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.entry #0001
Giapeto aprì gli occhi.
Il suo risveglio non fu per un semplice ed automatico riprendersi della sua coscienza, fu il dolore a svegliarlo. Ogni singolo centimetro del suo corpo era in fiamme in preda ad un dolore assurdo e vibrante. Gli sembrò quasi di sentire la sua intera struttura atomica agitarsi sotto la pressione di quella sofferenza interiore. Ogni singolo settore del suo corpo era danneggiato, ma questo non fermava il suo sistema nervoso dal farglielo completamente presente. Un lamento scivolò tra i suoi denti e si fece sentire.
Aaah, Krosis - Mormorò tra se e se, con voce estremamente debole. Il solo pronunciare quella parola causò una fitta di dolore che a sua volta scatenò un attacco di tosse che a sua volta ancora causò altro dolore. Il fermare l'intero processo fu un esercizio di forza di volontà.
Sollevò appena la testa da quello che sembrava essere un cuscino, ma dopo qualche centimetro rinunciò immediatamente. In quel tentativo aveva sofferto contemporaneamente ai muscoli, alle ossa e all'intera nervatura del collo e della schiena. Riuscì però a voltare appena la testa. Abbastanza da poter vedere numerosi cavi e intubature allontanarsi dal suo corpo e insinuarsi in macchinari di rigenerazione. Ne riconobbe qualcuno, e leggendo i valori provò un grande fastidio nel vederli vagamente sballati. Ricordava a memoria tutti i propri valori in qualunque situazione possibile e vederli conciati in quella maniera gli diede una vaga idea della gravità della sua condizione fisica. Quello o chi lo aveva attaccato alle macchine era un perfetto incompetente.
Tornò ad adagiarsi comodamente nel cuscino, la cui morbidezza aiutava in parte ad alleviare il carico sulla schiena su cui poggiava. Anche il solo rimanere sul letto, spinto verso il basso dalla gravità, era particolarmente doloroso. Guardò il soffitto. Architettura titanica. Era tornato nella torre? Improbabile. Ma ancora più improbabile era il fatto che fosse sopravvissuto a quello che aveva visto.
...ma cosa aveva visto veramente? Per la prima volta nella sua lunga vita, Giapeto si ritrovò senza idee e senza vere ipotesi o teorie. In quella situazione, il titano poteva solamente constatare che cosa aveva visto. Era andato OLTRE, non c'era modo preciso per definire che cosa avesse fatto. Dopo aver mondato e riordinato il caos, Giapeto si era ritrovato davanti alla realtà ristabilita osservando il codice strutturale e vedendo come la torre nera e la terra fossero intrinsecamente legate nella struttura fondamentale della esistenza come la conosceva.
Più ci ripensava più faticava a comprendere che cosa stesse ricordando. Le immagini della sua mente erano chiare, nitide, ma il semplice ricordare ogni singolo dettaglio con esattezza sembrava minacciare di far esplodere la sua mente. Aveva assistito a cose che nemmeno un titano era programmato per vedere. La base fondamentale di tutto, e ancora non poteva crederci. Con enorme fatica sollevò la mano sinistra e se la portò alla fronte, sorridendo incredulo, quasi commosso dalla enorme e complessa bellezza a cui aveva assistito. Scoppiò a ridere, ma fu una risata breve e rauca, stroncata dopo pochi istanti da una immensa fitta di dolore al diaframma e ai polmoni.
Ma l'orgoglio e la felicità di tale privilegio bruciavano in lui. Si era spinto per l'ennesima volta oltre i limiti della sua razza, qualunque essa fosse. Stavolta era riuscito ad andare persino oltre i titani, e mentre nei tempi del mito aveva fatto teorie e congetture sulla struttura intrinseca della realtà, non era mai riuscito ad andare oltre i limiti. Dopotutto gli mancavano condizioni ed equipaggiamenti fondamentali.
Sollevò la mano destra e la guardò. Benoit non c'era più. L'essenza della mietitrice si era consumata nell'azione eterna e perfetta di tagliare. L'unica azione sanzionata nella vita di Benoit era il tagliare, e ciò era diventato, uno squarcio nel tessuto principale della realtà, che gli aveva permesso di raggiungere la super dimensione -nome molto stupido per l'inizio di tutto- e raggiungere il nucleo.
Lì aveva percepito suo padre. Abbassò entrambe le mani lungo i fianchi, lasciando riposare le braccia. Ecco, quello era un incontro che non si era veramente aspettato. Riguardo ciò ebbe emozioni contrastanti, ma preferì non elaborarle a fondo, non in quel momento di estrema spossatezza mentale. Come non fosse rimasto completamente dissolto nella realtà, nemmeno lui lo sapeva. Forse un estremo colpo di fortuna dovuto alle particolari circostanze con la quale si era ritrovato lì, come il possedere la mietitrice. Ma questa era anche la sua ragione di esistere e di funzionamento. Prendere ogni occasione, o crearla in sua assenza, e avanzare in ogni istante, come una vite o una trivella che ad ogni rotazione penetra sempre di più. Dopotutto quello era il significato del suo nome.
Anche se a dirla tutta, se in questa sua ennesima assurda opera fosse rimasto consumato, se ne sarebbe fatta una ragione. Dopo qualcosa del genere, una vita ha alte probabilità di essere tutta in discesa da lì. Sarebbe stato impegnativo rimanere intrattenuto ora. Tuttavia si ricordò che c'erano ancora l'Angelus e la corruzione in giro per il suo universo di origine. Avrebbe potuto passare un po' il tempo così. Sbuffò impaziente, non vedendo l'ora di potersi alzare da quel letto e riprendere i propri studi ed esperimenti. Aveva qualche ricordo confluttuale con le sue esperienze da Gabriel riguardo qualche esperimento, e non sarebbe stato soddisfatto fino a quando non avrebbe capito quale dei due ricordi avesse ragione.
Ovviamente non aveva dubbi che tutto fosse in ordine e che lui, Giapeto, fosse lo scienziato migliore, ma era uno di quei fastidi stupidi, come quando si chiude a chiave la porta di casa e dopo pochi minuti ci si chiede incessantemente se lo si ha fatto o meno. Ma una cosa per volta, la sua mente si era impigrita negli anni umani e doveva ancora riprendere i ritmi rapidi di un tempo. Tra le sue preoccupazioni attuali, inoltre, c'era il fatto di percepire il suo potere chiaramente diminuito. Era un crollo netto ed enorme, tenendo conto dell'immenso potere di cui disponeva normalmente e che aveva pienamente esercitato nello scontro con Benoit e nel riavviare la realtà. Con una rapida stima di ciò che riusciva ad emanare passivamente dalla sua dunamis, Giapeto convenne che il suo potere attuale doveva essere più o meno pari a quello che possedevano normalmente i più forti tra i black gold dell'isola, e inferiore a ciò che era in suo possesso prima di risvegliare Nidhoggr. Gran parte del suo potere era stato risucchiato dal processo di purificazione, e ora al massimo poteva essere considerato alla pari tra i più potenti degli umani. Era fastidioso, ma non era la fine del mondo. Era immortale, ed il suo potere poteva solo espandersi. Va tutto bene, va tutto bene. In ogni caso l'intera popolazione mondiale attuale sarebbe già divenuta polvere e sostituita da altra prima che se ne accorgesse. A quel punto poteva considerarsi soddisfatto ad essere vivo. Nonostante fosse una bella sensazione, ripensandoci non aveva troppa intenzione di fare il martire per una realtà che non aveva ancora finito di studiare.
Voglio tornare in quel posto e comprendere ogni cosa - disse tra se e se. Il suono del trionfo scientifico rimbombava nella sua mente. Poi si fermò, rendendosi finalmente conto di non essere solo in quella stanza. Con grande fatica, sollevò il capo dal cuscino per guardare oltre il proprio letto, per cercare di capire chi lo avesse portato lì. Dopotutto stava per disfarsi davanti al nucleo della torre nera, non è un luogo da cui si esce in automatico o da cui si può essere semplicemente raccolti.Nome | Giapeto
Energia | Nera
Casta | Titani
Soma | Xiphos {VIII}
Status Fisico | ///
Status Mentale | ///
Status Soma | ///
Riassunto Azioni |Abilità Utilizzate | ///Tecniche Utilizzate | ///. -
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Lelouch Rarglove ☀ Helios (VIII) ☀ Energia Suprema
«Ma ti rendi conto Esme? Sua maestà Crono ha chiesto a me, con tanta gente a sua disposizione di andare a recuperare Gabriel»
«Giapeto»
««Oh certo, e io e te siamo fratelli e non sono tuo padre»»
«Beh, tecnicamente è un'affermazione corretta quanto è vero che Gabriel o Giapeto, decidi te come chiamarlo è tuo fratello».
Lelouch si lasciò andare sul divano di fianco a sua figlia e lentamente fece cadere la testa all'indietro emettendo un enorme sospiro. Erano accadute tante, troppe cose negli ultimi tempi e lui, sia come Lelouch che come Helios aveva fatto tante, troppe cose. Se da un lato aveva cercato di comprendere la corruzione nella sua essenza più profonda - diventando uno di loro - dall'altra, come Titano aveva protetto e garantito il ritorno di Crono tramite Iperione. Ora le cose erano diverse, erano cambiate, ora che finalmente aveva ricordato tutto, sembrava tutto ancora più confuso e incasinato. Lelouch non aveva intenzione di assecondare le follie di Crono e questo era alquanto palese ma allo stesso tempo non poteva abbandonare Giapeto in quella dimensione. Esmeralda rimase fermo ad osservarlo e le scappò da ridere.
«Sei davvero buffò papà», Lelouch alzando la testa si girò verso Esmeralda e inarcando un sopracciglio, tutto serio la guardò.
«E mi spieghi per quale motivo? Se non ti è di troppo disturbo cara Eós?»
Esmeralda continuando a sorridere lo guardò seriamente «Helios, sei l'unico che può penetrare in quel luogo, recuperare il padre dell'umanità, il padre di Prometeo, il padre di tutte le persone che ci sono tante care e soprattutto, al suo risveglio vedrà un volto conosciuto no?»
I due, quando Esmeralda disse quell'ultima parola scoppiarono a ridere. Ridevano di gusto perché Lelouch era convinto di una cosa: tra tutte le persone, la sua faccia era probabilmente l'ultima che avrebbe voluto vedere, o semplicemente avendo risvegliato completamente la sua vera natura non avrebbe fatto una piega ma chi lo poteva dire? Fatto sta, che nonostante la sua reticenza Helios decise di compiere quella missione di recupero.
Dopo essere stato liberato dalla corruzione ed essere tornato se stesso molte cose erano cambiate e c'era voluto più del previsto per ritornare ad essere se stesso, o meglio per riscoprire la sua vera natura nascosta sotto tonnellate di sigilli e protezioni messe in tempi antichi. Lui era semplicemente il Sole, nella sua accezione più pura, figlio di Iperione e Teia. E come lui, Esmeralda era un Titano della seconda generazione e si erano adoperati per permettere ai propri fratelli di ritornare sulla terra, distruggere i sigilli di Zeus e portare a compimento quello che era il loro destino.AL LABIRINTO
«Faresti meglio a non sforzarti troppo Giapeto»
La figura, che prima per te aveva solo forme indistinte, lentamente comincia ad assumere delle forme che i tuoi sensi, le tue percezioni sono in grado di distinguere. La chioma castana chiara, tendente al biondo, gli occhi azzurri e quel volto sono qualcosa che tu ricordi, o meglio che Gabriel ricorda molto bene: si tratta di Lelouch. Ma le tue percezioni non si fermano semplicemente a questo, concentrandoti un po' sulla sua natura ti rendi conto immediatamente che non è come tu te li ricordi, ne sei certo è un Titano esattamente come te. Si avvicina e prendendo una sedia si siede di fianco a te, ti osserva ma sul suo volto non vi è alcuna espressione di scherno e derisione, anzi ne puoi esser certo è l'espressione preoccupata e sollevata allo stesso tempo di un fratello.
«Voglio essere onesto con te, ero titubante quando Crono mi ha affidato questo compito, temevo che i nostri trascorsi da essere umani mi avrebbero condizionato ma quando ho recuperato il tuo corpo martoriato e massacrato da quella battaglia ogni dubbio è sparito. La nostra vera natura, il nostro legame che si perde nel tempo è più forte di una piccola scaramuccia durata qualche decennio»
Ma non voleva farlo affaticare più del dovuto, aveva avuto una giornata difficile e gran parte del suo potere era servito per sistemare uno dei tesori di Gea.Bene mio caro Iuri. Guarda un po' chi aveva mandato Crono a recuperare il buon Giapeto? Nient'altro che Lelouch. Diamo qualche spiegazione, che forse è di rito, sia a te che agli altri. Lelouch, è stato probabilmente il primo Titano a risvegliarsi ma non come Iperione, non come Crono ma come Helios, proteggendo entrambi dai sigilli di Zeus e permettendo al signore dei Titani di ritornare su questa terra, allo stesso modo Esmeralda è Eos ( ovvero Aurora ) ed è stata lei a risistemare e allestire il Labirinto.narrato ☀ «parlato» ☀ pensato ☀ «parlato Esmeralda»
Edited by ~Gabriel~ - 2/1/2018, 23:28. -
.entry #0002Al sentire la voce di Lelouch, Giapeto scoppiò a ridere, lasciando cadere la testa sul cuscino. Pessimo errore entrambe le cose. L'impatto col cuscino scatenò una immensa fitta di dolore, mentre le risate irradiarono sofferenza nella sua intera gabbia toracica e negli organi interni. E il dolore lo fece ridere di nuovo, perché si era dimenticato che ridere gli faceva male, e la cosa lo fece ridere.
Ahah Krosis non fatemi ridere ahahah - Si piegò nuovamente su se stesso, riprendendo a tossire in modo convulso e doloroso. Si sfregò gli occhi per mandare via le lacrime e tornò a guardare Lelouch. Aveva un vago ricordo riguardo qualche accenno sul ritorno dei titani, ed in ciò c'entrava forse Lelouch. O forse no, ai tempi forse gli era sembrato importante ma col peggiorare della situazione tale informazione passò completamente in secondo piano. Poi ovviamente quello che aveva davanti non era Lelouch, non più. Come era capitato a Gabriel stesso, tutti quei cambiamenti continui, quei passaggi da uno stato all'altro erano finiti ed erano diventati insignificanti, irrilevanti. Ora erano entrambi tornati ad essere quello che era giusto che fossero: due signori dell'universo.
Come Gabriel era quindi in verità Giapeto, Lelouch era in verità Helios, fratello titano e figlio di suo fratello di sangue Iperione. La dunamis era un imprinting che andava oltre ogni livello che poteva raggiungere il cosmo. La dunamis di un titano lo definiva, era la sua impronta nell'universo, il suo biglietto da visita, la codificazione che rappresenta il suo stesso modo di esistere.
Il fatto che Gabriel fosse fratello di Bibiane e zio di Lelouch lo fece ridere di nuovo fino alle lacrime.
Ahah, che bella la vita - trillò, mezzo soffocato e mezzo annegato nella propria saliva. Quella era di certo una giornata ricca di emozioni per lui. Un po' di allegria gli avrebbe fatto bene, se il continuo ridere non minacciasse di sfaldare completamente la sua carne. Qualche ferita si era in effetti riaperta. Inspirò a fondo e si lasciò andare in un lungo sospiro, accasciandosi completamente sul letto e rilassando ogni muscolo del suo corpo. Si voltò verso di lui, ascoltando le sue parole. Concordava con quanto dicesse, in virtù di quello che era veramente, tutto ciò che ricordava di aver provato nei suoi confronti gli sembrava alieno, letto su di un libro riguardo un altro personaggio, o più adeguatamente lo script di una recita. Mosse una mano, come a dare poco conto al passato, scacciando via la bruma di orribili trascorsi che aleggiava tra di loro.
Helios, nipote mio. Quello che abbiamo vissuto è stata una vita umana. Abbiamo combattuto, abbiamo amato, abbiamo odiato. È stato bello, a modo suo, ma ciò non cambierà mai ciò che siamo. Titani. - Riadagiò la mano sul letto, lo sguardo dei due occhi differenti di Giapeto si era spostato dal soffitto a Helios, con il capo girato un poco per guardarlo meglio. - Poiché noi eravamo Gabriel e Lelouch ma loro non erano noi. La nostra esistenza non ha influito sulla loro, ma la loro rimarrà per sempre con noi. In ciò noi ne guadagniamo saggezza.
Tornò a guardare il soffitto, riflettendo su ciò che aveva veramente imparato dalla sua breve esperienza mortale. In verità, coloro che erano oltre la morte avevano dimenticato il semplice potere di cose come la paura, di quanto ciò può rendere intense emozioni e brame.
E fardelli. In nome di conoscenze che non potevo ottenere ho compiuto atti orribili contro la stirpe costruita da mio figlio. Questo mi perseguiterà finché gli umani ne avranno memoria. Non me ne pento, ma forse fingerlo aiuterà tutti noi. Ha già funzionato una volta, con quella storia del buco nero. - Ridacchiò. Poi si voltò nuovamente verso di Helios.
Il sigillo di Zeus nella torre è spezzato e il nucleo è stato mondato dal caos. Possiamo ricominciare a dominare l'universo come è giusto che sia. Quanti di noi si sono risvegliati fin'ora? Mia moglie è tra di voi?Nome | Giapeto
Energia | Nera
Casta | Titani
Soma | Xiphos {VIII}
Status Fisico | ///
Status Mentale | ///
Status Soma | ///
Riassunto Azioni |Abilità Utilizzate | ///Tecniche Utilizzate | ///. -
.Le risposte di Helios si fanno vaghe, così come il suono delle sue parole e la sua immagine.
Capisci che la fatica ti sta nuovamente prendendo ed ogni tuo senso si spegne, tuttavia accogli l'oblio con serenità, conscio che nessuna minaccia può ora raggiungerti...***
L'ispezione è completa, gli Spartoi sono pronti così come il resto degli umani che hanno scelto di far parte del rinnovato regno dei Titani.
Prometeo cammina tra loro sorridendo e dispensando parole di speranza.
Presto la corruzione sarà un antico ricordo, il blu del cielo e le verdi foreste torneranno ad accoglierli.
Ed effettivamente fu così, all'interno del Labirinto era possibile riprodurre scenari abitativi di ogni tipo. Non erano illusioni, erano zone reali perfettamente riprodotte grazie all'immenso potenziale della tecnologia dei Titani.
Si avviò infine verso il reparto medico, dove trovò Crono vegliare su Mnemosine.
Era lì da ore, da quando la titanide fu estratta priva di sensi dalla sua macchina psionica.
Tuo padre come sta?
Bene, Crono. Helios è riuscito a recuperarlo in tempo. Mnemosine?
Sono contento che Giapeto sia tornato a noi. Le condizioni Mnemosine migliorano a vista d'occhio, ma ciò non allevia la mia ira.
Crono non aveva trovato come loro una forma umana ad accoglierlo, il suo corpo era il medesimo dall'epoca del Mito.
Era alto quasi tre metri e disponeva di tre paia di braccia.
Vederlo chino e preoccupato sul corpo da umana di Mnemosine gli ricordava i primi esperimenti che diedero vita a Pandora e agli altri umani.
Ancora tu, sorella mia, sei stata chiamata a sacrificarti per me.
Ora basta. Basta.
Il Re dei Titani non usava parole, nell'antica etichetta era sconveniente poiché i suoni erano utilizzati solo per comunicare con gli umani o divinità inferiori.
I Titani parlavano con il pensiero e le sensazioni, esattamente come Urano, Gea e Ponto.
Potevano scegliere di condividere questi pensieri o limitarli al solo interlocutore.
Crono voleva che tutti sapessero, che tutti capissero che il tempo dei sotterfugi, dei capri espiatori come Mnemosine, erano finiti.
Crono, solo lei disponeva delle capacità necessarie per affrontare Thanatos in quel luogo. Non oso immaginare cosa sarebbe potuto succedere se il suo pensiero fosse riuscito a focalizzarsi sul Fuoco Sacro o - peggio - sulla Falce di Gea.
L'antico nemico era ferito, debole, ma sempre pericoloso.
Grazie a Mnemosine avevano scoperto che la sconfitta sua, di suo fratello e delle loro creature non era giunta senza costo.
Se il marchio della Morte e del Sonno era cancellato sulla sua anima lo doveva solo all'Armatura d'Oro di Libra, elemento imprevisto nei disegni del Signore della Distruzione.
Ora egli è tornato nella sua tana e non permetterò più che si avvicini così tanto al compimento del suo disegno.
Piuttosto, rapporto da Eos?
Sì, i sistemi sono pronti.
I figli di Zeus?
Apollo e Artemide sono in stasi perfetta, la loro coscienza rimane sospesa nella prigione ideata da Mnemosine. La corruzione in loro è stabile e anch'essa sotto controllo.
Bene, andiamo.
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Crono si alzò in tutta la sua aliena imponenza e superò Prometeo, attendendo che lo seguisse.
Il fragore delle lance Spartoi eccheggiò in tutto il Labirinto, così come le ovazioni dei sudditi.
Una piattaforma porto i due Titani verso il ponte di quella che un tempo fu la nave ammiraglia dell'Impero Infinito di Crono.
I tecnici si fecero da parte ad un cenno del Signore dei Titani ed egli si mise al diretto comando della strumentazione.
Le sei mani si mossero in modo esperto e leggiadro attivando tutti i sistemi di navigazione e di protezione.
E' tempo che l'Impero Infinito risorga... e lo farà dal Trono Eterno. Torniamo a casa.
I Titani abbandonano la Terra e tornano a casa, al Trono EternoFINE
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