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    Notte fonda: nelle profondità marine, l'Impero era immerso nella pace e nella tranquillità delle ore del riposo. Le strade erano silenziose e vuote, salvo per le ronde dei soldati e per i pochi nottambuli che stavano rincasando dalle taverne o dal lavoro. e tutto sembrava immerso in una pace quasi ovattata. Tutto, tranne la sala del trono del Palazzo delle Campane.

    In quel luogo freddo e solenne, in un trionfo di Oricalco, marmi e sete, 4 figure stavano ritte ai piedi del raffinato trono di perle e oricalco su cui sedeva, tronfio e impaziente, il Sommo Signore dell'Oceano Indiano: era appena tornato da un'importantissima riunione con gli altri Primarchi, e aveva notizie di capitale importanza da riferire ai suoi consiglieri.


    "Il messaggio del Lawos del Santuario è abbastanza semplice: tra 3 giorni intende inviare nell'Impero un suo ambasciatore in modo da poter ridiscutere dei rapporti tra l'Impero e il Grande Tempio. La restituzione di quell'inutile sacco di carne da parte di Lady Sanya, invece di portare benefici, sembra aver riacceso alcune tensioni che sarebbe meglio tenere sedate, per ora."


    Una vera scocciatura, soprattutto considerando che la giovanissima Primarca del Kraken si era comportata in modo ineccepibile quel giorno: Varuna, come del resto Johanna, aveva seguito letteralmente in diretta l'incontro, attraverso il comunicatore dell'elmo di Sanya, e certo, la ragazzina aveva magari esagerato in certi momenti, risultando forse un pelo irritante, ma, a parte questo, si era comportata da vera regina, ed era stata piuttosto colpa di quell'individuo totalmente inadeguato che l'aveva accolta, con i suoi modi volgari e plebei, se la situazione era quasi arrivata al punto di non ritorno.


    "La richiesta del Consiglio è che il nostro Settore accolga il suddetto ambasciatore del Lawos, il quale rimarrà nostro ospite per alcuni giorni. Come d'accordo con le mie due stimate colleghe, ciò che questo straniero vedrà sarà la nostra opulenza, la nostra felicità e la sicurezza del nostro popolo, così da comprendere quanto primitivi siano lui e i suoi compagni, ancora arroccati tra quelle sudice rovine nell'Attica."


    I membri del consiglio privato di Varuna annuirono pensosamente, sorpresi dalla notizia ma già pronti a mettersi all'opera per assecondare le richieste del Primarca, il quale sembrava più che mai intenzionato ad organizzare un'accoglienza sfarzosa ai limiti dell'umana logica.


    "Organizzeremo dei banchetti, ovviamente. Uno al giorno, siate certi che ci siano le migliori vivande a disposizione, e coinvolgete Alexandra in questi preparativi, così si sentirà coinvolta e non dovrò sentire le sue inutili lagne. Oh, e che venga organizzata una grande corsa all'Ippodromo, che tutte le famiglie nobili vi prendano parte con i loro migliori campioni. Per quanto riguarda la visita formale, invece, avverrà nei luoghi di maggiore interesse del Settore. Sotto scorta ed in mia presenza. Non voglio che vada in giro a ficcare il naso dove non gli compete. Sarà inoltre necessario preparare gli alloggi reali per le delegazioni dell'Oceano Atlantico Settentrionale e per quelle dell'Oceano Artico, qualora intendano aggiungersi a quest'evento."


    Dopo aver preso quell'appunto, Nuada, il suo siniscalco, prese la parola, facendogli una domanda che fece scattare Varuna come una molla: perché non mostrargli anche l'immenso apparato bellico dell'Impero, per impressionare una potenza neutrale con la sua gloriosa potenza? Nello sguardo del Primarca danzavano vere e proprie fiamme, e i consiglieri tutti si ritrassero istintivamente, mentre il suo cosmo divampava attorno a lui spargendo un'intensa luce d'oro bianco.


    "Neutralità le mie palle, Nuada, non mi interessa cosa vorrebbe il protocollo o cosa dicono i trattati: chi serve Atena è un nemico dell'Impero, per il semplice fatto di leccare i piedi alla sgualdrina che ha impedito all'Imperatore di ottenere il dominio sul mondo. No, non permetterò in nessun modo e forma che quel Lemuriano si avvicini di un solo millimetro alle armerie e alle caserme. Vedrà solo quello che io gli permetterò di vedere, e voglio che comprenda nel modo più assoluto quanto sia stato misericordioso da parte mia accordargli l'onore di venire qui."


    Finito di parlare, Varuna si alzò, scendendo i gradini dell'alto trono e avanzando verso i portali spalancati della sala, i consiglieri piegati in un inchino solenne, in attesa di correre per mettersi all'opera e organizzare quanto era necessario per i giorni successivi: sapevano che il primarca li aveva messi dinanzi ad una sfida estremamente ardua, specialmente considerando il poco tempo a disposizione, ma nessuno di loro era intenzionato a scontentare lord Varuna: erano fin troppo consapevoli di quanto spaventose potessero essere le sue reazioni.


    "Che immensa scocciatura, però devo riconoscere che questa ambasceria avrà la sua utilità: mi permetterà di ribadire ancora una volta l'immane ricchezza e la prosperità che il mio regno ha portato nel settore, concedendomi ulteriore sostegno nel resto dell'Impero, e in più mi sarà concesso umiliare uno di quegli inutili servi di Athena."


    Mentre raggiungeva le sue stanze, Krisaore non poté fare a meno di sorridere, immaginando quanto sfarzo sarebbe esploso nel settore, nei giorni successivi.



    3 giorni dopo



    Il Settore Indiano riluceva di puro splendore: seguendo gli ordini del Consiglio ristretto, l'intera amministrazione del regno, i nobili e l'esercito si erano mobilitati come mai avevano fatto, nemmeno per il matrimonio del Primarca con lady Alexandra.

    Ogni cosa sembrava essere stata tirata a lucido, dalle facciate degli edifici principali fino all'ultimo dei vicoli, perfino in quelle zone periferiche in cui lo straniero non sarebbe mai stato condotto: i grandi templi del settore, il Bazar, la sede delle Gilde, ogni cosaera stata addobbata con ghirlande di fiori freschi e cascate di catene formate da oricalco e gioielli sfavillanti; i giardini, magnifici anche in normali situazioni, erano stati riempiti di nuove statue e di fontane, e tutti gli artisti che vi si esibivano erano stati lautamente stipendiati per cantare le lodi di Lord Varuna, colui che aveva portato la prosperità nel Settore con la sua sola presenza. Questa mossa era stata fatta più per il popolo che per il visitatore stesso, perché la gente ricordasse sempre che le piccole privazioni a cui veniva sottoposta erano non solo giuste, ma anche necessarie per dimostrare l'apprezzamento e la fedeltà all'uomo che la proteggeva dal caos. Anche il grande Ippodromo era stato addobbato con i grandi arazzi con i simboli delle casate nobili realizzati in seta e gioielli, e fuori da esso barrivano con arroganza gli elefanti del primarca, le zanne incise e ingioiellate, vere opere d'arte a sé stanti; in quell'ippodromo, il secondo giorno della visita si sarebbe tenuta la più grande corsa mai realizzata, con decine e decine di concorrenti e un combattimento rituale all'ultimo sangue, in cui criminali e volontari si sarebbero scannati per il giubilo del popolo estasiato.

    La Gilda dei Mercanti, sotto il continuo e maniacale stimolo della Consigliera Saphia, aveva letteralmente requisito tonnellate di derrate alimentari da ogni singolo Bazar, convogliandole a palazzo e costringendo chiunque a tirare notevolmente la cinghia, in attesa che passasse il periodo dell'ambasceria. Perfino i nobili, che nel Settore Indiano erano immensamente potenti e legati al Primarca, si erano dovuto piegare a quel comando, costringendosi a vivere di "stenti", dal loro punto di vista, limitandosi a consumare cibi meno ricercati e più modesti, contrariamente alle loro abitudini. Vero era che sarebbero stati ricompensati per la pazienza: come aveva desiderato sua Altezza, durante la visita del cavaliere di Athena ci sarebbero stati immensi banchetti, uno al giorno per tutta la sua permanenza, e a sovrintendere alla loro preparazione c'era Alexandra Sophitos in persona, come era stato richiesto da Varuna stesso; la Dolce Signora, come in molti ormai la definivano, si era gettata anima e corpo in quell'impresa, rivelandosi una pianificatrice a dir poco eccezionale, riuscendo a dare dei veri e propri temi ad ogni singolo evento e arrivando a organizzare addirittura un ballo in maschera.


    "Voglio che il palazzo sia un vero e proprio caleidoscopio, sarà la più grande festa a memoria d'uomo!"


    L'avevano sentita dire i servitori al marito, con un tono così estasiato da risultare infinitamente adorabile. Per contro, il Primarca si era limitato a ricordarle di non commettere errori, come suo solito, smorzandone la felicità, ma non intaccandone la fiera determinazione.

    Ma non era l'unica a lavorare instancabilmente: Nuada e il Colonnello Sophitos erano infatti alle prese con i delicatissimi preparativi dedicati alla sicurezza e allo sfoggio controllato della supremazia militare di Atlantide. Dopo ore di discussioni e una sfuriatadi Varuna, stanco di aspettare un resoconto dettagliato sul progetto, avevano infine deciso di schierare metà dei soldati dell'esercito regolare e l'intera armata degli Adeptus Custodes, con tutta la sua orgogliosa magnificenza, celando però l'intero apparato dei mezzi d'assalto e dei velivoli da guerra, in modo che il visitatore potesse cogliere si la supremazia assoluta di Atlantide, ma senza conoscerne appieno i segreti bellici.

    L'alba del giorno in cui l'ambasciatore sarebbe dovuto arrivare, Varuna diede l'ordine di mandare a recuperarlo vicino all'Istmo di Corinto, città sacra al Divino Imperatore, un mezzo totalmente blindato, così che non potesse vedere nulla fino a che non l'avessero fatto sbarcare: un semplice trucco scenico, che avrebbe permesso allo straniero di abbeverarsi dello splendore Atlantideo tutto in un colpo, sconvolgendolo nel modo più diretto e brutale possibile. Considerata la lunghezza del viaggio, era previsto che l'ambasciatore arrivasse verso il tramonto, e, una volta atterrato, si sarebbe trovato direttamente nella piazza della Colonna, dinanzi al Palazzo delle Campane, circondato da decine di migliaia di soldati ricoperti delle loro corazze dorate e armati con le lunghe alabarde cosmiche, oltre che dalla folla urlante, giunta per ammirare lo spettacolo dell'accoglienza.

    Dopo essere stato accolto dal colonnello e da Gunther, il tedesco a capodei Custodes, il visitatore sarebbe stato condotto nel palazzo, al cospetto del Primarca, e lo avrebbe trovato, come da tradizione, nella sala del trono, un vastissimo ambiente pieno di arazzi e statue di oricalco, invaso in quel momento da centinaia e centinaia di aristocratici provenienti non solo dal settore indiano, ma da ogni angolo dell'Impero.

    Assiso sul grande trono di oricalco e perle, Varuna era interamente ricoperto dalla sua armatura sfavillante, Vasavi Shakti ben salda in pugno, con al suo fianco la moglie, che cominciava a mostrare i segni della gravidanza, rivestita di un elegante abito color porpora, che faceva un netto contrasto con gli smeraldi dei suoi gioielli. La donna sembrava raggiante di felicità,non così il Primarca, la cui faccia sembrava una maschera di bronzo in cui sfavillavano pallidi due grandi rubini. Scrutava la sala con noia, studiando il comportamento dei presenti, ma quella noia svanì nell'istante in cui le porte si spalancarono, e l'ambasciatore del Grande Tempio venne scortato al suo cospetto, circondato da un nutrito numero di Custodes.


    Nuada a quel punto si fece avanti, alzando il modulatore vocale e svolgendo il suo ruolo di araldo.


    "Benvenuto, straniero! Hai l'onore e il privilegio di trovarti dinanzi a Sua Altezza Reale Varuna del Casato di Krisaore, primo del suo nome, Primarca dell'Oceano Indiano, Luce degli Abissi, Lanciere dei Sette Mari, Capitano-Generale dell'Adeptus Custodes."


    Mentre i titoli venivano elencati, e gli aristocratici si inchinavano profondamente nella sua direzione, Varuna rimase impassibile, non accennando minimamente ad alzarsi dal trono per accogliere il proprio ospite, ma restando immobile, la lancia stretta in pugno, uno sguardo freddo e arrogante rivolto nella direzione del cavaliere di Atena. Dopo un silenzio apparentemente interminabile, Krisaore parlò, la voce sinistramente metallica che rimbombava per le alte navate di metallo bianco.


    "Benvenuto ad Atlantide, ambasciatore del Lawos di Atene. Da millenni l'Impero non riceve un ambasceria lemuriana, ma sembra che certe tradizioni siano dure a morire. Dimmi, chi ho il piacere di ospitare nel mio reame?"


    Il tono sarcastico era più che evidente, come evidenti furono le risatine di una donna dai capelli rossi e dalla pelle scura celata nella folla, a cui fecero seguito molte altre risate soffocate. Lo scherno nei confronti del diverso, una cosa normale per gli umani, specialmente lì.



    nfTlSf1

    NOME | Varuna
    ENERGIA | Rossa
    CASTA | Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE | Krisaore {IV}
    FISICAMENTE | ///
    MENTALMENTE | ///
    STATUS SCALE | ///

    RIASSUNTO AZIONI |

    ABILITÀ | ///

    TECNICHE | ///
    primarca dell'oceano indiano | luce degli abissi
    lanciere dei sette mari | capitano-generale dell'adeptus custodes


    narrato | parlato | pensato | parlato altri
     
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    La luce naturale cominciava a scarseggiare, nella sala di lettura della biblioteca. Davanti a lui erano aperti diversi volumi dall’aspetto vetusto e documenti conservatisi per qualche strano miracolo della scienza antica che li aveva creati. I libri continuavano a creare in lui una forte sensazione di conforto e sicurezza; quell’occasione non faceva differenza. Da un punto di vista psicologico non c’era nulla di nuovo: armato di vecchie e nuove conoscenze cercava di non sprecare nemmeno un istante delle ore che lo separavano dalla successiva missione, esattamente come se stesse preparando un importantissimo esame. Lo sforzo accademico era quasi piacevole a dire il vero. Un po’ meno lo era la consapevolezza del peso di quelle informazioni che andava immagazzinando e del perché lo stesse facendo. Atlantide era nella sua testa soltanto un piccolo tassello di un mosaico enorme che non aveva ancora avuto il tempo di razionalizzare, insieme a tutto ciò che comprendeva il suo nuovo status di Saint.
    Alek gli aveva fornito una soddisfacente panoramica di tutto ciò che sapeva sull’Impero. Per lo più si trattava di storie vecchie quanto la civiltà, di meraviglie estranee alla logica di un uomo qualunque, soprattutto se raffrontate con quelle che aveva già trovato per conto proprio. Non mancavano infatti pile e pile di rapporti sullo stato del continente sommerso databili a diversi periodi storici anche abbastanza recenti che descrivevano una situazione più o meno congruente all’immaginario “comune”: una grande potenza del passato, ridotta a rovine e all’ombra di sé stessa. Le cose, tuttavia, sembravano molto diverse da qualche anno a quella parte.
    Il rapporto tra Atlantide e il Grande Tempio era a dir poco traballante. Nessuna ufficialità, nessuna presa di posizione, tanto che pochi giorni prima si era sfiorato un’incidente diplomatico soltanto per una sciocca mancanza di cautela e misura nelle parole. Un episodio pur isolato, ma estremamente pericoloso, dato che l’equilibrio raggiunto in seguito all’armageddon non poteva certo essere definito “stabile”. Onde evitare altri imbarazzi simili, il Lawos aveva agito d’anticipo organizzando una visita ufficiale. Quello che restava da capire era lo spazio di manovra rimasto.

    Quanto a lungo due potenze del genere potranno mantenere una perfetta neutralità? Quanti incidenti o screzi può sopportare questa situazione prima di precipitare? Mantenere la pace al momento sembra la priorità, ma mentre noi chiacchieriamo il resto del mondo va a puttane.


    Ancora più preoccupante, almeno dal punto di vista di Lawrence, era proprio il fatto di essere stato scelto come portavoce.

    Di fatto la tipa che si è presentata con la giovane Bronze e che ha più o meno sopportato la scarsa creanza di Altare, è una dei capi di Atlantide. I Primarchi. Sovrani assoluti. Di certo avranno qualcosa da ridire sul fatto che un altro coglione qualunque con un’armatura d’argento si presenti in casa loro a parlare di quanto sarebbe bello essere amiconi.


    A quanto pareva, però, tutti quanti sembravano ansiosi di sistemare la faccenda, tanto che venne rapidamente fissato un punto di incontro per il recupero dell’ambasciatore designato: Corinto. La scelta era quantomeno adatta al contesto di rivalità tra Atena e Poseidone e inoltre pareva logico da parte dei guerrieri degli abissi evitare di emergere con un altro mezzo militare a un tiro di sasso da Atene. Ogni passo da entrambe le parti era diventato attento e misurato. Sarebbe stato accolto da un certo re Varuna.

    Almeno non è la ragazza nervosetta. Magari mi andrà bene e mi ritroverò davanti un pacioso burlone amante delle feste.


    Il giorno della partenza, Lawrence si svegliò in preda a un’ansia che non provava da tempo. Avrebbe preferito mille volte andare a rompere crani corrotti nella foresta, piuttosto che mettersi alla prova in quel modo così strano per lui, oltre al fatto che non si sarebbe mai sentito all’altezza di fare le veci del maestro in un contesto così delicato. Il tempo per i dubbi, tuttavia, era passato. Le sue proteste non erano servite a nulla e si era in qualche modo convinto a farsi carico del peso di quella responsabilità.
    Ricevette come da accordi la visita di due artigiani, un simpatico ometto baffuto e la moglie, che lavoravano come sarti per le varie necessità dei cavalieri della dea. Gli avevano portato tre pacchetti di carta. Il primo conteneva dei pantaloni di un grigio scuro quasi nero, comodi ed elastici tanto da poterli indossare sotto l’armatura, ma sufficientemente eleganti da non farlo risultare ridicolo. Nel secondo era ripiegata una camicia morbida coordinata con maniche molto corte dal colletto alla koreana e bavero incrociato, ideata più o meno allo stesso modo, per assolvere alla sua funzione estetica al meglio della praticità. Avevano preso le misure soltanto poche ore prima e dovevano aver lavorato per gran parte della notte per consentirgli di fare una bella figura a nome del Grande Tempio e della sua gente. Il ragazzo ignorava però cosa ci fosse nel terzo pacchetto e fu una bella sorpresa trovarvi uno splendido mantello blu dagli orli ricamati. La coppia attese pazientemente che lui provasse gli abiti nuovi, insistendo perché indossasse anche la cloth sopra di essi, quindi lo aiutarono a capire come appuntare il mantello all’interno degli spallacci. Mentre la sarta sistemava un paio di fili sfuggiti a un controllo precedente, il marito si prodigava in spiegazioni complicatissime a proposito del processo naturale utilizzato per ottenere il pigmento blu egizio, insistendo sul valore simbolico di quest’ultimo. Lawrence ascoltò ogni parola con sincero interesse, ammirando la splendida sfumatura a quanto pare celebre del tessuto e le cuciture che creavano un semplice disegno geometrico essenziale, ma elegante. Alla fine di quell’imbarazzante quarto d’ora ringraziò entrambi per il fantastico lavoro svolto e li salutò, sperando che il Grande Sacerdote non lesinasse sul compenso. Quindi, con un po’ di anticipo, si diresse al limitare della barriera, dove avrebbe atteso i venti soldati che era stato costretto ad accettare come scorta per il viaggio.

    Ci sarebbe così tanto da fare… e loro mi devono seguire solo per evitare che mi sporchi il vestitino nuovo di sangue nero.


    Erano partiti con calma, avendo un notevole margine di tempo a loro vantaggio. Il viaggio non fu affatto problematico, del tutto privo di imprevisti, tanto che si ritrovarono ad aspettare molto più del necessario sulla spiaggia dell’ex area archeologica Diolkos, appena a est della città. Il trasporto arrivò puntuale, esattamente come ci si sarebbe aspettati, emergendo con grazia e aprendosi da un lato come un fiore, rivelando parte degli interni. Era un mezzo sofisticato e totalmente blindato.

    Vietato guardare dal finestrino, eh?


    I soldati di scorta si disposero fulminei su due file, tenendo il cavaliere al centro di una grossa V. Gli atlantidei si schierarono in maniera simile di fronte a loro ai lati della larga passerella. Al saluto del comandante di plancia, Lawrence rispose con un ceno del capo, prima di voltarsi e congedare i suoi uomini, ignorando le loro proteste. Salì a bordo lasciandosi la luce del giorno e il vento alle spalle. L’immersione fu rapida e silenziosa, nel ventre di una creatura acquatica di metallo intarsiato che sembrava respirare come una cosa viva. I soldati tennero le distanze e più che altro lo lasciarono solo in un angolo, guardato a vista dalla cabina di pilotaggio.
    Lo scorrere del tempo non era facilmente percettibile all’interno del trasporto, ma dopo quella che parve qualche noiosa ora di silenzio e di cambi repentini di pressione, il mezzo atterrò. Lo spettacolo che lo aspettava all’apertura del portello fu letteralmente abbagliante: una piazza sconfinata, gremita di gente urlante, dallo spiccato tratto orientale e splendente di mille colori tra i quali a spiccare era soprattutto l’oro, caldo e infuocato dal riverbero di quello che pareva (ma non poteva certo essere?) il sole al tramonto. Nel centro della piazza, una mastodontica colonna era montata su una struttura a gradoni altrettanto imponente, che faceva da basamento. Dalla parte opposta Lawrence vide un palazzo candido e brillante dalle architetture elaborate ed eleganti, diverso di qualunque altro edificio lì intorno. La cosa che più di tutte gli fece storcere il naso, però, fu l’immane dispiegamento di forze: davanti a lui, apposta per accoglierlo, era stagliato un numero di soldati che non riuscì a quantificare così su due piedi, tanti da riempire una generosa sezione dello spiazzo aperto, reggendo armi inastate dalla foggia esotica. Perfino l’esercito, con le sue armature dorate, sembrava amplificare la luce che avvolgeva la città al tramonto. Fu improvvisamente molto felice di aver lasciato indietro la scorta. Si sarebbero probabilmente sentiti inadeguati e in soggezione di fronte a una tale superiorità numerica e tecnologica così attentamente ostentata.

    Forse è parte dell’usanza comune accogliere un ambasciatore schierando un intero esercito. Chissà che non si rendano conto di avere un po’ esagerato.


    Due uomini uscirono dalle schiere e si diressero verso di lui, bardati con divise ben riconoscibili che li distinguevano per rango. Fecero il loro saluto portando il pugno al petto e si presentarono. Il più alto superava Lawrence di almeno quindici centimetri. Si chiamava Gunther ed era il capo di quelli che sembravano l’élite, gli Adeptus Custodes. Tutto di lui, dal rigore militare della sua marcia ai tratti somatici ariani, sembrava gridare "Quarto Reich". L'altro uomo, molto più vecchio e meno imponente, che zoppicava visibilmente per quanto tentasse di tenere un ritmo regolare di passi, si presentò come Colonnello Sophitos. Dopodiché, senza aspettare che lui ricambiasse la cortesia, girarono sui tacchi chiedendogli di seguirli. La guarnigione ripiegò sui due lati, creando un corridoio di metallo e carne che conduceva dritto al palazzo bianco.
    Nel momento in cui le porte si spalancarono sull’interno del palazzo, capì che in quel settore di Atlantide non avrebbero mai compreso il senso di “il troppo storpia” o “pacchiano”. Quelle enormi stanze vomitavano ricchezza in tali quantità da dare la nausea, soprattutto a qualcuno che come lui fosse ormai abituato all’austera semplicità della vita nella vallata del Santuario. Ogni statua, ogni arazzo, ogni orpello era di fattura impeccabile. Ma tutto l’insieme era a dir poco eccessivo. Rasentava il cattivo gusto. Era soffocante.
    Giunto nella sala del trono fu accolto da un’altra folla, più raffinata o almeno più ricca di quella chiassosa là fuori. Poi, finalmente, vide il suo ospite. Assiso sul trono, ricoperto da una stupenda armatura e lancia in mano, un uomo dall’aspetto decisamente poco comune lo fissava con occhi di un rosso inquietante, incastonati appena sopra a degli zigomi scolpiti che conferivano al sovrano un aspetto tutt’altro che amichevole. Al suo fianco, a completare un triste chiasmo, stava una donna molto bella dall’aria dolce e in evidente attesa. Fu però un altro essere a parlare per primo, una figura a cui il ragazzo non aveva minimamente prestato attenzione in un primo momento, ma che catturò subito il suo sguardo quando cominciò a parlare con voce metallica. Non era umano. Il metallo non rivestiva un corpo. Era il corpo. Al posto del viso aveva una piastra inespressiva priva di aperture.

    Benvenuto, straniero! Hai l'onore e il privilegio di trovarti dinanzi a Sua Altezza Reale Varuna del Casato di Krisaore, primo del suo nome, Primarca dell'Oceano Indiano, Luce degli Abissi, Lanciere dei Sette Mari, Capitano-Generale dell'Adeptus Custodes.


    La reazione dei nobili a quelle parole fu di profondo rispetto, una continua deferenza che proseguì fino alla fine della tirata. Finalmente, quindi, l’oggetto di tanta attenzione si degnò di parlare.

    Benvenuto ad Atlantide, ambasciatore del Lawos di Atene. Da millenni l'Impero non riceve un ambasceria lemuriana, ma sembra che certe tradizioni siano dure a morire. Dimmi, chi ho il piacere di ospitare nel mio reame?


    “Piacere”. Se la tua bella lancia fosse affilata quanto il tuo sarcasmo, Atlantide avrebbe già in mano il mondo intero.


    Non era tanto sciocco da aspettarsi un incontro amichevole, ma almeno si immaginava di potersi presentare al Primarca senza la patetica scenetta della corte ridacchiante tutta intorno.

    Il mio nome è Lawrence Solomon Conley, Silver Saint di Triangolo Australe, portavoce del Lawos del Grande Tempio.


    Le risatine fintamente soffocate dal pubblico, tuttavia, lo spinsero ad aggiungere qualche parola in più.

    Mi scuso di non potervi fornire ulteriori titoli per la mia persona. Temo di essere un cavaliere e nulla più, Lord Varuna. Potrei aggiungere “Prescelto dalle Stelle” al mio nome, ma è qualcosa che accomuna ogni Saint, infondo. Oppure “Guardiano della Porta”, ma anche questo dipende da una predestinazione scritta nel fato. E infondo credo che anche voi come me riconosciate la vuotezza di un titolo basato soltanto su un privilegio di nascita o sulla propria posizione sociale e non guadagnato col sangue e il sudore della fronte. Dico bene?


    Sorrise brevemente, lasciando a Varuna il tempo di assimilare per bene il concetto.

    Per quanto riguarda la rarità delle ambascerie lemuriane, forse converrete con me anche sul fatto che Lemuria non esista più. Non come Atlantide, almeno. Non è il Lawos di Lemuria che mi manda, ma come ho appena detto è il Lawos del Grande Tempio, nonché mio maestro nelle vie del cosmo. La sua preoccupazione per la situazione globale è anche la mia e crediamo che sia giunto il momento di parlarne seriamente, lasciando da parte antiche rivalità che hanno portato solo morte e distruzione su scala planetaria… e che non hanno semplicemente più senso di esistere. Cosa ne pensate, Vostra Maestà?


    Sottolineò le ultime due parole con un breve inchino, senza togliere gli occhi da quelli del suo simpatico interlocutore.

    Parlato
    Pensiero
    Varuna
    Altri


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    NOME: Lawrence Solomon Conley
    ENERGIA: Rossa
    CASTA: Saint di Athena
    CLOTH: Silver di Triangolo Australe
    STATUS FISICO: Perfetto
    STATUS MENTALE: Sarcasm Fight!
    STATUS CLOTH: Perfetto, indossata

    RIASSUNTO AZIONI: -

    Edited by Him3ros - 12/3/2019, 13:59
     
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    Calò un silenzio spettrale nella sala, alle parole di Lawrence, un silenzio che lentamente venne sostituito da un sinistro brusio, e mano a mano che il suono aumentava era possibile riconoscere parole quali "eretico", "guerra", "rogo", e altre parole altrettanto amene. Il giovane americano era una persona intelligente, sicuramente avrebbe compreso che le sue parole avevano avuto un effetto molto pericoloso, sia per lui che per la fragile neutralità tra il possente Impero e la morente potenza di Atene.

    La folla cominciò ad agitarsi, e le guardie si disposero immediatamente in modo da impedire a chiunque di potersi avvicinare al Triangolo, quando improvvisamente il suono di una risata pervase la sala, una risata gelida, crudele, priva di gioia. La folla si voltò verso la fonte della risata, rendendosi conto con sgomento che apparteneva al Primarca stesso, il quale si era alzato in piedi, iniziando a scendere i gradini del trono per trovarsi faccia a faccia con Lawrence, sul volto un sorriso che non arrivava agli occhi, rimasti dei gelidi pezzi di ghiaccio rosso. Lo scrutò come per leggergli dentro, prima di rispondere con l'ennesima provocazione.


    "Noto con piacere che la memoria di voi servi della Divina Atena è sempre fallace, al punto da non tenere conto del vostro illustre e assai più nobile passato. Del resto, cosa aspettarsi da coloro che non si preoccupano nemmeno di tutelare l'Attica e hanno abbandonato Atene alla feccia corrotta. Lemuria esisterà finché esisterete voi, non importa quante volte cambierete nome, dimora e tradizioni."


    Poi con un gesto inaspettato, posò la mano sinistra sulla spalla del ragazzo, rivolgendosi alla Sala con un tono più diverso, più conciliante, per quanto distante.


    "Ma ora, chiudiamola qui! Questa dovrebbe essere un'occasione per tentare di risolvere gli errori di comportamento di qualcuno di assai poco adatto a svolgere un certo ruolo. Ti rinnovo il mio benvenuto ad Atlantide, Lawrence Solomon Conley, cavaliere d'argento del triangolo australe. Con la mia somma autorità io ti riconosco quale mio illustre ospite, con tutti i privilegi che questo comporta! Che tutti lo considerino tale, fintanto che la mia tutela sarà su di lui! E ora, è tempo di festeggiare!"


    E i nobili esultarono, con tutta la falsità dell'aristocrazia, e se fino a un'attimo prima non avevano fatto altro che augurare la morte al giovane, ora lo acclamavano come ospite del loro re. Approfittando del chaos, Varuna avvicinò la testa all'orecchio di Lawrence, bisbigliando voce melliflua e velenosa:


    "Permettimi un consiglio, Guardiano della Porta: se fossi in te cercherei di soppesare molto attentamente le tue parole, da questo momento in avanti. Qui siamo ad Atlantide, e ad Atlantide una parola sbagliata può scatenare reazioni assai poco desiderabili. Aggiungerei inoltre che sarebbe bene che tu non esca da questo Palazzo senza la mia presenza o quella di una nutrita scorta: il Settore Indiano è vetusto, e foriero di antichi rancori che potrebbero condurre a "incidenti" da cui nemmeno lo status di ospite diplomatico potrebbe tutelarti. Mi sono spiegato?"


    Non attese una risposta, era conscio che le sue parole fossero arrivate esattamente dove dovevano, pertanto si staccò dal giovane ambasciatore, chiamando a sé la sua sposa, la quale prese sotto braccio il proprio ospite, e, dopo averlo baciato su entrambe le guance, come voleva la tradizione, lo condusse verso la sua stanza, un vero e proprio appartamento sfarzosamente arredato e ricco di ogni conforto, nell'ala destinata alla famiglia reale, un vero onore, riservato di norma solo ai primarchi in visita, dove avrebbe potuto rinfrescarsi e cambiarsi prima del banchetto. Appena se ne furono andati, Varuna congedò gli ospiti e, dopo aver dato disposizioni perché lo straniero fosse controllato costantemente sia dalle guardie che dal personale di servizio, si diresse verso i suoi alloggi, per prepararsi a sua volta per il ricco banchetto della sera stessa.


    Poche ore dopo


    La musica era vivace, nella grande Sala della Memoria, con i suoi arazzi e i soffitti smaltati con le raffigurazioni della guerra contro il chaos. Le lunghe e basse tavolate che riservate agli invitati aristocratici, erano già riccamente guarnite con monumentali composizioni floreali e ciotole ricolme di frutti di ogni genere. Non vi erano sedie, solo una marea di cuscini, posti su un caleidoscopio di tappeti persiani che coprivano interamente il pavimento di oricalco, e al posto di ogni invitato era posta una bacinella colma di acqua con limone e petali di rosa, per permettere a tutti di lavarsi le mani prima della cena. In piedi dietro ai tavoli, vi era un vero e proprio esercito di camerieri indaffarati, che riempivano le coppe di quegli invitati già seduti ed in attesa dell'ospite d'onore con i robusti vini indiani, con vino di palma o semplice acqua.

    Seduto sulla pedana rialzata che dominava tutti i tavoli, Varuna di Krisaore sorseggiava una tazza di té bollente, scrutando con un misto di disgusto e divertimento quelli tra i nobili che erano già ubriachi fradici prima ancora che il banchetto fosse iniziato. Anzi, prima ancora che tutti quanti avessero preso posto! Si segnò mentalmente di dover fare un po' di pulizia tra i loro ranghi, sfoltendo i rami di quelle casate che stavano approfittando del suo animo magnanimo. Come un predatore, Varuna era in attesa: sua moglie aveva appena preso posto accanto a lui, semplicemente bellissima nel suo abito blu oltremare, in netto contrasto con la tunica di Varuna, realizzata in lino dorato, su cui erano cuciti grossi medaglioni di oricalco, modellati per sembrare dei soli trafitti da una lancia, e stava conversando con la preferita delle concubine di Varuna.,Roxanne, che quel giorno aveva avuto l'onore di starle accanto come dama di compagnia durante il banchetto. Il posto alla destra del Primarca in quel mometo era vuoto, essendo riservato allo straniero che sarebbe arrivato a minuti, scortato da Nuada, il quale sicuramente lo stava istruendo sull'etichetta di corte, per evitargli di sfigurare e di coprire sé stesso e la sua casta di vergogna.


    "Come se bastasse così poco per impedire a quei pezzenti di umiliarsi da soli"


    Pensò ridacchiando tra sé, mentre i camerieri cominciavano a portare dalle cucine gli antipasti, posando i vassoi sui tavoli, proprio mentre l'ospite d'onore veniva fatto accomodare accanto a Varuna, il quale, con il tono più mellifluo che era capace di utilizzare, prese a conversare con lui, mentre il suo piatto veniva riempito dalla servitù.


    "Confido che la stanza sia di tuo gusto, ambasciatore. Normalmente è riservata ai monarchi in visita, ma, data la straordinariatetà dell'evento, mi sembrava d'obbligo farti alloggiare lì, invece che nella parte del palazzo riservata agli ospiti comuni, come segno del profondo, mhm, interesse che nutro per questo evento."


    Prese un sorso di té, facendo segno di versarne anche al suo ospite.


    Oolong da hong pao, praticamente introvabile ormai. Lo produciamo noi, come tutto il cibo, del resto. Allevamenti, coltivazioni: non c'è nulla che la nostra tecnologia e il Divino Imperatore non ci permettono di avere. Qui nessuno muore di fame, e anche chi ha poco ha sempre lo stomaco pieno.


    Disse in modo casuale, ma con un tono che voleva assolutamente sbattere in faccia al saint la superiorità tecnologica e organizzativa di Atlantide anche in quel frangente. Poi, seguendo l'etichetta, iniziò a conversare del più e del meno, portando la conversazione su argomenti apparentemente casuali, ma cercando di cogliere importanti informazioni sulla situazione interna degli ateniesi.


    Allora, ditemi, da quanto tempo combattete per Atena? Come vi trovate tra le sue fila? Immagino che sia impegnativo dover combattere per la Signora della Sapienza e della "Giustizia", come si definisce lei stessa.


    nfTlSf1

    NOME | Varuna
    ENERGIA | Rossa
    CASTA | Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE | Krisaore {IV}
    FISICAMENTE | ///
    MENTALMENTE | ///
    STATUS SCALE | ///

    RIASSUNTO AZIONI |

    ABILITÀ | ///

    TECNICHE | ///
    primarca dell'oceano indiano | luce degli abissi
    lanciere dei sette mari | capitano-generale dell'adeptus custodes


    narrato | parlato | pensato | parlato altri
     
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    II


    Le risate di scherno della folla si erano ridotte a sussurri impauriti e irosi allo stesso momento. Infondo, stando ai fatti lui non aveva detto nulla di male. Che i presenti lo ritenessero tale, era soltanto un problema loro. Di fatto non gli interessava nessun’altra reazione all’infuori di quella del Primarca stesso.
    Varuna giocava sporco già dai convenevoli, il che lo aveva portato a reagire in maniera commisurata. Non poteva rischiare di esporre la gola così dal primo istante, non dopo che un intero esercito era stato schierato per lui, non dopo gli insulti della corte e soprattutto, non dopo che il cosiddetto “re” aveva deciso di provocarlo in maniera così palese. Si aggirava in un territorio molto pericoloso, sia letteralmente che figurativamente parlando: non doveva assolutamente dimostrarsi facile da umiliare e schiacciare e al contempo non poteva rispondere in modo offensivo.
    La risata dell’uomo si fece strada nel ricco salone come ghiaccio che invade una lastra di marmo, stridendo e crepitando con un suono sgradevole che sembrò privare gli sciocchi nobili della capacità respirare. Non era il momento di intimidirsi, tuttavia. Le parole di scherno dell’indiano non furono certo ignorate.

    Atlantide e Lemuria… che storia avvincente. E antica. Più antica di noi, di qualunque umano qui presente. Una storia che parla di odio e di incomprensione e di tremendi massacri in nome di questo o di quell’ideale. Una storia finita in tragedia, che è costata troppo a entrambe le parti. Una storia anacronistica e inadatta a questi tempi. Ora il nemico è diverso, è comune. Noi non siamo più Lemuriani e Atlantidei, ma uomini. Esseri umani che combattono per sopravvivere in un mondo malato e corrotto.

    Fece una breve pausa. Varuna non diceva solo vuote sciocchezze volte a irritarlo, dopotutto. La situazione in Attica era davvero penosa, considerando che nemmeno Atene era stata risparmiata dal diffondersi della corruzione.

    Atene è stata certo una dura perdita, ma come dimostra la mia presenza qui, le cose stanno cambiando in maniera ben più profonda di quanto alcuni di noi osino sperare, ma soprattutto molto più di quanto voi possiate scorgere, lontani come siete dalle coste della Grecia. E non è ignoranza del passato che mi spinge a parlare in un certo modo, ma al contrario è il grande rispetto per ciò che è stato a guidare le mie parole e il volere dei vertici del Santuario.

    L’improvvisa semi-cordialità di Varuna lo colse più alla sprovvista di quanto avrebbe mai potuto fare un attacco. Certo, a livello puramente diplomatico, essendosi spinto a preparare una simile accoglienza non poteva certo buttare tutto all’aria dopo aver scambiato solo qualche battuta… tuttavia il tocco della sua mano sulla spalla lo fece quasi trasalire anche attraverso l’armatura.
    Passare da oggetto di scherno ad acclamato ospite con tale facilità dimostrava quanto poco quella gente fosse padrona del proprio senno. Krisaore interpretò alla perfezione il suo ruolo di despota da operetta tragica per tutto il tempo, in particolar modo nel decidere di sussurrargli delle minacce non troppo velate direttamente all’orecchio. La sua voce e il tono scelto ad arte, molto più incisivi delle semplici parole di avvertimento, provocarono in Lawrence un moto di disgusto. Ebbe quasi l’impressione che i suoi timpani venissero accarezzati da qualcosa di viscido e untuoso e ci mise un bel po’ per scollarsi quella sensazione di dosso.

    ▼▲▼


    Camminava di fianco alla splendida Alexandra, una creatura così genuinamente diversa dal marito che paragonarli al giorno e alla notte sarebbe stato un eufemismo. La donna lo stava accompagnando presso quelli che sarebbero stati i suoi alloggi, mentre un buon numero di guardie completava il privato corteo. L’aveva preso a braccetto con gentilezza dopo averlo baciato ed essersi presentata da sé (miracolosamente senza bisogno del robot/segreteria telefonica di poco prima) e sembrava provare una certa quieta soddisfazione nel passeggiare con lui mostrandogli i vasti spazi dell’ala riservata alla famiglia reale.
    Law si stava sforzando in ogni modo di dimostrarsi altrettanto cordiale, ma il pensiero che quei due fossero marito e moglie continuava a risultargli profondamente sbagliato.

    Mia signora, non posso fare a meno di chiedervi…

    Quando? – lo anticipò lei, sfiorandosi il ventre con la mano libera.

    Più che altro…COME.

    Ho passato da poco la metà della gravidanza. Secondo i medici di corte non si prospettano complicazioni. Una grande notizia per il regno e il mio amato re.

    Sperò nell'interesse del bambino che il DNA della mamma fosse sufficiente a mitigare i tratti grezzi del Primarca.

    Anche se probabilmente il bambino avrebbe comunque una vita molto, molto difficile con un genitore del genere.

    Quando si fermarono, Alexandra gli lasciò andare il braccio e con un sorriso delicato gli indicò una porta intarsiata. Il battente era di proporzioni quasi umane, per quanto grande, ma le articolate decorazioni indianeggianti lo incorniciavano fino a lambire l'alto soffitto.

    Mio marito ti ha riservato le migliori stanze che un ospite possa mai desiderare. Mettiti pure comodo, intanto. Hai bisogno di qualcosa di adatto al banchetto che ho organizzato in onore della tua visita. A minuti riceverai la visita del sarto reale, che realizzerà un modello su disposizione e istruzioni del Primarca stesso.

    Con quelle parole, si congedò prima che Law potesse cercare di protestare riguardo all’abbigliamento. L’idea di Varuna come stilista lo atterriva.
    Varcando l’uscio non mancò di notare le varie guardie che si disposero diligentemente lungo il muro senza bisogno di alcun ordine. Gli alloggi erano ingiustificabilmente ripieni di ogni sorta di oscena decorazione, un marasma ridondante di orpelli, suppellettili e arazzi. Perfino nei pochi punti in cui il muro non era completamente coperto, la fattura unica delle pareti cesellate in quello che sembrava oro scuro soffocava la vista peggio di un drappo di velluto. Velluto che probabilmente avrebbe scovato sul serio, se solo avesse trovato la forza di guardarsi attorno più attentamente.
    Oltre all'ingresso semicircolare c'erano altre tre stanze, tutte collegate tra loro, che si aprivano sulla parete curva tra tende e drappeggi del tutto superflui. A destra c'era un salotto con tanto di panche basse e cuscini enormi, oltre a diversi mobili tra i quali spiccava una credenza in legno scuro con decorazioni in rilievo, con un vassoio e tanto di corredo da tè, e grazie al cielo una libreria. A sinistra vide una stanza da bagno che conteneva praticamente qualunque tipo immaginabile di marmo tra i ripiani rialzati del lavabo e l'enorme vasca che pareva quasi una piscina, mentre le pareti erano sostanzialmente sostituite dagli specchi. Al centro capeggiava la stanza da letto. O meglio, il salone da letto. Il baldacchino con i suoi pesanti tendaggi si trovava al centro dello spazio e non su uno dei lati. In quel luogo gli intarsi d'oro scuro nelle pareti diventava così opprimente da rasentare la claustrofobia, dando l'impressione di stare in una cassaforte.

    Oricalco?

    Preso da un certo sconforto, sganciò il mantello e si tolse l'elmo appoggiandolo su uno dei tappeti più piccoli del vestibolo. Il resto dell'armatura vi si ricompose attorno con un guizzo di luce argento.
    Il sarto arrivò dopo nemmeno un paio di minuti portando un metro e un paio di modelli appena imbastiti. Il ragazzo non provava altro che disagio in quella situazione. Perché dovrebbe servirmi un vestito su misura? L’altro, dal canto suo, quasi non aprì bocca, limitandosi a fargli provare una delle due giacche che aveva portato e a guidarlo in alcuni movimenti per prendere le misure che gli servivano. Prima di andarsene diede anche un'occhiata al mantello e infine, già sulla soglia, chiese che tipo di decorazione preferisse per il turbante.

    Faccia lei, mi affido al suo buon gusto. -biascicò funereo alla prospettiva di agghindarsi a festa. Si chiedeva se la favella dell’artigiano fosse dovuta a un suo tratto caratteriale oppure a… com’era? Ah, giusto: “eretico, blasfemo, al rogo”.
    Almeno avrebbe avuto un po’ di tempo per di riprendere fiato, stando a quanto anticipato dalla regale consorte. Per buona misura, la prima cosa che fece fu tracciare sul vasto perimetro degli alloggi una serie di sigilli difensivi, come barriera e allarme, giusto per non fare la fine di re Duncan scannato nel sonno. Per scrupolo incluse anche il pavimento e il soffitto. Una volta collegate tutte le linee al centro dell’ingresso, qualcosa percorse i muri: un riverbero o uno sfogo energetico simile a elettricità statica, ma di natura cosmica. L’oricalco nelle pareti prese a brillare, mentre appena staccati dalla superficie i riflessi e i giochi di luce della Geometria rivelarono un’altra trama di linee e glifi. Una grammatica comune a entrambi gli stili gli permise di comprenderne a grandi linee la natura, in teoria inoffensiva, per quanto il cosmo del Primarca, che la componeva, potesse suggerire altrimenti. Per un momento gli ordini di sigilli oro contro argento coesistettero, poi insieme svanirono, penetrando nel muro e rimanendo attivi pur lontano dalla vista.

    Che razza di furbetto, Faccia Spigolosa.

    Malgrado la nuova e inquietante scoperta decise di concedersi un po’ di riposo. La vasca in marmo si riempì di acqua calda in pochissimo tempo. Un basso mobiletto conteneva tutto l’occorrente per la cura e la pulizia della pelle e la rasatura, oltre a una selezione di profumi e pigmenti.
    Dopo essersi ripulito e sistemato fece per sedersi sul letto sconfinato, ma se ne pentì non appena cominciò a sprofondare nel materasso troppo morbido. Sembrava di affondare nella melassa. Decise di trasferirsi sulle panche del soggiorno, dove fu praticamente costretto dalla sua maledetta curiosità a consultare i volumi ordinati sulla libreria impreziosita da borchie di acciaio lucente.
    Alla fine della prima pagina di “Vita e Opere di Re Varuna di Krisaore”, l’autore non aveva ancora finito di elencare i titoli del suo mecenate, quindi Lawrence lasciò perdere e chiuse il tomo (dannatamente spesso e pesante malgrado l’ancora giovane età del sovrano) e lo rimise al suo posto, evitando ulteriori e arditi esperimenti letterari.

    ▼▲▼


    Il simpatico sarto tornò circa un’ora dopo, recando l’opera completa: un abito da cerimonia degno dell’eleganza e dello stile della corte dell’Oceano Indiano, foriero di un gusto non ontano da quello di superficie. I pantaloni e la giacca a piccoli bottoni lunga fino alle ginocchia erano in un morbido tessuto argentato e ricamato quasi all’eccesso, mentre le babbucce e il turbante si avvicinavano molto al colore del suo mantello, riprendendone e rimaneggiandone anche le fini decorazioni geometriche, in modo da poterli abbinare. A quanto pare, Varuna aveva gradito almeno una cosa, di lui. Law decise di rassegnarsi a quella sorta di intima violenza indossando ogni cosa in silenzio. Nessun filo fuori posto, nessuna imperfezione. Un assistente lo aiutò a sistemare meglio il turbante, che era strettamente necessario fermare con un’enorme ed eccessiva spilla con chissà che pietre preziose incastonate tra i riccioli pomposi del metallo lucido.
    Una volta soddisfatto, il sarto se ne andò, lasciando il posto al ben più inquietante automa con la faccia piatta che fungeva da siniscalco del regno, che l’avrebbe scortato . La cosa che si presentò come Nuada era ancora più inquietante da vicino, soprattutto considerando che lungo la strada si mise a istruire l’ospite sulle usanze a cui attenersi durante un banchetto atlantideo.

    Un costrutto che insegna a un umano come comportarsi con altri umani. Dovrebbero scrivere dei libri su questo, piuttosto che su Varuna.

    In sostanza non fu complesso tenere a mente le nozioni fondamentali con cui venne bombardato. Arrivato nel gargantuesco salone si mosse tra il marasma di camerieri affaccendati e nobili ubriachi e prese posto il più velocemente possibile al fianco del suo ospite, non mancando di notare nuovi elementi di ricercata opulenza. L’ostentazione dell’abbondanza di quel settore di Atlantide stava chiaramente sfuggendo dalle mani del sovrano.
    Le tavolate erano già imbandite, ma il suo appetito non collaborava in quel momento, nauseato com’era dal suo primo impatto con un’altra civiltà, rendendo molto facile da seguire una delle istruzioni di Nuada: il Primarca mangia per primo in segno di correttezza verso i suoi ospiti.
    Fu Varuna ad anticiparlo, chiedendogli come si fosse trovato nelle sue stanze, mentre ordinava che fosse versato del tè. Non potendo ammettere che l’arredamento gli avesse quasi fatto piangere sangue, Lawrence si era preparato una risposta ad hoc.

    Non ho mai avuto il piacere di soggiornare in ambienti simili, così confortevoli e arredati con gusto. Un gusto che si estende, ovviamente, anche alle decorazioni meno... ovvie e banali. Ritengo che si possa capire molto del padrone di casa osservando la casa stessa.

    Non a caso mi sarei volentieri cavato gli occhi.

    La conversazione proseguì in maniera sterile e ovviamente provocatoria, quasi come se quella pausa fosse servita al re solo a radunare le idee in vista di nuovi spunti di umiliazione per il cavaliere, che almeno poteva trovare un minimo di conforto nel forte gusto di quel tè pregiato. Poi miracolosamente Varuna smise di glorificare la sua Atlantide, spostandosi su argomenti di inclinazione più personale.

    Immagino che sia impegnativo dover combattere per la Signora della Sapienza e della "Giustizia", come si definisce lei stessa.

    Di questi tempi, Lord Varuna, non resta molto per cui combattere. La Terra è in ginocchio, e mentre noi parliamo gli ultimi sopravvissuti strisciano nel fango, sperando che accada un miracolo, che venga qualcuno a salvarli. Io non so cosa gli dei dicano di loro stessi, né ho mai avuto occasione di filosofeggiare con loro. Conosco il mio ruolo, i miei limiti e le mie possibilità, conosco il cuore del mio maestro e quello dei miei compagni. Posso dirvi, altezza, che la mia massima aspirazione è quella di rendere onore a tutto questo: alla speranza degli uomini, al coraggio dei cavalieri e al valore della vita.

    Mi chiedete se sia impegnativo combattere per Atena? La risposta potrà sembrarvi banale, ma no. Non lo è. Atena ci chiede di combattere per l’umanità e combattere per l’umanità è la scelta giusta. Non esiste scusa, non esiste via d’uscita o “strada facile”. Si tratta di combattere o perire. Reagire o subire.

    Lawrence abbassò di molto il tono. Parlare di ideali era una mera perdita di tempo e di occasioni, soprattutto con qualcuno di così fuori dall’ordinario come il suo interlocutore.

    A parte questioni delicate sulla vostra fede, però, avrei una domanda molto più semplice: cosa vi aspettate da questo dialogo, da questa visita?

    Soppesò per qualche secondo le alternative che gli rimanevano, per evitare di ripetere la patetica scena di quel pomeriggio. Sapeva di dover far leva sull’orgoglio di Varuna per ottenere qualcosa di sincero e genuino.

    E soprattutto… da guerriero a guerriero: cosa vi aspettate che dovremo affrontare ora, sempre che si riesca a evitare questa nuova guerra tra Lemuria e Atlantide che tanto viene sussurrata, tra le folle senza volto e i deliri degli ubriachi che hanno perso la decenza, svergognati, proprio davanti al loro signore?


    ▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼



    NOME: Lawrence Solomon Conley
    ENERGIA: Rossa
    CASTA: Saint di Athena
    CLOTH: Silver di Triangolo Australe
    STATUS FISICO: Perfetto
    STATUS MENTALE: Bruh
    STATUS CLOTH: /

    RIASSUNTO AZIONI: /

    ABILITÀ: Geometria dell’Ottava Sfera - Sigilli Straordinari
    Attraverso la comprensione delle forme del poligono più elementare, il Saint del Triangolo Australe è in grado di tracciare col proprio cosmo linee e disegni complessi, che racchiudono nei loro intrecci la descrizione e i fondamenti del codice matematico che governa ogni cosa della natura. Per questo motivo, i sigilli creati con tale potere possono agire sul cavaliere, il suo avversario e gli altri esseri (siano essi alleati o nemici), ma anche sull’ambiente circostante e sugli oggetti nel raggio d’azione consentito dalle facoltà dell’utilizzatore. Una volta disegnati, i sigilli possono essere utilizzati per limitare i movimenti dell’avversario, fino al punto di immobilizzarlo o confinarlo. La loro influenza si estende anche al potere di rinforzare o, al contrario, indebolire ciò che viene marchiato.
    La padronanza del Triangolo Australe sulla Geometria Celeste è superiore a quella di un normale sigillatore e le sue creazioni saranno sempre più efficaci, anche se non tanto da rivaleggiare con quelle di un combattente che possieda un maggiore livello di padronanza dell’energia cosmica.

    TECNICHE: /

    ParlatoPensieroVarunaAlexandra

     
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    "Ah, sapevo avresti apprezzato gli alloggi, ambasciatore. Tra l'altro, l'ultimo ad aver soggiornato in quella stanza, a quanto ricordi dagli annali, dovrebbe essere stato il Re Santo dei Gemelli, quando le nostre nazioni non erano ancora in guerra."


    Le portate si susseguivano con ostentata opulenza, portando in tavola piatti sempre più carichi e più ricchi, arrivando a presentare interi pavoni al forno, a cui erano state rimesse tutte le piume, con un effetto scenico assolutamente incredibile. Varuna mangiava con moderazione, senza abbuffarsi con ogni singola portata, ma gustando con evidente piacere tutto quello che gli veniva servito, accompagnando il tutto con quel forte tè pregiato che aveva offerto anche al suo illustre ospite.

    Era assai chiaro al Primarca, che Lawrence fosse in estremo disagio, aveva organizzato tutto proprio per quel motivo, e si aspettava proprio che quel disagio, quell'impazienza dovuti a tutta quel contesto così alieno per lui, lo portassero a fare il passo falso, e a parlare apertamente di guerra.


    "Suvvia,suvvia! Non parliamo di cose così tetre a tavola. È logico che nessuno qui voglia veramente la guerra! Se così non fosse, l'avrei fatta scoppiare nel preciso istante in cui non mi hai presentato come dono la lingua mozzata di quel cane che ha offeso la mia illustre amica dell'Oceano Artico. No,nessuno vuole un inutile massacro, quello che risulterebbe un vero e proprio genocidio, a dire il vero, considerando tutto. A parte forse mio suocero, che si crede un favoloso condottiero, quando in realtà è soltanto un lercio alcolizzato incapace. Se non fosse per la mia dolce Alexandra, l'avrei già condannato a morte da parecchio, costringendolo a combattere nell'arena, come si conviene ai criminali più biechi ed infimi."


    Parlava con una tale tranquillità di una cosa simile da mettere davvero i brividi: la Principessa Alexandra non alzò nemmeno gli occhi, ma il suo disagio per le parole del marito era palpabile. Il Primarca, del resto, sembrava considerare la moglie poco più di un soprammobile, e non si preoccupò di rincarare la dose.


    "Del resto, i parenti non puoi sceglierteli, giusto, ambasciatore? O meglio, non puoi sceglierti i parenti delle persone a cui ti leghi. Quanto a cosa mi aspetti da questa visita, è una cosa che sarebbe meglio affrontare al momento opportuno, e non qui, in questa baraonda. Prego, assaggia queste locuste! Sono state immerse nel miele e passate nelle spezie prima di essere fritte, così da essere sia dolci che piccanti."


    La cena continuò per parecchio tempo, con sempre nuove, esotiche portate, tanto che, alla fine, molti ospiti semplicemente arrivarono a rifiutare il cibo con espressioni di disgusto, tanto erano sazi. Sarebbe andata bene al popolino, dato che, per volontà di Alexandra, nessun avanzo sarebbe andato sprecato, e anche la gente più povera avrebbe potuto banchettare come i gran signori, almeno per una volta.

    Per tutto quel tempo, Varuna non si rivolse quasi mai a Law, se non per rispondere brevemente a qualche domanda che gli veniva posta, o alle classiche frasi di convenienza che si potevano scambiare due individui così diversi, e Law venne lasciato a chiacchierare con perfetti sconosciuti che, talvolta, arrivavano vicino a lui per intavolare brevi, affettate e vuote conversazioni. Eppure, ad un tratto, sembrò chinarsi verso il giovane per dirgli qualcosa, prima di venire interrotto da un gran frastuono: tutti i nobiluomini della sala si erano infatti alzati insieme e portati al centro del banchetto, chiamando a gran voce il nome del loro re, mentre i musicisti sistemavano gli strumenti e si preparavano per suonare qualcosa di diverso dalla musica leggera e di sottofondo che avevano tenuto fino a quel momento.



    "Non stasera, miei signori, devo intrattenere il mio ospite!


    Disse Varuna sogghignando, mentre quegl'altri aumentavano il frastuano, creando una protesta inaspettatamente sentita; e, altrettanto inaspettatamente, Varuna alzò le mani in segno di resa, con un sospiro rassegnato ma mantenendo un tenue sorriso in volto. Si scusò con Law, mentre la musica prendeva un ritmo più veloce, e si alzò in piedi, calciando via dal basso tavolo le sue stoviglie e saltandovi sopra.


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    Subito alcuni dei nobili accorsero verso di lui, afferrandolo per le gambe e portandolo, mentre lui si ergeva dritto come una lancia, al centro della grande sala, che nel frattempo era stata sgombrata da camerieri e ballerini: erano rimasti solo i numerosi aristocratici e un certo numero di ufficiali delle armate di Krisaore, che si erano disposti in modo concentrico attorno al Primarca, esultando, mentre questi iniziava a tenere il ritmo della musica incalzante battendosi la mano sul petto. Ed iniziando a cantare, muovendosi ritmicamente.

    Il Primarca seguiva il ritmo come se non fosse la prima volta che danzava su quella canzone, mentre due servi portavano verso di lui dei grandi cesti di henné in polvere, in cui Varuna intinse le mani per poi lanciarla verso l'alto, in una cascata rossa e oro che cosparse lui e i soldati attorno a lui, i quali preso a danzare seguendo un ritmo diverso dal Primarca, un ritmo che faceva rialtare ancora di più i suoi movimenti sinuosi. Krisaore iniziò a fischiare acutamente, mentre gli veniva porto un grande tamburo che egli prese a suonare a ritmo forsennato, con i danzatori posti attorno a lui presi in una sorta di danza estatica e violenta, quasi ferina. Con un movimento sinuoso, Varuna lanciò in alto la mazza del tamburo, riprendendo a danzare, seguito questa volta dagli altri, che ne imitarono i movimenti in maniera perfetta. Possibile che quell'uomo così acido e spigoloso, fosse solito concedersi vezzi del genere, in mezzo ai suoi sudditi privilegiati? A quanto pareva, si, o almeno, non doveva essere uno spettacolo così insolito: le dame della corte, infatti, erano tutte intente a cantare insieme al loro sovrano, per quanto le loro voci non riuscissero minimamente a raggiungere l'ampiezza vocale di Krisaore, che si rivelò in possesso di una voce estremamente adatta al canto, e la stessa Alexandra, pur non cantando, batteva le mani al ritmo della musica travolgente, ridendo in modo genuino. Ecco, era così che si sarebbe potuta definire quella situazione: genuina; per la prima volta da quando era arrivato laggiù, Law stava vedendo la corte indiana priva di maschere e sotterfugi. Si stavano tutti veramente divertendo, perfino il Primarca, era intuibile dall'espressione serena e concentrata sul suo volto, mentre, una volta sedutosi a terra, circondato sempre da tutti gli altri, iniziava una serie di strani movimenti che un fisico meno allenato e flessibile avrebbe trovato assai complicati. Balzò in piedi, sorridendo alla sala con un braccio sollevato e le dita che schioccavano, mentre i nobili e i soldati presero a girare attorno a lui in grandi cerchi che si stringevano e dilatavan con una rapidità estrema. Il primarca tese una mano verso i musicisti, che gli lanciarono dei sistri d'argento che egli prese a suonare in modo forsennato, dando vita ad una nuova frenesia dei suoi sottoposti, per poi abbandonarli nuovamente, facendo lanciare in alto nuvole di henné da alcuni nobili posti verso gli angoli della sala, che fecero calare una fitta nebbia che rese gli ultimi attimi della danza simili ad una visione da sogno, nebulosa e quasi irreale, una danza ritmica e molto meno serrata rispetto a prima, che terminò con un ultimo suono dei sithar e con i nobili che si inchinarono faccia a terra di fronte all'ansimante Primarca, nuovamente al centro esatto della sala dopo i suoi continui movimenti, con il braccio alzato in una posa vittoriosa. Le nobildonne e coloro che non avevano danzato si alzarono in piedi urlando e applaudendo, e Alexandra si lanciò al centro della sala ad abbracciare il marito, che arrivò a riservarle un breve bacio sulla fronte candida, in un gesto che lasciò stupita la corte, poco avvezza ad assistere a simili atteggiamenti del Primarca nei confronti della devota moglie.

    Dopo aver afferrato un calice di succo di limone e zenzero che gli venne portato da un servo, e averlo svuotato in un sorso, Varuna tornò verso Law, la fronte imperlata di sudore e le vesti sporcate dall'henné.



    "Temo di non avere più l'età per le danze sfrenate dopo ricchi banchetti. Mi ritiro nei miei appartamenti, ma sentiti libero di restare quanto vuoi e di visitare il parco qui fuori dalla stanza. Quando sarai stanco, la tua scorta di riporterà nelle tue stanze. Spero che il banchetto sia stato come te l'aspettavi, e preparati: domani avremo modo di discutere MOLTO dettagliatamente di ciò che mi hai chiesto. Buonanotte."


    Con uno svolazzo della mano, a simulare il gesto di benedizione che riservava ai sudditi, si allontanò scortato da due custodes in armatura completa, con un passo molto più allegro di quanto non ci si potesse attendere da uno come lui.

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    NOME | Varuna
    ENERGIA | Rossa
    CASTA | Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE | Krisaore {IV}
    FISICAMENTE | ///
    MENTALMENTE | ///
    STATUS SCALE | ///

    RIASSUNTO AZIONI |

    ABILITÀ | ///

    TECNICHE | ///
    primarca dell'oceano indiano | luce degli abissi
    lanciere dei sette mari | capitano-generale dell'adeptus custodes


    narrato | parlato | pensato | parlato altri
     
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    Era chiaro che la sottile provocazione avesse almeno in parte colto nel segno, dato che Varuna divenne molto evasivo a riguardo, evitando completamente di dare peso ai comportamenti della sua corte, rivangando invece la storia di Altare e della Primarca dell’Artico.
    Sapeva perfettamente di trovarsi in quel luogo a causa degli screzi avvenuti tra quei due, ma continuare a tirare fuori l’argomento ogni due frasi rendeva quel giochetto molto più esasperante del dovuto.
    Si consolò con un’altra sorsata di quel tè raffinato, pensando seriamente che fosse l’unica parentesi positiva della sua visita, perfino se si fosse rivelato essere veleno liquido.
    Non aveva quasi parlato col padre di Alexandra. Nuada gli aveva riferito – in preparazione al banchetto – che si trattasse dell’uomo più anziano tra i due che lo avevano accolto nella piazza. Tuttavia, l’invettiva contro di lui lo disgustò come poche altre cose e per diversi motivi, primo tra tutti la presenza della principessa, chiaramente a disagio per ottime ragioni, ma si costrinse a tenere la bocca chiusa. Discutere di affari interni non avrebbe fatto altro che alimentare la voglia del Primarca di inveire sulle evidenti mancanze dei suoi ospiti.
    Non gli avrebbe dato questa soddisfazione.
    Law fissò per un istante di troppo gli occhi sfuggenti di Alexandra, arrivando a incrociare il suo sguardo per un momento e provò una grande pietà per lei.
    In compenso, l'involontario digiuno e la prolungata esposizione ai profumi speziati delle pietanze che riempivano i tavoli ebbero la meglio e lo stomaco gli si aprì quel tanto che bastava ad accogliere un pasto generoso, perfino le tanto decantate locuste che mandò giù senza guardare. Sorprendentemente, al di là della consistenza, le trovò ottime, come pure praticamente tutto il resto. Dovette ringraziare più e più volte la sua natura poco schizzinosa, ma alla fine convenne che - quantomeno - in casa di Varuna il cibo era apprezzabile.
    Fu la fine del banchetto a lasciarlo però senza parole.
    La musica e le danze presero il posto delle chiacchiere e del cibo. L'intera sala si trasformò in pochi attimi in una gigantesca pista da ballo.
    Vide un'altra faccia del Primarca Indiano, probabilmente un tratto della sua personalità che la politica e la spocchia non avevano ancora totalmente divorato. O forse si godeva soltanto la massima e delirante attenzione dei sudditi. Quello che vide era un Varuna felice, sinceramente entusiasta e coinvolto.
    La cosa che lo lasciò più basito fu, alla fine, quel gesto di affetto del tutto inaspettato: un bacio sulla fronte della principessa consorte. Osservandola attentamente vide che nemmeno lei sembrava aspettarsi una cosa simile, dato che il suo viso cambiò radicalmente, illuminandosi con un ampio sorriso commosso.

    Ci stava ancora pensando, quando il sovrano tornò verso di lui per congedarsi.

    Buonanotte, maestà. Vi ringrazio per questa festa, veramente degna di un re. Visiterò con piacere i giardini, anche se non penso che mi tratterrò molto. La giornata è stata piuttosto lunga e ricca di sorprese. Attendo con ansia il nostro prossimo incontro, nella giornata di domani. Non vedo l’ora di parlare a lungo di certe questioni. Molto a lungo.

    Parole di cortesia, nulla di più. Si chiese come sarebbero state interpretate, sempre che al suo ospite importasse ne importasse qualcosa in quell'occasione. Nella sua uscita di scena fu seguito da diversi nobili, mentre i restanti avevano alzato tanto il volume della voce da sembrare il doppio di prima, accompagnando il tutto con comportamenti al limite del licenzioso.
    Quando si accorse che la reale consorte era rimasta nella sala del banchetto, la raggiunse. Il suo sguardo, così distante dalla preoccupazione e il dolore che vi aveva intravisto all'inizio dell'evento, era sognante e ricco di una gioia innocente.

    Mia signora, avete deciso di intrattenervi oltre, questa sera?

    Si, Cavaliere. Mi sembra giusto sovrintendere l'evento fino alla fine, o almeno finché il nostro illustre ospite di superficie voglia presenziarvi.

    In questo caso, penso di potervi liberare all'istante dall'incombenza. Dopo le emozioni della serata riposerei volentieri le orecchie in un luogo più tranquillo. Vostro marito mi ha suggerito che potrei visitare i giardini del palazzo, per esempio. Magari potreste accompagnarmi?


    La luce artificiale che simulava quella della luna rendeva il rigoglioso parco vagamente inquietante, ma vicino agli ampi viali le lanterne poste ad intervalli regolari permettevano di vedere i meravigliosi colori naturali dei fiori e le mille sfumature di verde delle foglie. Subito all’esterno della grande sala erano piantate delle rose secondo un disegno particolare, che probabilmente sarebbe stato apprezzabile appieno solo dall’alto. In lontananza, gli alberi da frutto creavano un boschetto ordinato. Law si chiese se i frutti venissero effettivamente raccolti e mangiati, oppure se fossero lì solo per far scena.

    Sono stupito che siate riuscita a organizzare tutto in così poco tempo. È stata una cena magnifica.

    Lei si limitò a sorridere in segno di gratitudine. Si vedeva perfettamente quanto tenesse a ricevere un complimento del genere, ma non si scompose in superflue frasi di ringraziamento. Il ragazzo aveva l’impressione che a lei importasse soltanto di compiacere il marito.

    Lord Varuna mi ha sorpreso molto con la sua esibizione di poco fa. Non vorrei che mi riteneste sfacciato, ma vorrei tanto chiedervi una cosa: com’è il Primarca, nella sua vita di tutti i giorni?

    In un primo momento non capì se la domanda l’avesse imbarazzata o semplicemente presa alla sprovvista, sta di fatto che la pacata risata che ne seguì non sembrava affatto naturale.

    Il mio re e consorte è un uomo a dir poco meraviglioso. Ogni suo pensiero è volto al bene del regno e, per esteso, all’intero dominio del glorioso Dio Imperatore, eppure tra tutti i suoi impegni, le riunioni e le emergenze non mi mette mai in secondo piano. Sono sempre la prima nel suo cuore, nonostante nel suo harem figurino sei tra le più belle donne dell’Impero. Ha scelto me come madre della prossima generazione di regnanti. E il nostro primo figlio nascerà tra poco.

    Si accarezzò la pancia con un gesto dolce, per sottolineare le parole che aveva appena pronunciato, ma alle orecchie del rosso continuavano a suonare come tentativi di autoconvinzione, più che altro. Il commento così forzato a proposito dell’harem lo lasciò interdetto, ma tentò di non darvi peso, proseguendo in quella chiacchierata informale. Non sapeva come avrebbe reagito a ulteriori domande. La visita ai giardini si prese più tempo di quanto pensasse. Alexandra gli spiegò con garbo come i giardini circondassero una buona parte del palazzo. Infatti, stavano attraversando soltanto la sezione visitabile da coloro che venivano invitati presso la corte. Tra un passo e l’altro gli raccontò una miriade di notizie e pettegolezzi, che sarebbero stati interessanti forse per qualcuno che appartenesse a quella corte, ma che per lui significavano poco o niente. Nessuna informazione succosa a proposito di Varuna né del suo regno.
    Di lì a poco chiese di essere accompagnato agli alloggi, adducendo come scusa una certa stanchezza, mentre di fatto aveva solo bisogno di starsene un po’ tranquillo per i fatti suoi. Una volta chiusa la porta delle sue stanze si concesse di rilassarsi, finalmente, lasciando cadere la maschera cordiale con un lungo sospiro.
    L’indomani sarebbe stato un giorno ancora più tremendamente difficile.



    narrato ▼ parlatopensato
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    NOME ♦ Lawrence Solomon Conley
    ENERGIA ♦ Rossa
    CASTA ♦ Saint di Athena
    CLOTH ♦ Silver di Triangolo Australe
    STATUS FISICO ♦ Ottimo
    STATUS MENTALE ♦ Ottimo
    STATUS CLOTH ♦ Non indossata

    RIASSUNTO AZIONI ♦ ///

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    ABILITÀ

    Geometria dell’Ottava Sfera - Sigilli Straordinari
    Attraverso la comprensione delle forme del poligono più elementare, il Saint del Triangolo Australe è in grado di tracciare col proprio cosmo linee e disegni complessi, che racchiudono nei loro intrecci la descrizione e i fondamenti del codice matematico che governa ogni cosa della natura. Per questo motivo, i sigilli creati con tale potere possono agire sul cavaliere, il suo avversario e gli altri esseri (siano essi alleati o nemici), ma anche sull’ambiente circostante e sugli oggetti nel raggio d’azione consentito dalle facoltà dell’utilizzatore. Una volta disegnati, i sigilli possono essere utilizzati per limitare i movimenti dell’avversario, fino al punto di immobilizzarlo o confinarlo. La loro influenza si estende anche al potere di rinforzare o, al contrario, indebolire ciò che viene marchiato.
    La padronanza del Triangolo Australe sulla Geometria Celeste è superiore a quella di un normale sigillatore e le sue creazioni saranno sempre più efficaci, anche se non tanto da rivaleggiare con quelle di un combattente che possieda un maggiore livello di padronanza dell’energia cosmica.


    TECNICHE ♦ ///
     
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    Quando giunse il mattino, una scorta di 10 uomini andò a svegliare Lawrence su ordine di Sua Altezza. Ma non erano semplici soldati, questa volta, erano i famigerati inquisitori, guidati da lord Balthasar in persona. Gli uomini in nero si presentarono in modo pratico e asettico, dimostrandosi estremamente gelidi ma cortesi quanto bastava, chiedendogli di seguirlo appena si fosse reso presentabile per il suo anfitrione. Una volta pronto, il giovane Cavaliere venne condotto con passo solenne all’ingresso del palazzo, dove ad attenderli c’era un’automobile. Si, proprio un’automobile decappottabile, un grosso mezzo ingombrante, con un muso estremamente prominente, bianco con decorazione barocche in argento e sei ruote borchiate. Sembrava uscita direttamente da un romanzo steampunk. Al posto dell’autista c’era quello che sembrava un ragazzo di appena 16 anni, mentre il Primarca si trovava seduto sui sedili posteriori, l’armatura di Krisaore addosso, intento a fumare da un narghilé posto accanto ai suoi piedi. Una nuvola di vapore dal profumo di menta lo avvolgeva, dandogli un aspetto surreale. E cosa più surreale, era estremamente allegro e gioviale.


    Ah, Ambasciatore, ben svegliato! Spero che il letto sia stato di tuo gradimento, personalmente l’ho sempre trovato comodissimo. Prego, prendi posto accanto a me, quest’oggi farai colazione in un posto molto speciale di questo regno.


    Appena lo straniero ebbe preso posto, il ragazzo, che il Primarca presentò come Erik, suo allievo, accese il motore, facendo scivolare le gomme scuro sul liscio pavimento d’oricalco, seguito da due mezzi simile con a bordo gli Inquisitori. Rispetto al giorno prima, non c’era tutto quel marasma di forze armate e civili nella Piazza della Colonna, così il ragazzo avrebbe potuto ammirarne appieno la magnificenza, così come avrebbe potuto ammirare la grandezza dei palazzi che scorrevano accanto a loro mentre il veicolo procedeva ad alta velocità sulle strade totalmente sgombre. Viaggiarono per alcuni minuti, scambiandosi poche parole, mentre il Primarca continuava a soffiare anelli di vapore bianco che si disperdevano nell’aria, fino a che non arrivarono in un ampio spiazzo, in cui era radunata una piccola folla compostamente ordinata in alcune file, intente ad entrare in un mastodontico edificio di Oricalco dalla forma molto allungata. Se fosse stato visto dall’alto, si sarebbe palesemente rivelato di forma ellittica, ma visto così era difficile stabilirlo. Tuttvia, le incisioni equestri sugli architravi delle grandi porte non lasciavano dubbi sulla sua natura: era un ippodromo. C’erano molti ingressi, e ad ogni ingresso erano affiancati due grossi elefanti vivi, ricoperti di bardature multicolore, con le zanne ingioiellate che risplendevano come astri. L’auto compì un ampia curva, superando la folla che, accortasi della sua presenza, prese ad urlare ed acclamare il nome di Varuna, il quale salutò pigramente con la mano destra, fino a quando non sparirono alla vista, arrivando di fronte ad un portone più grande degli altri, sormontato dall’immenso arazzo verde scuro su cui era ricamato in oro il simbolo del Primarca. L’auto entrò, e i due uomini scesero, dirigendosi verso un ascensore che li portò fino al palco reale, dove un tavolo, posto tra due alti scranni imbottiti, era stato imbandito per l’occasione con varie prelibatezze.

    I due presero posto, mentre sotto di loro migliaia e migliaia di persone prendevano posto, in trepidante attesa. Varuna si prese perfino la briga di spiegare a chi appartenevano gli stemmi che vedevano appesi ovunque, dimostrando una conoscenza dell’araldica del suo popolo perfetta. Poi la gara cominciò, e, a sorpresa, non vennero usati i cavalli, ma le ben più veloci e pericolose motosqualo, e, per aggiungere pepe alla competizione, ogni corridore, ognuno bardato con i colori di una casata nobile, meno quella di Krisaore, era armato di una pistola con soli 3 colpi: avrebbero dovuto scegliere bene come usarla. Il rumore era formidabile, sia per la folla urlante che per i motori, eppure lassù, così lontani dalla gente, giungeva addirittura ovattato: quel palco era un’oasi di pace riservata a due sole persone, poiché Varuna non aveva ritenuto necessario portarsi appresso le sue guardie, lassù. Fu forse per quel motivo che, quando parlò, lo fece in totale libertà, iniziando a parlare di politica in modo improvviso ed inaspettato.


    "Direi che abbiamo aspettato anche troppo, non credi? È ora di riprendere il discorso. Ma prima, dimmi: li vedi, ambasciatore? Questa è solo una parte del mio popolo, che a sua volta è solo un Settimo delle genti dell'Impero. Il loro numero è immane, come immani sono le forze che io e gli altri Primarchi possiamo schierare, e non parlo solo del numero di effettivi, parlo anche dei mezzi, delle navi da guerra, delle armi cosmiche. Noi primarchi saremo ben lunghi dall'essere come nell'era del mito, ma disponiamo dell'esercito più potente che il mondo conosca da millenni.

    Cosa mi aspetto da questa visita, mi hai chiesto ieri. Beh, niente. Io non mi aspetto nulla, né farò nulla per impedire o facilitare la guerra. Io sono colui che ha ridato spinta all'espansionismo Imperiale, che ha riacceso la fame di questa belva immane, ma non sono uno sciocco: se fosse dipeso da me, gli insulti di quel mentecatto li avrei anche lasciati cadere nel nulla, dal video si vedeva benissimo che non è totalmente apposto di testa, come non è del tutto sana di mente la Primarca dell’Oceano Artico. Un casino simile per un elemento debole ed inutile, una DONNA per di più, mi risulta assai inconcepibile, e preferirei di gran lunga fosse stata ammazzata, così ci saremmo risparmiati questa scocciatura. A me interessa solamente che l'Imperatore diventi potente più che in passato, e che tutto il mondo finalmente si inchini a Lui, e forse, e dico forse, solo allora eliminare per sempre la vostra patetica fede in quella sgualdrina ipocrita. E so per certo che Johanna di Seadragon, la più potente tra noi, vuole evitare ad ogni costo la guerra, tanto che si sta personalmente mettendo in gioco per sedare gli animi di tutte le fazioni in campo.”



    Varuna si interruppe, applaudendo con garbo mentre il maxischermo riprendeva l'immagine del palco regale, nel momento esatto in cui uno dei biker, quello bardato, casualmente, con il color porpora della casata degli Achemenid, si portava in vantaggio di parecchi secondi sugli altri contendenti al titolo di campione della gara, dirigendosi poi verso i box per la canonica pausa che spezzava a metà le gare.


    "Tranquillizza pure i tuoi padroni in superficie, Varuna di Krisaore non sarà mai responsabile di un genocidio. Posso essere molte cose, agli occhi degli stolti, ma stupido non lo sono mai stato. Da parte mia, confermo la neutralità del Settore Indiano, te lo farò anche mettere per scritto, se desideri, così almeno avrai qualcosa da riportare. ”


    Mentre finiva di parlare, la folla prese a gridare in modo forsennato, mentre nell’anfiteatro venivano portati una 50 di uomini in catene, vestiti di stracci logori. Dal maxischermo, le loro espressioni erano le più disparati. Alcuni erano sprezzanti, altri, i più giovani soprattutto, avevano dipinta un’espressione di puro terrore. Le guardie li liberarono, consegnando loro vari tipi di armi bianche e si allontanarono di gran carriera, mentre nell’arena entrava una figura ricoperta da un’armatura scarlatta. Era priva di armi, eppure possedeva un cosmo spaventosamente potente ed inquietante. Teneva l’elmo sotto braccio, e quando inquadrarono il suo volto giovanissimo, fu impossibile non riconoscere Erik, l’allievo di Varuna.

    Con un sorriso beffardo, il Primarca si voltò verso Law.


    Ha insistito tanto per essere lui il boia, oggi. Normalmente nell’arena ci finiscono solo i criminali peggiori, ma, dato che la tranquillità regnava sovrana da qualche mese, per permettere di onorare la tua visita in modo adeguato abbiamo condannato a morte anche i criminali semplici. Ladri, borseggiatori. Quei ragazzi credo siano accusati di aver truffato un mercante, ma non ricordo con precisione. Puoi scommettere, se lo desideri. Non su chi vincerà, ovviamente, ma su quanto ci metterà Erik a macellarli tutti. Più sarà veloce, prima ricomincerà la gara, quindi credo che il pubblico si aspetti qualcosa di fulmineo.


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    NOME | Varuna
    ENERGIA | Rossa
    CASTA | Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE | Krisaore {IV}
    FISICAMENTE | ///
    MENTALMENTE | ///
    STATUS SCALE | ///

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    La notte trascorse con qualche difficoltà.
    L’ambiente ovviamente non aiutava affatto, ma la cosa peggiore di tutte era tentare di gestire il riposo sul principesco letto. La schiena cominciò a dargli le prime avvisaglie di mal sopportazione già dopo un’oretta di sonno stentato. Il tempo che lo separava dalla mattina fu una tortura, tanto che il pavimento divenne un’alternativa più che valida.
    A parte qualche breve accenno non sapeva un gran ché dove fosse diretto, quindi abbandonando il prezioso vestito da cerimonia decise di tornare a indossare qualcosa di più consono alla sua persona e al suo vero grado. Triangolo Australe si dispose sul suo corpo come un abbraccio di conforto, facendolo sentire leggermente meglio. Per buona misura prese con sé anche il mantello. L’ostentazione era insopportabile, ma un po’ di eleganza e la giusta dose di appariscenza non avrebbero guastato, nell’opulento Settore Indiano.
    Per Lawrence, il Settore Indiano significava tutta una serie di cose a cui non era minimamente abituato. Non era per scelta che viveva in una specie di monolocale. In fin dei conti non stava quasi mai in casa e, quando vi rientrava, normalmente aveva passato così tante ore di sonno su giacigli di fortuna da rendere il suo futon la cosa più comoda del mondo intero.
    Fatto sta che, quando gli uomini in nero vennero finalmente a chiamarlo, non li fece attendere nemmeno un minuto.


    Varuna sembrava in qualche modo cambiato dopo il banchetto della sera precedente. Lo vedeva più rilassato che spocchiosamente annoiato come durante il loro primo incontro. Sicuramente risultava relativamente molto più sopportabile, anche se ben lontano da poter essere mai definito di piacevole compagnia.
    Non sapendo cosa lo aspettasse, aveva abbassato le sue aspettative sull’utilità della visita al minimo. Di certo si sarebbe trovato coinvolto nell’ennesima autocelebrazione senza arte né parte.
    In fin dei conti da quando era arrivato il giorno prima aveva avuto la netta sensazione di trovarsi in una complessa rappresentazione teatrale. Non gli era del tutto chiaro a che pro il re si prodigasse tanto per una messinscena, ma di certo, come aveva notato subito, ogni passo che aveva mosso fin dall’arrivo del mezzo era attentamente studiato e orchestrato nel migliore dei modi.
    L’accoglienza su scala mastodontica, con tanto di esercito schierato faceva quasi ridere per l’esagerazione. Un dispiegamento di forze di quella portata poteva significare solo che il Primarca ci tenesse a impressionarlo, forse anche a intimorirlo. Fu contento di aver lasciato la scorta a Diolkos. Affrontare tutta l’ampollosa esagerazione di Altantide da solo gli avrebbe dato almeno una nota di dignità.
    Il ricevimento nella sala del trono, invece, se lo spiegava di più: quello era uno spettacolo tutto per il pubblico, perché Varuna potesse mostrarsi come il prototipo dell’atlantideo classico, rancoroso e incazzato. Il re che quella combriccola di cosiddetti “nobili” si meritava.
    Il culto della persona, le parole della povera Alexandra, sicuramente vittima di una complessa forma di sindrome di Stoccolma, tutto quello che aveva avuto modo di vedere e sentire era motivo di profondo sconforto. Se esisteva la possibilità di una tregua – o almeno di un patto di non aggressione – di sicuro nessun accordo sarebbe mai stato siglato da Varuna o per merito suo.
    Il viaggio proseguì piuttosto tranquillamente, malgrado la strana impressione che il giovane autista di nome Erik gli aveva trasmesso a pelle. La destinazione era un enorme edificio, eccessivamente decorato come sembrava esserlo l’intero regno del Primarca. Una nuova folla li accolse. Il ragazzo si rese conto di trovarsi all’entrata di una sorta di stadio, data la conformazione e il numero di ingressi. Non che fosse abituato a vedere degli elefanti montare la guardia al di fuori di una struttura del genere.
    Non si aspettava di venire lasciato solo con sovrano. Il palco privato che li attendeva in cima all’ascensore era tutto per loro. Il tavolo era già stato imbandito di ogni cibaria desiderabile.
    La gara a cui assistettero subito dopo non fu di alcun interesse per il saint. Sarebbe stata avvincente per qualcuno che avesse un gusto estremo per le corse adrenaliniche, ma lui ci vedeva solo uno spreco di risorse e, potenzialmente, di vite, dato che i concorrenti sembravano perfettamente in grado di ammazzarsi tra loro per guadagnare una posizione di vantaggio. Il pubblico era in visibilio. Un simile evento era senza dubbio occasione di giubilo per il popolino.
    Quando l’indiano cominciò a parlare, riprendendo il discorso della sera prima, Law fu piuttosto sorpreso. Aveva pensato che la sua domanda scomoda fosse stata per sempre accantonata, ma evidentemente il regnante aveva semplicemente dato priorità ad altro. O più probabilmente desiderava discutere al riparo da orecchie indiscrete, segno che nemmeno la sua stessa corte era fosse considerata degna di fiducia. Ciò che lo sorprese di meno fu la quantità di nuove provocazioni e insulti che rotolarono fuori dalla bocca dell’uomo accanto a lui.

    Non vi sbagliate sul motivo primario della mia presenza in questo luogo. Lo sapete voi, così come lo sappiamo noi. La discussione tra la Primarca artica e l’Altare si poteva evitare. È stata una discussione tra bambini. Bambini che parlano di politica e di verità universali. Nessuno pretende di disfare quello che è avvenuto, né di giustificarlo.

    Non volete allearvi con noi? Mi sta bene. Non mi aspettavo certo il contrario. Non volete farci guerra? Meglio per entrambe le parti. Un eventuale conflitto non si risolverebbe velocemente e neanche facilmente. E il momento non è dei migliori, se non l’avete notato. Quando la vostra regina si è presentata sulle coste della Grecia, ha subito messo in chiaro che per lei fosse più importante che il suo grado venisse riconosciuto, piuttosto che parlare di argomenti sensati e intelligenti in una situazione geopolitica come questa.


    Si fermò per un momento, bevendo un sorso d’acqua che si era versato da una brocca di vetro.

    A questo punto, continuare all’infinito a parlare di quei due e su chi abbia condotto peggio l’incontro mi sembra uno spreco di tempo ed energie al limite del masochismo. Bisogna lasciare le questioni più delicate a gente che le sappia gestire con un minimo di contegno e di creanza.
    Il che mi porta a una richiesta, Varuna.


    Aveva deliberatamente omesso qualsiasi titolo.

    Sono stufo di questi insulti. Che si tratti di provocazioni o una vostra forma mentis per svilire o mettere in difficoltà chi vi sta davanti, non è problema mio. Almeno abbiate la compiacenza di evitare simili oscenità di fronte a me, oppure mi porterete a pensare che non abbiate niente di più intelligente da dire. Sarebbe una cosa piuttosto deprimente, per un individuo del vostro rango.

    Lasciò che passasse il giusto tempo, lasciando che le parole si sedimentassero nella zucca spigolosa del re.

    Non smanio per farvi siglare un accordo. Non ci spero nemmeno. Non ho l’autorità per richiedervelo, né la libertà di proporvi qualcosa in cambio. Tutto quello che posso fare al momento è dimostrarvi che esistono Saint che sanno usare la testa. Gente con la quale è possibile ragionare, anche se i nostri predecessori si divertivano a scannarsi a vicenda come animali rabbiosi. Mi piacerebbe che mi fosse dimostrata la stessa cosa da parte…

    Il resto della frase gli morì in gola. Durante la pausa tra le corse, il centro dell’ippodromo fu invaso da un gruppo eterogeneo di individui, evidentemente dei prigionieri, che una volta giunti in posizione vennero liberati e armati dalle guardie. Uno strano sentimento cominciò a serpeggiare nella mente del cavaliere e peggiorò drammaticamente quando vide Erik, il ragazzo che aveva fatto loro da autista, camminare verso gli uomini con addosso un’armatura, esibendo il cosmo degno di un guerriero divino.

    Una pubblica esecuzione.

    Il tono del Primarca lo lasciò atterrito quasi quanto la sua spiegazione. Vedere la faccia soddisfatta di Varuna era come prendersi un pugno sul naso. Era talmente odioso nella sua spocchia e nel suo modo di fare, che la sua sola presenza si trasformava in provocazione, ma quella era la provocazione che andava oltre a tutte le altre.
    Il risvolto peggiore, nell'affrontare una situazione simile, era il dover rispettare determinati limiti: era ad Atlantide come una sorta di ambasciatore, portavoce di una potenza rivale. Non avrebbe potuto agire liberamente, imponendo il suo pensiero o ignorando le leggi vigenti.

    Non aveva spazio di manovra.

    Era impensabile il fatto di scendere direttamente nell'arena per fermare il boia. Non ne aveva l'autorità. Agire con la forza sarebbe stato ancora peggio: minacciare il Primarca o uno dei suoi uomini in casa loro avrebbe portato al più grave disastro diplomatico dalla fine della guerra. Oltre che alla sua morte, ovviamente.
    Non aveva tempo per riflettere. E non ne sapeva abbastanza sulle stupide leggi proto-fasciste dell'Impero. Parlò più per disperazione che altro. Era in preda al più profondo disgusto.

    Varuna. – disse quasi ringhiando.
    Mi metti di fronte a un simile atto immotivato e allo stesso tempo dichiari di non essere uno stupido? Mettere a morte dei comuni ladri… così poco valore dai alla vita dei tuoi sudditi? Credi forse che il palazzo e la tua corona ti consentano di vivere come ti pare e piace senza rendere conto a nessuno? Dov’è la tua dignità, re di Atlantide?

    Non l’avrebbe mai convinto a parole. Perse il controllo del suo cosmo per un attimo. I sigilli sulla cloth reagirono con una pulsazione luminosa.

    Non osare dirmi che una cosa simile è stata preparata in mio onore. Lascia che sia io a scendere in campo per la gioia del tuo pubblico adorante. Non saranno loro a combattere una battaglia persa. Difenderò io questa gente dal tuo boia.


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    NOME ♦ Lawrence Solomon Conley
    ENERGIA ♦ Rossa
    CASTA ♦ Saint di Athena
    CLOTH ♦ Silver di Triangolo Australe
    STATUS FISICO ♦ Ottimo
    STATUS MENTALE ♦ Furioso
    STATUS CLOTH ♦ Perfetto, indossata

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    Geometria dell’Ottava Sfera - Sigilli Straordinari
    Attraverso la comprensione delle forme del poligono più elementare, il Saint del Triangolo Australe è in grado di tracciare col proprio cosmo linee e disegni complessi, che racchiudono nei loro intrecci la descrizione e i fondamenti del codice matematico che governa ogni cosa della natura. Per questo motivo, i sigilli creati con tale potere possono agire sul cavaliere, il suo avversario e gli altri esseri (siano essi alleati o nemici), ma anche sull’ambiente circostante e sugli oggetti nel raggio d’azione consentito dalle facoltà dell’utilizzatore. Una volta disegnati, i sigilli possono essere utilizzati per limitare i movimenti dell’avversario, fino al punto di immobilizzarlo o confinarlo. La loro influenza si estende anche al potere di rinforzare o, al contrario, indebolire ciò che viene marchiato.
    La padronanza del Triangolo Australe sulla Geometria Celeste è superiore a quella di un normale sigillatore e le sue creazioni saranno sempre più efficaci, anche se non tanto da rivaleggiare con quelle di un combattente che possieda un maggiore livello di padronanza dell’energia cosmica.


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    Fu fulmineo, non c'erano dubbi a riguardo: una semplice esplosione di Cosmo, un Cosmo rabbioso, denso, che dava una sensazione sgradevole, come di sangue rappresso che scivolava sulla pelle, ma che raspava come se fosse composto di unghie affilate. Quando passò, a terra nell'arena c'erano solo cadaveri orrendamente maciullati, salutati dalle grida festanti della folla, che, per pochi istanti era rimasta silente, in attesa di vedere lo splendido massacro del giovanissimo esecutore.

    Il Primarca si unì al coro festante con una risata piena e pastosa, terribile nella sua sincerità: Varuna di Krisaore era veramente soddisfatto del suo esperimento preferito, e lo dimostrò ulteriormente con un applauso sincero e pieno di calore. Solo quando il ragazzò se ne fu andato, e l'arena sgombrata per permettere alle corse di ripartire, il Primarca si rivolse al santo d'argento, troppo compiaciuto per non darlo a vedere.


    "Oh, sono estremamente spiacente che la cosa non fosse di tuo gusto, però, come ti avevo detto, il mio giovane esecutore da' spettacolo in maniera incredibilmente rapida. Sono sicuro che, se gli avessimo proposto la tua sfida, avrebbe accettato con somma gioia."


    Doveva ammetterlo, avere così in pugno quel ragazzetto, che per amor di diplomazia se ne stava con una scopa in culo anche mentre reagiva a una provocazione con una proposta di estrema arroganza, lo stava divertendo da impazzire. Forse avrebbe dovuto ringraziare Johanna per averglielo appioppato. No, fanculo Johanna. Al massimo le avrebbe mandato qualche mercante incazzato nero a lamentarsi di come venivano trattati nel Settore Atlantico. Magari proprio Mustafa Kehir, noto misogino, inviso perfino alla gilda dei mercanti, giusto per essere sicuri che una sua eventuale dipartita non fosse troppo sentita. Si, avrebbe proprio dovuto farlo. Ma fino a quel momento, aveva altro con cui giocare, e aveva intenzione di sfruttare la cosa fino all'ultima oncia.

    Mentre la gara riprendeva, Varuna rimuginava, e nel suo rimuginare, prendeva forma nella sua mente, in maniera spontanea, una trama bellissima e complessa, in cui vari temi e codici si mischiavano per creare un qualcosa di così perfetto da far commuovere. Sorrise sotto i baffi, sorseggiando l'ennesima tazza di tè bollente che gli era stata portata, e si lisciò la barba compiaciuto. Si schiarì la gola, e con tono colpevole, disse.


    "Ho riflettuto, mio caro ospite, su questa giornata, e su quella di ieri, e ti chiedo di scusare la scortesia che è indegna di un bravo padrone di casa. Ho però pensato a come farmi perdonare: che ne dici di fare..."


    Lo guardò con un sorriso così sincero che era impossibile non credergli, ma allo stesso tempo così strano da mettere i brividi.


    "...un GIOCO?"


    Concluse, mentre si accarezzava la barba folta e argentata, gli occhi cremisi che mandavano lampi sinistri.


    "Ieri sera ho avvertito un'interferenza cosmica provenire dalla tua stanza. Sei un utilizzatore dell'Arte di Lemuria, non è vero? I miei sigilli d'oro, hanno reagito a una lieve provocazione, con un contrasto assai peculiare, che mai avevo percepito fino a questo momento, e devo dire che mi sono molto incuriosito. Ora, la mia proposta è questa: che ne dici di vedere chi di noi sa sbrogliare meglio i sigilli altrui? Una piccola gara di ingegno e abilità, per capire quanto siano avanzate le nostre doti!"


    Mosse appena la mano, e a terra, attorno a Law, si formò immediatamente il disegno che lòa sua mente aveva partorito spontaneamente, un qualcosa di una bellezza e di una complicatezza spaventose, la massima espressione dei sigilli vincolanti di Atlantide: all'interno di un grande cerchio, si formarono due pentagoni sovrapposti a formare un decagono, con lettere e numeri posti all'interno di ogni angolo della figura. Attorno ad essa, si compose, in una linea ininterrotta, un potente incantesimo di limitazione, da cui poi si dipartivano vari arabeschi, che andavano al centro esatto della figura, formando una strana forma simile ad un fiore gigantesco, che non era altro che la parola "Dominio" espressa nella sua forma più pura e potente, quella capace, cioè, di annientare totalmente qualsiasi tentativo di opposizione ad essa. Al di fuori del cerchio esterno, poi, si formò un nuovo incantesimo, ed una sequenza di numeri complessi, racchiusi all'interno di un ettagono, e poi nuovamente di un cerchio. Il senso di quella seconda serie? Creare un cordone che limitasse ulteriormente le azioni, anche qualora fosse caduto il primo sigillo: era una cassaforte racchiusa in una cassaforte più grande e con una combinazione totalmente differente. E la cosa più subdola, era che, più tempo ci avrebbe messo a capire come uscire, più si sarebbe modificato in automatico il sigillo esterno, perché l'incantesimo che lo intrecciava, era si di limitazione, ma la sequenza numerica rappresentava un timer infinito, che avrebbe alterato in continuazione la natura stessa del sigillo! Era un puzzle superbo, spaventoso, bellissimo e impossibile da risolvere, per qualcuno di normale. Chissà come se la sarebbe cavata il rosso.


    "Prego, buon divertimento! Vediamo in quanto tempo riuscirai a sbrogliare il mio nodo!"


    Ma in quella frase, nuovamente secca e ironica, era ben chiaro quanto Varuna fosse certo della sua impossibilità di farcela.

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    NOME | Varuna
    ENERGIA | Rossa
    CASTA | Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE | Krisaore {IV}
    FISICAMENTE | ///
    MENTALMENTE | ///
    STATUS SCALE | ///

    RIASSUNTO AZIONI |

    ABILITÀ | ///

    TECNICHE | ///
    primarca dell'oceano indiano | luce degli abissi
    lanciere dei sette mari | capitano-generale dell'adeptus custodes


    narrato | parlato | pensato | parlato altri
     
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    Era un affronto, la provocazione più grande tentata dal Primarca fino a quel momento. Sarebbe piombato sull’arena, ignorando ogni possibile conseguenza, ma era già in ritardo. L’esecutore, in una prova di precisione e velocità, aveva già falciato i prigionieri impotenti in un tripudio di sangue. Il compiacimento di Varuna, il suo sincero divertimento gli fece rivoltare lo stomaco.

    Che si prendesse gioco di lui all’infinito era un conto, ma che sprecasse delle vite umane per farlo era ben altra cosa. Strinse a pugno la mano tremante di rabbia e prese due profondi respiri prima di parlare.

    Non so se sia più impressionante il tuo ego o l’estensione della tua indecenza.

    Anche la voce gli tremava, al pari delle mani.

    Non sei uno stupido, ma forse a questo punto preferirei che lo fossi. È questo ciò che il vostro cosiddetto “impero” ha da offrire al resto del mondo? Un branco di pazzi scriteriati che uccidono per punire un furto, in un momento della storia in cui la vita umana è più preziosa che mai?

    Non andò oltre, non disse altro, un po’ perché avrebbe peggiorato la situazione e un po’ perché aveva capito che a quell’individuo non sarebbe comunque importato. Si trattenne appena serrando i denti, mentre Varuna tentava di propinargli un’altra delle sue frasi taglienti, gongolando come solo lui sapeva fare, godendo mentre osservava le reazioni di Lawrence.
    Il ragazzo si costrinse a sopportare i modi assurdi del re, ancora e ancora. Ascoltò le sue inutili chiacchiere mantenendo lo sguardo piantato in quegli occhi rossi senza quasi battere ciglio. Difficilmente si era trovato a provare un odio così sincero per un qualunque essere umano.
    Subì quasi passivamente il capriccioso gioco proposto, non avendo idea di come sottrarvisi senza regalargli l’ennesima soddisfazione. Al contrario, iniziò a considerare i possibili vantaggi di quella particolarissima situazione.

    La luce dorata dei sigilli di Krisaore lo lambiva dal basso, quasi accecandolo. Ne osservò la forma e la composizione: una trappola complessa composta da diverse interpretazioni dell'arte. Percepiva chiaramente un disturbo nel suo stesso cosmo, sebbene nella sua funzione grezza e volatile, dato dall'accumulo di sigilli che si aprivano roteando attorno a lui. Vide la simbologia numerica sommarsi a quella geometrica, un complicato incastro di elementi così simili e allo stesso tempo totalmente diversi. Ogni figura aveva un significato ben definito, che nella fusione di elementi andava a formare una sorta di comando codificato su più livelli. La parte che lo lasciava più perplesso era quella legata alle formule, alla grammatica e ai glifi atlantidei, della stessa tipologia di quelli che avevano ricoperto le pareti delle sue stanze la sera precedente. Per fortuna, la sua naturale curiosità l'aveva spinto a una dettagliata ricerca, prima di affrontare quel viaggio. Per sfortuna, invece, le informazioni che aveva su quel sistema grammaticale erano praticamente nulle, appena sufficienti a distinguere i glifi da semplici decorazioni.

    Tuttavia quel sigillo non pareva pericoloso. Non sentiva nessuno degli effetti di alterazione che aveva sperimentato sul suo stesso corpo, né riusciva a riconoscere un accumulo di energia sufficiente a provocare un collasso dannoso della struttura o sub-routine di tipo analogo. Tutto ciò che sentiva era una difficoltà di movimento, tanto che non poté nemmeno spostare agevolmente il peso del corpo sull'altra gamba.
    Una volta compresa l'effettiva semplicità della tecnica, evitò qualunque tipo di movimento in modo da non affaticarsi contrastando quelle costrizioni con la forza bruta. Represse la rabbia con tutta la convinzione e l'impegno di cui era capace in quel frangente, concentrandosi su come rispondere a quella stupida e inutile sfida proposta da Varuna.

    Ma nella sua spocchia, il Primarca l'aveva sfidato in un campo di cui era totalmente padrone. Lawrence si trovò a soppesare diverse soluzioni al cosiddetto "enigma". Avrebbe potuto semplicemente emettere una bordata cosmica sufficiente a distruggere il sigillo e il pavimento sottostante, ma un guizzo d’ira gli suggerì che questa soluzione non gli avrebbe dato nessuna soddisfazione.
    Tentando di sopprimere l’impulso di devastare l’opulenza del mobilio solo per divertimento, decise di prendere una strada più interessante.
    Le linee che percorrevano la cloth si fecero gradualmente più visibili, fino a brillare, adattando leggermente il loro orientamento al flusso del cosmo di Lawrence. Un bagliore sempre più intenso si propagò dall'elmo verso il basso, percorrendo tutta l'altezza del ragazzo e infrangendosi al suolo, generando una ragnatela sul pavimento ai suoi piedi.
    Qui il cosmo si dispose in angoli acuti che premevano sui lati dei pentagoni disegnati da Varuna. Law avvertì una fortissima resistenza provenire dai glifi atlantidei, una vibrazione cristallina che generava una nota prolungata e insistente nell'opulento palco privato. La resistenza aumentava e aumentava avvicinandosi al punto di rottura. E poi cessò improvvisamente. In una replica su piccola scala di quello che era già avvenuto la sera precedente, oro e argento si fusero in un incandescente color platino.
    Le linee del Triangolo continuarono a scorrere, a insinuarsi sempre più, saggiando la complessa grammatica dei glifi e accarezzando le successioni numeriche come a volerle studiare. La frequenza del sigillo divenne estremamente instabile man mano che le linee d'argento crescevano in complessità sul pavimento, soffocando come un'edera velenosa la struttura sottostante e modificando le variabili cosmiche dei segni limitanti.
    Poi, completando un ultimo circolo che separava il centro dalla sequenza rotante, il sigillo d'oro venne meno, e similmente a un ingranaggio che non trova un incastro adatto, anche il secondo livello tentò di girare a vuoto, aggrappandosi a qualcosa che non faceva più parte del suo stesso sistema. Non si spezzò, per quanto la sua superficie tremolasse come il riflesso su uno stagno mosso dal vento, ma il suo comando era stato reso nullo.

    Law mosse tranquillamente qualche passo alla sua destra, calpestando con noncuranza i rimasugli inutili della tanto decantata trappola per avvicinarsi alla tavola ricolma, dove strappò un acino d'uva dal grappolo più ricco e succoso che avesse mai visto.

    Presumo che la parte esterna fosse una sorta di misura di sicurezza. Un codice ciclico, forse? Ingegnoso, ma solo se si vuole impedire a qualcuno di agire dall'esterno. Trovandomi già al centro non è stato complicato agire direttamente sul comando, anche se - fino a ieri sera - non avevo sinceramente idea di poterlo fare con una tale precisione... o in maniera così estensiva.

    L'acino era dolce, ma mai quanto lo fu osservare il volto del re dopo avergli guastato il divertimento.
    Levò la mano aperta col palmo verso il basso, portandola all'altezza del viso. Il suo cosmo si espanse in ogni direzione, permeando l'intero palco. Infiniti punti di luce si accesero intorno a loro, fino a farli perdere in una prospettiva infinita di stelle distanti. I punti pulsarono e si espansero, mostrando per un attimo la loro natura di minuscoli sigilli dalle forme varie e complesse, completamente diversi gli uni dagli altri nelle costituenti geometriche, per poi tornare allo stato iniziale di semplici punti luminosi.

    L'idea di usare un sigillo variabile non è male, davvero. Tuttavia, Varuna, non stai pensando tridimensionalmente.

    Ruotò il palmo verso il soffitto e tutti i sigilli puntiformi mostrarono le loro interconnessioni: ogni singolo punto era collegato a tutti gli altri, in una rete così fitta da infastidire la vista. Era perfetta, intessuta secondo tutta la sua sapienza e il controllo che disponeva. Le geometrie, per quanto differenti alla vista, erano in realtà tutte codificate allo stesso modo. Un comando semplice e diretto: una versione grezza della Chiave del Re, ripetuta e lievemente alterata.
    I segmenti di collegamento, invece, rappresentavano un espediente quasi crudele, dato che contenevano una quantità di cosmo tale da permettere all'intera struttura di liberare improvvisamente tutta la sua energia in maniera esplosiva, se avessero subito una sollecitazione eccessiva.

    Lasciò che il Primarca contemplasse la sua arte e ne comprendesse il pericolo insito, prima di chiudere la mano a pugno e fare in modo che tutta quell'assurda creazione si condensasse in grande triangolo equilatero, che entrando in contatto con l'indiano si sarebbe fuso al suo corpo, rendendo qualunque processo di disattivazione ancor più complesso e pericoloso.

    Atlantide mi ha deluso. Pensavo di trovare un popolo illuminato ad aspettarmi, una filosofia, una dignità, come ti ho già espresso. Credevo che avrei potuto discutere con un sovrano, non con un macellaio sadico.

    Schioccò le dita, rilasciando il complesso sigillo in modo che non risultasse dannoso per nessuno, prima che Varuna potesse infilarci le sue dita adunche e magari perderne un paio, provocando un disastro irrecuperabile.

    Non so quale fosse il tuo piano, spingendomi in questo giochino da quattro soldi. So che non mi hai mostrato nulla di serio e che ti tieni i tuoi segreti per te. Alla fine si tratta soltanto dell'ennesimo esperimento, per vedere quanto ci metterò a cedere. Ma francamente tutto ciò ha smesso di importarmi. Perfino i vostri antichi nemici vi definivano come un popolo fiero e dalla straordinaria complessità culturale, dai valori profondi. Degli avversari degni. Mi sai dire che ne è di tutto questo?

    E in ogni caso, “vostra maestà”,
    – sottolineò l’appellativo nel modo più veemente possibile – a meno che non abbiate in mente qualche altro passatempo di massacro per deliziarmi, potete iniziare a organizzare il mio rientro in Grecia anche in questo stesso momento.



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    RIASSUNTO AZIONISASSY LAW IS SASSY

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    Geometria dell’Ottava Sfera - Sigilli Straordinari
    Attraverso la comprensione delle forme del poligono più elementare, il Saint del Triangolo Australe è in grado di tracciare col proprio cosmo linee e disegni complessi, che racchiudono nei loro intrecci la descrizione e i fondamenti del codice matematico che governa ogni cosa della natura. Per questo motivo, i sigilli creati con tale potere possono agire sul cavaliere, il suo avversario e gli altri esseri (siano essi alleati o nemici), ma anche sull’ambiente circostante e sugli oggetti nel raggio d’azione consentito dalle facoltà dell’utilizzatore. Una volta disegnati, i sigilli possono essere utilizzati per limitare i movimenti dell’avversario, fino al punto di immobilizzarlo o confinarlo. La loro influenza si estende anche al potere di rinforzare o, al contrario, indebolire ciò che viene marchiato.
    La padronanza del Triangolo Australe sulla Geometria Celeste è superiore a quella di un normale sigillatore e le sue creazioni saranno sempre più efficaci, anche se non tanto da rivaleggiare con quelle di un combattente che possieda un maggiore livello di padronanza dell’energia cosmica.


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    Un po' l'uno e un po' l'altro.


    Disse Varuna seccamente, rispondendo al quesito di Lawrence su cosa fosse più vasto tra il suo ego e la sua indecenza. Che deboli, quei cavalieri di Atena, bastava una piccola esecuzione a mettere a soqquadro il loro stato d'animo! Come pensavano di poter reggere il mondo, con quel cuore di panna che si ritrovavano? Come pensavano di proteggerlo? Colpa della loro regal sgualdrina, quello era poco ma sicuro: era lei a scegliersi dei soldati simili, sdegnando uomini più duri e spietati, che avrebbero certamente saputo gestire meglio la situazione di crisi in cui versava il mondo. Ecco perché sarebbe stato Poseidone a vincere, alla fine. Ecco perché la terra sarebbe stata tutta un unico Impero di Atlantide. Solo i forti, meritano il potere.

    L'insolenza del Rosso non si fermò alle parole, ma andò oltre: dopo aver facilmente spezzato il suo sigillo, infatti, egli si fece beffe di Varuna creando un sigillo più complesso, a quattro dimensioni, che si rimodellò poi nella forma di un triangolo equilatero, il quale esplose poi verso Varuna, fondendosi al suo corpo. Sarebbe stato estremamente difficile da rompere, indubbiamente, poiché era qualcosa di infinitamente più potente e complesso di quanto non sembrasse apparentemente, con quella forma banale e limitata. Chiaramente aveva sottovalutato i sigilli del Lemuriano, che discendevano direttamente da un'arte antica quanto la sua, più semplice nell'applicazione, forse, poiché non faceva uso dei complessi stilemi grafici e della poetica atlantidea, ma assolutamente paritaria nella potenza. In lui, poi, doveva esserci qualcosa di particolare, considerando che aveva tirato fuori dal cilindro un sigillo di forza notevole, molto più potente di quello creato da Varuna, ma usando lo stesso impiego di energie, se non addirittura di meno.

    Si, sarebbe stato tremendamente difficile da sbrogliare, si disse il Primarca, sfiorandosi il petto dove era stato colpito. Eppure aveva un ghigno stampato sul volto, conscio che lo straniero non sospettasse nemmeno lontanamente quanto egli fosse oscenamente paranoico: come aveva assaggiatori che prima di servirgli i pasti provavano le pietanze, per assicurarsi che non fossero avvelenate, Varuna aveva anche cercato un modo per tutelarsi in caso fosse successa una cosa simile, ci aveva pensato nell'esatto momento in cui aveva sentito l'interferenza tra i suoi sigilli e quelli di Law, la sera prima. Ascoltò fino in fondo il discorso di Law, dopodiché sospirò, in modo assai teatrale, e sempre in modo teatrale fece un inchino all'ateniese, ostentando ogni gesto in modo se possibile ancora più mellifluo e ridondante del normale. E i suoi modi erano estremamente melliflui e ridondanti già normalmente.


    Bravò, bravò. Esecuzione notevolissima. Dalle tue parole deduco che tu sia nuovo dell'ambiente. Intendo, dell'ambiente che conta. Re e macellaio, mio caro ragazzo, sono sinonimi. Il re buono, generoso e bravo esiste solo nelle fiabe che si raccontano ai bambini per farli addormentare. Nessun re può governare senza brandire sia lo scettro che la mannaia, poiché senza quella mannaia, i germi del liberalismo e della rivolta crescerebbero come erbacce nel suo splendido giardino. Chiunque dica il contrario, è un bugiardo o un idiota. O entrambi.

    Inutile dire che pensò a Johanna, mentre ripeteva quell'ultima parte.


    Quanto al motivo, semplicemente non c'è. Semplicemente, volevo capire se fossi tremendamente noioso come sembravi, o se in te c'era qualcosa di più interessante di quanto non lasciasse trasparire l'apparenza. Ho ottenuto la mia risposta. E ora, tu otterrai la tua.


    Chiuse gli occhi, lasciando fluire il suo cosmo, che ebbe serie difficoltà a muoversi secondo la sua volontà, a causa del sigillo del Triangolo d'argento, ma in un attimo, la rete di sigilli che coprivano il suo corpo, e che già dalla sera prima egli aveva ricombinato in modo che formassero un complesso codice che aveva lo scopo di evocare i concetti di chiave, liberazione e distruzione dei vincoli, prese a sfavillare da sotto i vestiti, facendo bruciare intensamente anche il sigillo d'argento, creando un caleidoscopio di luci riverberanti; luce calda e luce fredda, il sole e la luna, l'oro e l'argento. Complessità e praticità. Atlantide e Lemuria. Varuna di Crisaore e Lawrence del Triangolo. Quei due sigillatori non avrebbero potuto essere più diversi di così, sia nello stile che nella persona.

    Con il supporto di quel sigillo chiave, Varuna prese a costruirne un altro, sovrapponendolo a quello d'argento, rinchiudendolo così all'interno di due veli dorati, che presero a intrecciarsi con esso, cercando di consumarlo e scioglierlo. Fu un lavoro che comunque gli richiese uno sforzo che non aveva previsto, nonostante tutte le sue cautele, a riprova di quanto grande fosse l'abilità dell'altro nell'uso dell'Arte. Il suo cosmo bruciò più intensamente, e i sigilli d'oro emisero un bagliore più forte, sempre più forte. Poi, all'improvviso, dopo un ultimo sforzo del Primarca, il triangolo si ruppe elo sfavillio dei sigilli d'oro divenne un'esplosione di lucente splendore, simile al sole di mezzogiorno, che lo nascose alla vista per alcuni istanti, prima di svanire in una nebbia dorata. Il primarca sorrideva in modo composto e compiaciuto, nascondendo elegantemente la fatica che gli era costato quello sfoggio di maestria: avrebbe potuto lavorare più lentamente e non sforzarsi, ma voleva evitare di passare per debole o inesperto, e aveva scelto la strada più dirompente.


    Oh, gradito ospite


    Disse con lo stesso tono veemente.


    Abbiamo ancora molte cose da mostrarti.


    Detto questo, fece un cenno e due guardie comparvero dalla porte segrete del patio, scortandoli nuovamente verso l'ascensore. Una volta arrivati al livello della strada, invece di prendere nuovamente il mezzo di trasporto, i due, accompagnati da un nutrito stuolo di guardie, si allontanarono a piedi, dirigendosi verso il Bazar dei Tritoni. Ad accompagnarli c'era nuovamente Nuada, il tenno, il quale stava decantando in modo magniloquente a Law tutte le meraviglie che incontrarono lungo la via, dai palazzi alle fontane, dai giardini alle statue che celebravano Poseidone e il Primo Crisaore. Ogni volta che incontravano una pattuglia di soldati o della milizia del settore, questi si esibivano nel saluto Imperiale, senza rivolgere però loro nemmeno uno sguardo, mentre i civili, popolino da poco, si capiva da come erano vestiti e dal loro fare umile, si esibivano nella proskynesis, restando inginocchiati, fronte a terra, fino a che il Primarca non li benediva con voce atona, o finché non passava oltre, quasi fossero spaventati che la sua vista li avrebbe accecati. Incontrarono anche alcuni nobili, ma questi erano troppo orgogliosi, e per etichetta si limitarono ad inchinarsi formalmente, salutando il Primarca con vari titoli che il giovane aveva sicuramente letto nella prefattura della biografia di Varuna.

    Quando arrivarono all'ingresso occidentale del Bazar, proprio dinanzi all'imponenete edificio che ospitava la gilda dei mercanti, il profumo delle spezie li invase, insieme al vociare concitato di mercanti che esponevano la loro mercanzia. L'edificio era gigantesco, con statue di tritoni, che gli davano il nome, ai lati dell'ingresso, e dipinti praticamente ovunque, sulle volte e sulle pareti. Al suo interno, un'infinità di armaioli, quasi tutti originari del settore Atlantico Settentrionale, mercanti di spezie, di tessuti, di tappeti. Fruttivendoli berciavano con veemenza sulla freschezza delle loro merci, appena giunte dalle coltivazioni del settore, mentre energumeni con grossi coltelli al fianco osservavano attentamente la folla, studiandone i movimenti con tremenda attenzione. Il loro ruolo sarebbe stato molto chiaro a Law se avesse spostato gli occhi verso una piazzetta che si trovava poco dopo l'ingresso, dopo alcuni vasai e pescivendole: a una colonna rostrata, di purissimo oricalco, erano affisse delle mani umane. Evidentemente, non tutti i ladruncoli finivano nell'arena. Ai più fortunati, capitava di perdere solo una mano, per mano delle guardie del mercato.



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    NOME | Varuna
    ENERGIA | Rossa
    CASTA | Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE | Krisaore {IV}
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    lanciere dei sette mari | capitano-generale dell'adeptus custodes


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    Stava rilasciando il complesso sigillo quando avvertì la prima scintilla di interferenza.
    Per un attimo, un solo fugace istante, sperò che Varuna avesse deciso di farsi saltare in aria come un petardo. Perché sarebbe successo esattamente quello, creando un disturbo troppo violento attraverso la fitta rete che gli aveva usato contro. Non fu più di quello: un attimo. Poi il senso del dovere superò rabbia e disgusto, lasciandogli solo timore.
    Prima che potesse veramente annullare la componente più massiccia della costruzione, il cosmo di Crisaore iniziò a reagire in maniera bizzarra, simile alla reazione che aveva provocato di proposito lui stesso un minuto prima.
    Il Primarca aveva in qualche modo attivato una sorta di sistema di sicurezza, che gli aveva permesso di isolare in maniera abbastanza efficace i sigilli d'argento tra quelli d'oro, disposti su due piani.

    Le sue preoccupazioni si infransero quando vide le ultime linee del suo sigillo infrangersi sotto una pressione cosmica non indifferente. Molta, molta più di quanta ne sarebbe servita se solo avesse avuto il sangue freddo e la calma adatti a una simile situazione.

    Almeno non è saltato in aria.

    Una bordata di quell'entità avrebbe provocato un vero e proprio disastro, se applicata nel modo sbagliato. Varuna era stato furbo. O molto fortunato. O entrambe le cose. Di certo, una scelta simile in combattimento l'avrebbe penalizzato non poco, considerando l'alto dispendio energetico a cui si era sottoposto.

    Tuttavia non era il caso di andare oltre. Purtroppo.
    Ogni gesto del Primarca, che fosse preparato o meno, era una provocazione fatta e finita. I giochi sadici di quell'uomo non avevano fine e lui gli aveva già dato troppa corda, concedendogli quella piccola dimostrazione.
    Di fatto non c'era più alcun motivo per cui rimanere ad Atlantide. Non ci sarebbe stato nessun dialogo, né la possibilità di rimediare a quello che era successo ad Atene. Anzi, la situazione rischiava di farsi infinitamente più tesa, visti i recenti sviluppi.

    Se non altro, Varuna sembrava essersi vagamente divertito in quella piccola sfida. Forse non si aspettava un avversario che potesse dargli una piccola lezione di umiltà, ma Lawrence dubitava che il suo caro ospite fosse il tipo di persona che impara dai propri errori. No, lui era un "re macellaio". Inutile dire cosa il rosso pensasse di quelle parole.

    Mi dispiace che il tuo passatempo sia stato così deludente. Immagino di esser stato mandato qui proprio perché sono un tipo noioso.

    Era ancora abbagliato dalla luce proiettata dai sigilli d'oro. Non erano certo normali. C'era qualcosa di particolare nella loro complessità, ma non riusciva a sondarli davvero, per qualche motivo.
    Così tanto potere in mano a un tale individuo... era un pensiero davvero spaventoso.
    E altrettanto spaventoso era il fatto che i giochetti del re non fossero ancora arrivati all'atto finale.
    Doveva cercare di calmarsi. Stava rischiando troppo, davvero troppo per concedersi così tanti passi falsi. Era improbabile che da una simile situazione potesse scaturire un conflitto, ma in ogni caso non voleva essere causa di ulteriore inasprimento della situazione politica.
    Era teso e rischiava di darlo a vedere o peggio, di reagire in maniera eccessiva.

    La passeggiata dall'ippodromo al mercato sarebbe sembrata una normale visita turistica, se non fosse stato per il retroscena macabro e la nutrita scorta armata, oltre agli avvenimenti dell'ultima ora che continuavano a rimbombargli in testa come una forte emicrania.
    L'inquietante macchina senza volto faceva da guida attraverso le meraviglie architettoniche del Settore. Law cercò di perdersi in quelle descrizioni così pompose e per la maggior parte inutili e ridondanti, tentando di sostituire il flusso di parole del tenno con quello dei propri pensieri.
    Qualcosa, però continuava a tenerlo saldamente ancorato alla realtà: i cittadini che incrociavano per strada venivano presi da un misto di timore reverenziale e gioia estatica alla vista di Varuna. Qualcuno si esibiva in profondi inchini e qualcun altro si gettava direttamente a terra, neanche fosse al cospetto di un dio.

    Ha potere di vita e di morte su ciascuno di loro. Che sia un dio o meno non fa alcuna differenza.

    Più osservava il ripetersi di quella farsa, più il disgusto e l'incredulità crescevano dentro di lui.
    Si accorse appena di essere arrivato a un altro edificio così grandioso e riccamente decorato da dare la nausea, un enorme mercato coperto e pulsante di vita. Lo spettacolo di tutte quelle persone vocianti, insieme al profumo pungente delle spezie, sarebbe stato quasi piacevole in un momento diverso. Certi odori e certi colori non si vedevano più a Rodorio, dato che era diventato praticamente impossibile reperirli.
    Il mercato si estendeva a perdita d'occhio tra le mura altissime, guardato a vista da enormi energumeni armati. L'anima brulicante del Bazar era però soffocata dalla folla adorante sempre più ammassata intorno a loro in cerca di una parola, di una benedizione da parte del loro Primarca, o magari supplicando soltanto per un briciolo di pietà. Era troppo, decisamente troppo. Non era abituato a niente di tutto ciò e si sentiva solo inadeguato alla situazione, a quella messinscena, all'intera missione.

    Mentre avanzavano, totalmente noncuranti del fatto che rischiavano di travolgere decine di persone, una strana figura curva si buttò direttamente ai piedi di Varuna, facendo improvvisamente inchiodare tutto il contingente. Le guardie, palesemente interdette, reagirono sincrono bloccandola perché non avanzasse oltre, costringendola in ginocchio e togliendole il cappuccio per rivelare il viso rugoso di una donna, macchiato dagli anni. Gli occhi erano del tutto bianchi, eppure sembrava che potesse vedere perfettamente. Fissava il Primarca dritto negli occhi. Lui, d'altro canto, si era a malapena accorto di lei.

    Mio re! Mio buon re! Mio eroe!
    Oh le mani, quelle belle mani. Mai belle quanto le tue! Ma belle. Amorevoli.
    Oh mio re, mio re. Non esitare, non esitare. Segui il tuo cuore. Seguilo, seguilo. Non avere paura. I tuoi desideri sono più preziosi di tutte le stelle, anche di quelle che non brillano.


    La vecchia si voltò verso Lawrence, come distratta da qualcosa, sgranando gli occhi con un sorriso ampio che scoprì i pochi denti che le rimanevano. Gli sfiorò la mano in una dolce carezza.

    Tu puoi divertirlo, oh si. Si, tu sei proprio divertente. Ahahahahahahah!

    Come se nulla fosse successo, tornò a guardare Varuna, il volto illuminato dalla meraviglia.

    Oh signore, grande signore! Ascolta le sue dolci, dolci parole! Lascia che sfiori i tuoi stivali e sarò benedetta! Oh si, le mani. Quel dolce tocco!

    Con una strana, sorprendente velocità, la vecchia allungò il braccio verso il piede del sovrano, prima di essere trascinata indietro dai soldati tra grida allarmate.
    Qualcosa costrinse Law a distogliere lo sguardo. Un'apertura tra i vicoli, nella direzione da cui era arrivata la donna. Una piazzetta stranamente vuota, con una colonna al centro. Il metallo scintillante che ricopriva il settore era sporco, rovinato. Appeso ai rostri c'era qualcosa che, per un pietoso istante, non riuscì a mettere a fuoco. Poi dovette reprimere a forza l'ennesimo moto di nausea.

    Mani.

    Si voltò di scatto, i pugni serrati e tremanti. Non aveva mai provato nulla di simile verso un altro essere umano. Odiava Varuna. Odiava tutto ciò che rappresentava. Odiava ogni singola cosa connessa a lui.
    Tenne lo sguardo basso. Sapeva che, se avesse incrociato gli occhi rossi di quell'essere schifoso, sarebbe successo qualcosa di veramente irreparabile.
    Tentò in ogni modo di ignorare la sua presenza nella maniera più totale, senza dire una sola parola.
    Si accorse che la vecchia era scomparsa insieme alle guardie che l'avevano fermata. Due nuovi soldati in armatura si erano aggiunti alla scorta.

    Non era successo nulla.



    narrato ▼ parlatopensato
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    NOME ♦ Lawrence Solomon Conley
    ENERGIA ♦ Rossa
    CASTA ♦ Saint di Athena
    CLOTH ♦ Silver di Triangolo Australe
    STATUS FISICO ♦ -
    STATUS MENTALE ♦ -
    STATUS CLOTH ♦ Perfetto, indossata.

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    Geometria dell’Ottava Sfera - Sigilli Straordinari
    Attraverso la comprensione delle forme del poligono più elementare, il Saint del Triangolo Australe è in grado di tracciare col proprio cosmo linee e disegni complessi, che racchiudono nei loro intrecci la descrizione e i fondamenti del codice matematico che governa ogni cosa della natura. Per questo motivo, i sigilli creati con tale potere possono agire sul cavaliere, il suo avversario e gli altri esseri (siano essi alleati o nemici), ma anche sull’ambiente circostante e sugli oggetti nel raggio d’azione consentito dalle facoltà dell’utilizzatore. Una volta disegnati, i sigilli possono essere utilizzati per limitare i movimenti dell’avversario, fino al punto di immobilizzarlo o confinarlo. La loro influenza si estende anche al potere di rinforzare o, al contrario, indebolire ciò che viene marchiato.
    La padronanza del Triangolo Australe sulla Geometria Celeste è superiore a quella di un normale sigillatore e le sue creazioni saranno sempre più efficaci, anche se non tanto da rivaleggiare con quelle di un combattente che possieda un maggiore livello di padronanza dell’energia cosmica.


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    Varuna fece liquidare in fretta la vecchia dalle sue guardie, che la portarono via senza tuttavia farle alcun male. Teoricamente. Le parole che aveva pronunciato la megera erano state strane, lusinghiere ma tremendamente inquietanti.

    Le stelle che non brillano, questi sono riferimenti eretici. Inoltre, sembrava stesse vedendo chiaramente qualcosa: forse sarebbe meglio occuparsi diversamente, della faccenda. Non mi piace per niente.

    Schioccò le dita e il capo della scorta si avvicinò con il capo basso.

    Vai dagli altri e portatela da Balthasar, si occuperà lui di capire chi era e cosa voleva. In un modo o nell'altro.

    Si lisciò la barba con noncuranza e sorrise viscidamente a Law.

    Mendicanti, nonostante i nostri sforzi spuntano sempre fuori. Investiamo ingenti somme per aiutare i meno fortunati, ma sembra non sia mai abbastanza, povere anime.

    Sospirò in modo teatrale, riprendendo a camminare per le vie del bazar sature di profumi e odori esotici, oltre all'inconfondibile odore di sudore degli astanti, sottoposti al caldo feroce di quel luogo chiuso. La gente si prostrava dinanzi a loro in modo quasi osceno, per qualcuno di non abituato a una tale vista, ma Varuna non ci faceva caso, anzi, si beava di quella contemplazione come un pavone pomposo, con il suo mantello verde ingioiellato che si gonfiava mentre si muoveva, proprio come la coda del suddetto animale. Uscirono all'aperto, dopo quella che sembrò un'eternità, e visitarono alcuni splendidi palazzi, tra cui la sede della Gilda dei Mercanti, dove lady Farhia li accolse in modo sensuale, offrendo loro un tè esotico e molto piccante, di cui fece dono a Law, con una strizzata d'occhio, beccandosi uno sguardo fulminante da parte del primarca.

    Che puttana. Però è brava in quello che fa.

    Solo a quel punto tornarono a palazzo, dove Varuna si congedò da Law, lasciandolo finalmente libero.

    Bene, mio caro ospite, questa sera riceverete la vostra cena in camera, ahimè impegni impellenti mi impediscono di offrirvi il banchetto di addio che speravo di offrirvi. Ma ritengo di poter soddisfare i vostri gusti, in ogni caso. Fate sapere a Nuada che cosa gradite, e lui provvederà.

    Detto questo se ne andò, lasciando che il Tenno riportasse Law nella sua stanza, accertandosi poi che non vi uscisse per nessun motivo. Il primarca se ne andò invece nell'harem, dove si intrattenne con le sue concubine e Alexandra, in un momento di rara intimità, in cui, per una volta, il primarca riuscì a non essere sgradevole con sua moglie.

    Vorrei che domani ti occupassi tu dei convenevoli per l'addio, Alexandra, io aspetterò l'ospite all'esterno. Confido che riuscirai a fare del tuo meglio.

    La donna sorrise, grata per quella gentilezza, e annuì prontamente, alzandosi e uscendo verso il giardino, sotto lo sguardo pieno di malizia di Roxanne. Chissà cosa celavano, quegli irridenti occhi viola, questa volta. Chissà cosa le aveva bisbigliato all'orecchio, preannunciandole quel momento...




    La signora dell'oceano Indianio bussò con discrezione alla stanza di Law, vestita riccamente ma in modo elegante e raffinato, accvogliendo l'uscita del saint con un sorriso caldo. Fece allontanare le guardie, come se volesse evitare che partecipassero a quella conversazione, e solo quando sparirono dalla loro vista, si fidò a parlare.

    "Oh nobile Law, sono lieta di vedervi in salute anche quest'oggi! Avete riposato? Ieri la giornata deve essere stata spossante..."

    Alexandra gli prese le mani con gentilezza, con uno sguardo molto triste.

    "So che mio marito è un uomo difficile, ambasciatore, e posso immaginare che abbia fatto di tutto per dimostrare la gloria di Atlantide, ma egli è un uomo buono, che ha fatto tanto per me e per il nostro popolo. Vi prego, non lo giudicate troppo duramente, l'unica cosa che Varuna desidera è di essere all'altezza dell'Impero."

    Gli lasciò andare le mani, facendo un leggero inchino. Istantaneamente, una ragazza molto più giovane, con la pelle scura e i tratti dei maori comparve da dietro l'angolo del corridoio, con un pacchetto in mano.

    Ecco, mia signora, come mi avete chiesto.

    Lanciò uno sguardo sospettoso a Law, mettendosi al fianco della regina con la mano poggiata sul pugnale che aveva al fianco.

    Grazie, mia cara. Questo è per voi, è un fiore del mio giardino. Mio marito mi ha confidato che il seme da cui nasce proviene dall'antica Lemuria, penso sia giusto che lo abbiate voi. Chissà, forse il Grande Tempio diventerà bello quanto Atlantide, grazie a questi fiori, e ricordare la sua gloria passata. Addio, Lawrence Conley, che Poseidone possa illuminare il vostro cammino, ricordate con affetto me e mio marito, se potete.

    Gli consegnò il pacchetto contenente il fiore e i semi, e se ne andò, seguita a ruota dalla ragazzina scura,, accaezzandosi il ventre appena rigonfio. Solo a quel punto le guardie della regina, che fino a quel momento erano state in disparte, fecero cenno a Law di seguirli, conducendolo attraverso i labirintici corridoi del Palazzo, fino a giungere all'ingresso, dove la guardia reale era stata schierata in pompa magna, senza però che l'intero esercito fosse al suo seguito: nonostante la passione del primaca per gli atti megalomani, questa volta sembrava essersi contenuto, rispetto all'arrivo di Law ad Atlantide. Le due ali di soldati si aprirono, rivelando il mezzo che avrebbe riportato il ragazzo in superficie, e dinanzi ad esso si stagliava il primarca, con indosso la sua armatura completa, e la lancia sacra in mano, un sorriso gelido in volto e gli occhi rossi simili a stelle lontane, nel volto scuro coronato d'argento.

    "Eccovi qui, Lawrence, al termine di questo viaggio. SOno sicuro che sia stato illuminante. Vi prego, porgete i miei omaggi al Laws e al Sommo Sacerdote e riferitegli tutto quello che avete visto, parlategli del nostro splendore e dell nostro potere, rendete edotto il vostro popolo sul fatto che noi siamo tornati davvero, come in passato. Buon ritorno, ambasciatore, confido che, in un modo o nell'altro, ci rivedremo presto.".

    E con l'epsressione di chi si augurava esattamente il contrario, il primarca si fece da parte, permettendo a Law di salire sul mezzo, e uscendo per sempre dalla sua vita. In un modo del tutto inaspettato, le speranze di Varuna si sarebbero realizzate. Realizzate grazie a mani nere, oh si, a splendide mani dal dolce dolce tocco...

    nfTlSf1

    NOME | Varuna
    ENERGIA | Rossa
    CASTA | Cavalieri Imperiali di Poseidone
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    Law cercava di calmarsi, respirando profondamente.
    La rapida successione di quegli avvenimenti l'aveva disarmato. Non riusciva a pensare con lucidità, come se fosse stato profondamente confuso dalla scomparsa della vecchia. Sapeva solo di dover resistere. Non avrebbe mai e poi mai potuto cedere alla rabbia. Non lì, non in quel luogo di meraviglie e orrori.
    Atlantide si era rapidamente trasformata in un inferno davanti ai suoi occhi.

    Non solo non riusciva a credere a tutte le crudeltà del suo ospite, oltre alle provocazioni, alla vena crudele celata in ogni singola parola, al plateale lavaggio del cervello ai danni della nobile Alexandra, alla mancanza di pietà, alla gioia che sembrava provare a ogni atto riprovevole.
    Attese e attese per lunghissimi secondi che i battiti del suo cuore rallentassero. Se avesse assecondato la sua rabbia, i risultati sarebbero stati troppo terribili per considerarli sul serio.
    Eppure, il re se ne stava così tranquillo accanto a lui, intento a godersi le attenzioni della folla con quel suo fare viscido.
    Per un attimo, Lawrence, un Cavaliere del Grande Tempio, un uomo che consapevolmente aveva intrapreso una difficile strada per proteggere l'umanità dalle ingiustizie, soppesò la possibilità di diventare un regicida.
    Il suo gesto avrebbe sicuramente avuto delle folli ripercussioni sull'equilibrio delle forze in gioco, vero, ma forse... forse le cose sarebbero andate meglio almeno per quella gente. Forse il successore di Crisaore si sarebbe rivelato come un uomo illuminato, consapevole della follia e dell'eccessiva crudeltà di Varuna... forse....
    O forse non sarebbe cambiato nulla. Iniziava a dubitare fortemente della classe regnante di Atlantide. Non aveva dettagli precisi riguardo agli altri sei re. Dalle chiacchiere con Alexandra aveva intuito che almeno altri due troni fossero occupati, ma non poteva averne certezza. Se fosse stato vero, allora significava che quel mostro governava con l'appoggio di almeno altri due suoi pari, oltre alla benedizione di Poseidone.
    Suoi pari e probabilmente non troppo dissimili da ciò che lui era.
    Un sistema simile non poteva essere cambiato dall'esterno. Il suo gesto, sempre che fosse riuscito effettivamente a compiere quel folle atto, sarebbe stato completamente inutile e nel contempo avrebbe forse scatenato una terribile guerra tra il continente sommerso e Atene, distruggendo quel poco di umanità che era rimasto aggrappato alle due potenze per sopravvivere.

    No, doveva calmarsi. Doveva nascondere il tremore delle sue mani.
    La visita proseguì fortunatamente senza altri incidenti, sebbene Lawrence non riuscisse a godersi in alcun modo le splendide architetture e i pittoreschi costumi del Settore Indiano. In una situazione normale si sarebbe certo soffermato ad ammirare i colori e i profumi delle spezie, la moltitudine di persone e la frenesia dei mercati, la ricchezza dei mercanti e i loro modi così stravaganti.
    Invece tutto gli sembrava dipinto a tinte fosche. Non vedeva un popolo prospero e felice, ma al contrario riusciva perfettamente a scorgere la paura nascosta dalla deferenza e i segni della povertà malamente celati dai tessuti pregiati e dai sapori esotici di quel giro turistico.
    Giro che si concluse ore e ore dopo.

    Quando gli dissero che avrebbe potuto mangiare da solo quella sera, quasi gli salirono le lacrime agli occhi. Non avrebbe in alcun modo sopportato una replica del banchetto a cui aveva partecipato, né avrebbe mai potuto gestire altre crudeli stravaganze del sovrano. Desiderava solo andarsene da quel luogo e, se non fosse stato così stanco, avrebbe preteso di andarsene all'istante.
    Aspettò di essere completamente solo nelle sue stanze, prima di concedersi anche solo un attimo di debolezza. L'armatura, che non era mai stata un peso prima di quel giorno, gli gravava addosso come se avesse la massa di una montagna.
    Non era pronto per missioni di quel tipo. Non era né abbastanza vecchio né abbastanza saggio da riuscire a sopportare una tale pressione, sostenendo l'ipocrisia e l'ingiustizia di pochi per il bene di molti.

    Quando Nuada si presentò alla sua porta, Law non aveva particolarmente fame. Tuttavia, conscio che un totale rifiuto sarebbe stato malvisto, chiese di avere una pietanza qualunque, purché fosse in qualche modo tipica del Settore o dei popoli che lo abitavano.
    Pochi minuti dopo, un cameriere portò un vassoio enorme con una sovrabbondanza di pollo tandoori e samosa, il tutto tremendamente speziato, ma molto gustoso. A quel punto, approfittando della situazione, Law chiese che gli portassero anche dell'acqua bollente per il tè, in modo da assaggiare la mistura regalatagli da una donna molto eccentrica della Gilda dei Mercanti.

    Almeno, se dovessi morire avvelenato mentre mi trovo ancora ad Atlantide, non potrebbero negare la responsabilità.

    Il pensiero macabro lo colse tanto inaspettato da farlo quasi ridacchiare in maniera nervosa. Non era normale, dover pensare il quei termini, Almeno, il giorno dopo se ne sarebbe andato, tornando ad Atene e a tutto ciò che lo aspettava. A fare qualcosa. A combattere.
    La continua lotta contro la corruzione era un'impresa pari a svuotare l'oceano un secchio d'acqua alla volta, ma era sempre meglio che farsi schiacciare dall'oceano stesso.
    Dopo il tè, molto forte ma gradevole, tentò di rilassarsi nella vasca simile a una piscina. Era da parecchi anni che non si concedeva un tale lusso. Lo fece senza pensarci due volte, riflettendo sul fatto che - tutto sommato - Varuna gli dovesse almeno quello.
    Anche in quella seconda nottata, il letto si dimostrò troppo morbido e per nulla confortevole, ma il pensiero della partenza gli permise di concedersi poche ore di sonno agitato. Fu pronto, pulito e rivestito della cloth con largo anticipo rispetto all'annuncio della servitù, che gli notificò la presenza di lady Alexandra, che desiderava salutarlo.

    Quando furono lasciati soli, la donna lo stupì con un gesto molto personale, prendendogli la mano tra le sue.
    Per lui aveva avuto solo parole gentili, ore addietro, e anche quella volta la sua richiesta fu quanto di più dolce potesse essere detto in una simile occasione.

    So che mio marito è un uomo difficile, ambasciatore, e posso immaginare che abbia fatto di tutto per dimostrare la gloria di Atlantide, ma egli è un uomo buono, che ha fatto tanto per me e per il nostro popolo. Vi prego, non lo giudicate troppo duramente, l'unica cosa che Varuna desidera è di essere all'altezza dell'Impero.

    Le parole lo lasciarono lievemente stranito. Normalmente si sarebbe dovuto trattenere dall'alzare gli occhi al cielo con fare esasperato, ma la pena suscitata da Alexandra era tanto vasta da muoverlo quasi a compassione. Avrebbe tanto voluto cancellare i suoi patimenti, la malsana ossessione per Varuna. Avrebbe voluto dissipare quel velo di illusioni che erano state tessute attorno a lei, o che forse lei stessa aveva dovuto tessere per non impazzire, stando accanto al Primarca.
    Ma purtroppo, al pari di moltissime altre piccole cose con cui si era scontrato, era al di fuori del suo potere.
    Rispose soltanto con un cenno del capo, non riuscendo a mentire a parole. Accettò poi il prezioso dono, promettendo che il seme avrebbe trovato posto nelle serre del Grande Tempio e ringraziandola come meglio poteva, augurandole una lunga e serena vita. Prima di lasciarle la mano, però, tentò di ricambiare la gentilezza con una piccola benedizione.

    Possa la tua creatura nascere lontano dalla violenza, dal dolore e dalla paura, possa la sua strada essere libera dal pericolo e ricca di amore.


    ...e possa non seguire mai le orme del padre.


    Era qualcosa che non aveva mai osato fare. Quasi senza volerlo, una scintilla cosmica si concretizzò in una singola linea che si perse nel palmo della mano di lei, mentre il ragazzo pronunciava a bassa voce poche parole di augurio. Nel momento in cui le due energie entrarono in contatto, Law avvertì qualcosa, come se l'involontario uso del cosmo fosse andato oltre quanto si aspettasse. Quasi come se avesse benedetto due vite, in luogo di una soltanto.
    Per un istante scambiò uno sguardo dubbioso con la donna, ma non proferì parola.

    La salutò nuovamente, prima di dirigersi verso l'esterno del Palazzo delle Campane scortato dalle guardie del re.
    Varuna lo attendeva, circondato dal solito e inutile dispiegamento di forze. A modo suo, per una volta, evitò di essere troppo sgradevole, salutandolo in maniera formale. Lawrence ebbe una strana impressione, come se il Primarca fosse preso da pensieri troppo ingombranti da degnarlo del solito atteggiamento odioso, cosa di cui il Saint fu più che grato. Rispose al commiato con parole secche, pronunciate con un sorriso di circostanza.

    Non dimenticherò di certo l'accoglienza che mi hai riservato, Varuna. Riferirò a chi di dovere, stanne pur certo. Ho potuto vedere che Atlantide possiede un tale numero di guerrieri da poterli schierare senza remore ogni qual volta il re decida di farsi una passeggiata. Spero che una simile potenza militare non sia limitata a tenere i malfattori lontani dal corteo reale o a tentare di impressionare i rari ambasciatori che visitano le vostre città. Da quanto ne so, siamo in un'epoca terribile, che richiederà lo sforzo di tutti quanti per essere superata. Noi siamo sempre pronti a combattere, siatelo anche voi. Per il bene di tutta l'umanità.

    Addio, Varuna.


    Solo allora voltò le spalle al sovrano e al suo settore, diretto finalmente a casa.



    narrato ▼ parlatopensatoalexandra
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    NOME ♦ Lawrence Solomon Conley
    ENERGIA ♦ Rossa
    CASTA ♦ Saint di Athena
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    STATUS MENTALE ♦ -
    STATUS CLOTH ♦ Perfetto, indossata.

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    Geometria dell’Ottava Sfera - Sigilli Straordinari
    Attraverso la comprensione delle forme del poligono più elementare, il Saint del Triangolo Australe è in grado di tracciare col proprio cosmo linee e disegni complessi, che racchiudono nei loro intrecci la descrizione e i fondamenti del codice matematico che governa ogni cosa della natura. Per questo motivo, i sigilli creati con tale potere possono agire sul cavaliere, il suo avversario e gli altri esseri (siano essi alleati o nemici), ma anche sull’ambiente circostante e sugli oggetti nel raggio d’azione consentito dalle facoltà dell’utilizzatore. Una volta disegnati, i sigilli possono essere utilizzati per limitare i movimenti dell’avversario, fino al punto di immobilizzarlo o confinarlo. La loro influenza si estende anche al potere di rinforzare o, al contrario, indebolire ciò che viene marchiato.
    La padronanza del Triangolo Australe sulla Geometria Celeste è superiore a quella di un normale sigillatore e le sue creazioni saranno sempre più efficaci, anche se non tanto da rivaleggiare con quelle di un combattente che possieda un maggiore livello di padronanza dell’energia cosmica.


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