Una visita inaspettata

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    «Accensione non riuscita. Rigetto dell’anima e fusione dei circuiti del core di controllo. Portate l’androide nella sala di rigenerazione, prossimo tentativo dopo che sarà stato rimesso in condizioni dalla Centrale.»

    Gli esperimenti continuavano a fallire, c’era qualcosa che gli sfuggiva.
    Si tolse gli amplificatori cosmici dalle tempie e andó a controllare i danni sul robot prima che la squadra scientifica lo portasse via.

    Battè il pugno sinistro sul lettino metallico e inizió un check mentale dell’intera procedura nella speranza di capire dove fosse stato l’errore, ma fu bruscamente interrotto.

    Le sirene antiintrusione iniziarono a invadere il silenzio del laboratorio ed i monitor alle sue spalle a lampeggiare.

    «Forma di energia sconosciuta in rapido avvicinamento all costa. 40 gradi a ovest dal porto civile. ALLARME. ALLARME.»

    Hmff... che c’è adesso?

    Inspiró, cercando di prepararsi a chissà cosa avrebbero dovuto affrontare, quindi invió un messaggio telepatico a tappeto a tutta l’isola:

    •Ci penso io. Continuate qualsiasi cosa stiate facendo a meno di nuovi ordini. Mantenere la calma.•

    Tornó al sedile di amplificazione e vi affondó con calma. Chiuse gli occhi e focalizzó l’area indicata dai rilevatori prima di proiettare in quel luogo la sua anima.
    Il suo corpo perse solidità e rimase abbandonato sul posto, permettendo alla sua essenza di viaggiare quasi istantaneamente verso la meta designata.

    La figura di Isaac era sospesa a una quarantina di centimetri dal livello de mare, di fronte ad una serie gorgogliante di onde dal comportamento insolito: una scia di spuma si allungava velocemente verso di lui e una forte emanazione cosmica si faceva sempre più delineata.

    «Non così in fretta.» decretó, cercando di tenere il volume della voce quanto più alto possibile senza urlare o risultare più minaccioso del necessario.

    «Chi sta cercando di entrare nelle acque dell’ Ordine Oscuro?»


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    C'erano molte cose che bisognavano farsi ora che le condizioni di Eithir erano stabili, e le sue responsabilità comprendevano l'ultimare l'accurato lavoro conoscitivo che aveva intrapreso. Dopotutto i Titani erano rimasti isolati per molto tempo, fin troppo per gli standard di coloro che erano i legittimi sovrani dell'universo nella sua interezza, era solo appropriato dunque conoscere chi aveva occupato la Terra durante la loro assenza. Gli autoproclamati Cavalieri Neri, i Black Saint, erano uno di questi nuovi schieramenti.
    Giapeto, nella sua precedente vita umana, era stato capo di quell'ordine di guerrieri umani e aveva provveduto a raccontargli tutto quello che doveva sapere su di loro. Oltre ad aneddoti particolarmente divertenti, talmente tanto che solo di recente era riuscito a farsi passare l'ilarità ogni volta che pensava a loro, ma quelli non importavano; ciò che interessava ad Oceano era prendere quanta più confidenza possibile con la più umana tra le fazioni, per questo motivo si era deciso a vincere i pregiudizi che lo animavano per avventurarsi in quello che sarebbe stato un incontro amichevole, probabilmente il primo da quando il nuovo corso dei Dodici era iniziato.
    Non si sarebbe annunciato, ovvio, perché era scontato che avrebbero dovuto percepirlo e accoglierlo in maniera confacente. Anche se il pensiero di andare semplicemente avanti e vedere fin dove poteva arrivare prima di impattare contro un muro impenetrabile sarebbe potuto essere divertente, ma decisamente poco propizio per il cortese dialogo che aveva in mente.

    Giapeto gli aveva già fornito la locazione dell'isola che i Black Saints usavano come base, Acheron aveva provveduto a scandagliarne le acque intorno, e Oceano si era fatto teletrasportare nel bel mezzo di esse.
    Finalmente non aveva più bisogno di ricorrere a mezzi di trasporto meccanici per viaggiare nel suo ambiente naturale, potendo semplicemente fondersi con le acque per spostarsi in tutta calma e tranquillità. Placidamente avanzò sempre di più verso l'isola, incidendo con calma, completamente indistinguibile dal normale scorrere dell'acqua nel mare se non per la sua Dunamis, che non aveva preso alcuna premura di occultare.
    Dopotutto perché avrebbe dovuto nascondersi? Era meglio che gli abitanti dell'isola lo percepissero e provvedessero a mostrargli come reagivano a presenza sconosciute, un ulteriore modo per valutarne la presenza di spirito e cominciare a trarre le prime conclusioni riguardo al loro modus operandi.
    Quasi pensava che sarebbe arrivato fino alla spiaggia senza incontrare resistenza alcuna, poi però, tuttavia, fu incontrato da qualcosa. Un ragazzo biondo apparve, intimandogli di fermarsi. Ordine Oscuro? Per amor del cielo, potevano scegliersi un nome meno... come dicevano gli umani? Edgy? Che cultura strana.
    Il Titano scelse di rivelarsi, tuttavia.
    L'acqua si sollevò in maniera prima amorfa, poi sempre più definita, rivelando la forma umana di Oceano e scolpendosi formando il suo abbigliamento. Si alzò, in piedi sulla superficie di liquido, con le braccia sollevate in alto parallele al suo appoggio fisico, mentre lo sguardo era fisso sulla figura quasi eterea del ragazzo che gli si era presentato.
    Sciolse la sua pozione iniziale con un gran sorriso, seguito da un vago cenno col capo.

    Salve, figliolo. Io sono Oceano, primo dei Titani, ed è mio desiderio parlare con chiunque sia la massima autorità dei Black Saints, se vuoi essere così cortese da presentarmela. Vedi, vengo in pace e a scopo conoscitivo.


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    La proiezione di Isaac era rimasta immobile.
    Aveva assistito all’insolita scena di una persona che letteralmente si componeva a partire dall’acqua, ma dopo tutto ció che si era trovato davanti in vita sua, forse era una tra le meno sconvolgenti.

    Non fece una mossa nè tradì alcuna reazione neanche al presentarsi del nuovo arrivato.

    Oceano, il primo dei titani. ripetè mentalmente, mentre valutava la veridicità delle sue affermazioni sul venire in pace e voler soltanto parlare col più alto in grado tra i cavalieri neri.

    Sapeva che si stavano risvegliando uno dopo l’altro e che questo poteva voler dire soltanto che sicuramente era implicato qualche piano da mettere in atto.

    «Mi perdoni, signor Titano, ma se le sue intenzioni sono davvero unicamente conoscitive, ho una richiesta da sottomettere.

    Vuole parlare con la massima carica.
    Eccomi: Darth Anarygon, Alchimista Supremo dell’Acquario Nero.
    Sarei lieto di dar vita a una conversazione costruttiva per entrambi, purchè cortesemente potesse evitare di nascondere la verità.
    Essendo stato capace di localizzare così precisamente la posizione di quest’Isola, non riesco a convincermi che non abbia informazioni su cosa o chi ci avrebbe trovato.»


    Continuava a restare immobile.
    Non aveva il minimo accenno di intenzione di lasciarlo proseguire oltre: qualsiasi cosa sapesse su di loro, era suo dovere dimostrare che andavano presi sul serio.
    Lasciarlo arrivare sulla terra ferma e rischiare che fosse tutta una messinscena per attaccare o raccogliere informazioni che li avrebbero etichettati come prede facili non era un’opzione.

    Ipocrita? Abbastanza, ma lui era costretto ad esserlo, data la situazione, al contrario del Titano. Questo peró non gli impediva di intrattenere una conversazione che avrebbe potuto rivelarsi interessante prima di sciogliere la proiezione in completa sicurezza.

    «Ora, se siamo d’accordo su questo punto, mi permetto di usare un tono più consono ad una conversazione amichevole: cosa porta un Titano in questo luogo? Da quanto sei tornato, Oceano? E perchè, se hai voglia di condividere o addirittura cognizione sulla faccenda, in un momento storico agitato come questo?»

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    Al Titano sembrò di avvertire molto più che un pizzico di ostilità dal cosiddetto Darth. Non era una cosa totalmente inaspettata dopotutto, molti umani tendevano a chiudersi a riccio quando venivano messi davanti al "divino", indubbiamente risultato delle atrocità e degli infiniti danni perpetrati dagli olimpici contro i figli di Prometeo, ma l'aspettarsi una cosa non voleva certo dire che fosse meglio accettata.
    Personalmente, Oceano non si considerava un dio. Poteva esserlo per standard umani ed era indubbiamente superiore a loro su un piano prettamente ontologico, ma non aveva mai fatto sforzi per essere venerato; i suoi sudditi che, anticamente e nei tempi moderni, decidevano di rivolgergli preghiere lo facevano di loro spontanea volontà, senza che lui facesse sforzo alcuno per riceverne l'adorazione. Questo era il marchio di un vero sovrano, la differenza tra chi imponeva un narcisistico culto per soddisfare il proprio ego e chi riceveva preghiere come ovvio risultato dei propri sforzi, la vera essenza dell'Imperatore come figura unificatrice.
    Lui era sempre stato favorevole agli umani, benevolo con loro e protettivo nei confronti dei loro sudditi, Darth quindi pensava che Oceano fosse un olimpico come un altro? Che sciocchezza inconcepibile.
    Ma era paziente lui, e lo perdonò, perché in fondo la sua ignoranza era giustificata. Prima di quel momento i Titani erano pochi, isolati, solo ora stavano sperimentando un nuovo rinascimento di cultura e potere, era plausibile quindi che un Cavaliere Nero fosse dubbioso circa le sue vere intenzioni. Decise di fare uno sforzo e andare incontro al suo interlocutore e rispondere alle sue domande prima di passare al punto della questione, per quieto vivere.

    Molte domande, molte domande, a cui fortunatamente posso e voglio dare risposta.

    Il Titano passò le mani sui fianchi, assumendo un'aria quantomeno pensosa mentre rifletteva al meglio su cosa dire e alla maniera appropriata per dirla. Parlò con tono neutrale ma vagamente allegro, nel tentativo di far capire a Darth quanto fosse effettivamente sereno e privo di intenzioni ostili.

    Non è che la locazione di quest'isola sia poi un segreto, un po' come il Grande Tempio dei Saint, e, anche se lo fosse, sono sempre e comunque Oceano.

    Allargò le braccia, sorridendogli ancora di più in maniera divertita, alludendo e indicando le grandi quantità d'acqua che circondavano il suo dominio.

    Non so se il nome mi ha tradito ma sarei il Titano delle Acque, e voi siete circondati dal mio elemento. Anche se non avessi saputo dove foste vi avrei comunque trovati, prima o poi.

    Detto questo, ritornò alla sua posizione precedente, ristabilendo la placida neutralità della sua espressione.

    Nonostante sapessi dove vi trovavate, io personalmente non sono informato sulle vostre recenti politiche interne. Se, nei miei viaggi, avessi incontrato uno di voi avrei avuto premura di chiedere informazioni ma, purtroppo, non ho avuto il piacere.

    Non in un momento aveva smesso di guardare negli occhi il suo interlocutore, o meglio, la sua pallida proiezione.

    Per quanto riguarda me, ho semplicemente interesse a conoscere tutte le parti in gioco in questo momento e vedere se buoni rapporti possono essere mantenuti. Il mondo è sull'orlo di un baratro, figliolo, e non saranno ignoranza e ostilità a salvarci. Ho già fatto questo con i Saint, è solo giusto riservare a voi lo stesso trattamento.

    Cominciò a spostare inconsciamente il peso dal corpo da destra a sinistra, dondolando lievemente, un gesto inconsulto nella sua parte ancora umana che trovava sconforto nello stare immobile per troppo tempo.

    Mi sono risvegliato circa cinque o sei mesi fa, e, non so quanto tu sia informato sulla rinascita dei Titani, ma non si può scegliere il quando e il come, semplicemente succede. Fosse dipeso da me sarei stato attivo ben prima ma, purtroppo, i sigilli di Zeus avevano salda presa sulla mia essenza e le condizioni per il mio ritorno non erano ancora state incontrate.

    Detto questo si protese vagamente verso la figura eterea del suo interlocutore, sorridendogli furbamente.

    Ora, credo di essere stato quanto più esplicativo possibile, quindi che ne dici di venire qui per davvero? Mi fa strano parlare con qualcuno che non ha corpo fisico.

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    Osservó i movimenti del titano e ne analizzó attentamente le parole.
    Effettivamente non sembrava determinato a fare mosse aggressive, nè, per quanto il biondo fosse restio ad abbassare la guardia, a provocare tra le righe. Non più di quanto non avesse appena fatto lui nel tentativo di preservare l’Isola.

    Oceano rispose con calma alle sue domande, pur senza rivelare chissà quali novità, e lo fece con un atteggiamento abbastanza... gioviale?
    Non venne in mente ad Isaac una definizione più accurata per riferirsi a come l’altro aveva reagito.
    Il problema peró era ancora lì, se possibile anche più intricato di prima: dopo la richiesta esplicita del nuovo “ospite”, come poteva rifiutare di palesarsi in carne ed ossa e contemporaneamente tenerlo il più lontano possibile dalla terra ferma?
    Avrebbe voluto, o almeno era quello che avrebbe voluto una parte di lui, lasciarlo approdare, ma cos’avrebbe fatto se in quel momento il Titano si fosse rivelato semplicemente un bravo attore e avesse iniziato a fare strage?

    Si portó una mano al mento, in riflessione.

    Ti ringrazio, Oceano.
    Molti avrebbero interpretato questo mio presentarmi solo in proiezione ed il fatto di essere così restio come un chiaro segnale di belligeranza, reagendo di conseguenza senza comprendere che ho una responsabilità verso quest’Isola e chi la popola.
    Tu no.
    Non in apparenza, quantomeno.

    Per questo te lo devo, hai ragione. Dammi un minuto.»


    Sciolse la proiezione, svanendo letteralmente e risvegliandosi sulla poltrona del laboratorio.

    L’armatura emise i soliti rumori metallici ad ogni movimento mentre si alzava e si accingeva a squarciare la struttura della realtà per sfruttare il piano spirituale e giungere più in fretta da chi lo aspettava, ma un picco cosmico che non riusciva a riconoscere, accompagnato dalla traccia di Yoshi, lo distrassero durante l’operazione.

    Che c’è ancora?? Perchè è tornato prima del tempo e con un cosmo così instabile al seguit- OOOH NO.
    NON CON UN TITANO ALLE PORTE DELL’ISOLA.


    ~Yosh che diavolo succede? Non posso raggiungerti, ma TI PREGO cerca di evitare che quell’incosciente si suicidi portandoci tutti con sè. Io mi occupo di Oceano che è a due passi dal porto, cercheró di tenerlo il più lontano possibile, dovesse pensare che abbiamo intenzione di danneggiarlo in qualche modo.~

    Aprì il regno spirituale e si palesó di nuovo davanti ad Oceano, apparendo qualche metro in aria mentre col ghiaccio arcano si generava un microisolotto per non finire dritto dritto sott’acqua.

    «Perdona l’attesa, qualcosa di inaspettato mi ha distratto, ed è la stessa ragione per cui ti chiedo di avere pazienza ed evitare di raggiungere la terra ferma. Non vorrei che quel picco cosmico che hai sentito e che continua a perdere coerenza secondo dopo secondo ci esplodesse in faccia.
    Mi auguro solo che gli altri se ne occupino con l’attenzione che merita.

    Ad ogni modo, pensiamo a noi.
    Hai scoperto qualcosa di interessante dai cagnolini di Atena? Non sono stati invasi nè mi pare abbiano sventato una minaccia per il multiverso intero come è successo a noi non troppo più in là nel tempo di quando sembra tu ti sia svegliato. Magari hanno sfruttato il tempo per capire come fermare questo scempio che chiamiamo Corruzione.
    O magari ne sai qualcosa tu, vista la tua natura superiore alla nostra?

    Credo che purtroppo noi Cavalieri Neri abbiamo bisogno ancora di finire di sistemare un paio di questioni interne, prima di tornare sulla scacchiera. Strascichi di quello a cui accennavo prima.»


    Aveva il peso scaricato sulla gamba destra, con annessa mano sul fianco corrispondente. L’espressione sul suo viso si adattava alle parole: nessuno si aspettava che sorridesse, ma oscillava tra il serio, il curioso e il preoccupato.
    Stava letteralmente facendo conversazione, pur senza compromettere una reazione fulminea in caso di sorprese.

    «Ma perdonami, tendo a parlare troppo. C’è qualcosa in particolare che incuriosisce te almeno un briciolo, a confronto di quanto tu, o a dirla tutta, voi titani in generale, facciate con me?
    Nonostante quella che spero tu capisca essere naturale allerta, potrebbe essere una conversazione stimolante.»


    Per la prima volta abbozzó un mezzo sorriso, nonostante fosse potenzialmente all’angolo.
    Se tutto fosse andato bene, avrebbe tranquillamente discusso con Oceano e magari Yoshiro ed Estelle avrebbero risolto la loro questione, altrimenti si sarebbe trovato con un Titano in carne e acqua da gestire e ulteriori perdite tra le fila dell’Ordine.

    Giornatina standard.

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    Dire che Oceano era perplesso sarebbe stato estremamente riduttivo. Poteva lasciar scorrere la proiezione astrale di Darth, dopotutto non aveva alcun motivo di fidarsi di lui ed era tutto sommato una misura di sicurezza tollerabile, ma quello che davvero gli dava da pensare era il terrificante picco cosmico che aveva avvertito nell'isola.
    Vasto, perfino più di quello di Oceano stesso, ma terribilmente instabile, una vera e propria bomba cosmica che minacciava di dilaniare l'isola fin nelle sue fondamenta. Beh, fortuna che il Titano si trovava a distanza di sicurezza, ma Darth era certo che fosse il momento adatto per parlare con lui? Se gli avesse detto di tornare un altro giorno lui avrebbe capito e acconsentito ma anche quello, dopotutto, poteva dare impressione di mancanza di controllo e debolezza.
    Non che fare finta di niente e sperare per il meglio fosse una scelta migliore, beninteso, molto semplicemente in quella circostanza non c'erano scelte giuste per la massima autorità dei Black Saints.
    Ascoltò con educazione, tuttavia, senza lasciar trasparire alcuna emozione dal suo volto, soppesando ogni singola parola con l'estrema attenzione che si deve al capo di un'altra fazione, valutando, confrontando, archiviando ogni cosa.
    Sempre guardandolo negli occhi, decise di rispondergli con sincerità. La verità era una sola, pura e semplice, Oceano era curioso. Terribilmente curioso, troppo per il suo stesso bene, non poteva semplicemente accettare le spiegazioni di terzi e dire che andava bene così, lui doveva conoscere, doveva vedere, doveva dare il giusto valore ad ogni cosa. Adesso che poteva, era suo intento recuperare tutto quello che la sua forzata assenza gli aveva fatto perdere.

    Invero sì, so che avete combattuto una feroce battaglia al centro del multiverso, mondandolo dalla lordura degli Dei del Caos. Vi ringrazio di ciò, senza il vostro indiscusso valore con ogni probabilità noi due non saremmo qui a parlare. Durante il nostro Impero abbiamo dato la caccia ad abomini di quel genere, sterminandoli ovunque si trovassero, quindi credimi se ti dico che so cosa significa dare battaglia a quei mostri.

    Questo era vero. Oceano era davvero impressionato dal fatto che avessero tenuto botta contro avversari di quel calibro, avrebbe ritenuto che resistere contro di essi con mezzi irrisori e poteri diminutivi come qualcosa di fondamentalmente impossibile, eppure quel manipolo di "senza dio" era riuscito nell'impresa. Avevano compiuto un miracolo, avanzando con sola determinazione e forza di volontà.
    E con il determinante aiuto di Giapeto e Mnemosine, ad ulteriore riprova del fatto che solo con il supporto e la guida dei Titani l'umano poteva elevarsi a raggiungere la grandezza, ad ottenere traguardi prima irraggiungibili. Che intorno a loro la vita fiorisse era un dato di fatto, i Dodici, dopotutto, erano aspetti della realtà stessa nella loro forma più pura. Nella loro esistenza più perfetta.
    Eppure ora non vedeva questa gloria, non vedeva una potenza soverchiante, non c'era certezza nei propri mezzi, Oceano sentiva solo l'odore della paura, mista al cosmo che minacciava di detonare da un momento all'altro.
    Forse era il caso di settare il teletrasporto per la Torre, giusto come misura di sicurezza nell'eventualità peggiore.

    C'è una cosa che mi incuriosisce, effettivamente. Qual è il vostro obbiettivo? Cosa cercano di ottenere i Black Saints di adesso? In breve, chi siete? Sono certo che tu, più di tutti, potrai fugare questa mia curiosità.

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    Aveva accennato un sorriso, ma appena Oceano riprese parola, quel vago abbozzo si trasformó in pura e completa soddisfazione.
    Non avrebbe mai sperato di ottenere tanto con così poco sforzo.

    Alle loro spalle, nel cuore dell’Isola, Estelle era sempre più instabile. L’Alchimista Supremo di Aquarius percepiva perfettamente le fluttuazioni e intendeva continuare a sfruttare la situazione per tenere sotto scacco Oceano, anche se il Titano aveva appena fatto il suo primo passo falso.

    Attese che finisse di parlare, poi dovette faticare per aggrapparsi al suo autocontrollo: non avrebbe dovuto dare per vinta quella partita soltanto perchè aveva appena mosso il primo scacco.

    «Andiamo con ordine: continui ad eludere con maestria le mie domande e me ne poni sempre di nuove.
    Non l’hai detto tu stesso poco fa? Ignoranza e ostilità non salveranno nessuno.
    Per come la vedo io, questo comprende anche mentire e rispettare un preciso codice, quindi... Prima che io soppesi la gravitá degli eventi da cui sono bombardato in questo momento e decida a quale dedicare la mia attenzione in toto.. Cosa cerchi? Per quale motivo affermi di essere giunto per caso e di non sapere cosa succede su quest’isola se appena ti ho fornito una briciola ti ci sei fiondato come una bestia digiuna da settimane e ti sei tradito? Non ho mai nominato le divinità del Caos, e non sono affatto le uniche minacce per il multiverso, purtroppo.»


    Odiava essere sottovalutato, era una delle cose a cui proprio non riusciva a non ribellarsi con tutte le sue risorse.

    Era giunto il momento che la finissero.
    Tutti.
    Poteva fallire, e anche in quel caso avrebbe fatto di tutto per portare con sè nel baratro quanti più dei suoi ostacoli riuscisse, ma non voleva dire che si sarebbe arreso.
    Lui non si era mai dichiarato spacciato, mai, neanche di fronte alla morte, e ripetutamente. Non l’avrebbe fatto nè in quel momento nè mai.

    Nel caso specifico, a largo delle coste di Death Queen, con un Titano di fronte e una bomba instabile che minacciava di cedere e devastare l’intera isola, l’ultima cosa che avrebbe permesso era di essere trattato da ragazzino impreparato, facile da manipolare o da prendere in giro.

    «Non so come funzionasse prima che fossi esiliato dall’esistenza, ma in quest’epoca se vuoi ottenere qualcosa, devi rinunciare a qualcos’altro, in un modo o nell’altro.
    Quindi prima che io diventi l’ostilità e risponda alla tua ignoranza, puoi iniziare a far sì che il tuo comportamento rifletta davvero la descrizione pacifica e amichevole che ne hai dato, altrimenti non credo abbiamo altro da dirci.»


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    Hai presente quando ti ho chiesto di non nominarmi con nessuno?

    Sì.

    E hai presente quanto girerebbe il cazzo ai Black Saints se sapessero che alla Torre ho, di nuovo, fatto tutto io?

    Non ti seguo.

    Diglielo.

    Vvvvvva bene? Ma perché scusa?

    Perché sono stronzo.


    Il ricordo della conversazione che aveva avuto con Giapeto prima di intraprendere quella missione conoscitiva era ancora ben vivo nella sua memoria, e con esso la richiesta che gli aveva fatto. Dalla sua conversazione con Mnemosine aveva benissimo potuto intuire che, nella sua vita umana, non fosse esattamente amato e benvoluto e, proprio per questo, Oceano aveva deciso di non incontrare i desideri di suo fratello e risparmiare ai cavalieri neri la conoscenza di ciò che era accaduto al centro del multiverso. Non fosse stato altro che per reciproco quieto vivere.
    Ma la reazione di Darth gli fece capire che il quieto vivere non era nei suoi migliori interessi.
    Errore? No, quello di Oceano non era un errore, il nominare gli Dei del Caos era solo l'ennesima dimostrazione di buona fede da parte sua, buona fede che era stata presa e buttata alle ortiche. Voleva mostrare la consapevolezza propria di un signore dell'universo, voleva far capire che era a conoscenza della minaccia che avevano affrontato e li rispettava per quello, ma invece Darth si era lanciato su una traccia inesistente per ottenere... cosa, esattamente? Quale vantaggio tattico aveva ottenuto da questa conoscenza? Quale miglioramento aveva portato alle condizioni di vita della sua isola? Sapere che i Titani sapevano era davvero una così grande cosa?
    Ora basta. Ora. Basta.
    Oceano ne aveva avuto abbastanza di vedere la sua benevolenza incontrare, quando non sfiducia, palese stupidità. Chernobog era stata una singola goccia, ma quella goccia aveva già fatto traboccare il vaso. Era un Titano, non un idiota qualsiasi venuto a prendere aria, il solo fatto che avesse deciso di graziare quell'arido scoglio con la sua presenza significava che sarebbe dovuto essere accolto con gli omaggi appropriati al suo rango, non da malcelata ostilità.
    Voleva la verità? L'avrebbe avuta.

    Me l'ha detto Gabriel.

    Lasciò che la magnificenza della rivelazione aleggiasse per qualche secondo. Aveva volutamente usato il suo nome umano, quello con cui era noto ai suoi ormai ex seguaci, per fargli capire che sapeva effettivamente di chi stava parlando. Poi proseguì, con calma e moderazione, come se stesse semplicemente commentando il tempo.

    Ma noi lo conosciamo come Giapeto delle Dimensioni, progenitore dell'umanità. Ha riscoperto la sua vera natura nel corso della battaglia, al termine della quale ha mondato la Torre dalla lordura degli Dei del Chaos e riparato la struttura della realtà. Me l'ha detto lui, ma voglio portare alla tua attenzione il fatto che si è combattuto a casa nostra; anche se non l'avesse fatto lo avremmo scoperto comunque, dopotutto almeno uno tra noi due deve avere una misura di controllo su ciò che accade nella sua dimora.

    E infine il tono di Oceano si fece molto, molto più duro e terribilmente meno conciliante. Darth si era appena lanciato in una battaglia verbale che non poteva sperare di vincere. L'unico suo eguale, se non suo superiore, al di fuori della famiglia in quell'arte poteva essere Minosse. Solo lui avrebbe potuto tenergli testa in un confronto di retorica, solo da lui avrebbe accettato una sconfitta, ma non da quest'umano che non aveva vissuto neanche uno sputo dei suoi eoni.

    Ora, umano, permettimi di dirti che se qui ci fosse stato mio fratello Iperione avrebbe già ridotto in cenere lo sputo di roccia che tu chiami casa per punirti della tua insolenza, ma io, per tua fortuna, sono un po' più paziente di così. Quindi ora parlerò in termini a te affini, così forse il discorso sarà più chiaro: datti. Una. Calmata. Giocare ad essere grandi e cattivi raramente porta vantaggi, soprattutto se le tue parole sono carenti di concretezza.

    Il Titano fece un semplice passo all'indietro, camminando sull'acqua con serena tranquillità.

    Ti invito a riconsiderare la tua linea d'azione perché, tra noi due, l'unico che ha qualcosa da perdere qui sei tu.

    Su4sahH

    NOME ● Oceano
    ENERGIA ● Viola
    SOMA ● Daghe {VII}
    FISICAMENTE ● ///
    MENTALMENTE ● ///
    STATUS SOMA ● indossata

    RIASSUNTO AZIONI ●
    ABILITÀ ● ///

    TECNICHE ● ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO | °TELEPATIA°
     
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    La prima e semplice frase di Oceano chiarì ogni cosa ad Isaac, seguita dalla spiegazione più cristallina che potesse esistere di ció che stava accadendo.
    Gabriel.

    Aveva giurato a se stesso che non avrebbe più speso parole per quell’uomo, ma scoprire che la sua sparizione era stata soltanto il preludio per la rivelazione della sua identitá da simulacro del titano Giapeto fu contemporaneamente una sorpresa ed il suo esatto opposto.
    Doveva necessariamente essere l’ovvia ragione per cui uno dei suoi “fratelli” Titani era giunto dritto dritto alle porte di Death Queen Island.
    Ora tutto aveva senso.

    Ignoró completamente lo sproloquio infuriato di Oceano, intento com’era a ricomporre il puzzle. Colse solo qualche minaccia e l’ordine di calmarsi, vista la presenza di un cosiddetto essere superiore e una supposta convinzione che un misero uomo non potesse avere idea della situazione in cui si trovava.

    Attese che finisse di sbraitare e rispose con tutta la calma del mondo, ormai consapevole di cosa stava affrontando.

    «Sua immensità Titano, signore delle acque, le assicuro che sono calmo come mai lo sono stato. So che è difficile credere che io stia semplicemente difendendo la tranquilla sopravvivenza della mia casa e dei miei compagni, ma è la verità.»

    Si fermó ad osservare la sua espressione, poi riprese:

    «Apprezzo, Oceano, il tuo trattenere gli istinti nonostante i miei tentativi di difendere il mio territorio, quindi ti diró com’è andata veramente.

    La Torre, la tua casa, come hai giustamente sottolineato, era minacciata da DUE divinità del Caos. Quello che ora è Giapeto, assieme a due Cavalieri Neri, si sono occupati di una. Io ed altri della seconda.
    Non ho idea di cosa sia successo nella loro battaglia, ma se un manipolo di meri umani non ne avessero fermato l’avanzata per poi, con l’aiuto di spiriti degli antichi protettori di Gea, ricacciare Malal fuori dal cuore del multiverso... Beh, sono convinto che le cose non sarebbero come sono ora.
    Solo e semplicemente umani. E abbiamo vinto la nostra battaglia.

    Abbiamo fronteggiato una di quelle minacce, una delle divinità del Caos, e siamo ancora qui.
    Questo è ció di cui siamo capaci, queste sono le vette a cui giungiamo quando siamo animati dall’ira.
    Slaanesh e Malal volevano usarci, credevano di poter disporre di noi come fossimo pedine inutili, ma il risultato che hanno ottenuto non è stato altro che non quello di riconnetterci alle nostre origini e farci abbracciare furia e odio verso chi aveva tradito e si permetteva di credersi superiore.
    Lasciarci scoprire queste armi e fare in modo che capissimo quanto potenti possiamo diventare quando ogni fibra del nostro corpo ruggisce contro qualcuno è stato il loro più grande errore.»


    Si mosse leggermente, facendo qualche passo, prima di concludere.

    «Non ho intenzione di cercare la tua approvazione nè alleati, così come non ne ho, oggi, di farmi dei nemici.
    I Cavalieri Neri sono su quest’isola e stanno lavorando per rivelare le loro verità al mondo. Il mio interesse giace soltanto nella preservazione e nella preparazione dell’Ordine per ció che sarà.
    Perció a te la scelta: sei soddisfatto di ció che hai scoperto o vuoi rendere me e gli altri ancora più pericolosi agendo di nuovo in maniera apertamente ostile e denigratoria?»


    «Parlato» - Pensato - «Altri»

    Black Aquarius liv VI - Energia Blu

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    Inutile negarlo, una parte di Oceano si sarebbe aspettato che Darth comprendesse la natura dei suoi errori e si scusasse, che magari gli offrisse un dialogo veramente costruttivo, e invece nulla. Niente di niente di niente, stupide idee seguite da vuote minacce seguite da altre stupide idee, non esistevano parole in nessun dizionario che potessero spiegare quanto si sentisse frustrato.
    I cavalieri neri erano i campioni dell'umanità, giusto? Coloro che più di tutto incarnavano l'umana sete di conoscenza, la spinta evolutiva, il puro potenziale di sviluppo che non doveva essere toccato dagli olimpici, avevano combattuto contro due Dei del Chaos ed erano usciti vivi, quindi perché davanti a lui si stava verificando questo? La battaglia era stata così cruenta da aver abbassato il loro livello intellettivo medio ad un livello così orripilante per guardare questo Darth negli occhi e credere che fosse un buon capo? I meccanismi del cervello umano, quando costretto ad operare sotto tensione, ancora lo eludevano completamente.
    Oceano sospirò, stavolta con stanca e malcelata irritazione, mentre si passava la destra all'altezza della fronte con tutta la delusione che era in grado di esprimere nel suo umano viso. No, non era andata per niente come credeva.
    Inspirò profondamente, raddrizzò la sua postura e decise di dare un taglio a quella patetica sceneggiata, guardando il suo interlocutore in volto e parlando con voce potente, certa e roboante. Non curandosi neanche di nascondere quanto fosse effettivamente piccato.

    Sei stato tu a cominciare con l'ostilità e le mancanze di rispetto, umano, la mia risposta si è solo conformata alla pochezza del tuo intelletto. Ti avrei riservato maggiore riguardo se non avessi cambiato atteggiamento per tre volte nell'arco di due minuti.

    Oceano parlò, per la prima volta dal suo risveglio, senza remore alcuna. Era sempre calmo, tremendamente calmo, ma all'universo c'erano solo due cose in grado di fargli perdere la pazienza in maniera praticamente istantanea: stupidità e maleducazione, e in quella circostanza erano state dimostrate entrambe abbondantemente.

    Umano. Hai ripetuto e sottolineato più e più volte questa parola come se volessi farmi dispetto, come se per me l'umanità sia un insulto; in verità io ti dico che ho conosciuto umani capaci di grandi cose, nonostante su di loro gravasse il peso di colpe non loro, e li ammiro con ogni fibra del mio essere. Tu non sei fra questi.

    In quel momento perse, vagamente, il controllo. La sua Dunamis esplose in molteplici sezioni filamentose di pura energia verde chiaro, spandendosi in ogni direzione ed mostrando la sua vera magnificenza. Non era ostile, non aveva intenzione di sferrare un attacco, solo di provare un punto.

    Attento a chi minacci, cavaliere nero, l'unico motivo per cui non ribalto la tua isola è perché non la considero sufficientemente rilevante da meritare un mio sforzo. Hai combattuto contro gli Dei del Chaos e sei sopravvissuto? Ammirevole, ma quelle due frazioni di frazioni di frazioni di potere impallidiscono al confronto con gli orrori che io e la mia famiglia abbiamo affrontato!

    Le acque si mossero al tono della sua voce, agitandosi e increspandosi.

    Parli di rabbia? Combatti una guerra eterna contro i Daimon, non i fantasmi semi inesistenti di oggi, i VERI Daimon, poi potrai parlarne. Parli di tradimento? Affronta il Dio Antico tuo padre al pieno dei suoi poteri e sigillalo al centro del multiverso, poi potrai parlarne. Parli di verità? Dà la caccia ai centotto demoni primordiali, ognuno al pieno della sua forza, e ai due Dei Gemelli e sigillali per tutelare il creato, poi potrai parlarne.

    E, improvvisa com'era venuta, la tempesta si placò. Oceano prese un respiro profondo, poi un'altro, emettendo una vaga nube di vapore rovente dalle narici. La sua pelle, per un istante, stava diventando da blu a rossa, ma era stata la perdita di controllo di un momento. Alzò la mano al cielo, e particelle azzurre presero ad avvolgerlo. Aveva sprecato fin troppo tempo.

    E in tutto questo le tue minacce potrebbero anche essere credibili, se provenissero da qualcuno che ha un vago controllo di quello che gli accade intorno, cosa che tu evidentemente non hai. La prossima volta che ci provi, tuttavia, assicurati di poter dar seguito a ciò che prospetti. Se non esplodi prima, insieme a quest'arida roccia, s'intende.

    E sparì, in uno sfarfallio di energia che non lasciò niente.









    °Candice? Posso disturbarti?°

    °Ciao Oceano. Sì, ma sono in appostamento, potrei risponderti a scatti.°

    °Scusami, ma questa te la devo chiedere. Tu quando eri tra i Black hai conosciuto qualcuno di nome Darth?°

    °Darth...?°

    °Darth, sì.°

    °Ho capito, nel senso, quale?°

    °Ah ce n'è più di uno?°

    °Eh sì.°

    °Ma perchè hanno tutti lo stesso nome? E' stupido.°

    °... aspetta un attimo, mi faccio risentire io.°


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