WOA XI: BRING BACK THE '80s

BFG

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    Ciao, BFG!

    Come puoi ben vedere dal layout, hai deciso di imbarcarti in una vera follia. Infatti mi sento un po' nostalgica, e ho deciso che la traccia di questa woa sarà dettata da una particolare decade che ha influenzato la vita di tutti: I FAVOLOSI ANNI '80.
    Ora, ti ho chiesto di scegliere un numero, e hai scelto il numero 2. Questo è servito a me per determinare l'anno esatto della tua traccia, che quindi sarà

    IL 1980

    Un cambio di decennio che inizia tristemente con l'assassinio di John Lennon. L'Italia viene segnata da due stragi, Bologna e Ustica, e nasce la prima versione di Pac-man.
    Ma tu non ti occuperai di nulla di tutto ciò.
    Ho deciso che la tua traccia sarà un qualcosa proveniente da quell'anno, qualcosa che nel bene o nel male è passato, a suo modo, alla storia.
    La tua traccia è un film cult. Dovrai trarne più ispirazione possibile, perché è l'unico elemento che riceverai.
    Si tratta di...

    The Shining


    Da un'opera di Stephen King un capolavoro del cinema di Stanley Kubrik. Essere all'altezza è veramente difficile, sfrutta bene ogni singola fonte di ispirazione.
    - Prendi spunto dalla tua traccia, solo da quella, e in che modo vuoi. L'anno può entrarci o meno, a tua discrezione, non sarà fondamentale nel giudizio dell'attinenza.
    - Hai tempo fino al 7 Settembre alle ore 20
    - Puoi cambiare la traccia UNA SOLA VOLTA, ma non puoi cambiare l'anno. Puoi decidere di comune accordo con un altro utente di scambiarvi le tracce, ma non si torna indietro. Le richieste vanno fatte nel topic delle WOA.
    - Non c'è limite di battute. Tuttavia sconsiglio sempre di fare una one shot eccessivamente prolissa.
    - Puoi fare TUTTO quello che ti pare usando il tuo pg. Non mettere in mezzo pg di altri a meno che tu non abbia il consenso del giocatore.
    - La tua woa può essere ambientata ovunque e in qualsiasi tempo.

     
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    Uh-oh, Spaghetti O's...

    La vuoi smettere di ripeterlo?

    No.

    Si fissarono per cinque secondi abbondanti. La luce del lampadario sfarfallò per un attimo. La donna in armatura nera distolse lo sguardo per prima, sbuffando dalle narici con un'espressione infastidita.
    Un vicolo cieco. Era il terzo di fila, ma questo aveva qualcosa di diverso rispetto ai due precedenti: La foto incorniciata di un paesaggio estivo appesa al muro sulla destra.

    Bieffe aveva mal di testa. Si appoggiò alla parete per un paio di secondi, portandosi la mano alla fronte. I suoi occhi erano tutti irritati, il naso gli colava in modo incontrollabile e sbadigliava ogni venti secondi. Stava iniziando il lento e doloroso processo in cui il suo corpo gli avrebbe fatto capire che desiderava un'altra dose. Era sorpreso, sintomi del genere non avrebbero dovuto manifestarsi se non con una massiccia consumazione di eroina nell'arco di due settimane. Rabbrividì al pensiero della possibile quantità che poteva essersi iniettato in vena.

    Mai più...

    Cosa?

    Niente...solo...mai più...

    La ragazza lo osservò con aria interrogativa, poi scrollò le spalle. Entrambi si girarono e ripresero a camminare. Bieffe si asciugò il naso con la manica della giacca. Per un breve momento si era anche dimenticato di non avere più l'armatura addosso. Ricordava di averla lasciata sul pavimento di un corridoio li vicino, ma era finito nella zona della realtà in cui le cose normali non succedevano molto spesso, e solo Dio sapeva dove diamine era finita la sua Darian. Non aveva ne il tempo ne la forza di andare a cercarla e di mettersi a parlottare con quel cumulo di metallo cocciuto. Voleva solo uscire da quel maledetto posto, voleva sentire la terra sotto i piedi e tra le mani, avrebbe sopportato la pioggia fredda come migliaia di spilli sulla faccia e le sferzate di vento gelido pur di smetterla di vedere solo orribile carta da parati e quadretti insulsi attaccati alle pareti.
    Sospirò profondamente, cercando di non lasciarsi andare in una scenata di rabbia.
    Dopotutto non era solo.

    Continuarono a camminare.
    Lui dietro la ragazza in armatura nera. Per più di una volta aveva visto cosa era capace di combinare una come lei. A Cuba la sua sola presenza aveva messo in riga uno Spectre, la sua forza combattiva avrebbe potuto eclissare quella del raptor svariate volte senza il minimo sforzo.
    Perché non era uscita da quel cazzo di albergo?

    Senti...Estelle, giusto? Si ho indovinato. Estelle.
    Stavano attraversando una saletta, un piccolo spazio con un paio di divanetti ai lati, dove forse qualcuno si era seduto ed aveva fumato una sigaretta di nascosto.
    Come ci sei capitata in un posto del genere?

    La giovane donna si fermò, senza voltarsi verso Bieffe. Aveva notato delle tende dietro i divanetti. Li scostò, mostrando un paio di finestre sbarrate e murate. Sbuffò.

    Ricognizione.

    Era un semplice giro di ricognizione. Ho avvertito un picco di cosmo proveniente da questo posto. Quando sono entrata per controllare cosa stesse succedendo, il portone d'ingresso mi è letteralmente sparito davanti agli occhi.

    E tu?


    "Oh niente stava piovendo e tutto, ho visto questo gran puttanone davanti all'entrata dell'hotel, ci sono entrato credendo fosse un covo di rifugiati. Va a finire che mi sveglio con lei in un letto circondato da siringhe di eroina usate e vestiti miei gettati ovunque, seguito da un amarcord di omicidi mai avvenuti."

    Eh, lo stesso.

    Lo colpì una violenta crisi di tosse. Tanto violenta da farlo piegare in due e farlo lacrimare. Si passò la mano sugli occhi arrossati, raccogliendo le sue lacrime sul palmo della mano. Osservò il luccichio che formavano per un secondo, per poi schioccare la lingua.

    Immagino di non essere un bello spettacolo, non è vero, pasticcino dai denti da pesce?

    Spiritosissimo. Ha parlato l'ultima persona sulla faccia della terra che può prendere in giro i denti degli altri.

    Oooh una battuta! Finalmente ti sei fatta l'operazione per toglierti il palo dal sedere, complimenti vivissimi.

    Estelle ringhiò rumorosamente guardando il ragazzo che aveva davanti. Il suo cosmo brillò per un attimo.
    Scherzo scherzo, sei una a posto...

    Estelle distolse lo sguardo di scatto, alzando un dito come per zittire per un secondo il cavaliere di Gea.

    Che c'è?

    Ssshh.

    Hai sentito qualcos-

    Sssssshhhhh.

    No perché-

    Un tentacolo d'alga partì fulmineo dalla mano della donna in nero, il quale si attorciglio sulla bocca del ragazzo, azzittendolo. Estelle ritorno a concentrarsi. Aveva sentito qualcosa, uno strano rumore, o per meglio dire, una serie di rumori, provenienti dal piano di sotto.
    Musica.

    Estelle cominciò a camminare a passo spedito verso le scale, mentre Bieffe si stracciava dalla faccia le alghe.
    Cristo che schifo...

    La musica diventava sempre più forte, si riusciva a sentire i potenti bassi che tuonavano sulle pareti. Una voce femminile abbastanza acuta cantava una canzone d'amore accompagnata dal sintetizzatore. Dopo una breve camminata, due cavalieri giunsero vicino all'entrata di quello che sembrava un grandioso bar illuminato in modo soffuso da una fioca luce viola. L'entrata era bloccata da un cordone di velluto rosso. Avvicinandosi, il cordone si staccò da uno dei due paletti metallici di sostegno, quasi come se stesse invitando i due cavalieri ad entrare. Solo allora Bieffe notò il cartello del locale alla destra del cordone.

    The Crimnson Club.
    Bieffe guardò quella scritta per un breve momento, per poi dirigersi all'interno.

    Che cavolo stai facendo? Disse lei.
    Senti gioia, non voglio essere scortese con te, quindi farò lo sforzo immane di spiegarti il mio punto di vista. Si asciugò gli occhi ancora una volta. Stiamo camminando a cazzo di cane da ore, ho tre schegge nella schiena che non riesco a togliere, ho finito le sigarette e non ho più la mia cloth. Inoltre, a giudicare da come sto adesso, tempo venti minuti e comincerò a tremare, mezz'ora e vomiterò bile. Quindi, se proprio devo schizzare liquami fuori dalla bocca come un idrante, preferisco giocarmela e andare direttamente in una scazzo di trappola per vedere se hanno alcolici abbastanza forti non dico da uccidermi, ma almeno da stordirmi così non inizio ad URLARE.

    Non diede ad Estelle il tempo per rispondere, si girò verso l'entrata del bar ed entrò.
    Vuoto.
    Era molto simile a quello che aveva visto prima che quella cagna di Sally iniziasse a giocare con il suo cervello, solo un po' più grande e con un minuscolo palco in un angolo, sulla parete opposta al bancone. Tra i vari tavolini crepati e coperti di polvere, uno era stato rimesso a nuovo. Sopra di esso, una bottiglia di Hennessy e due bicchieri.
    Bieffe prese una delle sedie vicino e si sedette. Estelle arrivò subito dopo, sistemandosi davanti a lui. Si mise composta e con la schiena dritta, guardandolo negli occhi con aria di sufficienza.

    Sai Bieffe, uno dei tanti motivi per cui non ti ho lasciato masticare vivo da quella stronzetta bionda è che non mi va tanto di darla vinta alla Corruzione quando ci sono io in giro, sai? Poco importa se sto combattendo l'ultima delle guerre o sto solo salvando la pelle ad un cumulo di spazzatura rettile come te. È solo una questione di principio.
    Quindi, la prossima volta che provi ad alzare la voce con me, ricordati solo che non ci metterei nulla a ridurti come un vegetale sbavante su una sedia a rotelle, senza fregarmene minimamente del fatto che sei un fallimento così grande da spingere la tua stessa darian ad abbandonarti in mezzo ai casini.


    La giovane donna poggiò i gomiti sul tavolino, sorreggendosi la testa con il dorso delle mani incrociate e sorridendo falsamente.
    Sono stata chiara, principessa?

    Bieffe aveva stappato la bottiglia e versato liquore nei bicchieri.
    Hai finito? Disse, scolandosi il bicchiere. Era davvero di ottima qualità. Delizioso....

    Dimmi Estelle...voi cavalieri neri ve li scrivete a parte questi discorsi? No perché ogni volta che vi incontro tirate giù la tiritera infinita, mettendo a dura prova l'adamantina resistenza dei miei testicoli. Se ci mettiamo anche che parli con la stessa intonazione di uno scaldabagno tutto diventa più difficile.

    Si riempì un altro bicchiere, ma questa volta non lo trangugiò tutto. Sbadigliò pesantemente, cercando di coprirsi la bocca con la mano.

    Perché vi credete tanto speciali voi Black? In fin dei conti non siete messi molto meglio di altri, sopravvivete rubacchiando come una banda di bambini zingari in un negozio di caramelle.
    Si passò la lingua sulle labbra screpolate.

    Di solito mi fermo qui nell'offendere una delle fazioni, o bande, o come cazzo vuoi chiamarli, ma che diamine, finirai con il farmi a brandelli comunque, no?
    E giù il secondo bicchiere.

    Credi che non sappia di cosa la gente pensi di me? Di come riesca a far provare pena a chiunque mi guardi? Solo perché non mi importa non vuol dire che non lo veda.

    Le luci stroboscopiche della sala cominciarono ad azionarsi. L'aria venne tagliata da fasci luminosi multicolore, ma a Bieffe non importava nulla, i sintomi dell'astinenza stavano arrivando veloci come cavalli al galoppo, e lui riusciva a sentire ogni zoccolo.

    Ogni giorno mi sveglio già coi vestiti del giorno prima addosso, con un mal di testa allucinante e la bocca che mi sa di vomito. Giro letteralmente tutto il globo cercando di fare del mio meglio per dare una mano a chiunque, e dico CHIUNQUE, e sai cosa ne ricevo in cambio? Sputi in faccia e colpi di sfollagente dietro la schiena da chiunque abbia una minima padronanza del Cosmo. Ma va bene, non siamo più in Kansas piccola Dorothy , ognuno fa quello che può per sopravvivere...

    Ancora un bicchierino. La bottiglia era già a metà.
    Non siamo più in Kansas.

    Guardò verso il bancone vuoto. E indovina chi fra tutti si becca la nominata di pezzo di merda, mio caro Daxton?

    Lei signore, e in modo ingiusto.

    Esattamente carissimo Dax. Se mi porti un'altra bottiglia è meglio.
    Arriva subito signore.

    Estelle si girò di scatto verso il bancone, ma non vide nulla. Avrebbe liquidato la cosa come un delirio di un ragazzo ubriaco e malato, se non fosse stato per quello che vide dopo. Figure nella penombra del locale, sedute ai tavoli con davanti drink di ogni genere. Si muovevano come se stessero parlando del più o del meno, ma nessun suono usciva dalle loro labbra. Ogni volta che la ragazza distoglieva lo sguardo, le figure si moltiplicavano.
    Bieffe non la smise di parlare.

    La darian poi...cazzo che mal di testa...cioè, credevo che bastasse tutto questo. H-ho dato una casa a delle persone, dei bambini per dio...non chiedo un po' di considerazione o una fottutissima gratifica...voglio solo continuare a fare il mio lavoro...
    La musica era spenta, le luci erano ferme, le ombre silenziose e immobili. Estelle sorseggiava ascoltando distrattamente il cavaliere, guardandosi intorno. L'improvviso cambio di atmosfera dell'ambiente l'aveva incuriosita, ma mai come l'assurda convinzione dell'eletto.

    Il tuo lavoro?
    E quale sarebbe precisamente questo “tuo lavoro”? Caro, piccolo, ingenuo Biffity-ef, lascia che ti chiarisca un concetto base:
    Si vai in giro ripulendo le zone dai mostri, salvi persone, salvi bambini, bravo bravissimo. Ma pensa un po', anche io faccio la stessa cosa. Anche io vengo mandata a salvare gente in postacci irraggiungibili, anche noi accogliamo persone e bambini. Non è che se lo fai anche tu sei speciale, sweetie.
    Rispondi a questa domanda se puoi: Quante volte hai salvato l'ecosistema? Quante volte ti sei fermato e ti sei chiesto quale sia il dovere di un Eletto? Sei un difensore della natura, Dennis, non dell'umanità. Ogni persona che vedi che indossa una di queste cose metalliche ha dei doveri ben precisi, nessuno escluso. Permettiti di ignorarli e dovrai prepararti a pagarne le conseguenze.


    Il sangue nelle vene di Bieffe sembrò congelare, mentre fulminò con lo sguardo la ragazza.
    Non. Chiamarmi. Dennis.

    E perchè non dovrei? Vuoi giocare al cowboy senza nome, tough guy? Con quel ridicolo acronimo che usi quando di presenti? Roba da poveracci senza fantasia o spina dorsale. La mano dell'eletto che stringeva il si artigliò, gli occhi gialli e le file di denti stretti dalla rabbia accentuarono l'espressione sul suo viso.
    Torna pure a scoparti Christine.

    Il raptor scattò in piedi, scaraventando via il tavolo con una manata. Il rumore acuto della bottiglia che si rompeva sul pavimento risuonò nell'aria. Bieffe era furioso. In un lampo perse le sue fattezze umane, diventando uno rettile antropomorfo.

    Io ti ammazzo! Giuro su quello che ho più caro al mondo che ti ammazzo! Prenderò quella graziosa testolina e te la frantumerò in milioni di pezzettini sanguinanti e sarà la parte in cui sarai ancora viva!

    Le decine di figure sedute ai tavoli si fermarono improvvisamente, prima di urlare all'unisono. Un urlo acuto, e per certi versi familiare ai due cavalieri

    Le ombre si sfaldarono, come se fossero fatte di panni bagnati, riversandosi a terra e coprendo il pavimento. Si amalgamarono in un orrendo e ripugnante cumulo fibroso al centro della sala. Le urla ricominciarono, simile ad un coro di voci che stavano per annegare in uno stagno paludoso. La massa non aveva ne occhi ne tratti facciali, ma Bieffe sapeva che stava guardando lui, se lo sentiva fin dentro l'anima febbricitante.

    Ah, fanculo.

    Più veloce del pensiero, la massa piombò su di lui, avvolgendolo con estrema facilità. La forza dello spostamento fu tale da sfondare il muro dietro, aprendo un varco su un corridoio adiacente. Quella “cosa” ora era appoggiata su una parete, e la sua consistenza pareva indurirsi a vista d'occhio.

    Estelle non aveva avuto il tempo di rendersi conto di quello che era successo, un secondo prima l'eletto la minacciava di morte, quello dopo una goccia di melassa gigante piombava su di lui, avvolgendolo quest'ultimo e gettandola contro il bancone dei liquori.

    Oooh. You're gonna regret it!
    Una pesante naginata d'acqua e alghe cominciò a formasi tra le mani della ragazza. Dopo essere riuscita a rimettersi in piedi, scattò verso quella specie di tumore scuro e pulsante, accingendola a tagliarla a metà senza curarsi dello stato dell'eletto. La lama dell'arma fu letteralmente bloccata dalla viscosità della “cosa”, lasciandola scivolare via senza che gli recasse alcun danno. Fendente dopo fendente, colpo dopo colpo, l'esito era sempre lo stesso, simile all'accostamento tra olio e acqua. Fu solo quando richiamò la sua arma che notò una cosa:
    Il cosmo del Gea bruciava ancora.

    S6x2TxU

    Si risveglio in piedi, nel bel mezzo del nero più assoluto.
    Si guardò le mani, vedendo che erano umane. Sebbene fosse in piedi nel bel mezzo dell'oscurità più nera che avesse mai visto, vedeva tutto perfettamente. E sentiva. Era qualcosa simile ad un pianto sommesso. Si guardò intorno, e quando cercò di muoversi, fu come camminare in due dita d'acqua. La sorgente del suono non era molto lontana. Si guardò intorno e la vide quasi subito. Camminò lentamente, gocciolando sudore dalla fronte fino al mento
    Si ritrovò davanti ancora una di quelle “cose” che sembravano fatte di stracci, ma questa era rannicchiata per terra, con quello che sembrava il viso raccolto tra le mani.
    La creatura sembrò accorgersi di lui.
    Si alzò con molta fatica, quasi come se non ce la facesse. Le bende che coprivano il suo corpo cominciarono a cedere, cadendo nell'acqua sottostante e mostrando una figura molto familiare a Bieffe.
    Sally.
    Non era più quella donna piena di se e dal fascino magnetico che aveva visto sul letto la prima volta. Ora era ferita, veri e propri squarci sulla pelle e sui vestiti mostravano ferite profonde, ma stranamente non sanguinanti. I suoi occhi si illuminarono di qualcosa di simile alla speranza.

    Amore mio...lo sapevo che saresti tornato . Le lacrime cominciarono a bagnarle le guance. Sapevo non mi avresti abbandonato. Si mise le mani davanti alla bocca. Ti prego perdonami! Non volevo farti del male! Tutto, tutto quello che hai visto fino ad ora era solo nella tua testa. Lo è sempre stato! Io l'ho solo, l-l'ho solo tirato fuori.

    Pianse guardando per terra, singhiozzando rumorosamente. Non ho fatto nulla...v-volevo solo mostrarti cosa c'è dall'altra parte. Se solo non fosse arrivata quella puttana a quest'ora avresti già capio.

    Capito cosa?

    Lo guardò negli occhi. Che il tuo posto è accanto a me. Che qualsiasi altra scelta ti renderebbe ogni giorno più miserabile e infelice per nulla. Io lo so, so tutto di te, so tutto di te, so cosa è meglio per te. Ti prego...

    Allungò le mani e le poggiò delicatamente sulle guance del suo amato.
    Nessuno al mondo ti ama come faccio io, nessuno ti apprezza come solo io so fare. Ho sbagliato a fare quello che ho fatto, ma volevo solo proteggerti. Il tuo futuro è costellato di delusioni e sconfitte. Ti supplico Dennis, accetta la mia offerta e non dovrai più preoccuparti di nulla. Tutto si aggiusterà, tutti saremo felici e nessuno ti abbandonerà.
    Lo prometto.


    Si fissarono per interminabili secondi. Bieffe riusciva a vedere il suo viso riflesso nelle pupille della donna, un viso stanco e angosciato. Sally aveva ragione, e anche Estelle. Non c'era assolutamente niente di speciale in lui, era solo qualcuno “non bravo abbastanza”, o più semplicemente “strano”. Le sue azioni erano paragonabili a una goccia nel mare, troppo piccole per fare la differenza. Era da solo, e lo sarebbe rimasto per tutta la vita, accompagnato dal ricordo dei suoi fallimenti. Accettare la proposta della donna sembrava la scelta migliore su tutti i punti di vista.

    Ciononostante, non lo fece.
    Con le mani artigliate afferrò gli avambracci della donna, sul viso della quale si dipinse un'espressione di autentico terrore. Le ferite riportate per lo scontro con la Black Saint l'avevano ridotta così male da non lasciarle abbastanza forza per resistere a quello che stava accadendo. Aveva puntato tutto sul far cedere l'eletto, portarlo finalmente dalla sua parte, nutrirsi di lui. Tutte le sue macchinazioni vennero spazzate via come un castello di carte.

    PERCHE NON MI AMI, DENNIS??

    Al suono di quelle parole, la pressione sulle sue ossa da parte dell'eletto fu tale da spezzarle le ossa. Provò un dolore tanto intenso da non riuscì ad urlare.

    Non. Devi. Chiamarmi. DENNIS



    S6x2TxU

    La massa nera schizzò improvvisamente via, dopo quasi un minuto buono di inattività. Estelle stava giusto per provare ad usare le maniere forti, giusto per vedere se avesse avuto qualche reazione. Bieffe uscì dalle rimanenze della melma, rimettendosi in piedi. Era qualche gradino in più sopra di “adirato” nella scala della rabbia.
    La fanghiglia intanto si ricomponeva in una figura antropomorfa,che strisciava sulle ginocchia il più lontano possibile da Bieffe. Divenne simile alla Sally che Bieffe aveva visto poco prima, ma con le tracce della corruzione che la deturpavano ovunque. Spinta dalla più profonda disperazione, strisciò verso una delle camere aperte li vicino. Bieffe si fermò davanti alla porta appena chiusa, e con una sola artigliata la squarciò a metà.

    Sally, I'm home!
    La creatura urlo con tutta se stessa, mentre il cavaliere sradicava la porta. La prese per la testa, trascinandola sul pavimento mentre si dimenava per fuggire. Bieffe si fermò e si posizionò sopra di lei, fissandola negli occhi pieni di lacrime.
    E fu allora che cominciò a colpirla.
    Pugno dopo pugno, sentiva le suppliche della donna e le ignorava, imbrattando le mura di liquido nero simile a sangue. Le mise le mani intorno al collo, stringendo fino a romperle ogni vertebra possibile, ma la donna ancora non moriva.
    Le mani del cavaliere brillarono di cosmo, così intensamente da costringere Estelle a socchiudere gli occhi nonostante la distanza fra lei e il massacro.
    Un verso animale riecheggiò per tutto quell'infernale albergo.

    L'esplosione fu intensa, ma controllata. Le mani di Bieffe erano ancora fumanti, e sotto di lui non era rimasta che una macchia sulla moquette. Era stanco, enormemente stanco, e tremava vistosamente.

    Eh eh...ti sei sbagliata...alla fine il nostro problema era davvero solo una puttanella dai capelli biondi.
    Tutto intorno a loro sembrò svanire, l'illusione era finita, niente più giri di ore ed ore in un intricato labirinto foderato di carta da parati di dubbio gusto.
    Entrambi i cavalieri si ritrovarono nella Hall dell'albergo, proprio davanti all'entrata. L'ambiente sembrava uguale a quello di prima, solo molto più rovinato, con sedie e tavoli rovesciati ovunque, e fori di proiettili sparsi sul muro. Il portone d'ingresso era aperto, e mostrava le luci del tramonto.

    Proprio alla sua destra, c'era qualcosa che Bieffe fu molto felice di vedere:
    La sua darian, sistemata nella stessa posizione in cui l'aveva lasciata tempo prima. Riusciva ancora a vedere l'impronta dello sputo sull'elmo. Allungò una mano, cercando di sollevarlo, e quando con sua somma sorpresa ci riuscì, si girò verso Estelle con un'espressione estatica, accompagnata da una risata liberatoria.
    La ragazza si limitò a sollevare l'angolo della bocca, più contenta che fosse riuscita ad uscire da quel casino piuttosto che per il ritrovato legame tra un'armatura e il suo padrone.

    Congratulazioni Bieffe, ti è stata concessa un'altra possibilità.
    La ricetrasmittente dell'armatura nera riprese a funzionare di colpo.
    Estelle? Estelle ci sei? Estelle?
    Qui Estelle.
    Oh finalmente. Dov'eri sparita? Abbiamo perso il tuo segnale per otto ore. E chi cavolo è che ride come un demente?

    È una faccenda troppo lunga da spiegare ora, mi farò trovare al più vicino checkpoint tra meno di un'ora. Chiudo.

    Bieffe si era già messo addosso tutta la Darian, senza mai smettere di ridere. Si catapultò letteralmente fuori dal portone, respirando a pieni polmoni l'aria fresca. Era stanco da svenire, ma era contento di essere uscito da quel postaccio.
    Sentì i passi della donna che lo raggiungeva fuori, fermandosi accanto a lui e guardando davanti a se, nella sua stessa direzione.


    Allora, niente saluti da gente che diventa amicona in due minuti, vero?

    Nope.

    E niente cagate tipo “Ci vediamo” o “Alla prossima”.

    Oh no assolutamente.

    E sopratutto niente discorsetti del cazzo dove ognuno ammette di aver sbagliato sul conto dell'altro.

    Non da parte mia, ma se tu vuoi passare dalla parte di chi ha ragione fai pure.

    Uh-oh, Spaghetti O's....

    Rimasero un altro minuto così, godendosi l'aria fresca dell'esterno fino in fondo. Bieffe vomitò piegandosi verso la direzione opposta alla sua compagna di sventure, rialzandosi e pulendosi la bocca con la manica della giacca.

    Beh, io me ne vado eh. Cominciò a camminare, mentre un nugolo di api dorate iniziava a formare una specie di tunnel nella direzione in cui si trovava. Questa volta mi metto in mutande e mi faccio dare le ferie, una settimana di letto non me la toglie nessuno. Sai qual è il detto, Estelle:

    all work and no play makes jack a dull boy

    E scomparve con un bagliore.

    S6x2TxU

    S6x2TxUnarrato; pensato; parlato; parlato altrui




    STATO FISICO
    STATO PSICOLOGICO
    STATO CLOTH
    RIASSUNTO Woa terribile, ho usato l'occasione per dare un finale ad una situazione lasciata in sospesa e per usare la battuta degli spaghetti-o's







    Edited by B.F.G. - 13/9/2016, 18:41
     
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