[Trama] Operation L.O.V.E.

Spectre - Stabilizzarsi

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    operation l.o.v.e.
    Link -> Observe -> Verify -> Engage — 1

    Nel Tribunale, la sala dedicata alle riunioni ufficiali era agilmente definibile come la più grande a disposizione dei Giudici e dei visitatori. Posizionata ai piani superiori dell'immenso edificio e facilmente accessibile tramite due eleganti rampe di scale, al cui termine si veniva accolti dalla vista dei rami di un immenso ciliegio metallico, dai fiori costituiti da sottili scaglie di vetro grigio fumo; dello stesso grigio era costituita la grande vetrata che gettava luce sull'interno relativamente disadorno. Non c'era eco, nonostante lo spazio, permettendo alle voci dei fratelli lì riuniti di non rimbombare fra le pareti. Non che ce ne fosse bisogno, al momento, dato che erano tutti e tre in silenzio completo.

    La figura di Grifone era stagliata contro la finestra, una sottile silhouette nera contro gli elaborati arzigogoli di metallo della vetrata. Le braccia incrociate dietro la schiena, alla base del corpetto che stringeva l'ampio vestito riflettevano la sua posa pensosa, concentrata. I capelli facevano lo stesso: in quel momento erano inerti, raccolti sul davanti ricadendo sulla spalla sinistra e perdendosi fra le pieghe dell'abito. Confezionato a Funeralopolis, faceva parte dello sterminato guardaroba che Eaco aveva insistito per far realizzare, riconoscendo profitto nella possibilità di mettere un corpo così ambiguo nelle mani delle anime dei tanti stilisti che fremevano nell'immensa città.
    Il marchio della Mietitura, sul petto dai seni appena accennati, pizzicava ancora. Pizzicava sempre quando ricordava la sua incisione, poco dopo la creazione del Lost Canvas. Alla loro nuova missione, a cosa significava la Mietitura in un mondo in cui il terreno era ora secco e arido, infestato da parassiti. Piccoli germogli stavano crescendo, ma essi andavano coltivati al meglio. Bisognava trovare loro posto, guidarli in un'architettura che fosse funzionale ed esteticamente gradevole. E poi, falciare.
    Ci voleva pazienza, una pazienza che solo esseri millenari potevano avere.

    Minosse guardava le lande mutevoli di Dedalo e pensava a quanta pazienza aveva avuto durante i suoi doveri all'Inferno. Ai lamenti dei dannati, onnipresenti nella propria essenza al punto che il silenzio più completo del Tribunale era una panacea. Eppure, Dedalo - così aveva deciso di chiamare la propria parte di Averno - nella sua struttura incorporava elementi di ciò che si erano lasciati alle spalle. Il panorama cambiò sotto i suoi occhi dalle lande infuocate del girone dei violenti, dove Androgeo si aggirava di guardia, alle tetre lastre di ghiaccio dove Acalla sedeva paziente, contemplando tranquilla. Erano simulacri vuoti, un tributo a qualcosa di sacrificato insieme all'architetto a cui aveva reso omaggio.

    Pandora li aveva chiamati e i Giudici avevano risposto.
    Dopo essere stata riportata nella Dimensione Infernale durante l'ultima sortita di Basilisco negli Inferi, l'Oracolo aveva convocato i generali delle Stelle Malefiche per discutere di un argomento a cui Minosse pensava dal primo momento in cui aveva realizzato di non udire i lamenti dei dannati. Che gli Spectre erano sì liberi, ma al prezzo di aver lasciato indietro il quantitativo sterminato di anime accumulate nei millenni in pasto ai Corrotti. Anime che, alla luce nuda e cruda dei fatti, servivano. L'Obelisco di Mnar era più che alimentato per il momento per sostenere egregiamente il sistema plutocentrico, il Lost Canvas: le anime dei Corrotti venivano mietute e ciò che rimaneva di utilizzabile veniva purificato e messo in circolo; energia spirituale veniva immessa dalle fonti più varie, comprese quelle che Grifone stesso era andato a cercare personalmente in altri mondi, approfittando di essere tra i pochi a poterlo fare per il momento. Se Eaco si era occupato di colonizzare la Terra di avamposti e Radamante di creare un esercito saldo ed efficiente in grado di difenderli, Minosse si era avventurato lontano nella Dimensione Infernale, per scoprirne gli anfratti e le potenzialità.
    Aveva visto molto, ma il pensiero di ciò che avevano lasciato indietro lo tormentava.

    E tormentava anche i Giudici riuniti lì, ora. Pandora li aveva chiamati per guidare una spedizione, dopo che tutte le altre si erano rivelate più o meno tentativi. Avevano visto il recupero di artefatti, come nel caso di Brigitte, oppure erano risultati nel riottenere Pandora, come nel caso di Kasimir quando non era ancora sveglio Radamante in lui. Tuttavia, la prima missione aveva visto la perdita di uno Spectre, mentre la seconda aveva permesso solo un breve sguardo all'interno dell'immensa struttura infernale che gli Spectre avevano abitato per millenni.
    E che ora era terreno inesplorato.

    Thanatos avrebbe aperto i cancelli. Non era semplice e la Morte aveva preferito rimanere a guardia dell'opera che aveva contribuito a creare, dando loro una via di fuga certa. Ad accompagnarli sarebbe invece stato Hypnos, che tramite i suoi poteri sarebbe stato in grado di sviare l'attenzione e rendere la missione ciò che era: un'infiltrazione in territorio nemico.

    « E sia. »

    La decisione definitiva era presa. Minosse si voltò e i fili luminosi cominciarono a percorrere un capo al'altro della sala, tendendosi e avviluppandosi gli uni agli altri in strutture spaziali complesse, simili a modelli architettonici tridimensionali che acquistavano sempre più solidità man mano che i secondi passavano. A riempire parte dello spazio pavimentale, dopo pochi istanti era una replica pressoché perfetta della struttura degli Inferi, così come li ricordava. Così come avevano chiuso le porte nel fuggire, con le fauci dei Corrotti che si chiudevano dietro di loro.
    Carcerati che si liberavano ai carcerieri...inaccettabile.



    « Ho già chiamato i nostri ospiti. Dobbiamo informarli del piano elaborato fino ad ora e rifinire i dettagli: la loro presenza è di vitale importanza e non abbiamo margine di errore. »



    narrato ● « parlato »pensato| telepatia |« parlato altri »

    pseudonimo ● Kazue Satō
    surplice ● Stella del Cielo Nobile, Grifone {VI}
    energia ● Nera
    schieramento ● Spectre di Hades
    fisicamente ● Ottimo
    mentalmente ● Ottimo
    status surplice ● Non indossata

    riassunto azioni ● Introduco un po' la traccia attendendo gli altri.

    abilità ●

    tecniche ●


     
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    ‡ Operation L.O.V.E. ‡Coup
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    Eaco si svegliò nella sua abitazione alle prime luci dell'alba. Si alzò dal suo caldo letto, Matilda ai piedi di esso, e si avviò trascinandosi pigramente nello sfarzoso e quasi volgare bagno attaccato alla sua camera da letto.

    Si guardò allo specchio, esaminando con estrema cura ogni minima imperfezione del suo già malandato corpo umano. Abbassò le palpebre inferiori, esponendo rossi capillari che partivano dal retro del bulbo oculare fino a quasi agganciarsi alle pupille. Per l'ennesima notte aveva dormito malissimo.

    Quella notte, però, la sua insonnia era data non solo dal suo solito malessere fisico, ma anche dall'ordine ricevuto da Pandora il giorno prima. Quasi sobbalzò, il giorno precedente, quando ricevette chiare istruzioni telepatiche sul come, quando, perché. Era tanto, tanto tempo che non sentiva o vedeva Pandora, ma quella sua improvvisa prorompenza era tipicamente sua, non si sorprese più di tanto, non per quello almeno.

    Si sorprese, senza ombra di dubbio, riguardo la sua richiesta di radunare in riunione massiva tutti e tre i Giudici e gli Spectre disponibili in quel momento. Una missione, di gruppo. Infiltrazione, accennò. Sua specialità.

    Non nascose la preoccupazione, che gli esperti occhi della sua assistente colsero immediatamente, subendo un bombardamento immediato di domande alle quali nemmeno lui sapeva dare risposta.

    Di una cosa era certo, quel compito significava pericolo, pericolo per sé, per i fratelli e per i fratelli di sangue. Pericolo per chiunque indossasse un'armatura di Hades.

    Era inconfutabilmente un lavoro duro, ma come si suol dire, qualcuno avrebbe dovuto comunque farlo. Tanto valeva chiamare i migliori.

    Migliori perché i tre giudici, Minosse, Radamante ed Eaco, insieme, erano capaci di capitolare interi regni, o peggio.

    Jqxt1hX
    Prince - P. Control



    Eaco ci mise tutto il tempo necessario per prepararsi. Era un’occasione importante, alla quale avrebbero partecipato anche altri combattenti, oltre ai suoi fratelli.

    Si mise una bella giacca nera con leggere linee verticali grigie, una camicia grigio pallido sotto e la solita cravatta viola con piccoli teschi ricamati in rilievo, appena visibili a occhio nudo. Sulla giacca, le due spille diplomatiche: la falce viola e la bandiera Grimoire, essendo ambasciatore d’arme delle proprie forze di terra, aria, mare.

    Uscì di casa, la sua villetta anonima in mezzo agli sconfinati quartieri residenziali di Funeralopolis, salutando il vicino che alle prime ore della mattina si stava già dedicando a tagliare il prato con un rumoroso taglia erba a benzina. Se fosse stato un giorno feriale o se il Giudice non fosse di turno in qualsivoglia parte del mondo lo avrebbe già nuclearizzato. Lui e il suo tagliaerba del cazzo.

    “Buongiorno vicino! Senti che arietta stamattina!”

    Eaco grugnì, abbozzando un saluto con la mano

    “Ciao Mike.”

    Matilda, intanto, lo osservava paziente andarsene verso la Countach parcheggiata sul vialetto.

    Eaco si accomodò sul sedile, girando la chiave nel quadro per metà, attendendo il riscaldamento delle candele, girando poi del tutto l’accensione, ascoltando rilassato il grosso V12 prendere vita.

    “Buongiorno capo!”

    “AAAAAAAAAAA”

    “Sono io, Isabelle.”

    “CHE CAZZO CI FAI NELLA MIA MACCHINA”

    “Sono ovunque signore, mi ha progettato lei così.”

    “Ah già. Avvisa la prossima volta che il cuore è l’ultimo organo che mi funziona ancora decentemente.”

    “Mi scusi.”

    Breve pausa.

    “No.”

    “Per favore signore prometto di essere utile.”

    Chiese abbozzando invisibili occhi da cucciolo la voce dalle casse dell’automobile. Isabelle era connessa a qualsiasi cosa a Funeralopolis, veicoli ovviamente compresi. Il suo corpo fisico era solo uno scafo utilizzato per comodità e per presenza, nulla di più.

    “Ti ho detto di no, l’accesso alla sala riunioni è riservato solo agli Spectre.”

    “Non è quello signore. Se l’hanno convocata con tale urgenza significa che dovrà esporsi a situazioni pericolose, che non le nascondo mi preoccupano abbastanz-“

    Eaco abbassò a zero il volume dell’autoradio, annullando di conseguenza quello della sua assistente.
    Un secondo dopo, la manopola rigirò da sola in senso contrario, recuperando volume.

    “Signore.”

    “Isa, ascolta. Sono un Giudice di Hades. Lo sono da ben prima del solo abbozzo di inizio del mondo moderno per come lo conosci, e lo sarò per ancora parecchi millenni. Mi piace il mio lavoro, davvero, ma pretendere che si riduca a sole mansioni da scrivania è ipocrita e abbastanza ingenuo. Pensavo di averti plasmato diversamente.”

    “Se deve partecipare a una missione vorrei almeno fornirle supporto logistico. Posso mantenere i contatti con il resto delle forze armate se serve.”

    “Sono IO le forze armate Isabelle, grazie, ma no grazie. Apri il portale, per favore.”

    La fuoriserie italiana, nera come la notte e lucida come la sabbia al tramonto, ruggiva libera, rimbombando in tutta la galleria appena imboccata. A metà di essa, nel muro, un passaggio si aprì di scatto. Sempre, comunque, la città si muoveva e contorceva secondo il volere del Giudice, garantendogli spostamenti dieci volte più rapidi dai numerosi punti A e punti B ai quali doveva recarsi durante una normale giornata lavorativa.

    Una volta nel tunnel, dopo qualche centinaio di metri, un portale di luce si aprì di fronte alla vettura. Eaco lo prese a tutta velocità, ritrovandosi subito dopo davanti all’enorme complesso di edifici imponenti che componeva il Tribunale, nel Dedalo di suo fratello Minosse.

    Accostò davanti all’entrata principale, comunque lontana una buona mezz’ora a piedi, a passo umano, dalla sua posizione. Aprì la portiera, istruendo con ultime tranquillizzanti istruzioni la sua assistente.

    “Non preoccuparti, e non sottovalutarci. Chi indossa il viola è fatto di una pasta totalmente diversa da chiunque altro. Ci metterò poco, spero. Al mio ritorno voglio un rapporto dettagliato.”

    “Su cosa?”

    “Tutto.”

    Sbattè la portiera, osservando poco la supercar allontanarsi da sola verso un nuovo portale.

    Eaco si spostò velocemente, seguendo alla perfezione il percorso marmorizzato nella sua mente per raggiungere col minor numero di svolte e scale la stanza delle riunioni, ritrovandosi in compagnia dei suoi fratelli. Un attimo prima era ai piedi del tribunale, quello dopo seduto alla sua alta sedia con le gambe incrociate, grattandosi poco la barba del mattino.

    “ ‘Mornin “

    Minosse era in piedi davanti all’alta vetrata della stanza, osservando lui solo sapeva cosa.

    Non ci misero troppo a rivedere i dettagli del piano. Dell’invasione. In tre ragionavano come una mente sola e Radamante, nei suoi preziosi momenti di serietà, era un generale dall’altissimo valore tattico.

    « E sia. »

    Minosse, coi suoi fili, ricreò lo schema infernale. Quello antico, quello invaso, rubato, sottratto.
    Un sorriso eccitato si fece strada tra gli zigomi di Eaco, felice finalmente di fare un passo avanti, di avere una possibilità concreta di rientrare, anche se per poco, nella sua vecchia dimora.

    « Ho già chiamato i nostri ospiti. Dobbiamo informarli del piano elaborato fino ad ora e rifinire i dettagli: la loro presenza è di vitale importanza e non abbiamo margine di errore. »

    “Perfetto, non ho obiezioni a riguardo.”

    Si guardò intorno, guardò Radamante, poi Minosse, poi l’enorme tavolo davanti a loro.

    “Ma… Un po’ di caffè qua no?”



    hiaAmxR

    Narrato ‡ “Parlato”“Pensato”“Parlato”

    NOME ‡ Ethan Bennet
    ENERGIABlu
    SURPLICE ‡ Garuda [VI]
    CASTA ‡ Spectre di Hades
    FISICAMENTE
    MENTALMENTE ‡ //
    STATUS SURPLICE ‡ //

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    Nella vita le persone tendono a pensare a cosa fare della propria esistenza. Spesso si ritrovano in difficoltà di fronte alle scelte che si stagliano dinnanzi a loro, si divincolano nei propri pensieri per ottenere il risultato migliore, per fare la figura migliore, per essere davanti ai propri simili. Radamante ne aveva viste di tutti i colori e ancora oggi si domandava perché tutto quell’affannarsi, il saggio tra i saggi aveva ben compreso quale fossero le sue priorità e si era mosso, sempre e comunque, per portare queste avanti a discapito di tutto. La cosa che per lui era più importante era una sola: la famiglia. Intesa come Eaco e Minosse. Intesa come i suoi Baboonz. Intesa come il Canvas tutto. Respirava, combatteva, mangiava e dormiva per la sua famiglia. Versava ettolitri di sangue per combattere i nemici e beveva la medesima quantità di alcolici per festeggiare con gli amici. Questo setting di priorità lo aveva portato lì dove si trovava, e questo insieme di ordini prestabiliti avevano permesso agli eventi di presentarsi in tale modo.

    Ancora vivido nella sua mente era il ricordo del doppio salvataggio di Pandora. Per due volte la signora infernale era stata tratta in salvo dalla vecchia essenza del Giudice. Quel Kasimir tanto sborone che, nell’enfasi del loro secondo incontro, aveva tirato una testata in mezzo agli occhi di Pandora in modo da calmarla. Non certo un gesto da galantuomo, ma da eroe romantico che crede che nelle situazioni più disastrose vada sempre compiuto l’atto suggerito dal cuore. L’intuito che supera la ragione, così gli piaceva definire l’atto di aver rifilato una capocciata alla donna che aveva il giorno prima inviato il messaggio d’adunata. Un messaggio che aveva sia messo Radamante in agitazione, che in allerta. La calma non era una compagna che stagliava a lungo al fianco della Viverna, ma non era mai poco gradita. L’essere in fermento aveva una duplice ragione. Ritornare nella loro vecchia casa gli aveva acceso il cuore. Ci era già stato, sempre ai tempi in cui era ancora troppo debole per risvegliarsi. Aveva visto cosa era diventato quel luogo ed il riprendere alla mente il pensiero di cosa la Corruzione avesse fatto alla propria casa lo aveva fatto adirare ancor di più. Aveva tanti progetti per la giornata successiva che la sera precedente salutò in anticipo i propri Baboonz annunciando loro che sarebbe mancato a tempo indeterminato e che tutte le questioni importanti andavano discusse con Rafiki e, in sua assenza, Cinzia doveva occuparsi delle questioni burocratiche. Gorthyna ed Erythrus erano incaricati di prendere in consegna le milizie in caso di necessità e delle canoniche ronde, i suoi generali dovevano tenere sotto controllo la situazione e sapeva che, nonostante le differenze caratteriali, erano perfettamente in grado di compensare l’uno le carenze dell’altro.

    Non aveva però trovato lei. Con un pizzico di rammarico e preoccupazione Radamante si lasciò carpire dal sonno ed il suo risvegliò non fu dei migliori. Non erano neanche giunte le prime luci dell’alba che si ritrovò spodestato dal suo giaciglio. Emise un grugnito di disapprovazione già immaginando di chi fosse la colpa. Qualcuno gli aveva tirato una possente pedata e lo aveva fatto cadere a testa in giù dal letto. Si mise in piedi giusto per vedere nella penombra della stanza una figura longilinea e snella che lo osservava con un ghigno divertito. Accese la luce strabuzzando gli occhi. I lunghi capelli neri scendevano ben oltre le spalle, in contrasto con la carnagione tendente al verdino. Gli occhi leggermente a mandorla, un naso all’insù e un sorrisetto da schiaffi completavano il quadro della donna che lo stava osservando con scherno. Il suo braccio destro. La sua segretaria-non-poi-così-segretaria. Non ricordava di aver chiesto una sveglia personalizzata, ma sapeva che lei aveva probabilmente percepito l’inquietudine di Radamante e questo era il suo modo di “aiutarlo”. Il sorrisetto da perfetta bastarda si distolse in un’espressione di disgusto e le guance della donna divennero di un rosso acceso quando si rese conto di una cosa. Il Giudice aveva dormito con il suo pigiama naturale, altro modo per intendere che era completamente nudo, ossessivamente spogliato, privo di vestiti in maniera ossequiosa. Prima che Radamante potesse peggiorare il rossore della donna con la sua ben nota esecuzione del Rada-cottero; la bruna gli tiro addosso un cuscino con forza portentosa prima di uscire dalla stanza furibonda.

    ‹‹METTITI QUALCOSA ADDOSSO!›› La porta si chiuse con un enorme boato alle spalle della nuova venuta e Radamante scoppiò in una risata di cuore. Grazie alla donna che lui chiamava amorevolmente “H&M” la sua giornata era iniziata nel migliore dei modi. Tempo di vestirsi ed uscì dalla stanza pronto a raggiungere il luogo dell’incontro. Non trovò ad attenderlo la donna, sicuramente impegnata in qualcosa di importante come limarsi le unghie o blaterare quanto i Baboonz fossero inesperti nel preparale un Godfather. Apprezzava la verve della donna, anche se alle volte era poco comprensibile da Radamante stesso. Però lo faceva ridere e lo tirava su, era la cosa che più gli serviva in quel momento dopo i pensieri del giorno precedente. Senza troppe parole si diresse al luogo dell’incontro. Non prima di essersi agghindato per l’occasione. Un bel jeans rattoppato, anfibi con punta rinforzata, gilettino di pelle con sulla schiena una stampa che recitava “Bite me!” e un… papillon, perché dopotutto era un incontro informale, ma pur sempre tra i Giudici.

    La riunione fu producente. Tutto era chiaro e Minosse ricreò le fattezze della loro casa con i propri fili. Rada vide il sorriso di Eaco e venne anche a lui da sorridere, ma non con la bramosia di qualcuno che vuole riprendersi qualcosa. Lui era felice di poter tornare a lavorare fianco a fianco con i suoi fratelli di sangue e anche con i suoi fratelli di casta. Era un’esperienza che da troppo tempo mancava alla Viverna che, sorridendo smargiasso, si lasciò scappare una rauca risata. Era emozionato come non lo era da tempo. Erano i tre giudici e nessuno li avrebbe fermati dal riprendersi la propria casa. Avrebbero preso la Corruzione a calcia e ripreso in mano il proprio territorio. Era d’accordo su tutto, non c’era bisogno che lo dicesse apertamente. Si limitò ad annuire. Stava per dire qualcosa, ma poi venne la richiesta di Eaco.

    ‹‹PffAHAH!›› Ogni volta. Ogni dannata volta. In ogni situazione in cui c’era di mezzo la parola caffè Radamante rideva per qualche breve istante. Il tutto era cominciato una volta, non ricordava quando. Uno dei suoi sottoposti era andato da lui e gli aveva semplicemente detto: Un uomo entra in un caffè… SPLASH! La reazione, dopo vari secondi che Rada sentì la prima volta questa freddura, fu sentire gli Inferi rimbombare della sua possente risata per tre giorni di fila. Nessuno si è mai spiegato i motivi di questa strana circostanza. Fatto sta che da allora Rada è riuscito a ridurre gli effetti negativi della parola fino a rendere la sua reazione una semplice risata strozzata.

    Minosse, di contro, scuotendo il capo e sospirando con un rapido gesto della mano fece comparire in scena caffé e biscotti disposti ordinatamente su di un carrello posto in mezzo ai suoi fratelli. Radamante, ancora ridendo e quasi strozzandosi, prese un biscotto e lo addentò raggiante.

    maDR8pz
    narrato — ‹‹parlato››pensato°telepatia°

    NOME → Radamante
    ENERGIABlu
    SURPLICE → Viverna
    FISICAMENTE → Ottimale
    MENTALMENTE → Rilassato
    STATUS SURPLICE → Integra

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    narrato ♦ parlato<<pensato>>parlato altri



    A distanza di un giorno dal suo rientro, Salvatore aveva ormai recuperato interamente le proprie forze. L’energia che fluiva dentro di sé sembrava eruttare continuamente senza sosta. Qualcosa in lui era cambiato. Tuttavia quella forte emicrania non sembrava cessare. Un dolore perpetuo, capace di trasmettere la voglia di strapparsi via gli occhi dalle orbite o amputarsi un braccio pur di concentrarsi su altro.
    Lui e Giuseppe si erano lasciati ormai da qualche ora. Avevano parlato tanto sul passato e sul presente, di quanto le loro vite adesso fossero tanto complicate quanto intriganti. Una volta salutati pensò di essere sufficientemente stanco da crollare in un sonno profondo non appena sfiorate le comode lenzuola di quell’albergo a Funeralopolis. Passarono le ore senza riuscire in alcun modo a prendere sonno. Si girò e si rigirò nel letto nella speranza che qualcuno varcasse la porta della sua stanza per tirargli una botta in testa tanto forte da farlo svenire. Si alzò dal letto furiosamente scappando in bagno per sciacquarsi il viso più volte come in preda alla frenesia più totale. Raccolse l’acqua che sgorgava dal rubinetto con entrambe le mani a cucchiaio una, due, tre, quattro volte. La quinta volta sentì pizzicare entrambe le mani arrestando il movimento a metà. L’acqua presente nelle mani s’increspò, sembrò quasi viva mentre sentì rompere lo specchio del bagno di fronte a lui. L’enorme crepa sulla parte superiore dello stesso attirò l’attenzione dello spettro, colto alla sprovvista mentre guardava in su con aria perplessa cercando di capire cosa stesse accadendo. Numerose altre piccole crepe iniziarono a delinearsi sullo specchio in modo strano e del tutto innaturale, come a comporre un messaggio. Dopo pochi attimi il messaggio fu finalmente completo: “Tribunale – Sala riunioni – 1 ora”. L’emicrania svanì lasciando posto ad ansia e paura.

    <<cos’ho fatto adesso?>>

    Forse il rapporto di Garuda non era piaciuto tanto alle alte sfere. Decise comunque di non tardare. Raccolse i primi vestiti a portata di mano: una canottiera nera ed un jeans blu, indossò delle scarpe nere e scappò via in direzione Tribunale.

    57 minuti dopo…

    Giunse all’entrata del Tribunale, ormai aveva preso una certa familiarità con il posto. Sospirò, sperando che quei passi non fossero gli ultimi della sua breve carriera da spectre. Si fece forza e la sua espressione sul volto cambiò, cercando di mascherare il suo stato di preoccupazione. Adottò la sua celebre entrata alla Bogart, senza guardare in faccia nessuno quando ad un tratto…

    Benvenuto!

    La sicura voce di un uomo lo colse alla sprovvista appena alla destra dell’entrata.

    Ehm…uhm….Si…

    …Si schiarì la voce abbassandola un po’…

    Sono Salv-

    Si so chi sei. Salvatore Sirti. Prego, ti stavamo aspettando…


    Deglutì. Quel tipo non doveva essere un semplice receptionist. Un grosso registro aperto era poggiato sull’elegante tavolo accanto a lui, che non guardò nemmeno. Lo spectre della Fenice riuscì a percepire un’elevata quantità di energia cosmica in lui, forse superiore alla sua, nonostante il suo aspetto rassicurante. La sua eleganza risultò decisamente originale ma quello era il tribunale, si poteva fare a meno di indossare corazze o esoscheletri di carne putrefatta. Indossava un tre pezzi da uomo con una giacca a code, cravatta viola e occhiali da sole. Un elegante, quanto buffo almeno agli occhi dello spectre, cilindro sulla testa completava il tutto apparendo decisamente più alto. Superò l’ex saint con passo sicuro per poi spostarsi di lato e invitarlo ad essere seguito.

    Seguimi…


    Non poté fare altrimenti. Lo seguì con passo svelto attraverso le lunghe scalinate del tribunale fino a giungere nei piani alti. Si spostarono lungo quell’intricato labirinto di uffici fino a giungere a destinazione. Delle grasse risate risuonarono al di là della porta. “Il Custode”, così l’aveva battezzato nella sua mente, gli fece un cenno come per dirgli di aspettare un attimo fuori dalla porta, bussò tre volte per poi aprire una sola anta dell’enorme porta. S’inchinò in segno di rispetto verso i presenti…

    Salvatore Sirti, Spectre della Fenice risorta.


    Lasciò lo spazio necessario affinché il risorto lo potesse superare per giungere all’interno della sala non molto illuminata. Il Custode chiuse la porta e se ne andò senza dire altro. Deglutì nuovamente. Il mal di testa tornò alla riscossa. Avrebbe senza dubbio mostrato un’aria sbattuta e questo gli dava davvero fastidio. Si concentrò cercando di allontanare quel senso di timore riverenziale. Erano seduti in tre di fronte a lui. Riconobbe la figura di Garuda rivelatasi piuttosto amica fino a 24 ore prima. Poi altri due. La prima, una donna, sembrava piuttosto elegante, il secondo molto più casual.
    Ad un primo impatto quella riunione non sembrò avere toni troppo seri. Gli animi dei partecipanti sembrarono anzi piuttosto rilassati. Ray si spostò leggermente lontano dalla porta avvicinandosi al tavolo, mantenendo una posa non molto rilassata, con entrambe le mani incrociate dietro la schiena, come in attesa di attendere le parole dei tre.

    Buongiorno. Scusate “l’eleganza” ma sono tornato da poco e non ho ancora recuperati i miei effetti personali.




    A7JJH6v
    RayvenBronze Specter della Fenice {III}Energia Rossa



    GUrUBol

    STATUS FISICO ♦ Ok
    STATUS PSICOLOGICO ♦ Ok
    STATUS SURPLICE ♦ Non indossata

    ABILITA'


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    NOTE ♦ Scusate il ritardo :P

     
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    Baron Secretaire si richiuse la porta alle spalle e tornò sui propri passi, scendendo di nuovo un paio di rampe fino al piano inferiore. Non poteva fare a meno di pensare che il Cavaliere della Fenice si fosse presentato con una cera davvero pessima, ma immaginava di non aver bisogno di suggerire a Minosse di farlo rimettere in sesto con un giretto alle terme- o quanto meno offrirgli una sacrosanta tazza di caffè forte con ricostituente alchemico a parte- prima di buttarlo di peso nel vecchio inferno. Quello non era un posto in cui ci si potesse permettere di essere meno che vigili, stando a ciò che si raccontava.

    Sua madre aveva avuto la spiacevole occasione di farcisi spedire qualche anno prima assieme allo Spectre di Bat per una missione che il loro mandante, il Vampiro, aveva testualmente presentato come suicida. Il pipistrello aveva sperimentato personalmente quanto fosse letterale quella definizione; quanto a Brigitte, che invece era riuscita a riportare a casa la pelle della sua cheval, ancora non aveva finito di masticare amaro per quella faccenda. Secretaire si augurava fortemente che i malumori di allora non influissero sulla riuscita del nuovo incarico, a cominciare dai preparativi. Confidava che sua madre e i suoi fratelli fossero dotati di sufficiente raziocinio da capire da soli che avrebbero dovuto presentarsi sobri in tribunale (in ogni senso con cui quell’espressione poteva essere intesa), ma in ogni caso si era premurato di ricordarlo a tutti loro almeno sei volte prima di lasciare la Troisième Baronnie. A pensarci bene, forse ne sarebbe servita qualcuna in più.

    Raggiunse l’angolo della stanza in cui aveva precedentemente tracciato il Veve di sua madre e dei suoi fratelli, appoggiò la punta del bastone in mezzo alla croce centrale ed infuse in esso il suo cosmo per attivarlo, aprendo così il portale dal Cielo di Venere. Le figure dei Loa Guedé comparvero all’interno del circolo, ognuno in corrispondenza del proprio simbolo.

    Gradirei che mi spiegassi esattamente quale parte di “vi voglio presentabili” ti risulta incomprensibile, fratello…

    Tossicchiò, cercando di diradare con una mano la gran nuvola di fumo che gli era stata appena sbuffata in faccia da Baron Kriminel, apparso proprio di fronte a lui.

    Ma come, ti frè? Mi sono persino cambiato la camicia! dovresti apprezzare l’impegno…

    Se magari te la infilassi nei pantaloni… e la piantassi di appestare il Tribunale, per cortesia.


    Eppure gli era sembrato di aver utilizzato termini a prova di imbecille, per le raccomandazioni. Con un colpetto rapido del bastone intriso di cosmo gli incenerì il mozzicone tra le labbra in una vampata di fiamme viola, lasciandolo così interdetto da zittire le sue scemenze per due miseri secondi e mezzo, prima che recuperasse tutta la propria spavalderia e il suo abbagliante sorriso a 32 lame mentre si chinava per colmare il divario di altezza tra loro.

    Dentro i pantaloni ho quanto serve per essere presentabile, Suceur.

    Io ti giuro, Kriminel, che quella lingua te la faccio ingoiare se ti sfugge una cosa del genere di sopra.


    La risata roca del Barone più anziano non lasciò dubbi sul fatto che la minaccia fosse completamente caduta nel vuoto.

    Non sono io l’esperto di ingoio qui. Vuoi darmi tu una dimostrazione?

    Ma finiscila, cazzone.


    Si intromise Nibo, calando il cappello sugli occhi al fratello molesto.

    Oh, non preoccuparti, me lo ricordo bene che qua in mezzo il migliore sei tu, signorina.

    Campione indiscusso, alla faccia tua!

    Ragazzi, vi riporto su Venere a calci…


    Lanciò un’occhiata furiosa a Loraye, che aveva sorpreso a sogghignare discretamente nascondendosi dietro a Masaka. Ci mancava solo che ci si mettesse anche lei. Lo scambio di frecciatine in sé non lo scandalizzava più di tanto, anzi, se si fossero trovati altrove si sarebbe anche divertito a rispondergli per le rime; in Tribunale, però, non era nemmeno lontanamente considerabile un comportamento appropriato. Da quando era entrato al servizio di Minosse assumendo in via temporanea il suo precedente ruolo, Kriminel non aveva perso occasione per tentare di farlo cadere in fallo e fargli fare una figura meschina davanti al Giudice, spalleggiato dalla loro linguacciuta sorella minore, la più piccola. Nibo, per quanto cercasse di rendersi utile, in quel modo finiva solo per fare il gioco di quei due infami. Sua madre intervenne nella discussione, scompigliando i capelli al figlio maggiore e rifilando al secondogenito una schicchera sul naso.

    Via, bambini. Non è cortese farsi aspettare.

    Venite con me, su.

    Sospirò. Quantomeno non erano gli ultimi, a giudicare dalle presenze cosmiche che si avvertivano dal piano superiore.

    Fece un cenno alla madre e ai fratelli di seguirlo, quindi si avviò lungo la scalinata. Kriminel affrettò il passo e, con aria di contrizione palesemente falsa, gli si affiancò al lato opposto a quello in cui si trovava sua madre.

    Perdonami, sono stato scortese. Bel completo, comunque, damerino.

    Gli bisbigliò mentre si sistemava camicia e cravatta. Se non fosse stato per la puzza di fumo, sarebbe quasi potuto sembrare una persona dotata di una qualche forma di dignità.

    °Sì, Garuda ha buon occhio in fatto di stile. °

    Et pourtant je croyais que ton patron préfèrait la jupe pour sa Sécretaire personnelle…

    Secretaire gli lasciò appena il tempo di finire la frase. Con uno scatto del suo polso, la parte inferiore del bastone si srotolò ed andò ad avvolgersi attorno alle caviglie di Kriminel, per poi sollevarlo appeso a testa in giù.

    °Manca ancora di rispetto a me o ai giudici tra queste mura e ti risistemo quella gran faccia da cazzo che ti ritrovi. Intesi?°

    Gli sorrise , beffardo, mentre lo guardava reggersi il cappello con aria imbronciata.

    Palo in culo come quando ti ho conosciuto!

    °Questa te la abbuono, alla prossima ti faccio diventare bello.°

    Avrebbe tanto voluto lanciarlo, ma il tonfo della sua testaccia dura sul pavimento delle scale si sarebbe sentito forte e chiaro di sopra. Si accontentò di adagiarlo con poca grazia accanto a sé prima di ricompattare la frusta nel più comodo bastone, che fece roteare con maestria tra le dita.

    °A scanso di equivoci e situazioni imbarazzanti… °

    Questa volta si rivolse a tutti e cinque, continuando ad usare la telepatia perché la conversazione restasse tra loro.

    °Fatemi il piacere di comportarvi a modo. Mamma, cerca di evitare gli scambi di saliva con Garuda in pubblico. Per tutti, niente supposizioni sulla dotazione pelvica di Radamante in rapporto all’altezza; se sentite odore di babbuino è lui, non fateci caso. Mamma, ti ricordi di Ray?°

    … Rinfrescami la memoria.

    °Immaginavo. Salvatore, ti si è presentato come Ray quando vi siete fatti una sbronza in Averno anni fa.°

    Quello che ha bevuto dalla fiaschetta di Oussou?

    °Lui.°

    Sua madre soffocò una risata.

    Poveraccio, mi dispiace per lui.

    Con quella roba ci è rimorto e risorto un’altra volta.


    Secretaire fece segno loro di tacere, poi aprì il portone ed entrò levandosi il cappello, inchinandosi in direzione di Minosse.

    Brigitte LaCroix, Spectre di Loa Guedé, e i suoi figli- Nibo, Baron Kriminel, Masaka e Loraye.

    I miei omaggi.


    Sua madre e i suoi fratelli si inchinarono a loro volta, all’unisono, mentre l’armatura di Guedé scivolava via dalle spalle della sua portatrice per ricomporsi lungo una parete del salone. Come prevedibile, Brigitte ignorò del tutto le raccomandazioni di poco prima ed andò ad abbracciare Garuda, riservandogli un saluto più caloroso del necessario. Come non detto, pensò Secretaire sconsolato mentre raggiungeva Minosse all’altro capo della sala.

    DIVISORE

    VEVE
    NOME ♦ Brigitte Lacroix
    ENERGIARossa
    SURPLICE ♦ Loa Guedé {IV}
    STATUS SURPLICE ♦ intatta, non indossata
    STATUS FISICO ♦ buono
    STATUS PSICOLOGICO:ehsi:

    RIASSUNTO AZIONI ♦ Facciamoci riconoscere :zizi:

    narrato ♦ parlato Brigitte
    parlato Niboparlato Kriminelparlato Secretaire


    Edited by Elkade - 18/1/2019, 17:11
     
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    SCENE I

    I
    l sogno dei milli gatti era senza dubbio il suo luogo preferito di tutto il regno. In quella zona del reame onirico tutti i felini, grandi e piccoli, si riunivano durante il loro gattoso riposo per sognare i tempi in cui il mondo loro e gli umani non erano altro che prede da cacciare come topolini senza pelo. Di quell'era, o forse di quella dimensione alternativa, oramai non restava niente a parte una memoria relegata nei meandri del subconscio di ogni felino. Il Gatto Sovrano però si divertiva molto a correre con i suoi amici pelosi, a cacciare e a stiracchiarsi. I sogni dei gatti erano potenti, forse più di quelli degli umani, poiché avevano un tempo posseduto tutto e ora lo avevano perso e questo li faceva ardere di una speranza e di un rimpiato che aveva il gusto dell'ambrosia. E loro lo amavano, come un messia, come colui che un giorno li avrebbe condotti ad una ritrovata gloria. Era un vero peccato che nella loro veglia i felini dimeticassero la maggior parte delle loro avventure oniriche, di come cacciassero gli Zogg tenendoli lontani dai sogni dei mortali. O di come uniti avrebbero potuto modificare la realtà in modi che non potevano immaginare. Se solo mille gatti avessero potuto sognare all'unisono, quali miracoli avrebbero potuto compiere. Miagolò scocciato nel sentire il richiamo. Era atteso nel cielo d'Averno, Minosse gli aveva anticipato un imminente missione e suo fratello aveva sottolineato quanto la sua presenza sarebbe stata importante al fine del suo successo. Arrufò il pelo la materia onirica si piegò, lasciando i gatti ai loro sogni gattosi.

    Meow!

    Lo spazio attorno la parete destra della sala cominciò a distorcersi a scomporsi, stridendo silenziosamente, mentre la realtà soffrivas per quella innaturale imposizione di volontà. Il portale sui reami onirici era una pozza nera senza fondo attorno a cui la parete si avvolgeva seguendo forme geometriche impossibili. Comparve nella grande stanza dove gli Specter erano già tutti riuniti, osservadoli con il suo singolo occhio completamente nero. Aveva "perso" l'altro durante uno scontro con delle Progenie Stellari e i felini erano rimasti molto colpiti dalla cosa, sognavano di fare altrettanto e di onorare il loro signore, e da quel momento aveva deciso di mostrarsi a loro con quella cicatrice nonostante avrebbe potuto facilmente liberarsene. Il pelo verdastro era del tutto innaturale, così come la sua taglia, grande quasi quanto un bambino umano. I suoi compagni d'arme erano un gruppo abbastanza eterogeno. Oltre ad i tre giudici, con cui aveva avuto già il piacere di collaborare, c'erano anche un risorto e Bridgitte. Aveva incontrato quella donna quando era ancora Eddard Stark. Chissà se avrebbe riconosciuto in lui qualcosa del vecchio guerriero dei ghiacci che ora faceva la guardia alla Morfia. Creò dal nulla un grande trono barocco, proprio di fianco a Radamante, e vi ci saltò sopra.

    Salve a tutti, è un piacere vedervi tutti riuniti.

    Solo allora si rese conto che stava innavertitamente leccandosi la zampa, come un vero gatto del resto, e sgranò l'occhio in un espressione divertita. Non era il caso di mostrarsi in quella forma, molti non avrebbero capito chi avevano innanzi. Gli bastò pensarlo e in un attimo la sua forma mutò. Non più un gatto ma un bambino dalla pelle bianchissima e dai capelli dello stesso colore. Gli occhi invece erano sempre quelle nere pozze stellate, immutabili a prescindere dalla forma che il monarca onirico decideva di assumere. Era completamente nudo e aveva un sorrisetto irritante sul volto.

    Per coloro che non ho ancora avuto il piacere di incontrare mi presento. Avete innanzi a voi Hypnos, signore del sonno e Monarca Onirico dello Yumekai. Vedo che Minosse ha già fatto gli onori di casa creando un plastico della zona in cui ci muoveremo. Lasciate che lo migliori un po'.

    Il plastico fatto di fili prese improvvisamente maggior sostanza e dettaglio, diventando una vera e propria versione in miniatura dell'Inferno, ogni più piccolo particolare, dai materiali alle pozze di lava ribollente era stato ricreato e sembrava essere li da sempre. Sei statuette presero a fluttuare sopra al modello, ognuna rappresentate uno dei presenti. Sorrise pensando a quanto la cosa avrebbe dato fastidio a Minosse ma, del resto, infastidire una figura così legata all'ordine come il sovrano di Creta era una delle sue attività preferite. Nonostante rispettase molto la forza e la determinazione di quell'essere, che era andato fino ai limiti della realtà per realizzare i suoi scopi. Di contro l'immobilità che Minosse tanto desiderava era in netto contrasto con la sua natura in eterno mutamento ed evoluzione. Da quel punto di vista il Grifone era molto più simile a suo fratello e forse era proprio questo il motivo per cui aveva scelto di occuparsi così da vicino dei suoi affari. Talvolta bisogna accettare strumenti inusuali per perseguire i propri scopi. Si stravaccò sul trono, porgendo il piccolo pugno verso il Magister Orientis in segno di saluto, attendendo una risposta da quest'ultimo.

    Allora qual è il piano?


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    « Questa è una missione di ricognizione in territorio nemico e deve rimanere tale dall'inizio alla fine. »

    Stagliato contro l'arzigogolo della finestra che dava su Dedalo, Minosse sembrava una statua improvvisamente riportata alla vita. Gli ingressi degli ospiti erano stati registrati con un lieve cenno del capo, mentre il mento posato contro le dita delle mano destra implicava l'immersione profonda nell'immateriale plastico di fronte a sé. Se il suo fenomenale controllo di se stesso non avesse impedito l'esistenza di qualsivoglia tic, avrebbe probabilmente stemperato la tensione tamburellando le lunghe dita sulle labbra.
    Non c'era stato istante in cui non avesse smesso di pensare, ragionare, simulare, soppesare i pro e i contro; immobile, mentre gli ospiti arrivavano ognuno nel proprio quasi esilarante modo - una delle cose che l'armata infernale sapeva fare meglio era fingersi inoffensivi, in fondo.

    « Fino a pochi anni fa, un numero di anime che mi duole specificare era sotto la nostra guardia. Un tesoro di energia spirituale di valore ora inestimabile, dato che non solo potrebbe sostenere e popolare questa intera dimensione per millenni a venire, ma aumenterebbe le nostre forze in maniera considerevole.
    E che, al momento, potrebbe essere nelle mani dei nostri nemici.
    »


    Dapprima seduto sullo scranno centrale, a capotavola della simulazione di terreno che aveva generato, si alzò senza emettere un solo suono o cambiare intonazione della voce, che mantenne la calma glaciale consona a un generale. Dopo aver posato il suo sguardo neutro su ognuno di loro, la serietà della sentenza, seppur pronunciata con una pacatezza esemplare, sfuggì dalle sue labbra riempì la sala di una tensione gelida.

    « Non parlo solo della Corruzione, ovviamente, che al momento rimane la minaccia più consistente e pericolosa per noi, come l'attacco di qualche anno fa ha dimostrato. L'attività dei Caduti è ben nota, le loro incursioni hanno preteso l'attenzione di più di un individuo rilevante. E movimenti della realtà che riconduco a seguaci di Etere e Erebo mostrano l'inizio di una ripresa d'attenzione dei Protogenoi su questa realtà.

    Per questo motivo, dobbiamo scoprire se ciò che era nostro esiste ancora e se, eventualmente, possa essere reclamato con la forza.
    »


    Qualcosa in quel nostro fece tremare leggermente l'aria in modo inspiegabile. Non una variazione era avvenuta nel tono asettico con cui Minosse aveva spiegato la situazione, ma l'aver calcato su quel termine implicava una presa di posizione salda al punto da sfiorare una furia implacabile contro chi avesse osato insinuare il contrario.

    « Questo non è l'inizio di un discorso di incoraggiamento. Nessuno in questa sala, me compreso, ha un'idea completa di cosa troveremo una volta che Thanatos avrà aperto un accesso discreto all'Averno, in quella che chiamiamo la Giudecca. »

    Con un gesto discreto della mano, le piccole statuine sorvolarono la simulazione dell'Averno per andare a porsi in fondo, dove una volta i Giudici risiedevano a guardia del Muro del Pianto. Non aveva commentato la loro verosimiglianza con chi raffiguravano, non era la prima volta che Hypnos giocava così e non sarebbe di certo stata l'ultima.

    « Brigitte, Salvatore e Radamante hanno già sperimentato l'imprevedibilità della situazione ed è per questo che è obbligatorio che vengano con noi. Nel primo caso, in maniera fatale per chi accompagnava nella spedizione. Per questo, stavolta prenderemo il maggior numero di precauzioni possibili, tra cui l'aiuto di Hypnos stesso. »

    Guardò con calma il Monarca Onirico nel suo corpo fanciullesco e beffardo, seduto accanto a Radamante. Non c'era un modo corretto di rivolgersi a un Dio Antico tranne la cortesia e così Minosse si rivolse a Hypnos, a cui doveva il suo risveglio:

    « Il tuo dominio sulla realtà permetterà di muoverci indisturbati, finché manteniamo la massima discrezione nel mimetizzarci con l'ambiente senza interagire con i suoi ospiti. Anche se ci dovessimo separare, non sarà difficile mantenere l'efficacia sui vari gruppi su una distanza non eccessiva. »

    Spostando lo sguardo sugli altri, separò le figure di Brigitte, Salvatore e Eaco su un altro livello rispetto alla propria, a quella di Radamante e di Hypnos.

    « Andremo prima noi tre e, non appena saremo sicuri del via libera, ci raggiungerete e decideremo il corso d'azione tra quelli che abbiamo previsto. Ognuno degli eventuali gruppi avrà un membro in grado di comunicare tramite la telepatia.
    Ogni interazione con le anime o con gli eventuali nemici presenti è da considerarsi vietata a meno di ordini contrari da parte di un Giudice. Se ci scoprono, la missione è fallita. Se ci catturano, la missione è fallita.
    Ma potete stare certi che tornerete sulla Dimensione Infernale, nel vostro corpo o come Stella.

    Lady Pandora vorrà parlare con voi in ogni caso.
    »


    Un breve silenzio seguì le sue parole.

    « Partiamo immediatamente. »

    Con un lugubre rintocco metallico, la Surplice coprì le membra delicate del Giudice, mostrandosi in tutti i suoi riflessi cinerei quando le grandi ali si spalancarono per un istante. L'intera forza di Grifone risuonò nel Tribunale per un istante, insieme alla incrollabile determinazione e risolutezza che, come una scultura di metallo nero e contorto incombente sui presenti, divenne palese poco prima di quietarsi.


    Michael McCann - First and Last (Deus Ex: Human Revolution OST)



    narrato ● « parlato »pensato| telepatia |« parlato altri »

    pseudonimo ● Kazue Satō
    surplice ● Stella del Cielo Nobile, Grifone {VII}
    energia ● Nera
    schieramento ● Spectre di Hades
    fisicamente ● Ottimo
    mentalmente ● Ottimo
    status surplice ● Non indossata

    riassunto azioni ● Introduco un po' la traccia attendendo gli altri.

    abilità ●

    tecniche ●


     
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    SCENE II

    A
    vrebbe preferito di gran lunga un atto di forza, volto a dimostare la potenza degli Specter, e degli dei gemelli, alla gorgoliante massa di corrotti che aveva conquistato l'Averno. Quell'infestazione andava combattuta con ogni mezzo poiché ogni nuovo corrotto sottraeva forza al loro padrone, ma sopratutto al dio del sonno. I corrotti non dormono, non sognano. La loro industriosa mente alveare mira ad un singolo scopo e lavora alacremente per raggiungerlo in ogni singolo istante. Ad ogni Io che si aggiungeva al Noi collettivo il suo reame perdeva forza poiché a differenza della morte, momento in cui tutta l'energia onirica dei sognatori tornava nel calderone ribollente dello yumekai, la corruzione la divorava trasformandola in qualcosa di alieno e diverso, tossico per il dio del sogno come un mortale veleno.
    Tuttavia il fratello riteneva necessaria quella missione e si era speso personalmente per convincerlo ad unirsi al gruppo di esplorazione. La differenza tra i due in questo era netta. Hypnos era abituato a prendere ciò che desiderava attraverso i suoi poteri senza lunghi e complicati sottefugi, al contrario Thanatos era una abile macchinatore, uno scacchista in grado di pianificare ogni sua mossa per secoli al solo fine di ottenere un piccolo vantaggio quando sarebbe stato necessario. Questo non rendeva Hypnos uno stupido avventato ovviamente, ne doveva far sottovalutare la sua terrificante capacità di ordire piani, ma Malabruma così come i sogni che governava tendeva ad essere volubile e facile alla noia quindi per natura meno portato a certi tipi di azione.

    E sia.

    Balzò giù dalla sedia che sparì in uno sbuffo così come era comparsa. Si guardò attorno per un attimo prima di fluttuare sulle spalle dello Specter della Viverna, per poi sedervisi a cavalcioni. Guardò tutti i presenti, da una posizione che sommando l'altezza dei due a stento arrivava a superare il più basso degli altri specter, e con un gran sorriso puntò il dito in avanti.

    Vi terrò nascosti quanto più a lungo possibile ma i miei inganni non potranno celarvi se doveste cominciare a dare battaglia. Se le cose dovessero mettersi male cercate di tornare al portale quanto più rapidamente possibile. Io farò il possibile per coprire la vostra ritirata.

    Siete pedine troppo preziose pensò tra se e se, senza dirlo ad alta voce. Il suo tono era in ogni caso serio e determinato, in netto contrasto con il suo aspetto fanciullesco e i suoi modi in apparenza sciocchi. Ad accompagnare quella ritrovata serietà vi fu l'estendersi del suo cosmo cangiante. Un cosmo impossibile da confondere con quello degli altri guerrieri di Hades, freddo e alieno trasmetteva un senso di pace e quiete, unito alla sensazioe di avere innanzi una serie di infinite possibiltà in attesa di essere indirizzate verso un singolo scopo. Pura volontà di potenza al servizio del suo padrone. Non si trattava di una dimostrazione di forza ma di un segnale convenuto. In risposta al cosmo del Sonno, la Morte palesò la sua influenza aprendo uno squarcio nella realtà abbastanza grande da essere attraversato. Il portale appariva come una sottile lama nera, una spaccatura netta e precisa nel tessuto dello spazio, non dissimile ad una esile lastra di vetro nero. Persino la luce che la toccava veniva divorata e la stessa sorte sarebbe toccata qualunque essere non divino avesse tentato di attraversarlo. Gli occhi di Hypnos scintillarono mentre le stelle al loro interno danzarono, intrecciado traiettorie luminose in quei due piccoli universi in miniatura. Cinque di esse volarono fuori da quei neri pozzi senza fondo e andarono a posarsi sulle fronti dei tre giudici e dei due guerrieri spettrali.

    Questo vi garantirà protezione e vi permetterà di attraversare incolumi la spaccatura. Di norma è un sentiero che è concesso solo a noi divinità. Ora andiamo amico mio, la gloria ci attende.

    Fece cenno a Radamente di muoversi ed entrarono nel varco.

    ******



    Il sentiero degli dei era sempre freddo e dava la sensazione di attraversare uno spazio infinito per un tempo altrettanto infinito. Le menti mortali prive della protezione si sarebbero perse in quell'insensato percorso, incapaci di comprendere cosa stesse accadendo mentre i loro corpi si sarebbero dissolti sotto la pressione di mille stelle che muiono in un istante. Per il gruppetto invece il tragitto sarebbe rassomigliato ad un tuffo in un lago di acqua gelata oltre il quale c'era la loro destinazione. Nessuna strada da percorrere, nessun percorso da compiere. Solo una porta che si apre su luogo diverso da quello in cui si trovavano. La Giudecca che li accolse però fu uno spettacolo sconcertante. I ghiacci del Cocito erano in frantumi e non vi era traccia delle anime dannate. Il grande palazzo, che una volta dominava su quelle infinite distese, era ridotto ad un cumulo di macerie dimenticate, simbolo di un potere una volta assoluto e ora relegato ad un lontano ricordo. In lotananza poteva vedere il muro del pianto che, immutabile, ancora si ergeva nonstante tutto attorno ad esso fosse in rovina. L'assenza di corrotti nel cocito attirò inizialmente la sua attenzione fino a quando i presenti poterono notare l'espressionel sul suo volto mutare in una smorfia furiosa.



    Dei Campi Elisi e dei Prati di Asfodelo non vi era traccia e con essi erano scomparse le anime degli eroi e dei re, che dai tempi del mito vi riposavano. Se la corruzione aveva conquistato quei luoghi la situazione era più critica di quanto avessero immaginato. Anime così pure e potenti erano una materia prima in grado di compiere miracoli inaccessibili persino agli dei stessi. La forma del dio del sonno sfarfallò per qualche istante mentre cercava di mantenere la calma. Si rivolse infine verso la Cascata di Sangue, dove poteva percepire una strana anomalia. Qualcosa di difficile da definire, che trascendeva persino dalla sua mente non euclidea. Era qualcosa di diverso, qualcosa di sbagliato. Avrebbe atteso che tutti avessero oltrepassato il portale prima di parlare.

    Dobbiamo agire in fretta. Non c'è traccia dei Campi Elisi ne dei Prati di Asfodelo e non penso io debba spiegarvi cosa questo significhi. Inoltre è come se tutto l'Averno stesse perdendo la sua intrinseca natura spirituale, mutando in qualcosa di più fisico. Io devo recarmi alla Cascata di Sangue, percepisco qualcosa di anomalo li, qualcosa che persino io non riesco a comprendere. Devo scoprire di cosa si tratta.

    In un istante il suo cosmo li avvolse manipolando la realtà attorno ad essi. I loro corpi ora rifrangevano la luce in maniera perfetta, di fatto rendendoli invisibili alla percezione visiva.

    Sarete invisibili ai loro occhi ma non posso fare di più senza rendere palese la mia presenza in tutto l'Averno. State attenti a come vi muovete.




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    RIASSUNTO AZIONI | Mi pare tutto chiaro. I punti critici sono la mancanza di Campi e Prati e l'Albero. Inoltre ci sarebbe da controllare anche il Palazzo del Cocito per capire cosa è successo. Al momento non vediamo corrotti ma per avere info su cosa potrete trovare a seconda di come vi muovete chiedete a Gorth. Due note riguardo le mie azioni. La steillna che avete in testa vi trasmetterà sensazioni diverse a seconda dalla persona, sta a voi descrivere cosa provate. Per quanto riguarda la vostra mimetizzazione ho usato un sogno vivido per rendervi invisibli, facendo diventare il vostro corpo in grado di rifrangere la luce e creare una mimetizzazione ottica.
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    Quello doveva essere un lieto giorno. Uno di quelli che si ricordano a lungo, per questo Radamante si era preparato a dovere e stava apprezzando ognuno dei nuovi venuti. Passando dal risorto della Fenice, analizzando ogni singolo membro della combriccola di Brigitte, fino a giungere a Hypnos in persona con cui scambiò un celere bro-fist. Ogni cosa era al suo posto e si ritrovò a sorridere. Era come una riunione di famiglia, di quelle che i tengono la domenica per tenersi in contatto ed evitare di perdersi. Il tempo era un malessere che attanagliava tutti e impediva di raggiungere le gioie per i mortali, ma per loro il tempo non esisteva in leggi normali. Eppure il saggio tra i saggi maturò quel mortal pensiero di quanto fosse bello stare semplicemente lì, anche solamente sentendo la presenza dell’altro. Eppure quel sorriso non rimase a lungo sul suo volto. Il pensiero dello splash non caffè si era oramai dileguato e la realtà pretendeva di ricevere udienza. La loro missione sarebbe cominciata e con essa si sarebbe aperto un discorso ben diverso. Questo il cretese lo sapeva bene e non aveva la benché minima idea di tirarsi indietro. Non aveva intenzione di rimuginare sulle azioni. Il piano era semplice e lui lo trovava oltremodo ottimale. Entrare e uscire. Era l’unica cosa che contava.

    Sentirlo ribadire da Minosse era qualcosa di superfluo, ma sapeva quanto il fratello fosse preciso in ogni sua macchinazione. Ammirava quella sua autistica propensione al controllo. Quel suo metodico malessere con il quale desiderava il potere su ogni cosa entro il suo reame. Era come vedere un ragno che tesseva una tela fatta di macchinazioni e piani a lungo termine, mentre il vento in lontananza sembrava prendersi gioco di lui sibilando: quanto sei disagiato. Uno scenario che era oramai fantasia fissa nella mente della Viverna, ma non gli diede ulteriore adito. Accolse senza remore Hypnos sulle proprie spalle sogghignando.

    Quando la stella gli si poggiò in fronte percepì un brivido lungo tutta la colonna vertebrale. Sentì le fitte dentro le costole e inspirò a denti stretti. Era come aver ricevuto una secchiata di acqua gelida addosso nel momento più conciliante del sonno. Quello era il segnale che tutto doveva accadere in fretta. Si tenne con le mani alla propria sedia socchiudendo gli occhi ed assaporando quel momento di ennesimo risveglio. La determinazione montò nel petto e nel cuore dello spettro che si issò in piedi senza troppa forza per evitare di far caracollare il Dio del Sonno e si diede due schiaffi sulle guance. Era il momento di entrare in scena. La surplice prese posto scintillando sul suo corpo.



    ‹‹…››

    La transizione fu netta. Senza intoppi. Seguì le indicazioni di Hypnos. Ma la realtà lo colpì duramente come un macigno. La constatazione del fatto compiuto. Si guardò intorno sorridendo come un idiota, perché tale era il suo desiderio: essere idiota per non capire. Rifiutarti di completare quel pensiero che oramai era stato già compreso da tutti. Non osava neanche formularlo completamente nella sua testa, come se fosse un qualcosa di meschino, alieno a questa dimensione. Però non poteva fare altrimenti. Non c’era nulla da fare al momento. Doveva accettare quello per come era. Le anime degli Eroi e dei Re erano scomparse. Non si trovavano in quel luogo. Non erano alla loro portata. Immediatamente Radamante si portò le dita alla radice del naso per computare l’ultima parte di quel pensiero. I sentimenti si materializzarono immediatamente. La rabbia fu la prima a bussare, ma la Viverna fu abile nel metterla da parte. Dare di matto in quel momento non era la cosa migliore da fare. Era una missione di ricognizione e un urlo avrebbe attirato attenzione. Non fu difficile trattenersi, anche perché la rabbia non era il sentimento predominante. Quello che sentiva di più il Generale Infernale era un altro tipo di sentimento, la tristezza. Era triste. Gli occhi gli divennero lucidi senza neanche che se ne rendesse conto. Tutte quelle anime, anime valorose che si erano meritate l’eterno riposo erano scomparse. Chissà dove. Chissà utilizzate per cosa. Radamante conosceva ognuna di quelle entità. Ognuna aveva la propria storia e Rada le apprezzava, indistintamente, dalla prima all’ultima. Coltivava il proprio rapporto con ogni anima valorosa perché era quello che lo contraddistingueva. Lui che era il soldato di Ade più particolare, più incline al concetto di onore tra i tre giudici. Il generale indomito che apprezzava l’ardore della battaglia, proprio lui, si ritrovò a versare lacrime per quelle anime che temeva non avrebbe rivisto. Come un padre che piange per il figlio morto prematuramente, Radamante stava elaborando il suo lutto. Che fosse troppo presto non era un pensiero da prendere in considerazione, poiché quell’assunto viaggiava su un altro livello di coscienza.

    Radamante non piangeva solo per le anime, ma anche per se stesso. Per il suo senso di vuoto che aveva tentato di colmare dal risveglio. Lui che della famiglia faceva il proprio vanto, riteneva quelle anime come dei preziosi figli e quest’oggi il padre aveva subito una grave perdita. Si sentiva come se un enorme pezzo di se fosse scomparso improvvisamente, come se la consapevolezza del reintegro fosse sfumata. Si sentiva sconfortato. Si sentiva perduto. Abbandonato da una delle migliori parti di sé.

    Sospirò terminando di lacrimare e asciugandosi il viso con la mancina mentre tutt’intorno il mondo si era mosso. Hypnos aveva già fatto il suo piano d’azione. Decise di divenire operativo anche Radamante. Stare lì a piangere non avrebbe riportato indietro le anime e non gli avrebbe concesso il conforto di cui aveva bisogno. Si voltò verso suo fratello Minosse tentando di non mostrarsi sconfortato da tutto questo, ma sapeva che l’altro giudice avrebbe potuto leggergli dentro tranquillamente. Si limitò a fare un cenno.

    °Fenice Risorta, Loa Guedè, Eaco. Raggiungeteci.°

    Lanciò il messaggio telepaticamente, utilizzò il suo gergo militare, quello più distante e formale proprio per mettere in allerta Eaco. Il fratello avrebbe capito che c’era qualcosa di serio in ballo dall’intonazione del maggiore e si sarebbe tenuto al peggio. Era come sempre un modo per proteggere il sangue del suo sangue, seppur sapesse che non ne aveva bisogno. Gli veniva naturale però prepararlo al peggio e tenerlo informato su che piega avrebbe potuto prendere gli eventi. Inoltre doveva una premura ai due sottoposti che li accompagnavano. Sarebbe stata una missione difficile per loro. Doveva tentare di dare il massimo apporto per i cari che erano ancora a sua portata di mano, per quelli che poteva ancora raggiungere. Non appena fossero arrivati avrebbe esposto loro la situazione e avrebbe suggerito di incamminarsi assieme a Hypnos verso la cascata.

    maDR8pz
    narrato — ‹‹parlato››pensato°telepatia°

    NOME → Radamante
    ENERGIABlu
    SURPLICE → Viverna
    FISICAMENTE → Ottimale
    MENTALMENTE → Triste e arrabbiato
    STATUS SURPLICE → Integra

    RIASSUNTO AZIONI


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    narrato ♦ parlato*pensato*parlato altri



    Quel fastidioso mal di testa iniziava ad attenuarsi, forse a causa delle continue sorprese a cui il risorto venne sottoposto mitigando la propria concentrazione da quell’acuta emicrania verso faccende più importanti ed incontri inaspettati.
    Forse contribuì a rassicurarlo la notizia di non essere stato convocato dai tre giudici infernali per essere accusato di comportamenti illeciti ma per i suoi servigi per un’importantissima missione che avrebbe avuto luogo nel vecchio inferno corrotto, quello da cui rinacque come spectre e da cui riuscì a fuggire con un’immensa dose di fortuna e allo stremo delle forze.
    Tornare in quell’incubo non era un’idea molto allettante ma si trattava di una missione tanto importante da colpire nel profondo tutte le alte sfere della dimensione infernale a partire da Hades stesso, e poi la maggiore consapevolezza nei propri mezzi ne conferiva maggiore sicurezza senza però cadere nell’avventatezza spregiudicata di un giovane guerriero inesperto. D’altronde il solo fatto di essere stato convocato per partecipare ad una missione di massima importanza e di partire fianco a fianco con le più alte cariche del Canvas era dimostrazione di credere sia nelle capacità combattive dell’ex saint sia delle sue possibili informazioni riguardo l’Inferno corrotto che in pochi ebbero la possibilità di vedere.

    Uno di questi “fortunati” era proprio Brigitte LaCroix che a detta di Minosse aveva preso parte in passato ad una missione ad altissimo rischio purtroppo fallita, rischiando di rimetterci le penne. La cara Brigitte… Era passato un’infinità di tempo dal loro primo e unico incontro. Giunse pochi minuti dopo l’arrivo di Salvatore in compagnia del “custode” ed altri tre presentandoli come suoi figli. La cosa lo colse a dir poco alla sprovvista dato che aveva già avuto modo di conoscere un’altra figlia e con loro il conto era arrivato a ben cinque. Cercò il suo sguardo per qualche secondo nella speranza che esso venisse ricambiato così da potersi avvicinare ed esordire con un “Hei quanto tempo! Come stai?” e partire con una raffica di solite domande convenzionali. Quello sguardo non fu mai ricambiato ma soprattutto la Guedé si lanciò tra le braccia di Garuda ignorando del definitivamente il risorto. Quest’ultimo si spostò leggermente di lato lasciando passare la spectre e decise di non dire niente per evitare di rincarare la dose d’imbarazzo di cui la situazione non necessitava. Ci sarebbe stato sicuramente più in là il giusto momento per approfondire la faccenda…

    Dopo pochi attimi uno squarcio dimensionale accanto a Radamante sputò fuori un gatto con un occhio solo ma dalle dimensioni piuttosto insolite. Apparentemente molto dolce ma capace addirittura di creare un trono di fianco al giudice. Successivamente si trasformò in un bambino apparentemente innocuo dai capelli e la pelle bianchissima. Si presentò come Hypnos, dio del sonno. Un brivido corse lungo tutta la schiena del risorto constatando la vastità di quel cosmo divino che impregnava le pareti della sala del tribunale. Il suo imbarazzo toccò picchi mai provati prima riconoscendo di essere quasi il più “normale” all’interno di quel luogo, quasi noioso, facendogli provare la strana sensazione di ritrovarsi fuori posto. Avrebbe voluto rompere il ghiaccio esclamando “Toh, è arrivato l’omino bianco” ricordandosi subito dopo che in realtà l’icona dell’omonima marca di detersivi in realtà era nera e non avrebbe fatto ridere nessuno, anzi, probabilmente avrebbe rimediato una morte lenta e dolorosa o il peggiore dei castighi. Trattenne nuovamente le parole e lasciò che lo scorrere degli eventi proseguisse indisturbatamente dato che tutti i presenti sapevano benissimo cosa fare e dire.

    Finalmente prese la parola Minosse che presiedeva la riunione con tutta la sua immensa marzialità nonostante la faccenda fosse particolarmente delicata e potesse mettere in agitazione chiunque. La squadra era ora al completo e sarebbero partiti rapidamente verso l’Inferno corrotto attraverso un portale dimensionale che gli dei gemelli avrebbero aperto e curato personalmente. Gli spectre sarebbero dovuti entrare in quel terribile covo di corruzione sotto copertura, cercando di non allarmare niente e nessuno e con lo scopo di osservare, ottenere quante più informazioni possibili sul vecchio Inferno e tornare possibilmente tutti interi senza lasciare traccia del loro passaggio per potersi riorganizzare in futuro. Avevano lasciato un tesoro inestimabile ed era giunto il momento di prepararsi a riprenderselo con la forza. Spiegò che Minosse, Hypnos e Radamante sarebbero partiti in avanscoperta per poi essere raggiunti solo successivamente da Eaco, Brigitte e Salvatore. Hypnos ricordò quanto fosse necessario agire nella maniera più silenziosa possibile per non spezzare l’inganno che copriva la loro presenza agli occhi delle tremende bestie corrotte che avrebbero potuto incontrare.
    Senza perdere altro tempo il dio aprì uno squarcio dimensionale e marchiò con una stella la fronte dei restanti per permettere loro di attraversare il “tunnel” incolumi. I primi tre partirono subito permettendo agli altri di terminare i preparativi e tenersi pronti a raggiungerli immediatamente.
    Salvatore sapeva a grandi linee cosa aspettarsi una volta superato il varco dimensionale di Hypnos. Aveva avuto modo di conoscere l’Inferno già in questo stato ignorando la sua conformazione originale se non per sentito dire o seguendo gli antichi miti e leggende.

    Fenice Risorta, Loa Guedè, Eaco. Raggiungeteci.


    Il messaggio telepatico di Radamante risuonò nella sua mente con un tono di tristezza e malinconia ma al tempo stesso estremamente serio. Non sembrava avessero ingaggiato battaglia e che la situazione almeno al momento non fosse critica per la salute dei tre. Tuttavia qualcosa di terribile si era sicuramente palesato alla loro vista ed il “via libera” non tardò ad arrivare. Senza perdere altro tempo il risorto socchiuse gli occhi, allargò leggermente le braccia e dai piedi un’imponente fiamma si liberò avvolgendolo completamente per poi spegnersi dopo appena un secondo. Le parti della sua surplice si saldarono sulla pelle come a creare un tutt’uno con il suo corpo ma il suo cosmo si attenuò rapidamente. Si sentiva più forte, più veloce ed ogni molecola del proprio corpo sembrava eruttare energia cosmica da tutti i pori ma dovette contenersi. Si avvicinò al portale in modo guardingo anche se non aveva nulla da temere. Il marchio di Hypnos gli avrebbe consentito di attraversare la frattura dimensionale senza intoppi. Sfiorò con la mano quest’ultima venendo risucchiato al suo interno in men che non si dica. Il viaggio fu istantaneo e senza rendersene conto si ritrovò nei pressi de la Giudecca. Il tutto era come lo aveva lasciato in passato, pieno di macerie, ma la sua attenzione venne attirata dal desertico cocito ormai privo di anime dannate e di corrotti a guardia dello stesso. L’ultima volta dovette sgattaiolare al di fuori di esso schivando dei terribili colossi di ghiaccio. Il silenzio che li circondava era a dir poco sospetto. Tutto sommato il primo impatto con l’ingresso nel vecchio Inferno non fu una sorpresa incredibile per il risorto dato che aveva già un’idea approssimativa di cosa avrebbe trovato. Vedere però i restanti spectre scuri in volto ed estremamente silenziosi lo colpì. Era tangibile il loro dramma, la delusizione, la tristezza e la rabbia provata che faceva sanguinare il loro cuore. Era come tornare a casa dopo tanti anni e vedere la propria dimora distrutta, maltrattata e abbandonata lasciando alle spalle le terribili macerie di un luogo assai glorioso. Non conosceva la vecchia dimensione infernale originale ma sapeva benissimo cosa significava vedere la propria casa “violentata” dagli invasori. Gli si strinse il cuore mentre osservava il volto dei giudici e del dio del sonno amareggiati dallo spettacolo che gli si parò davanti. Senza perdere altro tempo Hypnos rilevò qualcosa di strano in direzione della Cascata di Sangue comunicando al gruppo l’esigenza di dirigersi lì il più rapidamente possibile. Bastò un rapido sguardo tra i vari componenti della squadra per capirsi al volo e decidere di seguire il dio direttamente alla cascata evitando di dividersi ulteriormente. La loro copertura gli permise di spostarsi con discreta tranquillità ma senza abbassare la guardia per ovvie ragioni.

    Giunti a destinazione l’ennesima sorpresa colpì l’attenzione del gruppo. Ad ostruire il passaggio verso la cascata di sangue vi era un fitto e immenso muro di alberi distorti che impedivano persino di lanciare il proprio sguardo al di là per capire cosa potessero trovare oltre. Anche gli altri componenti della spedizione sembrarono sorpresi a riguardo quindi quasi sicuramente quella fitta e malata boscaglia non doveva sicuramente trovarsi lì. Osservò per un attimo il proprio palmo della mano destra pensando di far ardere il proprio cosmo al limite e provare ad incendiarla sfruttando la devastazione delle ali della fenice ma si ricordò le parole di Hypnos e di quanto potesse essere rischiosa qualsiasi offensiva che avrebbe annullato l’illusoria protezione messa in atto dal dio stesso. Così rimase fermo ed in silenzio religioso, in attesa che gli altri potessero esporre i propri pensieri telepaticamente.



    A7JJH6v
    RayvenSpecter della Fenice {III}Energia Rossa



    GUrUBol

    STATUS FISICO ♦ Ok
    STATUS PSICOLOGICO ♦ Ok
    STATUS SURPLICE ♦ Indossata: Intatta.

    ABILITA'


    TECNICHE




    NOTE ♦ Seguiamo tutti Hypnos verso la cascata di sangue notando che la via è chiusa dall'infinito muro di alberi. Strada apparentemente sbarrata per il momento.

     
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    La distesa di rovi avvolge tutta la Prigione, intessendosi perfettamente con la Foresta dei Suicidi e con le zone lambite dalle fiamme eterne.
    Quel legno non sembra essere danneggiato dal fuoco, anzi, sembra essere in qualche modo legato ad esso. Nel deserto di sabbia i rovi sono roventi e beneficiano della pioggia di fiamme.

    Percepite tutti ora un'energia distorta ed incomprensibile provenire dal centro di questo "globo". E' qualcosa che chi ha combattuto durante la caduta dell'Averno ha già percepito anche se vagamente e a lunga distanza.
    Qui è concentratissima e vi fa soffrire. E' solo grazie al fatto di essere ora legati alla Dimensione Infernale che vi impedisce di venir corrotti istantaneamente.

    Appena chi di voi sorvola l'area e sta per tornare dagli altri, tutti venite risucchiati in un istante in quello che sembra un buco dimensionale.

    E' qualcosa di improvviso e violento, mosso da urgenza e spavento, tanto da sentirvi indolenziti e doloranti nelle articolazioni. Chi di voi è meno potente sente nausea e capogiro.

    Siete in una grotta dal cui varco potete vedere in lontananza la mitica Magnolia.
    Non ci sono corrotti e l'area è colma di fiori, simile ad un prato dell'Elisio... se non fosse per il fiume di sangue che continua a scorrere.

    Verso l'interno della grotta una vecchia vi osserva inviperita, chiusa nelle mille ruga che rendono il suo viso una maschera indistinguibile. Il corpo è compresso dai millenni ed avvolto di stracci e foglie, sorretto da un rozzo bastone.

    Ah! Cani di Ade come al solito rozzi e inopportuni! Non vi basta il nuovo buco infernale dove ora dimorate? Folli! Folli! Sono anni che studio, che cerco e che scopro... andate altrove a giocorare ai divoratori di mondi, state per rovinare tutto proprio ora che si sta rivelando!

    La donna è fuori di sé ed i suoi occhi sono braci roventi.

    Attorno a lei la grotta è completamente disadorna, salvo per tre cani neri che dormono profondamente, russando persi nei loro sogni.




    3Am36Fn




    NOTA: Intervengo perché è stato toccato un punto di trama, interverrò ancora quando avrete deciso come interagire con la tizia.
    I Tre Giudici la riconoscono, è Ecate.
    Hypnos è stato dormiente e sognatore per tutto il periodo in cui l'usurpatore ne ha preso il posto, quandi sa chi è ma tramite sogni altrui.
    Per info chiedete :zizi:



     
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    Non c'erano sfumature sufficienti per descrivere lo sgomento di fronte a un Averno vuoto. Non c'era tristezza che fosse in grado di dipingere il viso di Minosse nel vedere la silente sofferenza di Radamante, il più saggio; il più valoroso; il più colpito da quella enorme, prevedibile tragedia. Rare erano le anime che meritavano il sorriso della Viverna, la sua mano protesa e l'altra intenta ad aprire i bianchi cancelli dei Campi Elisi.
    Rari erano quegli attimi di riposo e speranza nel lavoro di un Giudice il cui sguardo ha oscillato per millenni fra l'ignavia e i peccati più osceni concepibili dall'animo umano. Talvolta erano abissi così neri che solo Minosse avrebbe potuto giudicarli senza cedere alle emozioni nell'emettere l'unica e giusta sentenza, moderando fra i propri fratelli nei casi in grado di infiammare anche l'animo di Eaco e rendere gelido quello di Radamante.
    Così rari, che bastava uno sguardo per riconoscerli. Un balsamo sul cuore freddo, un raggio di sole nei meandri più tetri della terra. Radamante li percepiva e li accoglieva di persona, senza che Minosse dovesse muovere un dito o proferire parola, prima di spalancare quel fugace spiraglio di luce che Hades aveva riservato a chi luce era in grado di emetterla dall'anima.

    Ora c'era solo tristezza e vuoto. Minosse accolse quella sensazione dentro di sé, perché non c'era alcun gesto che potesse essere compiuto per lenire la sofferenza di Radamante senza comprenderla, e così il fratello fece. In silenzio, finché Viverna non alzò lo sguardo umido di lacrime sugli occhi asciutti di Grifone: l'unica parte dei loro visi, terribilmente umani, in grado di lasciar trasparire la loro vera essenza, la loro vera età e il loro vero stato d'animo nei confronti della situazione.
    Da quando aveva incontrato Oceano, dentro Minosse era andata strisciando la sensazione di un'inevitabilità che, almeno in parte, lo aveva protetto dalla totale sorpresa. E la sua innaturale capacità di processare le emozioni aveva permesso di mantenere la calma, bloccando la rabbia - vera, cruda e giustificata nei confronti della propria impotenza - in un nodo duro e pulsante dentro di sé, attaccato e sezionato a sua volta da una logica ferrea per essere ridotto in pezzi. A fatica, immensa fatica che, in qualcuno che faceva del controllo completo di se la propria caratteristica principale, fu abbastanza da permettere a qualche stralcio di emozione di indurire l'espressione del Giudice in maniera visibile.

    Nel tempo che gli altri impiegarono a raggiungerli, Minosse era ancora visibilmente turbato. I capelli si agitavano intorno a lui come un nido di serpi, mentre l'espressione del viso tradiva una gelida e rarissima furia. Entrambi i pugni serrati, stretti al punto che il metallo quasi infrangibile di cui era composta la Surplice gemeva. Il volto fisso verso il punto indicato da Hypnos, in linea d'aria corrispondente alla Sesta Prigione. Grifone avrebbe saputo orientarsi in quel luogo ad occhi chiusi, eppure era quasi impossibile ormai riconoscere la geografia di ciò che era stata la sua dimora per un quantitativo sterminato di secoli. Con le rovine della Giudecca alle spalle, la piana gelata del Cocito accoglieva altri tre cumuli di macerie: Caina, Antenora e Tolomea, le dimore dei Giudici, giacevano aperte e divelte in ogni pietra, su cui la furia dei dannati si era accanita con particolare foga.
    Niente era rimasto, se non i ricordi.

    « Veniamo con te, Hypnos. »

    Disse semplicemente, entrando poi nella fenditura fra lo spazio che il dio creò per varcare in una frazione di secondo una distanza considerevole come quella che separava la Giudecca dalla sede del Mokurenji, il Ciliegio Infernale. O meglio, dove avrebbe dovuto trovarsi.

    E dove invece, gli Spectre avvertirono qualcos'altro, fra rovi che avviluppavano il terreno della Prigione in modo impossibile.

    ƎWOƆƎᙠ
    Become


    DU8lfrE

    Go Shiina - Madness (Juuni Taisen OST)




    Minosse fece un passo indietro. Repentino, istintivo, irrazionale. Il respiro gli morì in gola mentre le dita si contrassero violentemente, facendo scricchiolare le articolazioni. L'equilibrio, la bilancia del giudizio infernale ebbe un tremito intenso, impossibile da trattenere in ogni modo, perché ciò che lo dilaniò era un conflitto così lacerante che ogni ferita, ogni dolore provato fin dall'inizio impallidì e perse importanza per un istante. ▮ era stato colpito dal Chaos ed era sopravvissuto. Grifone si era difeso da paradigmi titanici. Minosse aveva subito le fiamme di Apollo, il Keraunos, mille e più sensazioni che gli avevano provocato sofferenze indicibili.

    Le avrebbe provate tutte di nuovo, insieme, pur di distruggere ciò con cui venne in contatto in quel momento.
    Non esiste modo nella lingua umana di descrivere la sensazione che un immortale prova di fronte alla Corruzione. Ciò che per gli umani era un semplice nemico, un'entità aliena in grado di strappare l'umanità e convertirla in carne che odia...era molto di più. Perché negli umani, Minosse aveva visto l'assenza di una componente più fondamentale della paura e Oceano aveva confermato che ciò era intenzionale.
    La repulsione innata alla prospettiva di diventare parte di qualcosa. Un'unica mente, un'unica direttiva alveare, il pulsante ronzare della volontà collettiva in grado di strappare ciò che sei pezzo per pezzo. Martellando ogni chiodo, trasformando l'individualità in qualcosa di liscio, sfuggente e semplice da perdere all'interno di milioni di altri pezzi tutti uguali, vibranti di un'altra vita.

    ƎW∩SNOƆ
    Consume.



    Un'unica vita, rispetto a ciò che sei nato per essere. E Minosse sentì quella vita toccarlo, minacciare con le proprie propaggini la propria mente, la propria conoscenza, le proprie essenze. Vide la propria Storia, tutte le Storie che conosceva disperdersi dentro quella massa vivida e pulsante; percepì la prospettiva di deformarsi e fondersi insieme a tutto ciò che aveva vissuto e avvertì la propria umana carne desiderarlo con una tale forza che l'involucro umano rischiò di creparsi, tale fu la repulsione che ciò che lo abitava provò di fronte al diventare uno con....

    ƎΛI˥
    Live.


    ƎΛI˥


    ƎΛI˥


    ƎΛI˥

    N̴͘͜͜O̷̕!̷̛


    Minosse di Grifone espirò e grosse gocce di sangue caddero sui piccoli fiori bianchi. Le mani tremanti aggrappate agli spallacci della Surplice, sulla cui superficie le scritte fittissime e indecifrabili persero la propria luce: l'armatura infernale, frutto di un rituale irripetibile all'interno del dipanarsi degli eventi, era stata la chiave della sua salvezza. Della salvezza di tutti loro. Gli occhi sbarrati misero a fuoco l'ambiente prima di voltarsi di scatto, usando il dorso della mano per tamponare il sangue che gocciolava copioso dalle narici. Loa Guedé e Fenice erano a terra, scossi tanto dal rischio trascorso che da quello che poteva essere solo uno spostamento dimensionale forzato. Eaco e Radamante...Minosse li guardò e, tra le ciocche nere abbandonate a loro stesse che gli ricadevano sul viso, annuì appena. Nessuno dei tre riuscì a usare la mente, dovendo rimediare con semplici gesti fisici, rozzi rispetto a ciò che la rapidità di un pensiero poteva dare. Stavano bene. Scacciò dalla mente l'idea di ciò che sarebbe potuto accadere, concentrandosi prima su Hypnos - sano, seppur anch'egli disgustato e provato - e poi sulla figura che si stagliava nell'ombra, stringendo il bastone puntato nella loro direzione.

    « Siete sempre stata...la più sapiente...Triplice. »

    Dapprima esitante e ancora roca, la voce di Minosse si fece man mano più tranquilla, sebbene la cautela fosse percepibile. Ecate, la dea nera, era sempre stata sfuggente fra gli olimpici. Mai coinvolta nelle trame, mai rapita da altra ambizione se non la ricerca di quei segreti che i Titani avevano portato con loro dopo la loro caduta. E dei segreti che anche essi ricercavano, nascosti fra le pieghe del Cosmo. Non si trattava di una figura da poco e trovarla lì, in mezzo alla Corruzione ma a quanto pare intoccata da essa, poteva significare solo una cosa.

    « Nascondersi in piena vista, quando tutti sono caduti, vi ha permesso un privilegio raro che non mi stupisco sia in mano vostra, al momento. »

    Lentamente, la massa scura riprese debolmente movimento e si riordinò in una cascata fluida, ancora sparsa sul pavimento, ma non più disordinatamente.

    « Questa minaccia insita nel creato...Ade vuole i mezzi per contrastarla. E prima di essi, vuole la conoscenza, perché senza di essa si è solo un infante che percuote alla cieca l'aria con un bastone di legno. Cosa sta per rivelarsi? Per cosa ha usato le anime dei dannati? Quanto tempo c'è? »

    Parlò piano, in fretta, consapevole che si trattava di un'occasione fin troppo preziosa per essere sprecata. Se erano capitati per errore in quell'appostamento, valeva la pena cercare di carpire qualcosa prima di tentare una ritirata...sempre che Ecate fosse disposta a lasciarli andare. Mille piani si affaccendarono uno dopo l'altro nella mente di Minosse, che si trovava privato delle proprie armi più letali in quel frangente pericoloso...ma non di meno non perdeva la propria essenza.

    Non dopo aver lottato per essa.

    narrato ● « parlato »pensato| telepatia |« parlato altri »

    pseudonimo ● Kazue Satō
    surplice ● Stella del Cielo Nobile, Grifone {VII}
    energia ● Nera
    schieramento ● Spectre di Hades
    fisicamente ● Ottimo
    mentalmente ● Ottimo
    status surplice ● Non indossata

    riassunto azioni ● Introduco un po' la traccia attendendo gli altri.

    abilità ●

    tecniche ●


     
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    Nemmeno per un singolo secondo Eaco avrebbe mostrato qualsivoglia debolezza agli occhi dei suoi commilitoni. Mai avrebbe comunicato loro il terrore e il malessere che stava provando in quel momento. Eaco camminava piano, dopo aver ricevuto il messaggio di suo fratello Radamante. Eaco camminava piano, dopo aver tastato col proprio stesso spirito il raro sentimento di preoccupazione che sentiva bene attanagliare le viscere di Minosse, anche a dovuta distanza.
    Eaco camminava piano, con le mani dietro la schiena e il petto in fuori come una vela maestra; lo sguardo, neutro e concentrato, analizzava ogni centimetro quadrato sul quale si poggiava, per centinaia e centinaia di metri.
    Sentì il dolore di Radamante, attanagliato dalla perdita delle anime valorose, vide una lacrima o due scendere sul suo viso. Più tardi, se fossero sopravvissuti, lo avrebbe preso a schiaffi dietro le orecchie per essersi azzardato a mostrare anche solo una minima debolezza di fronte ai colleghi.

    In fondo però, non lo biasimava. Radamante era da sempre circondato da guerrieri, Eaco da soldati; e da soldato ragionava.
    Ragionando da soldato si comportava quindi da soldato, con tutti gli onori e oneri del caso.
    Ogni secondo che passava sentiva l’orribile peso del perpetuo tentativo ambientale della corruzione di alterare la sua stessa linfa vitale, mutandolo in un mostro senza volontà propria, agglomerandolo nell’hivemind totale dei nuovi inquilini di quell’Inferno distrutto. Distrutto ma non scomparso.

    Avrebbe voluto azzardare, anche sottovoce, un “potrebbe andare peggio”, ma tirare troppo la corda con la facciata del sergente istruttore senza emozioni avrebbe fatto venire qualche dubbio a tutti, a partire dai suoi fratelli e Salvatore, che la guerra la conoscevano bene, che conoscevano bene come un’entità, di qualsiasi genere, reagisce alla brutale crudeltà dei conflitti.
    Ma quella guerra non era, bensì più una malattia, paragonabile a un’infezione pericolosa e insidiosa, oltre che fastidiosamente testarda.
    Si avvicinò al fratello della Viverna, non disse nulla, non lo toccò nemmeno, gli passò oltre. Un gesto che valse più di mille parole. Non lo considerò, era arrabbiato con lui, sconfortato dal suo comportamento che però, nel profondo, invidiava. Lui non poteva permetterselo.

    Sentiva il peso di ogni sguardo di ogni soldato Grimoire, di ogni anima a Funeralopolis che ignara di tutto contribuiva in minima ma collettiva parte alla buona riuscita della missione. Tutta quella fatica dopotutto avrebbe giovato anche alla città stessa, se in qualche modo fossero riusciti a portare a casa qualcosa, qualsiasi cosa.
    Balbettò veloce qualcosa sul perlustrare la zona, allargando poi le ali e gettandosi in quota con una minuscola quantità di cosmo, abbastanza da lanciarlo qualche decina di metri sopra il brullo e massacrato terreno.
    Foresta. E fiamme. Si estendeva a perdita d’occhio. Legno apparentemente intonso e fiamme apparentemente innocue lambivano ogni metro della distesa vegetale.
    Avrebbe riportato la notizia ai suoi compagni di sventure, atterrando dolcemente, toccando il terreno con fare sicuro. Niente di tutto questo.

    Una forza esterna, o probabilmente ben più interna di quanto lo fossero i veri inquilini infernali, li trascinò tutti in un altro luogo. Non seppe nemmeno come successe, sentì semplicemente il proprio senso dell’equilibrio svanire totalmente, mentre il cervello preparava i muscoli per un atterraggio che mai avvenne.
    Istanti di terribile attesa passarono prima che il Giudice vide a pericolosa distanza il terreno scuro di quella che successivamente riconobbe come una strana grotta.

    Atterrò rovinosamente spalancando prima le ali per rallentare la caduta il più possibile, chiudendole poi attorno a sé per rotolare un paio di volte sul terreno, distribuendo l’energia cinetica il più possibile.
    Si rialzò, notando di dare le spalle a tutto il resto del gruppo, lì con lui.
    Sentì una voce famigliare, ma lontana nei suoi più antichi ricordi.

    Essendo l’ultimo in fondo alla fila di guerrieri, poté sperare di essere quello notato di meno, riconoscendo nella voce e nel comportamento Ecate. Avrebbe preferito un enorme corrotto divora pianeti.
    Seppe benissimo che per quanto si fosse impegnato non sarebbe mai riuscito a nascondersi alla vista dell’olimpica. Non ricordava nemmeno l’ultima volta che la sentì anche solo nominare. Quella sua nuova reincarnazione riservava sorprese su sorprese.
    Provò a rialzarsi rizzando la schiena come di consueto, ritrovandosi invece a barcollare vergognosamente per lunghi attimi notabili da chiunque, vedendo gli stessi effetti sui suoi commilitoni.

    Avrebbe voluto aprire bocca e rispondere a tono all’antica dea, bloccato solo dalle parole di Minosse, che coprirono gran parte del lavoro. Purtroppo, educatamente.
    Si limitò ad annuire in silenzio, respirando piano in un’improvvisata meditazione per recuperare al prima possibile il vigore perso nel portale.

    Gli occhi misero a fuoco oltre l’entrata della caverna.

    La Magnolia. Immediatamente il suo sguardo dimenticò quasi totalmente la presenza dell’olimpica, concentrandosi sulla meravigliosa pianta leggendaria, miracolosamente intatta.
    Abbassò gli occhi, sorpreso dal contrastante connubio sul terreno circostante. Sangue e fiori. Poetico, in altri contesti. Terrificante, in quel momento.
    Inconsciamente si ritrovò a testare le superfici alari della surplice, in un click clack continuo di variabili aerodinamiche. Un anti-stress efficace, soprattutto considerato l’inquilina non richiesta a pochi metri da loro.



    hiaAmxR

    Narrato ‡ “Parlato”“Pensato”“Parlato”

    NOME ‡ Ethan Bennet
    ENERGIABlu
    SURPLICE ‡ Garuda [VI]
    CASTA ‡ Spectre di Hades
    FISICAMENTE
    MENTALMENTE ‡ //
    STATUS SURPLICE ‡ //

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    La voce di Radamante era giunta atona alla mente di Brigitte, così distaccata che le ci era voluto qualche istante per capire a chi appartenesse. La leggerezza con cui l’aveva visto scherzare con una delle creature più antiche e potenti dell’universo- sebbene in forma di gatto orbo dai colori improbabili o di bambino monello- era svanita, soppiantata da una freddezza che aveva faticato ad associargli e che per questo le aveva dato i brividi. Aveva provato ad avere fiducia nella guida di Pandora e nella lungimiranza di Minosse, a convincersi che questa volta sarebbero tornati a casa senza altre ferite da leccarsi in attesa di tempi più propizi, ma il gelo di quelle poche parole pronunciate dal Magister Orientis erano state solo il preludio ad uno spettacolo agghiacciante che andava ben oltre ogni sua cupa aspettativa.

    Scosse la testa, incredula di fronte all’evidenza a cui non riusciva a dare un senso. Di tutte le anime non toccate dal peccato, le più rare per purezza e valore che avevano meritato di non conoscere mai il dolore delle pene infernali, non era rimasta la minima traccia, così come del paradiso che era stato la loro ricompensa. Non era in grado nemmeno di formulare nella propria mente una domanda adeguata ad una situazione del genere. Che senso aveva tutto ciò? Cos’avrebbero potuto fare, sempre che ci fosse modo di rimediare ad una simile catastrofe? Non poteva essere reale. Era ingiusto. Poteva solo immaginare quanta forza di volontà dovesse occorrere a Radamante per non cedere all’ira o alla disperazione, lui che quelle anime le aveva custodite per secoli e che a causa del male strisciante che si era impossessato degli inferi aveva dovuto abbandonarle. Se anche avesse potuto comunicare con lui senza usare la voce, non avrebbe mai saputo trovare parole in grado di donargli un briciolo di conforto.

    Si limitò ad annuire meccanicamente alla proposta dei Giudici di seguire Hypnos. Aveva sentito Hypnos parlare, ma sul momento era ancora troppo distratta dalla recente scoperta per rendersi conto di cosa significasse ciò che aveva detto. Realizzò solo in un secondo momento che quell’intrico di rovi ardenti si trovava dove avrebbe dovuto esserci la cascata di sangue. Quando lei ed Aeglos si erano inoltrati in quel luogo, quasi tre anni prima, non avevano trovato nulla di tutto ciò. Cercò di attirare l’attenzione di Minosse allungando una mano verso di lei per spiegarle a gesti la situazione e quanto la preoccupasse, ma prima che potesse raggiungerla sentì come una mano gelida accarezzarle il cuore e l’anima. Si bloccò sul posto, trattenendo il respiro e mordendosi l’interno delle guance e la lingua fino a farli sanguinare pur di soffocare l’urlo che altrimenti avrebbe tradito la loro posizione.

    Non le era mai capitato di percepirla così vicino, di sentirsela strisciare addosso e farsi toccare in maniera tanto intima e indecente. Quel contatto le dava il voltastomaco, la faceva sentire sporca in un modo che nemmeno avrebbe mai immaginato di provare, eppure le sordide lusinghe che le riservava avevano un certo qual fascino perverso a cui non riusciva ad essere immune, nonostante il disgusto. Fino a quel momento non aveva mai capito come si potesse cedere volontariamente a qualcosa di così mostruoso e degenere, e avrebbe di gran lunga preferito tenersi il dubbio in eterno piuttosto che sperimentarlo sulla propria pelle.

    Non avrai anche me.

    Strinse le palpebre ed inghiottì il sangue e la saliva che le stavano riempiendo la bocca.

    Ti sei presa lei, io non mi arrenderò.

    Non voleva vedere, non voleva ascoltare, non voleva sentirla in nessun altro modo. Riprese fiato mentre le lacrime cominciavano a scorrerle sulle guance senza controllo.

    Mio marito non ha ceduto e non lo farò neanche io. Non ci avrai mai. NOI RESISTEREMO!

    Come a contraddire i suoi pensieri, una forza soverchiante la abbatté con una rapidità e una violenza tali che riuscì a rendersi conto di cosa fosse accaduto solo quando l’elmo le si riempì di terra e di petali di asfodelo. Ci era andata vicina. Si rannicchiò, tremante, aggrappandosi spasmodicamente al pettorale dell’armatura senza più preoccuparsi di nascondere il cigolio del metallo. Si strappò la mezza maschera dal viso mentre reprimeva a forza un conato e boccheggiava in cerca d’aria, il sangue che le colava dalle labbra nonostante le ferite stessero iniziando a rimarginarsi.

    Cani di Ade come al solito rozzi e inopportuni!

    Alzò gli occhi per provare a mettere a fuoco la figura che aveva appena sentito parlare. Il tono della sua voce era ostile quanto le sue parole, in quel piccolo barlume di lucidità che Brigitte andava lentamente recuperando, non poté fare a meno di notare quanto l’energia che emanava fosse diversa da quella massa di putridume corrotto che aveva assalito lei e probabilmente i suoi compagni. Se era corrotta, lo nascondeva bene. Si chiese se fosse stata lei ad averli trascinati via dalla trappola in cui erano caduti e, se così era, perché non avesse lasciato che se sbrigassero da soli invece di intervenire. Considerato il tono di sdegno con cui si era rivolta a loro, forse l’alternativa sarebbe stata ben peggiore. Tuttavia, la sua sfrontatezza suggeriva anche altro: se poteva permettersi di rivolgersi in quella maniera ai tre Giudici dell’Ade e ad uno degli Dei Gemelli senza temere ripercussioni, non era da sottovalutare affatto… tanto più che aveva dato loro ad intendere di riuscire a vederli anche oltre l’illusione di Hypnos, che non era cosa da poco.

    Fu Minosse la prima a prendere la parola, dando voce ai dubbi dei presenti. Avevano di fronte un’olimpica, dunque, sfuggita alla corruzione proprio perché si era celata dietro di essa. Difficilmente la Triplice, come l’aveva definita il Grifone, avrebbe fornito loro più indizi di quanto non avesse già fatto, ma non tentare avrebbe significato sprecare un’occasione.

    Mentre Kazue parlava, Brigitte si mise in ginocchio per osservare meglio il luogo in cui si trovavano. In un primo momento, notando i fiori che ricoprivano il terreno tutt’attorno, pensò che si trattasse dell’Elisio che credevano scomparso. Il conforto che quel pensiero le diede, però, svanì appena si rese conto del fiume rosso che scorreva poco lontano. Erano ancora nella stessa Prigione. Oltre, sull’orlo della cascata di sangue, svettava il Mokurenji ancora apparentemente intatto.

    Bor-

    Brigitte attese che Minosse tacesse prima di intervenire.

    Voi avete protetto la Magnolia dalla Corruzione…

    Esitò. Non sapeva come l’anziana Olimpica avrebbe reagito a ciò che stava per dire.

    … e non solo da quella.

    DIVISORE

    VEVE
    NOME ♦ Brigitte Lacroix
    ENERGIARossa
    SURPLICE ♦ Loa Guedé {IV}
    STATUS SURPLICE ♦ Indossata, intatta.
    STATUS FISICO ♦ Buono
    STATUS PSICOLOGICO ♦ BORDEL.

    RIASSUNTO AZIONI
    ABILITÀ
    Elle est pour toi, maman, pour toi que j’aime tant
    [Régénération]
    Brigitte è in grado di attingere alla forza vitale dei suoi figli spirituali. L’energia che le trasmettono le consente di rigenerarsi continuamente, impedendole di invecchiare e permettendole di guarire più rapidamente del normale. Durante la guarigione, il suo corpo emana piccole scintille violacee fino al completamento del processo.

    Mes amis viennent de l’Au-Delà
    [Évocation]
    Il legame tra Brigitte e la sua famiglia adottiva è abbastanza forte da consentirle di ricevere aiuto immediato da uno dei suoi membri qualora ne avesse bisogno.

    TECNICHE
    EVOCAZIONE
    narrato ♦ parlato Brigittepensatoparlato altri
     
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    Ecate vi ascolta infastidita e nervosa, facendo cadere sempre l'occhio oltre il varco della grotta.

    Re Minosse, ciò che desidera Ade è assolutamente irrilevante. Il vostro re mostro finalmente ha scelto di seguire la sua reale natura donandosi al sogno di nulla dei suoi maestri nascosti... e ora rivelatisi.

    Dice indicando sull'ultima frase Hypnos. E' evidente l'acredine che prova per Ade e nulla fa per nasconderla.

    Tuttavia la situazione richiede la nostra collaborazione se non vogliamo aggiungerci alle forze della Corruzione


    Poi, voltandosi verso Brigitte, sorride amara.

    Difeso? No, l'Hypomnesis è inaccessibile anche per me. Dalle sue radici è sorta la prigione in cui siamo ed i corrotti ne escono ed entrano come desiderano. I legami tra l'albero e la Corruzione sono ancora oscuri... ma conto che non lo rimangano ancora per molto.

    Lentamente si avvia verso l'ingresso, mentre i suoi cani iniziano a svegliarsi e ad annusarvi annoiati.

    Ebbene, Minosse, ti dirò ciò che so e ciò che voglio scoprire.
    Quando la Corruzione si riversò sul mondo lo fece con un esercito sconfinato di abominii, poi avvenne il contagio.
    La malattia si estese attraverso il cosmo colpendo quasi tutte le divinità più vicine ai mortali. Io e pochi altri riuscimmo a salvarci grazie alla nostra conoscenza o alla distanza che ci separava dagli affari degli umani.
    Da allora iniziai a cercare senza sosta informazioni... fino a giungere qui.
    Qui studiai le ferite sulla trama del Cosmo e vidi ciò che mi fece comprendere l'immensità della minaccia... non dalla terra venne quel misterioso e sconfinato esercito, ma da qui.
    L'Averno, e nello specifico questa prigione, generò la prima ondata che giunge sul mondo dei viventi a spargere il morbo.
    Dopotutto, sempre da ciò che scoprii, Ponto era ancora vincolato dal sigillo di Gea, sigillo che costò alla dea la follia e l'avvio del Ragnarock.
    Chi riuscì a liberarlo? Chi lo condusse nuovamente a noi? Non il suo celebrante liberato dai ghiacci del Tempio del Sud.
    Io penso che sia una qualche potentissima anima dannata qui prigioniera... ma chi?
    Inoltre le più terribili erano vincolate nel Cocito, non in questa prigione di infelici e violenti...
    Tuttavia quell'energia che vedo all'origine dell'attacco che quasi distrusse il vostro signore, sta ritornando proprio qui... quindi presto avrò finalmente risposta alle mie domande.


    Ghignò gracchiante al pensiero, stringendo il bastone come un soldato stringe l'arma prima dell'assalto.

    Ah, per cosa usano queste anime? La corruzione da nuova vita a queste anime dannate e nuova carne... sembra un processo non automatico e abbastanza complesso. Quel che è certo è che la struttura stessa di questa dimensione spirituale sta cambiando in qualcosa di più simile ad una dimensione materiale... in quanto? Spero il più in là possibile, o avremo miliardi di nuovi corrotti pronti a travolgere ogni cosa.

    Un suono di cetra vi interrompe, seguito immediatamente da quello di un flauto.

    Quale gradita sorpresa, non trovi fratello?
    Oh sì fratello mio, anche il traditore si è presentato, forse per restituirmi il suo potere?
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    Hypnos e Thanatos, o meglio, i loro usurpatori, sono accanto all'albero le cui foglie sembrano rispondere alla soave musica.

    Non ne avresti bisogno, ora disponiamo del vero potere
    Hai ragione fratello, l'effimero mondo dei sogni è nulla contro l'immenso dominio della Vita.

    La loro musica si alza e radici strane sorgono dal terreno, andando a formare migliaia di creature formate da legno e fiamme.
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    I cani di Ecate iniziano a ringhiare, così come il cosmo della dea.

    Vermi maledetti non ho tempo da perdere con voi, portatemi il vostro padrone immediatamente.

    Oh arriverà, arriverà.
    Si è saziato per anni di sofferenza e rivalsa, conto che a breve abbia finalmente le forze per riaversi, ma penso sia giusto dimostrarvi degni di incontrarlo... non credete?

    Il ghigno del falso Hypnos corrisponde allo scatto degli abomini, che subito si riversano urlanti verso la caverna.
    Ecate spalanca le braccia spezzando la roccia e letteralmente distruggendo la grotta e travolgendo con i suoi detriti buona parte dell'esercito, per poi lanciarsi verso i due assieme ai suoi cani.
    La loro forma muta, divenendo anch'essi abomini formati da legno e fiamme.

    AxkLq6Y


    Le tre energie divine iniziano a danzare una danza mortale, mentre i mostri sopravvissuti vi si lanciano contro.




    3Am36Fn




    Botte.
    Affrontate un mega esercito, quindi per sopravvivere dovere gestire la situazione in modo coordinato.
    Descrivete pure il tutto in modo autoconclusivo, ognuno descriva cosa farà. Sarà molto faticoso, quindi tenetelo in considerazione :zizi:
    Per domande contattatemi pure :zizi:
    NOTA: Ecate vi spiega cose come se desse per scontato che voi sappiate tutto il resto, tipo mega professore che parla con gente non conoscitrice della materia. Se siete confusi è normale :zizi:



     
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