WOA XI: BRING BACK THE '80s

Egli

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    Ciao, Egli!

    Come puoi ben vedere dal layout, hai deciso di imbarcarti in una vera follia. Infatti mi sento un po' nostalgica, e ho deciso che la traccia di questa woa sarà dettata da una particolare decade che ha influenzato la vita di tutti: I FAVOLOSI ANNI '80.
    Ora, ti ho chiesto di scegliere un numero, e hai scelto il numero 7. Questo è servito a me per determinare l'anno esatto della tua traccia, che quindi sarà

    IL 1987

    Bello! Gorbaciov è l'uomo dell'anno, in TV vengono trasmessi per la primissima volta i Simpson, e il 19 Ottobre verrà ricordato nella storia della finanza come "il lunedì nero" delle borse mondiali.
    Ma tu non ti occuperai di nulla di tutto ciò.
    Ho deciso che la tua traccia sarà un qualcosa proveniente da quell'anno, qualcosa che nel bene o nel male è passato, a suo modo, alla storia.
    La tua traccia è musicale. Dovrai trarne più ispirazione possibile, perché è l'unico elemento che riceverai.
    Si tratta di...

    Bad- Michael Jackson


    Una delle hit più celebri di Michael Jackson. Ha un video molto interessante, se ci vuoi dare un'occhiata. Saprai fare qualcosa di originale e non scontato?

    - Prendi spunto dalla tua traccia, solo da quella, e in che modo vuoi. L'anno può entrarci o meno, a tua discrezione, non sarà fondamentale nel giudizio dell'attinenza.
    - Hai tempo fino al 7 Settembre alle ore 20
    - Puoi cambiare la traccia UNA SOLA VOLTA, ma non puoi cambiare l'anno. Puoi decidere di comune accordo con un altro utente di scambiarvi le tracce, ma non si torna indietro. Le richieste vanno fatte nel topic delle WOA.
    - Non c'è limite di battute. Tuttavia sconsiglio sempre di fare una one shot eccessivamente prolissa.
    - Puoi fare TUTTO quello che ti pare usando il tuo pg. Non mettere in mezzo pg di altri a meno che tu non abbia il consenso del giocatore.
    - La tua woa può essere ambientata ovunque e in qualsiasi tempo.

     
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    Bring Back the '80s




    PROLOGO


    “Kasimir! Kasimir! Vieni qui bello!”


    Il bambino chiamò a gran voce, ma non ebbe risposta. Era un piccoletto di otto, o forse nove, anni. Gracilino con la spalle scese ed un capello a caschetto inguardabile. Indossava un costume alla marinara color bordeaux, quest’ultimo non era stato risparmiato dalla flora fatta di erbaccia alta mezzo metro e fanghiglia. Si era ridotto malissimo, e tutto questo per il suo migliore amico Kasimir. Improvvisamente lo trovò, impegnato a ruzzolarsi nel fango. Era uno spirito libero, con due occhioni neri ed intelligenti. Kas si voltò verso di lui drizzando le orecchie e mettendosi in piedi. Il cane da pastore corse incontro al ragazzino saltandogli addosso e facendogli le feste. I due erano amici inseparabili, da oramai quattro anni. La sua famiglia lo aveva trovato in strada appena arrivati nella nuova casa. Era stato amore a prima vista per quanto potesse essere una peste, se lo sgridavano ci mettevano poco a sentirsi in colpa e a fare pace con una buona scodella di pappa per cani. Il giovane ricambiò le coccole del fedele quadrupede e si rimise in piedi constatando, con uno sbuffo, che oramai il completo alla marinata era andato.

    “Kas! E adesso chi lo dice alla mamma?!”

    Il cane da pastore inclinò il capo facendo spuntare uno dei due occhi da sotto la coltre di peli che gli contornavano la testolina buffa. Il ragazzino sorrise ed iniziò a correre con Kas che lo tallonava. Ci misero poco ad arrivare alla casa, relativamente poco distante. Sul porticato li aspettava una donna sulla quarantina, dalla stazza giunonica, con le braccia incrociate in petto. La sua espressione non faceva capire nulla di buono. Il bambino ed il suo compare si fermarono all’istante.

    “Holden Caulfield Gogol ‘ Jr.! Guarda come ti sei ridotto! Fila di sopra a cambiarti. Tuo fratello Borimir e tua sorella Zoya sono già pronti da un pezzo.”

    Il piccolo Holden chinò mestamente il capo e si incamminò dentro casa, dietro di lui Kasimir, ma la donna lo fermò facendo ben intendere che avrebbe lavato per bene il cane prima di fare tutto il resto. Il canide chinò sconsolato il capo, abbandonando l’idea di continuare a giocare con il suo amico ed il bambino abbandonò l’idea di giocare alla lotta con Kasimir sopra il letto. Già si immaginava intento a combattere con il cagnolone per decidere chi, tra loro due, fosse il maschio alpha. Gli piaceva competere con tutto e con tutti per far capire quanto fosse bravo.
    Entrato in stanza suo fratello Borimir lo accolse amorevolmente, con una cuscinata. Suo fratello e sua sorella stavano giocando a tirarsi le cuscinate. Quello era il loro momento di svago prediletto, fino a quel momento la campionessa imbattuta era rimasta loro sorella, Zoya. Una ragazzina di sedici anni affetta da sindromde di Down con uno spiccato senso di auto-ironia, fu lei a voltarsi verso Holden non appena questi entrò in stanza, gli corse incontro ignorando la fanghiglia sui vestiti per abbracciarlo. Era sempre così affettuosa.

    “Fratellino! Dai muoviti, torniamo a casa dopo l’Estate. Non sei contento?” Caulfield Gogol Jr. non ebbe il tempo di rispondere che Zoya si mise a piroettare sul posto, felice come una Pasqua. Lo sguardo di Borimir fu meno felice del previsto. Era sempre più cupo lui, Holden lo aveva capito dal primo momento in cui aveva conosciuto quella famiglia. Difatti i suoi fratelli non erano di sangue, suo padre era il secondo marito della madre dei due. Un uomo acculturato con la fissa per la letteratura, si era cambiato il nome in Holden Caulfield Gogol’, obbrobrio poi tramandato al primogenito, lui. Che fortuna! Nonostante questo la vita era felice, tutti andavano d’accordo, anche se erano normali gli screzi ogni tanto.

    Holden si avvicinò a Borimir e gli mise una mano sul ginocchio, il maggiore dei fratelli trasalì. Non lo aveva mai visto così. Borimir era sempre stato un tipo audace, di quelle facce da schiaffi che giammai avresti potuto immaginare fossero in grado di stare da parte. Adesso però tutto sembrava così… strano.

    “Non sei contento? Torniamo a casa, in città. Potrai rivedere la tua vecchia combriccola di scalmanati, no? Viktor, Andrej, Klop eccetera eccetera.”

    Borimir non rispose, a dire il vero il piccolo Gogol’ ci mise più entusiasmo del dovuto in quelle parole. A lui non piacevano quei loschi ceffi. Erano dei soggetti pericolosi, dei teppistelli. Se non si fossero trasferiti quattro anni prima, quasi sicuramente, Borimir sarebbe finito in qualche brutto guaio… sempre che non c’avesse già sguazzato per poi svignarsela. Holden non si interrogò ulteriormente ed andò a farsi la doccia, lasciando il fratello pensieroso e la sorella ballerina.




    CASA DOLCE CASA


    Pioveva. Era bello vedere che alcune cose non cambiavano. L’accoglienza del vicinato fu squisita, tutto era rimasto come quattro anni fa. Ad Holden non ci volle molto ad ambientarsi, non aveva nessun amico in quel posto. Non era stato capace di farseli, forse anche perché era troppo piccolo per iniziare relazioni sociali durature, forse perché il padre non credeva nell’istruzione locale quindi niente asilo per il giovane pseudo-rampollo. Già dopo una settimana era come se non se ne fossero mai andati. Holden passava le sue giornata a studiare a casa quello che la madre gli assegnava e a giocare con Kasimir e Zoya. Borimir era spesso non pervenuto, c’era da aspettarselo; la ‘combriccola’ era passato a prenderlo già dal secondo giorno e suo fratello li aveva seguiti senza batter ciglio. Quei mascalzoni non erano cambiati di una virgola, teste di “bip” erano e tali erano rimasti. Avevano solamente rinnovato il vestiario con giacche di pelle e borchie, volevano apparire cattivi e minacciosi, ma per lui erano solo degli idioti. Avrebbe voluto dirlo a suo fratello, ma questi si inalberava difendendoli, sempre e alla fine si era scocciato di parlarci. Per questo motivo le cuscinate familiari erano diminuite ai minimi storici e Zoya ne risentiva, dal canto suo però Kas e Holden facevano di tutto per non far mancare niente alla loro sorellina.

    Quel giorno avevano deciso di fare una gita per il quartiere, avevano approfittato del bel tempo per portare anche Kasimir con loro, gli avrebbe fatto piacere passeggiare. Come prima tappa si fermarono da un rivenditore di frutta, Zoya corse verso la bancarella fissando tutto con aria sbalordita. Sapeva apprezzare la natura e si dimostrava intelligente, solitamente le persone erano portate a pensare che sindrome di Down significasse essere stupidi, ma lei li faceva ricredere sempre e dava lezioni a riguardo. Era molto più in gamba di tanti altri. La rivenditrice si chiamava Alky, era una donnina anziana alta massimo un metro e cinquanta, sembrava uscita da una pubblicità per biscotti; porse una succosa mela a Zoya sorridendo con i dieci denti che le rimanevano in bocca.

    “Tieni cara, questa la offre la casa.”
    “G-grazie! Tu buona signora.”


    Il sorrise di Alky era la cosa più dolce che si potesse vedere, capace di sciogliere anche il cuore più freddo ed oscuro. La bontà fatta persona.

    “Allora ragazzi, come è tornare in città?”
    “Bello, anche se…” Holden tergiversò.
    “Anche se?”
    “Borimir non è mai con noi. È con quei suoi amici.”
    “Dai Holden, è normale. Borimir ha oramai quasi diciotto anni. È normale se ne vada in giro con gente più grande. Fa parte della vita. Si cresce, ma la famiglia non si dimentica mai. La famiglia è la cosa più importante che hai. Non dimenticarlo mai.”

    “S-s-si!” Arrossì in viso il piccoletto. Alky aveva sempre una parola buona per tutti, la vecchia si avvicinò a loro ed allungò una carezza a Kasimir che, puntualmente, rimase seduto a beccarsi le coccole e, visto che era stato così bravo da non buttare per terra nessuna delle bancarelle disposte da Alky, gli venne dato un osso da rosicchiare.
    “Grazie Alky, sei molto gentile.”
    “Oh, la gentilezza è l’unica cosa che ci rende umani. Altrimenti saremmo solamente… ‘cattivi’.”
    Sorrise amaramente nel dire quell’ultima parola, ma il giovane Holden non ci diede particolare peso. Si limitò ad abbracciare la vecchia Alky e salutarla. Sarebbero tornati l’indomani per fare altre quattro chiacchiere.

    Peccato che non sarebbe mai potuto accadere.




    SOLAMENTE IL CIELO COME LIMITE


    “Sembra essere opera di teppisti l’assalto ad un negozio di orto-frutta nella zona. Si evince dalla scena che è un tentativo di rapina andato a male, la vittima è solamente una, una donna della zona nonché proprietaria dello stabile e del negozio.”


    Quella frase si impresse nella mente di Holden per settimane. Alky era morta, non c’era più. A soli otto anni incontrò per la prima volta la morte in diretta. Una persona a lui cara se ne era andata e giammai sarebbe potuta tornare indietro. Passo nottate da inferno, girandosi e rigirandosi nel letto, immaginando quella chiacchierata del ‘giorno dopo’, quell’incontro che non ci sarebbe stato mai più. Pianse innumerevoli volte ed in ogni occasione Kasimir andava ad appallottolarsi vicino a lui nel letto da una piazza. Stavano dannatamente stretti, ma non importava. C’era bisogno di tutta la comprensione possibili. Persino i loro genitori aveva lasciato passare il fatto che il cane dormisse nel letto con Gogol’ Jr.
    Il piccoletto pensava che tutto potesse migliorare, ma si sbagliava di grosso. Quando venne il giorno del funerale pianse a dirotto. Dire addio ad un’amica era difficile, Alky era una brava donna. Erano stati lontani per quattro lunghi anni, ma non appena li aveva visti tornare era andata subito a portare loro un cesto di frutta in omaggio. Aveva il cuore più puro della neve d’Inverno. C’era una marea di gente al funerale, tranne Borimir. Suo fratello era scomparso cinque minuti prima di partire e nessuno aveva sue notizie. La sera, al ritorno, lo trovarono sul vialetto. Si prese una sgridata blanda dai genitori, ma nulla più. Holden moriva dalla curiosità di sapere cosa lo avesse spinto a disertare una cosa tanto importante, ma lo vide dirigersi lontano dalla casa.

    “No. Adesso basta.”

    Si mise dietro suo fratello pedinandolo, seguivano immediatamente dietro Kasimir e Zoya. Il trio delle meraviglie iniziò a segue Kasimir per i vicoli della cittadina, loro fratello sembrava assorto nei pensieri, incapace di pensare a cosa gli stava attorno. Si fermò dopo una quarantina di minuti di cammino, vicino ad un casolare abbandonato. Vi entrò spostando delle assi. Holden e gli altri fecero lo stesso dopo un po’, c’era una gran puzza e delle voci di sottofondo. Rimasero in disparte seguendo la pista sonora raggiungendo una stanza illuminata da una lampadina.
    Seduti attorno ad un tavolo, con delle cassapanche di fortuna, vi erano quattro ragazzi. Uno di questi era Borimir, gli altri erano i suoi amici: Klop, Andrej e Viktor. Al centro del tavolo c’era una pistola. Zoya spalancò la bocca per urlare dal terrore, ma Gogol’ Jr. fu lesto a tappargliela. Era una situazione delicata.

    “Allora che ne facciamo di questa cosa?” iniziò a parlare Viktor, era quello che più di tutti voleva impostarsi come il leader dei ‘ribelli’.
    “Buttiamola e basta.” Il cinismo schietto di Andrej.
    “Andiamo a rapinare qualche altro posto, dai! E’ stato divertente, frega cazzi della vecchia. Sarebbe morta ugualmente tra qualche anno, no?” La bestialità di Klop.
    “Ragazzi non lo so… abbiamo ucciso una donna… la conoscevo.” Balbettò Borimir, si vedeva quanto fosse a disagio.
    “Ma vai tranquillo Bor, è stato un incidente. Non volevamo uccidere nessuno. Sarebbe andato tutto bene se quella vecchia megera non avesse fatto tante storie. Poi parlava troppo e piangeva in maniera fastidiosa.” Il sorriso di Klop si fece largo sulla sua faccia da suino, ad interrompere la scena ci pensò Viktor.
    “Te ne occupi tu Bor, sei quello che più di noi è pulito. Poi dopo questa fine della storia della vecchia del cazzo, va bene?” Bor avrebbe voluto dire qualcosa, era comprensibile, ma non disse nulla alla fine. Si limitò a fare un breve cenno con il capo.
    “Ricordate ragazzi. Il solo unico limite è il cielo. Questa città sarà nostra.”
    “AHR! AHR! Avete sentito anche voi questo rumore?” Andrej si alzò in piedi. Kasimir aveva messo una zampa in fallo e fatto cadere un asse. Non ci volle molto prima che venissero arraffati e scoperti. Borimir sbiancò. Zoya lo fissava singhiozzando balbettando parole senza senso, Klop per sedarle le tirò uno schiaffone in volto. Quel gesto fece peggiorare notevolmente la situazione.
    Kasimir si divincolò dalla presa di Viktor ed andò addosso a Klop azzannandolo. Il cane da pastore era calmo e docile, ma guai a toccargli un caro. Affondò le zanne nella carne del braccio del paffuto ragazzino, il quale si ritrovò ad urlare come un bimbo in fasce. Holden tentò di correre incontro all’amico quadrupede per calmarlo, non voleva vedere altra gente soffrire, su di lui però la presa di Andrej esercitava una forza troppo maggiore. Si vide mettere in ginocchio e spingere la testa sul terreno sporco, sentì le lacrime rigargli gli occhi ed i singhiozzi convulsi prendere piede nella sua testa. Ma nulla di tutto ciò fu capace di dargli una fitta al cuore come la visione della mano libera di Klop che si infila nel taschino della sua giacca e ne estrae un coltello.

    “NO! NO! NO! NO! NO! NO!”

    L’acciaio lambì l’aria ed il guaito di Kas echeggiò per la stanza. Tutto sembrò fermarsi per il giovane Holden, il tempo aveva finito di scorrere. Vide la carcassa del suo amico a quattro zampe adagiarsi a terra, Klop si rimise in piedi ed infierì con calci; lo stesso fecero anche Andrej e Viktor.

    “Voleva solo aiutarmi… voleva solo aiutarmi… voleva solo proteggermi… voleva solo proteggermi…”

    Chiuse gli occhi, svenuto o chissà cosa, piangente. Si risvegliò neanche un minuto dopo. I tre se ne erano andati, lasciando Zoya in un angolo a singhiozzare, lui distrutto sia fisicamente che emotivamente, Kasimir morente e Borimir silente e con lo sguardo vuoto, la pistola in mano. Holden si trascinò verso il corpo dell’eterno amico.

    “Ehy stai bene? Dai, ti riprenderai. Si bello, non è niente, vedrai bello. Si, si. Vedrai bello.”

    Erano bugie che si diceva. Erano menzogne che aveva inventato al momento nel disperato tentativo di non accettare la realtà dei fatti. Kasimir volse il suo sguardo dolce verso il padroncino andando a fare un naso-naso. Caulfield sentì l’umidità sulla punta del muso di lui e si vide leccare via le lacrime dalle guance. Era sempre stato un bravo cane, di quelli affettuosi ed obbedienti, di quelli per cui ti domandi: cosa ho fatto di tanto bello per meritarmi questo? Lo abbracciò un’ultima volta prima di sentire la presa di lui scemare, perdere di forza.

    “Non mi abbandonare. Non mi lasciare. Non mi abbandonare. Non mi lasciare.”

    Rimasero abbracciati per cinque minuti prima che Kasimir abbandonasse questo mondo definitivamente ed anche dopo ci volle tutta la forza di Borimir per staccarlo dalla carcassa del cane. Quella sera qualcosa si spezzò in Holden, qualcosa che non avrebbe mai più potuto riavere.




    CATTIVO (?)


    Fu un mese difficile. I genitori sporsero denuncia verso un fantomatico aggressore. Borimir li aveva convinti ad inventarsi una storia per coprire la realtà, la versione ufficiale diceva che erano stati avvicinati da un malintenzionato che voleva rapinarli. Il povero Kas lo aveva messo in fuga a costo della sua vita e Borimir aveva tratto in salvo il salvabile. Era l’unica soluzione per non far passare un guaio a suo fratello, ma adesso che tratti assumeva quella parola: fratello? Per Holden le cose iniziavano a cambiare, c’era dentro di lui qualcosa di diverso. Le ultime parole di Alky gli facevano visita ogni tanto, come a volergli ricordare che a fare del bene c’è solamente da guadagnare… ora però apparivano così ridicole.
    Alle volte gli capitava di correre giù dalle scale ed urlare il nome di Kasimir, attendendolo per la solita passeggiata mattutina. Non sarebbe più potuto accadere, lo sapeva, ma lui rimaneva lì ad aspettare anche ore intere, nella vana speranza che potesse avvenire un miracolo. Assieme a lui in queste attese c’era sempre Zoya, colonna portante per Holden; mentre Borimir continuava la sua vita da teppista. Tutto sembrava aver trovato una sorta di equilibrio, fino a che un giorno Holden non trovò sua sorella piangente in stanza.

    “Che è successo Zoya? Stai bene?”
    Lui le si avvicinò, ma immediatamente la ragazza si ritrasse, come a voler nascondere qualcosa. Caulfield dovette insistere per scoprire dei lividi sul suo corpo. “Zoya! Chi ti ha fatto questi?” La ragazza non rispose, ma poteva immaginare la verità. L’aveva vista solamente una volta in quello stato, circa un mese addietro, dopo l’aggressione degli amici di Borimir. Immediatamente andò in soffitta ed estrasse il baule dei giochi, la pistola era ancora là doveva l’aveva lasciata. Tempo addietro aveva pedinato Borimir ed aveva recuperato l’arma dal secchio dell’immondizia nel quale l’aveva gettato. Nella sua testa giammai avrebbe pensato di poterla utilizzare in maniera offensiva, credeva gli sarebbe potuta essere utile in caso, in futuro, fosse stato in grado di incriminare quei dannati.

    Corse come un forsennato verso la base di quei figli di buona donna, rimanendo in silenzio. Li vide e li sentì parlare animatamente con suo fratello.

    “Dai coso, volevamo solo divertirci. Era uno scherzo.” Quanto era odioso Klop con quell’aria da falso stinco di santo, sul braccio ancora la fasciatura.
    “Non è successo niente, Bor.” Esordì Andrej.
    “Voi volevate violentare mia sorella! Io non so più se vale la pena continuare a vederci ragazzi…”
    Viktor lo fermò mettendoli una mano sulla spalla, Andrej e Klop si avvicinarono a lui, accerchiandolo.
    “Oramai siamo come fratelli,no? Abbiamo vissuto troppe cose assieme per salutarci così freddamente, non credi?”
    Borimir deglutì con fare nervoso.

    “MANI IN ALTO!” Da un buco nel muro poco più alto di un soldo di cacio uscì lui, Holden, con la pistola tra le piccole mani tremanti. I tre si voltarono nella direzione da cui era pervenuta la frase, la loro reazione fu inizialmente di sorpresa, ma poi scoppiarono in una fragorosa risata.
    “Ehy, tuo fratello ha fegato Bor!” Klop si allontanò dal gruppetto e si avvicinò al bimbetto. “Che pensi di fare con quella? Dai robetto, non stiamo giocando a guardia e ladri. Tornatene a casa e poi cosa pensi di concludere? Vuoi spararmi? Non sarebbe un comportamento carino, né gentile.”

    L’intenzione iniziale era quella di rimanere lì e minacciarli, tenerli a distanza e mettere loro paura. Intimargli di non farsi più vedere, non voleva più perdere nessuno, non voleva più dire addio alle persone amate. Lui voleva solamente essere felice come tutte le persone buone, come tutte le persone… gentili. Ancora quella parola. Ancora quel concetto. Il tempo si fermò solo una frazione di secondo. Quell’ultima parola rimandò alla mente di Holden un ricordo. Una frase: Oh, la gentilezza è l’unica cosa che ci rende umani. Altrimenti saremmo solamente… ‘cattivi’. Ecco quale era il punto della situazione. Tutte i protagonisti di buon cuore della storia (Alky, Zoya, Kasimir) erano morti o avevano sofferto, questo voleva dire solamente una cosa: essere gentili non paga, nessuno ti aiuta se hai il cuore puro, nessuno ti soccorre. Perisci. Punto.
    Questo gli illuminò la mente portandolo ad una nuova concezione della realtà, qualcosa che un bambino normale della sua età non avrebbe mai potuto sperimentare in un normale contesto. Si era ritrovato di fronte la crudeltà del mondo e si era dovuto adattare.

    Aveva perso due delle cose più care, tutto a causa loro.

    Se non poteva più essere gentile, allora, poteva essere l’opposto. Cattivo. Premé il grilletto.

    Fu un peccato non poter ammirare l’espressione esterrefatta di Klop quando si beccò la prima pallottola in mezzo alla fronte, ma Holden non era abituato a sparare, quindi chiuse istintivamente gli occhi allo scoppio del colpo. Venne anche scagliato indietro perdendo l’equilibrio. Borimir cadde in ginocchio non credendo ai propri occhi, Andrej e Viktor se la diedero a gambe levate lasciando i due fratelli da soli. Holden rimase con le spalle aderenti al pavimento, fermo ed immobile. Nessuna espressione in viso. Aveva appena ucciso un ragazzo e non provava niente, aveva perso la sua innocenza per sempre e non provava niente. Forse niente più valeva la pena di essere vissuto. Si rialzò e fissò il cadavere di Klop, si era immaginato la scena diversamente: lui che infierisce rabbioso su di lui, ma trovandosi lì di fronte quel pezzo di letame senza vita non fece nulla. Tirò dritto verso Borimir, quest’ultimo levò il capo verso l’alto ammirando suo fratello minore, un bambino cresciuto improvvisamente contro la sua volontà. Istintivamente lo abbracciò.

    “Holden è finita. Tu sei un bravo bambino, non bisogna fare più queste cose brutte. Possiamo tornare come prima.”
    Holden si distolse da quell’abbraccio fissando il fratello negli occhi.
    “Tranquillo Bor, ora ho capito. Ho capito chi sono. Io sono cattivo.”
    Borimir non disse nulla, si limitò a prendere Holden per mano e a portarlo via da quel postaccio, forse avrebbero potuto mettere le cose a posto un giorno. Forse.

    0bmN207
    Narrato • PensatoParlato altruiParlato

    Nome Kasimir Yad
    Energia Rossa
    Cloth Surplice del Basilisco (IV)
    Stato della Cloth -
    Condizioni Fisiche -
    Condizioni Psichiche -

    Note Spero che possiate apprezzare questa WOA, ci sono chicche interessanti. Tipo il vero nome di Kasimir ed il fatto che Zoya è il nome non solo della figlioccia, ma anche della sorellastra affetta da sindrome di Down. Credo di aver seguito bene la trama con il ritorno il città e l'avvicinamento (da parte del fratello) a tizi poco raccomandabili, da qui mi sono ricollegato al concetto di bene/male e buono-gentile/cattivo, cosa importante per definire l'indole spietata del russo in futuro :zizi:

    Abilità
    CITAZIONE
    ♦ Vento Velenoso ♦
    Il Basilisco, una creatura la cui anche sola presenza può essere letale. Difatti la capacità principe dello Specter è quella di poter levare, con la semplice volontà, grandi folate di vento capaci di creare poderosi vortici. Il vento però non è una comune brezza, bensì è denso del veleno della creatura di cui Kasimir porta la Surplice. Il vento violaceo che si innalza quando Yad lo vuole è pregno di questa letale sostanza. E' la maledizione ed il pregio del Basilisco, una creatura che genera attorno a sé solamente terra bruciata e dove l'erba non cresce più rigogliosa. La morte è compagna del servo di Hades che, con un solo battito d'ali, potrebbe portare morte e pestilenza se solo lo desiderasse. Lentamente la salute di chi viene colpito da questa letale capacità peggiora man a mano che più vi rimane esposto. Tra i sintomi possiamo trovare la paralisi, il graduale indebolimento, gravi problemi al sistema circolatorio e via via fino ad arrivare alla morte della vittima (only GdR).

    Tecniche
    CITAZIONE




     
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