[TRAMA] Sunrise of a New Era

Oceano e Helios

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    Per la prima volta da quando si era incarnato, Oceano sentiva speranza.
    Non ci aveva mai effettivamente pensato, considerando quanto ne aveva parlato, ma lui non aveva speranza. No, lui credeva di averne, di avere fiducia nel futuro, ma un padre non può essere davvero ottimista senza avere al suo fianco chi più amava al mondo: i suoi figli. Dopo la simpatica disavventura che lo aveva portato a festeggiare il suo compleone aveva avuto la possibilità di riabbracciare tutti tra i suoi figli e figlie e riportarli a casa, e doveva dire che era completamente un'altra storia con loro intorno.
    Ovunque si girava c'era qualcuno affaccendato in qualche modo, nelle mansioni che Oceano stesso aveva loro assegnato, e il poterli rivedere e parlare con loro dopo tutto quel tempo gli provocava emozioni indescrivibili. Aveva perso molto, il Titano, ma adesso aveva finalmente recuperato uno dei pezzi più importanti della sua esistenza, più di qualsiasi trono o impero. Aveva la sua famiglia.
    Mancava ancora qualcosa, vero, mancava la sua amata moglie, ma adesso, per una volta, l'attesa di lei sarebbe stata resa tollerabile dai suoi bambini.
    E poi il solo pensiero di accogliere Teti, mostrandole l'interezza della sua famiglia che l'aspettava, bastava per dargli una gioia difficilmente descrivibile.

    La maestosa città che Oceano stava costruendo nella magnificenza della sua sezione di Torre stava venendo su estremamente bene, sarebbe bastato un altro po' di tempo per poterla inaugurare definitivamente, mettendo la proverbiale ultima pietra e festeggiare insieme ai suoi adorati sudditi, informandoli finalmente sul nome che aveva scelto. Fino ad allora, il Titano sarebbe stato tremendamente impegnato con gli ultimi preparativi, fortunatamente aiutato dal provvidenziale intervento dei figli, che avevano contribuito a dare a quel cantiere a cielo aperto un vivido tocco di colore.
    Eppure, in quel giorno, qualcosa di bello sarebbe venuta a far loro visita.
    Oceano era all'ingresso dello spazioporto cittadino, addobbato a festa per l'occasione, davanti a lui un maestoso e largo tappeto rosso era disteso al suolo, fino alla piattaforma d'atterraggio dove la nave spaziale del loro ospite avrebbe attraccato, ai lati di esso vi erano file e file dei suoi soldati, irrigiditi sull'attenti, brandendo picche ad energia che sfrigolavano di luce azzurra, pronti a riservare i più alti onori a chi sarebbe passato tra di loro.
    Oceano era lì, affiancato da Tigris, finalmente libero del suo costume di scena, vestito dei suoi veri e magnifici abiti. Era ancora un po' imbarazzato per lo scherzo che gli aveva tirato, con l'aiuto di Giapeto, ma dopotutto suo padre non se l'era presa. Troppo.

    E' da un po' che non vedi tuo cugino, vero?

    Già, da quella volta ad Atlantide. Non riuscii neanche a salutarlo lì, considerando la situazione. Tu lo hai incontrato, padre?

    Non ho avuto il piacere, da quello che ho saputo è stato impegnato... e che ha avuto una vita umana particolarmente piena e colorita. Piuttosto mi sembrava di aver chiesto a Rhenus e Euphrates di venire qui, che fine hanno fatto?

    Beh Rhenus si scusa con te ma è impegnato ad addestrare le truppe, ha detto che, e qui cito testualmente, "non darò tregua questi molluschi fino a che non saranno soldati quantomeno passabili".

    Okay, giustificato.

    Euphrates... eh...

    Tigris si limitò a scrollare le spalle, facendo tremolare i serpenti d'acqua che lo stavano sorreggendo, inclinando il capo mascherato e sospirando di rassegnazione.

    Starà facendo cose da Euphrates.

    Chissà perché lo immaginavo.

    Oceano ridacchiò vagamente, mentre l'aria dello spazioporto veniva riempita da un magnifico spettacolo. La maestosa luce del mezzogiorno veniva riflessa dalle ampie vetrate trasparenti, che, tramite un semplice sistema di diffusione cosmica, la irroravano di energia, proiettandola all'interno della struttura sotto forma di una pioggia di particelle dorate e lucenti, meravigliose a vedersi, per immane meraviglia della folla di civili che stava assistendo.
    E, sotto quella distinta meraviglia, Oceano attendeva che il Sole toccasse terra.

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    Lelouch, o meglio Helios da quando aveva risvegliato completamente la sua natura aveva fatto solo una cosa: riportare Giapeto al Labirinto. Da quel giorno era letteralmente scomparso dal mondo degli uomini. Aveva passato molto tempo in laboratorio insieme ad Esmeralda per creare quello che sarebbe stato il suo mondo. Per tanto tempo aveva vagato sulla terra, combattuto con gli uomini, li aveva aiutati nelle loro guerre ma ora stava dedicando molto del suo tempo per qualcosa di molto più personale, quasi intimo oserei dire. Le conoscenze e le risorse dei Titani erano pressoché illimitate, possedevano una conoscenza infinita che se fosse finita - in tempi non sospetti - nelle mani dei potenti della terra avrebbe portato a conseguenze terribili e questo lui lo sapeva fin troppo bene. I ricordi della sua esperienza come “Lelouch” gli avevano insegnato molte cose.

    Dedicarsi alla realizzazione del SOLAR era qualcosa che lo aveva aiutato a distrarsi da quella infinità di pensieri che affollavano la sua mente. Lui era Helios, l’essenza stessa del Sole. Sorrise pensando che l’essenza incandescente di quando un tempo vestiva le vestigia dello Scorpione era una diretta conseguenza del suo retaggio Titanico. Ma tutto ciò faceva ormai parte del passato, di un passato che per ora non sarebbe tornato.

    Certo, un giorno avrebbe dovuto fare una cosa per lui, questo era indubbio ma non era ancora il momento nè il luogo adatto per portare a termine quella missione che era incisa nella sua anima. Avrebbe parlato e discusso con sua sorella di questo, lei e Mnemosine avevano ancora molte cose da raccontarsi e da dirsi.

    «Helios, non dovremmo essere molto distanti dai regni di Oceano»

    Una stazione come quella non poteva essere certo gestita da sola, infatti Helios si era circondato di diversi uomini e donne che lo aiutavano in tutto ciò che riguardava la gestione e la navigazione di Solar. Persone che aveva tratto in salto lungo i suoi viaggi, famiglie che credevano in lui e desideravano solo portare a termine i compiti del Titano. Gente che ormai viveva lontano dalla terra da tanto tempo, persone che non desideravano più tornare su quel luogo pieno di morte, sofferenza e corruzione. Quelli che potremmo definire l’Elite di Solar avevano tute e vestiti che li rendevano, come si può dire più forti? Si, probabilmente il termine giusto era questo.

    «Preparatemi Mitra 3»
    «Certamente»

    Il Solar non poteva certo entrare nell’atmosfera di Oceano, era una vera e propria stazione orbitante che i suoi abitanti definivano come la più lucente delle stelle e ciò a ragion veduta. Un tempo Helios aveva un carro, oggi una stazione. I tempi cambiano - se si stanno ad ascoltare tutte le leggende ovviamente - ma il concetto rimane sempre lo stesso. Dire che Lelouch portava a spasso il sole era la verità in quanto il Solar stesso era una parte del Titano.

    RbT977A



    Per tale ragione egli salì su una più modesta - solo nelle dimensioni si intende - nave per poter giungere nelle terre di Oceano. Ben presto Helios ed il suo equipaggio avvistarono lo spazioporto dove molte persone li stavano aspettando, del resto non capita tutti i giorni di ricevere in visita il sole? Appena toccarono terra Lelouch si girò verso Lucy.

    «Sei tu al comando in mia assenza»
    «Vedrò di fare del mio meglio, ma voi andate da solo?»
    «Ovvio, ho alcune domande da fare al cuginetto. Tu occupati di eventuali riparazioni e rifornimenti. Dovrebbe essere un porto amichevole».

    Detto ciò Helios, senza esitare si avviò verso l’uscita della nave e quando le porte si aprirono una dolce e fresca brezza marina lo colpì facendogli tornare alla memoria i tempi di Granada, i frammenti della vita di Lelouch, frammenti di una vita vissuta al massimo delle proprie possibilità.


    Bene Luca, siamo arrivati! Arrivo soft e easy. Vediamo che accade quando il sole e il mare si incontrano XD

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    Quando Oceano vide, da attraverso le spesse vetrate dello spazioporto, la fonte della radiosa luce di poco prima, non fu sorpreso. Più che altro, la sua reazione fu quella di un largo e consapevole sorriso, perché quella davanti a lui era la riprova che le tendenze di famiglia si tramandavano eccome.
    Questa cosa di navi e stazioni spaziali di dimensioni gargantuesche, perfino per i loro standard, era un'abitudine di Iperione e dei suoi figli, ma quella immensa stazione che si era fermata nei cieli del suo regno, diffondendo la sua dorata luce, era stata una vaga sorpresa perfino per lui. Ma, dopotutto, era l'ennesima riprova che si trattava davvero di Helios, figlio di Iperione, poiché il Sole non si sarebbe mai accontentato di un mezzo di trasporto meno confacente alla sua divina condizione. Eppure la reazione sbalordita della folla dei suoi sudditi umani, assembrata poco fuori lo spazioporto, fu di attonito sbigottimento; comprensibile, la mente degli umani ancora non riusciva a concepire l'estensione dello strapotere tecnologico che i Titani erano in grado di dispiegare, ma presto avrebbero visto. E avrebbero capito che tutta quella magnificenza sarebbe stata loro.
    Quando la navicella di Helios, ben più piccola della stazione spaziale che appariva nell'alto del limpido cielo come un sole lucente, attraccò alla piattaforma che le era stata assegnata, i soldati disposti ai lati del lussuoso tappeto rosso si irrigidirono sull'attenti, battendo le picche a terra in un baluginio di scintille azzurre, tambureggiando in sincrono.

    Nel momento in cui Helios si palesò, si poté udire un lieve brusio, commenti allo splendore di questo nuovo arrivato, ma nell'animo di Oceano e Tigris c'era una sola cosa: la consapevolezza di aver recuperato un altro pezzo della loro famiglia.
    Come si conveniva al protocollo, Oceano gli venne incontro, allargando le braccia e sorridendogli con tutto l'affetto immaginabile. Era da tanto che non vedeva suo nipote, sapeva che le implicazioni del loro piano lo avevano posto al centro del disegno universale, portandolo addirittura a brandire la Megas Drepanon e a custodire il suo potere, un grande onore, ma che Oceano non riusciva a immaginare come altro che una maledizione.
    Una volta giunto davanti ad Helios gli rivolse un abbraccio che si poteva concedere solo ad un caro membro della famiglia, battendogli un paio di volte la destra sulla sua spalla, come a sincerarsi che colui che stava stringendo era effettivamente lì e non un altro scherzo del fato. Accorgimento inutile, era proprio lui, la sua Dunamis non mentiva e la radianza che trasudava era inconfondibile. Gli sorrise ancora, una volta staccatosi da quel breve abbraccio, guardandolo negli occhi.

    Nipote mio, sono felicissimo di poterti finalmente rivedere dopo tutto questo tempo.

    Tigris, che aveva seguito la scena in silenzio, fece per avvicinarsi anche lui a Helios, ma presto si arrestò, evidentemente rendendosi conto di non conoscere il metodo migliore per salutare suo cugino. Abbracciarlo come aveva fatto suo padre sarebbe potuto essere inopportuno, nonostante avesse effettivamente voluto farlo, quindi si limitò ad un inchino incerto, abbassando lievemente il capo mascherato in un dolce ondeggiare dei serpenti d'acqua bianca che lo trasportavano.

    E'... bello averti qui, cugino.

    Le loro parole non erano con voce, quella era riservata a quando dovevano comunicare con gli umani e con le divinità inferiori, no, loro ricorrevano al loro linguaggio primordiale, un flusso di pensiero e emozione fatto parola che non sarebbe mai potuto essere compreso da nessun'altro che un vero Titano. Eppure nella voce di Tigris poteva percepirsi un lieve tremito, forse gioia, forse incertezza, forse timidezza, tante cose si stavano agitando nell'animo del giovane figlio di Oceano.

    Vieni, Helios, andiamo a palazzo. Potremo parlare in maniera molto più confortevole lì.

    Con un cenno della destra, Oceano indicò il mezzo che li avrebbe condotti a destinazione: una navicella sferoidale di metallo grigio, sospesa a mezzo metro dal terreno, che aprì improvvisamente una sua sezione, che si abbassò in un comodo scalino, adatto per essere percorso da esseri della loro stazza.
    Al suo interno c'era un'area circolare di cinque metri, con un comodo divanetto in tessuto beige che dava su un tavolino rotondo sul quale fluttuavano svariati display olografici. Tigris entrò per ultimo, chiudendo l'ingresso alle sue spalle, mentre Oceano, con un vago cenno della mano, fece in modo che, dall'interno del mezzo, potesse vedersi ciò che c'era al di fuori. Non era ancora al massimo del suo splendore, ma di certo la sua città in costruzione era uno spettacolo di rara bellezza.
    Una volta sedutosi, Tigris prese uno dei display e lo passò ad Helios, facendolo vagamente levitare in sua direzione, sorridendogli in maniera incerta.

    Uhm... sicuramente lo sai già ma... ehm... se vuoi prendere qualcosa da bere...

    La sfera si sollevò da terra, senza il minimo effetto avverso per coloro che si erano sistemati al suo interno, uscendo dallo spazioporto nell'esatto senso del termine, attraversando lo spesso vetro come se fosse stato immateriale e fluttuando rapidamente in direzione del centro della città, dove si trovava il palazzo di Oceano, solcando i cieli con insospettabile stabilità.

    Dunque, Helios, a cosa dobbiamo il piacere della tua visita?

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    Come era prevedibile l'accoglienza di Oceano fu esattamente all'altezza delle sue aspettative: nonostante tutto il tempo che era trascorso, manteneva una certa eleganza, gliene doveva dare atto. Caratterialmente si trattava di due creature molto diverse tra loro. Oceano mostrava una calma serafica dietro quei baffi "montati" su una figura che sovrastava quella di Helios sia in altezza che in larghezza, mentre il figlio di Iperione, beh lui era sempre allegro e sorridente e quando i due si incontrarono, l'abbraccio fu reciproco. Fu una bella sensazione quella che provò il Titano: il legame che univa Helios e Oceano però era molto più profondo.

    «Oceano è davvero un piacere rivederti dopo tutto questo tempo. Ti vedo in forma come al solito»

    Helios poi voltò lo sguardo verso Tigri e inclinando leggermente la testa sorrise al cugino. «Sono molto contento di incontrare anche te, mio caro cuginetto»

    I tre in quel modo tra lo stupore e il brusio del popolo si incamminarono verso quello che doveva essere il centro del palazzo del Titano. Non ci volle molto a dir la verità prima di giungere al mezzo di trasporto che avrebbe condotto il loro ospite nel cuore delle terre di Oceano. Tale mezzo era una sorta di sfera circolare, al cui interno vi erano le giuste comodità per spostarsi in quel luogo: un ampio divano e rappresentazioni olografiche di bevande. Helios da par suo non si fece attendere e si sedette comodamente sul divano, questo avvenne quasi in contemporanea con Oceano mentre Tigri chiuse l'entrata ed invitò il cugino a prendere qualcosa.

    Helios sorrise a Tigri e guardando un attimo cosa avessero da bere si soffermò su una bevanda in particolare e reclinò a sinistra il capo.

    «Ma per tutti i viaggi che ho fatto dall'era del Mito, avete del Metaxa? Quasi mi sono dimenticato il suo sapore e sono molto curioso di sapere dove avete recuperato quest'ottima bevanda. Del Metaxa Tigri!»

    Poi tornando serio - si fa per dire - si voltò verso Oceano che gli aveva posto una domanda molto precisa.

    «Mettiamola in questi termini, questa è quella che posso considerare dal mio risveglio la mia prima visita di piacere e il fatto che sia stata fatta a te non è casuale. Ti ricordi cosa narrano gli esseri umani sul mio mito? Che ogni mattina emergo dal fiume Oceano per percorrere il cielo da Oriente ad Occidente, per poi rituffarmi di nuovo nel fiume Oceano e poi prendere la barca d'oro e ritornare nella mia isola per riposarmi nello splendente palazzo».

    Dicendo quelle parole Helios reclinò la testa indietro allargando le braccia sugli schienali di quel divanetto.

    «Le cose non stanno esattamente in questi termini e ciò lo sappiamo entrambi ma ho ricordi ben chiari di ciò che abbiamo fatto in passato e di come quella che potrei definire collaborazione e amicizia sia stata un bene per tutti»

    Helios si fermò osservando il suo interlocutore.


    Nulla da segnalare di particolare a parte che la Metaxa è una specie di brandy che veniva prodotto nell'antica grecia mescolando vari tipi di uva diversa e facendole fermentare in maniera molto particolare. È il sole, qualcosa di forte insomma ahah

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    Mentre la sfera solcava i placidi cieli della città, offrendo ai suoi occupanti la magnifica vista dell'orizzonte di un luogo che, al momento, era la massima espressione di architettura Titanica. La luce del sole, ora molto più brillante, veniva riflessa in giochi di luce multicolore che solo i loro occhi potevano vedere nella loro vera esistenza cangiante.
    Uno spettacolo meraviglioso, al quale Oceano poté riservare solo uno sguardo sfuggevole prima di concentrarsi sulle parole di suo nipote, mentre Tigris trafficava con il display per trovare la bevanda che Helios aveva richiesto. Il tempo di premere un paio di pulsanti e nella mano di suo figlio apparve una bottiglia di Metaxa e un ampio bicchiere per gustarsela, passandogliela con un timido sorriso.
    Anche ad Oceano, in realtà, sarebbe piaciuto bere ma per il suo palato c'era qualcosa di più particolare.

    Alcolici umani non mi fanno molto, purtroppo, ma c'è una cosa che ho preparato apposta per queste occasioni.

    Tra le dita del Titano apparve un contenitore cilindrico in metallo nero, estremamente freddo al tocco, che liberò con un lieve sibilo una piccola fessura sulla sua superficie superiore. Da essa ne versò il contenuto nel bicchiere che stringeva nella destra, riempiendolo fino all'orlo.
    Era un liquido denso dal colore blu scuro, talmente tanto attivo da ribollire lievemente nonostante fosse letteralmente gelido, schioccando qualche piccola scintilla di ghiaccio in aria.
    Oceano attese che anche Helios riempisse il suo bicchiere, prima di sollevare la destra, proponendo dunque un brindisi. Un rito molto umano, indubbiamente, ma che trovava gradevole nonostante tutto.

    Alla famiglia, a quella ritrovata...

    Il suo sguardo passò prima su Helios, poi su un Tigris che stava dondolandosi con vago nervosismo sul divanetto, rivolgendo ad entrambi il più amorevole sorriso che era in grado di compiere, per poi ricominciare in maniera sufficientemente più seria.

    E a quella che ancora deve trovare la via di casa.

    E bevve tutto d'un fiato.
    La bevanda che lui stesso aveva provveduto a creare, sfruttando la sua ovvia conoscenza del reame liquido, era un potente alcolico che conteneva, tra le altre cose, infuso di rose di ghiaccio di Tau Ceti, che provvedeva a conferire al tutto il suo peculiare colore blu misto alla temperatura glaciale, diluito con talmente tanto alcool da bruciare le papille gustative di un umano in questione di secondi. Il risultato era un intruglio che, nelle giuste quantità, avrebbe potuto ubriacare perfino uno dei Dodici per qualche minuto. Lui aveva evitato perché, dopotutto, non ci teneva a fare figure di poco conto con suo nipote, ma di certo il tutto era abbastanza forte da costringerlo a tossicchiare vagamente, mentre le guance assumevano un delicato colore violaceo ed ebbe un lieve senso di vertigine che durò solo qualche istante.

    Tutto a posto?

    Si limitò a fare cenno affermativo col capo a Tigris, giusto il tempo di schiarirsi per un momento la mente, prima di ricominciare a rivolgere l'attenzione a cose ben più serie.
    Ciò che Helios aveva detto era giusto, più e più volte loro due avevano cooperato per i compiti più disparati e l'affetto che li univa era molto profondo. Il divertente aneddoto umano che lui stesso aveva citato, che paragonava Oceano stesso al fiume dal quale il sole emergeva, aveva tutto sommato un certo fondamento storico: per un certo periodo di tempo, infatti, Helios aveva usato Atlantide come sua base operativa, partendo dall'allora città volante per solcare il cosmo, ed averlo lì era una vista comune nel suo palazzo, soprattutto dopo il suo matrimonio con Perseide.

    Ah, quasi dimenticavo, Perseide è tornata, sai? Non è qui tuttavia, risiede alla corte di Rea adesso, anche se spesso fa un giro da queste parti. Falle visita quando puoi, mi raccomando, le manchi molto.

    Detto questo il Titano gli sorrise di nuovo, stavolta più lievemente, prima di poggiare la destra sul mento con aria vagamente pensosa.

    Fantasiosi miti umani a parte, sì, hai ragione a dire che i nostri accordi hanno portato solo bene a tutti. Infatti credo che riproporli in questo momento così difficile per tutti sarebbe positivo.

    Il suo volto assunse una nota tristemente seria.

    Tra Spettri, Corruzione, Chaos e Caduti, avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile per arginare ciò che il futuro ci riserverà. Sai, nipote, temo che il peggio debba ancora abbattersi su di noi. Ho incontrato Minosse un po' di tempo fa e, nonostante la sua condizione di abominio, abbiamo avuto modo di parlare estensivamente della minaccia che tutti noi corriamo; immagino tu capisca quanto grave sia la situazione se io e un mostro di quel genere ci siamo trovati d'accordo sul dire che Ponto non ha ancora scoperto le sue carte. Ha conquistato l'Averno, a sua disposizione ha avuto il più grande assembramento di anime mai concepito, e credo proprio che lo userà quando meno ce l'aspettiamo.

    Si interruppe di nuovo per un momento, stavolta per dare il tempo ad Helios di analizzare per bene tutta la mole di informazioni che gli aveva dato, prima di riprendere.

    Nei tuoi viaggi avrai visto molte cose, immagino. Hai trovato o appreso qualcosa che potrebbe aiutarci nel sostenere ciò che verrà?

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    Lo sguardo di Helios rimase a fissare quello di Oceano cercando di capire con esattezza quello che si nascondeva dietro quegli occhi, dietro quella pelle che più di ogni altra cosa rappresentava il suo essere una entità superiore. Già, stava pensando a tutti quegli anni passati sulla terra come essere umano, a quello che aveva fatto per quel mondo, di come una parte della sua essenza aveva sofferto nella realtà dove il mondo era stato annientato e gli venne da sorridere pensando a come quella vita da essere umano poteva essere considerata insignificante se rapportata alla sua memoria titanica.

    Eppure …

    Quando Tigris portò il Metaxa sul volto di Helios apparve un enorme sorriso di approvazione e ringraziò sia sua cugina che lo zio. Ma Oceano non bevette il metaxa ma una mistura da lui stesso creata. Da par suo il Dio del Sole non era certo di riuscire a reggere quella mistura che aveva fatto traballare suo zio.

    «Alla famiglia ritrovata! Tigris, perché non ti siedi e bevi insieme a noi?»

    Ma poi Oceano parlò di Perseide e la mente del Titano cominciò a viaggiare indietro nel tempo, viaggiava a ritroso a quando ancora giovane si legò alla sua amata cugina. Quanto tempo era passato dall’ultima volta che si erano incontrati? Tanto, troppo tempo eppure sentiva nel profondo della sua essenza incandescente un legame, qualcosa che non riusciva ancora bene a metabolizzare: sentimenti o reazioni chimiche che non poteva ancora controllare completamente?

    «Non ricordo nemmeno quanto tempo é passato dall’ultima volta che l’ho vista ma dimmi anche Rea é tornata? La cosa mi rende assolutamente entusiasta. Quanto fatto da me e da Eos sicuramente sta portando i frutti che tutti noi speravamo»

    Ma quando Oceano cominciò a entrare nel vivo della discussione, quando lo zio gli parlò di Minosse e della corruzione il suo sguardo divenne molto cupo. Appoggiò il bicchiere con il quale stava giocherellando da un po’ e si versò un altro bicchiere di Metaxa. Lo bevette tutto d’un sorso e poi cominciò a parlare.

    «Diciamo questo, dovrei forse cominciare dall’inizio di come ho chiesto alla mia amata sorella di viaggiare nel tempo, raggiungere questa realtà per aprire il nostro piano di esistenza, di come in tutto questo ha avuto un ruolo importante una creatura pandimensionale che gli uomini chiamano Naima?»

    Si fermò un istante, guardò sia Oceano che Tigris.

    «Ma di questo probabilmente vi ha già detto tutto Prometeo. Sono in questo mondo da molto tempo, come Giapeto del resto ed insieme abbiamo combattuto per gi esseri umani e abbiamo visto come la corruzione si é diffusa in quella che é una vostra creazione»

    Sospirò.

    «Chiedi qualcosa che ci aiuti? Quando ancora non avevo preso coscienza di chi ero in verità, prima ancora che guidassi Crono in questa realtà dalla sua prigione dorata mi unii alla corruzione come araldo della Guerra. E difficile da spiegare, quando la corruzione mi prese divenni qualcosa di diverso, sentimenti, sensazioni che sono molto lontane dal nostro essere, anzi oserei dire che sono agli antipodi dalla nostra essenza. Gli uomini sono mossi da queste reazioni chimiche del loro imperfetto organismo, reazioni che loro non sono in grado di controllare - ad eccezione di alcuni individui molto interessanti - e queste sensazioni ed “emozioni” vengono portate all’eccesso. Ma la cosa importante in verità è un altra: quella che loro chiamano corruzione si muove e agisce come …»

    Stava pensando a cosa dire, come far comprendere ad Oceano quello che voleva dire e non era semplice.

    «… come se fosse la terra stessa. Ho percepito una rabbia, una sofferenza ed un dolore di una sola, grande ed immensa entità, é come se l’intero pianeta fosse tutto una sola creatura. Ponto sappiamo benissimo chi é, ma siamo certi che sia lui il nostro nemico? Siamo davvero sicuri di ciò? Ma porto anche buone nuove: la corruzione può essere “curata”. Mnemosine é riuscita a fare ciò, ha permesso che il grande sole tornasse a risplendere»

    E li scoppiò a ridere di gusto, cercando di allentare la tensione che naturalmente si stava creando per tutte quelle informazionii che lui possedeva. Poi guardò suo zio e serio disse.

    «Ora che ci penso ho la certezza di aver visto Metis camminare tra gli uomini. Si, ora che ho ripreso pieno possesso dei miei poteri, ora che questi occhi possono vedere la realtà sono assolutamente certo che quella ragazza sia Metis, tua figlia»

    Metis aveva avuto insieme a Rea un ruolo importante in quella che tra gli uomini viene chiamata Titanomachia. Le leggende degli uomini erano divertenti, certo non rispecchiavano la realtà, ma avevano un fondamento di verità e il ruolo di quelle due donne fu importante come il fatto stesso che Oceano dall'età del mito era sempre rimasto neutrale nelle contese. Metis, la madre di quella Divnità Olimpica che molti uomini venerano e per la quale darebbero la vita.

    «Ma pensa»

    Disse versandosi un terzo bicchiere.



    Bene, cominciamo a sviscerare un po' di informazioni abbastanza importanti. Diciamo che Helios sa molte cose.

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    Edited by Gaz - 26/5/2019, 11:35
     
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    E infine giunsero al castello.
    Le mura erano uno spettacolo, dall'alto ancora di più. Erano originariamente composte da una lega metallica nera, ma dopo aver ricevuto il sangue di Oceano avevano assunto il colore verde chiaro proprio al Titano: oltre la loro superficie poteva vedersi Dunamis allo stato puro, attiva e in movimento, come un placido mare. Incorniciato da esse, vi era la struttura a spirale del palazzo in sé; bella da fuori, senza dubbio, ma gli interni erano completamente un'altra cosa.
    La sfera letteralmente penetrò nella parete esterna del palazzo, venendo da essa assorbita senza sforzo, come se fosse da sempre stata parte di quel luogo. Infine, dopo qualche momento di discesa, entrarono in una sala: ampia, enorme, sfarzosa oltre ogni misura, sculture di ogni provenienza e dipinti di ogni genere pendevano dalle bianche pareti, un lampadario cristallino pendeva dall'alto soffitto, e un sottile vetro che era quasi olografico in apparenza dava su una spaziosa balconata, che offriva ampia vista sulla città. La sfera, avendo ormai esaurito la sua funzione da mezzo di trasporto, si aprì, scomponendosi in diverse sezioni di metallo quasi fluido, che scivolarono sotto il pavimento senza incidente e rumore alcuno, lasciando che il divanetto su cui i Titani erano seduti si posasse al suolo come se fosse sempre appartenuto lì.
    In tutto questo, Oceano non aveva detto una parola alle molteplici rivelazioni di Helios. Sapeva molto suo nipote, tale era la sua natura, per questo, se c'era qualcuno nel multiverso a cui chiedere informazioni, era lui l'essere giusto. Aveva lavorato tanto, insieme ad Eos, per dare speranza ai Titani e solo adesso la gloria del loro disegno stava realizzandosi in pieno. Eppure c'era davvero tanto da fare, fin troppo.

    Padre, se questa nuova minaccia è collegata al pianeta Terra inteso come sistema di Vita allora zia Rea potrebbe essere in grado di dedurre molto più di noi al riguardo. Andrò da lei appena possibile, con il tuo permesso, e la informerò al riguardo. E... uhm... se le servirà il mio aiuto credo starò con lei per un po', immagino.

    Ciò che Helios diceva era grave, davvero terribile, voleva dire che la corruzione era diventata ancora più potente di quanto avevano temuto, e che addirittura c'era una nuova pedina sulla scacchiera. Una pedina in grado di prendere il tavolo da gioco, rovesciarlo, e poi appiccare un incendio sparando allegramente un lanciafiamme. Ecco una metafora adatta a descrivere la situazione.
    Oceano annuì a Tigris, approvando la risoluzione del figlio, poiché tra tutti loro solo Rea comprendeva la Vita ad un livello tale da consentire di capirne qualcosa, essendo stata istruita da G.E.A in persona. Oceano stesso comprendeva molto del programma dell'esistenza universale, gentile dono delle nozioni di cui Ponto stesso gli aveva fatto dono, ma non ai livelli di sua sorella.
    Invece la notizia successiva fu accolta da Oceano in una maniera piuttosto evidente.
    Sospirò di sollievo, la sua espressione rasserenata, passò le mani sul volto in un molto umano gesto di felicità. Ovvio che lo era, come avrebbe potuto non gioire? Metis, l'unica assente tra le sue figlie, era viva. Per un padre non poteva esserci felicità più grande.

    Ciò che mi dici è... confortante. La sua assenza è vivamente sentita e io stavo già temendo il peggio.

    Ed era vero, la continuata assenza di sua figlia in un mondo così piagato da mali di ogni genere era sufficiente per cancellare ogni forma di ottimismo, il fatto che nemmeno Giapeto fosse stato in grado di trovare la madre di Athena non aveva fatto altro che intensificare le sue preoccupazioni. Ma adesso sapeva che stava bene, sapeva che camminava tra gli uomini e che magari era ella stessa una di loro, sapeva che godeva di buona salute, e questa conoscenza gli dava il dono più grande di tutti: speranza.

    Vive tra gli umani, quindi. Come si fa chiamare e dove si trova? La stiamo aspettando tutti, voglio riportarla dalla sua famiglia il prima possibile.

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    Helios osservò con attenzione le reazioni di Oceano e Tigris. Guardava con quegli occhi che sembravano essere in grado di vedere ogni cosa, ascoltava con attenzione. Nel corso delle ere molte volte gli uomini avevano invocato il Sole, molte volte avevano chiesto il suo aiuto e lui il più delle volte lo aveva concesso. Altre volte venne interpellato come giudice di chissà quale sfida. Lui come Oceano erano rimasti anche dopo la sconfitta di Crono e degli altri Titani.

    «Devi sapere che Gea probabilmente è colei che soffre di più di tutta questa situazione incresciosa. Ponto o no, quando sarà il momento opportuno dovremo collaborare tutti quanti amico mio».

    Poi si fermò e guardò Tigris. «Cugina, sinceramente non so come stanno le cose allo stato attuale ma sono assolutamente certo di una cosa: fu lei a far partire il Ragnarok. Dirti perché lo fece non è una domanda a cui posso risponderti».

    Ma ora l’attenzione di Oceano era tutta rivolta alla notizia di Metis, una delle sue tante figlie e a detta sua l’unica che mancava all’appello. Lo sguardo di Helios si fece molto più intenso, ora si poteva percepire una determinazione che prima non c’era. Si avvicinò e guardò fisso negli occhi lo zio.

    Appoggiò una mano sulla sua spalla.

    «Riportare Metis dalla sua famiglia dici? Amico mio, tuo fratello non è uno che dimentica tanto facilmente e il fatto che siano passati … migliaia d’anni non è assolutamente rilevante»

    Si fermò un istante e cominciò ad osservare e squadrare Oceano dalla testa ai piedi. Girava attorno al Titano, sembrava quasi volesse accertarsi di chi aveva davanti, poi tornando a fissarlo.

    «Non ricordi ancora con esattezza tutto, percepisco che la tua essenza originaria non è ancora stata totalmente ripristinata ma è una cosa abbastanza normale. Eravamo giunti da poco tempo su questo pianeta inospitale e primitivo, privo di vere e proprie forme di vita. Gea ritenne questo luogo adatto, ma Urano non era soddisfatto e va beh sai anche te come andò a finire no? Con Crono che sconfigge Urano e ti soffia anche il posto di capo!»

    Quello che stava dicendo Helios era l’assoluta verità. Gea non sopportava più la tirannia di Urano e chiese ai suoi figli di porre fine a tutto ciò ma solo Crono decise di agire. Quando però Urano scappò per aver salva la vita - o architettare la sua vendetta - doveva essere eletto un nuovo Leader e ad onor del vero questo doveva essere Oceano in quanto era il più grande tra i dodici signori. Le cose in effetti andarono diversamente.

    «Ritengo che quelli furono gli anni migliori, stavamo davvero bene amico mio, ma poi ci imbarcammo nella creazione di una specie dotata di intelletto con cui poter interagire. I primi sei esemplari erano qualcosa di eccelso, creature immortali portatrici della fiamma del sapere: erano oggettivamente troppo e Crono ordinò che venissero rinchiusi e imprigionati. Il progetto era comunque interessante e continuò apportando qualche accorgimento».

    Si fermò per riprendere fiato e guardando con attenzione Oceano.

    «E ora arriviamo a Metis ( tralasciando il protocollo “6”, di quello ne parlerò con Rea ). Fu lei ad architettare e mettere in pratica il piano per far evadere quelle creature, e credimi lo fece conscia del fatto che ciò avrebbe portato alla fine del regno di Crono».

    Quanto espresso da Helios era la verità e probabilmente anche lui si sarebbe ricordato della cosa e di come Crono non la prese molto bene. Per carità, i fatti poi gli diedero ragione, quelle creazioni che gli uomini definirono “Olimpici” gli si rivoltarono contro, ma ammettiamo che pure lui ci mise del suo.




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    Oceano non fallì di cogliere che Helios non aveva risposto alle sue domande. Perfettamente comprensibile, voleva sicuramente assicurarsi delle sue intenzioni prima di rivelare un dettaglio così importante come l'identità di Metis, la cosa non sorprese Oceano nemmeno un momento. Eppure tanto di ciò che Helios aveva detto, anche se la cosa fondamentale non era esattamente andata in quel modo, gli riportò alla mente tanti ricordi, ricordi che avrebbe davvero voluto dimenticare.
    I momenti del conflitto contro Urano furono i più terribili e spaventosi che Oceano aveva mai vissuto nella sua esistenza, sebbene fossero confusi nella sua mente, c'erano alcuni momenti che non avrebbe mai potuto dimenticare. Il suo sguardo si fissò su Helios in ogni momento del suo discorso, e poi, travolto da quel fiume di malinconici ricordi, si lasciò andare ad un profondo sospiro. Il Titano si avvicinò ad una delle grandi finestre in vetro semiolografico, limitandosi a guardare al di fuori di essa per qualche momento, ammirando la meraviglia del suo nuovo regno. Non era nulla in confronto alla antica Atlantide, ma c'era l'indubbio potenziale per ritornare ad un livello vicino allo splendore di un tempo.
    Perse ancora qualche istante ad ammirare lo spettacolo di luci, riflesse dal metallo cangiante degli edifici, prima di rivolgere di nuovo lo sguardo verso Helios.

    Non è andata esattamente così, Crono non mi ha rubato niente.

    Oceano incrociò le braccia al petto, sul volto aveva un'espressione pensosa, quasi stanca, per lo sforzo di cercare memorie che ormai erano lontane negli eoni.

    Quando Padre si mosse per distruggerci, fummo colti impreparati. Avevamo combattuto contro orde infinite di Daimon, ma il loro potere era nullo se confrontato con quello di un Dio Antico in possesso dello scettro della realtà, anche con le Soma, le armi che G.E.A. forgiò per noi, non avevamo alcuna possibilità contro di lui. L'unico modo per avere una possibilità di sconfiggerlo era l'usare un potere pari, se non superiore, al suo: il Tempo. Madre forgiò un artefatto capace capace di incanalarne la forza, un'arma che tu conosci molto bene, e la offrì a me.

    La sua espressione si contrasse dolorosamente per un singolo momento. Ricordava ogni istante di quando aveva avuto la forza del Tempo davanti a lui, pronta per essere presa e dominata, di quando aveva avuto la possibilità di diventare forte quanto e forse più di un Dio Antico. Avrebbe potuto, ma non l'aveva fatto.

    Ero il primogenito, il mio paradigma era il più forte tra quelli dei Dodici, era mio diritto e dovere brandire la Falce. Ma rifiutai. Ero potente, Helios, perfino per i nostri standard ero tremendamente potente, persino troppo; solo gli insegnamenti di Ponto mi permisero di non perdermi nella vastità della forza che possedevo, e anche con essi ho fatto grande fatica per controllarla. Quando vidi il Tempo, quando allungai la mano per prenderlo, vidi tutto il terrificante potere che mi avrebbe dato. E vidi che non sarei riuscito a controllarlo.

    E sorrise, con malinconia infinita.

    Semplicemente non potevo, avrei voluto con tutta l'anima risparmiare agli altri quella terribile responsabilità, ma non potevo. Io non ho mai desiderato il potere fine a sé stesso, nipote mio, la mia forza ha avuto e ha tutt'ora un unico scopo: proteggere la mia famiglia e il creato in ogni modo possibile, e sapevo che se avessi accettato il Tempo non avrei potuto farlo. Sarei diventato il mostro che dev'essere fermato, avrei fatto del male a chi più amo nell'universo, sarei diventato... come Urano.

    Infine si poggiò al muro con la schiena, annuendo stancamente a sé stesso, quasi a dirsi che aveva fatto la scelta giusta. Sì, la scelta giusta, ma non quella meno dolorosa.

    Crono si offrì perché il suo paradigma, la successione ordinata degli eventi, era molto più affine del mio al concetto di Tempo. Avrebbe potuto controllarlo meglio di quanto io non avrei mai potuto fare, e così fu. Il resto è storia.

    E chiuse così quell'argomento. Non gli piaceva rimembrare quei momenti, ma spiegarli era assolutamente necessario affinché non ci fossero fraintendimenti tra di loro; Oceano non risentiva Crono, non lo disprezzava e né lo odiava, anzi, per lui nutriva solo l'infinito amore di un fratello e una profonda ammirazione. Il Tempo non è un dono, è una maledizione, e il fatto che il Re dei Titani abbia impiegato tutto quel tempo per ottenere su di esso un migliore controllo ne era solo l'ulteriore riprova.

    Nella mia opinione, ciò che è successo in passato doveva accadere. La caduta del nostro impero era necessaria per dare all'universo la possibilità di combattere contro il male che ci sta piagando, così come Madre profetizzò a Rea tanto tempo fa. Crono lo sa, sa che la nostra caduta era necessaria, e dubito che porti rancore verso mia figlia. E anche se lo facesse, non oserebbe alzare la mano contro una Titanide, di questo ne sono assolutamente certo. E' difficile da spiegare, ma si è stabilizzato dai tempi della Titanomachia, e il fatto che sua moglie sia tornata non può fargli altro che bene. In ogni caso, onorerò i desideri di Metis.

    E sospirò di nuovo, stavolta con il consapevole dolore di un padre che lascia sua figlia libera di fare ciò che vuole, poiché i suoi desideri e la sua felicità sono più importanti del benessere del genitore stesso.

    Se dovesse decidere di non tornare con la sua famiglia rispetterò la sua volontà, ma comprendimi, Helios, resta in ogni caso mia figlia. Voglio vederla e abbracciarla e parlare con lei di tutto quello che è successo in questo infinito tempo, non sarò stato il miglior padre possibile ma... sono comunque suo padre, e non esistono sacrifici che non farei per lei.

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    Lo sguardo di Helios rimase fermo ad osservare con attenzione il suo interlocutore, il modo in cui Oceano stava spiegando certi eventi al Sole. Il suo sguardo era fermo, guardava il Titano che aveva davanti, quei ricordi che lentamente stava affiorando mano a mano. Una punta di tristezza lo pervase: ricordava la forza e la determinazione del primo dei Dodici, percepiva quanto allo stato attuale delle cose fosse incompleto. Di certo i millenni non avevano intaccato minimamente né il suo portamento né quel suo atteggiamento conciliante che aveva da sempre contraddistinto il Signore di quel mondo, di quella realtà.

    Sospirò.

    «Oceano, le informazioni che io posseggo temo che non ti saranno di grande aiuto nella ricerca di Metis. Ad onor del vero ...»

    Si fermò un istante, stava osservando qualcosa, cercava di ricordare.

    «Un accordo con Aleksander Seraf. Ma certo, come potevo essermi dimenticato di questo. Nel periodo di tempo che ho trascorso come essere umano conobbi quell’uomo, un guerriero che avrà un peso importante in quello che ci aspetta ed è la chiave per poter ritrovare tua figlia».

    Helios si alzò in piedi e nervosamente andava avanti e indietro cercando di ricordare, stava analizzando con una certa accortezza tutte le sue visioni, ogni cosa che il Sole aveva visto e sentito negli ultimi tempi e finalmente arrivò quello che stava attendendo.

    «Incontrerai un’anomalia, qualcuno che reca il nostro antico retaggio, benché a causa di alcuni eventi che non mi sono noti non è uno di noi ma solo un essere umano. Lui sarà la chiave per poter trovare Metis, ma non sono certo che tale anomalia vorrà aiutarti. Nel caso lui non fosse ben disposto ci sono altre due opzioni».

    Si fermò un istante e poi riprese a parlare «Una donna che si fà chiamare Naima, uno degli esperimenti falliti che dovevano essere tutti eliminati».

    Oceano doveva ricordarselo chiaramente, anche lui era li quando vennero realizzati quegli esperimenti, quando vennero create quelle creature che non erano né umani né titani ma qualcosa che tutti decisero di eliminare. Eppure una di esse si salvò, una di esse comparve in questa realtà aiutando Eos a riaprire il Labirinto. Quella donna si era finta Kairos per molto tempo, era riuscita ad ingannare perfino Hades ed ora portava avanti la sua battaglia personale contro il nulla.

    «Oppure»

    Si fermò di colpo. Si lasciò andare in una grossa e fragorosa risata ed osservando Oceano.

    «Oppure potresti aspettare il risveglio ormai prossimo di altri due di noi. Si sono già incontrati, sono lontani ma estremamente vicini. Che Iperione mi dia fuoco! Si, potresti chiedere a Febe e Ceo di aiutarti».

    Di una cosa era certo, di una cosa era assolutamente certo: tutti si stavano risvegliando uno dopo l’altro e le sorprese erano solo all’inizio. Un padre alla ricerca della figlia, un padre che tentava disperatamente di riunire la sua famiglia, come se non ci fosse nulla di più importante che questo.

    Una famiglia si stava riunendo, tutti e dodici ben presto sarebbero arrivati e avrebbero riscritto la realtà come erano soliti fare, poi pensò ad Aleksander Seraf, al Re Santo e a quello che loro due avrebbero dovuto fare insieme. Quelle erano cose che era sensato tenere segrete, nemmeno sua sorella doveva sapere di cosa aveva in mente Helios e di quale fosse la promessa fatta a …


    Hai capito adesso chi è Metis? XD

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    Quante cose che gli aveva detto Helios, quante informazioni da valutare e classificare, quanti piani da seguire e quante azioni da compiere. Tutte volte ad un solo e unico scopo: rivedere Metis. Quanto sforzo solo per ritrovare una delle sue tante figlie, quanta determinazione per quel singolo scopo, quanta dedizione aveva per esso, quanto amore nutriva per lei.
    Le emozioni di un Titano erano una cosa strana, sebbene controllate oltre ogni misura non voleva certo dire che non fossero sentite come e maggiormente rispetto agli umani, anzi: per la loro stessa natura, quello che provavano era avvertito in maniera cento, forse anche mille volte più intensa.
    Era tutto sommato poco sorpreso del fatto che Helios e Aleksander si conoscessero, il Re Santo era un guerriero superlativo e una persona di indubbio valore e Oceano non poteva fare altro che guardare con favore ad un accordo tra loro due, il Titano delle Acque aveva imparato ad apprezzare i guerrieri di sua nipote, e il fatto che nutrisse per lui una grande stima rendeva solo il resto della situazione più semplice.

    Conosco Aleksander Seraf, ci siamo incontrati e abbiamo... uhm... scambiato opinioni, diciamo così.

    Era lui che ti strappò un braccio a mani nude?

    No quello era Pan, Aleksander me lo ha tagliato.

    Ah, ecco.

    Oceano perse un attimo a schiarirsi la voce con vago imbarazzo, il ricordo di quando la perdita di uno dei suoi arti poteva essere considerata invalidante era ancora fresco nella sua memoria, prima di procedere.

    In ogni caso abbiamo un accordo tra di noi, gli ho promesso la mia collaborazione nella riconquista di Atene. Coglierò l'occasione per parlargli al riguardo, dopo che avremo ripreso la città.

    Ah, Naima. Da quanto tempo era che non sentiva quel nome? Aveva saputo che, insieme ad Eos, aveva risvegliato l'antica tecnologia titanica, cosa estremamente particolare considerato chi le aveva dato la caccia per tutto quel tempo, ma la sua memoria era lontana e confusa nel tempo. E nel rimpianto.
    Non aveva esitato, Oceano, a ordinarne l'esecuzione una volta stabilità la sua instabilità, la sua caoticità, la sua imperfezione. Un difetto, un erbaccia che andava estirpata per preservare il giardino, questo era ai suoi occhi. Eppure perché si sentiva in colpa? Non per aver tentato di distruggerla, aveva solo fatto ciò che riteneva necessario per preservare il creato, ma per non aver, neanche per un momento, pensato che ci potesse essere un'altra possibilità, che potesse essere utile, che potesse essere salvata. Allora era stato impeccabile nella sua inumanità, ma adesso che possedeva un senso morale molto più sviluppato di prima Oceano poteva sentire emozioni come il rimorso, il rimpianto, la consapevolezza che molte cose sarebbero potute andare differentemente se solo loro si fossero comportati in altra maniera, ma era tutto inutile. Era tutto passato.
    Naima sarebbe rimasta per sempre nei rimpianti di un Titano che non si pentiva di quello che aveva fatto, poiché era necessario, ma di non aver avuto la giusta considerazione nelle sue azioni.

    Preferirei non disturbare Naima se posso evitarlo, immagino che non abbia esattamente simpatia verso di me, considerati i nostri trascorsi passati, e sarebbe meglio non indebitarmi con lei. A parte questo non so neanche dove e come trovarla. Potrei chiedere ad Acheron di dare uno sguardo in giro per me, ma meglio lasciare questa opzione come l'ultima. E la più disperata.

    E poi la Dunamis di Oceano esplose in un turbinio di filamenti color turchese, dalla più profonda matrice della sua essenza partì una musica lieve, appena udibile, trattenuta per non esplodere in una manifestazione che avrebbe allertato la Torre intera. Ma non era rabbia: era gioia, una profonda e indescrivibile gioia.
    Ceo e Febe stavano tornando, stavano per risvegliarsi e riprendere il seggio che spettava loro di diritto. Ah, quanto era profondo il legame tra la loro famiglia? Non esistevano parole per descriverlo. Per un Titano la sua famiglia è tutto, è l'unica certezza nelle tempeste del fato, l'unica ancora di salvezza, la sicurezza che, nel momento del bisogno, ci sarebbe sempre stato qualcuno pronto a sostenerti e proteggerti e amarti. E questo era ancora più profondo tra i Dodici.
    L'amore che Oceano nutriva per i suoi fratelli e sorelle non era quantificabile, e il fatto che due parti fondamentali della realtà, come il Razionale e l'Irrazionale, stavano per ritornare nella lotta gli provocava una gioia difficilmente descrivibile.
    I sigilli si stavano spezzando, stavano tornando tutti, uno dopo l'altro, e presto sarebbero stati al completo, tutti e Dodici, e avrebbero ripreso a lasciare il proprio segno sulla realtà come era loro prerogativa. Come era loro dovere e destino.
    E chissà, magari la prossima Titanide a risvegliarsi sarebbe stata Teti.

    Che Ceo e Febe stiano per tornare è una notizia meravigliosa, la loro assenza era grandemente sentita. Hanno per caso bisogno di aiuto, in qualsiasi modo che io possa offrire? Ah, scusami, so che il risveglio è una cosa delicata che va affrontata da soli, è che non hai idea di quanto sia felice!

    E il suo sorriso fu come un mare soleggiato nel pieno dell'estate.

    E in tutto questo io devo ringraziare te, nipote mio. Non solo hai portato grandi novità sui miei fratelli, ma le tue parole hanno illuminato la via che dovrò percorrere. Appropriato per il Sole, no?

    Accompagnò la sua battuta con un altro smagliante sorriso, seguito da una poderosa pacca sulla spalla di Helios. Quante cose erano successe in quel breve lasso di tempo, e quante altre cose che sarebbero dovute ancora succedere, ma, per una volta, la strada era chiara.

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