Visita di piacere

Ruolata Johanna - BFG

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    La tua dimensione a COSA? - Esclamò Johanna, guardando l'infinito vortice di energia eterea che sbadigliava davanti a sé, vorticando in strane forme che non poteva veramente definire a spirale. Più istanti passava a guardare quell'apertura su di un'altra dimensione, più sentiva un'emicrania galoppante arrivare. Dennis non rispose alla sua domanda tuttavia, più interessato ad illustrare i suoi cavi di lunghezza variabile situati a lato di tale portale.

    Dato che Dennis aveva di recente fatto visita ad Atlantide come operazione diplomatica tra le due caste, alla fine dei conti era sembrato naturale che anche Johanna ricambiasse il favore visitando il fantomatico bosco sacro, base dei cavalieri devoti a Gea. Non era assolutamente come Johanna se l'era immaginato. Certo, Dennis era un tipo particolare a modo suo - anche se dannatamente belloccio - e si era aspettata qualcosa di tradizionale da qualcosa chiamato "bosco sacro". Qualche ninfa qua e la che canta, un satiro che suona il suo flauto, un centauro forse? Animaletti che razzolano felici e quant'altro.

    NULLA di tutto ciò si applicava. Già il modo di accedervi era risultato completamente strano e alieno a ciò che conosceva, e si era praticamente agganciata al braccio di Dennis quando il portale si aprì. Poi si ritrovò in un luogo completamente diverso. Sembrava il miscuglio di luoghi diversi, come se quel luogo facesse da ponte ad infiniti altri posti. Ovunque si girasse vedeva cose strane. Animali antropomorfi che si arrabattavano con equipaggiamento militare umano, insetti che stavano in piedi su due zampe e quant'altro. Più tempo rimaneva li dentro, tallonando devotamente Dennis nel timore di perdersi, più cominciò a farsi interrogativi riguardo la natura effettiva dei cavalieri di Gea. Andava oltre il semplice concetto di "custodi della natura", come gli elfi nei vari romanzucoli fantasy o cartoni animati del genere. Era sinceramente confusa, e si ritrovò a bombardare Dennis di qualunque tipo di domande. Che cos'è quello, che cos'è quell'altro, che fa quello, COSA STANNO FACENDO QUEL GRUPPO LA DIETRO oddio Dennis non riesco a distogliere lo sguardo Diana non guardare per l'amor del cielo. E cose del genere.

    Diana, che aveva fermamente insistito per accompagnare sua madre non fidandosi a lasciarla da sola con Dennis, stava avendo tutt'altro tipo di giornata. Di suo la ragazza era altamente istruita in molti campi. Letteratura, aritmetica, storia e fisica. Quest'ultimo campo stava dandole problemi. Metà delle sue frasi riguardando ciò che stava vedendo contenevano le parole "impossibile" o "ma non funziona così". La ragazzina stava avendo molte delle sue certezze scosse in modo abbastanza brusco. Fortunatamente Johanna non ne sapeva abbastanza da essere infastidita dal tutto, ma era leggermente preoccupata per sua figlia che per contro si stava innervosendo. Si sentiva chiaramente presa in giro da tutto quello che vedeva, gli oggetti fluttuanti, gli insetti alti tre metri e la lupa antropomorfa dal pelo tinto di blu elettrico che canticchiava tra se e se una canzone di Ke$ha.

    Tutte queste cose a parte, Johanna era genuinamente contenta di vedere Dennis nel suo ambito professionale. In questo modo avrebbe potuto conoscerlo meglio, visto che buona parte delle volte lo vedeva semplicemente rimbalzare qua e là come una pallina di gomma a fare cose per conto suo. A conti fatti era andata a trovarlo in ufficio, e ci teneva a fare bella figura. Dopotutto fino a quel momento le interazioni diplomatiche tra Atlantide e i Gea erano andate a gonfie vele. Il loro primo incontro in quella giornata in cui avevano poi trovato Dreedea e Sandra aveva aperto la strada all'amicizia tra le due caste. Se fosse stato possibile avrebbe anche voluto incontrare Dreedea, per dirle dei meravigliosi progressi fatti da Sandra, di come avesse legato con Diana e di come l'avesse adottata come sua figlia.

    Devo ammettere Dennis...questo posto è lllleggermeeeente diverso da come me lo aspettavo - Disse, guardando Diana intenta a litigare con una creatura alta la metà di lei su discorsi di fisica quantistica applicata.


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    Johanna Derham
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    Riassunto azioni - [ Nota, questa ruolata è precedente a quelle Bieffe - Sanya e Bieffe - Varuna ]

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    Si, ci tengo i pezzi di ricambio in quella dimensione, i tecnici hanno trovato quel portale qualche tempo fa e non sapevano cosa farne, l'hanno definita come estremamente instabile e inutile ai loro esperimenti, ma non c'ho capito un cazzo, troppi tecnicismi...

    Non avevate anche voi qualcosa del genere?


    ...
    Ah, vuoi vedere i miei cavi elettrici di varia lunghezza?



    In quella particolare giornata, in quel particolare momento, Dennis era felice!
    Aveva mandato quel comunicato qualche settimana prima, un semplice telegramma recapitato per conto di terzi che chiedeva senza impegno se la Primarca di Atlantide poteva venire in visita nel Bosco Sacro. Si aspettava al massimo un cordiale rifiuto o una totale indifferenza.
    Invece lei era li, era aveva davvero risposto alla sua richiesta.
    Quando seppe della sua risposta, Bieffe ficcò la testa in un secchio di acqua e ghiaggio per riprendersi dalla sorpresa. Si erano dati appuntamento nello stesso luogo del loro scorso rendez vous, proprio vicino alla stessa panchina.
    Bieffe era spuntato da un portale di api davanti alla scorta di Atlantide, da solo, in vestiti casual e armatura.

    Fissò Jo per qualche secondo.

    E di qualcosa, coglione.

    Ehy ciao Jo, ti trovo bene, anzi benissimo eh eh...

    Nuovo piano, non dire niente.

    Strinse la mano alla Primarca, la quale gli presentò la giovane figlia, Diana. Una teenager bionda dall'espressione leggermente altezzosa. Comprensibile, uscire fuori da una nave dorata per trovarsi davanti Bieffe doveva essere un calcio nei coglioni non indifferente. E poi era una teenager, un concentrato di angsts e continua voglia di trovarsi in qualsiasi altro posto ma non dove tua madre ti ha trascinato, la solita storia.

    Prego, seguitemi.
    Il portale di api si materializzò sopra di loro, inglobando i tre viaggiatori. Johanna si aggrappò al braccio del cavaliere nel momento in cui la luce li avvolse. Le poggiò una mano sul braccio cercando di calmarla.

    Fear not, I'll hold you.



    Cristo santo ti ho detto che non devi dire NIENTE



    Si materializzarono su una collina che si ergeva su delle piane erbose divise in ghirigori e linee ondulate.
    Mi perdonate due secondi?
    Bieffe cominciò a togliersi la Darian rimanendo solo coi jeans ed una maglietta nera. Prese i componendi della sua armatura e li poggiò su un cespuglio, il quale li inglobò subito dopo tra i suoi rametti e le sue foglie. Non gli andava di fargli fare una visita vestito con la ferraglia da guerra, voleva che tutto fosse il più rilassante possibile.






    Diana era già sulla strada di un meltdown cerebrale. Le cose nel Bosco Sacro seguivano regole diverse, non contemplabili dalle scienze umane e Atlantidee, semplicemente lei non lo accettava, indicando con un dito delle montagne volanti e gridando MA NON È POSSIBILE, o mettendosi le dita sulle tempie quando un goblin ingegnere spiegò il funzionamento di un treno a etere. Un sacro furore si accese negli occhi della ragazzina, la quale sollevò obbiezioni e contro tesi davanti alle prove tangibili che il goblin gli mostrava. Fu estremamente divertente vedere la ragazzina fumare di rabbia, ma il cavaliere si contenne.

    Continuarono il loro giro turistico, intervallato dalle solite cose da Bosco di Gea.
    Vivz hai rotto il cazzo con questa canzone.
    E allora perché stai ballando?
    Vaffanculo tu e Ke$ha Disse, saltando sul posto e facendo un backflip.
    Ormai mi stai facendo fare un backflip ogni giorno della mia vita.
    Lo dici come se fosse un problema. Disse la donna lupo, senza smettere di muoversi e di ballare.
    Si si, ci vediamo sabato, ricorda di portare i rustici e sei casse di birra che sennò la serata è una merda.
    E tu ricordati di portare quel culetto secco che sennò non ho nulla in cui affondare i denti.
    Senti ma oggi ti ci ho già mandata a fanculo?
    La lupa dal pelo blu rise, e se ne andò saltellando e ridendo.

    I hate that wolf thing...


    Avanzarono per i sentieri del bosco, illuminati dalla luce eterea presente per quattordici ore al giorno. Ogni tanto le creature guardavano con sospetto i tre viandanti, soffermandosi soprattutto su Jo e sua figlia. Da quanto tempo non vedevano un estraneo entrare nel Bosco Sacro? Bieffe non ne aveva idea, e non gli interessava nulla. Se la cosa non gli stava bene, potevano benissimo alzarsi e diglielo in faccia.
    Poi li avrebbe picchiati selvaggiamente.

    E li è dove ogni tanto facciamo le riunioni e manteniamo la contabilità, ma è una cosa temporanea, sto cercando di usare qualcosa di meglio che una baracca di legno prefabbricata collegata ad un generatore ad etere. lo so, può sembrare fico, ma stare rinchiusi li dentro quattro ore mentre qualcuno sotto il tavolo ti fa piedino è una palla colossale Salutò con una mano la donna gatto vestita di grigio vicino alla soglia, la quale ricambio con un sorriso e subito si rimise a lavoro sul documento che aveva in mano.
    Kitty è una brava ragazza ma troppo fissata con il lavoro, probabilmente la madre vuole solo che si trovi un buon marito o cose così, non so...



    Oh ma aspetta devo farti conoscere una persona, le ho parlato TAN-TIS-SI-MO di te e di come mi hai rotto le costole.

    Prese un sentiero tra gli alberi, poco distante dalla zona dei meeting, li c'era un container rosso con vicino collegato un gruppo elettrogeno pesantemente modificato e in funzione. Bieffe bussò rumorosamente alle porte, mentre un gridolino di sorpresa si udì dall'interno.
    Yeep!
    C-chi è?

    Jill so' io, apri che c'ho una sorpresa.

    Rumori di passettini e chiavistelli si udirono dall'altra parte delle porte, le quali si aprirono e mostrarono la figura di una lucertola antropomorfa in camice da laboratorio.

    Che sorpresa vuoi-

    Jill si rese conto che Bieffe non era solo.

    Oh..Oh, buongiorno...siete...siete amici di Bieffe?

    Jill, ricordi il Primarca che mi mandò all'ospedale?

    Sssi?

    Eccola qui. Disse Dennis, indicando Jo con entrambe le mani. E lei è sua figlia. Indicò anche lei allo stesso modo. La lucertola la guardò sorpresa, non sapendo cosa dire.

    Lei è Jill, la mia assistente personale.

    LA TUA COSA?



    STATO FISICO -
    STATO PSICOLOGICO
    STATO CLOTH -
    RIASSUNTO -


    ABILITÀ
    Scary Monster.
    Entrando in sintonia con l’antica energia del sauro della sua armatura, il corpo di Bieffe si modifica, inglobando la cloth e divenendo mostruoso e ferale come un raptor, nonostante mantenga intatte tutte le capacità mentali.
    Stranamente il colore della pelle di Bieffe diventa simile alla tastiera di un pianoforte

    Sandman.
    Bieffe ha imparato che quando la vita ti da i limoni non puoi crearci il napalm, non senza rischiarci un tumore. Essendo estremamente magro usa un misto di propulsione derivata dal cosmo alla tecnica di corsa degli indiani Tarahumara per raggiungere elevatissime velocità che possono creare immagini residue.
    Non facendo sforzi su tutta la gamba ma solo su una parte del piede Bieffe è capace di correre per un tempo molto lungo.


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    L'UNIVERSO È A STRINGHE!!! -Gridò Diana, pestando il piede, paonazza in viso - S T R I N G H E!
    Il Goblin ingegnere si riaggiustò la grossa sigaretta maleodorante tra le zanne e si tirò su le bretelle della sua salopette macchiata di olio e altri fluidi, senza fare una piega. - UNIVERSI TOROIDALI, HAI TREDICI ANNI NON SEI PIÙ' SCEMA!!

    Il battibecco durò il tempo necessario perché Dennis illustrasse a Johanna che cosa ci fosse in quella zona.
    Più tempo passava lì, più Johanna era meravigliata da tutto quello che vedeva. Era ormai chiaramente abituata all'ipertecnologia di Atlantide, ma tutto quello che vedeva lì stava funzionando su completamente un altro livello. Non era una questione di tecnologia più o meno avanzata, ma di una vera e propria differente concezione dei funzionamenti dell'universo. Le macchine atlantidee andavano normalmente a cosmo, la fonte di energia principale dell'intera civiltà sottomarina...eppure ogni cosa che vedeva lì nel bosco funzionava a "etere". Tale concezione creò un fremito nel khala, lo sentì chiaramente, ma non aveva tempo di indagare appieno su che cosa volesse dire tale informazione appena acquisita. Perciò si limitò a accettare la cosa come parte della realtà.
    Andò a prendere Diana per la mano e a tirarla via dal Goblin per lasciarlo lavorare, anche perché stavano entrambi per arrivare alle mani.

    [...]

    I hear your heart beat- Cantarono in coro Johanna e Diana, con quest'ultima che aveva finalmente rinunciato a lasciare che l'autismo scorresse potente dentro di lei e aveva cominciato ad accettare le cose come stavano: semplicemente era un altro percorso per la tecnologia e la scienza. Era come confrontare una civiltà Dieselpunk e una Steampunk, aveva spiegato Diana in seguito a Johanna, che aveva annuito fingendo di capire come faceva spesso. Johanna era molto spesso alienata dalle citazioni sia di Dennis che di Diana, avendo passato gran parte della sua infanzia e gioventù a guardare i cartoni animati del mattino.
    To the beat of the drums! - E entrambe saltellarono due volte sui propri piedi in perfetta sincronia, imitando la lupa che avevano visto poco prima. La canzone era irrimediabilmente rimasta in testa ad entrambe. Il backflip invece aveva estremamente sorpreso Johanna, che non era più riusciti a farli almeno da quaranta chili. Tutti quei muscoli iperdensi a causa delle continue rigenerazioni e i circuiti di corallo portavano il loro peso. L'ultima volta che ci aveva provato in tempi recenti era caduta di schiena in mezzo secondo.

    Continuarono ad avanzare, guardando tutte le cose che Dennis illustrava loro con grande interesse, fermandosi ogni tanto a guardare le strane creature che scorrazzavano per la zona. Ad ogni insetto umanoide Diana cambiava immediatamente lato rispetto alla posizione di sua madre, per tenerla in mezzo e cercava accuratamente di non guardarlo senza risultare offensiva. Diana aveva paura degli insetti, e ad Atlantide non ce n'erano praticamente quindi questa sua debolezza risaltava poco.
    Oltrepassarono la zona meeting e arrivarono ad un container rosso, attaccato ad uno strano generatore. Johanna inclinò appena la testa, incuriosita da chi volesse farle incontrare Dennis.
    La sua curiosità crebbe al sentire la vocina provenire da dentro.

    Oh mio dio è un amore - Sussurrò Johanna piegandosi appena verso Diana, ma abbastanza forte da essere udibile.
    Madre, possiamo portarla a casa? - Rispose immediatamente Diana, guardando il grande e adorabile rettile che avevano davanti.
    Ti avevo già detto prima di partire che non ti compravo nessuno - disse Johanna, cercando di nascondere a sua volta il desiderio di avere una cosa del genere nel suo team di ricerca.

    Quando Dennis presentò Jill Johanna si avvicinò a lei assieme a Diana, ed entrambe fecero un piccolo inchino. Mentre quello di diana era praticamente una riverenza fatta in assenza di gonna da sollevare, quello di Johanna fu più mascolino e marziale.

    Sono Johanna Derham, primarca di Seadragon e reggente dell'oceano Atlantico Settentrionale. - Disse Johanna, raddrizzandosi.
    Sono Diana Safewright, principessa dell'oceano Atlantico Settentrionale - fece eco Diana, con un tono che si confaceva bene al suo rango. Finiti i saluti, Johanna si inginocchiò davanti a Jill per arrivare all'altezza della lucertola imbarazzata.

    Dennis, spero di non provocare incidenti diplomatici facendo ciò, ma si vive una volta sola - Dichiarò Johanna, cominciando a maneggiare energicamente le guanciotte morbidose di Jill, come farebbe una zia al vedere il nipotino adorabile.

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    Johanna Derham
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    Pfiafere di cofofferla, è un onofe aferla qui...


    Pfuo anchfe laffarmi andare ora.


    Bieffe rise tanto da doversi mettere una mano sulla fronte. Con Jill finiva sempre a cioppate in faccia quando qualcuno di nuovo la incontrava.

    Oh Jill, ma cosa gli fai tu alle donne io non lo so...

    La lucertolina arrossì violentemente, per poi riprendere la sua compostezza.

    Ehm...non so cosa vi abbia detto Bieffe, ma NON sono la sua assistente personale, sono solo una delle sue colleghe che ha accompagnato durante delle ricognizioni-

    Oh ssssssssssssta zitta Jill, sei quella con cui ho lavorato di più e che mi ha dato una mano più spesso, sei la mia assistente.

    Ma...ma mi porti in giro solo perché così scriviamo il rapporto insieme.

    No, ti porto in girò perché quando fai i gridolini di paura sei adorabile.

    Jill arrossì ancora, nascondendosi la faccia tra le mani. Bieffe rise.

    Ehi, stavamo facendo un giro, vuoi venire con me e la Reggente?

    Oh no no ti ringrazio, ma ho tantissime cose da fare, campioni da analizzare, scartoffie da finire e tante tante altre cose.

    Puoi sempre dare la colpa a me, tanto chi vuoi che mi rompa il cazzo? Dai non farti pregare, le hai viste, già ti adorano.

    Beh, forse, se dopo mi dai una mano penso che dieci minuti...riesco a trovarli...eh eh... Jill si aggiustò gli occhiali.
    Si si tutto quello che vuoi, che ho altri sei fogli excel da fare e se ci mettiamo in due non ci mettiamo nulla.

    TU CHE- Jill non finì, un rumore in lontananza catturò l'attenzione dei Gea.

    E mo' che è?

    Si incamminarono sulla fine della zona alberata, quest'ultima era l'ultimo baluardo che separava quella zona piena di vita e di verde da una completamente differente. Enormi guglie e montagne rossastre si innalzavano al cielo, con forme e dimensioni non possibili dalla fisica e dalla geologia del mondo normale, curve e spirali troppo fragili per non poter crollare sotto il loro stesso peso.
    Un vero spettacolo naturale, ma Bieffe stava lentamente, ma inesorabilmente andando nel panico.

    Qualcosa, qualcosa di grande, rumoroso e meccanico si stava avvicinando, si sentiva nell'aria.

    Non sarà mica...no eh, fra tutti i giorni, non oggi, ti prego non oggi. Eddai no...

    Quel qualcosa uscì dalla vallata poco distante , era simile ad un enorme ragno meccanico, incesellato con linee ondulate e elementi decorativi dorati. Quel qualcosa era un veicolo, un camminatore trovato tra le pieghe del Bosco Sacro, una reliquia difettosa, rimessa in sesto da mani esperte.
    Non era il veicolo quello che stava preoccupando Bieffe.
    Erano gli occupanti.

    Mi hanno TRACCIATO.
    Appena ho messo piede qui dentro con voi si sono attivati, bastardi. Sapevo, SAPEVO che non mi avrebbero lasciato in pace.
    Si passò una mano tra i capelli, continuando a fissare il macchinario che si avvicinava. Scappare era inutile, doveva prepararsi e beccarsi quello che stava per arrivare.
    Jo, qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa tu veda, ho solo da dire una cosa:
    Mi dispiace.


    La macchina camminatrice si fermò davanti al gruppo. Fumo di condensa venne espulso dagli ugelli di raffreddamento, nulla di tossico o corrosivo, tutto naturale.
    Le gambe si piegarono, portando la cupola centrale più vicina al terreno. Una scala dorata si levò dal suo scomparto, posandosi davanti la porta della cupola e Bieffe. Il vetro si alzò con un sibilo, e una voce si sentì dall'interno.





    Oh BiiIiIIiiIIiiiiiiiiiiii tezoroooooooo⁓

    Qualcosa saltò fuori dall'enorme abitacolo, investendo in pieno Bieffe.

    Oh tesono eccoti, ti stavamo cercando dappertutto sai? Sono settimane che non ti fai vivo e ci siamo preoccupati tutti⁓
    Appena abbiamo sentito che eri tornato ci siamo fatti tutti belli per te e siamo venuti tutti a trovarti⁓⁓⁓


    La “cosa” che in quel momento aveva sollevato Dennis e lo stava abbracciando con così tanta forza da fargli scrocchiare la schiena era un essere antropomorfo dalle sembianze di volpe. Superava di tue teste Dennis, e la sua struttura corporea lo rendevano imponente, ma la cosa che balzava subito all'occhio era il suo vestiario.

    Lingerie.

    E basta.

    Continuava ad abbracciare il cavaliere, strofinando la sua guancia contro la sua con un'espressione di pura felicità, mentre Dennis voleva semplicemente che tutti i suoi organi interni andassero in collasso contemporaneamente.

    Ah ah ah I'll kill myself.

    Ssssi Huli, mi fa taaaaantissimo piacere vederti, puoi rimettermi giù, ho degli ospiti e gli stavo mostra-

    E chi sono queste tre gemme che ho davanti? Disse la volpe, staccando la faccia di Dennis dalla sua ma senza rimetterlo giù. La lucertolina graziosa l'ho già vista, la vedo sempre che fissa il Chakravartin quando passiamo da queste parti.
    La volpe antropomorfa si avvicinò a Jill, sempre con Dennis in braccio.
    Tesoro, l'ingresso è libero, puoi entrare quando vuoi⁓
    Jill, che si era paralizzata dal momento in cui aveva visto il ragno dorato, balbettò l'inizio di qualche parola confusa, per poi concludere con un flebile ok......

    Charming.

    E voi due...
    Voi due non siete di qui.
    Bieffe, queste persone sono estranee e non mi dici niente? Perché sei così cattivo con me io non lo so⁓
    Huli posò bieffe per terra, il quale crollò come un calzino bagnato per via del turbinio di pensieri che lo stava triturando da dentro.

    Il mio nome è Huli Jing disse la volpe, inchinandosi con fare maestoso davanti alle due esponenti di Atlantide. E sono il vicedirettore del Chakravartin, la piccola “azienda mobile” che vedete alle mie spalle. Ma prego, permettetemi di presentarvi tutti i miei dipendenti...

    Li...LI HAI PORTATI TUTTI??? Urlò Dennis, con una voce strozzata a metà.

    Ma certo tesoro, eccoli li, ti stanno salutando⁓


    Sull'uscio d'entrata della cupola cristallina, altri esseri umanoidi vestiti come Huli li stavano guardando, sorridendo, ridendo e salutando in modo leeeeeggermente lascivo. Non erano solo volpi, ma anche altri animali, come tori, lupi, lucertole e tanti altri.

    Helloooooooooooo Biiiiiii⁓

    Bieffe ricambiò il saluto, con le movenze di un automa ed un sorriso tirato.

    Ma guarda, è anche ora della pausa... disse Huli

    Perché come Bieffe forse vi avrà spiegato, qui al Chakravartin lavoriamo duro e ci divertiamo duro.

    L'impianto stereo collegato in modo coatto alle vene elettriche del camminatore partì, mandando a tutto volume Gonna make you sweat.
    Tutti all'interno del Chakravartin cominciarono a ballare.

    Bieffe guardò Johanna con una faccia sconfitta.

    Sai, se mi spezzi il collo in questo momento mi faresti un favore e nessuno se la prenderebbe...

    Ti prego...




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    Stranamente il colore della pelle di Bieffe diventa simile alla tastiera di un pianoforte

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    Non facendo sforzi su tutta la gamba ma solo su una parte del piede Bieffe è capace di correre per un tempo molto lungo.


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    Edited by B.F.G. - 9/6/2018, 02:17
     
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    Guarda che roba, tesoro - Disse Johanna, indicando lo strano camminatore che si avvicinava a loro. Ad Atlantide avevano qualche mezzo del genere, ma solitamente erano semoventi da guerra, atti a trasportare armi di GROSSO calibro da un lato all'altro del campo di battaglia, sfruttando le zampe articolare per muoversi sui terreni difficili. Chi ha combattuto una battaglia tra eserciti cosmici sa bene quanto il terreno si rovini completamente dopo qualche ora di scontri. Quando anche il più debole dei soldati sa creare un cratere di almeno un paio di metri, ci si rende conto che mezzi fluttuanti o dotati di lunghe zampe siano una manna dal cielo.

    Interessante, convengo. - Disse Diana, sfregandosi il mento. I suoi vispi occhi stavano già scannerizzando ogni centimetro visibile di quello strano mezzo, cercando di capire ogni cosa possibile. La logica delle sue articolazioni, calcolare la possibile forza emessa dai motori interni. Tutte cose da bambini prodigio che si divertono con i numeri, insomma. La cosa la stava interessando alquanto, e stava già pensando a come riadattare certi design per un paio di progetti personali che aveva in corso. Certo, erano in scala ridotta, miniature per simulazioni, ma si doveva pur cominciare da qualche parte.

    [Settanta quattro secondi dopo ]

    LE MIE ASPETTATIVE E I MIEI STANDARD IN FATTO DI UOMINI SONO STATI APPENA SFALSATI - Esclamò Johanna, appena sotto il volume della musica per farsi sentire solo da Dennis. Johanna stava con il campo inclinato di lato, guardando verso terra e tenendo una mano al lato del viso a mo' di paraocchi. Tale esclamazione era dovuta all'essersi resa conto di arrivare ad altezza inguine con uno di quegli umanoidi. Un elefante, nello specifico. Un uomo elefante che indossava lingerie adatta alla sua taglia, atta a contenere cose adatte alla sua taglia. Johanna, che in vita sua aveva visto solo due persone nude -in quel senso- fu per un attimo tentata di dire "adesso mi piacciono le donne", ma optò per l'altra frase.
    NON GUARDARE DIANA, PER L'AMOR DEL CIELO! - Aggiunse, non volendo che sua figlia guardasse una selva di umanoidi seminudi ballare a ritmo di musica sincopata anni ottanta(ish?).
    Diana stava ritta e con lo sguardo avanti a sé, osservando distanze che andavano oltre quello scenario. - È troppo tardi madre, ho visto tutto. - disse, riconoscendo che l'evento potrebbe avere qualche effetto sullo sviluppo della propria adolescenza. Potrebbe anche non averlo, speranzosamente, ma a quel punto Diana si dichiarò sconfitta da quel posto. Si limitò ad accettare la cosa come realtà dei fatti, evitando contatto oculare con tutti quelli che ballavano davanti a lei. Stranamente tra i presenti il più avvilito sembrava Dennis.

    Tutto questo è disgustoso, madre
    - Disse Diana, con le mani giunte dietro la schiena, fissando il proprio sguardo su quelli che ballavano in cima alla scala del Chackravatin.
    Ora, Diana - Cominciò Johanna - .
    Questa non è una cosa carina da dire, ognuno può scegliere di ama- Diana la interruppe continuando la propria fase - Tutta questa tecnologia, questa potenzialità di sapere, e quelli perdono tempo a ballare come se fosse una acciaieria americana nell'ora di pausa. - Il tono di Diana era calmo, analitico. - Mentre ad Atlantide fatichiamo per comprendere gli antichi fasti e recuperare le vecchie conoscenze.
    Ah, beh detta così sì...HEY! È vero! - Disse Johanna, indignata per proxy.
    Si avvicinò a Dennis, per potergli parlare in modo che la potesse sentire.

    Dennis, non voglio offendere, ma stiamo cominciando a sentirci a disagio.


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    Johanna Derham
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    Edited by ~Gabriel~ - 17/6/2018, 12:11
     
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    Aveva le mani sugli occhi.

    Il senso di umiliazione che lo aveva assalito era insostenibile. Certo, era abituato alla cosa, certe volte aveva pure chiesto di rincarare la dose con frasi offensive, ma quello era tra le quattro mura della camera da letto, li era diverso.

    Osservava sconfitto i puttanieri del Ragno D'oro che si dimenavano come se dovessero morire giovani. Tutti bravi ragazzi, sistemati, caritatevoli, metodici nel loro lavoro, non li odiava ne li giudicava, semplicemente c'era un tempo e un luogo per ogni cosa.
    Quello era il tempo sbagliato.

    Le voci di Diana e Jo gli arrivò alle orecchie. False impressioni, nulla di tutto quello che Bieffe aveva mostrato loro era piovuta dal cielo, enormi sacrifici, anni di studi analitici e innumerevoli fallimenti avevano ridato vita ad alcune reliquie del bosco, eppure si usavano ancora gruppi elettrogeni e armi trafugate da vecchi magazzini libanesi.

    Ma hanno ragione. Una voce, troppo familiare, troppo carica di disprezzo e amarezza. Ai lati della sua vista, l'uomo con la maschera da pollo si era manifestato. Fermo, immobile, a non meno di due metri da lui.

    La fuori la gente sta morendo, e voi siete qui a fare i buffoni.

    Sai benissimo che non è così.

    Certo, Io lo so, tu lo sai, ma sbattere questo spettacolino in faccia a chi si fa il mazzo ogni giorno, dandogli l'illusione che sia tutto facile per te è una mossa da cazzoni.

    Non ho fatto niente io, sono stati loro che-

    E allora riprendi il controllo. Caccia le palle e vedi muoverti. Pensi che un Primarca possa rispettarti solo perchè vivi nella foresta di Bambi? C'è una cosa che un Impero rispetta e teme più di ogni altra cosa.

    La forza di chi lo circonda.


    Lo sguardo di Dennis cambiò. Una volontà nera e feroce s'impadronì di lui. Il Cavaliere alzò una mano al cielo luminoso del bosco. Il suo palmo venne avvolto dalla luce cosmica, che si elevò dal cielo come una colonna. Ogni singolo dipendente del Chakravartin raggelò sul posto. Qualcuno spense la musica.

    Bibi caro, c'è qualcosa che non v-

    Assetto da guerra, disposti davanti a me.

    Huli si mostrò estremamente sorpreso dalla cosa.

    Ma tesoro, perchè? Non dobbiamo andare in avanscoperta, non prima di due giorni. Non è arrivato nessun messaggio al-

    Uno schiaffo zittì l'enorme uomo bestia in lingerie. La mano di Dennis era stata più veloce dell'occhio. Huli si toccò la guancia, fissando il cavaliere con aria sorpresa.

    Johanna Derham, Primarca Reggente di Atlantide, e sua figlia, Diana Derham. Questa era una visita diplomatica, non me ne frega un cazzo se due coglioni qualunque si intrescano all'ombra di un albero mentre porto gli ospiti in giro, voi non siete coglioni qualunque. Vi ho scelti io, uno ad uno, e con più criterio di quanto Gesù Cristo ci ha messo a scegliere i suoi apostoli.

    Ora... Il cosmo di Bieffe ribollì tanto da muovere l'aria intorno a se. Tornate nel Ragno, cambiatevi, e mettetevi in formazione.

    Gli uomini bestia rimasero per un attimo in silenzio, per poi girarsi e tornare nel camminatore, senza emettere il più piccolo rumore. Il portello si richiuse, e strani rumori meccanici provennero dal ventre della bestia metallica.

    B-Bieffe... La voce di Jil, flebile e tremolante, si elevò dall'improvviso silenzio che si era formato. Non...non sei arrabbiato, vero? Chiunque avrebbe una simile reazione ad una vista simile, anche io e qui ci vivo.

    Il cavaliere si avvicinò alla lucertola, la fissò per un momento, prima di poggiarle una mano sulla testa ed accarezzarla.


    Si rivolse alle due ospiti.
    Quando sono venuto in visita, mi avete per caso fatto fare un giro per le vostre polveriere? Mi avete fatto vedere i vostri laboratori? Oppure ci siamo attenuti ad una visitina leggera, intervallata da uno spettacolo all'aperto?

    Ed ho mai pensato male di voi? La mia certezza che state facendo il meglio che potete è mai vacillata? No signore, mai una volta.

    Tutto quello che avete visto è solo la superficie, la zona meno impegnativa di questa dimensione, non posso mostrarvi più di tanto perché letteralmente non posso, fisicamente parlando. Ogni secondo che passa, intelletti vasti come pianeti stanno cercando di risolvere problemi che nemmeno io conosco, ragionando con assiomi estranei alle menti umane.

    Io posso solo mostrare una piccola parte di questo mondo.
    Mi dispiace che per voi non sia abbastanza.



    Qualche secondo di silenzio, prima che il portellone del Ragno si riaprì.

    Oooh eccoli qui.
    Vi ho detto che alcune cose non posso mostrarvele, ma questa ve la voglio far vedere, giusto per essere chiari.

    Passi ritmici, uniti ad un clangore metallico. Sulla passerella del Chakravartin marciavano soldati in armature complete. Nessuna fessura era abbastanza grande da permettere di vedere chi le occupasse, ma la stazza non lasciava dubbi, erano le creature di poco prima. La loro marcia perfetta, il silenzio interrotto solo dal rumore metallico delle loro suole, tutto strideva con la visione di poco prima.

    Il battaglione di fermò a pochi metri, un singolo elemento uscì al di fuori dei ranghi, fermandosi proprio davanti a Bieffe.

    Hieròs lóchos in attesa di ordini. La voce di Huli, più seria e senza cadenze lascive, risuonò leggermente modulata, come se stesse usando un dispositivo di comunicazione.

    Ma che bravi, che ne dite di chiudere il ragno, rimettersi in formazione e incamminarci tutti verso il campo di rifugiati? Vi va? Ma certo che vi va...

    L'attenzione di Dennis ritornò alle altre sue compagne di viaggio.

    Allora, vogliamo continuare?




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    Entrando in sintonia con l’antica energia del sauro della sua armatura, il corpo di Bieffe si modifica, inglobando la cloth e divenendo mostruoso e ferale come un raptor, nonostante mantenga intatte tutte le capacità mentali.
    Stranamente il colore della pelle di Bieffe diventa simile alla tastiera di un pianoforte

    Sandman.
    Bieffe ha imparato che quando la vita ti da i limoni non puoi crearci il napalm, non senza rischiarci un tumore. Essendo estremamente magro usa un misto di propulsione derivata dal cosmo alla tecnica di corsa degli indiani Tarahumara per raggiungere elevatissime velocità che possono creare immagini residue.
    Non facendo sforzi su tutta la gamba ma solo su una parte del piede Bieffe è capace di correre per un tempo molto lungo.


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    adre, madre, Dennis ha il battaglione sacro di Tebe nel bosco! Non era un gay pride! - Sussurrò Diana, quasi saltellando da un piede all'altro galvanizzata. Diana era più sorpresa dal fatto che Dennis avesse, o meglio conoscesse, una squadra del genere che dal fatto che fosse composta da grossi animali umanoidi e completamente corazzati. Quello a quel punto della giornata non era più una cosa che la turbava. L'espressione della ragazza era completamente mutata, da vagamente disgustata e snob divenne genuinamente interessata ora che veniva mostrato qualcosa del lato bellico del bosco. Dopotutto era la figlia di una regina guerriera, ed erano passati abbastanza anni da aver dimenticato come fosse la vita prima dell'armageddon e prima di Atlantide stessa. A quel punto, Diana conosceva solo la vita di una città stato militarizzata, e giustamente per lei il fulgore di una qualsiasi civiltà era riflessa dall'esercito della stessa. Dopotutto ad Atlantide civiltà ed esercito coincidevano. Quasi dimentica della etichetta, Diana continuava a tirare il braccio di sua madre indicandogli questa o quella armatura, o un'arma di una particolare foggia.

    Sì, sì, ho visto. - Rispose Johanna, distrattamente. La stava ascoltando a malapena mentre era intenta ad analizzare lo stile e la logica dietro certe linee delle corazze o il perché certe armi erano fatte in tale modo. Smise di ascoltarla del tutto quando cominciò ad ipotizzare la forza generata da quei corpi animali per sollevare tali armi.
    Era rimasta in silenzio durante il discorso di Dennis, con le braccia giunte sotto il petto. Non sapeva veramente dire se fosse offesa, mortificata, o se voleva semplicemente esserlo. Una parte di lei era convinta di aver fatto una cazzata a rivolgersi in quel modo a Dennis. Aveva formulato male la frase, non era disagio per il sentire Atlantide sminuita, ma piuttosto per l'esser circondate da animali umanoidi seminudi. Ma a quel punto era troppo tardi.
    Tuttavia doveva ammettere una cosa, e forse era quello a darle veramente fastidio. Lo schiaffo di Dennis era stato incredibilmente veloce, al punto che persino lei ne aveva visto l'inizio e la fine ma non il tragitto. Dennis era diventato potente quanto lei. Ovviamente non era quello il problema, anzi era più che contenta che Dennis diventasse sempre più forte.
    Il problema è che si era ritrovata a sorridere quando lo aveva dato. Non era un sogghigno, non provava gioia nel vedere una enorme volpe strongfat che viene schiaffeggiata. Era un sorriso compiaciuto e soddisfatto.

    Si era sentita bene a vedere Dennis prendere in mano la situazione con tanta decisione. A tratti dimenticava che a tutti gli effetti Dennis aveva responsabilità e sottoposti, non era un saint qualsiasi ma un eletto di Gea, era a conti fatti molto più importante di qualunque ateniese, sia nei ruoli che nella gerarchia dell'universo. E al vederlo recitare la sua parte le causò un movimento interiore dalle parti dell'addome. Non sapeva veramente definire di che genere, tuttavia. Vide Dennis sotto una luce diversa. Certo sapeva che era un guerriero e tutto, ma fino a quel momento era stato il buffo dinosauro che fa versi strani e che è segretamente dolce e dall'animo gentile, e veramente bravo con i bambini e faceva già così caldo nel bosco o era il ragno a buttare calore e non se n'era accorta?
    In poche parole, le era piaciuto fin troppo quello che aveva visto. Il guerriero. Una parte di lei gridò che non era una cosa positiva, che quello non poteva essere lo stesso Dennis che aveva visto cullare il piccolo di Dreedea ormai anni prima, ma era un grido così fioco che a malapena lo sentì. Eppure in qualche modo le sembrò che una parte di lei stesse morendo e forse stava ignorando la cosa intenzionalmente. Qualcosa stava percolando tra troppe crepe.

    Guardò Dennis, che si era voltato nuovamente verso di loro. - Diana, dobbiamo delle scuse a Dennis e all'intero bosco. - Disse, con un tono che non ammetteva repliche. Diana colse immediatamente al volo la cosa. Si portò la mano sinistra aperta al petto, mosse appena in avanti il piede destro e si inchinò in avanti, piegando appena le ginocchia. Un inchino atlantideo eseguito alla perfezione.
    Mi dispiace per aver parlato male di voi senza basi solide. Per avere il comando di una forza del genere sei un grande condottiero. Spero che tu possa perdonarmi per aver trascinato mia madre in questi discorsi, e che ciò non danneggi le relazioni tra i nostri popoli. - Si raddrizzò, guardando Dennis negli occhi per qualche secondo prima di togliere la mano dal petto. - Sei un tipo peculiare, ma sai mostrare i tuoi veri colori quando necessario. - Concluse, con un lieve sorriso. Johanna nel frattempo aveva estratto un elastico per capelli e stava raccogliendosi la chioma bionda. Sentiva il bisogno di far prendere aria al collo. Si avvicinò a Dennis, mentre Diana si era voltata a guardare la coda del battaglione che si allontanava.

    Ciò che Diana ha detto vale anche per me, Dennis. - Un secondo di pausa. Abbassò di molto il tono della voce. - Preferirei morire piuttosto che offendere te e ciò che rappresenti. Credimi quando dico che sono ammirata nel vedere tutto questo, quello che fai, e sono felice di vedere che sei tra persone e amici che ti rispettano. Spero che tu abbia trovato, o che troverai, la felicità o la tua strada.

    Diana ancora non stava guardando, troppo intrigata dal Hieros Lochos per prestare attenzione agli adulti. Johanna si era avvicinata ancora di più a Dennis. Forse un po' troppo. Si piegò in avanti e appoggiò la fronte al petto di Dennis, o forse vi si accasciò contro. Espanse la sua mente e toccò quella di Dennis.

    °C'è un posto tranquillo dove possiamo sederci? Sono stanca.° - Il modo in cui disse quello stanca, libero dalle barriere della modulazione della voce fisica, forse tradiva un po' troppo il fatto che non si riferisse alla camminata.






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    NOME Johanna Derham
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    MENTALMENTE ///
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    Edited by ~Gabriel~ - 4/7/2018, 03:03
     
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    Il cambiamento nell'espressione di Diana fu qualcosa di estremamente piacevole. Per la prima volta da quando era li, Diana lo stava considerando come un essere umano e non come spazzatura su due gambe. Si sentiva genuinamente orgoglioso nel vedere quel cambiamento di atteggiamento nella principessa. Era addirittura arrivata a chiedergli scusa davanti alla madre, fino a sfoggiare un inchino militare ed un discorso di scuse\ammirazione per Bieffe.
    Il Cavaliere non sapeva come reagire a quelle parole. C'era davvero qualcuno che lo ammirava. Era preparato al fastidio, all'odio, alle umiliazioni, ma non a quello, non in quel momento.

    Ammirazione? Per moi?
    Ed è bastato solo mostrare un plotone di soldati in armatura?
    E se gli avessi mostrato i carri che faceva, mi chiamava “Sua maestà”?



    Quando anche Jo, la quale si era era legata i capelli in modo estremamente piacevole per Dennis, espresse la sua ammirazione più sincera per Bieffe, quest'ultimo si perse in una risata nervosa. Tutto stava andando molto meglio delle aspettazioni.

    Non piangere, nooooon piangere ora, sii stoico, sii stoico...

    Ma non è nulla ah ah, quando ho proposto la cosa la gente ha semplicemente riso per venti minuti, e visto che nessuno mi ha mai detto in modo esplicito “no”, ho continuato a raggruppare più gente possibile, nulla di speciale, davvero...

    Jo era estremamente vicina a lui, tanto che Dennis ne sentì il rumore del respiro. Il Primarca poggiò la testa sul suo petto, paralizzandolo sul posto. Il cervello dell'eletto andò letteralmente in elettrocardiogramma piatto. Una voce dal tono sfibrato raggiunse la sua mente.

    °C'è un posto tranquillo dove possiamo sederci? Sono stanca.°

    Bieffe, timidamente, gli mise una mano sulla spalla, cercando di essere più rassicurante possibile. Vedere Johanna così vulnerabile era una visione così surreale. Quella donna aveva così tanto potere, così tante responsabilità che la opprimevano che se avrebbe potuto trasudare diamanti.

    Il Cavaliere si girò verso Jil Senti, la Primarca non si sente molto bene, puoi accompagnare Diana a fare un giro al campo base insieme ai ragazzoni, mentre io mi occupo di questa faccenda? Ci vorranno cinque minuti, fidati.

    Jil si attorcigliò le dita nervosamente.

    Ma veramente io...

    Jil, ti prego. Chiese Bieffe nel suo tono più sincero.

    La lucertolina sbuffò, guardandolo con fare rassegnato.

    D'accordo, ci vediamo tra qualche minuto.
    La piccola scienziata si avvicinò a Diana, spiegandole la situazione, mentre gli adulti presero uno dei tanti sentieri del Bosco che non seguivano le leggi della fisica standard.
    Nell'arco di due secondi, finirono in un luogo completamente diverso, dominato dal verde e dal silenzio. Una piccola scalinata portava ad una non meglio specificata struttura di mura ed archi, tutti coperti di liane e muschio. Era uno dei luoghi più silenziosi del Bosco conosciuto, privo di qualsiasi scopo o funzione particolare. Esisteva ed era tranquillo, un posto perfetto per stare in pace cinque minuti. E Dio solo sapeva se Jo aveva bisogno di cinque minuti di pace.

    Bieffe si sedette sul lato della panchina scavata in un muro. Voleva davvero stare vicino a Jo, ma la sua nuova acconciatura metteva a durissima prova il suo autocontrollo, quindi più distanza metteva tra di loro, più comodamente poteva camminare.

    Si strofinò gli occhi, mentre trenta interminabili secondi di silenzio passarono.

    Quelle...
    Quelle cose...
    Le pensavi davvero?

    Tipo, che sei felice per me e che mi rispetti?



    La fissò negli occhi, mentre poggiava la testa sul dorso della mano.

    Ti ho mai detto che sei il mio eroe?

    Si, tutto quello che faccio qui, tutto quello che ho fatto la fuori, ho fatto tutto perché tu mi hai ispirato.
    Il semplice ricordarmi che esisti mi rende le giornate più luminose, perché...perché un mondo in cui è presente una persona come te non può fare così schifo...


    Un sorriso stentato si dipinse sul volto di Dennis, nemmeno lui sapeva con certezza perché stesse dando così fiato alla bocca.

    Tu...tu porti il fuoco.
    Io accendo solo le braci...

    Spero di diventare almeno un decimo di quello che sei tu.















    Ok fooooooorse sono stato troppo sincero.


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    Bieffe ha imparato che quando la vita ti da i limoni non puoi crearci il napalm, non senza rischiarci un tumore. Essendo estremamente magro usa un misto di propulsione derivata dal cosmo alla tecnica di corsa degli indiani Tarahumara per raggiungere elevatissime velocità che possono creare immagini residue.
    Non facendo sforzi su tutta la gamba ma solo su una parte del piede Bieffe è capace di correre per un tempo molto lungo.


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    eduta sul lato opposto della panchina rispetto a Dennis, Johanna sorrise.
    Un sorriso stanco, a occhi bassi e concentrati sulle mani unite sul grembo.

    Sì, Dennis. Lo penso davvero. - Disse. Una voce sincera, cristallina. Nessuna inflessione regale o altro, nessun accenno di rango o pomposità. Nessun plurale nobiliare o cose del genere. Non era una voce da guerriera, ma semplicemente la voce di Johanna. Si voltò verso di lui, incontrando il suo sguardo. Le parole di Dennis colorarono le guance della primarca di un tenue rossore. Era imbarazzata da complimenti di tale natura. Fino a quel punto era abituata a frasi del genere da parte del suo popolo, dei suoi soldati. Mi hai ispirato a diventare una persona migliore. I tuoi sacrifici sul campo di battaglia mi hanno dato il coraggio per andare avanti e combattere un altro giorno. Sapendo che ci sei tu a proteggerci posso dormire sonni tranquilli. Per quanto le facessero piacere, per lei sentire frasi del genere dal suo popolo erano più una conferma che altro. Come aveva detto lei stessa a Varuna, un primarca doveva essere innanzitutto un pilastro, un esempio fulgido e splendente nell'oscurità dei tempi attuali. Sentire frasi del genere servivano a darle la conferma che i suoi sacrifici stavano ottenendo risultati, che stava spingendo i suoi sudditi e i suoi soldati a diventare persone migliori, a mettere avanti a sé il bene degli altri prima del proprio. Johanna amava immensamente il suo popolo, ed era per loro che sanguinava.

    Ma sentire certe frasi da Dennis? Il sorriso di Johanna si allargò ancora un po', mentre lei abbassava lo sguardo su di un punto indefinito tra di loro sulla panchina. Non mi conosce, pensò. Non merito certe lodi, pensò. Sono solo una facciata pronta a crollare da un secondo all'altro. Forse Varuna aveva ragione e lei era solo una ingenua idealista incapace di portare avanti la propria visione sul lungo andare. Forse il suo regno sarebbe crollato su se stesso nel momento in cui la sua vera fragilità fosse venuta alla luce. Forse i suoi uomini ed il suo popolo un giorno perderanno completamente il rispetto che hanno per lei. Portò la mano sinistra all'angolo dell'occhio, cacciando preventivamente una lacrima. Era stanca, tanto stanca.
    Inspirò a fondo, poi espirò, abbandonandosi un poco contro lo schienale della panchina, con il viso rivolto verso l'alto. La luce che filtrava tra le fronde scorreva sul suo viso come acqua luminosa. Per un attimo, fu in pace.

    Forse sono innamorata di Dennis, pensò. Non era brava a discernere le proprie emozioni, e non si sentiva coinvolta in quel senso riguardo qualcuno da dieci anni ormai. Aveva quasi dimenticato com'era la sensazione. Aveva incontrato un solo uomo e lo aveva sposato. E per anni aveva chiuso il proprio cuore dopo averlo perso in modo così orribile. Ma forse, forse si sentiva pronta a riaprirsi di nuovo. Ma non sapeva come.
    Forse era solo una cotta. Una cotta per uno strano ragazzo che ha incontrato poche volte, ma che si è rivelato un animo nobile, una piccola luce nella vita di guerra di Johanna. In quel momento la mente di Johanna era in piena confusione. Cosa doveva fare? Dimenticarsi di tutto e godersi quella bella amicizia che beneficiava entrambi gli schieramenti? Andare avanti? Quelle di Dennis erano belle parole, forse anche lui provava qualcosa per lei? E anche se fosse, come avrebbe funzionato la cosa? Lei praticamente una regina, e il suo dovere verso Atlantide era assoluto. Poteva frequentare un eletto di Gea in primo luogo? Realizzò che non le era mai venuto in mente di pensare se POTESSE o meno portare avanti le proprie fantasie. Tante domande e nessuna risposta. Non sapeva come funzionava in tali casi, nemmeno la Khala poteva aiutarla. Era andata allo sbaraglio senza nessun piano, senza chiedere consiglio alla sua confidente, l'unica ad averla sentita parlare dichiaratamente di avere un qualche sentimento per Dennis. Quella doveva essere solo una visita diplomatica per ricambiare quella fatta da Dennis in precedenza, non riusciva a capire perché si sentisse così tanto in subbuglio. Si ritrovò a chiedersi come avrebbe reagito Atlantide ad una relazione con un esterno, persino appartenente ad uno schieramento non opposto ma ancora nemmeno ufficialmente alleato.
    Deglutì.

    Appoggiò la mano sulla panchina e si trascinò un poco più vicino a Dennis.

    Io porto il fuoco, ma tu sei la luce. - Disse, con calma, a bassa voce. Allungò la mano toccò quella di Dennis. Ricordava il momento in quell'orfanotrofio in cui aveva visto la luce in Dennis. La scintilla di amore e bellezza nascosta in ogni cosa. Sollevò lo sguardo e tornò ad incontrare quello di Dennis.

    Dennis...nonostante tutto io sono estremamente ingenua e incapace. Non cercare di essere come me, io sono uno sfacelo. Irascibile, cocciuta e fin troppo spesso faccio pessime decisioni e la mia vita è un costante rimediare alle conseguenze di ciò. Non essere come me. - Sollevò la mano lasciando quella di Dennis e la appoggiò sulla sua guancia, accarezzandola appena.

    Sii il Dennis migliore che tu possa essere.
    - Gli sorrise. Un sorriso stanco, ma caldo. Poteva baciarlo. Accennò un inizio di movimento con la testa, ma si bloccò subito. La testa le ronzava completamente di rumore bianco ed Era paonazza in volto. Poi si fece avanti e lo baciò, sulla guancia. A quel punto Johanna stava letteralmente fondendo, convenendo che non avrebbe ottenuto un risultato migliore in quel momento e realizzando di non essere abbastanza diretta per andare ad obiettivo. Si giustificò con se stessa dicendo che quello non era ancora il terzo appuntamento, senza pensare al fatto se quelli avuti fin'ora contassero come appuntamenti o meno.

    Faccio il tifo per te.





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    Il sorriso di Jo illuminò il suo mondo.
    Un sorriso stanco, provato dalle brutture del mondo, ma sincero. Per una volta nella sua vita, aveva fatto centro.
    Eppure non gli bastava.
    Ogni volta, ogni singola volta che l'aveva vista sorridere, c'era qualcosa che non andava. Forse era nei suoi occhi, o nella sua voce, ma quando la vedeva sorridere c'era sempre un bagliore di tristezza che non scompariva, nonostante i suoi sforzi. Era insopportabile, avrebbe voluto cancellare quella traccia, donare a Jo un po' di pace. Lei era tra quelli che se la meritavano più di tutti.
    La ricordava mentre lo abbracciava per calmarlo, mentre parlavano alla luce di un fuoco, mentre piangeva dopo aver fracassato la mascella di una ragazzina trasformata in un mostro.
    Una donna forgiata dall'odio, ancora capace di amare.

    Un miracolo.

    La distanza tra i due diminuì, Jo parlò a cuore aperto, di come in realtà lei non fosse assolutamente una donna perfetta, elencando una serie di difetti molto comuni, molti dei quali riscontrabili anche in Dennis. Era così pura, considerava quelle scaramucce capaci di intaccare chi e cosa era lei per gli altri. Dennis era a tanto così da dire che amava quella donna.

    Jo gli prese una mano e delicatamente se la posò su una guancia, mandando in meltdown le sinapsi del Cavaliere.
    Oh fuck oh shit oh fuck-
    Le parole di lei lo stavano riempiendo di orgoglio e felicità. Lui, un rottame ambulante, un pezzente fallito, era visto come suo pari dal Primarca di Atlantide, avrebbe tanto voluto sentirsi orgoglioso, ma non poteva permetterselo.

    Cosa ne sarebbe stato di lei?
    Le responsabilità di un popolo intero sulle sue spalle, l'onere di essere più un simbolo che una persona. Era all'apice della piramide atlantidea, un faro di speranza per tutti.
    Non meritava qualcuno come lui, una macchia sulla sua immagine.

    Anche se le leggi di Atlantide avessero permesso una cosa del genere, cosa avrebbe fermato i cittadini di Atlantide dal vedere il loro rapporto come il decadimento del loro idolo? Non tutti ovviamente, ma sarebbe bastato un gruppo, una metastasi e tutto il lavoro di Johanna sarebbe crollato. E quello poteva succederle solo standole vicino.
    Non osava immaginare cosa sarebbe accaduto se avessero saputo chi era veramente Bieffe.

    Sii il Dennis migliore che tu possa essere.

    Queste parole illuminarono l'animo del cavaliere, come il sole che squarciava le nubi, i pensieri autocommiseranti vennero spazzati via dalla voce di Jo. Forse si stava sbagliando, forse le cose non sarebbero andate così male, sarebbe bastato un po' d'impegno, come quando aveva creato il Battaglione e il campo profughi, forse poteva essere una persona migliore. Se una donna come lei credeva in lui, qualcosa di buono doveva pur averla.

    I loro visi erano estremamente vicini, riusciva a sentire il suo respiro, sulla sua pelle. Le loro labbra quasi si sfiorarono mentre Johanna lo baciò sulla guancia. Il cuore di Dennis ebbe un sussulto.

    Faccio il tifo per te.

    Con un sorriso sincero stampato sul viso, Dennis si asciugò gli occhi arrossati dalle lacrime.

    O-oddio scusa sto rovinando il momento ah ah, scusami davvero, mi hai detto quelle cose e io ah ah ah no davvero...mi dispiace...io...io...

    si nascose il viso tra le mani, mentre l'imbarazzo stava quasi per immobilizzarlo. Qualcosa si impossessò di lui, qualcosa di insiegabile.

    Mi dispiace.

    Con un gesto veloce come il vento, poggiò le sue labbra su quelle di Jo, un gesto folle, impulsivo, che lo avrebbe potuto perseguitare per tutta la vita.

    Ma per un secondo, un solo, unico secondo, Bieffe fu grato di poter dire in futuro "In quel momento, la baciai."



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    Stranamente il colore della pelle di Bieffe diventa simile alla tastiera di un pianoforte

    Sandman.
    Bieffe ha imparato che quando la vita ti da i limoni non puoi crearci il napalm, non senza rischiarci un tumore. Essendo estremamente magro usa un misto di propulsione derivata dal cosmo alla tecnica di corsa degli indiani Tarahumara per raggiungere elevatissime velocità che possono creare immagini residue.
    Non facendo sforzi su tutta la gamba ma solo su una parte del piede Bieffe è capace di correre per un tempo molto lungo.


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    el momento in cui le loro labbra si toccarono, il corpo e la mente di Johanna presero fuoco. Una scarica elettrica rovente attraversò ogni grammo di carne con tanta forza da paralizzarla sul posto. Ogni suo muscolo si irrigidì e la sua mente andò in tilt. Non sapeva cosa fare. Non sapeva come fare. Aveva immaginato di baciarlo così tante volte che ormai le sembrava più un ricordo che una fantasia, ma nel momento della verità Johanna era completamente bloccata.

    Un primissimo ed effimero istinto fu quello di ritirarsi, di maledire se stessa per averlo istigato, per avergli dato qualche idea strana. Ma lei lo voleva a sua volta, eppure non sapeva nemmeno se potesse, che cosa rischiasse a continuare a seguire i propri sentimenti. Se si fosse ritirata di scatto Dennis avrebbe potuto farsi l'idea sbagliata, pensare che non lo voleva davvero, che lo stava solo prendendo in giro, o che magari era una di quelle ragazze che danno baci a caso. No no no no nonono Johanna pensa pensa. Pensa dannazione. Che labbra morbide che ha, però, fu quello che riuscì a pensare. Aveva il naso pieno dell'odore delle lacrime di Dennis, e dal momento in cui l'aveva visto piangere aveva deciso che voleva proteggerlo da tutto, perché lo riteneva un qualcosa di puro, sotto gli strati di immondizia che Dennis si tirava addosso inconsciamente e coscientemente.

    Alla fine, si ritirò appena, con gli occhi spalancati, il volto paonazzo. Fissò Dennis per un lunghissimo istante. Negli occhi. L'espressione di Johanna cambiò come il cielo notturno che lascia spazio all'alba. Il volto di un cucciolo smarrito e confuso tornò ad essere quello di una donna, con sentimenti, desideri, pensieri propri.

    Con un unico fluido movimento Johanna balzò dalla sua posizione seduta, proiettando la gamba oltre quelle di Dennis e finendo con entrambe le ginocchia sulla panchina, seduta sulle cosce di dennis. Il movimento fu tanto rapido e violento che la rotula batté sonoramente all'atterraggio. Johanna sentì nitidamente una fitta di dolore arrampicarsi su tutta la coscia, ma non vi badò. Contemporaneamente al suo balzo, paragonabile a quello di un giocattolo a molla, Johanna appoggiò entrambe le mani sulle guance di Dennis e lo afferrò saldamente, tirandolo a sé. Lo baciò. Un bacio vero, innamorato, appassionato. Affamato. Tutto quello che non aveva avuto in più di dieci anni tornò a ruggire prepotente dentro di lei. Prese lei completamente l'iniziativa, bloccandolo in un lungo attimo.
    Fece scorrere le dita tra i suoi capelli in un secondo bacio, e dopo il terzo cominciò a riempirlo di piccoli baci sul volto, rapidi, casuali, voleva semplicemente baciarlo tutto e non aveva una bocca abbastanza grande per farlo. Dopo l'ultimo bacio sulla fronte, la testa di Johanna cadde sulla spalla di Dennis e lì cominciò a piangere. Un pianto disperato, liberatorio, catartico.
    Aveva trovato una cosa bella e non sapeva cosa doverci fare.

    Dopo un ultimo singhiozzo, fece un lunghissimo respiro e tutta la tensione nel suo corpo si sciolse, e Johanna si accasciò contro di lui, tenendo le mani sulle sue spalle e il viso appoggiato sulla propria mano destra.

    Ah ah ora la figuraccia la sto facendo io ah ah...scusa...non sono pratica di queste cose.
    - Parlò a voce molto bassa, come se avesse paura che qualcuno li stesse ascoltando. Ora, a danno fatto.
    Tuttavia, non c'era imbarazzo nella sua voce. Non si vergognava veramente di ciò che aveva appena fatto, era solo che una piccola parte di lei le diceva che avrebbe dovuto. Probabilmente era la parte di lei che ogni tanto si ritrovava a pensare se quell'altro primarca avesse ragione su di lei. Ma che si fottessero lui e le sue proposte di matrimonio. Johanna era La regina di un settimo del mondo sommerso, rispondeva solo al Dio Imperatore dell'umanità.

    Si tirò su, spostando il peso indietro e raddrizzando la schiena, per tornare a guardare Dennis negli occhi. Quelli di Johanna erano arrossati ed il suo volto rigato dalle lacrime, ma il velo di tristezza dietro di essi non si vedeva.

    Dennis io...non so come fare. Come far funzionare la cosa. Però...però voglio perderci tutto il tempo del mondo a pensare a come fare. - Deglutì, facendo rotolare per un istante le parole sulla lingua come a capire se le piacesse il sapore di esse.

    Io...voglio stare con te.


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    Il bacio si concluse, e i due si guardarono negli occhi per un istante.
    Dennis avrebbe voluto continuare a dire che gli dispiaceva, che non sapeva che cosa gli fosse saltato in testa, che era stato un errore.
    Stava per chiedere scusa e dire che aveva sbagliato, quando Jo fece qualcosa di incredibile. Con un rapido movimento, la Primarca si sedette su di lui. Dennis sentì il peso consistente della donna, una sensazione estremamente piacevole per la mente, leggerissimamente meno per i suoi femori, ma non si lamentava.

    Sentì le mani di lei sul viso, così delicate eppure così decise. Un bacio prepotente, quasi affamato, come se qualcosa dentro di lei si fosse risvegliato. Dennis assecondò i suoi gesti, cercando di essere più delicato possibile sia coi baci che con le mani che stringevano a lui quella donna. Sentì le dita di lei passargli tra i capelli, mentre il suo cuore sussultava in modo continuo. Altre lacrime si formarono agli angoli dei suoi occhi, mentre Jo lo baciava delicatamente sul viso.

    Con la testa di lei sulla sua spalla, Bieffe la sentì piangere rumorosamente. Preso alla sprovvista, Dennis la cinse con le sue braccia, emanando un impercettibile alone di cosmo, cercando di rassicurarla. Il suono dei suoi singhiozzi gli penetravano nella mente come chiodi, e lui non sapeva come reagire.
    Voleva solo proteggerla.

    Johanna smise di piangere, i suoi occhi ancora arrossati, la sua voce più limpida, come se si fosse liberata di un peso nel cuore.

    Ah ah ora la figuraccia la sto facendo io ah ah...scusa...non sono pratica di queste cose.

    Vederla così fragile e vulnerabile davanti a se, disposta a mostrarsi in quello stato ad uno come lui, convinse Dennis che forse, forse, quello che lui provava per lei era ricambiato, almeno in parte.

    Lei si ricompose, fissandolo dritto negli occhi.
    Nel suo sguardo non era più presente la vena di tristezza a cui era abituato.

    Dennis io...non so come fare. Come far funzionare la cosa. Però...però voglio perderci tutto il tempo del mondo a pensare a come fare.

    Oh shit oh fuck she's going for it! She's going to-

    Io...voglio stare con te.

    Mai, MAI nella sua vita si sarebbe anche solo immaginato che una cosa del genere potesse succedergli. Era letteralmente il momento più bello della sua vita. Quasi perse il controllo sulle sue funzioni fisiche, e le sue pupille si allungarono. La fisso per un secondo, letteralmente imbambolato dalla mole di quello che aveva sentito.

    Io...ecco...Io...

    Non sapeva cosa dire.
    Avrebbe potuto contestare giustamente quelle parole, lui era spazzatura, lei una regina. Lei poteva perdere molto, gli sarebbe potuto costare caro.

    Avrebbe potuto accennarle al fatto che non era assolutamente sano di mente, che stargli vicino era veleno per la mente e l'animo. Aveva paura di riversare il suo percolato emozionale su di lei.

    Io...
    Cominciò a strofinarsi le labbra in modo frenetico. Più rimuginava a rispondere, più gli venivano in mente motivi per cui lei doveva stare il più lontano possibile da un individuo come lui. C'erano direttive, responsibilità, conflitti d'interesse, una figlia che probabilmente mai avrebbe accettato la cosa...

    Io...

    Poi la guardò negli occhi.
    Non c'era più tristezza. Ce l'aveva fatta. Intere notti insonni a pensare a quello che Jo aveva e stava passando erano sparite, come polvere al vento. Avrebbe potuto elencare tutte le ragioni per cui troncare la cosa sul momento, ma per lei, no, per entrambi, una sola ragione per tentare era sufficiente.

    Era riuscito a portarle un po' di luce.


    Dennis cinse fortemente le spalle di Jo con un braccio, mentre l'altro si infilò sotto il retro delle sue ginocchia.
    Con un vigoroso e vistoso misto di sforzo cosmico e fisico, Dennis si sollevò, tenendo la donna tra le braccia.

    Anch'io, Jo.

    Chiuse gli occhi, e tocco la fronte della donna con la sua.

    Era felice.


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    Entrando in sintonia con l’antica energia del sauro della sua armatura, il corpo di Bieffe si modifica, inglobando la cloth e divenendo mostruoso e ferale come un raptor, nonostante mantenga intatte tutte le capacità mentali.
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    Quando Dennis la sollevò da Terra Johanna si irrigidì di istinto, non sapendo che fare non essendo abituata alla cosa. C'erano vari e ovvi motivi per cui nessuno l'avevam ai presa in braccio, e sembrava proprio che Dennis li stesse scoprendo in quel momento. Era abbastanza sicura di aver sentito la spina dorsale e le spalle di Dennis scricchiolare sotto il suo peso. Non ne era lusingata, ma era impegnata a prestare attenzione ad altro.
    Il cuore di Johanna stava battendo all'impazzata in attesa della risposta di Dennis, al punto che si ritrovò a ciondolare appena le gambe come una bambina impaziente. O meglio, a oscillare un poco i piedi per evitare di distruggere completamente la schiena di Dennis.

    Poi la risposta arrivò, e Johanna fu felice. Lo fu veramente, immensamente. Dennis voleva stare con lei! Ricambiava i suoi sentimenti!
    Le loro fronti si toccarono e Johanna quasi stava vibrando dalla gioia. Si sentì come se un immenso e soffocante peso le fosse stato tolto dalle spalle. Non era più sola. Cioè, non in quel senso. Non era più sola in QUEL senso.
    Aveva qualcuno da amare. Una felicità immensa, quasi bambinesca la permeava.
    Quello che provava era un amore dolce, gentile. Non era una di quelle tempeste indomabili che si leggono nei libri o nei film per ragazzi, ma qualcosa di più calmo, radicato in profondità. Caldo, non come il sole d'estate ma come il fuoco di un camino in inverno, che permea le membra con il proprio calore e scioglie il gelo dell'inverno. Un amore di braci e calore, di fiamme scoppiettanti e dolcezze. Il sorriso di Johanna era piccolo, ma sincero.
    Spostò un poco la fronte e appoggiò il volto contro la guancia di Dennis, respirando il suo odore. Si era lavato, stavolta. Che tenero.

    Ora mettimi giù Dennis, la schiena te la devo rompere dopo, non prima. - Scoppiò a ridere in modo sguaiato. Era una battuta? Sperava fosse una battuta. Aveva intenzione di fare una battuta a sfondo sessuale, ma non aveva ne idee ne repertorio su come fare. Quindi aveva improvvisato. Ah ah cacchio sono fuori allenamento, pensò. Suo marito ne faceva un sacco ma ne capiva meno della metà. Fa che sia una battuta divertente, per favore. Oddio perché l'ho detta, pensò. Forse se sto zitta e tendo i quadricipiti se la dimentica.

    Con discreto garbo, per evitare di sfondare completamente lo scheletro interno di Dennis, Johanna scese dalle sue braccia e lo guardò. Poi lo baciò di nuovo. Un bacio breve, stavolta.

    Ok, ok, ci sono. Ci penso io. - Si sfregò le mani e creò un po' di acqua tra esse, portandole al volto di Dennis e lavandogli la faccia, tirando via tutte le lacrime e poi trascinando via il bagnato per lasciargli la faccia asciutta. Poi ripeté la stessa cosa per se stessa. Con un gesto fluido, poi sfilò dalla tasca quello che sembrava un piccolo rettangolo nero contornato da un filamento dorato arrotolato attorno al suo spessore. Uno scatto del polso e il tutto si srotolò e riprese la propria forma memorizzata, e le due lenti si separarono, mostrando come fosse un paio di occhiali da sole ultracompressi. - La prossima volta te ne porto un paio. Ti va bene la montatura rosa? - Ridacchiò e inforcò gli occhiali. Johanna aveva il problema che quando piangeva gli occhi impiegavano una eternità per tornare normali, le rimanevano rossi per un sacco di tempo.

    Si guardò in giro, facendo un lunghissimo sospiro, guardando il posto che li circondava come se lo vedesse per la prima volta. - È un bel posto, Dennis. Ma anche tu sei bellino. - Allungò la mano e toccò la punta del naso di Dennis. Si sentiva rinata.
    Forse era una parola grossa, ma si sentiva più allegra di sicuro, più vogliosa di scherzare.
    Prese la mano a Dennis.

    Ora andiamo. Se conosco Diana altri due minuti e comincia a chiedere a Jill informazioni sulla riproduzione della sua specie, e mi è sembrata timidina. - Lo tirò appena, avviandosi sulla strada da cui erano venuti.
    Dissolvenza.


    Ed era troppo tardi. Diana aveva cominciato le domande.
    Allora, se ho capito bene. - Disse Diana, con un taccuino in mano. - In condizioni di umidità non ideali, in questo caso troppo bassa, nei maschi della vostra specie lo sperma si secca e forma spine ESTREMAMENTE dolorose nella loro cloaca? Ho capito bene'? - Chiese, con tono assolutamente accademico e analitico, senza guardare di striscio Jill, che sembrava sull'orlo di una crisi di panico.

    N-No, quelli sono i gechi, signorina... - Riuscì a bisbigliare.
    Affascinante. - Rispose Diana, buttando giù due appunti.





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    Fece scendere la donna dalle sue braccia con tutta la delicatezza possibile, mentre ascoltava la sua risata sincera. Sembrava rinata, ringiovanita di almeno dieci anni. Era la cosa più bella che avesse mai visto.
    L'acqua creata da lei gli accarezzò dolcemente il viso, pulendolo dalle tracce che gli avevano lasciato le lacrime. Le sue mani si mossero delicatamente sulla sua pelle, avrebbe voluto prenderle e baciarle dolcemente, ma quello avrebbe portato ad altri momenti di pianto da parte sua, e sarebbe potuto rimanere bloccato in un circolo vizioso.

    La vide inforcarsi degli occhiali, presa da un'energia nuova. Era stato lui a fare quello? Era possibile che qualcuno potesse beneficiare dalla sua presenza?
    Lei gli toccò la punta del naso, sorridendo.

    Sto sognando per caso?



    Tornarono al punto d'incontro, dove Diana e Jill li stavano aspettando. Erano circondati da tende, capanne e persone di ogni razza intente nelle mansioni più disparate, come leggere libri, tagliare la legna, scaldare l'acqua, cucire vestiti. C'era molto disordine e disorganizzazione, ma le quelle persone stavano andando, in un modo o nell'altro, protette in quella dimensione parallela.

    Notò Diana fare delle domande imbarazzanti a jill, la quale voleva scomparire sottoterra, lontana dalle immagini che la giovane atlantidea stava imprimendo nella sua mente.

    Sentite, mettiamo da parte le domande su lo sperma di chi e la cloaca di cosa. Ho un ultimo posto che vorrei farvi vedere.

    Pochi minuti di camminata tra le fronde degli alberi luminosi, e arrivarono.
    Era uno spiazzo abbastanza largo, una radura erbosa tra le piante più alte. Ad un lato c'era un edificio in legno ad un piano, leggermente sollevato dal terreno grazie a delle colonnine di cemento, con varie giostre per bambini sistemate di fronte, poco distanti dalla veranda.

    Bieffe salì gli scalini e si pulì i piedi sullo zerbino prima di entrare.

    Si può?

    L'interno profumava di vari odori dolci, tavoli, sedie e librerie decoravano la stanza d'ingresso, mentre da quella che sembrava la cucina provenne una voce familiare.

    Bieffe sei tu?

    Si Dreedea, ho portato degli ospiti.

    La faunessa si affacciò distrattamente all'ingresso, sfoggiando un sorriso amorevole.

    Che sorpresa!
    Prego accomodatevi, vi porto subito qualcosa. Si sentì il suono di una fiamma divampare, insieme a quello delle tazze posate su un vassoio.


    Non c'è n-

    Oh non preoccuparti, ho qui qualcosa di pronto, non è un disturbo.

    Bieffe si sedette ad un tavolo, intimando gli altri a fare lo stesso.

    Dreedea uscì dalla cucina con in mano un vassoio di paste e del tè. Scusate il disordine, oggi i bambini sono a nuotare e ancora non ho finito di-
    Quando Dreedea riconobbe finalmente il Primarca, si bloccò di scatto.
    Oh.
    Sei tu.


    Il suo tono si era caricato di tristezza.

    Posò delicatamente il vassoio sul tavolo, e si sedette compostamente.

    Il Primarca era in visita diplomatica, ed ho pensato di portarla a vedere questo posto per ovvi motivi.
    Posò lo sguardo oltre le spalle di Dreedea.

    Ehi, avevi detto che erano tutti andati a nuotare, che ci fa lui qui?

    Oh beh, non ne aveva voglia oggi.

    Dennis si alzò in piedi e si avvicinò alla piccola figura che li stava osservando seminascosta dalla porta della cucina.
    Spalancò le braccia, e il piccolo fauno corse verso di lui, venendo sollevato subito dopo e nascondendo il viso nel collo di Dennis.

    Vi prego di scusarlo, è solo un po' timido. Disse Dreedea.
    Questa splendida ragazza è tua figlia? Indicò Diana con lo sguardo. È bellissima, sarai enormemente fiera di lei immagino...

    Si sistemò gli occhiali.

    Lei...lei come sta? Disse, con la voce pervasa da un sottile senso di inquietudine.




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    Johanna conosceva quel posto. Non ci era mai stata, ma appena aveva notato le giostre per bambini nell'ampio cortile aveva capito immediatamente dove fossero. Si tirò il colletto della maglietta e sospirò, a disagio. Immaginava sarebbe successo. Non era una cosa che poteva essere evitata, dopotutto.
    A dire la verità non poteva e non doveva evitarla, aveva avuto la sua parte in tutta quella situazione, ma era il momento di sistemare le cose per il meglio e chiudere il tutto in modo amichevole. Appena Dennis cominciò a salire gli scalini della veranda Johanna si tolse gli occhiali da sole, ripiegandoli con cura e rimettendoli in tasca.

    Madre, è lei? - Sussurrò Diana, avvicinandosi appena a sua madre. Johanna annuì. Dreedea, la faunessa che lei e Dennis avevano incontrato per puro caso in una città, dove aveva raccolto tutti i bambini sperduti che era riuscita a trovare creando un orfanotrofio improvvisato. Era in quella circostanza che avevano scoperto che Sandra era ancora viva, e lì la situazione era precipitata. Carica d'odio, Johanna l'aveva aggredita con grande violenza, realizzando solo in seguito che stava difendendo i bambini che avevano trovato da due sconosciuti corazzati. Quella situazione aveva irrimediabilmente danneggiato in partenza i rapporti tra Johanna e Dreedea, ma fu grazie a Dennis se Dreedea venne convinta ad affidarle Sandra in modo che potesse essere aiutata. Johanna si sedette vicino a Dennis, e Diana si sedette a sua volta vicino a sua madre. Diana seguì con lo sguardo i movimenti di Dreedea, quasi incantata. C'era qualcosa di diverso in lei rispetto alle creature che aveva incontrato fino a quel momento.

    Johanna per conto suo non si aspettava una reazione diversa, ma punse come un ago in ogni caso. Ma era felice di vedere che i bambini avessero trovato una sistemazione degna, al sicuro. Sorrise con gentilezza verso Dreedea, perché non avrebbe lasciato che la freddezza di Dreedea rovinasse quella giornata. Si voltò appena in tempo per vedere Dennis abbracciare il piccolo fauno, ed ebbe un vivido ricordo del momento in cui lo aveva visto in braccio a lui per la prima volta. Era il momento in cui si era innamorato di lui.

    Quando Dreedea si rivolse a lei, Johanna annuì, e Diana si alzò dalla sedia con compostezza, lisciandosi una piega del vestito e facendo una lieve riverenza. - Dama Dreedea, io sono Diana Derham, figlia di Johanna, primarca dell'oceano Atlantico Settentrionale. - Dennis e sua madre le avevano parlato di lei qualche volta, e nutriva un profondo rispetto per il coraggio avuto dalla creatura e la sua dedizione a bambini che avevano perso tutto nell'apocalisse.

    Poi venne la domanda da un milione di dollari. Johanna si appoggiò le mani in grembo e guardò Dreedea con intensità. - Sandra sta bene. È presto per dire se sia guarita o meno, ma sta bene. È stato difficile, a volte lo è stato molto. Ma l'abbiamo raggiunta nell'oscurità in cui era persa, e non è più sola. Ha una istruzione, ha degli amici. Ha una famiglia che la ama molto. - detto questo tirò fuori dall'altra tasca un piccolo disco metallico che appoggiò sul centro del tavolino. Ne sfiorò la superficie con un dito intriso di cosmo e vari fasci di luce si originarono dal centro, formando un'immagine visibile da tutti i presenti. Una foto.
    Una ragazza più in carne, dai capelli biondi raccolti in una treccia che cade sulla spalla, con indosso un modesto vestito bianco decorato con sottile filigrana dorata agli orli. Tra le braccia - una delle due una elegante protesi metallica - stringeva un grosso peluche di uno squalo, grande quasi quanto il piccolo fauno tra le braccia di Dennis.

    Johanna sorrise verso Dreedea. - L'ho presa come mia figlia. La prima adozione del tuo orfanotrofio. - sollevò una mano e indicò il grosso peluche che stringeva. - Lo chiama squalo. Non se ne separa mai - fece scorrere il dito sull'immagine, facendone comparire una seconda. Stavolta la foto era stata fatta da Johanna mentre stava tenendo la macchina. Sandra le dormiva in grembo, raggomitolata contro di lei mentre erano nel loro stanzino privato sedute sul divano.

    Aw - disse Diana, che non aveva mai visto quella foto. - Se le accarezzi la fronte in modo circolare si addormenta subito. - Johanna ridacchiò, continuando a far scorrere davanti a Dreedea una infinità di foto. In una Sandra si era sporcata il naso con il gelato, nell'altra stava mangiando un muffin, in un'altra ancora era seduta nel giardino del palazzo a guardare assorta una margherita che stringeva delicatamente tra due dita metalliche.

    Avrei voluto portare anche lei, ma c'è qualcosa nel suo cosmo che è nocivo per lei. Lo stiamo via via eliminando con allenamenti mirati e stiamo ottenendo ottimi risultati, ma non ce la sentiamo ancora di portarla fuori. Adesso è a casa a guardare documentari sulla natura marina. Le piacciono molto quelli sugli squali, perché "sono cicciottosi e sbattono sempre il naso sulle cose"
     
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