Un Ululato Nel Fuoco

Duello Audatia x Draka

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    Colonne antiche.
    Pietra nera levigata sotto un cielo stellato.
    Gradoni tutto intorno mentre i piedi di Harlan poggiavano su un simbolo che non sapeva riconoscere.
    Non riusciva a capirlo. Inciso profondamente in quella pietra che aveva visto splendere quelle stelle.
    Stelle un tempo giovani e che ancora si riflettevano su quell'arena che si perdeva nel Tempo.
    Perché Draka era stato convocato?
    Perché rimaneva in piedi, fermo, in attesa?
    Mentre quei stessi lastroni di pietra, incrostati di sangue, venivano ad affollarsi di persone.
    Era un momento che non si vedeva poi così spesso.
    Perché da tempo che un eletto non ne sfidava un altro.


    «Se perdiamo ci faremo davvero una bella figura. E non capisco perché ti sei voluto buttare nella mischia.
    Ancora non sei pronto e sfidi quella donna che potrebbe ridurti a pezzi... che ci ridurebbe a pezzi.
    Ti ricordo che il tuo corpo è mio.»



    Sfidare Audatia e davanti alla corte del piccolo popolo.
    Davanti a tutti. Perché? Perché Harlan lo faceva? Per vanagloria? Per orgoglio?
    Per una amalata voglia di gloria e fama?
    Nemmeno Astolfo riusciva a capirlo.
    Perché il suo cuore rimaneva chiuso.
    La sua mente focalizzata solo su di un punto.
    Perché?
    Perché era questa la domanda. Questo era importante capire.
    Un uomo che non voleva nulla, un uomo che non chiedeva nulla, aveva per la prima volta chiesto qualcosa.
    E lo aveva fatto davanti a tutti. L'aveva sfidata con quel sorriso beffardo ma con gli occhi che sembravano aver catturato l'intensità della luce di una cometa.
    Perché Harlan voleva non essere importante ma essere utile.
    Voleva che anche gli altri lo vedessero.
    Non che lo considerassero ma che capissero che quello non era più un morto che camminava. Che il suo tumore non lo costringeva più a letto.
    Che aveva la forza necessaria di essere eletto, di poterli guidare e proteggere e che le sue spalle erano forti.
    E voleva che Audatia lo capisse.
    Perché le parole erano mendacie.
    I gesti di marmo.
    Aveva fatto una promessa ma non l'aveva firmata con il suo sangue. Così era semplice promettere.
    Troppo a lungo lo avevano ingannato promettendo con la lingua e battendosi il pugno sul petto.
    Troppo semplice.
    Così era semplice andarsene. Così era semplice dimostrare nulla.
    Perché ci si metteva solo un bel vestito ma senza avere il coraggio di sporcarselo quando la situazione lo avrebbe richiesto.
    Audatia non aveva provato il fuoco.
    Non aveva provato il veleno e la volontà di Draka.
    Le parole. Ma le parole erano oscure.
    Erano fallaci.
    Con le parole si poteva giocare. Con il bel sembiante sedurre.
    Ma solo in battaglia ci si mostrava per quello che eravamo in realtà.
    Solo quando il sangue veniva versato, e a quello del nemico si mischiava il nostro; solo quando la forza dell'altro era tremenda a cui dovevamo rispondere solo con il nostro pugno.
    La volontà.
    Tutto il mondo si basava sulla volontà.
    E quindi che Audatia la misurasse davvero.
    Che fosse forgiato nelle sue zanne, che quell'oscurità lo avvolgesse e che rinascesse come uomo nuovo.
    Voleva essere utile?
    Allora prima doveva essere forte.
    E per farlo avrebbe battuto Audatia.
    Lo avrebbe fatto di fronte a tutti.
    Che tutti quegli occhi lo guardassero e lo giudicassero.




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    Quanto tempo era passato da quando Draka era tornato dai Carpazi? Poco meno di una settimana, quel tanto che bastava per poter finalmente prendere coscienza di sè e del suo ruolo di protettore in quella zona del mondo. Era orgogliosa delle pieghe che stavano prendendo gli eventi che coinvolgevano l'Eletto della Salamandra, lo era stata a naso fin dal primo incontro in Biblioteca e se ne era convinta man mano che imparava a conoscerlo.

    Aveva preso informazioni su di lui subito dopo la sua partenza dal Tempio, i dottori ad Agartha gli avevano indicato una persona - tale Nikolaus Kurjak, ex medico chirurgo, famoso per la sua mano ferma e tempra d'acciaio e ora ricercatissimo tiratore scelto - che sembrava non lasciare mai il fianco di Harlan (tanto da seguirlo persino in alcune missioni fuori nel mondo devastato) e aveva deciso di iniziare proprio da quel tipo.

    Quando l'aveva agganciato quasi per sbaglio fuori l'ospedale, facendo sì che ogni singola parte di quell'incontro fosse mascherato dalla più pura delle casualità, quello era stato in grado di raccontarle - non senza qualche reticenza - qualcosa in più sull'uomo che aveva deciso di assumere come suo secondo. Sopratutto dopo che l'aveva riconosciuta per quello che era: il Bolverk, la Voce dei Lukoi. Era stata gentile e disponibile e lo stesso aveva fatto Nikolaus, le aveva raccontato di come era passato a riconosciuto medico a uomo distrutto sull'orlo della depressione, costretto a tirare avanti solo grazie alla presenza della figlia - una ragazzina di circa dieci anni tenera come il burro. Lui le aveva confessato i suoi trascorsi e Audatia aveva ascoltato attenta e premurosa come un'amica di vecchia data, quando il momento si era fatto più adatto aveva chiesto di Harlan e, solo in quel tiepido pomeriggio ad Agartha, aveva scoperto che aveva il cancro.

    Proprio per questo la sfida della Salamandra, portatrice di Fuoco e Veleno, l'aveva fatta sorridere fiera. Era un uomo nel vero senso del termine, era stato spezzato e costretto in un letto per anni ma quando aveva avuto la possibilità di rifarsi non si era tirato indietro. Era corso in fronte alla morte ma per sè stesso e per proteggere quelle persone che, come lui, soffrivano. Aveva letto i rapporti sul risveglio di Draka, aveva visto il campo di battaglia attraverso i cristalli di Agartha e riconosceva lo sguardo determinato di chi era pronto a dimostrare il proprio valore con tutto sè stesso.

    Uscì fuori nella tenera sera invernale del Polo, l'Arena - posta poco dietro il Tempio Nero - erano anni che non veniva sfruttata ed usata per qualcosa di interessante. Quella sera, invece, gli spalti erano quasi affollati da creature semi-umane, da sidhe e fey e pixie, senza contare alcuni degli ospiti che alloggiavano al Tempio. Gli spiriti, i più solidi, erano alloggiati nella parte alta delle sedute pronti a godersi lo spettacolo.

    L'aria gelida le sfiorò il viso come lama di un coltello ben affilato, i capelli intrecciati per bene in una acconciatura alta e stretta fatta di trecce le lasciavano lo sguardo sgombro di possibili intralci. Quando calpestò il suolo di quello che sarebbe stato il campo di battaglia, un mormorio diffuso si levò tra le creature che attendevano nella notte. Indossava la sua darian tranne che per l'elmo che teneva sotto braccio, lo scalpiccio dei suoi passi risuonò grave man mano che si andava portando vicino alla figura che l'attendeva. Si fermò giusto poco prima di arrivare - appena qualche metro, a portata di udito e di vista - con lo sguardo fisso sull'uomo che aveva di fronte.

    Harlan Draka, Eletto della Salamandra. Portatore della Fiamma e del Veleno.

    Il tono fermo e deciso, non ebbe nemmeno bisogno di schiarirsi la voce per poter essere udita da tutti in quel luogo. Nè tanto meno ne aveva bisogno per avere l'attenzione dell'uomo. Un cenno del capo e un sorriso nella sua direzione, per far capire quanto quel gesto, quel duello, era apprezzato.

    Audatia Rakar, Eletta del Lupo Grigio. Voce dei Lukoi del Nord, Bolverk del Tempio Nero.

    Posò lo sguardo sull'Eletto che aveva di fronte, accarezzando per un attimo ogni linea della muscolatura, ogni cicatrice visibile e ogni segno che solcava quella pelle pallida.

    Accetto la tua sfida.

    Combatti contro di me, dimostra ciò che sei e sarai degno del favore della Madre.


    Indossò l'elmo con una lentezza misurata, si richiuse con uno scatto e subito dopo solo Harlan potè sentire l'ultima e l'unica frase che Audatia avrebbe detto.

    Fammi piacere il dolore e il sangue che scorrerà tra di noi.


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    Status Mentale orgogliosa, concentrata
    Stato Darian indossata, integra

    Riassunto Azioni dopo l'ultima frase si mette in posizione di difesa, lasciandoti la prima mossa :fiore:

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    Basic Istinct •
    Il suo rapporto con la natura è stretto, il lavoro e la caccia l'hanno resa più incline al prestare attenzione ai particolari e a sviluppare al meglio i sensi a disposizione. Non sempre la vista mostra per vero ciò che si vede e allora bisogna affidarsi all'olfatto, al tatto, all'udito e a volte persino al gusto. Riesce ad elaborare in fretta gli stimoli esterni di qualsiasi natura essi siano, non come una predizione vera e propria di ciò che sta per avvenire ma più quanto una sensazione molto forte, dando la possibilità di reagire di conseguenza.

    CITAZIONE
    Nera è la notte •
    In tutti i suoi inseguimenti, la parte migliore è stata l'attesa della sua preda al buio. Regolando il respiro, andando a crearsi una bolla di calma interiore, riesce a creare e a manipolare l'oscurità circostante, riuscendo così a prendere di sorpresa o ad attaccare i suoi bersagli. Le ombre possono assumere svariate consistenze e stati fisici e venire plasmate in più di una forma, il loro contatto reca un dolore fisico leggermente maggiore di quanti siano i danni realmente apportati, pur se rilevanti. Le sue ombre scottano, lasciando una traccia di leggera ustione in chi le subisce.

    CITAZIONE
    Telepatia•
    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, può di comunicare telepaticamente con le persone che la circondano.

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    Il rispetto è l'unica cosa che conta nel mondo.
    Quello e la volontà.
    Il resto era merda.

    Attese. Attese Audatia mentre il brusio ronzò nel vento. Un vento gelido, un vento che pizzicava la pelle nuda dell'eletto dove campeggiava il tatuaggio tribale che prendeva il braccio sinistro e buona parte della schiena.
    Un tatuaggio che indicava una nuova via. Che indicava il suo essere un uomo nuovo. Che le ferite del passato avevano forgiato l'uomo di oggi, che il suo spirito non era stato domato dalla malattia e che non Dio, né i demoni, né il Fato erano da incolpare.
    Ogni sfida veniva accettata. Perché la vita era combattere. Combattere sempre.
    Vi erano uomini che lottavano un giorno ed erano bravi, altri che lottavano un anno ed erano più bravi; vi erano quelli che lottavano più anni ed erano ancora più bravi. Però vi erano quelli che lottavano tutta la vita: essi erano gli indispensabili.
    Perché non si arrendevano mai. Nemmeno di fronte al fato. Non ne facevano la loro essenza. Il dolore non giustificava il loro essere, ma il loro essere veniva forgiato dal dolore e dalle esperienze continuando a combattere andando avanti. Credendo in quello che facevano. Per un amore. Per la libertà. Per un idea.
    Per il rispetto.

    E per quelli che lottavano, la vita aveva un sapore che chi stava al sicuro non avrebbe conosciuto mai.
    Il riscatto.
    Ma più quello era una prova. Anche verso se stesso.
    Voleva mettersi alla prova. Voleva capire dove potesse spingersi, dove potesse arrivare, qual'era il suo limite e, in caso, superarlo.
    Voleva capire fino a che punto quel fuoco sapesse ardere.



    «WARRIORS ARE NOT THE ONES WHO ALWAYS WIN BUT THEY ARE THE ONES WHO ALWAYS FIGHT»





    Gli occhi furono su Audatia mentre quel brusio si levò fino a diventare tempesta. Fino a scuotere le fondamenta di quel luogo, fino a quando persino il vento tacque smise di essere lasciando che quella cacofonia si voci si unissero in un ruggito spaventoso.
    Perché Audatia, fiera nella sua armatura e orgoglio, svettò di fronte ad Harlan.
    La sua voce chiara. Il suo cosmo vasto.
    Era titanica.
    Avvertiva la pelle pizzicare per quell'energia, era come se un maremoto si stesse abbattendo su di lui.


    «Sono tutti per lei...»


    Nikolaus fumava nervosamente l'ennesima sigaretta. Rigirò l'accendino tra le dita, facendolo schioccare, come se non riuscisse a stare fermo.
    La sigaretta venne aspirata di continuo.
    Era agitato.
    La nicotina nemmeno alleviava un minimo. Anzi....era peggio.
    Buttò il mozzicone.
    Un altra accesa immediatamente.
    Il pacchetto era finito. Smorfia. Ne prese un altro.
    Quest'altro sarebbe durato ancor meno del precedente.


    «Tu per chi faresti il tifo?
    Per il nuovo arrivato?!»


    «Si ma...li senti anche tu che lo danno per spacciato. Lo prendono in giro pure. In fondo farei lo stesso.
    Quella tizia...ho sentito delle storie su di lei. Perché Harlan deve scontrarsi così? »


    «Avrà i suoi motivi. Non è stupido né vanaglorioso. Se vuole combattere è perché ci ha ragionato su.
    Il fatto è che non voglio raccoglierlo da terra. Si è appena ristabilito e subito si ributta a testa bassa.»


    Aspirò forte. Il fumo si mischiò a quell'aria fredda.
    Il sorriso di Nikolaus, però, fu qualcos'altro. Le sue parole erano dubbiose eppure il suo istinto gli diceva altro.
    Aveva visto combattere ad Harlan una battaglia peggiore di questa. Conosceva la sua forza d'animo. Una forza che lo aveva tenuto in vita fino a questo momento.
    Perché in quest'arena e con quell'armatura, passando tra mille inferni, doveva essere per poter stare dritto davanti a quella donna, sfidando lei e questa bolgia di voci e grida.

    «Ma ho fiducia in lui. Conosco la sua volontà. D'acciaio...sfiderei tutta 'sta manica di stronzi a sopportare quello che ha dovuto sopportare lui. Combattere in un mondo dove il più debole muore, con poche cure, nessuna speranza, un tumore in metastasi addosso.
    Dove ogni giorno era buono per morire. Ogni ora era l'ultima. Pensi che un uomo del genere sia così facile da battere?»



    Era davvero così facile da sconfiggere?
    Lento il fumo si levò, come lento fu Harlan nel mettersi l'elmo.
    La sua darian brillò nefasta.
    Sembrava quasi voler assaporare il sangue, sembrava che fuoco fosse in essa mentre toni smeraldo si accesero.
    Il respiro fu intenso.
    Intenso come quella terra.
    Nikolaus osservò le movenze di Draka.
    I suoi occhi non tradivano nessuna emozione. Eppure...eppure...quegli occhi così freddi... gli stessi identici occhi.


    «Quindi? Non rimandiamo nulla. Si fa oggi.»




    Quelle parole...quegli occhi...come poteva dimenticarli Nikolaus?
    Gli fecero quasi paura, perché non si sarebbe mai aspettato quel tipo di reazione. Non a quella notizia.
    Eppure oggi Harlan era come quel giorno. E allo stesso tempo provò freddo.
    Perché quegli occhi si erano di ghiaccio, ma un ghiaccio che bruciava.


    Harlan rispettava Audatia. Però non ne aveva paura.
    Il suo respiro fu lo stesso respiro di Astolfo.
    Come quando combatterono per la prima volta di nuovo i loro respiri furono Uno.
    Il fuoco nella destra.
    Il veleno nella sinistra.
    Astolfo e Harlan erano insieme in questa battaglia.
    Sollevò la sinistra.
    Fuoco scarlatto dai toni smeraldini si formò.
    Sei lettere.


    500px-Natsu_and_Come_On_Renew

    COME
    ON




    Harlan avrebbe dato tutto se stesso.
    Il sangue dell'eletta si sarebbe mischiato con quello della salamandra.
    A G.E.A la sentenza e a Nike incoronare uno dei due.




    Harlan espanse il suo cosmo. Allargò le gambe, le braccia davanti a sé.
    Una posa marziale.
    Si ricordava ancora del muay thai?
    Perché quella era la posa caratteristica di difesa di questa antica arte di lotta.
    Il cuore di Harlan batteva.
    Regolare come il suo respiro. Gli occhi fissi su di lei.
    Dentro di lei.
    Era il momento di ricordare ancora quel giorno.
    Di ricordare il tocco di quel significante e farlo significato.
    Essere la summa di due elementi.
    Essere l'Eletto del Fuoco e del Veleno.
    Essere...



    SALAMANDRA



    «Salamandre soll glühen,

    Verschwind in Flammen,
    Salamandre»




    E fu fuoco.
    La darian sembrò quasi liquefarsi e gli occhi furono due lapilli. Due tizzoni incandescenti come le fiamme che iniziarono a lambire quel campo di battaglia antico quanto la Terra stessa.
    In quel momento l'intera arena si sarebbe coperta di fuoco e fiamme. Il cosmo di Harlan avrebbe generato le fiamme perché la salamandra era fuoco e a lei rispondeva.
    Perché la salamandra viveva nel fuoco e del fuoco ne era la signora.
    Si nutriva della sua essenza e così Harlan avrebbe combattuto.
    In quel campo di battaglia coperto di fiamme vivide che generavano un calore sempre più intenso.



    «Mostrami il tuo fuoco, Audatia.
    Fammi sentire quanto è potente la fiamma della tua supremazia e volontà.»




    Il ginocchio sinistro si alzò e con esso, come se fosse il segnale che attendevano, decine di colonne eruttarono da quel mare di fiamma.
    Se l'avessero colpita l'avrebbero sbalzata in aria.
    Posò la gamba a terra e fu Astolfo a mostrarsi.
    Il veleno nella sinistra.

    Harlan scalciò quel fuoco che divenne come decine e decine di aghi che saettarono contro di lei.
    Decine e decine di aghi di veleno solidificato l'avrebbero colpita come una mitragliatrice, incuneandosi nelle pieghe dell'armatura, penetrando la carne e facendole provare quello stesso dolore che per anni il corpo di Harlan subì.

    Perché Astolfo non era clemente. Nessun tumore lo era.
    Ed era subdolo. Era bastardo.


    «Harlan è magnanimo, mia cara.
    Io no.
    Ti farò provare un dolore che mai nella tua vita avresti pensato di provare. Mi gusterò le tue carni e ti ucciderò lentamente. Gustandomi ogni attimo.
    Ogni tuo spasmo







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    Fuoco ~ «E sappiate che la salamandra vive in mezzo alla fiamma del fuoco senza dolore e senza danni al suo corpo, ma spegne il fuoco grazie alla sua natura.»
    Con questa frase si può definire la potenza che alberga nel cuore di Harlan. Nel suo cuore fatto di fuoco incandescente, nelle sue passioni, come lapilli di magma, nel suo modo di affrontare la vita.
    La vita come l'eruzione di un Vulcano attivo. Anche nella malattia, il cuore indomito di Harlan continuava a battere. Incandescente, orgoglioso, mai domo, mai sconfitto.
    La sua anima è fuoco puro. E quel fuoco lui lo plasma, ci gioca, ne è padrone, amico e fratello.
    Tutta la forza distruttiva di questo elemento è nel cosmo di Harlan che potrà plasmarlo con la sua volontà. Come uno scultore: arrestare l’energia per contemplarla, catturare la vitalità per domarla e nutrirsene.
    Il fuoco che Harlan genera con il proprio cosmo potrà essere usata in attacco o in difesa, per creare rudimentali armi fatte di fuoco, armature e costrutti per potersi difendere.
    Potrà potenziare i suoi attacchi infondendo il fuoco nei suoi arti creando vere e proprie offensive roventi. Potrà farlo eruttare dal terreno, creare globi di fuoco puro, fiammate, colonne di fuoco da lanciare verso il suo nemico. Potrà anche inondare il campo di battaglia(nei limiti dell'energia) per creare un ambiente più consono allo spirito della salamandra. Aumentare la temperatura dell'ambiente circostante, creare esplosioni di fuoco per accecare l'avversario.
    Il limite è dato dalla fantasia, dal modo di combattere di Harlan. Adattarsi alle situazioni che mutano. Come può mutare la corrente di un fiume.
    Perchè il fuoco può riscaldare ma può anche estinguere e ridurre in cenere il creato.

    Veleno ~ Cosa significa alzarsi tutti i giorni, avere mille canule, mille aghi nel braccio e sopportare la chemioterapia e la radioterapia?
    Cosa succede al corpo quando quel veleno entra nel corpo? Il dolore. La prima cosa che si prova.
    La nausea la seconda. Il proprio corpo estraneo, come se si rifiutasse. Sentire quel fuoco liquido entrare nelle vene, incendiarle dal di dentro e continuare a respirare.
    Continuare. L'unico modo possibile. Continuare ad alzarsi, continuare a sedersi su quella poltrona, su quel lettino e respirare. Non lasciarsi abbattere.
    Ecco lo spirito della salamandra ci è convissuto. E così come alcune salamandre possono secernere un determinato tipo di veleno, lui fa lo stesso.
    L'ha provato sulla sua pelle. Ormai di veleni il suo corpo se ne intende. Anche lui. Lo ha avuto dentro di sè per ben tre anni. E quel sapore acre in bocca ancora non se ne vuole andare via...
    Il dominio di questa abilità permette di creare, sotto dispendio di Cosmo, quantità di veleno che potrà sia avere un effetto gassoso, impregnando l'area circostante( pari all'Energia), oppure avvelenare tramite contatto o per creare attacchi letali, armi o barriere difensive.


    NOTE: Harlan incendia direttamente il campo di battaglia alzandone la temperatura(DIV) per distrarti e tentare di farti concentrare sulla temperatura e sulle fiamme.
    Alza il ginocchio sinistro in una posa scenica e al contempo sorgono intorno ad Audatia decine di colonne di fuoco.
    Eruttano come geyser e se colpiranno avranno l'effetto di sbalzare Audatia in aria(ATT Debole).
    Posando la gamba a terra scalcia in direzione di Audatia formando grazie all'abilità veleno, decine di aghi minuscoli che colpiranno a effetto mitragliatrice(ATT Forte)

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    Stava lì, in piedi davanti agli occhi dell'Eletta, incurante del gelido vento che soffiava nella dimensione del Polo Nord. Il tatuaggio a ricoprirgli il braccio e la spalla, le cicatrici che gli avvolgevano il corpo, lo sguardo di chi non si era arreso. La frase che pronunciò fu tutto un programma, da quando il medico - l'amico ormai - che si portava dietro le aveva rivelato la verità, si scoprì a ripensare alle parole che le aveva rivolto alla Biblioteca e al significato che esse avevano per lui.

    Si morse il labbro concentrata, nascosta dall'elmo, mentre Harlan cominciava a sprigionare il suo cosmo crepitante e rovente. E apparvero le fiamme e il fuoco, e si rese conto di cominciare a sudare, di faticare a respirare e sentendo incendiare l'aria gelida del Nord si sorprese perché era quanto di più strano potesse capitare a quei luoghi.

    Non ci andrò leggera.

    Scattò nel momento stesso in cui l'uomo alzò il ginocchio verso l'alto e decine di colonne di fuoco si innalzarono a sorpresa tutto intorno a lei. Le prime riuscì ad evitarle, complice anche la spinta che si era data nei pochi attimi - preziosi senza dubbio - iniziali ma mentre si trovava nel bel mezzo di una scivolata atta ad evadere quei colpi, una la centrò al petto spedendola verso l'alto. Parò il colpo alla meno peggio, protendendo il braccio in avanti a protezione ma faticò parecchio nel trattenersi dall'urlare. Era sbilanciata e quando sentì la puzza di veleno arrivarle contro, si scoprì a sorridere.

    Non aveva di certo intenzione di sottovalutare il suo avversario ma aveva già incontrato chi, allo stesso modo, si serviva di tali abilità così infide. Uno strato di gommosa oscurità l'avvolse completamente, assorbendo i colpi - più simili a una tempesta di proiettili - che la colpivano senza sosta. Strinse i denti e chiuse gli occhi per un attimo quando alcuni di quelli penetrarono la sua difesa e artigliandosi negli interstizi della darian, li sentì scavarle la carne e i muscoli.

    La fitta al petto e al braccio si faceva sentire, non riusciva a decidere quale fosse peggio l'aver sciolto la pelle e o quel maledetto veleno che le strisciava sotto pelle lentamente e le causava i primi segni di nausea e mal di testa. Quando toccò terra, si formò un lieve cratere a causa dell'impatto e quello fu troppo.

    Ne ebbe abbastanza.

    Espanse il cosmo lasciando esplodere ad area la sua stessa difesa. Avrebbe avuto l'effetto di distrarlo, con la sua consistenza, e le avrebbe dato una finestra di tempo abbastanza sottile per poterle lasciar emergere dall'ombra intorno al campo una serie di tentacoli semi-solidi e aguzzi che sarebbero andati ad afferrare caviglie, polsi e collo della Salamandra. L'intenzione, era semplice, trattenerlo il più a lungo possibile per consentire ad Audatia di poter lanciare l'attacco maggiore: avrebbe generato una grossa sfera - delle dimensioni di una palla da basket - che avrebbe scagliato contro Draka e non appena fosse arrivata nelle vicinanze dell'uomo, si sarebbe scomposta in un centinaio di sferette più piccole che lo avrebbero accerchiato e al contatto (con una difesa o con l'eletto stesso) sarebbero esplose.


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    narrato • parlatopensatoparlato altri

    Status Fisico ustionata al petto e la braccio sinistro, avvelenata fianco e petto sx, nausea, mal di testa
    Status Mentale concentrata, ti distruggo in modo infame
    Stato Darian indossata, integra - sbruciacchiata sul petto e sull'avambraccio sx

    Riassunto Azioni Si difende con una barriera gommosina di oscurità che assorbe in parte l'attacco forte degli aghi velenosi. Fa esplodere suddetta difesa con l'intenzione di farla appiccicare un po' dove dice il caso (DIV), mentre ritorna a terra fa emergere da sotto i tuoi piedi dei tentacoli semi-solidi aguzzi welp che cercano di afferrarti collo, caviglie e polsi per tenerti fermo (AD) per poi lanciarti contro a piena potenza una sfera di cosmo che - sia che difendi o che no - appena arriva a circa 5 metri da te si scompone ad effetto e ti piove addosso una leggera tempesta esplosiva (AF).

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    Basic Istinct •
    Il suo rapporto con la natura è stretto, il lavoro e la caccia l'hanno resa più incline al prestare attenzione ai particolari e a sviluppare al meglio i sensi a disposizione. Non sempre la vista mostra per vero ciò che si vede e allora bisogna affidarsi all'olfatto, al tatto, all'udito e a volte persino al gusto. Riesce ad elaborare in fretta gli stimoli esterni di qualsiasi natura essi siano, non come una predizione vera e propria di ciò che sta per avvenire ma più quanto una sensazione molto forte, dando la possibilità di reagire di conseguenza.

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    Nera è la notte •
    In tutti i suoi inseguimenti, la parte migliore è stata l'attesa della sua preda al buio. Regolando il respiro, andando a crearsi una bolla di calma interiore, riesce a creare e a manipolare l'oscurità circostante, riuscendo così a prendere di sorpresa o ad attaccare i suoi bersagli. Le ombre possono assumere svariate consistenze e stati fisici e venire plasmate in più di una forma, il loro contatto reca un dolore fisico leggermente maggiore di quanti siano i danni realmente apportati, pur se rilevanti. Le sue ombre scottano, lasciando una traccia di leggera ustione in chi le subisce.

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    Telepatia•
    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, può di comunicare telepaticamente con le persone che la circondano.

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    Cos'è l'oscurità?
    Come è fatta? Chissà... Ma è maledetta l'oscurità. Perché come serpe striscia e si insinua nelle più profonde e nascoste pieghe della nostra anima.
    Cos'era davvero?
    Che forma poteva prendere?
    Tutte.
    E nessuna.
    Perché l'oscurità viveva prendendo la luce dagli altri. Era una mano di puttana che, lasciva, artigliava la nostra anima strappandocela di dosso.
    Era la mano di una madre, di un amico, di un amore che ci ingannava, ci nascondeva la luce delle stelle.
    E quando era troppo tardi eravamo già invischiati nelle sue spire.
    Harlan saggiò le tenebre di Audatia.
    E come ogni tenebra fu maledetta.
    Strisciarono verso di lui, occultando la sua vista, nascondendosi da quel fuoco che bruciava come una fiaccola.
    Unica stella in un mondo oscuro.
    E poi..


    Sorsero come rovi bastardi.
    Draka saltò immediatamente indietro.
    Ratti però lo afferrarono. Strinsero. Bruciarono.
    Era lì...immobilizzato con questi legacci d'oscurità quando Audatia fu come la notte personificata.
    Raccolse le tenebre in una sfera che ribollì di tenebre così oscure che sembrava che fossero vive.
    Come se avesse staccato un pezzo di quell'oscurità primigenia. Quella tenebra era creta nelle mani dell'eletta. Mani come di scultore.
    Meglio di uno scultore.
    La tenebra creta per la sua opera latrice di morte e disperazione.
    L'ululato del vento fu segno premonitore dell'attacco ferale di Audatia.
    Saettò rapida la sfera verso il petto di Draka.
    Voleva che la sua fiamma si spegnesse del tutto.
    Come se quelle tenebre la volessero avviluppare.
    Per sempre.


    Ma quella fiamma fu incendio. Quella fiamma si fece muro.
    Sorse intorno alla salamandra proteggendola.
    Ma l'oscurità non è mai quello che sembra.
    Nell'oscurità si annidano i peggiori orrori. Nell'oscurità vi può essere di tutto.
    L'inganno. Il tradimento.
    Un pugnale che affondava lento nel costato.
    La sfera fu due.
    Due fu quattro.
    Quattro fu...centinaia.
    Una pioggia d'oscurità si abbatté su Harlan.
    L'oscurità si fece esplosione.
    Mentre quel muro di fiamme fu intorno ad Harlan e alla sua Darian.
    Resistere...
    Come quel giorno...


    Sentì il dolore lancinargli le spalle. Il petto. La schiena
    Era un esplosione continua.
    Il dolore.
    Costante della sua vita.
    La folla rumoreggiava. Il vento si alzò ululando sempre più forte.
    Barcollò leggermente indietro.
    Astolfo se ne rimaneva in silenzio. Come se anche lui fosse stato inghiottito da quell'oscurità.
    Eppure..
    Eppure proprio in questi momenti che la fiamma della salamandra ruggiva di lingue cremisi sempre più alte.
    Era nella battaglia che quel fuoco trovava il suo essere.
    E sebbene l'oscurità lo avvolse, quella fiamma continuava ad ardere sempre più forte.
    Strinse il pugno sinistro.
    Tremò per la forza. Sbiancarono le nocche per quanto il pugno fu stretto.
    E quegli occhi furono lapilli di magma incandescente.
    Tizzoni che, anche nel dolore, non perdevano nulla del loro furore.
    Occhi ardenti come la fiamma che divampava dal corpo di Harlan.
    Questa era la forza di Audatia?
    Questo il suo modo di combattere?
    Magnifico.
    Quella fiamma divampò.
    La sua volontà ruggì e il vento soffiò di meno. Portò lontano quell'ululato.


    «Quell'oscurità...ci vuole più che un ombra per spegnere la mia fiamma, Audatia.»


    Trasudarono orgoglio.
    E quel sorriso fu beffardo. Campeggiò su quel volto duro come un diadema.
    Harlan non si era piegato.
    Harlan non voleva essere sconfitto. Non ancora.
    Non adesso.
    Non prima di avergli assestato un pugno in faccia scaraventandola addosso ad un muro.
    A fargli sentire cos'era la sua volontà.
    Il suo spirito guerriero.

    Conoscere la propria oscurità è il metodo migliore per affrontare le tenebre degli altri.

    E lui la conosceva fin troppo bene, la propria. Infatti gli era accanto anche adesso.
    Capelli rosa e quel sorriso che pregustava la battaglia e il dolore.
    Astolfo era la sua tenebra.
    Ma la salamandra era fuoco. Era veleno.
    Era camminare nelle tenebre facendole fuggire di fronte al suo sguardo.
    Era immergersi nel buio per far brillare una fiamma.



    «Danza con me, Audatia.
    La danza della battaglia.
    Proverai se sono degno di questa darian, di questo luogo, di combattere con te. Guardate tutti la mia fiamma.
    Giudicatemi per quello che sono...»



    Non per quello che si vedeva. Per come combatteva.
    Per come restava in piedi.
    Vincere o perdere non era importante.
    Era rimanere in piedi di fronte a lei.
    E fu in quel momento che negli occhi di Harlan la figura di Astolfo si stagliò.
    Per la prima volta lo vedeva in guisa diversa. Per la prima volta non era diverso.
    Ma accanto.
    Il respiro fu davvero di entrambi.
    Gli occhi di Astolfo erano i suoi.
    Il suo tumore bruciava dentro di lui. Era come una bomba che esplodesse in centinaia di deflagrazioni diverse.
    Continue.
    In ogni parte del suo corpo.
    Come se le cellule stesse esplodessero in una galassia di luce.


    «Ci vuole ben altro. Se questo è il tuo massimo, il tuo non andarci leggera... mi deludi.»


    Saettò immediatamente verso Audatia.
    Tentò di chiudere la distanza che li separava, facendo convergere le fiamme verso i piedi.
    Come se fossero diventati due motori a turbina.
    Ma improvvisamente Harlan cambiò traiettoria.
    Invece di puntare dritto su di lei, come una fiera, Harlan grazie alle sue fiamme cambiò traiettoria in volo.
    Sparò una fiammata con la mano sinistra che lo fece alzare in aria, tentando di scavalcare Audatia.
    Voleva che pensasse che l'avrebbe attaccata di fronte, come un toro infuriato, come se quella fosse stata una corrida e lui il toro da prendere per le corna.
    Infilzarlo facendogli annebbiare la vista, facendogli vedere rosso, per poi finirlo del tutto.
    No.
    Lui non era un toro idiota.
    Un toro che caricava a testa bassa.
    Le tenebre sanno nascondere, ma il veleno è subdolo tanto e più di loro.
    Il suo corpo ne sarebbe stato avvolto.
    Una nube.
    Come se quelle fiamme che avviluppavano il corpo dell'eletto stessero morendo, letteralmente estinte dal veleno che avrebbe impregnato l'aria circostante.
    Astolfo e Harlan non avrebbero dato requie alcuna all'eletta del lupo.
    Astolfo avrebbe abbracciato Audatia. Un abbraccio bastardo.
    Astolfo avrebbe tentato di aprire la guardia di Audatia. L'avrebbe condotta sui fondali stessi di quell'oscurità per tentare di fargli provare un lieve assaggio del dolore che aveva fatto patire a suo fratello Harlan.
    Perché questo era il loro modo di combattere.
    Mille ferite sul petto; nessuna sulla schiena.
    Harlan era una fiamma che avrebbe distrutto l'intero creato.
    E lo avrebbe fatto tagliando a metà Audatia.

    E fu fiamma. E fu veleno.


    WN215SW



    E una nodachi di fiamme e veleno fu il braccio sinistro.
    Il respiro e il battito.
    La gamba destra in avanti per dare forza e spinta, una fiammata poderosa dal gomito per accelerare il colpo.
    Due fendenti dal basso in alto e dall'alto in basso, a formare una X.
    Il petto di Audatia il bersaglio.
    Questa la volontà negli occhi di Draka.




    CITAZIONE
    ENERGIA: ROSSA
    STATUS DARIAN( LV IV): Intatta - Indossata
    STATUS FISICO: Medio da bruciature sul petto spalle e schiena.
    Spossatezza e dolore intenso.
    TECNICHE UTILIZZATE: Ryujin Jakka ~ Modellando il fuoco come farebbe uno scultore, e infondendo nelle fiamme il veleno, esse prenderebbero un tono più scuro simil violaceo, creando una nodachi di fuoco e veleno.
    Questa tecnica concentra le intense fiamme lungo il bordo della lama. Non brucia né taglia, ma se vi fosse del danno carbonizzerebbe la parte colpita.
    [Fuoco-Veleno]
    ABILITà UTILIZZATE:
    Fuoco ~ «E sappiate che la salamandra vive in mezzo alla fiamma del fuoco senza dolore e senza danni al suo corpo, ma spegne il fuoco grazie alla sua natura.»
    Con questa frase si può definire la potenza che alberga nel cuore di Harlan. Nel suo cuore fatto di fuoco incandescente, nelle sue passioni, come lapilli di magma, nel suo modo di affrontare la vita.
    La vita come l'eruzione di un Vulcano attivo. Anche nella malattia, il cuore indomito di Harlan continuava a battere. Incandescente, orgoglioso, mai domo, mai sconfitto.
    La sua anima è fuoco puro. E quel fuoco lui lo plasma, ci gioca, ne è padrone, amico e fratello.
    Tutta la forza distruttiva di questo elemento è nel cosmo di Harlan che potrà plasmarlo con la sua volontà. Come uno scultore: arrestare l’energia per contemplarla, catturare la vitalità per domarla e nutrirsene.
    Il fuoco che Harlan genera con il proprio cosmo potrà essere usata in attacco o in difesa, per creare rudimentali armi fatte di fuoco, armature e costrutti per potersi difendere.
    Potrà potenziare i suoi attacchi infondendo il fuoco nei suoi arti creando vere e proprie offensive roventi. Potrà farlo eruttare dal terreno, creare globi di fuoco puro, fiammate, colonne di fuoco da lanciare verso il suo nemico. Potrà anche inondare il campo di battaglia(nei limiti dell'energia) per creare un ambiente più consono allo spirito della salamandra. Aumentare la temperatura dell'ambiente circostante, creare esplosioni di fuoco per accecare l'avversario.
    Il limite è dato dalla fantasia, dal modo di combattere di Harlan. Adattarsi alle situazioni che mutano. Come può mutare la corrente di un fiume.
    Perchè il fuoco può riscaldare ma può anche estinguere e ridurre in cenere il creato.

    Veleno ~ Cosa significa alzarsi tutti i giorni, avere mille canule, mille aghi nel braccio e sopportare la chemioterapia e la radioterapia?
    Cosa succede al corpo quando quel veleno entra nel corpo? Il dolore. La prima cosa che si prova.
    La nausea la seconda. Il proprio corpo estraneo, come se si rifiutasse. Sentire quel fuoco liquido entrare nelle vene, incendiarle dal di dentro e continuare a respirare.
    Continuare. L'unico modo possibile. Continuare ad alzarsi, continuare a sedersi su quella poltrona, su quel lettino e respirare. Non lasciarsi abbattere.
    Ecco lo spirito della salamandra ci è convissuto. E così come alcune salamandre possono secernere un determinato tipo di veleno, lui fa lo stesso.
    L'ha provato sulla sua pelle. Ormai di veleni il suo corpo se ne intende. Anche lui. Lo ha avuto dentro di sé per ben tre anni. E quel sapore acre in bocca ancora non se ne vuole andare via...
    Il dominio di questa abilità permette di creare, sotto dispendio di Cosmo, quantità di veleno che potrà sia avere un effetto gassoso, impregnando l'area circostante( pari all'Energia), oppure avvelenare tramite contatto o per creare attacchi letali, armi o barriere difensive.


    NOTE: Prendo l'attacco debole e appena Harlan vede la sfera saettare verso di lui e poi dividersi, crea una cupola di fiamme per limitare I danni.
    Ma l'attacco lo coglie di sorpresa e per via di una disparità energetica anche, la sua difesa non è così forte da garantirgli una difesa adeguata.
    Si rimette in piedi e scatta verso Audatia creando dei veri e propri motori a reazione sotto i piedi.
    Quindi si dà questa carica propulsiva in avanti ma arrivato a qualche metro da Audatia, con una fiammata dall'alto in basso cambia in volo la traiettoria tentando di aggirare Audatia(DIV) e andargli alle spalle.
    Appena mette piede a terra emana veleno a livello gassoso(ATT DEB), per riuscire a destabilizzarla.
    Forma quindi Ryujin Jakka, facendo eruttare dal gomito sinistro una fiammata per darsi ancora più spinta e velocità, per due fendenti a X verso il petto di Audatia (ATT FORTE)

    FASE DIFESA:

    FASE D'ATTACCO:
     
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    Non ho la pretesa di riuscire a spegnere il tuo fuoco al primo colpo, Draka.

    Il sorriso sghembo di Audatia era nascosto dall'elmo di un argento scuro, sporco, mentre riprendeva la posa da guardia. Lo vide scattare nella sua direzione e i Lukoi, i suoi sensi primordiali, urlarono nella sua testa quello che aveva intenzione di fare l'eletto. Non fu magia, non fu giocare sporco, ma lei dalla sua aveva esperienza di campo e un'abilità che le permetteva di riuscire a prevedere ciò che a molti sarebbe servito elaborare in più di un battito di ciglia.

    Piegò le ginocchia e si voltò direttamente da basso per fronteggiare Harlan, si rialzò quando quello poggiò finalmente i piedi al suolo e fu un attimo prima che si rendesse conto di ciò che stava per fare. Questa volta in modo più diretto e subdolo, percepì il veleno - la tossicità che quella nube avrebbe portato - e percepì anche il calore. Il sorriso si allargò nuovamente e il potere della donna l'avvolse in una cupola di oscurità atta a disperdere la nebbia venefica. L'utilità della difesa fu a metà perché, nonostante tutto, qualcosa passò risalendo le fenditure della darian: cominciò a tossire e scoprì il sapore fin troppo familiare del sangue ferroso in bocca, degli occhi stanchi e del dolore ai muscoli più accentuato.

    Abbassò lo sguardo per un solo attimo e fu quello il momento in cui si distrasse abbastanza da permettere alla Salamandra di sferrare il suo attacco. Una spada di fiamme violacee e venefiche si materializzò nella sua mano sinistra, e forse fu direttamente il braccio a diventare arma. L'odore le arrivò al naso con prepotenza e alzò istintivamente le braccia a proteggere il petto dal colpo che, in ogni caso, la sbalzò indietro di alcuni metri. Il dolore acuto delle ustioni le fece cadere lungo le guance un paio di lacrime, non si curò di soffocare nemmeno una bestemmia e imprecazione e l'Arena piombò in un silenzio così profondo che lo stesso respiro affannato dell'Eletta rimbombava persino nelle orecchie degli spettatori degli ultimi spalti.

    Sai Harlan... Quando ti ho conosciuto non lo sapevo nemmeno. Come avrei potuto anche solo comportarmi diversamente con te se mi mancavano delle informazioni?

    Le braccia tremanti per il colpo subito, doloranti per le ustioni, lasciavano levare attorno al corpo della donna delle piccole volute di fumo nerastro. Il contatto con l'armatura rovente in alcuni punti la faceva star così male da interrompere la frase con dei sibili. Probabilmente quando avrebbe dovuto toglierla, si sarebbe portata dietro pezzi della sua stessa pelle. Si rimise in posizione eretta, cercando di scacciare via il dolore con un gesto nervoso del capo. L'elmo si aprì sul volto insanguinato di Audatia, mostrando il rosso asciutto sulle guance e sulle labbra, i solchi rossastri sulle guance. Sputò a terra un grumo di sangue fin troppo lucido per i suoi gusti e riprese.

    Lo sento che bruci dalla voglia di dimostrare quello che sei. Lo apprezzo, sul serio.

    Si leccò le labbra aride e ci trovò sopra il sapore ferroso ormai quasi secco di poco prima. Continuava a parlare mentre una densa bruma oscura cominciava a ricoprire il campo dell'Arena. Richiuse l'elmo con uno scatto della mano, rapida. Il tono con cui pronunciò l'ultima frase fu caldo e denso, sembrava nascondere promesse umide e particolari.

    Fammi piacere ogni singolo momento.

    Con l'intera area ricoperta dalla nebbia, l'Eletta si sarebbe mossa nella direzione dell'uomo con uno scatto rapido e preciso con l'intenzione di cominciare a girargli intorno. Non appena si fosse trovata abbastanza vicina, avrebbe cercato di colpirlo con due pugni mirati il primo al mento e il secondo al petto mentre dalla nebbia si sarebbe levata una nube oscura formata da un centinaio di aghi di tenebra sottili ed esplosivi, con l'intenzione di abbattersi contro la Salamandra - infiltrandosi nella darian - ed esplodendo dall'interno.

    Se fosse andato a segno, si sarebbe limitata a riprendere la distanza e preparare il campo per il prossimo colpo.


    jTpFXa8
    narrato • parlatopensatoparlato altri

    Status Fisico ustionata al petto e ad entrambe le braccia, avvelenata fianco e petto sx, nausea, mal di testa, sensazione di bruciato agli occhi, sangue alla bocca, ulcere sparse, costole incrinate
    Status Mentale mi dispiace ma ora le botte
    Stato Darian indossata, integra - sbruciacchiata sul petto e sugli avambracci, leggermente incrinata sul petto a mo' di semi x

    Riassunto Azioni Prendo in parte l'attacco velenoso ma mi difendo, l'effetto del veleno mi distrae abbastanza da prendere in pieno l'attacco forte che cerco di smorzare parandolo con le braccia. Blablabla a parte risponde creando una nebbia di oscurità a coprire il campo (DIV) e poi scatta contro di te per cercare di pugnarti a cosmo al mento e al petto (AD) per poi contemporaneamente far innalzare dalla nebbiolina una nube di aghi di tenebra esplosivi che cercheranno di infilarsi sotto la tua darian e far boom boom dall'interno (AF).

    Abilità
    CITAZIONE
    Basic Istinct •
    Il suo rapporto con la natura è stretto, il lavoro e la caccia l'hanno resa più incline al prestare attenzione ai particolari e a sviluppare al meglio i sensi a disposizione. Non sempre la vista mostra per vero ciò che si vede e allora bisogna affidarsi all'olfatto, al tatto, all'udito e a volte persino al gusto. Riesce ad elaborare in fretta gli stimoli esterni di qualsiasi natura essi siano, non come una predizione vera e propria di ciò che sta per avvenire ma più quanto una sensazione molto forte, dando la possibilità di reagire di conseguenza.

    CITAZIONE
    Nera è la notte •
    In tutti i suoi inseguimenti, la parte migliore è stata l'attesa della sua preda al buio. Regolando il respiro, andando a crearsi una bolla di calma interiore, riesce a creare e a manipolare l'oscurità circostante, riuscendo così a prendere di sorpresa o ad attaccare i suoi bersagli. Le ombre possono assumere svariate consistenze e stati fisici e venire plasmate in più di una forma, il loro contatto reca un dolore fisico leggermente maggiore di quanti siano i danni realmente apportati, pur se rilevanti. Le sue ombre scottano, lasciando una traccia di leggera ustione in chi le subisce.

    CITAZIONE
    Telepatia•
    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, può di comunicare telepaticamente con le persone che la circondano.

    Tecniche
    CITAZIONE
    La nebbia ●
    Allungando le ombre cosmiche intorno al campo di battaglia (a seconda del livello energetico), si rende omogeneo il cosmo sfruttando l'oscurità per nascondersi e cercare di colpire di sorpresa il nemico.




    Edited by D o r c a s - 27/3/2019, 14:21
     
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    Perdere non era nella sua natura.
    Non era nella natura di Astolfo che vinceva ogni battaglia, ogni corpo umano lo aveva devastato dall'interno.
    Lo aveva distrutto. Lo aveva conquistato e strisciato fin dentro ogni fibra, ogni vena, ogni capillare che il sangue stesso si era trasformato in un veleno che uccideva.
    Draka e Astolfo non volevano perdere.
    Combattevano per uccidere.
    Combattere.
    Perché questo era il destino di Harlan. Combattere nonostante tutto e tutti. Rimanere in piedi.
    Anche a pezzi.
    Anche se di lui non fossero rimaste che le ossa. In piedi sarebbe rimasto.


    CaiwaC-W4AAfz5k


    «Non ti piacerà. Non ti piacerà nulla...»




    Quegli occhi erano furia.
    Perché vi era solo un credo che ogni guerriero faceva suo. Perché le spade non erano nulla senza la volontà che le muoveva.
    La spada senza la mano era solo un pezzo di ferro inutile.
    Era quando mano e acciaio si univano, si compenetravano divenendo qualcos'altro, che si poteva tagliare qualsiasi cosa.
    Ma per tagliare tutto si doveva avere la volontà per farlo.




    Per chi è considerato guerriero,

    durante il combattimento l'annientamento del nemico deve

    essere l'unica preoccupazione.

    Reprimete qualsiasi emozione o compassione.

    Uccidete chiunque vi ostacoli,

    ancorché fosse Dio, o Buddha in persona.


    Questo è il cuore dell'arte del combattimento.



    Questa era l'unica vera massima che Harlan ripeteva dentro di sé.
    Anche se Audatia fosse stata impossibile da battere, anche se davanti a lui vi fossero stati tutti gli Dei, anche se vi fosse stato il nulla o un Buio Primordiale lui l'avrebbe affrontata con le proprie armi strette nel suo pugno.
    Lo avrebbe fatto con il suo pugno e il suo orgoglio, facendo bruciare la fiamma della sua stessa vita fino a che non fosse divenuta un incendio che l'intera galassia avrebbe distrutto.
    E quegli occhi erano questo fuoco.

    Avrebbe trapassato, da parte a parte, Audatia.


    Nessuna pietà. Non gli avrebbe dato requie.
    Avrebbe lasciato parlare la sua volontà. Perché la lingua sa essere biforcuta, le parole sanno essere menzognere, perché possiamo ingannare e tradire ma le azioni...le azioni rimangono di marmo.
    Rimangono granitiche. Sono tutto.
    Non le parole ma con le azioni che un uomo agiva.
    Il resto era letame da dare ai maiali.
    E quindi...


    «Vieni...»


    Avrebbe trovato Harlan fermo ad attenderla.
    Non sarebbe scappato, né avrebbe deviato dal cammino che il destino gli aveva messo davanti.
    Perché il valore di un uomo si rivelava nell’istante in cui la vita si confrontava con la morte.
    E il sorriso di Astolfo fu inquietante.
    Perché la morte era sempre accanto ad Harlan. Era come il vento.
    Era come un petalo di ciliegio che veniva strappato e colto dal vento per perdersi in un orizzonte di fuoco.

    E quando le tenebre lo colsero non vi fu paura o esitazione.
    Perché non vi era tenebra che poteva farli paura. Aveva combattuto le sue di tenebre, ed erano sicuramente più infide e bastarde di quelle di Audatia.
    Erano sicuramente più maledette.
    Perché sapevano come e dove fargli male. Cosa sussurrargli all'orecchio, come far sanguinare ferite che credeva ormai cicatrici e invece continuavano a buttare sangue e dolore.
    Sapevano come essere maledette.
    Sapevano chi e cosa fosse Harlan Draka.
    Nessuna tenebra poteva rivaleggiare con quelle del suo cuore.
    E proprio quel cuore che continuava a battere, nonostante le tenebre, che lo aveva portato – ad oggi – fino a qui.
    Nonostante le sue tenebre e il loro invito seducente che, solo un disperato sapeva, quanto fosse invitante e la morte solo la pace tanto sperata e desiderata.
    Perché quando il futuro perde di significato, quando la speranza viene soffocata dall'angoscia di una vita senza slancio allora la morte, cara dolce morte, non era più un invito ma una speranza.
    Perché solo in essa vi poteva essere quello slancio verso un orizzonte ormai perduto.
    Tali tenebre erano nel suo cuore. E ancora ci restavano attecchite come un edera velenosa.
    Ma quel cuore era di un fuoco che non voleva smettere di battere.
    Perché, abbassare la testa, come aveva sempre fatto significava perdere di vista il suo orizzonte.
    E quindi guardò quella tenebra e sorrise.
    Di un sorriso che fu come uno squarcio di katana.
    E il fuoco divampò.
    Intorno a lui. Fiamma per spazzarle.
    Perché aveva da sempre combattuto le tenebre.
    E da sempre erano sue compagne.
    Maledette compagne di vita.
    E così come in quelle tenebre, che si annidavano nel suo cuore, nascondevano e mostravano le sue paure, i suoi dubbi, i suoi timori così Audatia si mosse,
    Ma Harlan guardò in quelle tenebre come aveva, da tempo, guardato nella propria di tenebra.
    La vide essere vicina a lui.
    Il fuoco sulla darian. Le braccia a chiudersi davanti al suo viso.
    Chiudersi in una difesa e sentire la forza dei pugni di Audatia.
    Digrignò i denti.
    Velocità e potenza unite in un fascio di muscoli che scattarono come una molla per devastare.
    Fece male.
    Ma non quanto quello che tra poco sarebbe accaduto.
    Perché chi di spade ferisce, di spada perisce.
    Non si era accorto che questo era solo un diversivo, un patetico e puerile diversivo per dargli il tempo di portare il vero attacco.
    E quando lo capì... fu troppo tardi.
    Quella nebbia si era già addensata a formare centinaia di aghi di tenere e cosmo che saettarono dall'alto in basso a penetrarli la carne.
    Fu come pioggia.

    Ma non lavò via la stanchezza, non fu dissetante, non fu nulla di tutto questo.
    Fu come se il suo corpo esplodesse dall'interno.
    Fu sentire centinaia di microbombe accendersi dentro di lui e il mondo si fece bianco.
    Tutto scomparve.
    Nemmeno il dolore esisteva più.
    Forse...nemmeno lui.
    La sua mente volò via mentre il suo corpo si accasciò a terra.

    Cadde...come corpo morto cade...cadde e il tonfo fu orribile.
    Non un urlo. Non la lenta agonia.
    Fu un esplosione di luce dentro il suo corpo.
    Fu come nascere.
    Ma fu malato tutto questo.
    Non fu nulla di buono.


    La sigaretta di Nikolaus cadde a terra.
    Seguì quel corpo nella sua lenta discesa, mentre lui scattò in piedi.
    Il nome di Harlan riecheggiò tra le pietre immortali.
    Il silenzio fu di tomba. Come se accompagnasse quella caduta.
    Mentre un rivolo di sangue macchiò la terra e una chiazza cremisi incendiò l'aria.
    Il corpo di Harlan esanime.
    Nikolaus spostò gente, dette calci, pugni, scese i lastroni di pietra perché non voleva lasciarlo morire.
    Perché non erano ferite che un uomo poteva sopportare.
    Un uomo.
    Ma Draka non era più un uomo. Era un eletto di GEA.
    Era qualcosa che trascendeva l'umano. O almeno qualcosa che gli uomini associavano ad altro.
    Ma Draka era ancora lì.
    Perché non con le tenebre si poteva vincere Harlan. Con la volontà.
    Solo la volontà.

    Si poteva battere Audatia?
    No.
    Questo era il pensiero di tutti.
    Non poteva batterla.
    Ma Harlan non lo sapeva. Se ne fregava del pensiero di tutti. E lui non era lì a fare da sacco dell'immondizia.



    Face to face, Eye to eye. Under lights, Nowhere to hide Mask of steel Silent words, Waiting till the coin has turned.




    e il suo cosmo divampò.
    Lì...in una sala di fuoco e veleno le fiamme ruggirono alte, in un mare di veleno sotto un cielo che fu incendio Harlan non si era arreso.
    Arrendersi non era nella sua natura.
    E in quell'oceano dove ribolliva il veleno, dove colonne di fiamme lambivano un cielo plumbeo, lì dove il significante si faceva significato vi fu una sola parola che riecheggiò nel tempo e nello spazio.




    FIGHT



    «Nutrisco et extinguo»





    I guerrieri avevano sempre un bagliore nello sguardo. Essi vivevano nel mondo, facevano parte della vita di altri uomini, e avevano iniziato il loro viaggio senza bisaccia e senza sandali. In molte occasioni erano codardi. Draka lo fu...troppe volte anche... Non sempre agivano correttamente. Soffrivano per cose inutili, assumevano atteggiamenti meschini, e a volte si ritenevano incapaci di crescere. Sovente si credevano indegni di qualsiasi benedizione o miracolo. Non sempre erano sicuri di ciò che stavano facendo. Molte volte trascorrevano la notte in bianco, pensando che la loro vita non aveva alcun significato. Per questo sono guerrieri.
    Perché sbagliano. Perché si interrogano. Perché cercano una ragione: e certamente la troveranno.

    E la ragione di un uomo come Draka qual'era? Restare in piedi anche se di fronte a lui vi fosse stato Dio.
    E la fiamma divampò. La mano artigliò la pietra.
    Fiamma e veleno.
    Mentre il dolore era troppo. Mentre il suo corpo non era che un ammasso di carne sanguinolenta.
    Eppure...eppure era vivo.
    E il dolore necessario.
    Perché senza non vi era la vita. Senza non si potevano apprezzare le piccole cose.
    Fight...Fight...


    E in piedi fu.
    Combattere.
    Barcollare...sputare un grumo di sangue e sentire un fuoco incendiargli il petto.
    Un rivolo di sangue. Il ticchettio continuo...eppure Harlan fu in piedi.
    Distrutto.
    Ma il corpo non serviva a nulla. Perché non lo si muoveva certo con i muscoli.
    Cosa aveva imparato fino ad oggi?
    Che per quanto un pugno potesse essere forte, una battaglia era sempre uno scontro di volontà prima che di pugni.
    E la sua era acciaio.


    53IPJiM
    «Devi uccidermi se vuoi vincere. Devi spezzarmi l'anima...»




    Una voce rotta dal dolore e dal fiatone, eppure non vi era esitazione quando lo disse. Né in quel volto. Né in quel sangue che colava macchiando le nere pietre.
    Respirò a fondo.
    Non era finita ancora.


    Astolfo dentro il suo cuore non disse nulla. Non voleva dire nulla per la prima volta.
    Perché in questa battaglia vi era altro in gioco.
    Le nocche sbiancarono.


    Fight to raise the crown
    Fight to take them down
    Fight like you're Gods and monsters





    E il veleno fu nell'aria. Lo bruciò con quella fiamma che non smetteva mai di ardere.
    Un fumo nero, denso, avrebbe avvolto i due.
    E l'unica cosa che Audatia avrebbe visto sarebbe stata il sorriso di Harlan.
    Il sorriso di chi non è ancora andato a terra.
    Di chi ancora non è morto.
    Draka...
    Nel nome un drago.
    E scattò verso Audatia.
    Scivolò su quelle pietre grazie al fuoco e lo cavalcò come una barca solcava i mari.
    Draka...
    E ruggito fu.
    Il ruggito di un drago.
    Perché arrivato vicino a lei avrebbe sputato letteralmente un mare di fiamme dalla bocca. Come se un drago redivivo avesse solcato quelle sale.
    Come nelle leggende popolari della sua terra.
    Quando i draghi solcavano i cieli. Quando l'eroe doveva sconfiggerli.
    Quando proteggevano ricchezze al di là di ogni immaginazione.
    Il loro soffio era la prova che ogni eroe doveva affrontare.
    La loro corazza, i loro artigli, quegli occhi come rubini e quelle fiamme che avrebbero divorato il creato.


    DRAKA




    E fu la sua mano a muoversi, malefica come una serpe, nascosta da quel mare di fiamme.
    Avrebbe artigliato il volto di Audatia.
    Avrebbe sentito il calore avvolgerla. Per poi esplodere in una fiammata che l'avrebbe scaraventata lontano.
    Avrebbe reso il suo volto un groviglio di dolore e di fiamme.

    Fight to raise the crown
    Fight to take them down
    Fight like you're Gods and monsters





    Avrebbe fatto suo quel campo di battaglia.
    Nutrisco et extinguo...questa era la Salamandra di GEA.
    Questo era, davvero, Harlan Draka.




    CITAZIONE
    ENERGIA: ROSSA
    STATUS DARIAN( LV IV): Intatta - Indossata
    STATUS FISICO: Medio da bruciature sul petto spalle e schiena.
    Spossatezza e dolore intenso.
    Alto con costole fratturate ed emorragie interne.
    TECNICHE UTILIZZATE: //
    ABILITà UTILIZZATE:
    Fuoco ~ «E sappiate che la salamandra vive in mezzo alla fiamma del fuoco senza dolore e senza danni al suo corpo, ma spegne il fuoco grazie alla sua natura.»
    Con questa frase si può definire la potenza che alberga nel cuore di Harlan. Nel suo cuore fatto di fuoco incandescente, nelle sue passioni, come lapilli di magma, nel suo modo di affrontare la vita.
    La vita come l'eruzione di un Vulcano attivo. Anche nella malattia, il cuore indomito di Harlan continuava a battere. Incandescente, orgoglioso, mai domo, mai sconfitto.
    La sua anima è fuoco puro. E quel fuoco lui lo plasma, ci gioca, ne è padrone, amico e fratello.
    Tutta la forza distruttiva di questo elemento è nel cosmo di Harlan che potrà plasmarlo con la sua volontà. Come uno scultore: arrestare l’energia per contemplarla, catturare la vitalità per domarla e nutrirsene.
    Il fuoco che Harlan genera con il proprio cosmo potrà essere usata in attacco o in difesa, per creare rudimentali armi fatte di fuoco, armature e costrutti per potersi difendere.
    Potrà potenziare i suoi attacchi infondendo il fuoco nei suoi arti creando vere e proprie offensive roventi. Potrà farlo eruttare dal terreno, creare globi di fuoco puro, fiammate, colonne di fuoco da lanciare verso il suo nemico. Potrà anche inondare il campo di battaglia(nei limiti dell'energia) per creare un ambiente più consono allo spirito della salamandra. Aumentare la temperatura dell'ambiente circostante, creare esplosioni di fuoco per accecare l'avversario.
    Il limite è dato dalla fantasia, dal modo di combattere di Harlan. Adattarsi alle situazioni che mutano. Come può mutare la corrente di un fiume.
    Perchè il fuoco può riscaldare ma può anche estinguere e ridurre in cenere il creato.

    Veleno ~ Cosa significa alzarsi tutti i giorni, avere mille canule, mille aghi nel braccio e sopportare la chemioterapia e la radioterapia?
    Cosa succede al corpo quando quel veleno entra nel corpo? Il dolore. La prima cosa che si prova.
    La nausea la seconda. Il proprio corpo estraneo, come se si rifiutasse. Sentire quel fuoco liquido entrare nelle vene, incendiarle dal di dentro e continuare a respirare.
    Continuare. L'unico modo possibile. Continuare ad alzarsi, continuare a sedersi su quella poltrona, su quel lettino e respirare. Non lasciarsi abbattere.
    Ecco lo spirito della salamandra ci è convissuto. E così come alcune salamandre possono secernere un determinato tipo di veleno, lui fa lo stesso.
    L'ha provato sulla sua pelle. Ormai di veleni il suo corpo se ne intende. Anche lui. Lo ha avuto dentro di sè per ben tre anni. E quel sapore acre in bocca ancora non se ne vuole andare via...
    Il dominio di questa abilità permette di creare, sotto dispendio di Cosmo, quantità di veleno che potrà sia avere un effetto gassoso, impregnando l'area circostante( pari all'Energia), oppure avvelenare tramite contatto o per creare attacchi letali, armi o barriere difensive.


    NOTE: Usando le fiamme tento di fare luce nell'oscurità creata quindi vedo Audatia avvicinarsi.
    Ma per via della differente energia e velocità, riesco a difendermi solamente creando una barriera di fuoco e fiamme sulla darian, chiudendomi a difesa.
    Questo però crea disattenzione in Harlan che non si avvede del tuo colpo.
    Lo incasso in pieno non riuscendo ad opporre una difesa adeguata. Riesco solo, grazie alla difesa di prima, di attenuarne gli effetti che rimangono comunque disastrosi.
    Harlan va a terra con varie emorragie e ossa rotte ma bruciando il suo cosmo cerca di rialzarsi.
    Quindi immette veleno nell'aria, per poi incendiarlo creando un fumo denso e nero che avvolga il campo (Div) e tentare di occultare i suoi movimenti.
    Si lancia verso Audatia, sfruttando il cosmo di fuoco, simil Uomo Ghiaccio, per aumentare sensibilmente la velocità e chiudere la distanza tra i due.
    Arrivato a corpo a corpo sfrutto il fuoco per creare una fiammata, simil drago, che parte dalla bocca [attacco debole] l'intento è aprire un eventuale difesa e avvicinarmi ancora di più per avere la possibilità di far entrare il successivo colpo.
    Tento di afferrare saldamente Audatia per il volto con una mano dalla quale successivamente rilascio un'esplosione di fiamme per scaraventarla lontana e tentare di ustionarle il volto. [ATT FORTE]



    FASE DIFESA:

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    Lo vide cadere e si fermò sgomenta. Quando il sangue macchiò le fredde lastre di pietra dell'Arena, l'espressione della donna si congelò mentre un filo di preoccupazione le risaliva lungo la schiena. Il silenzio irreale che calò al Polo fu spezzato per un attimo dal respiro affannato dell'eletta e dalla voce preoccupata e tesa di Nikolaus che cercava in tutti i modi di scendere da basso, spintonando, colpendo e cercando di evitare - invano - le braccia forti delle guardie sidhe poste lungo il perimetro degli spalti. Nessuno avrebbe dovuto calpestare la terra di quel luogo durante lo scontro tra due eletti.

    Alzati.

    Non morire così.

    Alzati.

    Ti prego.


    Lo vide tremare e rimettersi in piedi. Non si era resa conto di aver trattenuto il fiato fino a quando Harlan non fu di nuovo sulle sue gambe, dandole la possibilità di riprendere a respirare. Si accigliò per un solo momento, classificando la cosa come preoccupazione per la vita di un altro eletto. Che fosse di più o di meno, in una situazione come quella non sarebbe stata in grado di approfondirla nemmeno volendolo.

    È vivo.

    Oh cristo santo.


    Non ebbe nemmeno il tempo di aprire bocca e dire qualcosa che la Salamandra incendiò l'aria e la oscurò, rendendola velenosa e letale. Audatia si limitò ad indietreggiare di qualche passo, guardandosi intorno circospetta e coi sensi all'erta, rendendosi conto - forse per la prima volta - del sentimento di smarrimento che instillava negli avversari quando li privava della visuale sul campo di battaglia. Poi fu tutto concentrato in un battito, l'uomo che le si portò di fronte con uno scatto di fuoco e persino la fiammata che eruttò dalla bocca... Potè giurare di averci visto un drago.

    Pure troppo.

    Cercò di alzare nuovamente le braccia a coprirsi il volto, generando una barriera densa e viscosa a proteggerle il petto e la testa che incassò nelle spalle. Il fuoco e il veleno furono infidi e riuscirono in parte e raggiungerle la carne, ormai ridotta ad una distesa di ustioni e vesciche annerite. Quando vide una mano cercare di afferrare il volto, scartò di lato in fretta e afferrò con la destra il polso dell'eletto tirandolo verso di sè mentre con la sinistra strinse l'avambraccio spingendolo a deviare l'attacco verso l'esterno.

    Riuscì ad evitare l'esplosione di fuoco al viso semplicemente per la sua innata abilità, fu utile ma non abbastanza da evitarle il colpo all'altezza della spalla sinistra. Il contraccolpo la sbalzò lontana di una decina di metri e la clavicola si ruppe con un rumore sordo e secco che rimbombò nell'arena. Cercando di rialzarsi, dolorante, fissò lo sguardo in quello di Harlan e un pensiero gli invase la mente.

    °Non mi servi morto. Spero che questo sia chiaro.°

    Chiuse il messaggio e allungò il braccio sano in direzione dell'uomo, una pozza di nero si sarebbe generata ai piedi della Salamandra con l'intenzione di affossarlo - come se si trattasse di sabbie mobili - e distrarlo abbastanza dalle lingue oscure che si sarebbero levate flessuose attorno alla figura dell'eletto (e alla cui estremità vi sarebbero stati dei piccoli artigli) vorticandogli intorno con l'intenzione di colpirlo a 360° come se si trattasse di un enorme gatto a nove code. Questo avrebbe potuto darle la possibilità di scattare nuovamente contro di lui per azzerare la distanza - l'idea sarebbe stata quella di atterrarlo e bloccarlo prima di lasciargli la possibilità di attaccare nuovamente.

    jTpFXa8
    narrato • parlatopensatoparlato altri

    Status Fisico ustionata al petto e ad entrambe le braccia, avvelenata fianco e petto sx, nausea, mal di testa, sensazione di bruciato agli occhi, sangue alla bocca, ulcere sparse, costole incrinate, clavicola rotta in più punti, spalla lussata, avambracci sx e dx totalmente ustionati e vesciche annerite ovunque
    Status Mentale plis non morire
    Stato Darian indossata, integra - sbruciacchiata sul petto e sugli avambracci, leggermente incrinata sul petto a mo' di semi x

    Riassunto Azioni si difende e riesce ad evitare in parte l'attacco forte che però non riesce a fare a meno di colpirle la spalla sx. Viene sbalzata via e poi si rialza mezza scassata per fare un ultimo attacco perché ormai è arrivata. Crea una sorta di pozza di sabbie mobili sotto i tuoi piedi (DIV) per poi generare delle lingue di oscurità che cominciano a vorticare a 360° per frustarti (AF) e poi scattare contro di te (AD) - idealmente impegnato a non prenderti un sacco di botte - per atterrarti e bloccarti nelle ipotesi di contrattacco.

    Abilità
    CITAZIONE
    Basic Istinct •
    Il suo rapporto con la natura è stretto, il lavoro e la caccia l'hanno resa più incline al prestare attenzione ai particolari e a sviluppare al meglio i sensi a disposizione. Non sempre la vista mostra per vero ciò che si vede e allora bisogna affidarsi all'olfatto, al tatto, all'udito e a volte persino al gusto. Riesce ad elaborare in fretta gli stimoli esterni di qualsiasi natura essi siano, non come una predizione vera e propria di ciò che sta per avvenire ma più quanto una sensazione molto forte, dando la possibilità di reagire di conseguenza.

    CITAZIONE
    Nera è la notte •
    In tutti i suoi inseguimenti, la parte migliore è stata l'attesa della sua preda al buio. Regolando il respiro, andando a crearsi una bolla di calma interiore, riesce a creare e a manipolare l'oscurità circostante, riuscendo così a prendere di sorpresa o ad attaccare i suoi bersagli. Le ombre possono assumere svariate consistenze e stati fisici e venire plasmate in più di una forma, il loro contatto reca un dolore fisico leggermente maggiore di quanti siano i danni realmente apportati, pur se rilevanti. Le sue ombre scottano, lasciando una traccia di leggera ustione in chi le subisce.

    CITAZIONE
    Telepatia•
    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, può di comunicare telepaticamente con le persone che la circondano.

    Tecniche ///

     
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    Harlan combatteva.
    Come sempre d'altronde, ma per la prima volta si sentì appagato.
    Si sentì sereno. Non sentiva quella rabbia montargli dentro, affogare la sua anima e perdersi in queste fiamme malsane.
    Si sentiva vivo.
    Si sentiva...era un sensazione difficile da spiegare. Restare per mesi a letto. Restare per anni con l'idea di non essere più Harlan Draka ma un ombra di quello che fu, era una pianta malevola che aveva attecchito e strangolato la sua anima.
    Aveva perso se stesso. Lo aveva soffocato sotto la disperazione, la Corruzione, il Mondo che andava in malora, la cazzo di sopravvivenza, il non pensare al domani ma all'oggi perché forse non ci sarebbe arrivato al domani.
    Forse sarebbe morto per il cancro, forse per questo mondo infame e impazzito, forse per mano di altri pazzi senza speranza, animali allo stato selvaggio con l'unico intento di sopravvivere anche per un ora appena.

    Ecco...lui era sopravvissuto. Non aveva vissuto.
    Non aveva più vissuto da quel cazzo di giorno. Aveva combattuto, si, ma aveva perso la sua di fiamma.
    Lui che tanto combatteva con il fuoco, dal fuoco stesso si era lasciato bruciare.
    E lo aveva fatto consapevolmente; forse perché non c'era nulla per cui valesse la pena vivere.
    Se non la vita stessa.
    Ma che vita stava vivendo?
    Uno strisciare, stancamente e inesorabilmente, verso una tomba del cazzo con il suo nome scritto sopra. E lo faceva volendolo.
    Si...lui voleva stare in quella bara. Stava comodo. Stava al sicuro.
    Non vi era dolore, non vi erano più battaglie ma vi era una pace, a mò di sudario, che tanto bramava e voleva.
    Si era lasciato andare nelle sabbie mobili.
    Si...lui era nelle sabbie mobili.
    In un oscurità così vischiosa e malsana che ormai il grido della sua anima si era spezzato e perduto in un oblio di nero terrore.
    Si era così la sua vita.
    Fatta di disperazione muta e angoscia, dove l'orizzonte della speranza era recluso.
    Non vi era nulla. Solo il lento bisbigliare della morte.
    La morte puttana che con la sua voce sapeva di quanto fosse seducente il suo invito. Eppure ora aveva un motivo.
    Lui era un eletto di GEA.
    Combatteva per qualcosa di superiore. Non per salvare degli alberi, né per battersi il petto se l'oceano fosse inquinato e le tartarughe morissero per la plastica che mangiavano...no...non era questo essere eletto.
    Non era essere un cazzo di hyppie...non era urlare il proprio disappunto se il mondo fosse inquinato.
    Era combattere per proteggere la vita dagli orrori che si nascondevano nel buio.
    Con le loro zanne e artigli pronti a sgozzare e a stuprare.
    Era essere uno scudo per proteggere quella fiamma chiamata Realtà.
    E quindi basta essere Harlan il malato terminale.
    Non era solo questo. Non era su questo che si basava la sua storia.
    E quindi come combatté contro le sabbie mobili del suo cuore, così si sarebbe battuto contro l'oscurità di Audatia.
    Senza più averne paura.
    Senza più sentirsi debole. Senza più sentirsi inadeguato per le cicatrici che correvano sul suo corpo, né per i pezzi che aveva dovuto lasciare sul tavolo operatorio.
    Nè per la chemioterapia. Nè perché sentiva di essere diverso.
    Era diverso?
    Si...aveva combattuto contro la morte ma questo non doveva avvelenarli la vita. Lui era ancora Harlan Draka.
    Aveva conosciuto la fatica di ri-assumere il proprio passato togliendogli l’onore di dire l’ultima parola sul senso della sua vita. Questo era lo spazio dove si giocava la speranza o il gesto suicida. Sperare, infatti, non significava solo guardare avanti con ottimismo, ma soprattutto guardare indietro per vedere come fosse possibile configurare quel passato che ci abitava, per giocarlo in possibilità a venire. Suicidarsi invece era decidere che il nostro passato conteneva il senso ultimo e definitivo della nostra vita, per cui non era più il caso di ri-assumerlo, ma solo di porvi semplicemente fine.
    Harlan non voleva farlo. Voleva continuare a combattere.
    Combattere Audatia era combattere i suoi demoni. Quei demoni che si celavano, ancora infidi e bastardi, nella sua anima. Che lo rendevano inetto.
    Che lo rendevano non pronto al suo ruolo, perché ancora ammantato di veleno e oscurità.
    Il cancro era micidiale non perché distruggesse il corpo, quello guariva in un modo o nell'altro, ma perché la guerra più sordida e devastante era quella che faceva alle nostre anime.
    Era ricucire gli strappi. Era far fronte alle cicatrici.





    e finalmente, dopo troppo tempo, fu libero.
    Libero di essere Draka.
    Solamente Harlan Draka.
    Un uomo che combatteva per Gea. Fino alla morte
    Perché solo così poteva far bruciare la sua fiamma. Solo così: tra il sangue e il dolore.
    Nel dare tutto.
    perché come aveva battuto e combattuto il suo tumore, così combatteva nella vita.
    Dando tutto. Ogni stilla di cosmo che possedesse.
    Bruciando fino al limite estremo quella fiamma che non voleva spegnersi ancora.
    Che voleva combattere.
    Perché era vivo.
    Rotto, si era rotto. Una cosa storta e rotta ma viva.
    Perché la sua vita gli bruciava nel petto e finché l'avesse avuta era giusto battersi per essa.
    Ma sopratutto battersi per far si che altre non si spegnessero. Lui sapeva cosa significasse affogare nell'Abisso.
    Ora sapeva il suo scopo.
    Ora gli era chiaro.
    E mentre affondava una cupola di fiamme e veleno avvolse quel corpo spezzato.
    In quella sala antica, di fronte a tutti, Harlan si era mostrato nudo.
    Aveva mostrato la sua anima, i suoi dubbi, le sue paure ma anche qualcos'altro.
    Poteva andarne orgoglioso.
    Lui era orgoglioso di se stesso.
    E quindi...

    FANCULO AUDATIA! FANCULO A TUTTO E TUTTI!
    MAI Più AVREBBE DUBITATO DI SE STESSO!


    E libero dalle tenebre la sua fiamma divampò fermando quelle fruste.
    Era già affogato nelle tenebre. Non ne aveva paura di affogare di nuovo.
    Ma di essere troppo vigliacco da restarci.
    E i suoi occhi brillarono.

    j8ZSNdR
    «Non rinnego nulla. Fino alla fine...»




    Fino alla fine. Come sempre. Come ogni volta.
    Fino alla fine.
    Il suo cosmo divampò. Le fiamme lambirono il cielo, il suo veleno ribollì e vi fu un ruggito.
    Un attimo solo.
    Per un attimo vi fu un immagine dietro Harlan.
    Come una tigre bianca

    «AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHH!!!!!!»

    Piantò le sua gambe a terra. Salde come mai lo furono prima d'ora.
    Perché non voleva arretrare.
    Troppo vigliacco era stato.
    Si era pianto troppo addosso. Si era portato dietro una croce che non doveva avere.
    Perché gli piaceva...si...gli piaceva essere compatito.
    Era così facile...no!
    Cazzo! No!
    Non era questo che voleva! Non era Harlan! Lui non era questo!
    Questo schifo che era diventato. Fanculo!
    E affrontò la carica di Audatia con tutto quello che aveva.
    La sua vita bruciò come non mai. E quella fiamma fu libera.
    Libera di essere se stessa.
    venne spinto indietro. Carica devastante.
    Sentì il braccio sinistro spezzarsi eppure resistette.
    Voleva resistere.
    Voleva rimanere in piedi!
    Non voleva arretrare. Non voleva cedere.
    No..no..

    NO!




    Ma non sempre si vince. Ma si può combattere con ardimento.


    CHE IMPORTA SE IL CAMPO È PERDUTO? NON TUTTO È PERDUTO; LA VOLONTÀ INDOMABILE, IL DISEGNO DELLA VENDETTA, L'ODIO IMMORTALE E IL CORAGGIO DI NON SOTTOMETTERSI MAI, DI NON CEDERE: CHE ALTRO SIGNIFICA NON ESSERE SCONFITTI?



    Impattò con la schiena sul muro.
    Sputò sangue. Sentì le ossa spezzarsi sotto quella carica indomabile.
    Il mondo si fece grigio.
    Il rumore delle pietre che, spezzandosi, cadevano su quei lastroni antichi e immortali.
    Sconfitto...
    Eppure rideva... era contento così.
    Così doveva essere.
    Questo era un buon modo di vivere e combattere.
    Di essere eletto di G.E.A.


    «Era questo che volevo..ess...essere solo...un...un uomo e no..non un malato...»
    yQzjJPa



    E cadde tra le braccia di Audatia finalmente felice.




    CITAZIONE
    ENERGIA: ROSSA
    STATUS DARIAN( LV IV): Intatta - Indossata
    STATUS FISICO: Medio da bruciature sul petto spalle e schiena.
    Spossatezza e dolore intenso.
    Alto con costole fratturate ed emorragie interne. Frattura del braccio sinistro.
    Contusioni alla schiena. Varie ferite su tutto il corpo.

    TECNICHE UTILIZZATE: //
    ABILITà UTILIZZATE:
    Fuoco ~ «E sappiate che la salamandra vive in mezzo alla fiamma del fuoco senza dolore e senza danni al suo corpo, ma spegne il fuoco grazie alla sua natura.»
    Con questa frase si può definire la potenza che alberga nel cuore di Harlan. Nel suo cuore fatto di fuoco incandescente, nelle sue passioni, come lapilli di magma, nel suo modo di affrontare la vita.
    La vita come l'eruzione di un Vulcano attivo. Anche nella malattia, il cuore indomito di Harlan continuava a battere. Incandescente, orgoglioso, mai domo, mai sconfitto.
    La sua anima è fuoco puro. E quel fuoco lui lo plasma, ci gioca, ne è padrone, amico e fratello.
    Tutta la forza distruttiva di questo elemento è nel cosmo di Harlan che potrà plasmarlo con la sua volontà. Come uno scultore: arrestare l’energia per contemplarla, catturare la vitalità per domarla e nutrirsene.
    Il fuoco che Harlan genera con il proprio cosmo potrà essere usata in attacco o in difesa, per creare rudimentali armi fatte di fuoco, armature e costrutti per potersi difendere.
    Potrà potenziare i suoi attacchi infondendo il fuoco nei suoi arti creando vere e proprie offensive roventi. Potrà farlo eruttare dal terreno, creare globi di fuoco puro, fiammate, colonne di fuoco da lanciare verso il suo nemico. Potrà anche inondare il campo di battaglia(nei limiti dell'energia) per creare un ambiente più consono allo spirito della salamandra. Aumentare la temperatura dell'ambiente circostante, creare esplosioni di fuoco per accecare l'avversario.
    Il limite è dato dalla fantasia, dal modo di combattere di Harlan. Adattarsi alle situazioni che mutano. Come può mutare la corrente di un fiume.
    Perchè il fuoco può riscaldare ma può anche estinguere e ridurre in cenere il creato.

    Veleno ~ Cosa significa alzarsi tutti i giorni, avere mille canule, mille aghi nel braccio e sopportare la chemioterapia e la radioterapia?
    Cosa succede al corpo quando quel veleno entra nel corpo? Il dolore. La prima cosa che si prova.
    La nausea la seconda. Il proprio corpo estraneo, come se si rifiutasse. Sentire quel fuoco liquido entrare nelle vene, incendiarle dal di dentro e continuare a respirare.
    Continuare. L'unico modo possibile. Continuare ad alzarsi, continuare a sedersi su quella poltrona, su quel lettino e respirare. Non lasciarsi abbattere.
    Ecco lo spirito della salamandra ci è convissuto. E così come alcune salamandre possono secernere un determinato tipo di veleno, lui fa lo stesso.
    L'ha provato sulla sua pelle. Ormai di veleni il suo corpo se ne intende. Anche lui. Lo ha avuto dentro di sè per ben tre anni. E quel sapore acre in bocca ancora non se ne vuole andare via...
    Il dominio di questa abilità permette di creare, sotto dispendio di Cosmo, quantità di veleno che potrà sia avere un effetto gassoso, impregnando l'area circostante( pari all'Energia), oppure avvelenare tramite contatto o per creare attacchi letali, armi o barriere difensive.


    NOTE: prendo il diversivo e questo spinge harlan a reagire e ad essere non più un malato da compatire e di compatirsi ma anzi di combattere. È vivo quindi fuori l'orgoglio e le palle perché vivere come un ameba non è nella sua natura.
    Compatirsi nemmeno.
    Quindi Para l'Att Deb con una cupola di fuoco a 360° per proteggersi.
    Vede Audatia scattare e tenta di resistere alla sua carica facendo muro con il corpo.
    Differenze di velocità ed energie e harlan viene sbattuto contro un muro e qui ormai allo stremo delle forze crolla del tutto.



    FASE DIFESA:

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    Darian del Lupo Grigio {IV} Energia Blu Eletti di Gea



    Il fuoco della Salamandra si levò per reagire al suo attacco, bruciò via gran parte del danno ma quando l'eletta si fece strada utilizzando la mera potenza, allora quello sembrò cambiare nel suo sguardo. Non seppe dire se per un guizzo o per un cenno del capo ma si fece forza e cercò di resistere. Sorrise la donna sotto l'elmo, un sorriso stanco conscia di essere ormai prossima al termine di quell'incontro e di aver vinto nonostante i danni riportati. Non aveva accettato di darsi battaglia per vantarsi ma perché aveva capito il moto di volontà che animava il petto di Harlan, l'importanza che quell'evento avrebbe avuto al Tempio Nero, ad Agartha e per lui. Dimostrare di essere quello che era e non solo un sopravvissuto utile ad alleggerirle le scartoffie bensì un uomo fidato, qualcuno utile e competente. Avrebbe potuto affidarsi al suo sidhe o ai vari umani che popolavano - da qualche tempo a questa parte - la Sede Nera, sarebbe stato nettamente più semplice e senza ombra di dubbio le avrebbero obbedito ma, questo, non era ciò che le interessava.

    Il rumore delle ossa spezzate dell'uomo insieme al viso distorto in una espressione concentrata e dolorante, la fecero spingere di più fino a che non arrivò contro la parete più esterna dell'Arena. Le pietre si incrinarono e Audatia sentì la strana sensazione delle fratture percepite sotto le dita strette a pugno contro il petto dell'uomo. Allentò la presa, ansimando esausta, sentiva un sapore metallico e ferroso in bocca misto a qualcosa di amaro e terribile, il veleno le aveva scavato la pelle e distrutto - sperava temporaneamente - il senso del gusto.

    L'elmo dell'eletto si aprì, rivelandone il volto madido di sudore e tumefatto, lo fissò battendo le palpebre concentrandosi per capire cosa le stava dicendo. Lo vide sputare sangue e, preoccupata, fece in tempo ad allungare il braccio sano con l'intenzione di poggiargli una mano sulla spalla che quello crollò di peso, svenuto.

    Ehi, non cadere così.

    Si ritrovò addosso il corpo di uomo alto e pesante almeno il doppio di lei, si lasciò cadere senza troppa grazia battendo la schiena e soffocò una lamento prima di riuscire a prendere fiato e fare forza - quelle ultime rimaste - per farlo rotolare lateralmente e tenerlo col busto leggermente sollevato. Si sforzò di muovere il braccio ferito, dove ogni movimento le mandava una poco simpatica scossa elettrica fino al cervello, e gli alzò la testa preoccupata. L'elmo della Lupa si ritirò con un gesto mentre cercava il battito della Salamandra.

    Respira, ti prego dimmi che sei vivo.

    Aveva le mani sporche del suo stesso sangue e non riusciva a sentire niente di niente. Maledetta lei e quando aveva promesso di non andarci leggera.

    NIKOLAUS. PER LA MADRE, VIENI QUA.

    MI SERVE IL SUPPORTO MEDICO.


    Lo urlò in direzione degli spalti, le guardie preposte lasciarono passare il medico e un piccolo seguito che si trascinavano dietro un paio di valigette per il primo soccorso, si precipitarono lungo l'area del campo il più in fretta possibile.

    Non volevo farti così male, Gèa Primigena, non volevo ridurti così... Cioè oddio volevo ma non così-così!

    Gli passò una mano tremante e viscida di sangue lungo la guancia, sentendo la barba ispida graffiarle gentilmente la pelle. Gli sfiorò il naso dritto e passò il pollice lungo il contorno delle labbra pallide, quasi esanimi.

    Harlan...

    La voce del dottore le arrivò alle orecchie, il gruppetto di persone glielo tolsero di dosso e si dedicarono ai primi soccorsi mentre Nikolaus Kurjak la fissava di sbieco con un'espressione che nello stato in cui si trovava non riuscì a decifrare nemmeno dall'odore. Le rivolse semplicemente un cenno prima di muoversi col resto verso le polle di guarigione.

    Improvvisamente la sua vista si costellò di bianco, si sentì sollevare da terra e la sensazione familiare di sonno si impadronì di lei facendole chiudere gli occhi un paio di volte e ciondolare la testa come se dovesse vincere una spossatezza disarmante. Ebbe appena il tempo di pensare "Non sto mica per svenire" e tutto fu poi buio.


    [fine~]




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    narrato • parlatopensatoparlato altri

    Status Fisico ustionata al petto e ad entrambe le braccia, avvelenata fianco e petto sx, nausea, mal di testa, sensazione di bruciato agli occhi, sangue alla bocca, ulcere sparse, costole incrinate, clavicola rotta in più punti, spalla lussata, avambracci sx e dx totalmente ustionati e vesciche annerite ovunque - svenuta
    Status Mentale preoccupata argh
    Stato Darian indossata, integra - - sbruciacchiata sul petto e sugli avambracci, leggermente incrinata sul petto a mo' di semi x

    Riassunto Azioni Le crolla addosso Harlan e le viene l'infartino ché pensa di averlo lasciato secco, poi un po' di brodo giusto perché sì. Grazie per la role ♥

    Abilità
    CITAZIONE
    Basic Istinct •
    Il suo rapporto con la natura è stretto, il lavoro e la caccia l'hanno resa più incline al prestare attenzione ai particolari e a sviluppare al meglio i sensi a disposizione. Non sempre la vista mostra per vero ciò che si vede e allora bisogna affidarsi all'olfatto, al tatto, all'udito e a volte persino al gusto. Riesce ad elaborare in fretta gli stimoli esterni di qualsiasi natura essi siano, non come una predizione vera e propria di ciò che sta per avvenire ma più quanto una sensazione molto forte, dando la possibilità di reagire di conseguenza.

    CITAZIONE
    Nera è la notte •
    In tutti i suoi inseguimenti, la parte migliore è stata l'attesa della sua preda al buio. Regolando il respiro, andando a crearsi una bolla di calma interiore, riesce a creare e a manipolare l'oscurità circostante, riuscendo così a prendere di sorpresa o ad attaccare i suoi bersagli. Le ombre possono assumere svariate consistenze e stati fisici e venire plasmate in più di una forma, il loro contatto reca un dolore fisico leggermente maggiore di quanti siano i danni realmente apportati, pur se rilevanti. Le sue ombre scottano, lasciando una traccia di leggera ustione in chi le subisce.

    CITAZIONE
    Telepatia•
    Come gran parte dei cavalieri di un certo livello, può di comunicare telepaticamente con le persone che la circondano.

    Tecniche ///

     
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