Dama nella Magione

role Bibi x Isaac

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    La classe è una cosa che ti viene da dentro come i rutti (L. Litizzetto)

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    Winterfell

    Dama nella Magione

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    Gli addii sono una cosa seria, ma conviene sempre lasciarsi dietro una buona scusa per tornare.
    Le volte basta dimenticarsi qualcosa dietro, tipo una chiave o un fazzoletto, e si ha una buona scusa per non rendere definitivo un addio, ma renderlo un semplice “arrivederci”.
    Nel caso di Bibiane, era un’intera esistenza racchiusa in una casa.

    Da un po’ di tempo la rossa, infatti, stava riflettendo sul fatto che non era riuscita a tornare indietro alla sua vecchia magione a prendere alcune cose che le servivano, e di cui è meglio non discutere in questa sede.

    Si era tenuta a distanza, vuoi perché qualcuno gli aveva abusivamente occupato casa, vuoi perché stava per succedere una mezza guerra civile fra i black del presente con quelli del passato, Dei del caos inclusi. Se ci combiniamo, poi, i casini vari di gestire la sua personale situazione esistenziale (essere un dio che va a casa degli atei è un po’ come parlare di corda a casa dell’impiccato insomma) diciamo che la Bibi aveva rimandato per un bel po’.

    Non aveva avuto voglia e non era riuscita a trovare un po’ di tempo per sgattaiolare su quello scoglio in mezzo al mare che per buona parte della sua vita era stata casa sua, ma adesso aveva una certa urgenza di tornare. Non voleva disturbare nessuno, quindi aspettò che l’isola fosse semi-vuota dai ex-suoi colleghi, soprattutto aspettò che Candice non fosse nei paraggi, visti i casini successi alla torre nera l’ultima volta.

    Quando l’occasione si presentò, si imbracò in un piccolo gozzo, con emissioni di cosmo pari a zero e i suoi poteri mentali a coprire la sua presenza, fino ad arrivare in sordina sotto la scogliera che dava alla magione. Zitta zitta, risalì il sentiero che ricordava andava dalla spiaggia fino alla sommità, in punta di piedi, fino a raggiungere finalmente l’ex magione.

    La vista la riempì di nostalgia e tristezza. Parevano passati secoli da quando quella era casa sua. L’inquilino venuto dopo di lei aveva fatto un egregio lavoro e aveva restaurato la magione al meglio delle possibilità, ma adesso era di nuovo caduto in disgrazia. Quanto le sarebbe piaciuto riportare in vita quel manufatto, ma non era questo più il suo destino. Rimase un po’ a contemplarla, in preda ad emozioni contrastanti, prima di entrare.

    Le stanza suonavano ancora della magia che avevano un tempo, anche in quel melanconico lasciarsi andare. Passava toccando gli argenti, i velluti, scostando polvere e ragnatele da quadri e tende. Era quasi tutto come ricordava, eccetto le aggiunte. Salì lo scalone e tornò alla sue stanze, respirando quell’aria mista di muffa, salsedine e ricordi, immergendosi in quello che un tempo era il suo rifugio

    La ritroviamo poco con una valigia di roba riempita di cosa non si sa quando urlò:
    “Le mie MANOLO!!!! Meno male che quel cretino non le ha buttate!”
    Un urlo di troppo, forse. E come resistere davanti al tuo paio di scarpe preferite?






    Edited by WandefullStar - 28/5/2019, 19:35
     
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    Era un periodo denso di situazioni da prendere di petto per Isaac.
    Prima la missione fallita, poi nella stessa giornata Lars, Estelle e Oceano.
    Di seguito, la ripresa degli esperimenti sui droni che sembravano sul punto di funzionare per poi sfumare nelle fasi finali.

    Stava evidentemente tirando troppo la corda, ma sapeva bene di non potersi permettere vacanze: doveva mettere le cose a posto e fornire una protezione efficace all’isola, ora che la protezione combinata degli antichi era venuta meno.

    Dalla giornata terribile e piena di imprevisti ne erano passate altre due o tre, permettendo al biondo di mettere insieme almeno qualche ora di sonno.

    Quel giorno, forte dell’essere finalmente riuscito a recuperare il minimo indispensabile di energie fisiche e mentali, decise che era ora di andate in ricognizione sull’Isola per farsi un’idea di come strutturare un sistema di sicurezza degno di quel nome.

    Le idee gli si accavallavano in testa mentre osservava con più attenzione i cambiamenti avvenuti ovunque per effetto dell’innesto della Lacrima.

    Si fermó qualche minuto a fissare la vecchia Magione, un luogo che già aveva visitato anni prima e che ricordava distintamente.

    Non nei dettagli, certo, ma ricordava bene che lì aveva cercato informazioni su Bibiane di black Libra, senza successo. Trovó invece Boadicea, una nuova recluta dell’epoca che sembrava in qualche modo legata a lei, ma la sua memoria non gli proponeva altro.

    A quel punto un urlo femminile si levó dall’edificio che stava fissando distrattamente, perció sorpreso e allarmato, si precipitó dentro. Chi mai poteva essersi avventurata lì dentro?

    Cercó di escludere il pensiero che per primo gli balenó nel cervello. Erano sparite entrambe ormai da tempo, senza considerare che il tempismo era fin troppo incidentale.

    «Non è possibile.»

    Era disorientato, ma avanzó esplorando ancora una volta la vecchia dimora abbandonata sperando di capirci qualcosa, finchè girando l’angolo di uno dei corridoi gettó lo sguardo in una stanza.

    Una donna con una valigia spalancata e piena di cianfrusaglie aperta sul letto polveroso teneva in piedi come reliquie un paio di scarpe sui palmi delle mani. La sua era l’espressione felice di una bambina che aveva ritrovato il bamboloto preferito.
    Lunghi capelli rossi ondeggiavano sulle sue spalle e accarezzavano il corpo sinuoso.

    Isaac sgranó gli occhi.
    Non aveva idea di chi fosse, ma sembrava non emettere un filo di cosmo.

    «Piacere... presumo?
    Non ho idea di chi tu sia nè di cosa ci faccia qui, ma ti consiglio di mollare tutto e tornare nella zona civile. Si dice che la vecchia proprietaria di questo posto non l’abbia mai veramente abbandonato.
    Non vorrei che ti succedesse qualcosa e alimentassi voci di infestazioni strane nelle dimore dei Dodici.

    Ma perdona l’ignoranza, è il caso di presentarsi.
    Il mio nome è Isaac.
    Tu, invece? Chi sei? E se mi permetti, come mai questa strana passione per i luoghi abbandonati e le scarpe costose?»


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    Beyonce - Haunted

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    Neanche questa volta una gioia era pervenuta, ma doveva incolpare solo lei e la sua passione per le scarpe. Eoni passati a fare l’infiltrata far i ranghi nemici le erano serviti solo a prender acqua e vento, evidentemente. Gli era passato proprio di mente di verificare che Isaac fosse di guardia sull'isola, ironia della sorte.

    Da quando l’aveva “marchiato,” se così si può dire, il black aveva svolto un lavoro splendido come sue occhi e orecchie inconsapevoli al di fuori della torre, in quelli che sarebbero stati gli eventi che avrebbero portato alla purificazione e ripristino della torre nera, ma questo non faceva di lui un incontro desiderato. Del resto il buon cavaliere nero non ricordava niente di loro due e di quel piccolo scambio di opinioni, se così si può dire.

    Quello che sapeva degli accadimenti postumi e che c’era stato attrito fra lui e gli altri titani. I suoi “fratellini” avevano da tempo dimenticato cosa significa essere umani, rinnegando il proprio passato e presumendo di essere delle divinità. Un discorso in parte falso, e affrontabile in un'altra sede, soprattutto non a due passi da quello che poteva essere uno degli attuali black saint più potenti in campo. Quello che lei sapeva al pari della tabellina dal 2 è che le divinità stanno ai black saint come l’accendino sta alla benzina. Boom.

    Ma procediamo per gradi. Inizialmente la rossa tentò di guadagnare tempo, arrabbattando una scusa qualsiasi. Sfoggiò il sorriso più convincente che avesse e cercò di fare quello che sapeva fare meglio per prendere per i fondelli le persone: la finta tonta. Si rigirò una ciocca nei capelli.

    “Ehm ciao…si scusa mi sono persa”

    Infilò di getto le scarpe nella valigia, e provò a chiuderla di scatto, ma nulla. La situazione si faceva snervante, e questo ed i vari impicci che aveva sparsi per la camera da letto non giovavano alla sua prova attoriale.

    “Stavo cercando…ehm…un posto dove…stare…vagavo…nella…foresta qui dietro…”

    Niente. La valigia non sembrava volersi chiudere e la sua performance di arrampicata sugli specchi sembrava decisamente scarsa. Si mise la mani ai fianchi e sbuffò. Non c’era nulla da fare e già si sentiva lo sguardo di Isaac addosso.

    Si passò la mano sotto al mento e iniziò a riflettere. Forse non tutto il male viene per nuocere. Certo, poteva sempre prendere altro tempo con scuse, cancellargli la memoria (di nuovo) e tornare buonina buonina a casa. Ma forse questa poteva essere un’occasione da prendere al balzo. Un domani magari gli sarebbe costato il triplo della fatica tornare a DQI e, come rifletteva all’inizio di quest’avventura, era sempre meglio lasciarsi dietro una porta socchiusa.

    Si voltò con il suo sorriso ancora più smagliante, e fare intrigante. La sua voce assunse un tono vagamente cantilenante. Aveva perso la decisione di ammorbidire i rapporti fra titani e black saint.

    “Ho avuto molta paura, ho visto questo posto e ho pensato di trovare riparo qui. Ci sono cose in quella foresta che mi fanno venire la pelle d’oca, non vedi?”

    Alludendo al vestitino scollacciato che si era messo. Per farglielo vedere meglio, si avvicinò con passo felino e quando fu a distanza di braccio, le sue dita disegnarono piccoli cerchi sul suo petto, toccandolo distrattamente quei punti che maggiormente potevano provocare una reazione vagamente elettrizzante. La pelle di Isaac al tatto sembrava molto fredda, ma non ci badò.

    “E adesso non conosco più la strada per tornare indietro. Non è che potresti darmi una mano?””

    Appoggiò il suo corpo a quello di Isaac. In quel momento fu quasi certa che non stava ammorbidendo per niente la cosa, ma non era necessariamente un brutto segno.

    “Comunque dimenticavo, mi chiamo Bibiane…”

    E lo limonò duro, senza che lui avesse il tempo di scansarsi, manco col settimo senso.

    Quello che in realtà poteva sembrare un’imbarazzante approccio sessuale predatorio in realtà era un modo per allentare il sigillo che la rossa al tempo mise fra le pieghe dalla mente del cavaliere nero. Si, c’erano altri milioni di modi per farlo, ma un po’ di coreografia non fa mai male. Isaac ricordò del richiamo della piattaforma, del tunnel sotto l’oceano e dell’esca sul fondale. Probabilmente avrebbe avuto anche il sentore che quella non fosse la prima volta che si baciassero, se non fosse totalmente svenuto in quel frangente passato.

    “Ciao Isaac, è bello rivederti ❤”

    All’epoca non era conveniente che sapesse di lei, ma essendo le carte in tavola cambiate, forse poteva servigli parlare a tu per tu con lui. Iniziando nella maniera molto intima, magari.



     
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    Anarygon osservó la donna mentre cercava con risultati catastrofici di fingersi una povera adolescente indifesa e spaurita che è finita per chissà quale coincidenza in un posto a lei vietato.

    Certo. E io sono Batman.

    Non disse nulla peró, si limitó a spostare il peso sulla gamba sinistra e godersi lo spettacolo di lei che si agitava freneticamente per chiudere la sua valigia e andarsene.

    A un certo punto peró, molló tutto e si avvicinó in maniera estremamente velocemente a una distanza ridottissima, continuando la sua recita di damigella terrorizzata e iniziando a stuzzicare il biondo col contatto fisico.

    L’Alchimista sapeva bene che si trattava di una menzogna e che sicuramente sarebbe finito in trappola, ma era fin troppo incuriosito da quella persona per elaborare una strategia di uscita dai guai.
    Inoltre, per qualche strano motivo, era certo di non averla mai conosciuta ma allo stesso tempo aveva la sensazione che gli ricordasse qualcuno, senza riuscire decretare chi.

    Intanto, gli si era letteralmente poggiata addosso col corpo caldo, rendendolo incapace di controllare il suo di corpo. Prima che potesse reagire anche solo in uno dei modi possibili peró, disse di chiamarsi Bibiane e gli infiló letteralmente la lingua in bocca.

    Nell’esatto istante in cui questo avveniva, la mente del cavaliere nero venne invasa da una serie di immagini, sensazioni e conoscenze: la piattaforma dispersa nell’oceano, la traccia cosmica della dispersa Black Libra, il suo ritrovamento e la scoperta che in lei si fosse risvegliata la Titana Mnemosine. Ancora: la battaglia con quel mostro dalle fattezze della vecchia lei che oltre ad ingannarlo aveva cercato di ucciderlo e per finire i discorsi allora sconnessi e per lui incomprensibili sulla Lacrima e la Torre.

    Spalancó gli occhi, travolto dallo sblocco di quei ricordi.

    Bib- no. Mnemosine!

    Mentre ricambiava quel bacio forse privo di reali sentimenti ma non per questo privo di passione, inizió a tentare di riordinare quei frammenti della sua esistenza a cui gli era stato precluso l’accesso.

    Dopo il tempo necessario, e dopo aver piacevolmente indugiato nel bacio, ascoltó il saluto della Titana.

    Sorvoló sui convenevoli e riprese direttamente dall’ultimo loro incontro.

    «Immagino che cancellarmi i ricordi sia stata la punizione per essere stato ingannato da quell’oscenità e questo ció che dovrei interpretare come scuse.» disse in tono scherzoso.

    «Ciao Bibiane, o Mnemosine, o magari dovrei evitare tanta confidenza: non ho idea di come dovrei rivolgermi a te, voi o lei.

    Vista l’intimità...»
    abbozzó un sorriso «...credo che opteró per dare del tu alla tua parte umana, se sei d’accordo.

    Sono piacevolmente sorpreso dalla tua visita.
    Un pó meno, devo ammetterlo, della tua capacità di eludere le difese di questo posto, ma immagino che trattandosi di te ed avendo vissuto qui, possa illudermi che basti solo una ristrutturata e non sia necessario rifare tutto da capo.»


    La superó e andó a sedersi ai piedi del letto, spostando il busto all’indietro e puntellando le braccia per sostenersi.

    «Ricorderai che tendo ad avere sempre milioni di domande, perció...
    Potresti sciogliermi qualche dubbio su cos’è successo e sul perchè tornare e ridarmi accesso a quel giorno proprio ora?

    Inoltre, già che sei qui: immagino tu sappia che Oceano è stato qui qualche giorno fa. I miei tentativi di preservare la mia casa - forse troppo sulla difensiva, non lo escludo, ma tutt’altro che ostili - sono stati interpretati come uno sfregio alla sua “indiscutibile” superiorità: nonostante continuasse a rivolgersi a me come “umano inadeguato”, nonostante abbia candidamente ammesso di aver mentito sul non sapere quale la situazione qui, il risultato è stato vederlo gonfiare il petto e minacciare distruzione.

    Piomba qui con non si sa bene quale intento, cerca un dialogo che peró rifiuta barricandosi dietro una presunta superiorità intrinseca - che dovrebbe sapere essere nel migliore dei casi completamente ignorata da queste parti - e finisce infuriato e ostile.

    Lui. »
    accennó una risata sarcastica, per poi rifarsi serio.

    «Poi arrivi tu.

    Aiutami a capire cosa stia succedendo perchè la situazione mi sembra alquanto bizzarra, anzi ho un vago sospetto che tu stia per farlo, o non mi avresti sbloccato la memoria, giusto?»


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    Edited by Kriøs - 29/5/2019, 18:30
     
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    Billie Eilish - bad guy

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    "Ho vissuto metà della mia vita mortale su questa isola. Potete erigere tutte le barriere che volete, un modo per tornare qui lo troverò sempre”

    Omettendo alcuni particolari che le erano serviti, tipo che fra i suoi doveri di titano c’era quello di raccogliere costantemente informazioni su tutta la popolazione del mondo, un database alquanto comodo per mettere in evidenza tutte le falle di un sistema difensivo.

    Mentre Isaac parlava, Bibiane continuava a guardarsi intorno cercando di capire che fare di quel casino che era scoppiato nella ex-camera, iniziando a raccogliere le sue cose che si erano spalmate un po’ ovunque quando l’equazione fisico-chimica che includeva il capo dei black saint e uno qualsiasi dei titani esplose in tutta la sua fragranza sulfurea.

    Il palmo della mano impattò la sua fronte con gentilezza inaspettata, mentre dalle sue labbra uscì una sommessa cantilena in titanico stretto che ad altre orecchie poteva sembrare qualcosa di blasfemo per poi finire in una sorta di vocalizzo basso.

    Sbuffò e riprese a rimettere in ordine. La faccenda si stava facendo scottante e le conveniva sbrigarsi a mettere a posto le sue cose. Nel frattempo, fra un vestito e un paio di scarpe che finivano dentro quella valigia stranamente capiente, provò a rispondere al cavaliere nero.

    “Senti Isaac non te la prendere. Oceano è solo un tatone che pensa di essere indispensabile al bene del mondo. Non si è accorto che il pianeta è andato avanti per fatti suoi da ere intere ormai. Fa quello che sente, crede di essere utile. Facciamo così…da sorella ti chiedo scusa sua se si è comportato sulle righe, ma proprio non ci arriva. Anche perché manco tu c’hai un carattere facile. Dai!”

    Si fermò giusto il tempo di provare a piegare quella che a prima vista poteva sembrare una gonna dalla forma stretta e lunga, ma che poi si rivelò essere un tubino bianco ad altezza vaginale.

    “Quanto riguarda me, ero venuta giusto per prendere le mie cose. Non sai quanto può essere difficile trovare Dior in un mondo post-apocalittico. Mi manca quanto l’aria.”

    Inspirò su una gonna tutta tulle con fare estasiato, anche se puzzava di chiuso da morire. La infagottò e mise nel bagaglio.

    “Poi ti ho visto e ho pensato che forse era il caso di farci quattro chiacchiere visto che sei diventato il capoccia da queste parti. E cosa di meglio di una bella pomiciata ripristina memoria per iniziare un dialogo?”

    Non faceva una piega, la gonna. Dopo di che fu il turno di due ciabatte argentate con allacciatura alla schiava, nastrini in tinta.

    “Pensa ti poteva andare peggio, poteva passare di qui Giapeto. Hai conosciuto Oceano…bene…ora prendi la sua spocchia titanica e impiantala su Gabriel e pensa che ne esce. Adesso ha preso pure la fissa a trasmutarsi in donna. Fossi in te starei attento, è facile che te lo trovi davanti visto che ha ancora dei conti in sospeso da queste parti a quanto ne so.”

    La rossa non aveva ancora riposto le scarpe, ma continuava a tenerle in mano per aiutarsi nel dialogo, tant’è che finirono per essere puntate in direzione di Isaac.

    “Fa una cosa. La prossima volta chiama me. Sono l’unica rimasta al labirinto con un briciolo di umanità, o buon senso, dipende dai punti di vista”

    Infilò le scarpe in borsa di getto e continuò il suo lavoro con un paio di leggins che erano finiti ai piedi di Isaac. Fece il giro del letto e si chinò lentamente a prenderli. Si rialzò e iniziò a piegarli. Proprio davanti a lui.

    “Comunque. A parte lo sfogo di una sorella esaurita a mettere in ordine i casini che fanno i fratelli, te come stai? C’è niente che posso fare?”




     
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    Ascoltó Mnemosine sottolineare il fatto che in qualche modo sarebbe sempre riuscita a entrare sull’Isola, poi la osservó incuriosito mentre si esibiva nel classico gesto di chi osserva o ascolta qualcosa di profondamente stupido e commentava la situazione in una lingua a lui sconosciuta, fatta di suoni quasi fastidiosi per orecchie umane.
    Il tutto senza smettere di muoversi come una trottola nella stanza arraffando vestiti, scarpe e qualsiasi tipo di accessorio le capitasse sotto il naso.

    Il cavaliere nero annuì alle parole di Bibiane su Oceano e poi sul suo caratteraccio e sollevó contemporaneamente occhi e sopracciglia in una smorfia di riluttante accettazione dei fatti accompagnata da un sospiro, poi continuó a seguire in silenzio parole e atteggiamento della Titanide, in piena linea con quanto lui avesse mai saputo su Bibiane.

    Finì per puntargli contro le... come si chiamavano? Manolo? che gli avevano permesso di scovarla, mentre lo invitava a rapportarsi con lei piuttosto che con i suoi fratelli e lo metteva in guardia da possibili apparizioni di Gabriel/Giapeto.
    Continuava ad infilare di tutto nel valigione, compreso l’ennesimo capo d’abbigliato, che si chinó a prendere e si rialzó per piegare: nulla di diverso dal resto, salvo che l’intero movimento avvenne esattamente dritto sotto gli occhi del biondo.

    Gli chiese infine come andassero lo cose e cosa potesse fare, lasciando uno stuzzicato Isaac ad avere la netta impressione che volesse volutamente essere ambigua.

    «Sai una cosa? Hai perfettamente ragione: avere a che fare con te è decisamente meno irritante che con tuo fratello. Figuriamoci poi un Gabriel al quadrato.
    Tralasciando quando delle tue imitazioni sanguinolente e incazzate vogliono farmi fuori, ovviamente.»
    ridacchió.

    Non aveva più l’impedimento di una relazione con Estelle, nè tantomeno intenzione di averne alcuna: quel tipo di legame non era più concepibile per lui, ormai identificato come una debolezza autoimposta. Non che questo comprendesse lasciarsi andare a piaceri slegati da sentimenti, era umano dopotutto, ma lasciare tutto il divertimento ed il controllo a lei sarebbe stato uno spreco: perchè privarsi dell’altrettanto piacevole tensione e ridursi ad animali?

    Si mise più comodo.
    Dopo aver rilanciato il sottinteso, tornó ad una conversazione più standard.

    «Sto cercando di cambiare le cose.
    Dopo quanto successo con i primi Alchimisti e alla Torre, ho capito parecchie cose e rivisto alcune convinzioni.
    Ció che mi interessa difendere, ora, è l’umanità come soggetto, non i soggetti che ne fanno parte.
    Ma ci sarà tempo per questo.
    Piuttosto, ci sarebbero un paio di cose che potresti fare, se ne hai voglia.
    Una di queste potrebbe essere raccontarmi come mai farfugliassi qualcosa al telefono su Lacrima e Torre prima ancora che l’attacco iniziasse. C’era forse qualche altra incognita dietro ció che è successo?»


    L’altra la lasció in sospeso, deciso ad assaporare lentamente il gusto di chiedersi fin dove si sarebbero spinti, entrambi.

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    Imany – Don't be so shy Filatov & Karas Remix


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    Cosa era stato? Sbaglio o il buon Isaac stava fliratando con lei?

    Affascinante, era secoli (non letteralmente, figurativamente) che non incontrava qualcuno che si divertisse a flirare con lei. Certo, stare in giro per il mondo a sventare una catastrofe dopo l’altra, e il lungo periodo passato in “stand-by”, passatemi elegantemente il termine, non avevano di certo aiutato.
    Non era uscita per feste, per bar, per negozi, per strada. Non aveva fatto nulla di divertente ed anche volendo non c’erano più locali per via di un armageddon di troppo.

    Tutta quella situazione stava passando dall’imbarazzante allo stuzzicante, quindi perché non continuare col gioco?
    “Quindi sei in vena di restauro? Auguri! Mi raccomando trattami bene la casa. Ci sono molto affezionata, e se l’inquilino che stava prima di me qui ha lasciato tutto come era, forse ci sono ancora due stanze che vale la pena di salvare”

    Girò i tacchi e continuò svogliatamente a raccogliere le cose e metterle sul letto. Ormai aveva quasi finito.
    “Ma torniamo a quello che posso fare per te.”

    Disse sorridendo. In quel momento stava piegando della biancheria intima. Di pizzo nero. Indugiò un attimo.
    “Questo potrebbe tornare utile…dicevo che era da un po’ di tempo che monitoravo l’attività psionica intorno all’isola della regina nera. Diciamo che avevo avuto informazioni da una fonte attendibilissima che una certa entità stava cercando di mettere le mani sulla lacrima per i suoi scopi”
    Stava piegando un microvestito rosso, quando gli diede un'occhiata dubbiosa. Dubbiosa e divertita.
    “Scusami se lo provo, ma è passato un po’ di tempo e non so se mi entra ancora”

    Se ne andò dietro al paravento, che si trovava tuttavia davanti una finestra. La sola fonte di luce non lo rendeva trasparente, ma l’ombra di Bibiane che si svestiva si stagliava nitida e perfetta.
    “…e si dia il caso che quell’entità fosse quello che voi chiamate Thanatos la morte. Suppongo che Candice ti abbia avvertito che l’ha incontrato, o sbaglio?…”
    In quel momento era nuda, e la sua sagoma si delineava lungo il paravento
    “Intuendo quello che poteva succedere, ho preso provvedimenti e ho iniziato a monitorarvi. Ho fatto bene. Angra Mainyu stava puntando al possesso di quello che puoi considerare il pilastro fondante della realtà. Quisquiglie insomma. Ma prima di passare all’azione avevo bisogno di prove ed indizi. Quando ho intercettato quel falso Holocron mi sono stupita che ci fosse qualcun altro su quella piattaforma.”
    Il pizzo della biancheria era un origami di ombra sul paravento mentre saliva sul corpo della rossa. Poi fu la volta del vestito che con qualche strattone gli calzò di nuovo.
    “Quindi puoi comprendere il mio comportamento. Sono operazioni delicate e occorre una certa segretezza”
    Stava parlando ancora del suo piano? Uscì da dietro il paravento tenendosi il vestito su con le mani, dopo di che si girò, mostrando al cavaliere nero la sua bianca schiena nuda, lambita al lato da una cascata di riccioli rossi
    “Scusa ti spiace la zip. Da sola non ci riesco””



     
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    La situazione stava diventando... interessante.

    Lei rispose alle sue domande, rivelando un coinvolgimento di Thanatos in ció che era successo alla Tomba di Urano ed il suo tentativo alla piattaforma di tenerlo alla larga, in cui Isaac si era trovato di mezzo.
    Intanto peró, la rossa stava proseguendo il gioco di provocazioni: decise di provare un vestitino che definire tale sembró al cavaliere nero un’iperbole bella e buona. Andó dietro un paravento controluce e pensó bene di indossare anche il completino intimo di pizzo che aveva sventolato qualche secondo prima.

    L’attenzione di Isaac era messa a dura prova: quelle informazioni non erano da sottovalutare, ma cercare di ignorare ció che stava avvenendo davanti ai suoi occhi era decisamente difficile.

    Rimase qualche secondo incantato dai giochi di luce che attraverso il paravento mostravano la sagoma di Bibiane in tutta la sua sensualità, poi scosse leggermente la testa e tornó a pensare a questioni meno stuzzicanti.

    «A dirla tutta, no.
    Quando siamo tornati era comprensibilmente devastata e ci ha evitato persino per la riunione del nuovo consiglio. Ho cercato di raggiungerla ma ho pensato che chiederle cosa fosse successo sarebbe stato troppo. Era troppo presto.
    Poi è svanita nel nulla.»


    E questo era tutto, riguardo Candice.
    Quanto a Thanatos, invece, immagazzinó le informazioni, convinto ad affrontare la situazione in un momento differente.

    «La Morte ha fatto la sua mossa, allora.
    Caos, Corruzione e ora Antichi e Spettri.»


    Constató, mentre Bibiane usciva dal parapetto sinuosa e gli progeva la schiena nuda per allacciare la zip.

    «La situazione sembra stare precitando velocemente sotto il nostro naso.» concluse.

    Una frase che si rivelava valida su tutti i livelli, in quel momento.

    Seguì con delicatezza con la mano destra il binario corrispondente della zip da cima a fondo, sfiorando di conseguenza la schiena della donna fino a raggiungere ed afferrare la piccola linguetta che gli avrebbe permesso di ripetere il movimento al contrario e chiudere lo spacco nel tessuto.

    Assieme alla memoria di quel giorno, gli erano tornati i ricordi di un bacio rubato mentre perdeva i sensi, ora naturalmente accostato a quello che era servito in quella stessa Magione per avvicinarsi a Bibiane anni indietro.

    Quella donna - o forse era già il Titano della memoria, ma non importava - sembrava avere una passione speciale per lui almeno quanto il cavaliere nero era incapace di ignorare la cosa, specie se mantenuta su un piano privo di chissà quali implicazioni.

    Avvicinó quindi il volto al di sopra della spalla di lei e le sussurró vicino all’orecchio.

    «Non vorrai cancellarmi la memoria anche di questo..»

    Parole quasi soffiate: soffici ma decise, seguite dal tentativo di annegare il volto nell’incavo della scapola e baciarle il collo mentre le mani, ormai libere, puntavano i fianchi.

    «Non sono affatto concentrato.

    Dovremmo riprendere a parlare più tardi.»



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    Le punte delle dita di Isaac sfiorarono la sua spina dorsale nell’alzarle la zip. Su Bibiane ebbero lo stesso effetto di due cubetti di ghiaccio passati sulla pelle e le fecero venire la pelle d’oca.

    Era impossibile non sentire come l’aria intorno ai due si stava elettrizzando, e una volta tanto non per due cosmi che ardono per la battaglia, ma di un altro tipo di fuoco, non meno impetuoso.

    Il cavaliere dietro di lei, il suo alito gli stava accarezzando il collo, indugiando sulla sua prossima mossa. Era giunto quel momento peculiare in cui il corteggiamento perdeva le sue nette contrapposizioni e in cui le provocazioni sfocavano in sensazioni. Era finito il gioco strategico della dama o degli scacchi, lo stuzzicare, la caccia, ma qualcosa di nettamente diverso.

    Bibiane sentì salire quella sensazione da dentro, quella vertigine data dalla sospensione dell’attimo, in cui si può ancora scegliere, prima che la situazione prenda una svolta decisa. Poteva fare una battuta, passare le mano, o poteva vedere cosa si celasse sotto quei vestiti, se qualcosa di reale o un bluff. La rossa si lasciò andare, lasciando che Isaac la baciasse sul collo. Showdown.

    Quelle labbra erano leggere ed indugiavano sulla sua pelle profumata, mentre sentiva le mani scendere e le sue spalle premere contro il petto di lui. Bibiane per un attimo chiuse gli occhi mordendosi le labbra, godendosi la sensazione. Da quanto tempo non lasciava che qualcuno si avvicinasse così? Era sempre lei al comando della situazione, a dettare le regole del gioco. Stavolta non sapeva perché, ma non ne aveva bisogno, stava provando a dare a lui il timone e lasciarsi guidare.

    Era una sensazione stupenda. Sorrise. Lo lasciò sussurrare, lo lasciò godersi il momento, l’avvicinamento. Gli stava concedendo la fiducia necessaria affinchè potessero essere complici. Il mondo attorno perse i suoi lineamenti, e lei in quel momento si spogliò del suo ruolo. Non più il titano, non più Mnemosine, e nemmeno Bibiane.

    Si girò su se stessa, lasciando che le mani di Isaac le accarezzassero i fianchi. I suoi capelli rilasciarono l’aroma dolce del suo shampoo.

    Bibiane guardò quelle labbra dal tocco tanto delicato. La sensazione che prima era vertigine dentro di lei stava sfumando, diventando qualcosa di più simile a un fiume caldo, ancora lungi dall’essere in piena e rompere le acque, ma il cui livello saliva piano piano, stuzzicandole le fantasia e i sensi. Si scoprì a desiderare quelle labbra, iniziò a fantasticare su quali luoghi potessero e dovessero scoprire, a volerle per se. Le sfiorò con la punta delle dita, memorizzandone la sensazione, poi alzò lo sguardo.

    I suoi occhi erano i suoi, la sua mente era la sua, i loro pensieri erano suoni muti, di un linguaggio che in quel momento apparteneva solo a loro. Se lei non era più Bibiane, lui non era neppure più Isaac. Erano semplicemente un uomo e una donna, e tutto il contesto di guerra che li aveva fatti incontrare perdeva di significato. Sussurrò delicatamente:
    “Hai ragione, non sono questi discorsi da fare adesso”

    Con una mano si aggrappò alla spalla di lui. Si trovò a diretto contatto con il suo corpo, desiderosa di accorciare lo spazio fisico fra i due. Era la voglia di intimità, di avvicinarsi, di perdersi. In quel gesto si accorse che anche lui la desiderava, e la cosa non fece altro che alimentare il tumulto interiore che le saliva.

    Ogni gesto si incastrava con quello successivo, e tutti stavano convergendo in una direzione, che le lasciava solo intravedere l’esatto finale, senza contronarlo precisamente. Schiuse leggermente le labbra leggermente inumidite dal desiderio. Il suo respiro si stava sintonizzando con quello di lui. Poteva aggiungere qualche parole, ma ormai non era tutto futile.

    La sua mano gli accarezzo il petto scendendo dalla clavicola al capezzolo, apprezzando la curvatura della sua muscolatura, cercando il contatto con la sua pelle, di cui sentiva il crescente bisogno, ma che indugiava ancora a cercare sotto i vestiti.

    Ruppe l’attesa, socchiudendo gli occhi e baciandolo, lasciando che lui la corrispondesse.



     
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    Tutti i discorsi che avevano intavolato fino a quel momento sembrarono perdere senso, consistenza e persino il loro posto nella mente dell’uomo.

    «No... Non è affatto il momento.»

    Ció che stava accadendo in quell’istante era qualcosa che ormai era stato rimandato da fin troppo tempo: una prima volta per mezzo di Boadicea, poi con quell’incontro la cui memoria gli era stata sottratta, senza includere il suo essere impegnato con Estelle.
    Lì, peró, quel giorno e in quel momento, erano liberi di lasciar accadere ció che da tempo avrebbe dovuto accadere.
    Isaac e Bibiane o Anarygon e Mnemosine, non era rilevante: le due esistenze erano finalmente arrivate al loro punto di fusione.

    Il biondo si lasció baciare e corrispose, oh, se corrispose.
    Durante quel bacio le loro mani si rincorsero lungo i corpi e attraversarono i vestiti, fino a rimuoverli del tutto e scaraventarli in giro per la stanza: i due si abbandonarono agli istinti e consumarono la passione che li stava incendiando.

    Più tardi, dopo essersi soddisfatti e saziati a vicenda in un turbinio di piacere e desiderio finalmente soddisfatto, giacevano uno accanto all’altra, ancora nudi e abbracciati, sul vecchio letto della titanide.

    «Stavolta vorresti almeno concedermi di ricordare? Me lo sono meritato?» scherzó il cavaliere nero mentre accarezzava i capelli rossi della sovrana della memoria, prima di perdersi per un secondo in un pensiero che non avrebbe dovuto manifestarsi in un momento simile.

    Le sue sinapsi sembravano iniziare a riallacciarsi, demolendo violentemente la bolla che avevano creato e lasciando che il resto del mondo inondasse all’improvviso quello che era brevemente stato il loro nido privato.

    Cercó gli occhi di lei, come per scusarsi di quanto stava per dire e assaporare un’ultima volta la piacevole sensazione di pensare ed agire senza dover tenere in considerazione nient’altro che se stesso e chi decideva liberamente di includere.

    «....e ora?»

    Avvertì quasi dolore fisico nel pronunciare quelle due brevi parole: riuscì ad identificare ogni centimetro del suo corpo in cui i muscoli ed i nervi tornavano in tensione. Fu come se un vetro venisse infranto e le schegge scaraventate ovunque sotto i suoi occhi.

    Fine della ricreazione?

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    I due si lasciarono travolgere dalla passione. Fu inaspettato e appagante; erano come tornati vivi in uno spazio non definito, fuori dalle miserie del mondo. Erano stati di nuovo carne, sangue, e sospiro e pensiero. Bibiane tornò Bibiane, non la dea, Mnemosine, ma la donna. Isaac senza armatura non era più il discendente di una stirpe di antichi cavalieri oscuri, ma solo un uomo.

    L’attimo dopo li colse, traditore. Bibiane indugiava ancora abbracciata a Isaac, godendo di quello stato di indefinita appagatezza che seguì. Non poteva durare, lo sentiva lei e lo sentiva lui. Il peso dei loro pensieri che aleggiava su di loro come una spada di Damocle. Fu Isaac a romperne il filo.

    Bibiane ruppe il ghiaccio con ironia come era solita fare, indugiando ancora con le mani che descrivevano spirali immaginarie sul petto di lui.
    “Oh…non pensavo…se vuoi conosco un paio di ristoranti carini qui vicino a Bali che devi proprio provare…”
    Gli accarezzò il volto, poi sospirò. La realtà era piombata di nuovo in quella stanza, con il suo peso. Se si fossero incontrati qualche tempo fa, in un’altra vita o in un'altra era, magari avrebbero davvero potuto lasciarsi il mondo alle spalle, ma adesso più che mai a loro due non erano concesso. Cavalieri, dei, entità preposte a salvaguardia di un mondo in rovina.
    “…se fossero ancora in piedi, ovviamente.”

    Si rigirò nelle lenzuola cercando la sua biancheria, per poi ricordarsi che non si trova sul letto. Si alzò seminuda coprendosi con le lenzuola, ma lasciando la parte di dietro del suo magnifico corpo libera per lo sguardo di lui e fece qualche passo per raggiungere gli indumenti sul pavimento.
    “Io mi occupo di minacce dal passato, per il futuro l’esperta è mia sorella”
    Recuperò il suo intimo e si rigirò verso di lui. Lo vide, ancora nudo indugiare sul letto e rasserenò il suo viso. In quegli istanti, sembrava che la vecchia lei fosse davvero tornata. Perché lasciarla andare così presto?
    Tornò a stendersi su di lui, premendo il suo corpo contro il suo. Lo baciò, e lo guardò di nuovo con gli occhi dell’intimità.
    “Se mai un domani avessi bisogno di me, io ci sarò”
    L’alito di Bibiane era sul collo di Isaac, le voce calda nel suo orecchio.
    “Pensa intensamente a questo giorno. Sei legato a me adesso sai”
    Lo guardò dritto negli occhi, con ardore. Una proposta di qualcosa?
    “Nulla di sentimentale, solo un ponte telepatico”

    Gli fece un occhiolino e ridacchio, rotolandosi su se stessa dall’altro lato del petto, nascondendo la sua intimità sul materasso che una volta era il suo, districandosi con la biancheria di pizzo che era diventata ormai una palla di tessuto.
    “Non garantisco nulla, ma può essere che possa convincere all’occorrenza la mia gente. Piuttosto tu tienimi aggiornata delle vicende qui dentro. Potrei farne anche a meno a dire il vero, ma è una buona scusa per intrattenere qualche rapporto umano. Sapessi quanto è noioso il labirinto”
    Poi la guardò. Stette in silenzio istante, prendendo le fila degli accadimenti.
    “Sei un tipo particolare Isaac. Nessuno avrebbe mai scommesso nulla su di te, da come ti sei lasciato congelare qualche anno fa, eppure guardati adesso, a fare il boss sull’Isola della regina nera, e sesso con una dea. Lo avresti mai pensato? Hai uno stile tutto tuo, forse quello che ci vuole su questo fazzoletto di terra in questo periodo”

    Il tempo stava scadendo. La realtà non aspettava e c’erano altre questioni in sospeso che li aspettavano. Bibiane iniziò a raccattare le sue cose, non senza indugiare ancora sulle labbra del cavaliere nero.
    “Posso fare altro per te?”




     
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    Per opera di colei che si trovava al suo fianco accadde qualcosa di speciale, qualcosa che non credeva potesse succedere in circostanze simili: Mnemosine, Bibiane, entrambe o una semplice essenza di donna priva della traccia di entrambe, non importava, scherzò su un eventuale proseguimento per quell'incontro, guadagnando per entrambi ancora qualche istante di spensieratezza.

    La osservò alzarsi per recuperare l'intimo per poi non limitarsi unicamente ad osservarla mentre gli si stendeva addosso.
    Ancora un bacio, ancora sguardi roventi e qualche parola che rimbombò nella stanza.

    Fu lui a sventare ogni eventuale possibilità di riavvolgere il tempo a qualche minuto prima, con un principio di risata soffocato, lo stesso di quando ci si rende conto dell'ironia di una situazione.
    Commentò le parole di Mnemosine, ora palesemente intenta a reclamare il controllo sul corpo di Bibiane, sottolineando la particolarità della situazione.

    «Beh, se questo è il trattamento che si ottiene, la prossima volta mi impegnerò per far sì che il nostro ponte telepatico si deteriori. Quel legame è stato instaurato anni fa, quando mi hai portato proprio qui dentro sfruttando Boadicea e mi hai mostrato stralci di catastrofi.»

    La ascoltò ripromettersi di parlare con i suoi senza assicurare risultati di alcun tipo e chiedere di essere aggiornata sugli eventi futuri per poi lanciarsi in quelle che forse erano le parole più precise e più lusinghiere che anima viva gli avesse mai rivolto o in generale avesse mai pronunciato riguardo la sua persona.

    Le sorrise brevemente e ricambiò un ultimo bacio, prima di congedarsi a modo suo, enfatizzando l'attenzione sul ponte telepatico, mentre la donna recuperava i suoi effetti personali tutto intorno.

    °Non so se fossi già a conoscenza di qualcosa all'epoca, se c'entri tua sorella come dicevi prima o se si tratti semplicemente dell'opinabile umorismo dell'Universo, ma non prendiamoci in giro. Puoi non assicurarmi nulla, pretendere che tornerai o che saremo in contatto per non arrugginire nei rapporti sociali, ma c'è qualcos'altro.
    E' stato meraviglioso e probabilmente potrebbe esserlo ancora, ma tra pochi minuti tu sarai di nuovo la signora della Memoria ed io il portavoce dell'Ordine Oscuro. Isaac e Bibiane, uomo e donna, ormoni e chimica torneranno nei recessi del nostro essere: non è a qualcosa di romantico che mi riferisco. Il nostro legame esiste ed ha uno scopo, anche ben preciso se vuoi sapere come la penso. Hai bisogno di me per qualche motivo o dobbiamo scavare ancora più a fondo? Non ne ho idea.

    Ti ringrazio di avermi restituito i ricordi ed aver finalmente fatto luce sulla totalità degli eventi della Torre, hai deliberatamente deciso di concedermeli e questo conta.°


    La fissava con intensità, pronto a vederla svanire da un momento all'altro, o almeno era così credeva si sarebbe allontanata dopo aver chiesto se c'era altro che potesse fare.

    «No, hai già fatto abbastanza, e lo apprezzo, ma se volessi aggrapparti ancora qualche minuto all'umanità e andare a salutare Estelle per disinnescare una bomba a tempo non sarei certo io a fermarti, instabile com'era il suo animo l'ultima volta che ne ho percepito la traccia.


    A presto, Bi- Mnemosine»


    Socchiuse gli occhi ed inclinò leggermente il viso verso il basso in cenno di saluto, quasi certo che una volta fatti i movimenti di ritorno non l'avrebbe più trovata nel suo campo visivo.

    Sospirò, come percependo fisicamente l'angoscia che riprendeva a colmare il suo essere una minuscola stilla alla volta.

    La giostra aveva ripreso la sua corsa, era ora di rimboccarsi le maniche.

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