You are the blood.

Pan- Johanna

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    Svezia, contea di Skåne.
    Ore 11:18

    Terra fertile, assolutamente pianeggiante, punto focale dell'economia del nord Europa per secoli. Era anche piena di meraviglie umane, come un sistema ginormico di ponti miracolosamente ancora in piedi. Un bel posto con pochi difetti.

    Ma in quel momento, nulla di tutto questo interessava a Dennis.
    Era un momento speciale, quasi catartico. Si era torturato per mesi pur di trovare il posto perfetto, il giorno perfetto, il cibo perfetto.

    Era nel bel mezzo di una pianura poco distante da un boschetto, seduto ad un tavolo da picnic. Stava mangiando da cinque minuti. Il suo pasto aveva compreso porridge di riso, banane, prugne e una bottiglia di Pepsi sgasata fortunatamente ancora non andata a male. Mangiava senza fretta, con ancora parte dell'elmo in testa. Quel cibo era ad alto valore energetico, la bevanda sgasata era un must per avere un efficiente rapporto di energia. Era stato fortunato a trovarla. Doveva dare il massimo, si era preparato psicologicamente a quel giorno.

    Il posto non era stato scelto a caso. Ampio, prezioso, senza nessun tipo di attività rilevante per chilometri. Qualsiasi problema di stampo territoriale poteva essere risolto con una facilità immensa, semplicemente accennando ai vicini Asgardiani. Bieffe era sicuro che non si sarebbero offesi se avesse usato quella pianura per un po' non c'era assolutamente nulla per chilometri, e quello che doveva fare era più importante di qualche eventuale cratere sul terreno.

    Il giorno era temperato, qualche nuvola in cielo, il sole brillava sull'erba, l'aria era fredda, ma i raggi luminosi la scaldavano, creando un equilibrio perfetto.

    Prima di partire e di sistemare la sua piccola postazione, aveva dato ordine al suo primo ufficiale (titolo assolutamente arbitrario dato da Bieffe stesso) di NON intromettersi, di NON contattarlo per diciotto ore, e assolutamente, improrogabilmente e sotto corte marziale costituita dai suoi pugni, di non riferirsi a Pan come Bieffe o (gasp!) Dennis in nessun tipo di comunicazione, neanche verbale, a partire da sette giorni prima del giorno fatidico, fino a ventiquattro ore dopo.

    Il tassello più importante del mosaico era anche quello più spinoso:
    Come avrebbe attirato la sua attenzione senza farsi scoprire?
    Ci aveva perso il sonno, il suo piano poteva andare in fumo in un minuto se non avesse organizzato il tutto nel modo più perfetto che gli era stato possibile.
    Fece armeggiare i migliori esperti in comunicazioni che riuscì a trovare, coi quali riuscì a inviare un segnale su alcune frequenze captabili anche dai marine in ricognizione in alcune zone calde.

    .--. .-. .. -- .- .-. -.-. .... / .--- --- .... .- -. -. .- / ..... ..... .-.-.- ..... ..... .---- .---- --... ..--- --..-- / .---- ...-- .-.-.- -.... ----. .---- ..... ....- ...-- / .- .-.. --- -. .

    Bevve un sorso per mandare giù l'ultimo boccone.
    Sistemò il modulatore vocale.
    L'elmo si chiuse con un movimento che ricordava più una creatura vivente che una corazza metallica.

    Era pronto.


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    HE COSA SIGNIFICA QUESTO?? - Gridò Johanna, stritolando nella mano il foglio che le era stato passato. Primarca Johanna, sola. Qualcuno aveva emesso un messaggio su di una frequenza non criptata, chiedendo specificatamente di lei, da sola. Era un messaggio che poteva essere captato da chiunque ad Atlantide, e le era stato fatto arrivare dalle truppe in esplorazione in tutt'altra zona rispetto alle coordinate indicate in quel messaggio.

    Undyne, che le aveva portato personalmente il messaggio in caso avesse reagito male alla cosa, scrollò le spalle e sollevò le mani, indicando di non saperne assolutamente nulla senza nemmeno aprire la bocca. Non si tirò nemmeno indietro al suo urlo, sapeva benissimo che Johanna alzava il volume della voce solo quando era moderatamente infastidita, era più una reazione immediata e senza pensiero dietro alle situazioni. Il vero problema era quando Johanna si chiudeva in un silenzio glaciale.

    Johanna inspirò a fondo, lasciando che la momentanea stizza scivolasse via dal suo corpo come acqua che abbandona la spiaggia. Espirò dal naso, rispiegando il foglio e guardandolo una seconda volta, come se in quella traduzione del codice morse ci fosse qualche risposta segreta alle domande che le erano montate in testa. Dopo l'incontro con Garuda, Johanna si era fatta l'idea che fin troppa gente che non aveva mai incontrato sapesse chi fosse, per un motivo o per l'altro. Questo suo essere praticamente una rockstar del mondo attuale non le dava una gran soddisfazione, a dirla tutta. Anzi, si sentiva vagamente infastidita dalla cosa in sé. E chi diamine poteva essere questo qualcuno da avanzare una richiesta del genere su una frequenza libera e PRETENDERE che la primarca dell'oceano Atlantico Settentrionale si presentasse da sola?

    Ovviamente ci sarebbe andata, quella frequenza era captabile da chiunque ad Atlantide e non poteva permettere che qualcun altro dei primarchi presenti vi si recasse prima di lei. Se avevano chiesto espressamente di lei, ci doveva essere un motivo, e probabilmente sarebbe finita discretamente male se chiunque altri si fosse presentato. Non era una richiesta di aiuto da parte di qualcuno, il messaggio avrebbe contenuto più dettagli. Poteva essere benissimo una trappola di qualcuno, ma poteva anche non esserla. Johanna considerò per un istante l'ipotesi che potesse essere nuovamente Garuda, che stavolta cercava un contatto diretto. Anche in quel caso Johanna sarebbe andata, per sistemare le cose. Incontri casuali e pacifici ok, ma cercarla in quel modo era assolutamente inaccettabile.

    Fece le preparazioni del caso e diede immediatamente ordine ad Undyne di contattare Raia e seguire le solite procedure necessarie per l'assenza del primarca. Poi si diresse immediatamente all'hangar del palazzo e prese il suo mezzo per i viaggi più lunghi. Solcando il cielo artificiale di Atlantide raggiunse il punto più adatto del suo settore per proseguire il viaggio in linea retta e più rapidamente possibile. Impostò le coordinate e attese a braccia incrociate, sul suo sedile, lasciando che il passaggio le scorresse passivamente davanti agli occhi. Normalmente avrebbe accolto tale situazione con un po' più di calma, forse avrebbe cercato di instaurare un dialogo, ma dopo aver incontrato in modo così "amabile" uno spectre, Johanna aveva capito che dimostrarsi immediatamente aperta al dialogo in ogni singola situazione poteva portare a conseguenze fuori dal suo controllo. Doveva ritornare a stabilire un certo grado di dominio, adatto al suo rango e al suo posto nel mondo. Ci poteva stare di incontrare amabilmente una saint, o una gigantessa e diventare loro amiche, dimenticando di essere una regina, ma per qualcuno che la contattava in modo così spudorato davanti al suo intero regno, era necessario fornirgli la piena esperienza della regina di un settimo del pianeta.

    Il mezzo si fermò ad un paio di metri da terra e Johanna balzò fuori da esso con agilità. L'enorme peso della sua scale rimbombò come un tuono all'impatto, sollevando erba e polvere in aria. Johanna si rialzò prontamente, spingendo le potenti gambe in avanti e compiendo il primo passo nello stesso movimento, cominciando ad avanzare. Vide una figura, massiccia, con un'armatura che non aveva mai visto prima d'ora. Il suo cosmo le era completamente sconosciuto...anzi. C'era qualcosa di strano ed alieno in quel cosmo, che la mandò immediatamente sull'attenti, come un gatto che rizza istintivamente il pelo. Le placche della sua scale cominciarono a scivolare le une sulle altre, trasformandola nella sua configurazione da battaglia. Vari orpelli si smontarono, o vennero compressi in piccoli scomparti. Appigli vari scomparvero, rimase solo l'utile. Smise di essere un'uniforme, un oggetto da parata, e divenne ciò che era sempre dovuta essere in principio: un'arma.

    Il cosmo dorato di Johanna si espanse appieno. L'aura dorata che la contraddistingueva avvolse il suo corpo come una fiamma liquida. I circuiti azzurri comparvero immediatamente sulla sua scale, arrampicandosi fino al suo elmo dove convergettero nella linea del suo visore, all'altezza degli occhi. Gli intrecci sulla porzione inferiore dell'elmo, davanti alla bocca, riempiendosi divennero aguzzi e ricurvi, mimando denti affilati di una terribile creatura.
    La nube dorata si allargò ulteriormente, ed i suoi bordi cominciarono a mutare. L'intera massa collassò su se stessa raggiungendo la massima intensità. Uno strappo nello spazio, flutti siderali di acque e stelle dalle sfumature dorate, un colore in cui non c'era più distinzione tra abissi profondi e spazio sconfinato, i cui bordi più esterni erano neri e punteggiati d'oro. La piena estensione del suo cosmo, tenuta a freno fino a quel momento.
    Il distruttore dorato era giunto.



    Continuò ad avanzare a passi decisi verso la figura, fermandosi a tre metri distanza. Breve pausa drammatica. L'elmo si aprì, e la chioma dorata di Johanna cade come sulla spalla, morbida e lucente del suo cosmo. Fissò con intensità quella maschera metallica, dove ipotizzava ci fossero gli occhi.

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    Parlò con un tono che non ammetteva repliche, il tono di una regina che ha portato in ginocchio più uomini e donne di quanti ne potesse ricordare, davanti al suo regno. C'era questa tendenza a dimenticare che Johanna potesse essere terrificante, quando necessario. Oltre a questa, c'era anche la tendenza a dimenticare che in lei confluissero tutti i Seadragon dei tempi d'oro di Atlantide venuti prima di lei, nella Khala. Dopotutto, aveva svariati millenni di esperienza di regnante sulle spalle. Mentalmente, era ormai classificabile come creatura antica, proveniente dai tempi del mito.

    Johanna Derham. Primarca di Seadragon, regina dell'oceano Atlantico Settentrionale, l'immortale, flagello del Leviatano, Drago degli abissi, carne di Syphon...Figlia di Tiamat. Sono giunta da sola, come hai chiesto. Parla.



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    NOME Johanna Derham
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    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
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    Udì il rumore dell'aeronave alcuni secondi prima di vederla.

    Il mezzo atlantideo si immobilizzò a mezz'aria, a due metri dal suolo. Da un portellone aperto comparve l'armatura familiare a Dennis, ed il rombo di tuono che produsse quando balzò sul terreno indicò la fine della fase preparatoria. Era tempo di agire.

    L'aspettava in piedi, a braccia tese e gambe in posizione salda e sicura. Ringraziò di avere l'elmo che gli copriva tutto il viso, visto che stava sorridendo. Aveva già visto Jo, sia nel bene che nel male. Ma così era tutta un'altra cosa.
    Il suo fare marziale, la sua armatura che perdeva orpelli inutili per diventare più efficiente possibile, il suo cosmo, che bruciava di un'intensità antica di ere dimenticate dall'uomo. Venature azzurre rigarono il volto del suo elmo, formando una bocca zannuta. La manifestazione cosmica del suo potere era più profonda del mare e più ampia del cielo stellato.
    La sua voce lo colpì come una stretta al cuore, la stretta di un colosso emerso dal tempo.
    In quella sfavillante e terribile dimostrazione di potere, Dennis scoprì di poter essere invidioso della terra sotto gli stivali di Jo.

    God I wish that were me.

    L'elmo del Primarca si aprì, e mostrarono quel volto bello e terribile in tutta la sua regale potenza. Dennis strinse le mani fino a sbiancarsi le nocche. Era così bella che avrebbe voluto dirglielo subito, solo per vederla arrossire subito dopo.
    Non era il momento per quel genere di cose.

    Johanna Derham. Primarca di Seadragon, regina dell'oceano Atlantico Settentrionale, l'immortale, flagello del Leviatano, Drago degli abissi, carne di Syphon...Figlia di Tiamat. Sono giunta da sola, come hai chiesto. Parla.

    Inspirò, immagazzinando quanta più aria possibile nei polmoni. Non doveva, assolutamente, evitare il contatto visivo con Jo. Il più piccolo segno di debolezza avrebbe portato il suo piano in frantumi. Non poteva permetterselo, aveva solo una cartuccia a disposizione.

    Come aveva fatto la primarca, anche lui diede libero sfogo al suo cosmo latente. Più che una massa intera, il suo era più simile ad un nugolo di minuscole parti, che fremevano e vibravano come decine di milioni di insetti multicolori. Su ogni piccolo elemento, quelle lettere e quei simboli che si fissavano nella memoria di chi riusciva a vedere:

    G Δ C T

    Con una voce aliena conferitagli dal modulatore vocale, Dennis cominciò a parlare.
    Primarca di Seadragon, ti ho convocata qui per proporti uno scambio. Uno scambio dell'unica cosa valga la pena possedere in questi giorni:

    Informazioni.


    La sua darian tintinnò, ogni scaglia e giuntura meccanica stava diventando sempre più viva. Non c'era distinzione fra il dentro ed il fuori. Pan era la Darian, la Darian era Pan.

    Le informazioni più importanti che uno possa avere, comunque, sono quelle che riguardano le potenzialità. Cosa è in grado di fare chi hai di fronte.
    Avrei potuto portare fiumi di inchiostro, decine di filmati, montagne di dati computerizzati. Ma niente, niente, sarebbe preciso come quello che sto per fare:


    Il suo piede destro indietreggiò, la gamba sinistra si piegò leggermente. Le braccia assunsero lentamente la posizione di una guardia aggressiva. Non c'era astio nei suoi movimenti, aveva semplicemente cambiato posizione. Non aveva mentito, quello che aveva detto era veritiero al cento per cento, semplicemente non era tutta la verità. C'erano altri motivi per cui era li, in quel posto, dopo aver portato avanti un piano lungo settimane.

    Voglio che tu sappia che non ho nulla ne contro di te, ne contro il tuo popolo, anche se stenterai a crederlo. Tu sei una delle alleate più preziose che abbiamo. Questo è semplicemente il mezzo più efficiente di cui dispongo per effettuare lo scambio.

    I due puntini che aveva all'altezza degli occhi brillarono intensamente.

    Io sono Pan, Signore delle Bestie
    Araldo della Forza
    Manifestazione del Dolore.

    Figlio di Gea.


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    ammi capire... - Cominciò Johanna, avvertendo chiaramente un'ondata di disgusto scorrerle sul corpo, come melassa calda. - Hai intasato i canali di comunicazione di Atlantide con un messaggio morse perché volevi scontrarti con me? - Johanna non fece nulla per nascondere nella sua espressione suddetto disgusto. Voleva rendere ben chiara la cosa che non le facesse piacere avere davanti nientemeno che PAN. Sapeva benissimo le leggende, o persino le testimonianze, era totalmente consapevole di che cosa comportasse avere davanti Pan: essere in pericolo, in un modo o nell'altro.

    Il semplice pensiero di avere qualcuno come lui, costantemente dedito a atti di efferatezza fisica e sessuale, la disgustava nel profondo. Sapeva che tale giorno sarebbe arrivato, in cui Pan si sarebbe risvegliato, ma per il bene della sua relazione con Dennis, aveva sempre pregato che tale giorno arrivasse il più tardi possibile. Strinse le mani a pugno, con così forza da far cigolare le giunture dei suoi guanti. Poi lasciò andare, non ne valeva la pena.

    Hai una MINIMA idea di quanto fastidio abbia dato quel tuo messaggio, a forza segnale massima, in tutti i canali liberi? Letteralmente CHIUNQUE ha sentito quel messaggio. E così sarò io ora a dover gestire la situazione, a rispondere alla stessa domanda che mi sarà ripetuta fino alla nausea. E magari dovrò persino conferire con gli altri primarchi, che vorranno sapere chi mai volesse incontrarmi così tanto. Come se non avessi già abbastanza il fiato sul collo. - Terminata la frase serrò la mandibola. Fu seriamente tentata di prendersela con calma nel tornare ad Atlantide, ma ciò implicava spendere più tempo del necessario con l'araldo che aveva davanti a lei. E per un attimo si ritrovò a preferire gli interminabili discorsi di Varuna.

    Se volevi contattare e incontrare me nello specifico, e SOLA, potevi usare una vera e propria infinità di modi. Uno dei tuoi sottoposti ha persino accesso ad Atlantide, oltre che un canale di comunicazione diretto. Potevi semplicemente chiedergli di contattarmi. - Si appoggiò il pollice alla tempia e l'indice alla fronte, quasi sorreggendosi la testa, quasi fosse di fronte a troppa stupidità per essere computata. Aveva una infinità di modi per dire quanto avesse sbagliato, ma non gliene veniva in mente uno che fosse considerabile corretto nelle politiche tra caste. Ed in tutto questo, Pan voleva combattere con lei, così in amicizia. Voleva giudicarla, aveva capito Johanna, voleva capire di che pasta fossero fatti gli atlantidei. Sospirò, abbassando entrambe le mani lungo i fianchi. L'espansione del cosmo di Johanna calò in volume, ma non in intensità. Andò a concentrarsi, comprimersi, pressurizzarsi all'interno del corpo di Johanna, in modo che da esso si sollevasse solo una tenue ed impalpabile aura, simile a vapore dorato.
    Alzò quasi distrattamente le mani, una seconda volta, per infilare i capelli nel colletto della scale, in modo che alla chiusura dell'elmo non venissero presi nell'articolazione. Era spiacevole quando capitava, era partita di fretta e non aveva fatto in tempo a farsi acconciare nella solita treccia arrotolata sul retro della testa.


    Vuoi scambiare informazioni? Bene, prendi carta e penna. Punto uno: mi disgusti, Pan. Le tue ""imprese"" sono fin troppo note. - Detto ciò, lasciò cadere nuovamente le braccia. Non disse cose come "cominciamo", o "accetto la sfida". Che il momento fosse arrivato era palese, e Pan era già in guardia.

    Johanna rimase in piedi davanti a lui, ritta, guardandolo. Poi fece un singolo movimento. Spinse in avanti le spalle, facendo di conseguenza slittare la posizione delle braccia e delle mani, e piegò leggermente le ginocchia. Nient'altro. Le dita delle mani erano piegate. Come se stringessero qualcosa, ma erano vuote.
    Eppure, Johanna non era disarmata.

    Non era raro che i grandi spadaccini nel passato si dedicassero alla calligrafia, tra le varie arti. Conosci una cosa per conoscerne diecimila, disse Musashi, quello che viene considerato al giorno d'oggi - un po' anche per semplice pop culture - uno dei più grandi guerrieri della storia giapponese. Lui stesso era dedito alla calligrafia.
    Eppure, le disse l'uomo della steppa, ad un certo punto, dopo aver riempito infiniti rotoli di pergamena, chiunque abbia dedicato abbastanza tempo a quell'arte si trova a non aver più bisogno del pennello. I movimenti sono tanto ingranati nella sua mente che la pergamena può essere riempita anche senza scrivere un singolo ideogramma. L'immagine è vivida nella mente dello scrittore, al punto che persino il rotolo diventa troppo piccolo per contenere i capolavori nascosti nella sua mente. Cosicché comincia a scrivere sulle mura, sulle strade e persino nel cielo sconfinato, finché persino questo viene riempito.
    Ora, la invitò a riflettere l'uomo, se lo scrittore può abbandonare il pennello e il rotolo, perché ciò non può accadere con la spada?

    [Vaapad]



    Le dita di Johanna erano avvolte su impugnature invisibili di spade che non esistevano nel mondo ma che nella mente della primarca avevano forma e peso.
    Accaddero varie cose contemporaneamente.
    Johanna piegò ulteriormente il ginocchio sinistro, sollevando il piede destro e proiettando il peso dell'intero corpo in avanti. I muscoli della gamba destra si contrassero con tutta la forza che Johanna fosse in grado di esercitare. Contemporaneamente il cosmo di Johanna fluì nel suo corpo e si concretizzò in acqua attorno alle sue gambe e sotto i suoi piedi. La combinazione di acqua e forza muscolare attorno alla gamba sinistra sorresse completamente il peso di Johanna e la spostò in avanti incrementando ulteriormente la sua accelerazione mentre si proiettava completamente in avanti, ben oltre il limite del suo baricentro. Un attacco completamente lanciato in avanti e senza una apparente speranza di recupero del bilanciamento. Un tackle al volo spinto dalla combinazione del balzo di Johanna e dell'acqua che si muoveva in avanti, garantendole la massima accelerazione che fosse in grado di ottenere in così poca distanza. L'acqua si arrampicò sul resto del corpo di Johanna, impetuosa.
    Entrambe le braccia si sollevarono oltre l'orecchio destro, senza alterare di un millimetro la forma delle dita.
    In tale posizione della mano, in modo naturale, la parte più in avanti sono le articolazioni tra la prima e la seconda falange. In certi stili di arte marziale, tale articolazione viene utilizzata per colpire in affondi per colpire in modo devastante. Tuttavia ciò era irrilevante per Johanna. La cosa più importante in quel momento, era che in quella posizione le suddette articolazioni di mignolo, anulare e medio si trovassero in ordine crescente rispetto la parte bassa della mano. Ciò era un dettaglio molto importante.

    L'elmo di Johanna si chiuse contemporaneamente alla sua partenza nascondendo il suo grido, il suo kiai lo avrebbe chiamato l'uomo della steppa, dietro le zanne azzurre della sua maschera. Come una fiamma dorata Johanna si scagliò su Pan, sferrando il proprio attacco. Corallo e acqua si arrampicarono sotto la sua scale lungo le sue braccia, accompagnando il movimento. Gli interi avambracci di Johanna brillarono di fiamme dorate e azzurre, inglobati in una scia furibonda.
    L'uomo della steppa le disse che non sarebbe mai veramente diventata un'arma. Non avrebbe mai abbandonato ogni cosa per diventare una spada brandita dalla volontà che la anima. Non era disposta ad abbandonare il materiale eccessivo e divenire affilata. Non sarai mai come chi brandisce la lama del re dei cavalieri, o il mostro la cui ascia spacca la terra. Così, le disse l'uomo, io ti dono questa spada smussata. Dalle un un nome e pronuncialo una sola volta.

    La parola nascosta nel grido di Johanna, quando questa sferrò l'attacco. Entrambe le mani scattarono alla massima. La destra vibrò un fendente diagonale, mirando direttamente alla parte centrale della coscia sinistra di Pan, quella più in avanti, disegnando una linea che la attraversava nettamente.
    Nel suo gettarsi in avanti, Johanna aveva mirato diagonalmente rispetto alla posizione di Pan, quindi di fatto si era diretta oltre il fianco sinistro dell'araldo di Gea, rendendo il suo attacco un drive By. La mano sinistra di Johanna partì un istante sfalsata rispetto alla destra, sferrando il suo secondo fendente orizzontalmente al terreno, idealmente all'altezza della milza.
    Tali fendenti vennero sferrati in modo che a fare contatto fosse la parte più proiettata in avanti delle sue mani, ovvero quelle articolazioni apparentemente così importanti, e in quell'istante così ricolme del roboante cosmo di seadragon iperconcentrato.
    L'intensità del cosmo di johanna, unito alla quasi assoluta robustezza della sua scale, unito al fatto che le articolazioni fossero in quella posizione naturale disposte in una linea segmentata, formò così due seghetti a tre denti, che utilizzò per cercare di colpire Pan. No, seghetti non era il termine adatto, per definire quella rapidissima successione di tre colpi di ridotto spessore e cosmo superconcentrato, che sarebbe poi stato rilasciato all'impatto in una poderosa vampata cosmica. Non una esplosione, ma nuda e cruda manifestazione di energia.
    Con tale crudele e feroce combinazione, Johanna mirava a creare più danno possibile all'armatura del suo avversario, oltre che a ovviamente fare altrettanto con i tessuti sotto di essa.

    Il colpo alla gamba mirava a tranciare il quadricipite, o a danneggiarlo il più possibile, per limitare severamente i suoi movimenti da lì in avanti. Conosceva fin troppo bene la prodezza fisica di Pan. Il colpo al fianco sinistro, invece, voleva se non squarciare, generare più impatto possibile alla milza per romperla e causare un massiccio sanguinamento interno.
    Un singolo istante dopo che il secondo attacco venne sferrato, l'acqua vorticante sul corpo di Johanna, o meglio, quella di fronte a lei, roteò su se stessa trasformandosi in un gorgo in cui sparì.

    Dal punto in cui era partita, dove ancora vi era acqua, si generò un secondo gorgo quando questa cominciò a roteare a sua volta. Mantenendo tutto il momento accumulato dal suo balzo, e guadagnato di nuovo dall'accelerazione delle correnti nel portale, Johanna schizzò via lontano da Pan, rasente al terreno.
    Tese le mani avanti, rotolando un paio di volte sull'erba per raddrizzarsi e frenare per svariati metri sui talloni, segnando una lunga scia prima di rimettersi completamente in piedi. Trovandosi ad una distanza da Pan notevolmente maggiore rispetto a quella di partenza, Johanna osservò i risultati del suo attacco, sperando di aver limitato fin dall'inizio la mobilità di Pan e avergli inflitto un conto alla rovescia con una emorragia interna. Aveva fatto tutto così in rapida successione che aveva eliminato completamente il pensiero di successo e fallimento dalla sua mente per evitare di rallentarsi. Dopotutto, fissarsi sulla tecnica è malattia. Fissarsi sulla vittoria è malattia, e fissarsi sulla malattia è malattia in sé.

    Ma sperare che tutto andasse per il verso giusto non fa mai male.



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    NOME Johanna Derham
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    SCALE Seadragon [VIII]
    FISICAMENTE INTEGRO
    MENTALMENTE INTEGRO
    STATUS SCALE INTEGRO

    RIASSUNTO AZIONI mi butto in avanti usando tutti i miei poteri per accelerarmi e potenziare la estremamente complicata manata alla sikorski/musashi a cosmo straordinario che ti sparo, mirando a coscia sinistra (quella avanti) e fianco sinistro, mirando o a "tagliare"/spaccare la cloth in virtù della mia grado 8, o a danneggiare cosa c'è sotto. Senza nessuna pausa, nello stesso istante in cui il secondo attacco è considerato "sferrato", l'acqua sul corpo di Johanna si trasforma in un gorgo per la tecnica warp strike. L'acqua nel punto di partenza diventa il portale di uscita e ne esco sparato a velocità massima allontanandomi di varie decine di metri da te,

    ABILITÀ
    ● PENDRAGON ●
    Il corpo di Johanna è percorso da innumerevoli e intricati circuiti di corallo e orialco atlantideo che fanno parte integrante della sua carne e delle sue ossa. Questo sistema permette una migliore diffusione e controllo del cosmo di Seadragon nel corpo di Johanna, che diventa capace di sopportare una quantità di energia maggiore rispetto ai normali cavalieri. Johanna ottiene così una maggiore massa cosmica da utilizzare durante i combattimenti, per attacchi, difese o per supportare la propria capacità rigenerativa. A parità di potenza Johanna compie meno sforzo nel controllare il proprio cosmo, e a parità di sforzo può di conseguenza evocarne una quantità maggiore che si traduce in attacchi e difese più potenti del normale. Quando il cosmo di Johanna arde alla massima potenza questi circuiti si caricano di così tanta energia da essere visibili attraverso la sua pelle.

    ● SPAWN OF TIAMAT ●
    Il primarca del drago marino deve il suo potere alla benedizione di Syphon, il figlio dei draghi primordiali Tiamat e Apsu. La sua volontà e il suo ruggito è capace di scuotere le onde dell'oceano e riverberare tra gli universi. Per mezzo del proprio cosmo, la primarca è capace di controllare, o addirittura creare, indefinite quantità di acqua primordiale. Il liquido che è l'origine nelle mani della guerriera diviene una delle più tremende forze della natura, plasmabile in infinite forme a seconda delle necessità. L'acqua creata dal cosmo possiede tutte le proprietà del liquido più puro, privo di qualsiasi sostanza esterna, ed è capace di colpire con incredibile violenza. Tuttavia quest'acqua è differente da quella comune, in quanto è capace di chiamare a sé l'antico potere di cui sono pregne. Creando vortici di acqua primordiale Johanna è capace di creare veri e propri portali su altre dimensioni in modo analogo a chi può piegare normalmente lo spazio e il tempo, sfruttandoli come meglio crede: come mezzo per attaccare da punti strategici, per risucchiare e inghiottire l'avversario, o più semplicemente per viaggiare. Le acque primordiali sono limpide e cristalline, e guardandole intensamente sembra di cogliere sprazzi di luoghi lontani e alieni tra le sue onde.

    ● REEF ●
    Infida abilità che rende il drago del mare un avversario da non sottovalutare, è il controllo del corallo rosso. Nonostante il colore, esso si può presentare in diverse cromie, solitamente in accordo con l'umore della sua creatrice. Il corallo è un organismo vivente collettivo, sostenuto da uno scheletro calcareo che nutrito dal cosmo acquisisce una durezza spaventosa. La Primarca può alimentarne la crescita in maniera esponenziale con il proprio potere, generando vere e proprie barriere coralline. Benché senza ordini precisi esso mantenga la propria naturale forma ramificata, con la dovuta concentrazione può essere modellato e plasmato nelle forme più precise ed eleganti. Nessuna forma è preclusa alla guerriera dei mari, dai gioielli alle armi più accuminate. Inoltre, nonostante la propria solidità, può piegarsi con eleganza se ciò fosse voluto. I polipi che costituiscono la parte viva del corallo sono collegati neuralmente gli uni con gli altri, ed è questa innaturale proprietà che li rende terribili e utili allo stesso tempo. A contatto con la carne vivente possono connettersi con le terminazioni nervose contenute in esse e trasmettere gli impulsi nervosi del loro creatore, imponendoli nella nuova carne. Ciò permette l'accettazione di pensieri o ordini da parte del sistema nervoso aggredito. La connessione neurale con Johanna, permette inoltre al corallo di acquisire memoria genetica dai suoi tessuti, potendo così alterare i propri polipi in modo da replicare cellule umane, permettendole letteralmente di rigenerare continuamente ma lentamente il proprio corpo dai danni subiti, soffrendo così in maniera minore per essi. Se necessario, Johanna Può ardere il proprio cosmo per accelerare l'azione del corallo e curare in pochi istanti una grave ferita non immediatamente letale, o una somma di danni minori che raggiunge tale entità. Quando il corallo non è a contatto con il cosmo della Primarca, i polipi in esso muoiono, abbandonando sul campo di battaglia il loro scheletro colorato.


    TECNICHE ● WARP STRIKE ●
    Sfruttando le correnti caotiche delle acque primordiali proprie di Seadragon, Johanna espande il proprio cosmo e genera due o più vortici in zone che sono raggiunte dall'acqua che sta controllando direttamente. Ciò vale anche per acqua nebulizzata, nebbia o pioggia, finché è intrisa dal controllo cosmico di Johanna e trasformata in acque primordiali, che fin dai tempi del mito fanno da punto di incontro tra infinite realtà. Questi vortici fungono da portali collegati tra di loro e possono essere usati da Johanna sia per spostarsi rapidamente nel campo di battaglia che per elaborare complesse traiettorie con attacchi a distanza. I vortici sono indipendenti tra di loro e possono essere spostati liberamente lungo la superficie delle acque di Johanna. Spesso Johanna nel collegamento tra un portale e l'altro crea violente correnti acquatiche in modo che ciò che entri in un portale esca notevolmente accelerato da un altro.

     
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    Ascoltò in silenzio cosa disse Jo. Un senso di disgusto sgorgava dalle sue parole, odiava stare li, odiava vederlo, odiava parlare con lui. Il piano di Dennis prevedeva tutto questo. Prevedeva che il Primarca fosse così infuriato da non volerlo nemmeno guardare in faccia. Non era così dura da superare per l'Araldo, in un altro luogo e in un altro contesto avrebbe trovato la cosa deliziosamente piacevole.
    Sbatté gli occhi, non era tempo per quello.

    Il cosmo di Johanna cambiò, da colossale muro di luci e ombre, a qualcosa che ricordava il prosciugarsi di una spiaggia pochi secondi prima che uno tsunami ci si abbattesse sopra con violenza immane. Era pronto, era carico, quello era il momento.

    Vuoi scambiare informazioni? Bene, prendi carta e penna. Punto uno: mi disgusti, Pan. Le tue ""imprese"" sono fin troppo note.

    Questa non è male. Sta migliorando.

    Nel momento in cui Johanna smise di parlare, la sua difesa si attivò.

    In passato, la sua arma migliore era stata la sua agilità, il suo controllo motorio. Con essa ha potuto sferrare colpi terribili, muoversi velocemente in campo di battaglia, e fondamentalmente basare le sue difese sulle schivate per minimizzare i danni.

    Non era quello il caso.
    Jo era forte, troppo forte. Anche se l'abissale divario tra i due si era ridotto, la differenza era ancora così palpabile da rendere tutto un gioco unilaterale. Dennis, nonostante i suoi miglioramenti evidenti, era ancora più debole della Primarca.
    Per quel combattimento, uno dei più importanti della sua vita, fece ricorso all'unica risorsa che un guerriero può usare in caso di un combattimento con qualcuno più forte:

    La tecnica.


    Il suo corpo massiccio, circondato dal metallo, era tenuto in piedi da uno sforzo minimo. Dennis si stava auto-convincendo di avere liquido al posto dei muscoli e delle ossa. Doveva essere fluido, leggero come una piuma.
    Non doveva fare resistenza.
    Nel momento del combattimento, un guerriero ha il corpo teso come una placca di metallo. Ma la chiave nel combattimento è sapere quando dover rilassare il corpo, rilassato e saldo come mantenere un uovo senza romperlo, come stringere la mano di un bambino. Raggiungere un tale status di rilassatezza nel bel mezzo di un combattimento era qualcosa di sovraumano, ma lui aveva smesso di essere completamente umano da tempo.

    Jo si mise in posizione, le mani come se stessero impugnando else invisibili. La postura delle dita era così perfetta che Dennis giurò di poter vedere anche la spada inesistente che stringevano. L'elmo del primarca si chiuse, ed il suo volto venne nascosto dalla creatura zannuta.
    Vide l'acqua arrampicarsi sulle gambe di lei, avvolta da luci dorate, uno spettacolo meraviglioso. Ebbe appena il tempo di fare un minuscolo, insignificante balzo di cinque centimetri dal terreno prima che i potenti e iracondi colpi di Jo lo raggiunsero. Con un minimo di aria sotto i piedi l'attrito diminuiva. Doveva diventare quella stessa aria, una busta di plastica portata dal vento, una piuma che scivolava sulle lame di Jo.

    Nessuna resistenza da parte della gamba, che venne spinta all'indietro con fare quasi esagerato, per disperdere la potenza dell'impatto. Nessuna resistenza da parte del torso,il colpo all'altezza della milza fece letteralmente girare in aria l'Eletto una, due, tre volte consecutive. Cadde con il viso sul terreno, mentre Jo si era trasportata alle sue spalle grazie ad uno dei suoi portali.

    Fece il conto della situazione.
    Aveva ricevuto un paio di colpi che definire pesanti era riduttivo. Riusciva a sentire le incrinature alle costole sulla destra destra, mentre la gamba aveva assorbito meglio l'impatto, uscendone con danni ai muscoli. Nonostante la base della sua difesa, ringraziò la sua resistenza e la sua armatura più dura del previsto, unendo quei due fattori alla tecnica della non-resistenza era riuscito a subire meno danni di quanti ne avrebbe potuti ricevere altrimenti.

    Si rialzò, affondando la mano sinistra nel terreno e riempiendosela di terra. Niente battute sagaci, niente risposte, niente discorsetti a cuore aperto. Era in piedi, doveva combattere.



    Jo era a svariati metri di distanza. Gli ci si avvicinò a piena velocità procedendo a zigzag, mantenendo una guarda da boxe. La sua velocità era spinta al limite, tanto da lasciare minuscoli crateri al suo passaggio. Quando entrò nel suo raggio d'azione, lanciò la terra che aveva in mano verso il viso della Primarca con un ampio movimento del braccio dall'alto verso il basso, come se stesse lanciando una palla da baseball. Che danno poteva mai infliggere una palla di fango in faccia, anche se a quella velocità?
    Una domanda irrilevante, era solo un pretesto per potersi abbassare liberamente e puntare al suo vero obbiettivo.

    Jo aveva il dono della rigenerazione, poteva sostenere quantità oscene di dolore e danni con estrema facilità, lui lo sapeva benissimo. Contro una come lei, la priorità assoluta è massimizzare i danni, puntando a “zone” che richiedevano tempo e precisione per guarire completamente. Il suo pugno destro doveva brillare, doveva portare al massimo l'equazione di distruzione formata da potenza di pressione, velocità e peso corporeo. Il suo obbiettivo era il ginocchio destro di Jo, non lo avrebbe colpito solo per fare male, ma con l'intenzione di polverizzare l'intera articolazione, costringendola a giocare sulla difensiva per un po'.

    Chiese silenziosamente perdono, ma non aveva importanza.

    Su4sahH

    B.F.G | ENERGIA BLU | PAN [VII]
    FISICAMENTE - Danni muscolari alla coscia sinistra, varie costole davanti alla zona della milza incrinate
    MENTALMENTE - Lo so citare anche io Musashi
    STATUS DARIAN - READY

    RIASSUNTO AZIONI - Usando il principio della non-resistenza, "accomodo" i tuoi attacchi usando la mia agilità e la mia resistenza, minimizzando i danni. Come risposta mi avvicnino a te, ti butto una zolla di terra in faccia con lo stesso movimento che Spek fa quando butta una scarpa in faccia ad Hanayama (attacco debole), mettendomi in posizione per un PUNIO FORTISSIMO al tuo ginocchio destro con l'intenzione di piegarti la gamba a 90° nella direzione opposta (attacco forte, ma va?)
    ABILITÀ - ///

    TECNICHE - ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO | °TELEPATIA°
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    III

    P
    AN si avvicinò a massima velocità.
    Nello stesso lasso di tempo, il cosmo di Johanna raggiunse nuovamente la massima estensione, saturando l'area che poteva influenzare con il proprio dominio. In quell'attimo Johanna aveva stabilito il suo territorio, e l'intera umidità generata con la manifestazione del proprio cosmo qualche minuto prima divenne la sua arma assoluta. Il suo campo di terrore assoluto.
    La sua armatura era ancora grondante d'acqua a causa della continua emissione cosmica e per il viaggio nel suo portale dimensionale, perciò Johanna era tutt'altro che disarmata, o indifesa, o colta impreparata.

    Stava tutto procedendo come aveva previsto. Quel suo primo attacco consisteva nel massimo danno che poteva provocare a quella distanza ed in quel lasso di tempo, ed avendo attaccato per prima ed essendosi immediatamente allontanata, aveva potuto saggiare impunita le capacità difensive, i riflessi e la robustezza della corazza di PAN. L'intero pavimento si allagò rapidamente nell'attimo in cui il suo avversario si avvicinava a velocità folle, sollevando alti spruzzi nella massima vicinanza al primarca di Seadragon. Appena PAN sollevò la mano per compiere il proprio lancio, Johanna agì di riflesso e da un metro avanti a sé si sollevò una barriera d'acqua, alta due metri e larga altrettanto. Nello stesso momento, Johanna balzò all'indietro, quasi adagiandosi con la schiena ad una massa gelatinosa di acqua che arretrò alla stessa velocità. Nel fare ciò, JOhanna rinunciò a qualsiasi appoggio al terreno, affidandosi completamente al suo potere. Schiena all'indietro, braccia leggermente in avanti e gambe parzialmente piegate. Pareva quasi adagiata su di una comoda poltrona.

    PAN era estremamente rapido nei movimenti, ma Johanna riuscì a distinguere in parte il suo zigzagare, in virtù della sua ampiezza cosmica maggiore. Se fossero stati due esseri di eguale potere, Johanna sapeva che avrebbe faticato molto di più a mantenere la propria percezione spaziale sull'avversario. Lo aveva provato sulla propria pelle contro quel black saint.

    Una palla di fango andò a schiantarsi contro la barriera d'acqua, inquinandola e causando spruzzi sporchi sulla sua parte posteriore.
    Era irrilevante. Quella debole pellicola liquida era lì solo per evitare che qualunque cosa avesse lanciato fosse in grado di occludere la sua vista o distrarla in qualche modo. Se si fosse rivelata essere il suo vero attacco l'avrebbe attraversata completamente senza nessun problema, ma la sua strategia sarebbe rimasta invariata in ogni caso.

    Pan eruttò oltre la barriera, arrivandole addosso. Fu in quel momento, in cui Johanna era nel bel mezzo del suo movimento di ritirata, e PAN stava abbassandosi a colpire, che il suo cosmo avvampò alla massima intensità, superando persino quanto aveva falsamente mostrato alla sua presentazione.

    Il pugno di PAN si schiantò completamente contro la ginocchiera della scale di Seadragon, generando scintille dorate così intense da illuminare il breve spazio che separava i due guerrieri. Il dolore si incendiò con eguale intensità nella gamba di Johanna, e fu solo la resistenza della sua scale - il massimo raggiungibile da un'armatura indossabile da un umano - che l'intera articolazione non divenne schegge appuntite partite a razzo all'interno della sua carne. Lo strattone fece arrampicare il suo dolore fino all'anca. Certo, la rotula e le estremità di tibia e femore erano state irrimediabilmente fratturate al punto che la gamba non poteva essere più poggiate a terra per camminare, ma la combinazione data dall'aver rinunciato all'appoggio a terra scambiandolo con un cuscino di acqua e la durezza della sua scale evitarono la peggiore complicazione possibile.
    Johanna non gridò. Resistette.
    Ciò non sminuiva affatto la nozione che Johanna avesse del tutto rinunciato a difendersi e avesse accusato il colpo in pieno.
    E forse ciò avrebbe attratto l'attenzione di PAN per il fatale istante necessario ad impedirgli di vedere che cosa avesse appena fatto invece di difendersi.

    Centinaia e centinaia di gorghi d'acqua, sospesi in aria in un volume cupolare, spalancati come voragini nell'abisso sulla palude sempre più vasta a terra, sorretti a pochi metri dal pelo dell'acqua da pigri tentacoli dello stesso materiale. Tutto questo creato nel momento irrimediabile in cui l'attacco di Pan stava per scatenarsi sul corpo indifeso di Johanna. Una immensa fatalità diffusa nell'aria inumidita dal potere di Johanna e dai movimenti di PAN pochi istanti prima.
    E dai portali arrivarono i draghi. Enormi masse scheletriche, vertebre, crani e mandibole di corallo rosso avvolte da pelle e carne di acqua. Un attacco da ogni direzione. Alto, lato, basso. Scivolando fuori dai portali come serpi iraconde fatte di roccia e acqua, di peso mastodontico e massima accelerazione data dai portali.

    Johanna era una massa nera, sospesa su di un oceano turbolento di emozioni. O meglio, percepiva se stessa come tale, l'ombra di se stessa, seppellita sotto la cenere dell'umiltà, della compostezza. Poi il dolore al ginocchio esplose, inondando quella parte della sua figura nera di luce rovente, di luce rossa. Assoluto dolore. E Johanna fece quel dolore suo, lo assorbì nella sua anima, nella sua mente. Lo rese la cosa più importante nella sua intera esistenza, facendolo circolare nei circuiti del suo corpo e della sua mente. L'impulso finale che supera la soglia e diviene COSMO.

    WoIUhqM
    Dare you enter my magical realm? - Se PAN, prima dell'arrivo del proprio colpo e dell'ineluttabile contrattacco di Johana, avesse sollevato lo sguardo verso il volto della sua avversaria, avrebbe notato come la sua maschera si fosse nuovamente aperta, mostrando il suo volto. Non era il volto di un essere umano, quello che mescolava dolore e scherno in una orribile espressione. Era il volto di una creatura arrogante, che giunge, reclama e schiaccia tutto ciò che si oppone tra i suoi artigli. Era il terribile viso di un drago.
    Seadragon aveva accolto completamente l'assalto di PAN per attirarlo dove voleva lei, nel momento in cui voleva lei. Aveva sacrificato la funzionalità di una gamba a tale scopo.

    Il pugno dell'araldo di GEA andò a segno completamente, e una frazione di istante dopo, arrivò l'attacco di Johanna. Una continua ed apocalittica successione di colpi diretta all'intero corpo di PAN, per distruggere il suo corpo fisico. Per spappolare la sua carne all'interno di quella sua orribile armatura, per frantumare le sue ossa con tale violenza da farle esplodere e devastare il corpo dall'interno. I Draghi che semplicemente non si schiantavano su di lui scaricando il loro peso e la loro velocità, cercavano di morderlo e stritolarlo, tenendolo fermo per facilitare il compito agli altri. Un colpo dopo l'altro, nessun attimo di pausa, centinaia di attacchi continui da ogni direzione.

    Ad ogni colpo andato a segno o meno, i draghi si frantumarono in schegge e polvere rossa, saturando l'aria e precipitando a causa dell'umidità, andando a mescolarsi in una strana fanghiglia grumosa color sangue con la terra devastata e l'acqua che vorticava e si rimestava, in semplice risposta alla furia primordiale che eruttava dal cosmo di Johanna.



    In tutto questo, l'enorme violenza e la pura forza fisica del colpo di PAN scagliò indietro Johanna, facendola affondare nel cuscino di acqua che aveva creato solo un istante prima. Il suo corpo venne avvolto completamente e scomparve, poiché nascosto dalla semplice massa di Johanna, all'interno del suo giaciglio vi era uno dei tanti gorghi appena creati. Johanna venne inghiottita da esso e ricomparve in uno degli altri utilizzati per attaccare. Per la precisione, quello più lontano dalla sua posizione attuale, coincidente più o meno con il punto da cui PAN era partito per attaccarla. In tale modo, le posizioni dei due prima dell'offensiva di PAN furono completamente invertite.
    Johanna schizzò fuori dal portale, sorretta da tentacoli d'acqua. La gamba ferita era dolore puro e liquido come metallo fuso, ma il corallo aveva già cominciato ad agire al suo interno, lenendo in parte la sofferenza. Ramificazioni rosse spuntavano dalle scanalature della sua scale, avvolgendo l'intera gamba in un groviglio pulsante e rimestante, facendo sia da sostegno che da surrogato dell'articolazione. Sentì chiaramente i polipi all'interno del ginocchio cominciare a raggiungere i vari frammenti per riavvicinarli. L'elmo si era già richiuso. Il modulatore vocale acceso.


    Vaapad era uno stile considerato eresia ad Atlantide, non solo perché una antica invenzione Lemuriana. Non era un semplice stile fatto di kata e trasmissioni orali. Era una filosofia nociva per l'anima, secondo i dettami imperiali. Consisteva nell'accettare di amare il combattimento, di accogliere tale nozione in sé e assorbire la crudeltà e la violenza dell'avversario per alimentare la propria senza cedervi. Consiste nel provocare l'avversario a divenire preda della propria rabbia e della propria sete di sangue, e divorare quella energia per distruggerne il recipiente con la massima violenza possibile.







    H̸̛̛͔̗̮̺͔̤̖̰̺̩̪̯̳̖̼̽̂͋̈́̀͐͗͛͆̏̈́́̓͊͑́̔̇̆̅̈̍͐̍̚͠͝Ṷ̴̡̨̗̪̺͖͎̜̖̩͔̮̦̯̫̭̰̳̻̖̮͓̝͙̗̻̟̜͔̼̜̞͊̊̎̒̄̏͑̉̒͒̽̽̈̏̈́̌̈́̀̈́̓̆̈́̆̐̈́́͗͂̓̀͊̿͊̆͊̈̉̕͠͝͠ͅȒ̶̢̡̢̳̤͉̩̞̻̣̲̠̼͔͕̟̬͕͈̲͓̝̲̠̠̹̹̼̮̈͒̇̀̆͜͜Ţ̷̡̧̢̭͖̼̻̰̫͚͚̠̣̻̫͔̳̜͚̖͚͔̣̯̭̘̟̩̪̭̪̤̦͉̗͕̦̌̍́͗͐͆̓̌͛̈́̎̉̑̀̾͑́̈̈́͐̿̏̎̀̂͑̌̓͆́̊͘̕͜͜͝͝ ̴̢̤̞̱͈̰̮̩͚̞͇̰̲̑͌̂͑̉͑̾͋͐̍͛̔̍̈́̆̓͊̄̓́̇̾̕̕̕͝͠͠ͅM̴̢̛̛̜̦̗̪̻̪̲̬̯̯̄͑̓͋̾̅̽̿͗̈́̐̏̐̎̀́͘͘͝͝͠Ȩ̷̡̡̧̻͈͖̱͈̰̗̺̰͈̱̙̦̥͇͈͍̩̞͓̰̗͉̣̤̞͓̳̣͎͍͔͔̬̬͍̞̮̎̄̾̎͐̅̈͊͆́̐̏͒̅̐̅͐͊̔̐̊̒̿̀̓͛͌́́̊͘͜͜͝͝͠͠ ̷̢̧̨̨̰̞̘͉̝͇̥̣̹͓̙͎̭̥̬͙͇̭̭̫͈̩̅͐̔͌͆̄̎̂̈̽̈́͛̎̒̀̃̎̅̍͛͆̀͐͊͌͝͝͝M̶̩͆̌̎̀̕O̸̡̰̗̠͕̭͇̥̫̝̠͖͔̖̰̥͇͈̰̣̱̬̬̠̒̆̍ͅͅR̴̡̡̨̨̛̛̛̭̗͈̬̳͎̖̝̦͚̮͙͕̹͖̺̖̹̭̳̣̼̹͍͕͎̼͓̥̠̗̂̓̆̀̅͊͐̉̈́̉̈́́̒̚̕͘͝Ę̶̛̘̗̣̪̖͇͓͎̱̞̳̬͖̭̩̜̳̝̗̲͚͓͇̼̘̜̪̻̫̣͖͉͇͇̱̼̻̅̽̾͒̆͋̈͑̈́̈́̂̋͛̋̈́̄͑̅̎͛͋̀̏̐̌̑̚̕͘͘͜͜͝͝ ̴̢̨͙͇̘̙͖͔̯̟̳̹͎̟̙̲̳̜̦̥̘̳͍̩̪̻̘͈̜̮͕̙̣̹͚̯̰̪͈̍̀͜ͅP̶̨̨͚̭̲̫̩͉̹̳͙͈͇̘͓̣̗̤̟̖̤͆̒̆͒̇̏́̂̈̈́̎̀̈́͆̀̓͜Ä̸̡̞̤̠̞͈͖̩̘͔̺̟̟́̐̌̄̈̏̊͛̌͗͋̊̍͊̈́̇̽͂̀̅̅̾̈̾͗̿͊̐̔̅̓̕̕͝N̷̥̘̬͕̖̮̞͖̺̯̙̘̠̻̪̭͔̤͇̤̙͎͈̳̟̣̜̬̟̩̥͈̹͊͝ͅͅͅ













    u3RWw9c
    narrato parlato pensato °telepatia°

    NOME Johanna Derham
    ENERGIA Viola
    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE Seadragon [VIII]
    FISICAMENTE Ginocchio distrutto, in rigenerazione
    MENTALMENTE HURT ME MORE SNAKE
    STATUS SCALE integra

    RIASSUNTO AZIONI Uso una pellicola d'acqua per parare la palla di fango. Rinuncio completamente a difendermi dal tuo attacco, prendendomelo completamente in pieno sollevandomi da terra con l'acqua. Contemporaneamente al tuo attacco parte il mio in contrattacco con la tecnica lahama in modo da auguratamente fartelo prendere altrettanto in pieno date le tempistiche. I draghi dopo aver colpito si rompono facendo uno schifo rossastro a terra tra l'acqua generata da Johanna in tutto questo, e il terriccio ormai paludoso. Il tuo attacco è così forte da spararmi indietro, dentro un portale nascosto dietro di me (come dice in fondo alla tecnica che può essere sfruttato per mobilità ) e mi trasporto alla fine del turno nel punto in cui ti trovavi prima tu, al bordo della palude rosso sangue.

    ABILITÀ
    ● PENDRAGON ●
    Il corpo di Johanna è percorso da innumerevoli e intricati circuiti di corallo e orialco atlantideo che fanno parte integrante della sua carne e delle sue ossa. Questo sistema permette una migliore diffusione e controllo del cosmo di Seadragon nel corpo di Johanna, che diventa capace di sopportare una quantità di energia maggiore rispetto ai normali cavalieri. Johanna ottiene così una maggiore massa cosmica da utilizzare durante i combattimenti, per attacchi, difese o per supportare la propria capacità rigenerativa. A parità di potenza Johanna compie meno sforzo nel controllare il proprio cosmo, e a parità di sforzo può di conseguenza evocarne una quantità maggiore che si traduce in attacchi e difese più potenti del normale. Quando il cosmo di Johanna arde alla massima potenza questi circuiti si caricano di così tanta energia da essere visibili attraverso la sua pelle.

    ● SPAWN OF TIAMAT ●
    Il primarca del drago marino deve il suo potere alla benedizione di Syphon, il figlio dei draghi primordiali Tiamat e Apsu. La sua volontà e il suo ruggito è capace di scuotere le onde dell'oceano e riverberare tra gli universi. Per mezzo del proprio cosmo, la primarca è capace di controllare, o addirittura creare, indefinite quantità di acqua primordiale. Il liquido che è l'origine nelle mani della guerriera diviene una delle più tremende forze della natura, plasmabile in infinite forme a seconda delle necessità. L'acqua creata dal cosmo possiede tutte le proprietà del liquido più puro, privo di qualsiasi sostanza esterna, ed è capace di colpire con incredibile violenza. Tuttavia quest'acqua è differente da quella comune, in quanto è capace di chiamare a sé l'antico potere di cui sono pregne. Creando vortici di acqua primordiale Johanna è capace di creare veri e propri portali su altre dimensioni in modo analogo a chi può piegare normalmente lo spazio e il tempo, sfruttandoli come meglio crede: come mezzo per attaccare da punti strategici, per risucchiare e inghiottire l'avversario, o più semplicemente per viaggiare. Le acque primordiali sono limpide e cristalline, e guardandole intensamente sembra di cogliere sprazzi di luoghi lontani e alieni tra le sue onde.

    ● REEF ●
    Infida abilità che rende il drago del mare un avversario da non sottovalutare, è il controllo del corallo rosso. Nonostante il colore, esso si può presentare in diverse cromie, solitamente in accordo con l'umore della sua creatrice. Il corallo è un organismo vivente collettivo, sostenuto da uno scheletro calcareo che nutrito dal cosmo acquisisce una durezza spaventosa. La Primarca può alimentarne la crescita in maniera esponenziale con il proprio potere, generando vere e proprie barriere coralline. Benché senza ordini precisi esso mantenga la propria naturale forma ramificata, con la dovuta concentrazione può essere modellato e plasmato nelle forme più precise ed eleganti. Nessuna forma è preclusa alla guerriera dei mari, dai gioielli alle armi più accuminate. Inoltre, nonostante la propria solidità, può piegarsi con eleganza se ciò fosse voluto. I polipi che costituiscono la parte viva del corallo sono collegati neuralmente gli uni con gli altri, ed è questa innaturale proprietà che li rende terribili e utili allo stesso tempo. A contatto con la carne vivente possono connettersi con le terminazioni nervose contenute in esse e trasmettere gli impulsi nervosi del loro creatore, imponendoli nella nuova carne. Ciò permette l'accettazione di pensieri o ordini da parte del sistema nervoso aggredito. La connessione neurale con Johanna, permette inoltre al corallo di acquisire memoria genetica dai suoi tessuti, potendo così alterare i propri polipi in modo da replicare cellule umane, permettendole letteralmente di rigenerare continuamente ma lentamente il proprio corpo dai danni subiti, soffrendo così in maniera minore per essi. Se necessario, Johanna Può ardere il proprio cosmo per accelerare l'azione del corallo e curare in pochi istanti una grave ferita non immediatamente letale, o una somma di danni minori che raggiunge tale entità. Quando il corallo non è a contatto con il cosmo della Primarca, i polipi in esso muoiono, abbandonando sul campo di battaglia il loro scheletro colorato



    TECNICHE
    ● LAHAMA ●
    Sfruttando la sua capacità di generare portali ovunque vi sia acqua sotto il suo controllo, Johanna li utilizza per generare massicci e complicati costrutti dicorallo. Proporzionalmente alla dimensione dei portali utilizzati e al cosmo impiegato, Johanna fa comparire dai portali dei veri e propri draghi serpentini costituiti da sezioni di corallo tenute insieme da acqua primordiale che ne riempie ogni cavità e ne ricopre la superficie come una spessa pellicola traslucida. Il loro corpo è costituito da massicce "vertebre" cilindriche mentre il loro cranio è costituito da un blocco superiore ed inferiore che simulano delle fauci articolate, mentre in verità si tratta di tue piastre il cui lato rivolto verso l'interno e ricolmo di zanne affilate. Data la struttura segmentata di questi serpenti, la loro mobilità è data dall'acqua che li circonda e non dalla flessibilità del corallo in sé. Johanna fa comparire questi costrutti dai portali a piena velocità, donandogli una forza di impatto semplicemente mostruosa, sfruttando sia la spinta del portale dimensionale che l'immenso peso di roccia corallina e acqua combinati. Come per altri attacchi, può decidere di far comparire questi costrutti da ovunque possa generare portali.
    Uno degli usi più comuni di questa tecnica è quella di generare portali attorno a Johanna, direttamente sul suo cosmo, e sferrare un attacco su larga scala su tutto ciò che si trovi di fronte a lei, mandando i draghi a schiantarsi violentemente contro il suo obiettivo, con conseguente frattura di ossa e danneggiamento a organi interni. Altrimenti un uso più brutale è quello di disporre i portali attorno all'avversario e sferrare un attacco da ogni direzione.
    In alternativa al posto delle teste draconiche Johanna può creare altre parti del loro corpo, come enormi zampe i cui artigli sono letteralmente massicce falci ricurve, o code sferzanti.
    Dopo aver sferrato un attacco un drago di solito si frantuma in schegge di corallo, o semplicemente cade a terra inerte alla chiusura del suo portale.
    Se lo reputa necessario, Johanna utilizza i portali generati per riposizionarsi sul campo di battaglia o portare il suo attacco sfruttando le correnti acquatiche dentro il vortice per accelerare il proprio movimento all'uscita.

     
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    Il perdono che aveva chiesto gli fu concesso.

    Sotto forma di asteroidi sulla schiena e sul resto del corpo.

    Beh, non proprio asteroidi, più che altro statue lucertoloidi. Dennis non aveva visto bene cosa lo avesse colpito, non ne aveva avuto il tempo. L'unica cosa che vide chiaramente furono lampi dorati e rossi, e poi il dolore. Il cosmo del SeaDragon lo aveva masticato e sputato come un pezzo di tabacco.

    Era li, in un cratere, mezzo sepolto dalla fanghiglia rossastra pregna di acqua. Respirava, ed ogni respiro era dolore.
    Sei costole rotte, mascella fratturata, sterno tenuto insieme solo da un minuscolo lembo osseo di un centimetro sulla parte superiore, ileo sinistro spaccato, scapola destra rotta, ulna e radio sinistri andati.

    Era estremamente contento.
    Il suo piano stava riuscendo, surclassando ogni sua più rosea aspettativa. Johanna si stava impegnando, niente giochetti in quella pianura svedese, la faccenda era seria. Era li per quello, per quella sofferenza, per la determinazione della sua avversaria, per mettere le cose in pari.

    Le ferite di Dennis erano serie. Il dolore era un concetto pleonastico per L'avatara della forza vitale, quel dolore che provava non era che un fiammifero in confronto alla tempesta di fuoco che già gli aveva attraversato l'anima tempo prima.

    Le orrende creature di roccia e acqua avevano morso, graffiato, stritolato, assalito e colpito il corpo dell'araldo, frantumandosi e divenendo parte della fanghiglia rossa stesa sul terreno. Fu solo grazie alla sua Armatura ancestrale, al suo corpo temprato come acciaio, e al dono di una resistenza inumana che non svenne per la sola forza dei colpi ricevuti. Li, in quella pozza orribile, mentre giaceva con lo stomaco sul terreno e mezza faccia sommersa, il cosmo antico di Pan si manifestò, non con una luce splendida e terribile, ma con un rumore. Rumore di una valanga, di una colata di fango che scivolava sul fianco di una montagna. Alzò il braccio sinistro al cielo, strinse il pugno con una pressione tale che a solo vederla avrebbe generato diamanti, e con la sola forza dei suoi muscoli rimise in asse le ossa del braccio. Con l'altro braccio affondò affondò la mano nel fango, dandosi uno slancio possente con il quale si rimise in piedi. Indurì il suo corpo, il rumore del suo cosmo lasciò il passo a qualcosa simile a del legno secco che si spezzava. Eseguì movimenti plastici, precisi, come un culturista davanti ad una platea. I suoi muscoli spinsero a forza ogni osso fuori asse nella sua giusta posizione, mentre Dennis era leggermente piegato sulle ginocchia, e ansimava tra i denti.

    That...
    That was...



    Si girò verso il Primarca. Aveva visto il suo volto, il volto di un mostro implacabile, di una creatura che non gli avrebbe dato tregua, che si sarebbe fermata solo quando lo avrebbe ridotto a strisciare ed a tenersi le due interiora tra le mani. Si, era quello che voleva, quello in cui sperava.

    Inefficient.


    Ora era in piedi, dritto, con l'aria di chi aveva preso in mano la situazione. Del sangue cominciò a colare da varie fessure della sua Darian. Davanti a se, per puro caso, svolazzò una farfalla. Non sapeva cosa ci facesse li in un momento come questo, ne come ci fosse arrivata, fatto stava che c'era, e fece scattare in Dennis una serie di ragionamenti al limite del genio delirante.
    Ripensò alla difesa contro il primo attacco di Jo, una difesa basata sul concetto di non-resistenza, concetto molto utile quando c'era bisogno di assorbire eventuali danni.
    Ma il suo vero potere risiedeva nella sua capacità offensiva.
    Non importava quanto muscoli potesse avere, la chiave per un colpo vincente era il momento esatto in cui si passava dallo stato rilassato a quello teso prima dell'impatto. Il potere di un'ipotonia ben applicata poteva essere spaventoso. Più grande era la differenza tra lo stato rilassato e quello teso, più forza si trasferiva al colpo. Questo era vero non solo nelle arti marziali, ma era verità assoluta in tutte le attività che richiedevano forza esplosiva, e solo Dio sapeva quanto Dennis ne aveva bisogno in quel momento.

    Con delicatezza estrema, tese la sua mano. Doveva tornare al suo stato precedente, uno stato di autosuggestione che lo convincesse ad essere puro liquido all'interno. Respirò, facendo suoi il dolore e la determinazione. Era ferito, ma non era ancora il momento di ritirarsi.
    La farfalla si posò sul palmo della sua mano corazzata per un breve istante, e il semplice battito delle sue ali gli fu pesante come un macigno.
    Era pronto.
    Doveva colpire.


    Il suo elmo si mosse, con movente che non erano proprie di qualcosa comporto di metallo. La darian era viva. Ed era furiosa. Denti acuminati si disegnarono sul viso del copricapo, ed una protuberanza simile ad una lingua si manifestò per un secondo.

    Due balzi in avanti verso il suo avversario. Niente più diversivi o sotterfugi come la palla di fango. Jo era troppo forte, troppo brava e troppo esperta per quelle cose. Era inutile cercare di aggirare il problema, quello non era uno scontro di esibizione, non c'era nessun motivo per farlo durare più del dovuto con dimostrazioni di forza inutili.
    Ilo corpo di Pan era mellifluo come una corda, i suoi movimenti potevano apparire senza alcuna coordinazione, ma non era così. Ogni sua fibra muscolare era in attesa, in attesa di contrarsi e di colpire con tutta la forza di cui era capace. Mentre un uomo normale avrebbe distribuito tutto quello che aveva con il suo pugno, Pan decise di distribuire tutta la forza di quel quel corpo donatogli dalla Dea nel suo indice destro, puntandolo alla fronte della Primarca. Tutta quella energia cinetica concentrata in meno di un centimetro quadrato invece di una decina, avrebbe costretto la massa cerebrale a vibrare ed a toccare le pareti del cranio, provocando gravi concussioni oltre al danno in se, e forse, con estrema fortuna, perdita dei sensi.

    Per circuire le possibilità di qualche altro scherzetto come l'assalto di poco prima, dopo aver “toccato” la testa di Jo, avrebbe eseguito quello che nel sumo veniva chiamato Nekodamashi, una tecnica non convenzionale e assolutamente situazionale, colpendo il palmo della mano destra con la sinistra. Qualsiasi fosse stata la percentuale di successo del suo attacco principale, una esplosione sonica a velocità poco meno che luminare a pochissimi centimetri dalla faccia non sarebbe passata inosservata. Gli infiniti universi che spaziavano fra il battito d'ali di una farfalla e la forza di Pan si stavano per abbattere su Johanna Derham. Quella donna meritava quello che stava accadendo, ma era necessario.

    I never wanted to hurt you.

    Su4sahH

    B.F.G | ENERGIA BLU | PAN [VII]
    FISICAMENTE - Danni muscolari alla coscia sinistra, varie costole davanti alla zona della milza incrinate, sei costole rotte, mascella fratturata, , sternoquasi totalmente andato, ileo sinistro spaccato, scapola destra rotta, ulna e radio sinistri rotti.
    MENTALMENTE - Musashi 2: sengoku boogaloo
    STATUS DARIAN - STILL READY

    RIASSUNTO AZIONI - Mi faccio male male male, mi rialzo, mi riassesto eventuali ossa usando i MY MUSCOLY, e vado di OFFENSIVE NO-REACTION usando il principio che più c'è differenza tra rilassatezza e tensione più il colpo fa male, puntando tutta la forza in una ditata in fronte (attacco forte), accompagnando tutto con un CLAP davanti alla tua faccia (attacco debole)
    ABILITÀ - ///

    TECNICHE - ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO | °TELEPATIA°
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    IV

    I
    nspirò fra i denti. Adagiata ai tentacoli d'acqua sanguigna che la sorreggevano, Johanna sentiva il cuore battere all'impazzata, ed ogni battito era una stilettata di dolore al ginocchio. Sentiva quell'intera zona della gamba completamente in fiamme ed ogni movimento comportava un dolore ancora più grande. La potenza fisica di PAN aveva superato le sue aspettative. Non era ancora degno di lei, ma il problema era che il gap tra loro due era più breve di quello che aveva ipotizzato percependo l'estensione del suo cosmo.
    Inspirò ancora fra i denti, generando un suono rasposo nella sua maschera. No, Johanna, concentrati. Lascia scorrere il tuo cosmo, abbandona la ferita come una inutilità e lascia che sia il corallo a occuparsene. Hai ancora altri tre arti perfettamente funzionanti e tutti i tuoi organi interni sono intatti.

    A vedere PAN riverso a terra, Johanna capiva che aveva subito molto più di lei. La cosa tornò a farla ghignare, nascosta dall'elmo. Un ghigno da orecchio a orecchio, quasi. Sì, così, lascia che la febbre della battaglia ti pervada, diventa una con il terribile calore della volontà, al punto che se PAN dovesse decapitarti con un singolo pugno, il tuo sangue rovente sarebbe volato in avanti a ucciderlo a sua volta.

    Poi lo vide alzarsi e riassestarsi le ossa rotte con la sola forza muscolare. La cosa mandò un brivido rovente lungo la sua schiena. Finalmente un giocattolo che non si rompe. Quanto tempo era passato dall'ultima vera sfida affrontata? Anni, l'unico fino a quel momento che l'aveva fatta temere per la propria vita era stato quello spectre, Nasir...ma forse PAN era lì per prendere il suo posto.
    Conosceva le storie di PAN. Un mostro, per qualche motivo al servizio di GEA.

    Non aveva creduto nemmeno per un istante alla storia delle informazioni, no. Johana era fermamente convinta che il motivo dell'araldo fosse ben altro. Bramava la lotta, voleva quello scontro per la violenza dell'atto in sé, e forse farle cose innominabili una volta vinto. La lussuria di quell'essere era ben nota a tutti. Fu quello il momento in cui l'istinto di sopravvivenza e autoconservazione esplose. Di più, più violenza, più potenza. Fammi male PAN, in modo che io possa fartene infinitamente di più.
    Prova a violentarmi, pensò, ti castrerò e getterò il tuo membro agli squali. Il ghigno di Johanna si allargò ulteriormente. In momenti più lucidi, Johanna avrebbe probabilmente capito il perché Atlantide avesse una così bassa opinione del Vaapad.

    Detta da chi sta venendo portato in giro al guinzaglio come un cane.
    - Rispose, secca. E Mentre Pan sembrava distratto da qualcosa che era troppo piccolo perché Johanna potesse vederlo, Johanna si portò avanti. Continuò a creare particelle di corallo sotto i propri piedi, diffondendole nell'acqua rendendo la zona attorno a sé sempre più densa, sempre più granulosa. Del cemento senza proprietà adesive. L'elmo di pan si trasformò, mostrando come fosse qualcosa di vivo. Johanna si chiese sinceramente se quella fosse un'armatura o il vero e proprio corpo del mostro che aveva davanti. Lo avrebbe scoperto una volta terminato di spaccargli le ossa una ad una. Una volta terminato di sfilettare la sua carne, di disperdere i suoi organi appesi su ramificazioni di corallo estese per decine di metri, capaci di oscurare il sole.

    PAN scattò avanti, e Johanna era pronta ad accoglierlo. Non c'era tempo per complicati stratagemmi, per difese articolate. PAN le stava correndo incontro come un treno, ed il treno avrebbe incontrato un muro contro il quale schiantarsi. Letteralmente.
    Dalla fanghiglia rossa sorse una parete di corallo un istante prima dell'impatto, lanciando globi di liquido in ogni direzione. Una difesa semplice, ma in cui Johanna concentrò tutta la sua potenza cosmica, al punto che nei punti meno luridi di quella barriera si poteva vedere l'oro del suo cosmo brillare, come se fosse una forza incontenibile sul punto di esplodere oltre il proprio guscio semiliquido.
    L'impatto fu tremendo. L'onda d'urto si propagò come una profonda increspatura nel fango rosso partendo dal punto di impatto, generando una continua oscillazione del liquido. Ma, nell'attimo che ebbe per processare la cosa, Johanna trovò qualcosa di strano nel suono dello scontro.
    La barriera cedette e la prima cosa che vide fu il dito di PAN proteso in avanti e diretto verso la sua faccia. L'impeto e la velocità di tale colpo erano stati smorzati dal frapporsi della difesa di Johanna un istante prima, ma una forza del genere, così concentrata in un singolo punto, era riuscita nonostante tutto a sfondare la parete e proseguire per lo slancio e la forza esplosiva dimostrata.
    L'aver diminuito la velocità di quel letterale proiettile umano diede il tempo a Johanna di tentare di scansare il capo dalla sua traiettoria, ma riuscì solo a farlo in parte. Il suono fu paragonabile a quello di un proiettile che fa ricochet sulla corazza di un carro armato. Uno schianto e poi una vibrazione che si propaga nell'aria, il suono di un calabrone impazzito.
    Johanna era riuscita ad evitare il contatto diretto con la fronte manipolando i tentacoli per spostarsi dal posto senza fare leva sul ginocchio rotto, ma non abbastanza da farlo completamente. Il dito di PAN strisciò contro la tempia destra venendo deviato per l'angolo dell'elmo, ma per Johanna che stava dentro suddetto elmo fu come essere colpita da una martellata.
    Annaspò, ciondolando verso sinistra per un breve istante. Il mal di testa esplose dentro la sua scatola cranica e poté sentire chiaramente il corallo formicolare lì in mezzo. Per Johanna era come avere le formiche dentro la testa e ODIAVA quella sensazione. Nel dolore Johanna si scordò persino di chiudere gli occhi e serrare i denti. La sua visione si sfocò leggermente ed un sottile fischio ovattò il vibrare del suo elmo.
    Un dolore allucinante ed invasivo. Il suo cervello aveva letteralmente traballato all'interno della sua testa, scombinandole i pensieri. Ma non abbastanza da farle dimenticare di reagire. Non importava se il suo attacco non sarebbe stato preciso. Con la potenza a sua disposizione, bastava devastare completamente l'area generale in cui si trovava PAN per infliggere danni peggiore a quelli precedenti. Il cosmo di Johanna si incendiò in risposta.
    Poi lo schianto di un tuono esplose di fronte al suo viso. Non abbastanza potente da causare un'onda d'urto, ma quella specie di applauso che le aveva fatto davanti alla faccia fu abbastanza da coglierla completamente di sorpresa e stordirla, quasi resettando la condizione di un istante prima. Johanna appoggiò a terra la gamba sana, ciondolando e avendo quasi completamente perso la cognizione di dove fossero i suoi tentacoli. Le sue natiche scivolarono da quello che la sorreggeva e cadde verso il basso. In un attimo di panico confuso appoggiò a terra il piede sbagliato e il dolore la riportò alla realtà in tempo per rendersi conto di aver perso completamente l'equilibrio ed essere caduta sul fianco a terra. La fanghiglia rosso sangue la accolse con un suono bagnato, ed in essa Johanna affondò per metà, sporgendo solo con il torso, la spalla e la testa. Il tutto coronato da un urletto fin troppo femminile per l'atteggiamento che aveva tenuto fino a quel momento.

    Ci volle qualche istante perché il mondo smettesse di ballare di fronte a lei, mentre il ronzio nelle sue orecchie dovette aspettarne qualcun altro ancora.

    La realtà tornò a lei, e assieme ad essa giunse una amara realizzazione. Era appena stata umiliata. Aveva appena sacrificato una gamba per infliggere più danni possibili al suo avversario. E PAN aveva risposto con una ditata in fronte, come se fosse una bambina.

    Co....come OSI? Pensi di poterti permettere di giocare con me? Io sono il drago degli abissi, io sono VIOLENZA FATTA CARNE! - Gridò per superare il suono della sua commozione cerebrale. Il dolore al ginocchio stava progressivamente calando, i frammenti stavano via via recuperando la loro forma e la loro sede, ma era ancora troppo presto per poter camminare. Non era un problema.
    La fanghiglia sanguigna sollevò Johanna sorreggendola per le spalle e per i fianchi, scendendo dalla sua schiena in un grande mantello granuloso che si perdeva nella palude sotto di loro. L'umidità ambientale aumentò rapidamente, causando il formarsi di una leggera bruma. Il cosmo di Johanna riprese ad espandersi senza sosta, infondendosi in ogni cosa li circondasse. La polvere di corallo sospesa in aria cominciò a precipitare sempre di più trascinata verso il basso dall'umidità, formando flussi discendenti di materiale liquido rosso.

    L'aria stava sanguinando.
    L'aria stava sanguinando.



    Sorretta da una veste di acqua, fango e "sangue", Johanna spalancò le braccia. Dalle sue mani ne colava altro, simili a stimmate. Nella mano destra crebbe una grande lama curva, la cui impugnatura era lunga quanto il suo braccio e la lama larga quanto lo era il suo palmo. La guardia era rivolta verso il basso, e la lama andava a perdersi nella palude rossa, suggerendo che fosse quanto lei, se non di più.

    Siamo tutti libri di sangue, in qualunque punto ci aprono siamo rossi.



    Io sono la strega che ti guarda affogare. - La lama si rigirò divenendo ritta sopra Johanna con un agile gesto della mano, disegnando gocce di rosso nell'aria. Un pennino estratto con troppa fretta dal calamaio. Entrambe le mani si strinsero su quell'enorme spada, ed il modo in cui la impugnava suggeriva che sapesse fin troppo bene come usare un'arma così sconvenientemente massiccia. La massa che ricopriva il corpo di Johanna si solidificò in una infinità di tasselli solidi, che vennero inglobati da un altro materiale che stava venendo prodotto dal cosmo di Johanna. Squame di corallo nero soffocarono l'oro. Per un breve istante ciò che colava dall'aria stessa si addensò nella forma di due grandi ali scheletriche, prima di accasciarsi nella palude.

    Seadragon agitò la lama dal basso a sinistra verso l'alto a destra, accompagnandosi nel movimento con il grande mantello rosso che la teneva leggermente sollevata dal pelo dell'acqua. Una grande ondata di fango granuloso si diresse verso di PAN. Ma era solo uno specchietto per le allodole, se fosse riuscito a raggiungerlo, gli sarebbe semplicemente passato sopra, o attraverso. Era una comune ondata.

    Serviva solo per distrarre PAN dal fatto che Johanna aveva appena invaso di cosmo l'intera palude e l'aria umida sopra di loro. La nebbia che li sovrastava cominciò a roteare su se stessa rapidamente, trasformandosi in una struttura anelliforme che roteava sempre più velocemente. Lo stesso avvenne al bordo della palude. Il manto rosso strattonò Johanna all'indietro nel momento esatto in cui la sua offensiva si concretizzò.
    I due enormi anelli, sopra e sotto di loro, si completarono in due gorghi. Due enormi portali uno sopra l'altro. L'intera palude venne risucchiata verso il basso in un mulinello furioso che trascinò verso il basso terra, corallo, acqua e ogni cosa. Johanna sperava anche Pan, che se fosse caduto vittima del trucco di Johanna, si sarebbe ritrovato in una orribile situazione.

    I due portali erano direttamente comunicanti. Perciò cadere verso il basso nel portale che aveva appena ingoiato l'intera palude significava cadere dall'alto in quello sospeso a qualche metro sopra di loro. Il che comportava cadere nuovamente in quello in basso, e così via fino a che Johanna avesse continuato a mantenere i due portali. Dato che i portali erano in grado di accelerare che cosa entrasse in essi, sia la palude che PAN - in caso di successo - avrebbero guadagnato sempre più velocità in una caduta infinita, con tutti gli effetti del caso sulla sua vittima.

    Ma il vero attacco in tutto questo costituiva nella palude stessa, che accelerata sempre di più dai due portali si sarebbe trasformata in un continuo getto verticale che avrebbe squassato e trascinato costantemente PAN in una corrente infinita capace di affogarlo definitivamente, e nella quale ovviamente era mescolata tutta la polvere generata fino a quel momento. Dato che la polvere aveva reso l'intero miscuglio di fango più denso e pesante, oltre che completamente opaco, avrebbe reso il soffocare nella corrente infinita molto più pericoloso e terrificante, dato l'insinuarsi delle particelle nelle fessure utilizzate dalle armature per respirare. In quel presente decaduto, armature isolate non esistevano più. Inoltre il continuo muoversi materiale granuloso avrebbe generato una azione abrasiva. Se l'avversario fosse stato sprovvisto della sua armatura, probabilmente sarebbe finito completamente scorticato, ma Johanna sapeva che non era un'opzione in questo caso.

    Rimase oltre il bordo dei propri portali, con la lama alta oltre la spalla destra, brandita con entrambe le mani.


    u3RWw9c
    narrato parlato pensato °telepatia°

    NOME Johanna Derham
    ENERGIA Viola
    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE Seadragon [VIII]
    FISICAMENTE Ginocchio distrutto, in rigenerazione, commozione cerebrale non troppo seria, mal di testa e lieve disorientamento
    MENTALMENTE Bambini, ad imparare cose dai black saint diventate edgy
    STATUS SCALE integra

    RIASSUNTO AZIONI Uso una parete di corallo per difendermi dalla ditata poi cado culo a terra. Mi rialzo, usando nuovamente l'acqua per muovermi, creo altra poltiglia rossa, creo una spada e mi ricopro di squame di corallo nero. Poi creo una ondata mimando un fendentone con la spada, ma è solo un diversivo. Nel frattempo creo i due gorghi sopra e sotto di noi per la tecnica warp strike. Il portale sotto immediatamente si mangia la palude e la sputa dall'alto e così via. Il loop infinito di portal, e se sei in mezzo a quel loop ti ritrovi in una corrente continua e infinita sempre più veloce che mira ad affogarti in modo orribile, visto che non sei solo in acqua, ma anche in fango e polvere sottile. In pratica sono sabbie mobili color sangue.

    ABILITÀ
    ● PENDRAGON ●
    Il corpo di Johanna è percorso da innumerevoli e intricati circuiti di corallo e orialco atlantideo che fanno parte integrante della sua carne e delle sue ossa. Questo sistema permette una migliore diffusione e controllo del cosmo di Seadragon nel corpo di Johanna, che diventa capace di sopportare una quantità di energia maggiore rispetto ai normali cavalieri. Johanna ottiene così una maggiore massa cosmica da utilizzare durante i combattimenti, per attacchi, difese o per supportare la propria capacità rigenerativa. A parità di potenza Johanna compie meno sforzo nel controllare il proprio cosmo, e a parità di sforzo può di conseguenza evocarne una quantità maggiore che si traduce in attacchi e difese più potenti del normale. Quando il cosmo di Johanna arde alla massima potenza questi circuiti si caricano di così tanta energia da essere visibili attraverso la sua pelle.

    ● SPAWN OF TIAMAT ●
    Il primarca del drago marino deve il suo potere alla benedizione di Syphon, il figlio dei draghi primordiali Tiamat e Apsu. La sua volontà e il suo ruggito è capace di scuotere le onde dell'oceano e riverberare tra gli universi. Per mezzo del proprio cosmo, la primarca è capace di controllare, o addirittura creare, indefinite quantità di acqua primordiale. Il liquido che è l'origine nelle mani della guerriera diviene una delle più tremende forze della natura, plasmabile in infinite forme a seconda delle necessità. L'acqua creata dal cosmo possiede tutte le proprietà del liquido più puro, privo di qualsiasi sostanza esterna, ed è capace di colpire con incredibile violenza. Tuttavia quest'acqua è differente da quella comune, in quanto è capace di chiamare a sé l'antico potere di cui sono pregne. Creando vortici di acqua primordiale Johanna è capace di creare veri e propri portali su altre dimensioni in modo analogo a chi può piegare normalmente lo spazio e il tempo, sfruttandoli come meglio crede: come mezzo per attaccare da punti strategici, per risucchiare e inghiottire l'avversario, o più semplicemente per viaggiare. Le acque primordiali sono limpide e cristalline, e guardandole intensamente sembra di cogliere sprazzi di luoghi lontani e alieni tra le sue onde.

    ● REEF ●
    Infida abilità che rende il drago del mare un avversario da non sottovalutare, è il controllo del corallo rosso. Nonostante il colore, esso si può presentare in diverse cromie, solitamente in accordo con l'umore della sua creatrice. Il corallo è un organismo vivente collettivo, sostenuto da uno scheletro calcareo che nutrito dal cosmo acquisisce una durezza spaventosa. La Primarca può alimentarne la crescita in maniera esponenziale con il proprio potere, generando vere e proprie barriere coralline. Benché senza ordini precisi esso mantenga la propria naturale forma ramificata, con la dovuta concentrazione può essere modellato e plasmato nelle forme più precise ed eleganti. Nessuna forma è preclusa alla guerriera dei mari, dai gioielli alle armi più accuminate. Inoltre, nonostante la propria solidità, può piegarsi con eleganza se ciò fosse voluto. I polipi che costituiscono la parte viva del corallo sono collegati neuralmente gli uni con gli altri, ed è questa innaturale proprietà che li rende terribili e utili allo stesso tempo. A contatto con la carne vivente possono connettersi con le terminazioni nervose contenute in esse e trasmettere gli impulsi nervosi del loro creatore, imponendoli nella nuova carne. Ciò permette l'accettazione di pensieri o ordini da parte del sistema nervoso aggredito. La connessione neurale con Johanna, permette inoltre al corallo di acquisire memoria genetica dai suoi tessuti, potendo così alterare i propri polipi in modo da replicare cellule umane, permettendole letteralmente di rigenerare continuamente ma lentamente il proprio corpo dai danni subiti, soffrendo così in maniera minore per essi. Se necessario, Johanna Può ardere il proprio cosmo per accelerare l'azione del corallo e curare in pochi istanti una grave ferita non immediatamente letale, o una somma di danni minori che raggiunge tale entità. Quando il corallo non è a contatto con il cosmo della Primarca, i polipi in esso muoiono, abbandonando sul campo di battaglia il loro scheletro colorato



    TECNICHE
    ● WARP STRIKE ●
    Sfruttando le correnti caotiche delle acque primordiali proprie di Seadragon, Johanna espande il proprio cosmo e genera due o più vortici in zone che sono raggiunte dall'acqua che sta controllando direttamente. Ciò vale anche per acqua nebulizzata, nebbia o pioggia, finché è intrisa dal controllo cosmico di Johanna e trasformata in acque primordiali, che fin dai tempi del mito fanno da punto di incontro tra infinite realtà. Questi vortici fungono da portali collegati tra di loro e possono essere usati da Johanna sia per spostarsi rapidamente nel campo di battaglia che per elaborare complesse traiettorie con attacchi a distanza. I vortici sono indipendenti tra di loro e possono essere spostati liberamente lungo la superficie delle acque di Johanna. Spesso Johanna nel collegamento tra un portale e l'altro crea violente correnti acquatiche in modo che ciò che entri in un portale esca notevolmente accelerato da un altro.

     
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    TING

    Non ci credo! Ha funzionato davvero!

    Non erano bastato un muro a fermarlo. Non erano bastati i riflessi di Jo a rendere nullo il suo attacco. Quel suono aveva confermato la buona riuscita della sua strategia. Poco importava se non era riuscita al cento per cento.

    Jo cadde rovinosamente a terra, confusa e ferita. I suoi attacchi stavano funzionando, aveva pagato un prezzo salato, ma stavano funzionando. Il ginocchio era ancora in fase di guarigione, la testa era stata colpita, le percezioni erano state alterate dallo schianto poco distante dalla faccia. Dennis si rimise in guardia, guardando la sua avversaria dall'alto in basso. Della regina dorata di Atlantide non era rimasta che una donna distesa nel fango rosso.

    Co....come OSI? Pensi di poterti permettere di giocare con me? Io sono il drago degli abissi, io sono VIOLENZA FATTA CARNE!

    No you're not.

    Il terreno stesso, pregno del fango rosso creato da Jo, sollevò la donna. Il suo cosmo bruciava e permeava tutto, come vapore bollente. Come un crocefisso commemorativo in una città fantasma, Johanna spalancò le braccia, “sanguinando” una massa di acqua e fango, che creò una terribile spada nella sua mano destra, ed un'armatura sul resto del corpo. Ali scheletriche si manifestarono per un attimo, e la sola vista di quella visione fece stringere Pan in una guardia stretta. Ma non era ancora finita.

    Io sono la strega che ti guarda affogare.

    La Regina d'Atlantide disegnò un grande arco ascendente con la lama, ed il fango si mosse, trasformandosi in un'ondata melmosa che si diresse verso il guerriero della Dea.
    Dennis aveva appena sfondato un muro di corallo con il corpo. Decise di prendere la cosa di petto. Strinse i denti, serrò i pugni, e aspettò l'impatto.

    Che si dimostrò estremamente deludente.

    L'onda lo investì in pieno, e fu così forte da farlo cadere. Ma la cosa finiva li. L'impatto fu paragonabile a quello di uno spintone, una manata improvvisa sul petto che faceva perdere l'equilibrio. Quell'attacco era lontano anni luce da quello che aveva tirato fuori Johanna fino a quel momento.

    Ma che...?

    Poi lo sentì. Il rumore di un fiume in piena, il suono di un tornado di acqua e terra. Dennis cadde nel terreno, risucchiato da un anello dorato che vide troppo tardo.
    E cadde.
    E cadde.
    E cadde.

    E continuò a cadere, mentre il mondo intorno a lui si alternava in una sequenza ripetitiva. Il fango ostruiva la sua vista, l'acqua non gli permetteva di respirare. E lui continuava a cadere in un abisso senza fine, sbatacchiato come una bambola di pezza.
    Era in trappola.

    Questa...questa cosa...mi avrebbe ucciso...

    Davanti a se, solo l'oscurità dei suoi occhi chiusi.

    Questa sarebbe potuta essere la mia fine...

    Il suo corpo sembrava arrendersi alla forza di quella donna. Il dolore alle ossa era così fitto e intenso da essere l'unica cosa che lo tratteneva dallo svenire.

    Ma ora non più.

    Un colpo di reni così vigoroso che fece tremare tutta la massa semiliquida in cui era intrappolato. Poi un movimento sincronizzato con le braccia, roteandole dalla schiena in avanti. I e sue gambe si coordinarono alle bracciate, tutto il suo corpo assunse le movenze di una farfalla, di un delfino, di un'orca assassina che scalava le rapide di un fiume rosso. La sua bocca si riempì di bava dallo sforzo, le sue ossa bruciarono, i suoi tendini erano scariche elettriche che gli torturavano la carne, ma lui doveva salire, era nato per quello, farsi strada nel fango e nel sangue, con le ossa rotte e la mente martoriata dal dolore. Era la sua vocazione, il suo cilicio, la sua benedizione.

    Era al centro del flusso. Un ultimo sforzo. Un'ultima bracciata, ma invece di far affondare le mani nella melma, Dennis le chiuse in due pugni, e colpì la massa fangosa con così tanta forza da causa un contraccolpo così potente da permettergli di essere sputato fuori dal gorgo senza fine.

    Strisciò nel terreno per vari metri, prima di muoversi. Con i palmi delle mani e le ginocchia per terra, cominciò a tossire. Una tosse violenta e dolorosa. Ad ogni colpo sentiva come qualcosa gli avesse danneggiato le vie respiratorie. Il suo naso e le sue labbra si macchiarono di sangue e muco, mentre i suoi polmoni imploravano aria.

    In quella posizione tutt'altro che dignitosa, il cosmo antico e rabbioso di Pan si mosse. Non con fare terribile e fragoroso come prima, no, questa volta era più modulato, più intermittente.

    Il cosmo di Pan stava ridendo.

    What a riot... I colpi di tosse non avevano abbandonato Dennis. Erano così violenti che il sangue misto al muco cominciò a colargli dagli interstizi dell'elmo.

    People hurting...
    People suffering...
    People dying...


    La sua voce era più roca, la sua gola era stata danneggiata, e il modulatore accentuò questo cambiamento. Il suo cosmo rideva a tratti, sottolineando le parole dell'araldo.

    It's all so FUCKING HYSTERICAL!

    Il suo respiro era pesante, i suo corpo esigeva più aria possibile, esigeva essere trattato con più rispetto. Ma Pan non poteva permetterselo, Dennis non poteva permetterselo. Con tutta la sua volontà, l'araldo era ancora in piedi. Dolorante, ferito, ma ancora in piedi.

    I've seen it. I've seen it all. I've HEARD it all, the screams, the rage, the cry of billions of souls inside me! Do you REALLY think that making me swim would hurt me?!?

    La risata si tramutò in un grugnito di rabbia, il suono di una locomotiva impazzita e pervasa dalle fiamme

    Stand out! You Have to hurt me! It's your duty!
    Give me your anger, Johanna!


    Ancora una volta una posizione di guardia, più arcuata, più stretta, pronta all'assalto.

    Let it boil to the surface!
    Let your fury flow freely!


    La sua voce non aveva più nulla di umano. Era un demone, era un diavolo sputato fuori dalle viscere rosse dell'Inferno.

    Anger begets Anger! Come on, show me your rage!

    Linee luminose si manifestarono sul volto del suo elmo, un volto di un demone.

    READY YOURSELF

    HERE I COME!




    Scattò verso il suo bersaglio. A metà distanza trasferì abbastanza potenza nelle sue gambe da spiccare un balzo. Avrebbe colpito Jo sulla fronte con la mano sinistra, sarebbe piombato sulla regina come Gesù Cristo nel giudizio Universale nella Cappella Sistina.

    O almeno lo avrebbe fatto credere.

    Non avrebbe colpito Jo con la mano, si sarebbe limitato a schioccare le dita davanti ai suoi occhi, accumulando un leggero fattore sorpresa. In quel frangente avrebbe colpito il volto della donna all'altezza della bocca con la sinistra. Uno Tsupari in faccia avrebbe aggravato la situazione della zona della testa, ma non era quello l'unico asso nella manica di Dennis. Il suo vero obbiettivo era quello di colpire la donna con la mano leggermente arcuata, imprimendo un getto d'aria pressurizzato direttamente nelle vie respiratorie. Se quell'attacco fosse andato completamente a segno, non solo avrebbe danneggiato la mascella del Primarca, ma anche le sue cavità interne e forse i suoi polmoni. Dei danni del genere sarebbero stati problematici da guarire in poco tempo, e lui sarebbe stato li a sfruttare la situazione.



    Su4sahH

    B.F.G | ENERGIA BLU | PAN [VII]
    FISICAMENTE - Danni muscolari alla coscia sinistra, otto costole rotte, mascella fratturata, , sterno quasi totalmente andato, ileo sinistro spaccato, scapola destra rotta, ulna e radio sinistri rotti, tendini delle braccia estremamente infiammati, vie respiratorie danneggiate
    MENTALMENTE -
    STATUS DARIAN - GIVE.ME.YOUR.RAGE.

    RIASSUNTO AZIONI - NUOTO come un tonno nella colata di fango, la prendo a pugni atomici per sfuggirvici, SUPER SNAP davanti alla faccia con l'intenzione di distrarti dalla manata a pressione che voglio MENARTI in bocca.
    ABILITÀ - ///

    TECNICHE - ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO | °TELEPATIA°
    GEA IS A SYSTEMS ARCHITECT AND THE MULTIVERSE IS AN INFINITELY RECURSIVE ARCHITECTURAL SIMULATOR
     
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    V


    The beast feeds on the refuse in the void
    Ash Crow, Ash Crow, fly in the purity
    The rain of delusion, a tactician's relief
    Ash Crow, Ash Crow, sing a denial song
    Awake on the reins, gleam in your will
    Your mercy becomes flaming arrows



    2pqpp5O



    A
    lla risata rispose un ruggito. Un suono cupo, basso, vibrato, che si estendeva a tutta la palude, che alla chiusura del vortice si schiantò come una cascata sul terreno, creando un'onda che espanse ulteriormente la fanghiglia. Le spalle di Johanna, corazzata di nero, si alzavano e si abbassavano. Non era stanca. Aveva sferrato solo tre attacchi, aveva affrontato scontri molto più lunghi e con maggiore attrito. No, non ansimava per mancanza di fiato, ansimava come un animale che assaggia l'aria. Un prepotente odore di terra fradicia e di sangue permeava ogni cosa, e persino Johanna emanava quell'olezzo. Il respiro del primarca raspava tra le zanne del suo elmo, in rantoli umidi che si condensavano immediatamente nell'aria diventando parte della nebbia che era calata.
    In un altro contesto, in un altro modo di pensare, quel luogo le avrebbe ricordato le paludi della disperazione della storia infinita. Ma in esse non sarebbe affogato il cavallo di Atreiu.

    Al discorso di PAN, al suo grido finale prima dell'assalto, Johanna rispose con un grido a sua volta. Non era un grido di incoraggiamento, un grido di ribellione. No, un grido di dolore, liberatorio, masochistico. Scaricò tutta la tensione accumulata fino a quel momento in quell'unico grido, che perse intensità diventando un singolo e lungo rantolo, esauritosi prima della carica di PAN. Il motivo di tale grido era semplice, ed evidenziato dal sangue che aveva già cominciato a colare dalla gamba di Johanna, all'altezza del ginocchio. Il corallo che costitutiva la sua sovracorazza si era insinuato tra le scanalature e giunture della sua scale, raggiungendo la pelle. Da svariati chiodi di corallo perforarono con precisione chirurgica la carne e le ossa, raggruppandole e forzandole in sito, in accordo con l'articolazione della scale stessa. Il gonfiore livido che aveva cominciato ad accumularsi sotto la scale cominciò a colare via, assieme al calore che Johanna sentì scorrere all'interno del gambale. La ferita si chiuse rapidamente con una incrostazione provvisoria.
    Il ginocchio era tornato funzionale. Il dolore era diventato incandescente, e per la seconda volta Johanna lo accolse in sé, lo rese suo, una parte della sua carne che non poteva toccare ma poteva SENTIRE. Una parte bianco incandescente nel nero del turbinare dei suoi pensieri. Il pesante muscolo acquatico che la teneva sollevata fino a quel momento la posò a terra, dove piantò fermamente i piedi. Il dolore mandò una scarica elettrica in tutto il lato del suo corpo. La spada che portava sulla spalla le sembrò immensamente più pesante, ora che gravava fisicamente sul suo dolore.

    E PAN fu nuovamente su di lei. Lo vide arrivare, leggermente sfocato. La testa le pulsava da morire, non si sentiva completamente lucida a causa del colpo alla testa appena ricevuto. I timpani erano pieni del suono del suo cuore. Per la terza volta l'aveva raggiunta, correndo diritto verso di lei, senza zigzagare, nessuna deviazione. Il sentiero più rapido verso la violenza. Piombò su di lei dall'alto, con la mano protesa in avanti. La terza volta che attaccava, la terza volta che PAN puntava al suo viso. Era ferma intenzione di Johanna di porre fine a questa abitudine. Il muscolo rosso sulla sua schiena la strattonò all'indietro. Era troppo stordita per pensare alla migliore azione possibile.

    Lo spazio tra i due combattenti si torse, esplose, letteralmente. Un attimo prima che PAN schioccasse le dita e muovesse l'altra mano per colpire, lo spazio esplose. L'intera realtà nella breve distanza che separava Johanna e PAN divenne un inferno di energia rovente e distruttiva, una TSAR condensata nello spessore di un paio di metri che investì in contropiede l'assalto in arrivo. L'aria e i colori abbandonarono l'intera zona, diventando un condensato di linee nere e di contrasti. L'onda d'urto si propagò lateralmente portando devastazione per centinaia di metri e l'aria viaggiò in venti burrascosi per chilometri, sferzando erba e piegando fronde. Alla mano aperta di PAN, Johanna aveva opposto l'esplosione di una galassia, semplicemente perché poteva. Ma non avrebbe rivolto tale violenza su PAN stesso, no, era solo un impatto per smorzarne un altro. Una difesa particolarmente aggressiva.

    E tra le fiamme siderali la mano di PAN spuntò scura e orribile. L'energia si disperse in rivoli di energia nera e cangiante, nel momento in cui la padrona della distruzione aveva abbandonato la propria esplosione, lasciandola morire nel suolo scorticato. La palude era evaporata, lasciando a terra una massa di fanghiglia semisolida di corallo. L'esplosione galattica aveva smorzato l'impeto del colpo di PAN e annullato l'intera massa d'aria proiettata in avanti, perciò quello che arrivò al suo corpo fu solo l'impatto. Nel suo spostarsi all'indietro e opporre un'onda d'urto alla mano di PAN, l'intero attacco andò fuori asse di quel che bastava per andare a schiantarsi sulla clavicola sinistra di Johanna. Un osso sottile, fragile. Una difesa non ideale e senza troppi fronzoli. Nessuna strategia in quel modo di difendersi. Voleva semplicemente dimostrare a PAN che non ce n'era bisogno. La clavicola si spezzò a metà con uno schiocco che Johanna sentì chiaramente. Strinse i denti, spinta all'indietro dalla grande mano dell'araldo sull'incavo della spalla. I punti bianchi di dolore divennero due. Ed esplose. Il secondo grido di dolore. I chiodi di corallo rimisero immediatamente in asse la clavicola e la saldarono. Uno spruzzo di sangue da sotto le placche testimoniò la cosa. Nel punto d'impatto le placche di corallo erano visivamente incrinate. Se debitamente infuse di cosmo avrebbero potuto costituire una difesa adeguata, ma per un preciso motivo decise di non farlo e indirizzare tutte le sue energie difensive alla esplosione.
    A quel punto Johanna aveva rinunciato completamente all'idea di rigenerarsi completamente, dedicando tutte le sue energie alla distruzione assoluta del suo nemico. Finché fosse sopravvissuta avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per riparare le ossa rotte e richiudere le ferite che si era inferte da sola. A quel punto aveva completamente rinunciato all'idea di dimostrarsi forte. Avrebbe urlato, avrebbe gridato, avrebbe strepitato per ogni singolo osso rotto, e trasformato il dolore e il proprio impeto in rabbia e forza. Ancora spinta dal colpo di Pan, Johanna rinunciò completamente al proprio baricentro e cadde all'indietro. Nell'esatto istante in cui i suoi piedi lasciarono il suolo il muscolo rosso la rigirò completamente a testa in giù facendole compiere una rotazione completa. In quel movimento la grande spada curva che fino a quel momento si era trovata oltre la sua spalla destra, si ritrovò rivolta verso il basso, verso la fanghiglia rossa e densa. Johanna vibrò un fendente, e nel movimento la lama così carica di cosmo da essere uno scorcio di spazio siderale attraversò il terreno come aria, raccogliendo una grande quantità di quel materiale ora simile ad argilla e portandolo con sé nel colpo.

    Vibrò il fendente verso il fianco destro di PAN, dal suo basso verso l'alto, mentre per Johanna era un fendente discendente alla massima forza. A contatto con il corpo di PAN o qualunque sua difesa, il materiale si sarebbe semplicemente appiccicato come argilla, e il fendente in sé non si sarebbe dimostrato più violento di un colpo di pennello.

    Appiccicato come argilla. O esplosivo al plastico.
    La materia esplose addosso a qualunque cosa si fosse attaccata, con la massima violenza del cosmo di Seadragon. Ma Johanna non rimase a contemplare i risultati del suo attacco. Terminata la rotazione Johanna piazzò i piedi a terra e balzò a sinistra, rinunciando di nuovo ad un appoggio per oscillare rasente al terreno e ripetere l'azione precedente. Raccogliere materiale, colpire, esplosione immediata. Da quel momento in poi, i movimenti di Johanna andarono completamente fuori di testa. Non erano movimenti che un umano poteva compiere normalmente, figuriamoci con un ginocchio frantumato. Balzò ovunque in ogni direzione, con la massa rossa sulla sua schiena che la proiettava qua e là, a volte scivolando a terra come un serpente, a volte distaccandosi e spalancandosi come un grande mantello che seguiva le sue rotazioni. Ogni singolo colpo accompagnato dal plastico raccolto da terra, ogni colpo un'esplosione. Da ogni direzione, un attacco senza pietà, mirando alle zone che sapeva di aver danneggiato maggiormente, concentrandosi sulle costole, sulla testa e sul retro delle ginocchia. La particolare conformazione di quell'attacco faceva sì che l'intera esplosione si scaricasse sulla superficie aderita della sostanza corallina, piuttosto che disperdersi nell'ambiente. In questo modo l'intera energia cinetica sarebbe riverberata direttamente sulle difese o sulla cloth della sua vittima.

    Tutto questo accompagnato da un lungo e continuo grido, completamente distorto dal modulatore. Come osava quella creatura essere ancora in piedi? COME OSAVA? Gli aveva spezzato quasi tutte le ossa nel suo corpo, aveva lacerato la sua carne, aveva devastato i suoi polmoni con liquido abrasivo. PERCHÉ non cadeva?



    Ḑ̸̢̊͗̉͘͝I̴͓̲̦̱̕Ȩ̴̧͖̼̖̰͈̗͘̚ͅͅ ̴̯̹̼̮͙͓̥̈́͐̏̽̌͋̕ͅD̴̡̹̳̮͔̪̹̓͒̓͝Į̶̭͎̲̯̳̮̻̍͛̚͜͠Ĕ̴̢̹̫̫̩̖͈̼̒ͅ ̴͓̓Ḑ̸̭̼̊̏̃̅̄̏̉Ḯ̶̛̟̣̦̯͒̉̎̓̏Ę̵͔̣̙̺̈̑́̇͒́̐̅́ ̵̼̫͉̝͕͔̼̤͐̎͗̉̿̉͝͠D̵̛̯̜͐̀̚͝I̴̫̓́Ẹ̴̡͖͖̓̎̆̏̋̀̊͝ͅ ̷̡̤̄̀Ḓ̴̨̥̹̐̒Í̵̥͙̜͙̣͑̓͒̂̕͜Ě̵͔͖̲̒͛̉͐͋̍̓̕ ̸̧͔̈̈́̋̌̔͘D̷͎̣͍͈̞͒̌̇̒́Ỉ̸̡̢̳̺̺͓͎̙͚̮̿̃͗̅͐͆É̶̢̟͙͇̖̄̀ ̸̛̳͈̋͂̔̓́̑̾̈́D̷̢̘̫͓͙̰̙̎̀͊͒̂͋͛̕͝͝I̶̧̛̓͒͐̄̊Ệ̴̡̡̼̳͓͉͐͜ͅ ̶̟̞̞͌̆̍̃̆̕D̴̨̹̻̫͒̈́͗͊̚Ĭ̸̖̱̯̪̖̩̬͜͜Ȩ̷̡̠̞͕̩͕̪̤̀́̚ ̸̭͓̇̃D̶̠͉̟̞̼̎͋͋̿̀͋̈́̿̒͜͝Í̶̛͖̭̏͒͆̓̆͋͋Ę̶̱̣͕̻̥̼̫̣̂̋̓̇̊̀̈́̐̓̅͜ ̶̛̤̬͍͕͈͓̤́͗́̀̀́͜D̸͚̤͔͉̮͗̃̽̐͜͜ͅÌ̷̛͈̩̰͇̀̇̿͘͜E̸̺̗͊͐̓͌̌̇̐̈̒̄ ̴̫͎̟́͑̌D̶̨͇͉̝͕̦̱̰͂͂̎̽̒͒I̸̡̢̡̱͇͕̒̋́͐̂́̅͠È̷̺̤̓̀͌̐̈̀͂̕͝ ̴͖͓̭̅Ḑ̵̬̖̳̠̘̀̎͊̍̑̔̉̚ͅI̷͓̝͎̤͚̋̋̈́̆̉͝ͅE̵͎͎̗̦̲̖͇̐̆͐̏̍̚̕ ̵̡̡̢̫͈̣̂̈̓̋̌͌͜D̶̤͇̂̈͐̋̀͆̄̈́̏Ĩ̶̢̙͇̼̠̟̤̥̦̅Ě̴̢̢̛̤̫̩͖͖̩̺̪̿̿́̓͂̐̃̚ ̸̝̞̰̹̐̄̏̐͊̒͂͠D̴̡̢̖͉̣̘̲̘́̄̍́͒͠͝͠I̸̛̝͎̫̥̠͖̯͍̝̓̋͗̇̽̈̅̕͝E̷̢̨̳̫͉͉̜̔̇͒͆D̶̘̯͔͚̯̲̲͓̖̲̂̅͌Į̸̡̦̰͖̘͔̙̦̱͋͐̓̈́̈́́͊̔̏͝E̷̢̨͙͍͕̩̣̰̻͑͗́̆̈́͠ ̵̨̱̗̤̬̤̯̀͛͗͜͝͝D̵͕̯̻̬͇̱͚̯̈́̀͜͜Į̸̡̻̳̜̟̙͆̋̍̄̋E̴͙͉̭͆̌́̾̈́͠ ̴̪̳̺̼̓̽̃̈̆͝D̶̫̈́I̶̛̟̖̫͖͈̗̭͆̆͊̆̽̑E̴̮̺͕̖̬̘̿̇ ̷͔̔̀̀Ḓ̷̛̬͎̌͝I̸̙͍̖̪̜͎͚͆͌ͅẼ̶̯͕̐̄͑͐͋̀͋͘͜͜ͅ ̸͙͇̞̝̠̓̊̔̊̇͒Ḑ̵̛̝̙̖̣͈̅̌͌͠I̵̳͊̿͋̈́̓͛͗̕͝͝E̵͇̻̙͎͓̖͉͙͋̑̍̔̿̽̊̇̓͠ 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    u3RWw9c
    narrato parlato pensato °telepatia°

    NOME Johanna Derham
    ENERGIA Viola
    CASTA Cavalieri Imperiali di Poseidone
    SCALE Seadragon [VIII]
    FISICAMENTE Ginocchio riassestato da SPERONI DI CORALLO NELLE OSSA, clavicola idem, in rigenerazione, commozione cerebrale non troppo seria, mal di testa e lieve disorientamento
    MENTALMENTE REEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
    STATUS SCALE integra

    RIASSUNTO AZIONI Uso la galaxian explosion come difesa dal tuo attacco, smorzandolo, deviandolo e annullando la pressione dell'aria. L'attacco finisce sulla clavicola, che essendo un osso SFIGATO si rompe. In tutto questo tutte le fratture, compresa questa si beccano il trattamento berserker armor, chiodi che rimettono in asse le ossa perché fanculo la rigenerazione. Subito dopo essermi difeso sfrutto il muscolo di acqua che avevo creato il turno prima per andare completamente PAZZO con le spadate, stile yoda vs palpatine se hai presente, o omnislash o cose del genere, o meglio tutte le acrobazie che fa gatsu con lasopracitata armatura. Insomma una quantità allucinante di fendenti da ogni possibile angolazione inumana abbandonando completamente il normale equilibrio umano. Ognuno di questi fendenti raccatta la fanghiglia da terra, asciugata con l'esplosione difensiva, che è diventata più densa in modo simile al plastico non essendo più una palude. Ciò è per usarla come mezzo per usare la HESH AMMUNITION. Ogni colpo non è veramente una spadata, ma una rapidissima pennellata per spalmarti addosso il plastico, sul tuo corpo o sulle tue difese.

    ABILITÀ
    ● PENDRAGON ●
    Il corpo di Johanna è percorso da innumerevoli e intricati circuiti di corallo e orialco atlantideo che fanno parte integrante della sua carne e delle sue ossa. Questo sistema permette una migliore diffusione e controllo del cosmo di Seadragon nel corpo di Johanna, che diventa capace di sopportare una quantità di energia maggiore rispetto ai normali cavalieri. Johanna ottiene così una maggiore massa cosmica da utilizzare durante i combattimenti, per attacchi, difese o per supportare la propria capacità rigenerativa. A parità di potenza Johanna compie meno sforzo nel controllare il proprio cosmo, e a parità di sforzo può di conseguenza evocarne una quantità maggiore che si traduce in attacchi e difese più potenti del normale. Quando il cosmo di Johanna arde alla massima potenza questi circuiti si caricano di così tanta energia da essere visibili attraverso la sua pelle.

    ● SPAWN OF TIAMAT ●
    Il primarca del drago marino deve il suo potere alla benedizione di Syphon, il figlio dei draghi primordiali Tiamat e Apsu. La sua volontà e il suo ruggito è capace di scuotere le onde dell'oceano e riverberare tra gli universi. Per mezzo del proprio cosmo, la primarca è capace di controllare, o addirittura creare, indefinite quantità di acqua primordiale. Il liquido che è l'origine nelle mani della guerriera diviene una delle più tremende forze della natura, plasmabile in infinite forme a seconda delle necessità. L'acqua creata dal cosmo possiede tutte le proprietà del liquido più puro, privo di qualsiasi sostanza esterna, ed è capace di colpire con incredibile violenza. Tuttavia quest'acqua è differente da quella comune, in quanto è capace di chiamare a sé l'antico potere di cui sono pregne. Creando vortici di acqua primordiale Johanna è capace di creare veri e propri portali su altre dimensioni in modo analogo a chi può piegare normalmente lo spazio e il tempo, sfruttandoli come meglio crede: come mezzo per attaccare da punti strategici, per risucchiare e inghiottire l'avversario, o più semplicemente per viaggiare. Le acque primordiali sono limpide e cristalline, e guardandole intensamente sembra di cogliere sprazzi di luoghi lontani e alieni tra le sue onde.

    ● REEF ●
    Infida abilità che rende il drago del mare un avversario da non sottovalutare, è il controllo del corallo rosso. Nonostante il colore, esso si può presentare in diverse cromie, solitamente in accordo con l'umore della sua creatrice. Il corallo è un organismo vivente collettivo, sostenuto da uno scheletro calcareo che nutrito dal cosmo acquisisce una durezza spaventosa. La Primarca può alimentarne la crescita in maniera esponenziale con il proprio potere, generando vere e proprie barriere coralline. Benché senza ordini precisi esso mantenga la propria naturale forma ramificata, con la dovuta concentrazione può essere modellato e plasmato nelle forme più precise ed eleganti. Nessuna forma è preclusa alla guerriera dei mari, dai gioielli alle armi più accuminate. Inoltre, nonostante la propria solidità, può piegarsi con eleganza se ciò fosse voluto. I polipi che costituiscono la parte viva del corallo sono collegati neuralmente gli uni con gli altri, ed è questa innaturale proprietà che li rende terribili e utili allo stesso tempo. A contatto con la carne vivente possono connettersi con le terminazioni nervose contenute in esse e trasmettere gli impulsi nervosi del loro creatore, imponendoli nella nuova carne. Ciò permette l'accettazione di pensieri o ordini da parte del sistema nervoso aggredito. La connessione neurale con Johanna, permette inoltre al corallo di acquisire memoria genetica dai suoi tessuti, potendo così alterare i propri polipi in modo da replicare cellule umane, permettendole letteralmente di rigenerare continuamente ma lentamente il proprio corpo dai danni subiti, soffrendo così in maniera minore per essi. Se necessario, Johanna Può ardere il proprio cosmo per accelerare l'azione del corallo e curare in pochi istanti una grave ferita non immediatamente letale, o una somma di danni minori che raggiunge tale entità. Quando il corallo non è a contatto con il cosmo della Primarca, i polipi in esso muoiono, abbandonando sul campo di battaglia il loro scheletro colorato

    TECNICHE
    ● GALAXIAN EXPLOSION ●
    Obbedendo alla sua padrona, la Galaxian Explosion ruggisce di vita. Di suo, ciò è l'origine di tutte le terre dei morti, la prima memoria della vita. Se esse gridano inferno, lei crea l'inferno. Prima che cielo e terra si dividessero, questa terra era composta da lava e gas, un inferno di tremendo calore e di freddo intenso. Questo scempio non è mai stato registrato nella storia tramandata nei secoli, ma è sepolta - nascosta - nei geni. L'inferno è dove tutta la vita non è tollerata; la forma originale di questo magnanimo pianeta. L'occhio della tempesta non è un luogo calmo e privo di vento, ma una faglia che conduce all'inferno stesso. I corpi che mettono piede in questo reame vengono scagliati con violenza nel nulla da cui provengono. Questa non può essere chiamata una battaglia, è la furia della natura stessa. La Galaxian Explosion è una tecnica leggendaria, il cui nome fin dai tempi dell'antica Lemuria era sinonimo di assoluta e irreparabile devastazione. Il violento e furibondo cosmo di Seadragon si espande nel tessuto stesso della realtà, scindendolo nelle proprie componenti fondamentali, generando una emissione di energia così potente da destabilizzare l'intera realtà circostante. Nella sua manifestazione più basica e grezza, l'esplosione è in grado di sfaldare la realtà circostante mostrando stelle e pianeti lontani nel tempo e nello spazio che esplodono per il riverbero dell'assalto, e che nutrono a loro volta l'esplosione in un ciclo continuo di distruzione capace di ridurre ogni cosa in polvere. Altrimenti può apparire come un continuo torrente di energia cosmica che riflette lo spazio siderale nella propria luminosità, un continuo flusso di iperspazio che avanza portando devastazione assoluta nel suo cammino.



    ● HESH AMMUNITIONS ●
    Sfruttando la capacità costruttiva dei micro organismi del corallo di Dominio per fare da addensante per le acque primordiali, Johanna mescola i due generando un curioso impasto. La consistenza di questa sostanza è simile a quella del fango e l'aspetto può ricordare quello di uno strano tipo di sangue grumoso. La funzione di questa creazione è quella di funzionare in modo simile all'esplosivo al plastico. Johanna la utilizza in combattimento basandosi sulla capacità dei polipi di ancorarsi a qualunque cosa all'impatto, che siano difese, armature o corpi, come vero plastico. Una frazione di istante successiva all'adesione la sostanza esploderà con la massima potenza generabile dal cosmo di Seadragon, trasferendo l'interezza dell'energia cinetica dello scoppio attraverso la superficie interessata. Questo la rende capace di scatenare riverberi terrificanti attraverso barriere solide come difese e armature, minimizzando la dispersione di energia che accade nelle normali esplosioni a contatto e ottenere così una efficace contromisura alla corsa alle armature. Nel caso di barriere che Johanna sia in grado di incrinare o rompere, questo potrebbe provocare un accumularsi di stress nella superficie opposta, generando un punto di rottura che provoca l'espulsione di frammenti alla massima velocità.

     
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    L'esplosione di milioni di stelle lo accecò. La sua mano non incontrò mai la faccia di Johanna, si schiantò sulla sua spalla, spezzandole chiaramente la clavicola.

    Cazzo non mi va mai bene niente.


    La pianura si squassò all'impatto dei due mostri. L'urlo di dolore di Johanna si propagò per le viscere della terra e le altezze dell'Empireo. Sembrava che quella voce vibrasse in risonanza con le sue ossa rotte, il dolore che trasmetteva era palpabile e mellifluo come il vento.
    In quel momento, Johanna non esisteva più.
    Aveva davanti un mostro, un demonio di carne, sangue e pietra. Rivoli rossi le scendevano dalle placche rocciose in maniera simile a come stesse facendo il sangue di Dennis sulla sua Darian. Uno spettacolo di assoluta violenza e abnegazione, di masochismo e di sacrificio.

    Un backflip. Johanna fece letteralmente un backflip usando come supporto la massa fangosa ancorata alla sua schiena. Dennis si fece sfuggire un sospiro di qualcosa simile allo scherno, lui, il cavaliere che ne faceva uno ogni singolo giorno della sua vita. E senza supporto.

    In quell'esagerato movimento, Jo aveva letteralmente caricato la sua spada del fango rosso che li circondava. Stava per attaccarlo, no, stava per massacrarlo. Stava per ridurlo ad un ammasso di carne e sangue.


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    Perfetto.


    Era quello il suo scopo. Era quello il motivo per qui aveva preparato tutto, per cui aveva preparato quella massiccia operazione. Era felice, sollevato all'idea che da li a poco si sarebbe dovuto tenere le interiora con le mani, che avrebbe dovuto trascinare il suo corpo spezzato con le braccia urlando ad un cielo che non lo avrebbe ascoltato. Era perfetto tutto, maledettamente perfetto.
    Era proprio così che aveva immaginato l'eventuale Scenario Boruta per cui stava testando Jo.

    Lei era l'unica che avrebbe accettato, l'unica di cui si fidava. L'unica a cui avrebbe affidato quella missione. Era troppo importante, il suo ruolo era troppo importante...

    Apri le braccia, e si preparò a ricevere tutto.

    YES.

    YES.

    BREAK ME, JOHANNA.

    BREAK ME WHILE YOU STILL HATE ME.


    I fendenti piovettero su di lui, come tratti di un maestro calligrafo centenario, con un pennello intriso di sangue. Ogni tratto lasciava un segno, e Dennis era la tela.
    Arrivarono le esplosioni, e per Dennis furono violente e distruttive. Ad ogni fendete portato con la spada, una striscia di materiale instabile veniva lasciata sulla superficie della sua Darian. Ogni esplosione era come ricevere una mazza ferrata direttamente sulla carne. Era uno spettacolo disgustoso

    E lui rideva.

    Le costole rotte arrivarono a venti.

    E lui rideva.

    Le ginocchia si contusero fino ad essere totalmente inutili nel movimento.

    E lui rideva.

    Entrambe le braccia uscirono dalle loro articolazioni, penzolando sui suoi fianchi con macabri movimenti.

    E LUI RIDEVA.
    Rideva più forte delle esplosioni, del dolore, e delle urla di Johanna che gli intimavano di morire.
    E lo faceva in piedi.

    Un altro...istante...


    E lo vide, quell'istante prezioso. Con un polmone al limite del collasso, riuscì a discernere quell'attimo che gli serviva, quell'unico istante importante in cui poteva agire. Vide il corpo di Jo a mezz'aria, intenta a cambiare posizione per il suo prossimo attacco.
    Un attimo di instabilità, era tutto quello che gli serviva per il contrattacco.
    Caricò in aria il piede destro in un kakato otoshi geri, un calcio a martello. Ogni singola fibra del suo essere era concentrata in quel colpo. Non esisteva niente dopo di quello, non c'era nessun dopo. Jo aveva vinto il momento esatto in cui era scesa dalla nave. Dennis stava solo firmando la pratica.
    Quel colpo era carico di tutta l'energia cosmica esplosiva di cui era capace, tutta quella che era riuscito a racimolare nel suo corpo martoriato. Aveva mirato alla fronte, aveva mirato alla mascella, questa volta mirava alla sommità più estrema del cranio, la sutura saggittale. Avrebbe trasmesso tutte le once di forza che ancora possedeva in un colpo che si sarebbe propagato in tutto il corpo di Jo, sollecitando oltre ogni limite tutta la colonna vertebrale, e forse schiacciando qualche vertebra. Dopo quel colpo, non ci sarebbe stato nulla da parte sua, era il suo modo di finire quell'orrendo spettacolo: Rotto, sanguinante, senza forze.
    Ma in piedi.


    Fall.


    Su4sahH

    B.F.G | ENERGIA BLU | PAN [VII]
    FISICAMENTE - Danni muscolari alla coscia sinistra, danni alle ginocchia, 20 costole rotte, mascella fratturata, , sterno totalmente andato, ileo sinistro spaccato, scapola destra rotta, ulna e radio sinistri rotti, tendini delle braccia estremamente infiammati, vie respiratorie danneggiate, braccia fuori dalle articolazioni delle spalle
    MENTALMENTE - FALL
    STATUS DARIAN -

    RIASSUNTO AZIONI - CONTRATTACCO sulle tue spadate e cerco letteralmente di farti uscire il cervello dalle orecchie con un FINAL EXPLOSIVE AXE KICK
    ABILITÀ - ///

    TECNICHE - ///
    NARRATO | PARLATO | PENSATO | °TELEPATIA°
    GEA IS A SYSTEMS ARCHITECT AND THE MULTIVERSE IS AN INFINITELY RECURSIVE ARCHITECTURAL SIMULATOR


    Edited by B.F.G. - 19/12/2018, 02:40
     
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    VI

    P
    Perché non cade?

    Si chiese Johanna. Un piccolo, rapido pensiero, soffocato dalle urla che lei stessa stava lanciando a pieni polmoni. Urla distorte. Johanna era una regina, milioni di uomini sarebbero morti per lei, se solo lo avesse desiderato. Perché allora PAN non moriva?

    Perché non muore?

    Si chiese Johanna. Aveva sviluppato quel tipo di colpo esplicitamente per i bersagli più robusti, per le barriere più solide, per ogni cosa ricoperta da un duro guscio di metallo. Eppure, lo aveva dimostrato. PAN sotto quel metallo era fatto di ossa e carne, c'erano ossa, le aveva rotte. Le aveva distrutte. Le stava distrugendo tutt'ora. Aveva sentito il suono delle ossa che si rompono sotto il metallo, ha visto i suoi arti storcersi in seguito ai suoi colpi. Le sue braccia non erano più nella articolazione, lo vide mentre lo superava con una piroetta aerea che si trasformò in inerzia per il colpo successivo. Le vide agitarsi inerti nel riverbero dell'esplosione che si propagava attraverso il metallo. Una nuova sferzata di materiale sulla schiena mentre completava una seconda rotazione. Il plastico esplose nello stesso istante in cui Johanna affondava la lama nel fango rosso per ricaricare la sua arma. Ma il suono dello scoppio giunse ovattato, perché c'era un suono orribile a coprire tutto. La risata di PAN.

    Perché sta ridendo?

    f9DQy74

    Protetta dalla sua armatura, protetta dallo strato di corallo, Johanna aveva cominciato ad attingere alla paura per alimentare il Vaapad. Pan la stava spaventando, aveva paura di che cosa si trovasse davanti a lei. Il suo stesso essere umana sembrava essere programmato per avere paura primordiale di PAN. Non poteva essere un umano, dentro quell'armatura, lo sapeva...ma la prospettiva che POTESSE esserci una persona li dentro la spaventò ancora di più. Non smise mai di gridare. Anzi, il suo urlo divenne solo più forte, eppure non fu sufficiente a soffocare quella risata.

    Smettila di ridere. Smettila di ridere, pensò Johanna.
    Fall. Il vaapad si spense come una candela nel vento.

    Il colpo arrivò come un tuono, intercettandola nel momento in cui terminava una torsione dopo aver sferrato l'ennesimo colpo. La prese in pieno sulla cima dell'elmo corallino, mandandolo in frantumi. L'esplosione cosmica che seguì l'impatto sbriciolò gran parte del resto di quella sovracorazza, in quel momento non impregnata di abbastanza energia da poter fungere da difesa. Per le percezioni accelerate dall'adrenalina di Johanna, ogni cosa si consumò nella sua testa con straziante lentezza. Come se fosse una osservatrice esterna alla scena, Johanna fu pienamente conscia dell'aver ricevuto un colpo alla testa. Aveva visto la gamba alzarsi solo all'ultimo istante, e l'intero arto divenne una linea della durata di una frazione di secondo.
    Poi era arrivato il dolore. L'impatto si propagò sulla sua scatola cranica, fratturandola, trasmettendosi attraverso ma morbida materia del suo cervello, facendo esplodere svariati vasi sanguigni. Poi andò oltre, riverberando nello sfenoide, seguendo la linea curva del cranio fino alle ossa temporalie e poi arrivando all'atlante, da cui l'onda d'urto prese a propagarsi lungo la colonna vertebrale. Varie vertebre schioccarono nell'incrinarsi.

    La sua scale assorbì una generosa porzione del colpo, ma una forza tale non poteva non riverberare sul corpo di carne ed ossa della primarca, e l'impetò del colpo la trascinò verso il basso con tanta violenza da conficcarla di faccia nella sua stessa fanghiglia, con tanta velocità e violenza da non avere nemmeno il tempo di roteare su se stessa a causa dell'energia impressa alla sua testa.

    Il sangue esplose dalle sue narici e dalla sua bocca, dove vari denti si erano spezzati e i cui frammenti ora le rotolavano sulla lingua.
    Il metallo del suo elmo continuò a risuonare come una campana appena colpita, ma Johanna non ci fece caso, già sull'orlo dell'incoscienza e – se non ci fosse stato il corallo già all'opera – del coma.
    Rimase a terra per un tempo inquantificabile per lei, quale parte del suo cervello fosse adibita a calcolare il tempo, Johanna non lo sapeva, ma era assolutamente certa che fosse stata rotta anche quella.
    Aveva un solo occhio aperto, ed ogni cosa era coperta da una patina rossa, completamente sfocata. Non era nemmeno sicura stesse vedendo da quell'occhio, o se fosse come quelle strane macchie luminose che si vedono a occhi chiusi quando si preme il dito sulla palpebra. A dire il vero, non era sicura di niente. Non stava nemmeno pensando.
    Rantolò un grosso grumo di denti e sangue, completamente distesa a terra. Era caduta sulla propria spalla destra, ma il fango aveva ammortizzato l'urto. L'articolazione era ancora integra.

    Un dolore incendiario le attraversava le braccia e le costole, a causa dello schiacciamento dei nervi dovuto al semi collasso di un tratto di colonna vertebrale. La testa pulsava dolorosamente, e una copiosa quantità di sangue colava tra i suoi capelli, scivolando sulla sua fronte e sul suo volto.

    Un altro rantolo. Un lungo e prolungato fischio nella sua testa. Per un istante tutto divenne silenzioso e buio. Poi il fischio ed il rosso tornarono. Era svenuta per un istante. Un singolo secondo. Non poteva permetterselo.
    Non doveva permetterselo.

    Io non muoio, pensò.




    Non muoio mai.
    Il corallo stava già lavorando alacremente all'interno del suo cervello, con così tanto entusiasmo che Johanna poteva chiaramente percepire interi lembi di materia smuoversi e cose camminare sulla corteccia, fenomeno che provocava strani stimoli in varie zone del corpo.

    L'immortale, la chiamavano. Non per questioni di fortuna, come certi soldati che sembrano essere naturalmente repellenti a proiettili o bombe, non perché era imbattuta. Anzi.
    Johanna era stata abbattuta svariate volte. Dallo spectre dalle mosche, da Nasir, con Aizen ci era andata vicina.
    Semplicemente si era rialzata. Era guarita dalle sue ferite ed era andata a farsi sconfiggere da qualcun altro. E nel processo aveva imparato qualcosa di nuovo. Aveva imparato i propri limiti. Aveva imparato i propri errori e le proprie abitudini nocive. In un ambiente in cui si decide la vita e la morte in ogni scontro, non morire è un vantaggio non indifferente.

    Johanna odiava quel titolo, le era stato affibbiato dal popolo, non l'avrebbe mai scelto volontariamente. Ogni volta. Ogni volta che la sua vita rimaneva appesa ad un piccolo filo e era cosciente di ciò, Johanna ritornava dall'orlo della morte. Non aveva paura più di morire, ma era consapevole della perdita che ciò comportava. Aveva paura di perdere sua figlia, di abbandonare tutti quelli che avevano creduto in lei, di lasciare solo l'uomo che amava. Non aveva paura dell'oltre, in quello scenario specifico. Non era uno spectre e non era la corruzione, alla morte sarebbe semplicemente diventata tutt'uno con la Khala.
    Quindi il suo cosmo non riprese ad ardere per la paura di morire.

    Johanna cominciò a ricostruire il suo corpo solo perché ne era capace, e perché se fosse andata giù senza sfruttare quella sua capacità non se lo sarebbe mai perdonato. Odiava farlo, odiava vivere costantemente con i propri fallimenti sbattuti in faccia, ma il suo orgoglio di guerriera le impediva di morire senza aver dato fondo a tutto ciò che aveva. Non era sopravvissuta a infinite battaglie per i suoi meriti, ma solo perché era stata scelta per essere una estensione della carne del drago Syphon, ma non morire era un suo dovere morale.

    Johanna era l'immortale per orgoglio personale.

    La terra cominciò a tremare.
    L'aura dorata di Johanna eruttò dalle placche nere, sbriciolandole e sollevando attorno a lei particelle rossastre. La mano sinistra abbandonò l'impugnatura della spada semisommersa nel fango e si piantò a terra. L'intero torso si orientò e il piede destro si piantò anch'esso. Un cupo scricchiolare divenne l'unico suono nell'intera zona.

    Come un pupazzo a molla Johanna balzò in piedi, arretrando nel movimento di un paio di metri. La lama disegnò un grande arco, prima di adagiarsi a terra, sostenuta per l'impugnatura solo dalla mano destra di Johanna. Mentre la sostanza plastica perdeva aderenza dall'arma, numerose sbeccature divennero visibili, rendendolo simile ad uno strumento vecchio e rugginoso.

    Lo scricchiolare continuò, assieme al tremare della terra.

    E così divenne chiaro da dove provenisse il suono.
    L'elmo di Johanna fu forzato dall'interno, spalancandosi non per volontà della primarca ma divaricato dalla pressione generata dalla enorme quantità di ramificazioni di corallo che eruttarono. La massa rossastra, sporca di capelli sangue e di materia cerebrale inutilizzabile e frammenti ossei si estese per qualche metro scricchiolando selvaggia come ossa rosse e vive, come vene solide. Alcune propaggini di polipi scaturirono anche dalla articolazione del ginocchio e della clavicola della sua scale. Non c'era una vera distinzione tra la carne e la pelle di Johanna ed il corallo che eruttava dalla sua testa, di cui ormai era visibile solo parte del volto. Un singolo occhio era fermamente puntato su PAN.


    La mano destra si sollevò, portando con sé la lama. Superò la testa, voltandosi in modo che il filo della grande spada fosse rivolto al cielo, ma la punta su PAN. La mano sinistra accolse dolcemente tra le dita il lato non affilato della lama, sorreggendola con solennità. La voce di Johanna fu uno strano gorgogliare. Non fu umana, ma non disse vere parole. Le gambe di Johanna si fletterono leggermente, preparandosi allo scatto in avanti.
    Se nell'assalto di prima c'era stata la brutalità, in quella posa c'era la tecnica.

    Spero tu ti ritenga soddisfatto, ho sopportato la tua presenza fin troppo a lungo, PAN
    .

    La sua mano sinistra tremava.


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    NOME Johanna Derham
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    In piedi.

    Il silenzio sulla pianura era assoluto. Lo schianto apocalittico aveva fatto posto allo stridio della quiete nelle orecchie dell'Araldo. Il suo respiro era quasi un rantolo, la sua bocca era piena di sangue che gli colava dalle labbra, il dolore si faceva sentire ad ogni respiro.

    In piedi...rimettiti in piedi....

    Ti prego...

    La terra tremò.
    Il suono della voce di Johanna, un suono carico di dolore, gorgogliane e umido come un fiume in piena. Il suo cosmo che ancora una volta stava permeando ogni cosa.
    Johanna era viva.

    La mano nel fango, la spada ben salda tra le mani, il terrificante rumore scricchiolante che proveniva da dietro quell'armatura.
    Poi anche quello scricchiolio esplose, e Dennis fu faccia a faccia con un orrore degli abissi.
    Santoddio...
    L'elmo del primarca venne sbalzato via, ed un groviglio di filamenti rossi e spessi come rovi uscì da sotto di esso. Filamenti rossi, sporchi di sangue e mucillagine varia, si muovevano come serpi morenti, con un rumore di legno secco e di ossa spezzate.
    Ecco cosa stava cercando. Lo vide in quell'occhio puntato verso di lui. Era tutto quello che desiderava, tutto quello in cui sperava.

    Un boia.

    Dennis era un pericolo, una minaccia per il mondo, una bomba ad orologeria. Uomini più forti e meritevoli di lui avevano ceduto, lui valeva meno di loro, SAPEVA di essere meno di loro. Il potere di Pan era qualcosa di grande e terribile, un dono della madre, ed un'orribile maledizione. Notti insonni a pensare cosa sarebbe successo se L'Araldo della Forza si fosse ritrasformato in Boruta. Lui era debole, troppo debole per tenere il fronte, troppo debole per non cedere in un momento come un altro.
    L'unica cosa rimasta da fare era trovare qualcuno che nel momento peggiore avrebbe preso in mano la situazione e messo fine alla sua esistenza. Qualcuno di cui si fidava, qualcuno a cui avrebbe affidato la sua vita senza remore.
    Johanna Derham.

    Spero tu ti ritenga soddisfatto, ho sopportato la tua presenza fin troppo a lungo, PAN.

    La spada puntata verso di lui tremava leggermente. La voce del Primarca era gravata dallo sforzo di rimanere in piedi, forse anche solo di rimanere cosciente. Johanna avrebbe continuato, sarebbe riuscito a spezzarlo ancora di più, fino ad cancellarlo dalla faccia della terra.
    Ma non era quello il giorno.

    Cercò di dire qualcosa, ma l'unica cosa che uscì fu un colpo di tosse grondante di sangue. Avrebbe voluto portarsi una mano davanti alla bocca, ma le sue braccia penzolavano inermi, fuori dalle articolazioni.

    Strinse i pugni, serrò i muscoli, e con uno strattone che gli partì dalle scapole riassestò dolorosissimamente le sue ossa. Un verso sordo, come di soffocamento, fu l'unica manifestazione di dolore a riguardo.
    Il suo respiro era affannoso. La sua mente annebbiata. Il suo sguardo perso nell'orizzonte dietro la spalla di Jo.
    Alzò lentamente la testa.

    Sono belle, non è vero?

    Nuvole bianche si muovevano su di loro, spinte da sostenute correnti di vento, incuranti della distruzione che si era manifestata sotto di loro. Semplice complessità. Visioni così comuni, eppure così maestose.

    Straziante, meravigliosa bellezza del creato...

    Il suo sguardo era tornato su Johanna. La donna che amava, la donna che aveva salvato il mondo, la donna che aveva salvato Dennis.

    Mi dispiace...mi dispiace per tutto...mi dispiace per quello che ti ho fatto...era l'unico modo...l'unico modo...per sapere...per...sapere...

    La sua voce si ruppe. Pan, il Martello della Dea, stava piangendo. Singhiozzi sommessi, I palmi delle mani davanti al viso. Gli ci vollero diversi secondi per ricomporsi.
    Il suo elmo scomparve, ritirandosi come se fosse stato forgiato nel mercurio liquido. Il viso sporco e insanguinato di Dennis, con gli occhi rossi e gonfi di lacrime, venne accarezzato da una leggera brezza.

    Per sapere se eri in grado di uccidermi.

    Le sue gambe cedettero, e Dennis cadde nel terreno fangoso.


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    Edited by B.F.G. - 29/12/2018, 01:55
     
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    P
    AN riassestò le sue braccia con la sola tensione dei muscoli, e Johanna di riflesso si mosse per attaccare. La gamba destra, arretrata, roteò sull'asse dell'anca e spostò il peso sulla punta del piede. Con esso calciò la terra e l'intero lato destro del corpo si trasformò in un'unica linea cinetica che trasmise la forza dell'intero pianeta alla spalla, poi al gomito e infine al polso. Un diretto di pugilato da manuale, eseguito traslando l'intera forza cinetica sulla lunghezza della lama, proiettando nello spazio avanti a sé l'intera energia accumulata, concentrandola nella punta della lama. La sua tecnica preferita, che combinava pugilato e particolari tecniche dei corpi della polizia giapponese del periodo meiji nel generare "la stoccata perfetta".

    O almeno quella era la sua intenzione. Johanna arrestò il movimento a metà, trascinata in avanti per un paio di passi dall'inerzia della sua stessa spada. Afferrò nuovamente il rovescio dell'arma con la mano sinistra, recuperando la guardia di qualche istante prima, anche se fu costretta a disperdere l'energia ciondolando in avanti. Per poco non inciampò. Pan non aveva attaccato.
    Johanna lo fissò un istante. Il corallo aveva già cominciato a cadere dalla sua testa, scrostandosi dalla sua pelle e lasciandola nuda, pulita, immacolata. Le fibre più sottili si scomposero divenendo i suoi nuovi capelli, da cui ancora ciondolavano frammenti della sua scatola cranica precedente. Il resto del viso sembrava invece avesse avuto un incontro diretto con un secchio di frattaglie, e per certi versi ciò era vero.

    Si voltò, seguendo il suo sguardo, poi guardò il cielo. Nuvole. Nulla di più. Dove voleva andare a parare, PAN? Non le sembrava affatto il momento di commentare la bellezza delle piccole cose, ma a quel punto Johanna si era fatta una chiara idea riguardo la stabilità mentale di quell'araldo. Un attimo prima, a ridere mentre le proprie ossa esplodono, un'altro, guardare le nubi fredde e lontane che incuranti scorrono attorno a quel globo di terra e acqua contaminato dal male. La loro spensieratezza riguardo ogni cosa le suonò come una risata di scherno da parte della natura stessa. Nel mondo, in quel momento sprecato a combattere con quel pazzo, probabilmente innumerevoli persone erano morte, e Johanna non aveva potuto aiutarne nessuna.
    Tornò a guardare PAN. La facciata mostruosa e terrificante mostrata fino a quel momento si frantumò, in un ammasso singhiozzante e disperato. In quell'istante Johanna non seppe più che cosa pensare. Era pena o disgusto quello che stava provando in quell'istante per lui? Non lo sapeva neppure lei, l'unica cosa certa, era che lo scontro fosse finito. La grande lama sbeccata che reggeva cominciò a rinsecchirsi, perdere colore, sbriciolarsi. I frammenti caddero nella fanghiglia insanguinata e quello che rimaneva dell'impugnatura si frantumò sotto la delicata presa delle sue dita. Quello che rimase in mano scivolò via come fine sabbia rossa.

    Quando l'elmo si sciolse dal volto di Dennis, Johanna quasi svenne. Sentì il sangue abbandonare completamente il suo volto e le sue mani, dando un agghiacciante senso di formicolio. Per un istante le sembrò di osservare la scena dalla distanza, come se ad abitare il suo corpo non fosse veramente lei ma un'altra, un'altra che si era lasciata dominare da una furia omicida e aveva quasi ucciso l'uomo che lei, quella vera, amava così tanto.

    No-no...no no no no - Arretrò di mezzo passo e si portò le mani alla bocca, inorridita oltre il limite del sopportabile. I suoi pensieri si trasformarono in un unico ronzio, suono di calabroni che le impedì di pensare in modo lucido. Non c'era nulla che avesse senso in tutto ciò. Perché PAN era Dennis? Chi lo aveva trasformato in quel mostro folle? PERCHÉ C'ERA DENNIS DAVANTI A LEI? Perché c'era Dennis con la faccia nel fango rosso, immerso nel proprio sangue. Sentì salire un violento conato di vomito, ma lo ricacciò giù. Si guardò le mani, sporche di fango e sangue. Non c'era una chiara differenza a distinguere i due liquidi.

    No... - Le lacrime arrivarono immediatamente, rotolando lungo le sue guance e incidendo lo strato di sudore e sangue che si era accumulato sul suo volto. Cadde in ginocchio. - No per favore no...grandi oceani no... - Singhiozzando mise le mani a terra e arrancò verso di Dennis, inginocchiandosi accanto a lui e afferrandogli il capo e il fianco. Lo tirò a sé, delicatamente, appoggiando le labbra al suo capo.



    Ferita, confusa, spaventata. Johanna poté solo pensare a stringere a sé l'uomo che amava. Guarda, mondo indifferente, questo è l'uomo che amo, non me lo porterai via. Non me lo porterai via. Lo strinse a sé.

    Dennis per favore...non lasciarmi da sola anche tu. Mi dispiace...non sapevo fossi tu. Non lo sapevo... - E gridò. Un grido di orrore, di paura del futuro. Il vagito di nascita di un mostro. Ciondolando appena per cullare Dennis tra le sue braccia.

    Dennis chiama le api...Jill...Jill se mi senti...manda le api. Dennis sta male.
    - Cominciò a tastare il colletto della strana armatura di Dennis, dove le scale solitamente tenevano il microfono. Non sapeva se potessero averlo anche le strane armature dei figli di Gea, ma a malapena poteva pensare. Il suo cuore batteva all'impazzata, il suo respiro era breve, rapido.

    Jill manda le api...Audatia...Gea...per favore aiutatelo. Qualcuno...




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    Il grido disperato di Jo, le sue parole, la sua preghiera. La sentì implorare chiunque, chiunque nella speranza di riceve aiuto. La sentì piangere, mentre lo cullava dolcemente e gli tastava il collo. La sentì urlare sotto un cielo ed una terra indifferenti. La sentì invocare nomi di uomini, creature e dei.





    Ma nessuno venne.





    Non arriverà nessuno, Jo...

    Parlava piano, moderando l'energia. Era stanco, molto stanco. Tenere sotto controllo tutto quel dolore era un dispendio di energie non indifferente. Ringraziò il fatto che aveva fatto un'abbondante colazione.

    Me ne sono accertato...

    Il suo sguardo tornò al cielo, alle nuvole. Erano ancora più belle viste mentre si era stretti tra le braccia della propria amata.

    Dovevamo essere soli. Nessuno doveva sapere chi e cosa fossi, sopratutto tu...

    Non ti ho mentito...Jo...ti ho dato tutte le informazioni possibili sulle mie capacità...e la più importante è che sei in grado di uccidermi...


    Ingoiò un grumo di sangue. Ormai stava per dimenticarsi qualsiasi altro sapore che non fosse quello del ferro.

    Ho scelto di portare quest'armatura, ho scelto di essere quello che hai davanti, con tutto quello che ciò comporta...
    Ma non posso permettere che qualcun altro paghi per le mie scelte...


    Inspirò piano, dosando ogni grammo di energia.

    So chi è Pan, so cosa è stato. Io non sono la stella più brillante del firmamento, persone più forti e intelligenti di me hanno portato questo titolo, eppure Boruta è nato, il demone che ha ceduto alla corruzione. Il semplice fatto che esista la possibilità che io possa...fare la stessa fine...

    Lacrime silenziose cominciarono a sgorgare dai suoi occhi, bagnandogli le guance.

    Non voglio...non voglio fare del male...io non voglio...non voglio diventare un mostro...solo tu puoi...

    Strinse dolcemente la mano di Jo. Ogni grammo della sua stessa persona era inorridito per aver fatto del male ad una donna così bella. Non se lo sarebbe perdonato per tutta la durata della sua quasi eterna vita.

    Non so cosa succederà...
    Non so se vorrai mai più anche solo vedermi...



    Ma io sarò qui, a vegliare su di te, tenendoti al sicuro anche da me stesso...

    Sul viso martoriato di Dennis si abbozzò un sorriso. In quel momento, solo poter vedere gli occhi della donna che amava.
    Spero di starti accanto fino a quando morirò...

    In quel momento, accadde qualcosa di strano.
    Con la gabbia toracica sfondata, con il corpo segnato da scariche di dolore continue, con la consistente possibilità che la donna che amava potesse abbandonarlo seduta stante, Dennis era felice.
    Si era liberato di un peso troppo grande per la sua anima, avrebbe potuto affrontare la solitudine e l'odio, ma non la possibilità di far del male a chi non se lo merita.

    Con un enorme sforzo, Dennis accarezzò la guancia di Johanna con il dorso della mano, le lacrime si unirono al fango rosso ed al sangue, lasciando un segno sul viso della primarca.

    You are the blood...flowing through my fingers...



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