno dell’aria di contenimento come gli era stato detto da Alek, fatto ciò richiamò la barra gemellare.

    «Almeno tu sei salva Margaret»


    IL MIO ERA UN MONDO PERFETTO

    STATUS FISICO ♦ Ottimo
    STATUS MENTALE ♦ in equilibrio
    STATUS CLOTH ♦ Intatta

    RIASSUNTO AZIONI ♦ Solite cose, niente di particolare, a parte il salvataggio di Margaret
    EPPURE DESIDERAVO L'IMPERFEZIONE

    ABILITÀ


    TECNICHE
    narrato ♦ « parlato »pensato°telepatia°


    Edited by Gaz - 30/5/2019, 22:17
     
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    Thunderstruck: Periferia Nord


    L
    a battaglia prosegue rapida e la vostra forza sembra essere talmente soverchiante rispetto a quella dei vostri nemici da non lasciar loro alcuno scampo. Ripulite le area che vi siete divisi quasi trovandovi a gareggiare tra voi per chi abbatte più corrotti. Infondo c'è il vostro maestro li con voi, dovete mostrargli quanto valete. Colpo dopo colpo, nemico abbattuto dopo nemico abbattuto la vostra foga nella competizione sembra accendersi sempre di più. Non potete lasciar vincere il vostro avversario. Alek deve sapere che i migliori siete voi, il suo cuore deve battere per voi, il suo orgoglio ardere per le vostre gesta e per quelle di nessun altro. Vi trovate a convergere, senza rendervene conto, verso una Piazza Syntagma mentre fate mattanza di orde di corrotti che vi vengono contro.
    Siete l'uno davanti all'altro, il Leone e il Drago, e vi guardate con aria di sfida. Nella mente di Andrea si insinua una voce suadente e melliflua, che non ammette replice ed è estremamente convincente. Una voce che suona sinistramente come la voce del Lawos.

    Chi è questo ragazzino che viene da chissà dove e pensa di poterti rubare Alek. Lui appartiente a te. E' il tuo maestro e presto sarà molto di più. Ma dovrai dimostrare



    Nella mente del cavaliere della bilancia la stessa voce risuona con tono deciso e fiero. Ordini dati che non ammettono repliche.

    Dobbiamo distruggerla, Alek è il nostro maestro non il suo. E' solo una ragazzina che ci impedira di aiutare il nostro maestro. Eliminala e torniamo da Alek. Lui sarà fiero di noi.



    La vostra preda è davanti a voi. Dovete solo ghermirla.




    Note del master: Qualcuno o qualcosa sta giocando con le vostre menti. Consideratela una dominanzione mentale (come da abilità Influenza mentale) scagliato da un energia nera con cosmo straordinario che vi coglie, per ovvi motivi, di sorpresa. Se vi picchiate ovviamente niente autconclusività.
     
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    « Thunderstruck »
    ~

    Dall'alto la situazione non si presentò diversa dalle sue aspettative.
    I corrotti fuggivano verso il centro della città, così come avevano programmato che avvenisse. Si chiese, la mano sull'ematoma provocato dallo scontro di pochi istanti prima, come se la stessero cavando i suoi compagni. Sperò che tutto stesse andando per il meglio, ma non poté esserne certa. Sapeva che, se solo gli avesse dato lo spazio di crescere, quel dubbio l'avrebbe lacerata. Respirò a fondo; non poteva fare niente per loro, poteva solo portare avanti la sua parte del piano.
    Continuò ad avanzare, purificando i corrotti sul suo cammino con la luce sacra del Keraunos. Se era stata ferita era per la sua inesperienza bellica, lo sapeva. Non poteva preoccuparsi per nessuno se non per sé stessa.

    Si avvicinava sempre di più al suo obiettivo.
    Lì dove la corruzione sarebbe stata più numerosa e agguerrita, lì si sarebbe consumata la vera battaglia. Percepì, in avvicinamento, un cosmo familiare. Alexis di Libra. Si stavano ricongiungendo come avevano deciso; sorrise appena al pensiero che, se lo sentiva, voleva dire che almeno lui non aveva trovato problemi. Mancava solo Alek. Una volta di nuovo in tre, qualunque cosa li avrebbe aspettati al centro della città, sarebbero stati inarrestabili.
    Le tempie le pulsarono. Boccheggiò mentre il mondo, attorno a lei, si faceva più opaco. Dovette fermarsi, appoggiando la schiena contro un muro, per riprendere fiato. Il sangue dei corrotti che le macchiava l'armatura le dava la nausea. L'odore di bruciato e di carne putrefatta le rivoltò le viscere. Se solo avesse avuto un momento per rinchiudersi in sé stessa, se solo avesse avuto un istante per riflettere. D'istinto, senza aprire gli occhi, carbonizzò un corrotto che si stava avvicinando a lei sperando di prenderla di soppiatto. Digrignò i denti.

    Se solo avesse potuto far cessare tutto quanto.
    Le ferite avevano ripreso a pulsare. Nella sua testa qualcuno gridava, ancora e ancora, e lei non riusciva a capire che cosa dicesse. Tutto era amplificato: come guardare un quadro da troppo vicino, come ascoltare una melodia a un volume troppo alto. Come combattere una guerra sapendo di perderla.
    No, no, no no no. Non doveva pensare a cose del genere. Se solo avesse potuto restare lì, da sola, ancora un momento, per raccogliersi. Invece quel Cosmo, quel dannato Cosmo era sempre più vicino. Così intenso, così perfetto, così – nauseante. Ah, se solo avesse potuto far cessare anche quello. Desiderò risentire, ancora una volta, il potere emanato da Alek. Sì, l'avrebbe fatta sentire meglio: ci riusciva sempre.
    Che cos'era lei, una povera ragazza pallida, di fronte a un guerriero come Alexis, apparso dal nulla, un Deus ex machina pronto a salvarli? Chi lo aveva chiamato? Che cosa voleva? Sarebbero riusciti a liberare Atene anche senza di lui; il piano, in fondo, non aveva mai considerato la sua presenza. E invece ora Andrea, lo sentiva, rischiava di scomparire.
    Di perdere ogni cosa per cui aveva lottato. Di perdere lo sguardo e l'ammirazione di Aleksander Seraf. Non l'avrebbe permesso.
    Quella luce era solo sua. O sua... o di nessun altro.

    Uscì dal vicolo in cui si era rintanata, ma le ombre la seguirono.
    Piazza Syntagma, davanti a lei, era grande e deserta. Il vento non soffiava. Gli alberi erano scheletrici, privi di chiome, immobili. Tutti i rumori erano cessati. Tutti tranne uno. Nella sua testa l'urlo continuava, ancora e ancora, implacabile come il grido di una sirena. Ora riusciva a capirlo. Aleksander, diceva.
    Davanti a lei, ad appena pochi metri, eccolo quell'usurpatore. La sua armatura d'oro, piovuta dal cielo, non meritata. Quella stupida benda sull'occhio, il suo fisico statuario. Lei, invece, era patetica. Indossava un'armatura troppo grande, il viso smunto, gli occhi solcati da occhiaie, un corpo che continuava a funzionare per inerzia, ben oltre la sua data di scadenza. Si sentì sporca e inutile.

    Strinse i pugni in una morsa. Persino l'oro della sua armatura la disgustava.
    « C'è un limite alla magrezza. Poi viene la consunzione. » La sua voce era profonda e stanca. Le ombre iniziarono a tremare attorno a lei, allungandosi tanto da nascondere la brillantezza della corazza che indossava.
    « C'è un limite alla speranza. Poi, la disperazione. » A partire dal corpo di Andrea iniziò a estendersi una nebbia fitta e scura. Presto l'intera piazza ne sarebbe stata inghiottita.
    « Un limite all'amore. » Andrea sputò quella parola con disgusto. Già, lei conosceva l'amore meglio di chiunque altro. Terribile, capace di straziarti il cuore e rubarti l'anima. Lo odiava, con quella sua capacità di farle credere che quella volta sarebbe diversa, di tentare ancora e ancora. Che qualcuno avrebbe finalmente accettato quel suo fardello d'amore invece di gettarlo via.
    « Poi – la limerenza. » L'ultimo stadio dell'amore romantico, il momento in cui la gelosia divora ogni cosa. Aleksander. Lui avrebbe visto dove tutto l'aveva portata. Che cosa era capace di fare, per lui e solo per lui. Poi l'avrebbe amata.
    Premette il dito sul bracciale che portava al polso, facendoci confluire il suo Cosmo, in un messaggio. Vieni a prendermi, diceva. Vieni a vedere quanto sono stata brava, la migliore allieva. Vieni a vedere come ho ucciso quest'impostore. L'ho fatto per te.
    L'avrebbe amata. Non aveva altra scelta.
    Le tenebre avevano invaso l'intera piazza. Rimaneva solo una luce, oscillante e tremula nel palmo della mano di Andrea. Aveva spento tutti i fotoni tranne quella piccola fiammella che ancora si ostinava a brillare, ricalcando ogni ruga e ogni imperfezione sul suo viso, deformandolo fino all'orrore.

    zYxVQDh


    « È una linea sottile. »
    La voce ridotta a un rantolo.
    « E io l'ho attraversata. »

    Quella luce non poteva durare.
    Come lei, presto, avrebbe ceduto sotto l'avanzata dell'impero delle tenebre.
    « Nella mia vita non ho fatto altro che offrire pezzi di me a ogni uomo che abbia incontrato. In cambio, tutto quello che avrei desiderato, era un abbraccio. Alek è stato il primo a farlo. Lo capisci? Capisci perché ora non posso lasciarlo andare? » La sua voce era spenta, così calma da trasmettere la sua apatia nei confronti di Alexis. Era importante che capisse. Anche lui si sarebbe fatto uccidere, una volta che lei gli avrebbe detto tutto. Ne era certa.
    « Da tutti gli altri, io, ho ricevuto sempre e solo sangue. » Lei, un eroe tragico. Lei, che più di tutti si era meritata ogni cosa che la vita avesse da offrirle.
    Ogni cosa che le era stata strappata – lei la reclamava. Con le buone o con le cattive si sarebbe presa tutto ciò che respirava. Alek era suo. Era stato nei suoi sogni e nei suoi ricordi: si appartenevano. Finalmente lo vedeva, finalmente lo aveva capito. Non c'era altro per cui valesse la pena di vivere.
    Posò gli occhi su quella luce effimera. Così piccola e così inadatta a rischiarare il mondo. Si era sempre sbagliata, non era compito suo illuminarlo. E se non c'era più speranza, se non c'era più l'io, che cosa rimaneva? Solo il desiderio, puro e semplice. Si sarebbe abbandonata a quella forza primordiale.
    « Da oggi lo restituirò. » E chiuse la mano, soffocando quell'ultimo bagliore.
    Fu il buio.

    Poi si mosse. Il Cosmo nelle sue vene ruggì impetuoso, scorrendo senza freni.
    Il buio non la danneggiava quanto avrebbe fatto con quello sporco usurpatore, o così credeva. Aveva, dalla sua, i sensi sviluppati del Leone, una percezione che riusciva a farle comprendere a grandi linee la posizione di Alexis. Se si fosse spostato l'avrebbe sentito. Avanzava verso di lui, ammantata dalle ombre, il viso – se fosse stato visibile – sarebbe apparso come una maschera tragica, così distorto da essere irriconoscibile.
    Estese il suo Cosmo, dirigendolo verso il ragazzo. Avrebbe riacceso, senza preavviso, i fotoni attorno ad Alexis, facendoli brillare più impetuosi e più luminosi che mai. Uno scoppio di luce che avrebbe mirato a causargli danni alla retina, così da confonderlo, disorientarlo e farlo cadere preda più facilmente del vero attacco.
    Si sarebbe avvicinata quel tanto che bastava a farle sentire l'odore di Alexis, per scorgere – nel suo occhio solo – quello che stava provando in quel momento. Solo allora, a partire da un moto del suo pugno, si sarebbe sviluppata una cometa compatta fatta di luce e di elettricità, che avrebbe proseguito la sua corsa diretta verso la bocca dello stomaco del Cavaliere della Bilancia.
    Quando il suo maestro avrebbe risposto alla sua chiamata l'avrebbe trovata sopra il cadavere di quel ragazzo. Loro due non avevano bisogno di lui. Non avevano bisogno di nessun altro perché avevano già l'un l'altra.
    Andrea possedeva un amore immenso. Con quello avrebbe dato fuoco al mondo.
    Avrebbe danzato con Alek sulle sue calde ceneri.


    Setting fire to our insides for fun
    To distract our hearts from ever missing them
    But I'm forever missing him

    0qVuOPt

    Energia ~ Blu.
    Cloth ~ Gold Leo - VII - indossata.
    Condizioni ~ Tagli agli avambracci, ematoma sul fianco. Danno alla psiche in forma di gelosia estrema.
    Abilità ~ Keraunos

    Il Keraunos, nel tempo, ha assunto molti nomi. Che venga chiamato Fulmine Sacro o Saetta Deicida questo elemento è potenzialmente devastante, pericoloso sia per gli umani che per le stesse divinità. Perché non cadesse nelle mani sbagliate Atena, dopo averne sottratto un frammento a Zeus, lo donò ai suoi cavalieri del Leone, perché lo custodissero e lo utilizzassero per illuminare la via degli uomini.
    Andrea è stata l'ultima a ottenere questo dono, che come tutti i cavalieri di Leo le consente di controllare il fulmine in ogni suo aspetto. Maestra dell'elemento elettrico, è in grado di manipolarlo per dare vita a scosse, fulmini, tempeste elettrostatiche, capaci di paralizzare le parti colpite, causare danni al sistema nervoso o provocare bruciature, fino a stordire i suoi nemici. {Elettricità}
    Il Keraunos le permette un controllo tale del fulmine da poterlo manipolare persino nelle sue più piccole manifestazioni, i fotoni, le particelle minime del campo elettromagnetico. Questo le dona la capacità di controllare anche la luce in tutte le sue forme, potendo dare vita a fenomeni ottici così luminosi da danneggiare la retina dei suoi avversari, ma anche di poterla condensare per dare vita a raggi concentrati e taglienti, fino anche a emulare la vita creando delle lame rudimentali o degli scudi di luce. Inoltre, sfruttando la rifrazione, sarà possibile per Andrea nascondersi in piena vista, ottenendo un effetto simile, ma non altrettanto perfetto, all'invisibilità. {Luce}
    Il Fulmine Sacro, in virtù della sua origine divina, le permette di difendersi contro ciò che normalmente colpirebbe la maggior parte dei cavalieri. I suoi effetti non si fermano alla sola materia. Il Keraunos, infatti, le permette di danneggiare e di proteggersi da costrutti spirituali e dagli attacchi capaci di colpire l'anima. {Capacità di contrastare gli attacchi portati con Spirito}
    Tra le doti che le garantisce la Saetta vi è quella di poter, con la sua luce, guarire le ferite degli uomini. Andrea può lenire sia le ferite altrui che le proprie, permettendole, una volta a duello, di guarire un unico tipo di danno, purché non sia così profondo da essere fatale. In questo modo è possibile, per Andrea, protrarre il combattimento fin dove non sarebbe possibile altrimenti. {Guarigione}
    Tutti gli attacchi portati dal cavaliere del Leone, in virtù della potenza del Keraunos, risulteranno più potenti del normale, potendo lei richiamare più cosmo con minore dispendio di forze. Questo le consente un vantaggio tattico nei confronti di numerosi nemici, dovendo questi, a parità di forze, sforzarsi di più per generare attacchi pari ai suoi. {Cosmo Straordinario}


    Illuminazione Cosmica

    Se il cavaliere della Vergine è quello più vicino agli dei, quello del Leone è da sempre il più vicino alla natura. Andrea possiede una sorta di empatia portata all'estremo, che le consente di percepire il cosmo in ogni cosa, sia questo negli uomini, negli animali o negli oggetti inanimati. É in grado di intuire anche la più flebile traccia cosmica, ottenendo più informazioni di quanto non sarebbe normalmente possibile. {Percezione Straordinaria}
    Inoltre, facendo risuonare il suo cosmo con la natura, Andrea è in grado di aizzare o di quietare l'ambiente circostante, per esempio potendo addomesticare anche la belva più feroce, per renderla innocua e una fedele compagna. {Empatia con la Natura}
    Andrea è così abile nel percepire le anche minime alterazioni nel cosmo che sarà più difficile, per lei, cadere vittima di illusioni ambientali o di simili alterazioni sensoriali. Ciò le permette di uscirne più facilmente, di percepire di essere caduta in un inganno e di restare lucida mantenendo la percezione del mondo circostante. {Capacità di contrastare le Illusioni Ambientali}
    I suoi sensi sono così sviluppati da essere dotata di un istinto che le consente di rendere le sue difese o i suoi attacchi particolarmente precisi ed efficaci. È difficile prenderla di sorpresa, e per lei è sempre possibile variare le sue tecniche per renderle più adatte al cosmo dell'avversario e agli attacchi che si trova a fronteggiare. {Difese e attacchi più precisi}
    Tuttavia non solo può migliorare le proprie offensive e le proprie difese, ma persino emulare quelle dei suoi avversari. Purché non siano poteri a lei totalmente estranei, come quelli spirituali o illusori, Andrea sarà in grado di imitare le tecniche altrui, creandone di simili a partire dai poteri di cui lei dispone. Le sarà possibile, in questo modo, dare vita ai colpi più disparati, imitandone le caratteristiche e funzionamento, ma sempre utilizzando come base il proprio cosmo, la luce o l'elettricità. {Capacità di emulare le tecniche altrui}
    L'ultimo potere che le garantisce la sua empatia cosmica è quella di, facendo risuonare il proprio cosmo con quello avversario, tentare di prendere il controllo dei suoi costrutti per un turno. Potrà, in questo modo, appropriarsi di essi, muoverli, fino a persino fargli attaccare il loro stesso creatore. La sua capacità di entrare in contatto con tutte le emanazioni cosmiche le consente, in questo modo, di influenzare tutti quei costrutti non estemporanei, comprese anche le armi cosmiche. {Capacità di controllare i costrutti altrui}
    Come tutti i cavalieri, raggiunto un certo livello, Andrea ha sbloccato la capacità di comunicare telepaticamente, senza bisogno di parole, potendo trasmettere i propri pensieri direttamente alla mente dell'interlocutore. {Telepatia}
    Inoltre, come tutti i cavalieri di Atena, la sua fede nei confronti della sua dea è così grande che, invocandola, sarà possibile per Andrea continuare a combattere per un intero turno quando ormai allo stremo. La sua devozione, infatti, le garantirà la possibilità di potersi ancora muovere e di poter superare quelle condizioni che normalmente glielo impedirebbero, come illusioni, ferite debilitanti, stanchezza estrema o altro. {Favore di Atena}


    Tecniche ~ Lightning Bolt

    Un solo colpo, concentrato e distruttivo. É questa l'essenza del Lightning Bolt, in cui Andrea concentra il suo cosmo elettrico e lucente. Il cavaliere di Leo sferrerà un attacco in grado di lacerare l'aria, sotto forma di una meteora di luce, che scaglierà contro il suo nemico. Particolarmente efficace dalla breve distanza, il colpo è estremamente compatto, così tanto da poter causare, se andrà a segno, danni da impatto, ma anche tutti i danni tipici della luce e dell'elettricità. [img] {Luce + Elettricità + Cosmo Straordinario}


    Riassunto ~ Piccola nota che non credo troppo necessaria: la simpatia è tutta interpretazione.
    Dunque, Andrea spegne i fotoni nella piazza, facendo sprofondare l'area di combattimento nelle tenebre (diversivo). Dopodiché si muove verso Alexis, dà vita a una improvvisa esplosione di luce vicino ad Alexis per disorientarlo e causargli danni alla retina (AD) e una volta vicina lancia un Lightning Bolt diretto verso lo stomaco (AF).
     
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    POST II

    Operation Akropolis
    Thunderstruck


    Alexis Seraf.

    Non era giunto da molto tempo in quella realtà e senza nemmeno pensarci troppo si era lanciato nell’ennesima guerra, in una battaglia che - secondo Alek - non potevano vincere. Tante volte era comparso in mondi e realtà sull’orlo del collasso ma questa volte le cose erano diverse. Il fato aveva giocato un brutto scherzo al cavaliere della Bilancia. Arrivare in un mondo e non conoscere nessuno era qualcosa che in verità rendeva la sua missione molto più semplice: non vi erano dubbi che lo assalivano, portava semplicemente a termine la missione affidatagli dalla Dea e dal suo Maestro. Quella realtà era differente, vi erano troppe persone che aveva conosciuto nel suo mondo.

    Eleuteria, quella donna che tanto gli aveva insegnato ora stava al Grande Tempio, aiutava ma come ex-Gold avendo passato il testimone al figlio Kryos. Buffo no? Quel giovane ragazzino che nel suo mondo era il Silver Saint dell’Altare, qui era il custode della Terza Casa.

    Bartolomeo, lui gli sembrava veramente la stessa identica persona, ad eccezione del fatto che era diventato Gran Sacerdote.

    Gaz e Daya erano diventati qualcosa di inarrivabile, uomini che avevano superato i limiti umani ed erano in grado perfino di tessere la tela del destino.

    Anita, la giovane assistente di Eleuteria nel suo mondo, qui era l’essenza stessa di uno degli ultimi guerrieri dello Jamir.

    Alisia. Quello probabilmente fu uno dei colpi più duri per il giovane Gold Saint. Quella ragazza per la quale - ad onor del vero - provava un certo interesse qui era la divina Atena e improvvisamente nella sua mente molte cose gli furono molto più chiare, capì come mai la vicinanza con quella ragazza gli creava una mescolanza di emozioni che non riusciva a comprendere e capire.

    Poi c’era lui: Aleksander Seraf. Non riusciva a comprendere appieno cosa aveva provato nell’incontrare quell’uomo così diverso dal suo tutore; spesso gli allievi tendono ad idealizzare i propri maestri ed Alexis aveva sempre visto il Re Santo come una figura che niente e nessuno poteva scalfire, un guerriero invincibile. Ma questo Alek era diverso, per carità sentiva e percepiva chiaramente che si trattava della medesima persona ma la vita era stata molto dura con lui; davanti agli occhi di Alexis appariva come un guerriero anziano, stanco e disilluso.

    Il Gold Saint combatteva menando fendenti in ogni dove, eliminando tutte le possibili minacce una dopo l’altra. Percepiva la presenza cosmica di Andrea che faceva lo stesso e come in una battaglia a distanza mentalmente contava i nemici che falciava, colto da un desiderio di competizione che in verità non gli apparteneva. Più si avvicinava al luogo dell’incontro più il suo cosmo si espandeva: Andrea stava facendo la stessa identica cosa mossa da …

    No, pensò mentalmente Alexis mentre nella sua mente rimbombava melliflua una frase che appariva come un ordine:

    «dobbiamo distruggerla, Alek è il nostro maestro non il suo»

    Infine la vide giungere e guardandola negli occhi notò risentimento e sentì pensieri folli di amore, possesso e odio. La ascoltò in silenzio mentre il cosmo di lei cominciava a bruciare, espandersi oltre ogni immaginazione.

    «dobbiamo distruggerla, Alek è il nostro maestro non il suo»

    Quella semplice frase risuonava nella sua testa, lo invitava ad attaccare la leonessa, lo invitava ad eliminare quel Gold Saint che aveva di fronte e di certo lo avrebbe fatto mosso da chissà quale sentimento. Anche Alexis cominciò a bruciare il suo cosmo e così facendo prese il tridente e lo piantò nel terreno poggiando entrambe le mani sull’asta di quell’arma divina, con lo sguardo rivolto ad osservare la custode della quinta casa.

    «dobbiamo distruggerla, Alek è il nostro maestro non il suo»

    Ancora quella frase, ancora quella voce che come una morsa gli schiacciava le tempia e gli stava chiedendo di rispondere al sangue con il sangue, gli stava chiedendo di eliminare Andrea.

    Poi vennero le tenebre.

    In quest’oscurità poteva percepire il cosmo potente di Andrea.

    Perché si chiese.
    Perché nella sua testa c’era un pensiero che non poteva essere, qualcosa che non aveva senso: se c’era un usurpatore quello era Alexis, se c’era qualcuno che non doveva essere li quel giorno era proprio lui. Il maestro di Andrea non era il suo maestro, era un altro Alek che aveva poco a che fare con suo padre. Nella più completa oscurità abbassò la testa che stava diventando sempre più pesante e il cosmo aumentò di intensità. Stava cercando riparo e conforto nei suoi amici, nei suoi affetti, li stava quasi invocando disperatamente.

    Poi tornò la luce.

    Alzò la testa e vide quella luce accecante: il cambio repentino di illuminazione gli creò non pochi problemi alla vista e fece l’unica cosa logica: rimase fermò facendo fluire ancora più energia nel tridente. Il suo cosmo improvvisamente dovette combattere e lottare con quello della Leonessa che si era scagliata contro la bilancia con una tecnica che lui conosceva molto bene: il Lightining Bolt. Il colpo arrivò rapido e veloce, la sua forza devastante venne attutita in parte dall’arma che c’era tra di lui e Andrea e dal cosmo che egli stava convogliando in essa.

    Era stato colpito da un altro Gold Saint, rimase fermo ancora qualche istante mentre sul suo corpo, sotto l’armatura la forza di quell’attacco si faceva sentire sotto forma di un grosso ematoma e probabilmente qualche costola incrinata. Un attacco potente e degno di Alek, su questo non c’era alcun dubbio, un colpo pregno di luce e folgori ( che ancora danzavano sul corpo di Alexis ).

    Alexis capì.
    Qualcuno si era divertito a giocare con loro, il suo senso del giudizio, la capacità tramite il cosmo di percepire la natura e l’essenza degli altri gli erano stati di grande aiuto come le sue sviluppate capacità mentali, ma sicuramente quello che aveva messo in allarme il Gold Saint era quella frase che veniva ripetuta in continuazione.

    «dobbiamo distruggerla, Alek è il nostro maestro non il suo»

    Il custode dell’Equilibrio lasciò il tridente esattamente dove era e facendo qualche passo in avanti si avvicinò ad Andrea, la guardava negli occhi e semplicemente la abbracciò, il suo cosmo avvolse entrambi in una danza di sofferenza e speranza. Sperava di riuscire a liberare la sua compagna, quella ragazza così forte e fragile allo stesso tempo e attraverso il cosmo cominciò a parlarle.

    «Andrea, io vengo da un altro mondo da una realtà molto diversa dalla vostra. In quella realtà io sono stato allevato da Aleksander Seraf, il Gran Sacerdote. Quest’uomo non è il mio tutore, questo mondo non è il mio mondo. Io non sono una minaccia, non sono un pericolo, sono solo un uomo che ha rinunciato alla propria felicità per compiere una missione affidatagli dalla propria Dea»

    Si fermò un istante.

    «Non ho una storia triste e strappalacrime da raccontare, ho vissuto una vita normale con degli amici e tanti compagni. Ma ho rinunciato a tutto ciò per un senso di incompletezza che mi accompagna da quando sono nato. Fidati di me, non ho alcun interesse verso il tuo maestro, verso questo Alek».

    Sciolse l’abbraccio e guardandola dritta negli occhi

    «Ma se davvero la mia presenza ti crea tanta sofferenza e dolore me ne andrò. Aiuterò in maniera differente. Sono qui per ripristinare l’equilibrio delle cose non per alterarlo ancora di più».

    Cercò di sorridere mentre guardava la vera e unica allieva di Aleksader Seraf mentre gocce di sangue cadevano a terra.





    IL MIO ERA UN MONDO PERFETTO

    STATUS FISICO ♦ contusione allo stomaco e qualche costola incrinata
    STATUS MENTALE ♦ scombussolamento mentale
    STATUS CLOTH ♦ Intatta

    RIASSUNTO AZIONI ♦ Benissimo. Come spiegato nel post, Alexis ha modo di capire quanto meno che qualcosa non va. Ovviamente essendo comunque molto potente la cosa ho subito un po' per tutto il post beccandomi anche l'attacco di Andrea. Poi con il cosmo e le parole cerco di far riprendere la leoncina.

    P.S. La modifica era solo per aggiungere la musica XD
    EPPURE DESIDERAVO L'IMPERFEZIONE

    ABILITÀ


    TECNICHE
    narrato ♦ « parlato »pensato°telepatia°


    Edited by Gaz - 10/6/2019, 20:34
     
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    Thunderstruck: Periferia Nord


    I
    vostri cosmi risuonano all'unisono, risonando come se vibrassero alla stessa lunghezza d'onda intrecciandosi e dandosi forza a vicenda. Il cosmo della bilancia spegne la furia del leone e la mente di Andrea torna lucida, l'incanto spezzato e la sua visione del mondo ristorata. Avete appena il tempo di vedere Alek che viene sbalzato via, volando per decine di metri fino a schiantarsi in un palazzo abbattendolo. In un lampo di luce emerge dalle rovine facendole esplodere. Ha diverse ferite e si estrae dalla spalla una freccia nera.

    Ragazzi, a quanto pare la missione sarà più complicata del previsto.



    Da uno dei vicoli che circonda la piazza emerge una massa di ombre liquide che si innalzano per alcuni metri turbinando e crescendo, trasformandosi in un colossale leone ruggente che si schianta nel mezzo della piazza in una tempesta di fumo mentre ruggisce in maniera assordante. Da quella nera tempesta emerge una figura umanoide, con indosso un armatura tra il nero e lo scarlatto che impugna un lungo arco. Alek sembra sul punto di ripartire alla carica quando si ferma curandosi la spalla. Dal suo sguardo sembra che abbia intuito qualcosa di invisibile all'occhio.

    Trae forza dai vostri sentimenti, dalle vostre emozioni e sta sfruttand me come fulcro. Drei che è compito vostro affrontarlo ragazzi miei. D'altronde voi siete i cavalieri d'oro, io sono solo un vecchio lemuriano mandato per farvi da guida. Dimostrate a quella bestia cosa significa mettersi contro il Santuario.



    Non vi parla, si limita a sibilare qualche cosa in una lingua a voi incomprensibile. Poi incocca delle frecce nere come la notte che scaglia contro di voi. Frecce di pura tenebra che mentre volano lasciano una scia di fumo tossico. La vostra stessa mente è vostra nemica e dice al vostro corpo di non muoversi e anzi gettarsi verso quei mortali dardi. Se dovessero colpirvi sentirete una progressiva rabbia crescere in voi, una rabbia che sfoghereste su chiunque indossi un'armatura d'oro.




    Note del master: Alexis riesce nel suo intento di placare Andrea. Il mostro che compare è Energia Nera e usa l'influenza mentale per ridurre le vostre possibilità di schivata suggestionandovi a lanciarvi contro i proiettili. Se vi prendono avranno ulteriori effetti di influenza mentale, facendovi andare in berserker e attaccare tra di voi. Ci sono sei frecce, tre a testa.
     
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    POST III

    Operation Akropolis
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    In quell’abbraccio c’era molto più di quanto si potesse immaginare, lo scusami di Andrea rese il giovane Alexis estremamente felice, sapeva che lei finalmente era libera da quella terribile morsa mentale, ma non vi era il tempo di fare altro in quanto la battaglia infuriava. Il cavaliere della Bilancia vide la sagoma di Alek venir letteralmente sbalzata contro un palazzo mentre al centro di quella piazzetta dove stavano Alexis e Andrea comparve una nube nera che dapprima assunse le fattezze di un leone ruggente per poi mostrarsi come uno strano arciere con indosso una maschera. Il Lawos era stato colpito da una freccia nera ed era pronto a ripartire alla carica quando si fermò, probabilmente aveva visto qualcosa che gli altri due cavalieri non avevano notato e chiese al Gold Saint del Leone e della Bilancia di eliminare quell’entità perché essa traeva forza dai forti sentimenti che legavano i due cavalieri al Re Santo.

    Alexis osservò la scena poi guardando Andrea sorrise.

    «Stai indietro, me ne occuperò io», disse con una certa arroganza. Se Andrea avesse letto per bene sul suo volto si sarebbe resa conto che lui stava soltanto bluffando per evitare che una loro eventuale strategia venisse captata da quel nemico. Quel tono, quel’atteggiamento erano quanto di più lontano vi fosse dalla natura stessa del giovane cavaliere pandimensionale.

    Il suo cosmo cominciò a bruciare, ad espandersi in ogni dove, l’armonia del cavaliere si stava diffondendo in quello spiazzo col chiaro intento di interferire con i colpi e gli attacchi del loro avversario, il quale aveva scoccato sei frecce: tre per lui e tre per Andrea. La capacità unica di Alexis si basava sul concetto stesso della Bilancia, su un equilibrio che non poteva essere alterato, per tale ragione il suo cosmo aveva la capacità di disturbare gli attacchi nemici ed in questo caso il custode della Settima Casa stava cercando di indebolire le offensive avversarie riuscendoci solo in parte ( ciò a causa del dislivello energetico tra i due ).

    «Vediamo di divertirci un po’», disse sorridendo.

    I due scudi cominciarono a muoversi, come mossi da una forza invisibile, ed in effetti mai tale affermazione era più vicina alla realtà: si trattava di telecinesi; da tali armi emersero lunghe catene che si intrecciarono tra di loro formando una strana figura figura. Uno scudo a destra, l’altro a sinistra e le catene a collegare entrambe le armi formavano un otto. Le catene e gli scudi cominciarono a muoversi e a roteare velocemente ma mantenendo sempre la stessa figura. Ma l’otto creato in tal modo da Alexis non era fermo, esso si muoveva su ogni piano dello spazio ad una velocità prossima a quella della luce seguendo una traiettoria ben precisa. Uno spettacolo incredibile che non era fine a se stesso ( per quanto fosse sicuramente scenografico ), in quanto il suo obiettivo era chiaro: creare una difesa impenetrabile.

    Poi accadde l’imprevisto.
    Andrea non sarebbe mai rimasta lì a guardare e colma di rabbia aggirò Alexis correndo rapidamente verso il suo avversario che la colpì per ben due volte da quelle oscure frecce. Ma era davvero successo questo? In verità no, era solo un’illusione generata dallo stesso Alexis per confondere il nemico e dare modo ad Andrea di agire indisturbata. L’illusione avrebbe coperto la sua compagna da ogni tipo di percezione del nemico in quanto le capacità mentali della Bilancia erano davvero notevoli.

    Alexis non parlò, non disse nulla alla Leonessa, si stava affidando completamente a lei, lui sarebbe stato lo scudo e lei la spada. E quando tre delle sei frecce oltrepassarono quella che sarebbe dovuta essere una difesa impenetrabile egli tentò di resistere a tutto quel dolore, a tutta quella sofferenza che una simile offensiva gli stava provocando. Una freccia lo colpì di striscio su una spalla, una seconda si infilzò all’altezza del torace mentre l’ultima andò a conficcarsi in una gamba. Aveva poco tempo, solo qualche istante prima che l’effetto malefico di tale offensiva agisse facendogli perdere il controllo.

    Ma doveva resistere.
    Pochi secondi, pensò stringendo i denti.
    Forse due, il tempo per coprire l’azione di Andrea, il tempo necessario per lei di impugnare il tridente che lui aveva lasciato conficcato nel terreno di proposito ed essere teletrasportata alle spalle della bestia.

    «Atena dammi la forza», disse sofferente.
    «Atena, mia unica Dea, vi prego ancora qualche istante, ancora qualche momento», continuò quasi lacrimando Alexis mentre combatteva contro quella tremenda influenza mentale che stava cercando di corrompere il giovane Gold Saint.
    «ATENA!», grido!

    Rabbia, dolore e sofferenza di un uomo che ha una fede incrollabile nella propria Dea, la quale non lascia mai i suoi guerrieri, li sostiene in battaglia in un dolce e candido abbraccio. Una voce familiare risuona nel suo cosmo acconsentendo alla richiesta di questo ragazzo che ha già combattuto molte volte per lei. E per un momento, per solo un singolo momento il suo cosmo riprende a bruciare più forte di prima mentre un'aura dorata avvolge le membra ferite e martoriate di Alexis.

    «Adesso», le sue labbra si muovono dicendo questa frase ma non un suono esce dalla sua bocca.








    IL MIO ERA UN MONDO PERFETTO

    STATUS FISICO ♦ contusione allo stomaco e qualche costola incrinata, tre frecce lo colpiscono ed è ad un passo dall'andare in berserk
    STATUS MENTALE ♦ scombussolamento mentale, ormai è quasi andato XD
    STATUS CLOTH ♦ Intatta

    RIASSUNTO AZIONI ♦ Semplice, in accordo con Wild, io mi occupo della fase difensiva prendendomi 3 delle sei frecce ( dopo averle depotenziate con la mia abilità e usato gli scudi per difendermi che sono di grado 8 come la mia cloth ), copro con un'illusione Andrea e uso il favore di Atena per non far crollare tutta la baracca e andare in Berserk XD

    EPPURE DESIDERAVO L'IMPERFEZIONE

    ABILITÀ
    ▲ Telecinesi
    Questa capacità consiste essenzialmente nell'imporre a cose, oggetti e persone una forza generata dalla propria mente. Muovere oggetti, applicare morse telecinetiche agli avversari o semplicemente cercare di deviare il corso di una tecnica o di qualsiasi cosa che abbia una consistenza fisica. L'unico limite che ha tale abilità è semplicemente l'immaginazione di chi la utilizza.

    ▲ Illusioni Ambientali
    Grazie al potere mentale che è proprio di questo cavaliere, egli è in grado di creare delle potenti trame illusorie, con le quali manifesta cioè che egli desidera sotto forma di una intangibile creazione di Cosmo che agirà secondo la volontà del suo creatore. Il potere mentale del Gold Saint è talmente grande da poter ingannare anche il più esperto osservatore andando ad interagire con tutti i sensi dell'avversario. Tale potere è tale da poter interessare anche una vasta area ed un numero indefinito di persone, rendendo l'illusione estremamente realistica.

    ▲ Armonia {Cosmo Straordinario}
    Il Cavaliere di Libra, può interagire e interferire con tecniche e attacchi sia di compagni che di avversari. Egli infatti, se lo ritiene giusto e opportuno è in grado di sostenere in battaglia chi secondo lui è degno, ciò si traduce nel rendere straordinario un attacco o un'abilità di un altro saint o dell'alleato di turno. Per contro, l'essenza della Bilancia può interferire con un attacco nemico cercando di ridurre gli effetti o di interferire nella creazione della tecnica avversaria per indebolire un attacco che potrebbe rivelarsi molto pericoloso; ovviamente la riuscita di ciò dipende dal divario energetico in atto, nel caso di un dislivello molto grande a favore del Gold Saint, egli potrebbe addirittura spegnare letteralmente la tecnica avversaria.


    TECNICHE
    narrato ♦ « parlato »pensato°telepatia°
     
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    « Thunderstruck »
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    Un fremito di piacere la attraversò.
    Era questo che voleva dire cadere, dunque. Spezzare ogni legame, inseguire nient'altro se non il proprio desiderio, smettere di fingere che ogni uomo sia un prezioso fiocco di neve. Unico, inimitabile. Che stronzata. Un uomo è l'unico modo che ha lo sperma di produrre altro sperma. Era quella l'unica verità del mondo. Avrebbe agito di conseguenza.
    Assaporò la sensazione di colpire quell'usurpatore, di straziare le sue carni con il lato più distruttivo del Keraunos. Era a quello che serviva, no? Difendere lei e Alek da tutto il resto del mondo, tenerli al sicuro e impedire a chiunque di raggiungerli. Falciando infinite vite, se necessario.
    Lo sguardo di Andrea era altero, guardava il Cavaliere di Libra come fosse poco più di un'insetto, una distrazione di poco conto da schiacciare. Sul suo viso, quando capì che lui non avrebbe risposto al suo attacco, si dipinse un ghigno beffardo.
    « Oh, hai accettato che non c'è via di scampo? Premierò questa tua dignità non facendoti soffrire oltre. » La sua voce era venata di ironia, così diversa da quella calda e accomodante che avrebbe esibito un tempo. Guardò Alexis avvicinarsi a lei, si passò la lingua sulle labbra e iniziò a espandere di nuovo il suo Cosmo.
    L'elettricità statica incendiò l'aria.

    Poi successe qualcosa che la fece rimanere senza parole.
    Si aspettava, sconvolta com'era, che il ragazzo si fermasse davanti a lei, offrendole il collo perché lei lo recidesse; che avesse capito il suo essere di troppo. Che Alek era di Andrea – e suo soltanto. Invece lui... la abbracciò.
    Per la sorpresa sussultò e le scappò un gemito. Il suo Cosmo, in risposta a quella intrusione, bruciò più forte, come se volesse inghiottire quel ragazzo che osava tenerla stretta. Continuò ad ardere anche mentre lui parlava, eppure Andrea iniziò a vacillare, come se ci fosse qualcosa di strano, qualcosa che non era giusto. Sollevò la mano dietro la schiena di lui, dando vita a una saetta purissima. Poteva colpirlo, terminare la sua vita proprio in quell'istante. Poteva farlo: era in suo potere, vulnerabile, scoperto. Quella voce nella testa le gridava di abbatterlo.
    Eppure... perché?

    Il cosmo di Alexis era così simile al suo.
    Lo sentì armonizzarsi alla Saetta, ascoltò le sue parole, sentì il contatto col suo corpo anche se mediato da quelle spesse armature. Il fulmine che danzava nella sua mano si spense. Una singola lacrima le rigò il volto, si ritrovò a seppellire la testa nella spalla di quel ragazzo. La sua mente, di colpo, fu libera; come se la nebbia che la offuscava si fosse diradata.
    Che cosa aveva fatto? Era un compagno, un amico, un Saint come lei, e Andrea l'aveva attaccato. Era alto tradimento, lo sapeva, e della peggior specie. Il disgusto la invase, ma questa volta era verso sé stessa.
    « Io non... » Boccheggiò mentre lottava per liberarsi da quell'abbraccio. Non se lo meritava, sarebbe dovuta essere più forte, non cadere in quell'inganno. Qualcosa doveva averla plagiata, doveva aver invaso la sua fragile psiche ed essersi presa gioco dei suoi sentimenti e dei suoi desideri. Strinse i pugni.
    « Non ero in me. Ti chiedo di perdonarmi, se puoi. » Si passò il dorso della mano sulla guancia, per asciugarsi quella lacrima e per nascondere il rossore sul suo viso.

    Un'esplosione alle loro spalle la costrinse a voltarsi.
    Fece appena in tempo a scorgere con la coda dell'occhio Alek venire sbalzato via di parecchi metri e finire al centro della piazza. Capì subito che non poteva più permettersi di perdere lucidità, che doveva aiutare il suo maestro. Capì di essere felice di avere Alexis al suo fianco.
    Le fu finalmente chiaro che cosa era accaduto. Il Corrotto che aveva appena colpito Alek doveva star tentando in tutti i modi di prendere il controllo delle loro menti, così da farli combattere tra loro. Serrò i denti, no, non avrebbe mai più levato un dito contro i suoi compagni, li avrebbe protetti e li avrebbe salvati, così come Alexis aveva salvato lei.
    Annuì alle parole del vecchio Re Santo. Del resto, e fu un pensiero fugace, lei era l'unica nativa di quel mondo, quella a cui spettava davvero di liberare la Grecia dalla Corruzione. Se Alek e Alexis erano lì, con lei, lo doveva solo al loro coraggio e alla loro bontà: ma non erano obbligati a farlo.
    Lei sì. Non aveva altri posti in cui vivere, altre galassie in cui fuggire. Quella era casa sua. Non avrebbe tollerato altri invasori.

    Il mostro umanoide attaccò.
    Ancora una volta sentì la propria lucidità vacillare sotto il peso di un'ombra scura. Sentiva i suoi muscoli tendersi senza che lei lo ordinasse, le sue gambe dirigersi verso quelle frecce che aveva scagliato. Batté un piede a terra, tanto forte che lo shock contribuì a risvegliarla da quell'incubo. No, non poteva permettersi di cadere di nuovo vittima di quella influenza mentale. Il fatto che se lo aspettasse, questa volta, le permise di combatterla.
    Armonizzarsi al Cosmo di Libra, ancora una volta, contribuì a darle la calma sufficiente a imbastire una difesa. Si affidò ad Alexis, costringendosi a restare dietro di lui. Cercò di concentrarsi su un pensiero semplice, capace di sovrascrivere gli ordini che il Corrotto voleva impartirle. Difendilo, si diceva, ancora e ancora, fino a quando non riuscì a condizionare la sua stessa mente. Diede vita a delle semplici barriere di luce, da sovrapporre agli scudi che lui stava già agitando davanti a sé.
    Sentì le loro difese opporre una fiera resistenza ai dardi d'ombra, scricchiolando e crepandosi davanti a quella forza tanto più impetuosa.

    Alla fine la loro difesa combinata non fu abbastanza.
    Riuscirono a fare in modo di schermare metà delle frecce, ma le altre tre riuscirono a fare breccia. Percepì immediatamente una nota distorta nel Cosmo di Alexis, come se stesse lottando per non perdere il controllo. Lo sentì vibrare e oscillare verso il buio, appellandosi a forze più grandi di lui per rimanere in equilibrio.
    Andrea sentì il cuore battere più veloce e più forte nel suo petto. Si sentiva ancora sporca dall'aver colpito un compagno: non avrebbe permesso che il ragazzo provasse la stessa cosa. Allungò una mano verso di lui, lasciando che il Keraunos iniziasse a fluire, dirigendolo verso di lui, ora privo dell'elemento distruttivo. Rimaneva solo la Luce Sacra, una fiamma che avrebbe liberato la sua mente da qualunque intrusione e influenza del Corrotto, così da fargli riacquistare l'armonia di cui era portatore.
    « Ricordati chi sei, Alexis, non fare il mio stesso errore! » Gli gridò mentre la luminosità si faceva più intensa, lenendo quelle ferite invisibili all'occhio.

    Sentì, poco a poco, di star riuscendo a sottrarre il suo compagno da quella tenebra bugiarda. Udì il suo urlo; le diceva di afferrare il tridente e colpire. Non ebbe bisogno di farselo ripetere. Quel mostro era pericoloso, non poteva lasciarlo in vita, a giocare con loro e torturarli.
    Avvertì il Cosmo di Alexis mentre la nascondeva nelle illusioni, così decise di assicurarsi che quella strategia funzionasse. Non poteva essere certa, viste le abilità psioniche che il mostro aveva dimostrato, che quei soli miraggi sarebbero bastati. Impedì alla luce di raggiungere il suo corpo, per rendersi davvero invisibile grazie alla rifrazione, e fece uno scatto verso il tridente che era conficcato a terra.
    Non appena lo sollevò si sentì compressa e disgregata.

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    Riapparve sopra il Corrotto di qualche metro, a mezz'aria.
    Era ancora celata alla vista, e così lo era l'arma di Libra che teneva ancora stretta in mano. A partire dal corpo di Andrea si sarebbero sviluppate delle spesse catene di luce, che si sarebbero dirette verso quell'abominio e avrebbero tentato di intrappolarlo nelle loro spire. Erano gli attacchi della sua vecchia armatura, emulati con i suoi nuovi poteri. Usarli ancora le dava un certo senso di completezza: si ritrovò a sorridere mentre celava anche quelle catene con la rifrazione. Sperava, in questo modo, di riuscire a prendere di sorpresa il Corrotto, per impedirgli i movimenti e, allo stesso tempo, diffondere in quegli anelli di luce l'elettricità del Keraunos. Il progetto di riconquista di Atene, ormai, era finito in secondo piano. Tutto quello che desiderava Andrea era di straziare le carni di quel mostro.
    Avrebbe proseguito nella sua caduta verso terra, diretta proprio dove si trovava il suo nemico. Stringeva il tridente con le sue punte verso il basso, perpendicolare rispetto al terreno: la gravità l'avrebbe spinta proprio verso il suo obiettivo.
    La testa del Corrotto. Voleva impalarlo di netto.

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    Energia ~ Blu.
    Cloth ~ Gold Leo - VII - indossata.
    Condizioni ~ Tagli agli avambracci, ematoma sul fianco. Danno residuale alla psiche.
    Abilità ~ Keraunos

    Il Keraunos, nel tempo, ha assunto molti nomi. Che venga chiamato Fulmine Sacro o Saetta Deicida questo elemento è potenzialmente devastante, pericoloso sia per gli umani che per le stesse divinità. Perché non cadesse nelle mani sbagliate Atena, dopo averne sottratto un frammento a Zeus, lo donò ai suoi cavalieri del Leone, perché lo custodissero e lo utilizzassero per illuminare la via degli uomini.
    Andrea è stata l'ultima a ottenere questo dono, che come tutti i cavalieri di Leo le consente di controllare il fulmine in ogni suo aspetto. Maestra dell'elemento elettrico, è in grado di manipolarlo per dare vita a scosse, fulmini, tempeste elettrostatiche, capaci di paralizzare le parti colpite, causare danni al sistema nervoso o provocare bruciature, fino a stordire i suoi nemici. {Elettricità}
    Il Keraunos le permette un controllo tale del fulmine da poterlo manipolare persino nelle sue più piccole manifestazioni, i fotoni, le particelle minime del campo elettromagnetico. Questo le dona la capacità di controllare anche la luce in tutte le sue forme, potendo dare vita a fenomeni ottici così luminosi da danneggiare la retina dei suoi avversari, ma anche di poterla condensare per dare vita a raggi concentrati e taglienti, fino anche a emulare la vita creando delle lame rudimentali o degli scudi di luce. Inoltre, sfruttando la rifrazione, sarà possibile per Andrea nascondersi in piena vista, ottenendo un effetto simile, ma non altrettanto perfetto, all'invisibilità. {Luce}
    Il Fulmine Sacro, in virtù della sua origine divina, le permette di difendersi contro ciò che normalmente colpirebbe la maggior parte dei cavalieri. I suoi effetti non si fermano alla sola materia. Il Keraunos, infatti, le permette di danneggiare e di proteggersi da costrutti spirituali e dagli attacchi capaci di colpire l'anima. {Capacità di contrastare gli attacchi portati con Spirito}
    Tra le doti che le garantisce la Saetta vi è quella di poter, con la sua luce, guarire le ferite degli uomini. Andrea può lenire sia le ferite altrui che le proprie, permettendole, una volta a duello, di guarire un unico tipo di danno, purché non sia così profondo da essere fatale. In questo modo è possibile, per Andrea, protrarre il combattimento fin dove non sarebbe possibile altrimenti. {Guarigione}
    Tutti gli attacchi portati dal cavaliere del Leone, in virtù della potenza del Keraunos, risulteranno più potenti del normale, potendo lei richiamare più cosmo con minore dispendio di forze. Questo le consente un vantaggio tattico nei confronti di numerosi nemici, dovendo questi, a parità di forze, sforzarsi di più per generare attacchi pari ai suoi. {Cosmo Straordinario}


    Illuminazione Cosmica

    Se il cavaliere della Vergine è quello più vicino agli dei, quello del Leone è da sempre il più vicino alla natura. Andrea possiede una sorta di empatia portata all'estremo, che le consente di percepire il cosmo in ogni cosa, sia questo negli uomini, negli animali o negli oggetti inanimati. É in grado di intuire anche la più flebile traccia cosmica, ottenendo più informazioni di quanto non sarebbe normalmente possibile. {Percezione Straordinaria}
    Inoltre, facendo risuonare il suo cosmo con la natura, Andrea è in grado di aizzare o di quietare l'ambiente circostante, per esempio potendo addomesticare anche la belva più feroce, per renderla innocua e una fedele compagna. {Empatia con la Natura}
    Andrea è così abile nel percepire le anche minime alterazioni nel cosmo che sarà più difficile, per lei, cadere vittima di illusioni ambientali o di simili alterazioni sensoriali. Ciò le permette di uscirne più facilmente, di percepire di essere caduta in un inganno e di restare lucida mantenendo la percezione del mondo circostante. {Capacità di contrastare le Illusioni Ambientali}
    I suoi sensi sono così sviluppati da essere dotata di un istinto che le consente di rendere le sue difese o i suoi attacchi particolarmente precisi ed efficaci. È difficile prenderla di sorpresa, e per lei è sempre possibile variare le sue tecniche per renderle più adatte al cosmo dell'avversario e agli attacchi che si trova a fronteggiare. {Difese e attacchi più precisi}
    Tuttavia non solo può migliorare le proprie offensive e le proprie difese, ma persino emulare quelle dei suoi avversari. Purché non siano poteri a lei totalmente estranei, come quelli spirituali o illusori, Andrea sarà in grado di imitare le tecniche altrui, creandone di simili a partire dai poteri di cui lei dispone. Le sarà possibile, in questo modo, dare vita ai colpi più disparati, imitandone le caratteristiche e funzionamento, ma sempre utilizzando come base il proprio cosmo, la luce o l'elettricità. {Capacità di emulare le tecniche altrui}
    L'ultimo potere che le garantisce la sua empatia cosmica è quella di, facendo risuonare il proprio cosmo con quello avversario, tentare di prendere il controllo dei suoi costrutti per un turno. Potrà, in questo modo, appropriarsi di essi, muoverli, fino a persino fargli attaccare il loro stesso creatore. La sua capacità di entrare in contatto con tutte le emanazioni cosmiche le consente, in questo modo, di influenzare tutti quei costrutti non estemporanei, comprese anche le armi cosmiche. {Capacità di controllare i costrutti altrui}
    Come tutti i cavalieri, raggiunto un certo livello, Andrea ha sbloccato la capacità di comunicare telepaticamente, senza bisogno di parole, potendo trasmettere i propri pensieri direttamente alla mente dell'interlocutore. {Telepatia}
    Inoltre, come tutti i cavalieri di Atena, la sua fede nei confronti della sua dea è così grande che, invocandola, sarà possibile per Andrea continuare a combattere per un intero turno quando ormai allo stremo. La sua devozione, infatti, le garantirà la possibilità di potersi ancora muovere e di poter superare quelle condizioni che normalmente glielo impedirebbero, come illusioni, ferite debilitanti, stanchezza estrema o altro. {Favore di Atena}


    Tecniche Lightning Chain

    Tecnica che Andrea ha sottratto dall'arsenale del cavaliere di Andromeda, la sua precedente armatura. Concentrando la luce, Andrea darà vita a un gran numero di quelle che sembreranno a tutti gli effetti delle catene. Facendole roteare, in un omaggio alla Nebulosa di Andromeda, Andrea le scaglierà contro il nemico. Lo scopo non è quello di causare un danno diretto, ma di intrappolare il nemico tra le loro spire, impedendogli qualsiasi movimento. Se infatti le catene riusciranno a intrappolare l'avversario, queste prenderanno a stringersi sempre di più, rilasciando contemporaneamente scariche elettriche. In questo modo i danni che, se colpito, riporterà l'avversario, saranno lesioni causate dalla pressione esercitata sul proprio corpo, ustioni da luce e uno shock dato dalla corrente elettrica che attraversa gli anelli delle catene di luce. [img] {Tecnica emulata + Luce + Elettricità + Cosmo Straordinario}


    Riassunto ~ Mi ricollego ai post precedenti e, come concordato, limito il mio contributo alla difesa a qualche barriera di luce. Mi metto immediatamente a curare i danni mentali che ha subito Alexis e, non appena ho finito, raggiungo il tridente e mi teletrasporto in aria, qualche metro sopra il corrotto. Da qui – Lightning Chain – estendo catene di luce ed elettricità per bloccargli i movimenti e friggerlo (AD) e continuo la caduta verso il basso, per impalarlo dall'alto con il Tridente di Libra (AF).


    Edited by Wild Youth - 16/6/2019, 02:18
     
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    Thunderstruck: Periferia Nord


    I
    l mostro ruggisce tutto il suo dolore mentre il tridente sacro gli penetra le carni. La lama si è conficcata all'altezza della spalla ed è affondanta fino al manico. La profonda ferita rilascia un fumo nerastro dall'odore pestilenziale che quasi vi stordisce. Un colpo del genere sarebbe sufficiente a uccidere anche il più forte tra i guerrieri eppure quell'essere non sembra aver minimamente risentito del'impatto. Guarda Andrea attraverso la maschera. Dalle fessure degli occhi vedi solo due abissi senza fondo.

    Pensate davvero che sarà così semplice? Noi eravamo tre ma ora siamo uno. Noi eravamo Zelos, Kratos e Bia. Ora noi siamo tutto.



    In un turbine di ombre e fumo si scombone sotto i vostri occhi e più il turbine cresce più si riempe di affilate lame d'ombra che vi dilaniano le carni e straziano la mente. Più la tempesta oscura cresce di intensità più la vostra visuale si riduce mentre la vostra mente si riempe di immagini terrificanti di invidia e tradimento. Fervore e rabbia. Rivivete i vostri momenti più oscuri e migliaia di futuri terrificanti vi si spianano davanti. Poi così come è cominciato finisce. Vedete il turbine d'ombra alzarsi verso l'Acropoli e con esso altre due scie cosmiche. La battaglia si sta spotando nel cuore della città antica.



    Note del master: Il mostro subisce il colpo ma pare che in questa forma non sia possibile ferirlo davvero. Si rivela a voi come Zelos ma afferma che ora è qualcosa di più prima di trasformarsi in un turbine di oscurità e fumo, pieno di lame affilate che ad ogni colpo vi scatenano visioni terrificanti come da sopra. Potete finie il vostro post con voi che vi muovete verso l'acropoli.
     
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    « Thunderstruck »
    ~

    Sentì il tridente affondare in quella pelle ruvida e corrotta.
    Avrebbe voluto dire di trovarlo disgustoso, nauseante, non adatto a un'esteta come lei, ma non era così. Spinse la lama nella carne dell'arciere, mossa dalla sola vendetta. Non voleva altro se non far soffrire quel mostro come aveva fatto soffrire lei, fargli pagare per averla spinta a fare quelle cose, facendo emergere quegli aspetti del suo io che era riuscita a tenere sopiti per tutta la sua vita.
    Ghignò mentre la ferita si allargava sotto i suoi occhi, ma il sorriso sparì non appena si accorse che da quello squarcio non stava fluendo sangue, ma solo una nebbia nerastra. Ebbe un tuffo al cuore e si sforzò di non respirare. Come poteva il corrotto non soffrire per quel colpo che pure, lei lo sapeva, sarebbe stato fatale per chiunque altro?
    Non appena toccò terra si diede lo slancio e, in un solo movimento, estrasse il tridente da lui. Con un balzo all'indietro si allontanò da quel mostro fin troppo resistente. Ancora una volta dal taglio non uscì altro se non quel fumo fitto e pesante.

    Vide i suoi occhi muoversi sotto la maschera e puntare verso di lei.
    Non riuscì a trattenere un tremito, il fatto che la strategia congiunta con Alexis avesse avuto un risultato così desolante la terrorizzava. Era come un conto alla rovescia, le loro opzioni si andavano assottigliando a ogni momento di più, mentre l'influenza di quel corrotto non faceva che aumentare.
    Ascoltò le sue parole ma non ebbe il tempo di chiedersi cosa significassero. Ricordava di aver letto quei nomi in un qualche libro di mitologia, dovevano essere... fratelli, se ricordava bene. Strinse i pugni sul tridente, ci avrebbe pensato una volta al sicuro. La figura del corrotto stava svanendo, coperta da una nuvola scura di gas. Questa incominciò a ruotare e a espandersi, come un tornado composto da vento e tenebre.
    Non doveva farsi toccare, non dopo che aveva sperimentato cosa provocava alla mente il contatto con quell'essere. Sapeva solo quello: non poteva permettersi di perdere di nuovo il controllo.

    Affondò il tridente a terra, non le sarebbe stato utile per difendersi.
    Espanse il suo Cosmo, voleva frapporre a tutto quel buio la luce sacra del Keraunos. Una spessa iridescenza, quasi una seconda corazza, avvolse la totalità del suo corpo, senza lasciare scoperto nemmeno un centimetro della sua pelle. La sentì scricchiolare sotto l'impeto della tempesta, infinite lame graffiavano e scavavano nella sua difesa. Chiuse gli occhi per concentrarsi solo su quel semplice compito: sopravvivere. Cercò di riparare ogni crepa, di sostituire la luce che andava spegnendosi.
    Strinse i denti, l'intero corpo scosso dai sussulti. Quella forza era troppo intensa per lei, troppo maligna perché la saetta riuscisse a purificarla. Cercò di resistere, ancora e ancora, fino a quando fu inutile: uno strappo secco, e la sua barriera si squarciò.
    Il turbine di lame, che pure aveva perso in intensità, si abbatté su di lei facendola gridare per il dolore. Sentì la sua morbida carne straziata dalle lame, lì nei punti scoperti della corazza e tra le giunture. Sentì il rumore di metallo contro altro metallo, persino la sua armatura d'oro veniva incrinata. Era troppo per lei.
    Urlò fino a quando non esaurì l'aria nei polmoni. Poi continuò ad urlare.
    Una lacrima le rigò il viso. Fu il buio.



    Sua mamma non era venuta a prenderla a scuola, quel giorno.
    Aveva aspettato fuori dal cancello per non sapeva quanto, guardando i suoi compagni andare via uno dopo l'altro, accompagnati da genitori affettuosi. La maestra era restata con lei per un po', sbuffando e controllando l'orologio a ogni secondo, e Andrea non sapeva come dirle che sarebbe andata da sola, che sapeva dov'era il loro appartamento. Si erano trasferite in quel paese straniero da poche settimane, in tempo per frequentare il nuovo anno scolastico, e Andrea sapeva solo presentarsi e dire quanti anni aveva.
    Aveva ░ anni. Lei voleva continuare a studiare per conto suo, saccheggiando i libri usati delle bancarelle, ma sua mamma era riuscita a convincerla a iscriversi. Le aveva detto che si sarebbe fatta nuovi amici e che avrebbe imparato presto la lingua: ci aveva creduto, ma ancora non era riuscita a fare nessuna delle due cose.
    Sua mamma non arrivò. Non sarebbe mai arrivata. La maestra, dicendole qualcosa nel tono universale della stanchezza, accettò di farla andare via da sola. Andrea ringraziò con un cenno del capo e corse via, per le strade di un paese che non era il suo.

    Le vie erano grigie e vuote.
    Odiava quella città. Non splendeva mai il sole e i suoi abitanti sembravano intonarsi al colore dei palazzi. Le mancava Lorient e le mancava l'estate che aveva appena vissuto, quell'estate in cui era riuscita persino a dimenticare, per una volta, di essere in fuga. Non si perse mentre tornava a casa. Fece di proposito un giro più lungo del solito, fermandosi a guardare le vetrine dei negozi e i parchi dove, dopo la scuola, i bambini andavano a giocare.
    Restò a spiarli da lontano fino a quando non iniziò il tramonto, solo allora decise di tornare al suo appartamento. Forse un giorno, pensò, avrebbe trovato il coraggio di salire su una di quelle altalene. Per quello non le serviva parlare il tedesco.
    Si strinse nelle spalle, di sicuro sua madre era andata a fare qualche colloquio e aveva perso la cognizione del tempo. Le voleva bene, ma sulla puntualità era un disastro.

    Arrivò davanti alla facciata del palazzo ricoperta dai rampicanti.
    Il loro appartamento era all'ultimo piano e l'ascensore era guasto da quando erano arrivate. Ad Andrea piaceva fantasticare che lì non ci fosse proprio alcun ascensore, ma la porta a un qualche strano mondo come nei suoi libri. Avrebbe dovuto provare a chiamarlo lo stesso, un giorno: magari avrebbe vissuto una splendida avventure, come Alice.
    Il portiere dormiva nel suo gabbiotto, l'odore rancido che veniva da lì le faceva sempre percorrere i primi piani di corsa, togliendo la manina dal naso solo quando era ormai sicura di poter respirare di nuovo. La cartella sulle spalle appesantiva il suo corpo già troppo piccolo, così per invogliarsi a fare tutte quelle scale si intratteneva con ogni genere di giochi: contare i gradini a due a due, immaginare di essere una scalatrice di montagne...

    Arrivata sul pianerottolo dove c'era il suo appartamento si fermò a riprendere fiato.
    La lampadina si era fulminata di nuovo e nel corridoio non c'erano finestre: era tutto buio. Odiava quel posto. Sperava che sua mamma avrebbe trovato presto un lavoro, così forse sarebbero riuscite a trasferirsi in un posto un poco migliore.
    Percorse a tentoni il ballatoio, fino alla stanza 727, il bilocale spoglio in cui vivevano. Bussò alla porta. Nessuna risposta. Bussò di nuovo. Silenzio.
    Poggiò la manina sulla maniglia, e la abbassò. Era aperto. Sarà a farsi la doccia, pensò Andrea, così non ha chiuso a chiave. Tanto, pensò con una fitta al cuore, non avevano nulla che un ladro avrebbe potuto voler rubare.
    Entrò nella stanza, la luce era spenta. Si tolse le scarpe all'ingresso, poi accese l'unica lampada che illuminava quella che faceva da cucina e camere da letto insieme.
    « Sono tornata, mamma. » Disse, lasciando cadere la cartella piena di libri a terra, con un tonfo che risuonò nell'ingresso come uno sparo.
    Fu allora che la vide.

    zYxVQDh

    « Ma-mma? »

    Sua madre era riversa sulla vecchia poltrona che avevano trovato già lì.
    Lei odiava quella poltrona, riuscì solo a pensare Andrea. Voleva portarla in discarica quanto prima, perché era bucata e rattoppata, ma non sapeva come fare senza ascensore. Lei la odiava. Lo pensò ancora e ancora, incapace di accettare ciò che stava guardando.
    Si avvicinò a lei a piccoli passi, quasi rischiando di cadere. Il pavimento era sporco e viscoso, ma non abbassò lo sguardo. Gli occhi erano fissi su quel foro all'altezza della tempia. No, non voleva. No, no, no. Si tirò la manica della maglia bianca fino a fin sopra le mani strette a pugno, e iniziò a pulire tutto quel sangue sul volto della madre.
    Più cercava di lavarlo via, più il bel viso di sua mamma si riempiva di sangue. Non faceva che spostarlo e lei voleva solo che tornasse tutto bianco, perché invece stava rendendo tutto rosso? Le lacrime le rendevano difficile vedere, iniziò a tremare.
    Lo sguardo le cadde su un oggetto nero e metallico, aggrappato solo per l'indice alla mano di sua mamma. Allungò le sue timide dita e la afferrò. La puntò sulla tempia, lì dove anche lei aveva un foro.
    E restò ferma, il dito sul grilletto, per un tempo lunghissimo. Specchiando i suoi occhi in quelli vuoti di sua madre.
    Fino a quando delle mani non la tirarono via e non le tolsero la pistola dalle mani. Fu la legge, con i suoi protettori dell'ordine, a consegnarla all'incubo che sarebbe stata la sua vita da quel giorno in avanti: la affidarono di nuovo a suo padre.
    La lacrima cadeva e cadeva.

    Era di nuovo davanti a quel palazzo. L'edera era cresciuta tanto da rendere il muro sottostante irriconoscibile.
    Non voleva entrare. Ormai sapeva cosa avrebbe trovato lì dentro. Ma non riuscì a resistere, una forza invisibile muoveva per lei i suoi muscoli.
    « Ti prego, aiutami! » Gridò all'ingresso al portiere, ma quello non si svegliò, grugnendo forte al suo richiamo. Andrea si aggrappò al corrimano e cercò di tenerlo stretto con tutte le sue forze, però le dita scivolarono e lei urtò contro la parete. Continuò a salire un gradino dopo l'altro.
    Erano multipli di tre, le venne in mente mentre imboccava un nuovo piano. Tentava in tutti i modi di gettarsi giù e di richiamare l'attenzione di qualcuno, ma urlare e trascinare i piedi era inutile.

    La lampadina sul pianerottolo dell'ultimo piano era di nuovo fulminata. Strinse la maniglia della stanza 725, ma questa le restò in mano. Non riuscì ad avvinghiarsi allo stipite della 726. Poi arrivò davanti al suo appartamento. La stanza 727.
    La porta era aperta. Si tolse le scarpe all'ingresso, cercando in tutti i modi di non alzare mai lo sguardo. Ma quella forza ebbe la meglio.
    Davanti a lei, riversa sulla poltrona logora, c'era Johanna. Aveva un buco fumante nel petto, piccole scintille si sollevavano ancora da quel foro regolare. Keraunos, realizzò con un tuffo al cuore. L'aveva uccisa lei.
    « No, basta, basta! » Gridò, poi vide Diana e Sandra entrare dalla porta e correre verso la loro madre. Erano esattamente come nelle fotografie che Johanna le aveva mostrato. Non voleva far loro del male, eppure ogni cosa che toccava diventava cenere; era una condanna terribile, e lei non riusciva a fermarsi.
    « Perché? » Le chiese Diana, singhiozzando. E Andrea si trovò ad alzare la mano. Due fulmini si formarono nel suo palmo, crepitando così forte da sovrastare le urla. Le uccise come aveva fatto con Johanna. E in questo modo infranse il loro patto.
    E la lacrima continuò a cadere.

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    Era di nuovo davanti a quel palazzo.
    Vide Rea, vide Max, vide Lawrence. Ogni volta il portiere non si svegliò, ogni volta cercò di impedirsi di salire quei gradini. Ogni volta la lampadina era fulminata e la porta aperta. Tutte le persone che aveva amato, le trovò tutte riverse su quella poltrona consunta. Quella poltrona che sua madre odiava, su cui non si sarebbe mai e poi mai seduta.
    Basta. Non aveva più voce per urlare, non più nulla da piangere. Un'ultima lacrima le rigò il viso mentre ancora una volta era davanti a quel palazzo invaso dall'edera. Avrebbe trovato sé stessa, pensò. Quella sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe visto, adesso lo capiva. In fondo era giusto così. L'avrebbe uccisa la persona che aveva amato meno di tutte: Andrea.
    Forse, pensò, avrebbe trovato una stanza vuota. Si sarebbe seduta su quella poltrona e – avrebbe finalmente premuto quel grilletto, come avrebbe dovuto fare ░ ░ anni prima. E tutto sarebbe finito per sempre.
    Eppure... era troppo tardi per quello. Sarebbe stato un meraviglioso miraggio, ma pur sempre un miraggio.
    La lampadina nel corridoio ondeggiò. Si era accesa. Anche la forza che la controllava, per un attimo, sembrò affievolirsi, come sorpresa da quella rottura nel ciclo. La luce iniziò a brillare più forte, a scacciare le tenebre sul pianerottolo, fino a quando ogni cosa fu illuminata, fino a quando quel grigio appartamento non fu irriconoscibile.
    Non sarebbe morta così. Nulla di quello era reale; i fantasmi del suo passato li aveva già dovuti affrontare molte volte. Si fermò, avvolta da quel fulgore. Guardò per l'ultima volta la stanza 727. Non ci sarebbe entrata.
    Ancora una volta non aveva premuto il grilletto.



    E la lacrima si infranse.
    La luce continuava ad avvolgerla, curando non i rumorosi tagli sul suo corpo, ma le ferite invisibili che avevano provocato quelle visioni. Il suo corpo era indolenzito e i suoi recettori del dolore urlavano, ma non le importava. Si pulì la guancia dal sangue e dal pianto con il dorso della mano, mentre l'ombra di un sorriso affiorava sul suo volto.
    « Credi di potermi fare del male mostrandomi i miei demoni, ma sei un illuso. » Disse a quella nebbia nera che si stava allontanando verso l'Acropoli. L'avrebbe ucciso per aver giocato con lei. Si era fatta una promessa, ormai tanto tempo prima: non sarebbe mai più stata il giocattolo di nessuno. Intendeva mantenerla.
    « È da tutta la vita che ci combatto. » La luce attorno a lei iniziò ad affievolirsi, sentiva di essere tornata in possesso della sua lucidità. Il suo corpo si stava avvicinando in modo pericoloso al limite, certo, ma non avrebbe lasciato i suoi compagni a combattere da soli. Non ora che aveva trovato un posto che poteva chiamare casa, con delle persone che poteva dire amiche.
    Non li avrebbe delusi. Riprese il tridente dal terreno e i muscoli urlarono per quel semplice gesto. Strinse i denti, non poteva crollare, non prima di essersi vendicata. Camminò verso Alexis, l'arma sacra in mano, per restituirgliela. Sentiva in modo chiaro il cosmo di numerosi individui confluire verso il centro della città.
    « E non ho ancora perso. » Sussurò al vento.
    E non perderò mai.

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    Energia ~ Blu.
    Cloth ~ Gold Leo - VII - indossata.
    Condizioni ~ Tagli agli avambracci, ematoma sul fianco. Ferite sparse sul corpo.
    Abilità ~ Keraunos

    Il Keraunos, nel tempo, ha assunto molti nomi. Che venga chiamato Fulmine Sacro o Saetta Deicida questo elemento è potenzialmente devastante, pericoloso sia per gli umani che per le stesse divinità. Perché non cadesse nelle mani sbagliate Atena, dopo averne sottratto un frammento a Zeus, lo donò ai suoi cavalieri del Leone, perché lo custodissero e lo utilizzassero per illuminare la via degli uomini.
    Andrea è stata l'ultima a ottenere questo dono, che come tutti i cavalieri di Leo le consente di controllare il fulmine in ogni suo aspetto. Maestra dell'elemento elettrico, è in grado di manipolarlo per dare vita a scosse, fulmini, tempeste elettrostatiche, capaci di paralizzare le parti colpite, causare danni al sistema nervoso o provocare bruciature, fino a stordire i suoi nemici. {Elettricità}
    Il Keraunos le permette un controllo tale del fulmine da poterlo manipolare persino nelle sue più piccole manifestazioni, i fotoni, le particelle minime del campo elettromagnetico. Questo le dona la capacità di controllare anche la luce in tutte le sue forme, potendo dare vita a fenomeni ottici così luminosi da danneggiare la retina dei suoi avversari, ma anche di poterla condensare per dare vita a raggi concentrati e taglienti, fino anche a emulare la vita creando delle lame rudimentali o degli scudi di luce. Inoltre, sfruttando la rifrazione, sarà possibile per Andrea nascondersi in piena vista, ottenendo un effetto simile, ma non altrettanto perfetto, all'invisibilità. {Luce}
    Il Fulmine Sacro, in virtù della sua origine divina, le permette di difendersi contro ciò che normalmente colpirebbe la maggior parte dei cavalieri. I suoi effetti non si fermano alla sola materia. Il Keraunos, infatti, le permette di danneggiare e di proteggersi da costrutti spirituali e dagli attacchi capaci di colpire l'anima. {Capacità di contrastare gli attacchi portati con Spirito}
    Tra le doti che le garantisce la Saetta vi è quella di poter, con la sua luce, guarire le ferite degli uomini. Andrea può lenire sia le ferite altrui che le proprie, permettendole, una volta a duello, di guarire un unico tipo di danno, purché non sia così profondo da essere fatale. In questo modo è possibile, per Andrea, protrarre il combattimento fin dove non sarebbe possibile altrimenti. {Guarigione}
    Tutti gli attacchi portati dal cavaliere del Leone, in virtù della potenza del Keraunos, risulteranno più potenti del normale, potendo lei richiamare più cosmo con minore dispendio di forze. Questo le consente un vantaggio tattico nei confronti di numerosi nemici, dovendo questi, a parità di forze, sforzarsi di più per generare attacchi pari ai suoi. {Cosmo Straordinario}


    Illuminazione Cosmica

    Se il cavaliere della Vergine è quello più vicino agli dei, quello del Leone è da sempre il più vicino alla natura. Andrea possiede una sorta di empatia portata all'estremo, che le consente di percepire il cosmo in ogni cosa, sia questo negli uomini, negli animali o negli oggetti inanimati. É in grado di intuire anche la più flebile traccia cosmica, ottenendo più informazioni di quanto non sarebbe normalmente possibile. {Percezione Straordinaria}
    Inoltre, facendo risuonare il suo cosmo con la natura, Andrea è in grado di aizzare o di quietare l'ambiente circostante, per esempio potendo addomesticare anche la belva più feroce, per renderla innocua e una fedele compagna. {Empatia con la Natura}
    Andrea è così abile nel percepire le anche minime alterazioni nel cosmo che sarà più difficile, per lei, cadere vittima di illusioni ambientali o di simili alterazioni sensoriali. Ciò le permette di uscirne più facilmente, di percepire di essere caduta in un inganno e di restare lucida mantenendo la percezione del mondo circostante. {Capacità di contrastare le Illusioni Ambientali}
    I suoi sensi sono così sviluppati da essere dotata di un istinto che le consente di rendere le sue difese o i suoi attacchi particolarmente precisi ed efficaci. È difficile prenderla di sorpresa, e per lei è sempre possibile variare le sue tecniche per renderle più adatte al cosmo dell'avversario e agli attacchi che si trova a fronteggiare. {Difese e attacchi più precisi}
    Tuttavia non solo può migliorare le proprie offensive e le proprie difese, ma persino emulare quelle dei suoi avversari. Purché non siano poteri a lei totalmente estranei, come quelli spirituali o illusori, Andrea sarà in grado di imitare le tecniche altrui, creandone di simili a partire dai poteri di cui lei dispone. Le sarà possibile, in questo modo, dare vita ai colpi più disparati, imitandone le caratteristiche e funzionamento, ma sempre utilizzando come base il proprio cosmo, la luce o l'elettricità. {Capacità di emulare le tecniche altrui}
    L'ultimo potere che le garantisce la sua empatia cosmica è quella di, facendo risuonare il proprio cosmo con quello avversario, tentare di prendere il controllo dei suoi costrutti per un turno. Potrà, in questo modo, appropriarsi di essi, muoverli, fino a persino fargli attaccare il loro stesso creatore. La sua capacità di entrare in contatto con tutte le emanazioni cosmiche le consente, in questo modo, di influenzare tutti quei costrutti non estemporanei, comprese anche le armi cosmiche. {Capacità di controllare i costrutti altrui}
    Come tutti i cavalieri, raggiunto un certo livello, Andrea ha sbloccato la capacità di comunicare telepaticamente, senza bisogno di parole, potendo trasmettere i propri pensieri direttamente alla mente dell'interlocutore. {Telepatia}
    Inoltre, come tutti i cavalieri di Atena, la sua fede nei confronti della sua dea è così grande che, invocandola, sarà possibile per Andrea continuare a combattere per un intero turno quando ormai allo stremo. La sua devozione, infatti, le garantirà la possibilità di potersi ancora muovere e di poter superare quelle condizioni che normalmente glielo impedirebbero, come illusioni, ferite debilitanti, stanchezza estrema o altro. {Favore di Atena}


    Tecniche ~ Lightning Shield

    Una tecnica infinitamente versatile, e che non ha una forma fino a quando Andrea non si trova costretta a usarla. Normalmente si presenta come uno scudo di luce, ma può assumere, a seconda della necessità, la forma di bozzolo, di cupola, di piccola barriera estremamente concentrata e compatta, a seconda della necessità del cavaliere del Leone. Proprio in virtù della grande versatilità di questa difesa, essa può contrastare o rallentare i colpi sia materiali che quelli eterei, fornendole un rimedio a una vasta serie di attacchi. [img] {Difesa più precisa + Luce + Cosmo Straordinario}


    Riassunto ~ Andrea si difende come può con il Lightning Shield, ma non è abbastanza e si becca il danno residuale – soprattutto mentale. Entra nelle visioni fino a quando non riesce ad uscirne. Cura così tutti i danni alla psiche, per essere pronta alla battaglia finale.
     
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    ALEXIS
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    POST IV

    Operation Akropolis
    Thunderstruck


    Nelle sue tante battaglie, in quel numero incalcolabile di guerre che aveva combattuto, aveva imparato a non gioire mai, non lo faceva per due motivi: eliminare un nemico non era mai una cosa che faceva a cuor leggero, in fondo egli combatteva per ciò che era, per ciò in cui credeva e in secondo luogo un avversario può sempre riservare inaspettate sorprese. Ed anche in quest’occasione non lo fece. Ansimante osservò Andrea trafiggere col Tridente il corpo di quella entità oscura ed a un primo sguardo sembrava che tutto procedesse per il meglio. Il loro agire era stato come una danza, si erano coordinati senza dire una parola, senza aver mai combattuto prima, guidati solo dalla forza della disperazione. Alexis si era occupato egregiamente della difesa e solo grazie all’intervento della Leonessa e di Athena non era caduto sotto l’influenza di quel potere oscuro di cui era dotato il loro nemico, mentre la Gold Saint aveva si era occupata dell’attacco.

    Ma il tutto si rivelò alquanto inutile.
    Alexis non rise, il suo volto rimaneva fisso ad osservare quell’entità corrotta che poco a poco divenne qualcosa di diverso, un’entità fumante e piena di lame. Parlò finalmente in una lingue a loro conosciuta, si presentò come Zelos, annunciò che presto gli altri due ovvero Kratos e Bia si sarebbero uniti a lui per diventare qualcosa di nuovo, qualcosa di perfetto.Quante volte aveva sentito parlare di queste storie? Troppe, ma non ebbe modo di pensarci in quanto dovette difendersi da un nuovo terribile attacco.

    Nubi oscure e lame affilate. Le prime strisciavano, le altre danzavano. Alle seconde si oppose nuovamente con gli scudi della Bilancia, baluardo difensivo di tante lotte, l’oscurità invece doveva combatterla lui, doveva farlo da solo.

    Improvvisamente, senza nemmeno rendersene conto si ritrovò in un luogo che conosceva fin troppo bene: era lì nelle sale del Gran Sacerdote: i corpi privi di vita di Aleksander Seraf e di Athena, in mano quella daga e le sue vestigia nere come la notte. Come era arrivato a fare tutto ciò? Come era diventato lui un Black Saint? La risposta arrivò quasi immediatamente, ricordò il giorno in cui sarebbe dovuto diventare un Gold Saint e invece rigettò il “dono” di Ismael, rigettò quello che gli era stato preparato da quello che pensava fosse come un padre per lui.

    «Ho creduto in te», disse Alexis con la voce tremante.
    «Ho creduto che tu fossi interessato a me ed invece nella tua cecità l’unica cosa che ti è mai importata era semplicemente estendere il tuo Regno, essere ricordato con il Primo e più Grande dei Re Santi»

    Alexis si abbassò sul corpo ormai privo di vita di quell’uomo, lo girò per guardarlo in faccia mentre il suo sangue si mischiava con quello di Alek e con quello della Dea. Si chinò facendo toccare la sua fronte con quella del suo maestro, tenendo la stessa nelle sue mani e mentre lacrime rigavano le sue guance gli fece esplodere il cervello dilaniando quel corpo ormai consumato dagli anni.

    «Alexis è ora, meglio andarsene prima che arrivino gli altri»

    Si voltò, guardò negli occhi quella ragazza: Elettra. Anche lei era vestita come lui, indossava un’armatura completamente nera, quei lunghi capelli uscivano dall’elmo sfiorando tutta la schiena della donna. Ebbe un sussulto, incrociò gli occhi di quella ragazza e improvvisamente tutto cambiò nuovamente.

    Era solo.
    Seduto su una panchina e le mani a tenersi un volto irriconoscibile. Il guerriero forte e sicuro di sé non c’era più, era sparito e probabilmente non sarebbe mai più tornato. Piangeva la morte di una persona a lui cara, la piangeva come mai aveva fatto prima d’ora. Si sentiva responsabile della sua scomparsa, e si dannava l’anima perché era tutta colpa sua.

    Era solo una bambina quando lo vide combattere in quell’arena, preoccupandosi che non si facesse male. Quanti anni avrà avuto Alisia al tempo? Forse una decina. Ricordò con chiarezza le parole di lei e di come negli anni a venire ella lo andava sempre a trovare. Non si dava pace perché se quella ragazzina era diventata un cavaliere era colpa sua. Sentiva su di sé un macigno, il peso di chi non ha saputo proteggere nessuno.

    Quel giorno non potè fare nulla per fermare Thanatos che ridente e soddisfatto si prese la sua vita, come quella di tanti altri. Alla fine lo sconfissero, alla fine riuscirono a battere Thanatos ma a quale prezzo?

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    Disperato, ormai l’ombra di se stesso stava su quella panchina.

    I nevere blamaed you.
    Not once



    Una voce, un sussurro leggero all’orecchio di Alexis ed un calore che pensava di non poter sentire mai più. Si risvegliò, tornò in sé gusto in tempo per rendersi conto di aver davanti ai suoi occhi Andrea che gli stava porgendo il Tridente. Per un tempo non quantificabile la guardò negli occhi mentre delle lacrime rigavano il suo volto.

    «No, tienilo Andrea. Se quelle creature sono veramente Zelos, Bia e Kratos credo che ti servirà»

    Alexis chiese solo qualche istante alla Leonessa, aveva delle ferite molto profonde e quelle frecce nel corpo. Le estrasse e con una certa lentezza si tirò in piedi. Poi fece un cenno alla sua nuova compagna che di certo aveva subito un trattamento simile e insieme si avviarono verso il luogo dove probabilmente si sarebbe tenuto lo scontro finale con tutte quelle entità. Sentiva diversi cosmi in avvicinamento, cosmi a lui sconosciuti. tranne uno a dir la verità.

    Gli scappò un amaro sorriso.


    IL MIO ERA UN MONDO PERFETTO

    STATUS FISICO ♦ contusione allo stomaco e qualche costola incrinata.
    STATUS MENTALE ♦ sconvolto ma in condizioni per combattere
    STATUS CLOTH ♦ Intatta

    RIASSUNTO AZIONI ♦ Post alquanto semplice, un po' di flip mentali e poi nulla, lascio il Tridente ad Andrea e insieme ci rechiamo a picchiare tutti XD

    EPPURE DESIDERAVO L'IMPERFEZIONE

    ABILITÀ


    TECNICHE
    narrato ♦ « parlato »pensato°telepatia°
     
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