Are you Ready?

Dov'è finita Ingrid la Tritacarne?

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    3GY01Ew

    Moving steady now
    It’s a revelation for so long your
    Focus has been taken away
    Now you’re breaking away



    Ingrid.

    È lui. Thor ti si è rivelato in un rombo di tuono e fulmini, vibrando nel tuo grande cuore come tamburi di guerra. Mjölnir, il grande Mjölnir impugnato a una mano, le cui nocche scintillano come metallo liquido nel serrarsi. Thor è venuto nella tua forgia, entrando nella caverna come un comune mortale, ma il suo incedere è quello di un Æsir.

    Asgard può vantare poche felicità, ma avere dèi combattere fra di loro è una di esse. Hai sentito delle loro lotte incessanti e l'echeggiare delle armi e dei tuoni è diventato ormai un conforto per le notti di chi vive fra le mura protette dagli incanti di Odino. Elfi, nani e Vrykul sopravvissuti prestano soccorso e l'alleanza fra i popoli rimane salda in questi tempi difficili.
    Hai lavorato notte e giorno, incessantemente, per far sì che anche le loro armi non vacillino.

    È tempo di impugnare un altro martello.

    Il fuoco della forgia rende la sua barba e i suoi capelli rossi come lingue fiammanti, gli occhi ardenti ti guardano e noti un abbozzo di sorriso. Approva la tua opera e si vede. Ti spiega che solo tu hai speranza di portare a compimento la missione che ti sta per affidare: il Celebrante non può abbandonare la cittadella e gli altri guerrieri sono impegnati su diversi fronti.
    E poi diciamocelo: affidare qualcosa del genere a un elfo? Fuori discussione.

    C'è una città nanica, Mzanchend, abbandonata da tempo. Ciò che non doveva essere abbandonato, tuttavia, è ciò che si trovava al suo interno: una chiave, un artefatto di grande importanza. Thor non ha idea di come sia fatta, né dove precisamente essa si trovi all'interno della città: tutti coloro che potevano saperlo sono morti o Corrotti, ed è proprio quest'ultima parte a preoccupare gli Æsir.
    Lui rimarrà a proteggere ancora Asgard dalle invasioni, ma promette che veglierà su di te notte e giorno. Non sarai mai sola.

    E così la tua Robe e Piccolo Mjölnir diventano nuovamente i tuoi compagni di viaggio. La strada per Mzanchend è lunga, ma la benedizione di Thor ti accompagna.

    Su4sahH

    aiuto è la prima volta che ti mastero una quest

    Benvenuta, mia cara <3 la ambientiamo dopo la fine del tuo addestramento, hai passato il 2016 e il 2017 a forgiare le armi per la resistenza asgardiana contro le botte di fuori. Sono sicura che Ingrid si sia fatta degli amici e abbia persone che la assistono nella sua fucina, perché non ce ne parli un po'? Ovviamente includi l'incontro con Thor e il viaggio verso Mzanchend nel post.

    Divertiti e se hai dubbi scrivimi!
    ▼ DM's Corner


    Edited by ~S i x ter - 21/5/2019, 18:25
     
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    Are you ready?♦ Post 1


    Il primo ad arrivare fu Ronn, o come lo chiamava lei, "cazzetto con le gambe".
    Arrivò con una tormenta di neve. Lei credette che si trattasse del solito ragazzino monello venuto a vedere "il mostro", "la donna gigante", "la bestia". Ci aveva fatto l'abitudine: non amava uscire per subire gli sguardi dei cittadini un po' disgustati e un po' terrorizzati, e di certo li evitava, per quanto possibile; loro non si avvicinavano alla sua forgia, ad eccezione di bande di nullafacenti o ragazzini che volevano passare il tempo. Avrebbe potuto distruggerli con un dito, se avesse voluto. Chiunque avrebbe pensato che una donna di tale possanza di certo non avrebbe dato peso alla considerazione di miserabile esseri umani, eppure qualcosa cominciò ad insinuarsi in Ingrid, lei a parole non riuscì mai a descriverlo, ma era come se il pensiero di uno sguardo sul suo corpo trafiggesse ogni volta la sua carne, quasi fosse una lama di un pregiato metallo elfofinocchio. Cominciò a non sentirsi più in forze, a perdere l'appetito, fino a perdere la voglia di battere il ferro sul metallo. Ingrid la chiamava "l'Ombra": aveva sentito di Vrykul sprofondarvi, di solito si trattava di vecchi guerrieri o di femmine a cui avevano ucciso il compagno: mai avrebbe pensato che le sarebbe toccata una sorte simile.

    Arrivò poi il cazzetto con le gambe. Era un umano giovane, completamente calvo, e con una grossa cicatrice orizzontale tra l'attaccatura del naso e gli occhi. Arrivò in un momento in cui l'Ombra aveva rinchiuso Ingrid nella forgia da molto tempo, talmente tanto che lei credette di non essere più in grado di prendere un martello in mano: le mancava la sua casa, le mancavano i suoi simili, ma anche solo una voce amica.

    Cosa cazo vuole tu.


    Gli disse, mentre quella specie di topo nudo mingherlino tremava sulla sua soglia - una grossa lastra di legno massiccio che usava per non fare entrare ospiti indesiderati nella sua caverna.

    I-io ho portato...D-del ferro.


    Il ragazzino rovesciò sulla neve un ammasso di ferraglia che sicuramente pesava più di lui senza mai guardare la Vrykul: il suo sguardo era fisso a terra in segno di riverenza. Il metallo in questione era molto particolare, e Ingrid lo notò da subito: fattura elfica.

    Tu hai rubato questa merda.


    Disse, prendendo in mano un piccolo pugnale ed esaminandolo. Metallo elfico, ma merda di Goblin, pensò.

    N-no! Io...L'ho trovato. Ne ho trovato molto. P-potresti...fare un'arma...Per me?


    ***



    Ronn era piccolo e debole. La sua famiglia era stata spazzata via dalle bestie della corruzione, e lui cercava un modo per potersi difendere sia dai mostri, sia dai criminali. Le uniche cose che sapeva fare Ronn erano scappare e cucinare, quindi non passò molto tempo prima che si presentasse con una gigante pentola di stufato alle patate. Non era carne, ma era uno dei primi pasti cucinati che Ingrid assaggiava da molto tempo: lì scoprì che un'altra cosa che Ronn amava era parlare. Una volta sbloccato, Ronn non la finiva più: era un bene, perché Ingrid amava stare in silenzio mentre esaminava con curiosità il metallo che Ronn le portava, cercando di capire come lavorarlo e cosa farci. Il ronzio della voce di Ronn cominciò a riempire mano a mano le sue giornate; il calore del suo cibo mano a mano riusciva ad attenuare la morsa dell'Ombra su di lei.
    Tardò un poco nel consegnare l'arma a Ronn, ma perché voleva che si adattasse perfettamente alla sua statura e alle sue (poche) abilità. Creò per lui una specie di leggero, raffinato, lunghissimo coltello da cucina, e lo chiamò "Lo Sfilettatore".

    Tu prende questo in mano e pensa di stare affetando patata bollita...Quando tu invece affeta uomo. Ahahah!


    Ingrid esitò nel consegnargli quell'arma poiché temeva che sarebbe rimasta nuovamente da sola con l'Ombra: ma non fu così. Arrivarono molte altre richieste di armi. Arrivò Brok, un mastro fabbro che voleva collaborare con Ingrid. Un uomo alto, moro e robusto, rimasto vedovo di recente: un uomo veramente di poche parole ma di gran cuore. Aveva costruito attrezzi giganti professionali apposta per la Vrykul. Persone si avvicinavano alla fucina non per schernirla, ma per ammirare il suo lavoro. L'Ombra aveva allentato la presa su di lei.

    ***


    Ronn aveva portato un'enorme pentola di cinghiale stufato con funghi: era una delle prime volte che Ingrid era uscita fuori a cacciare dopo tanto tempo. Lei, Ronn e Brok avevano mangiato e brindato, litigando come al solito sulla temperatura ideale per riscaldare il metallo elfico. Non riusciva a ricordare quante volte avesse invocato Thor per toglierle l'Ombra, o almeno per ricevere una parola di conforto, qualcosa che l'aiutasse: tuttavia quella sera stava bene, la morsa dell'ombra era lenta, e di certo non stava pensando al suo Dio, anzi, con la pancia piena stava lavorando ad un progetto ambizioso di ascia a due mani, anche se i fumi dell’alcool le rendevano la concentrazione difficile.

    La vista del suo Signore, dopo un lungo periodo di silenzio, la buttò letteralmente a terra. Venne accecata da un bagliore di fulmini e assordata dal rombo di tuoni che annunciava il suo arrivo: credette fermamente di essere troppo ubriaca o impazzita, poiché Ronn era riverso in un angolo e dormiva sonoramente abbracciato ad una botte di birra alle radici, mentre Brok, per terra, russava peggio di un orso nero in letargo.

    Ma che cazo!


    Furono le prime parole ad uscire dalla sua bocca. Nuovamente credette di essere vittima dello scadente alcool umano, ma no: Thor era proprio lì.
    Thor.
    Il suo Dio.
    Il Dio che amava con anima e corpo.
    Lì, nella sua fucina.

    Non riusciva bene ad elaborare. Il caldo, il cibo, la birra, forse le avevano dato alla testa.

    Ingrid forse ha perso la testa.


    Gli disse, costernata. In realtà non era pronta. I tempi in cui era cavaliere erano talmente tanto lontani che non ricordava più di poter essere in grado. L’annuncio e la richiesta del Dio del Tuono arrivarono improvvisamente senza che si potesse neanche rendere conto di quello che stava succedendo. Buttò uno sguardo verso i suoi amici ma loro seguitavano a dormire placidamente.

    *...Ma Ingrid no è degna. Ingrid è fabro. Solo questo.*


    Avrebbe voluto dirgli. Ma anche una Vrykul con lo scarso intelletto come lei riuscì a comprendere che in realtà quelle erano parole dettate dall’Ombra. E davanti a Thor, davanti alla magnificenza del suo Dio, l’unico e il solo, l’Ombra non poteva e non doveva avere ragione di esistere. Sua madre e suo padre, i suoi amici, il suo interno mondo era stato portato via, ma questa non poteva e non doveva essere una giustificazione per non combattere più, per non essere più la forte Ingrid del Ragnarok.

    ***



    Ciò che vide Ronn al suo risveglio fu altrettanto luminoso quanto il lampo che aveva preannunciato il Dio del Tuono. Ingrid aveva indossato nuovamente la sua robe, aveva lucidato il piccolo Mjollnir (che era stato fin troppo relegato in un angolo a prendere polvere) e si stava preparando a partire.

    D-dove vai?

    Gli chiese, non abituato a vederla con le vesti da guerriera, ma più che altro col timore di stare per perdere la sua preziosa amica.

    Ingrid va a spacare culi e torna, gli disse, allacciandosi una pesante cintura da viaggio, la stessa che recava alcune piccole ossa, reliquie di nemici uccisi dopo grandi combattimenti. Su tutte, capeggiava un piccolo pendolo di pelle che catturò da subito l’attenzione di Ronn.

    Quelo è cazo di Jotan, lui uciso mio padre.


    Ronn deglutì cercando di nascondere un improvviso conato di vomito, prima di alzare lo sguardo verso la sua possente amica.

    ...Tornerai? Chiese, con lo sguardo da cane bastonato.

    Ingrid torna sempre. Tu no morire eh.

    Ingrid gli diede una delicata pacca sulla spalla, sufficiente a farlo sbilanciare e cadere a terra, e poi rise.

    AHAHAH. Quando torna Ingrid insegna a cazzetto con le gambe a esere meno finochio.

    Fuori era ancora notte, ma aveva smesso di nevicare per un istante. Ingrid si fermò ad ammirare il paesaggio notturno illuminato solo dalla pallida luce della luna e delle stelle, a breve sarebbe sorta l’alba. Le ombre avvolgevano tutto: i boschi, il villaggio, le montagne. Ma non lei.



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    La via per Mzachend è irta di pericoli. Viaggiare da soli in territori asgardiani è considerata una follia, ma con Picolo Mjölnir al tuo fianco, niente ti fa paura. L'Ombra cerca di ghermirti qualche volta, sussurrando luride parole finochie come "non ce la puoi fare". Ma tu sei Ingrid del Clan Mano di Ferro.

    Thor guida i tuoi passi.

    Anche nella nebbia che avvolge le rovine di quella che era una delle più prolifiche e misteriose città dei nani.



    Su4sahH

    Il viaggio durerà un po' e ovviamente sarai attaccata, ma nulla che tu non riesca ad affrontare. Concludi pure con la descrizione della città, l'ingresso è esattamente quello che vedi nell'immagine, nebbia fittissima compresa. La città è ad un'altitudine abbastanza elevata.
    ▼ DM's Corner
     
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    Are you ready?♦ Post 2


    Tu no può essere Thor! Ingrid pregato Thor tante volte e Thor mai! Ora Thor vuole che vado....dove?! Aaaah, Ingrid furba, Ingrid sa! Ingrid deve essere impazzita, tanto tempo sola.

    Erano state quelle le parole che era riuscita a farfugliare davanti a un incredulo Dio del tuono che finalmente dopo tanti anni le si era manifestato. Ma Thor, in tutta la sua benevolenza e immensità, le aveva posato una gigantesca manona sulla spalla, facendola arrestare di colpo mentre andava su e giù per la sua fucina. Fu in quel momento che il divino cosmo del Dio le attraversò il corpo come una scossa elettrica, e Ingrid capì. Non solo recepì le coordinate sul luogo della sua missione, ma entrò per un singolo istante in sintonia col suo Dio, in tutto e per tutto; fu l'esperienza in assoluto più mistica che potesse avere, anche se solo per poche manciate di secondi.

    Ingrid prima arrossì, poi pianse.


    ***

    Cazo di posto dimenticato da Odino. Senti eh, piccolo Mjolnir? Non si sente neanche il suono di vecchio che piscia.*
    *Detto Vrykul che sta ad indicare una situazione in cui non si sente alcun rumore.

    La strada non era stata affatto facile. Non per le bestie della corruzione ad ogni angolo, non per il meteo assolutamente volubile, ma perché il sentiero era completamente in salita e Ingrid, c'è da dire, non camminava così tanto da molto. Aveva tuttavia ucciso parecchi Roc corrotti, distruggendo i loro nidi, non appena aveva iniziato la sua salita, e con alcuni denti aguzzi ne aveva fatto degli splendidi tirapugni che non vedeva l'ora di mostrare ai suoi amici. E ancora, aveva dovuto liberare un bosco da un grosso demone cinghiale, che per via della corruzione non era affatto appetibile; il cibo scarseggiava per colpa del "Grande Male" che aveva distrutto flora e fauna locali. Persino gli alberi erano diventati viventi e corrotti, ma Ingrid, con l'aiuto del Piccolo Mjollnir, era riuscita ad abbattere un intero bosco di Ent oscuri al grido di "Ti insegna Ingrid a fare palo su per il tuo culo legnoso!"


    Sulla cima del monte Grinf, prima di iniziare una lunga discesa nei territori brulli che l'avrebbero portata all'antica città nanica, dovette accamparsi per la notte, stanca e affamata com'era. L'oscurità, tuttavia, portava con sé una dose massiccia di Ombra, che stavolta le proponeva strane teorie. In effetti era piuttosto bizzarro che Thor in persona si fosse palesato per darle quella missione e che il Celebrante non si fosse mosso dal suo palazzo. Che stava succedendo? Forse Ingrid era la più debole e sacrificabile di tutti i cavalieri di Asgard? Forse Thor non si fidava abbastanza del Celebrante? O forse il Celebrante non la considerava degna della sua presenza? Quest'idea la fece ribollire e le portò incubi per tutta la notte. Incubi che solo la presenza di Thor, nei suoi sogni, riuscì a placare.

    Ingrid si destò tuttavia con un grande peso sul cuore, tipico sintomo di chi, come diceva sua madre Elga, aveva avuto un demone seduto tutta la notte sul petto: così giustificava alla piccola Ingrid il senso d'angoscia che si prova dopo una notte di incubi.
    Le ci volle molto per scrollarsi di dosso un certo senso di inadeguatezza, ma la sua missione era diventata prioritaria: solo a missione compiuta avrebbe rivolto a Thor tutte le domande del caso.

    E Celebrante si, si beca due calci in culo.

    Disse ad alta voce al piccolo Mjollnir, raccontandogli di come si sentisse esclusa dalla vita di Asgard benché fosse stata lei ad armare tutto il popolo contro la Corruzione.

    Neanche Grazie! Neanche Grazie, povera Ingrid. No! Solo schiava di fucina. Ah ma vedrai. Ingrid dice Thor. Ingrid dice!

    Non ebbe quasi tempo di finire il suo sproloquio, quando la Vrykul si ritrovò alle porte di quella che sembrava Mzachend. Era strano: L'architettura della città era rimasta intatta, solo una nebbiolina sottile aveva inghiottito strade e palazzi, rendendo il tutto sempre più spettrale: lì Ingrid cominciò ad avere paura.
    Il silenzio era assordante.

    Ehi. EHI! Nani? C'è...cosa che vive qui?

    disse, avvicinandosi al ponte presidiato dalle statue di due uomini in armatura. Cercò di percepire qualcosa, un cosmo o semplicemente un'anima vivente in quel luogo immerso nel nulla.


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    II

    Non c'è letteralmente anima viva ad accoglierti. Ti aggiri per le rovine, i passi sono ovattati e distorti. La sensazione di angoscia è persistente, non tanto perché la città è vuota.
    Ma perché sembra essere stata abbandonata all'improvviso. Nelle case non trovi segni di lotta, fuga o altro. Trovi piatti decomposti, letti ancora fatti, giocattoli.

    Come se fossero tutti svaniti all'improvviso, anni fa.

    Riesci facilmente a trovare l'entrata della città interna. Le porte immense sono socchiuse, il meccanismo che le azionava deve aver malfunzionato e lo spazio è abbastanza per farti passare con un po' di difficoltà.

    Già dopo diversi passi il buio è opprimente. Riesci ad azionare una delle torce perenni, permettendoti per lo meno di non avanzare a tentoni. La tua luce in una mano, piccolo Mjollnir nell'altra.

    Davanti a te, il ventre della montagna che si snoda verso il basso e verso l'alto.

    La città interna presenta una situazione diversa da quella esterna. I segni di lotta sono evidenti, ma non trovi corpi: solo tracce ormai flebili, che conducono verso le enormi scale discendenti.


    Su4sahH

    BENVENUTA NEL DUNGEON!
    Sei liberissima di descrivere come ti muovi e come cerchi tracce. Non sai cosa stai cercando di preciso - e neanche Thor - quindi vedi un po' come agirebbe Ingrid.
    ▼ DM's Corner


    Edited by ~S i x ter - 24/7/2019, 21:42
     
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    Are you ready?♦ Post 3


    Era tremendamente ironico il modo in cui quel luogo rappresentava ciò che per tanto tempo era stata la sua vita: vuota, buia, senza nulla. Abbandonata. Il suo tempo sulla terra era stato diviso in due dal Ragnarok che aveva segnato il confine fra la sua vita spensierata da Vrykul a qualsiasi cosa fosse diventata ora.
    Aveva un po' paura, Ingrid. Era sola avvolta da tenebre e silenzio. Urlò molto per farsi sentire, e ancor più, cominciò a parlare da sola col piccolo Mjollnir, sbuffando e lamentandosi.

    Ingrid aspetava che Thor invitase cena lei?Che fare un po' di conversazione? Eh no, no. Ingrid, vai in città abandonata di nani. Oh si mio Thor, Ingrid fa cosa? Si diverte? Oh no no Ingrid no. Tu cerca cosa, dice lui. Cosa, chiede Ingrid? Lui dice eh non so, tu cerca poi vede noi.

    Ingrid inciampò su qualcosa che attirò la sua attenzione: un arnese da fucina, più precisamente una presa a manico della taglia di un nano, giovane, giudicò la mezzo-gigantessa. Poteva avere il cervello di una gallina ma certe cose riuscivano a mettere in moto i suoi pochi neuroni. Poco distanti, un incudine con una spada ripiegata a metà subito dopo il processo della tempra: i nani si dilettavano ancora con delle tecniche primitive, principalmente per hobby o puro artigianato: non era da loro tuttavia lasciare una simile incuria.
    Fu così che cominciò a notare lo stato di abbandono del resto della città. Una bambola caduta a terra. Un banco del mercato con ormai della poltiglia irriconoscibile nelle cassette. Botteghe abbandonate alla polvere, case vuote, come se chiunque avesse abitato quei luoghi fosse evaporato all'improvviso.

    Ingrid, cosa c'è?

    Le sembrò di sentire la voce di suo padre.
    Le sembrò di essere ancora piccolina e di trovarsi nella faggeta di Skarmr. Gli alberi erano ancora verdi e il paesaggio pullulava di vita. Ricordava bene quel giorno: voleva mostrare a suo padre un branco di cinghiali grigi, avrebbero sicuramente rappresentato un gran bottino di caccia. Ma una volta giunti al luogo dell'avvistamento, dei cinghiali non vi era più traccia: grande fu la delusione della piccola Ingrid, che non voleva apparire come una bgiarda agli occhi del padre.

    Ti credo, Ingrid. Guarda tu stessa: ci sono molte tracce che hanno lasciato. Quelle tracce ti condurranno alla verità.

    Ingrid segue tracce.

    Disse, decisa. Qualsiasi cosa fosse accaduta in quel luogo doveva esser stata tremenda. Non indagò oltre nell'abbandono della città superiore: era ora di vedere se per caso i nani si fossero rifugiati nella città interna.
    Senza indugio cercò nel piccolo dedalo di strade la via per accedere al cuore della città: essendo stata una cacciatrice, aveva anche un'ottimo senso dell'orientamento. Lì la situazione era diversa: tante armi gettate a terra. Alcune sporche di sangue ormai secco, rappreso. Ingrid si fermò ad accarezzare il filo di una lama di ascia di nano, ottima fattura, incrostata di una sostanza ormai indistinguibile. Non vi erano arti, neanche un minuscolo dito; solo orme nella polvere, schizzi rappresi di sangue, alcuni graffi sul pavimento, ma nulla più. Una particolare scia di schizzi di sangue attirò la sua attenzione verso una di quelle strane torce "magiche" che ogni tanto suo padre portava a casa dopo una negoziazione fruttuosa con i nani: luce perenne. Era una manna dal cielo in quel luogo, dato che Ingrid non poteva continuare ad illuminare tutto con le saette che si sprigionavano dal piccolo Mjolnir in eterno. Erano a forma di clava, un po' piccola per la manona di Ingrid, e se sbattuta violentemente su una superficie, poteva fornire luce per diverse ore proprio come la stessa tecnologia nella sua fucina. Ingrid operò con estrema cautela sulla torcia che con sua enorme sorpresa funzionò: ridacchiò con sé stessa compiaciuta.

    Pochi secondi dopo il suo sorriso venne spento da ciò che si ritrovò davanti: una discesa nelle tenebre più fitte. Eppure, tutte le tracce conducevano fino a lì. Sospirò.

    Nani, Ingrid trova voi. Se vivi.
    No avere paura pisolo Mjollnir. Thor con noi.

    Con molta cautela, Ingrid prese ad avanzare scendendo il primo gradino di quella che sembrava una scala eterna, mentre veniva gradualmente assorbita dall'oscurità.



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    III

    La discesa procede lenta e tranquilla per quella che potrebbe essere una ventina di minuti o un'ora abbondante. L'echeggiare dei tuoi passi ad un certo punto ti confonde sul tempo passato, ma finalmente cominci a intravedere una variazione in fondo all'ultima sinuosa svolta dello scalone.

    Le tracce sembrano ammucchiarsi verso un unico punto in fondo allo scalone, da cui senti provenire un forte odore di sangue vecchio. Ci sono brandelli di vestiti, una scarpa e un piccolo martello sporco di sangue nero. Diverse strisce indicano corpi trascinati verso una direzione precisa, ammucchiati e poi ripresi uno ad uno.



    Sei quasi discesa del tutto e riesci a intravedere la visione mozzafiato dal portale di ingresso, quando senti sassolini smuoversi e un basso grufolio acuto, raschiante. Qualcosa è sull'attenti, qualcosa di cui sei riuscita a cogliere un vago profilo.
    Non sembra averti visto, ma forse ti ha percepito in altro modo...?

    Su4sahH

    Ora abbiamo di fronte una scelta. Ingrid deve agire, e agire in fretta. Lascia in condizionale cosa decidi di fare, il coso brutto viene verso di te.
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