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Tor'kat

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    W.O.A. IV
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    TOR'KAT'DORÈS

    C'è una lacrima nella mia birra.

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    WNKxCWY

    TERMINE ULTIMO: 24 AGOSTO

    REGOLE AGGIUNTIVE W.O.A. VI
    - La frase data come traccia dovrà concludere la vostra opera. Ogni altra conclusione invaliderà la prova che non sarà considerata come in gara. Potrete ovviamente utilizzarla, se desiderate, in altri punti del vostro racconto.
    - L'immagine che fa da sfondo alle parole non deve essere considerata come elemento fondamentale da tenere in considerazione.
    - Talvolta nella traduzione del testo può essermi scappata una parola di troppo per esigenze linguistiche, spero possiate capirmi. Ho cercato in tutti i modi di attenermi alle sei parole, a volte però non è stato proprio possibile.
     
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    C'ho i pugni nelle mani!

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    Modrock ♦ Minotaurus {IV} ♦ Energia Verde
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    Pandora



    Il tridente perforò la carne, trapassò i polmoni e il cuore. La morte stava giungendo, inesorabile ma dolce se questo fosse bastato per salvare la sua Signora in quel caos che era diventato il Tribunale. Durante gli ultimi respiri, i suoi occhi si riempirono di immagini, veloci, numerose, ogni sua vittima, ogni suo momento felice, ogni suo momento d’agonia nella sua prigione labirintica. Eppure, tra tutte quelle, un ricordo balzò alla sua mente.

    Era appena tornato da una missione e aveva recuperato in un appartamento dei grossi dischi su cui c’era scritta roba musicale. Non ne aveva mai visto uno, lui veniva da un altro mondo, tutto un altro tempo dove l’unico modo per sentire la musica era assistere ad una esibizione, un lusso che gli era stato negato da quando era in fasce, orribile e mostruoso com’era. Minosse non aveva nessun desiderio di mostrare sua moglie con quell’abominio nato da un rapporto contro natura, doveva essere nascosto, e già dai suoi primi anni visse recluso nella sua culla. Quando fu abbastanza grande, suo padre lo fece imprigionare all’interno del labirinto strappandolo dalle braccia di sua madre in preda al pianto. Neanche lei si era mai battuta abbastanza per lui. E la solitudine crebbe a dismisura e solo la mano di Pandora riuscì a strapparlo alle tenebre e alla pazzia trasformandolo in un combattente fedele. E in tutto quel tempo non aveva avuto l’occasione di dedicarsi ai piccoli piaceri terreni come la musica, la danza, e tutta una serie di piccole esperienze normali per gli uomini. Quando aveva visto la collezione di dischi, ne era rimasto affascinato. Lui ne aveva solo sentito parlare ma non aveva mai osato chiedere di più, dedicandosi solo ai suoi compiti. E come un bambino di fronte al primo giocattolo, si avvicinò all’armadio e aveva controllato il loro contenuto, uno per uno, senza sapere come fare per poter sentire ciò che era stato registrato al loro interno.
    Tornò alla sua piccola dimora infernale e mise la pila di dischi sul tavolo, osservandoli come se da un momento all’altro potessero prendere vita e mostrargli cosa si era perso nei secoli di sonno dai tempi del mito. Non sapeva cosa farne, gli mancavano le basi per capire che aveva bisogno di uno strumento, un giradischi che gli desse la possibilità di conoscere tutti quei nomi: Beethoven, Tchaikovsky, Mozart, Bach e non solo. E così continuò ad attendere chiedendosi cosa farne sino a che non venne Pandora a trovarlo, sempre appoggiata al bastone con le forze che venivano a mancarle. Un tempo non era così, molto più forte, nessuna debolezza apparente ma si era abituato a quella nuova versione della sua unica amica, sotto al peso di un regno in decadenza e distrutto dagli ultimi avvenimenti terrestri.
    La fece accomodare nella sua umile casa, priva di tutto ciò che gli uomini considerano confortevole, spartana e adatta ad un guerriero bestiale come lui, compreso il giaciglio di paglia, preferito ad un materasso dei nuovi tempi. Dopo anni passati a dormire su quel letto povero, avrebbe trovato difficoltà a prendere sonno sulla morbidezza moderna.
    «Cosa fai, amico mio?» gli chiese.
    Come spiegarle cosa succedeva? Si vergognava della sua ignoranza, si sentiva come un bambino non in grado di cavarsela da solo.
    «Io ho … trovato questi» le mostrò la collezione di vinili. «Non ho idea di come si usino però …» ammise con una punta d’imbarazzo.
    «Aspettami qui …» sorrise lei.
    Non ci volle molto e alcuni skeleton portarono un aggeggio enorme alla sua porta, accompagnati da Pandora. Osservò l’oggetto che appoggiarono sul tavolo della sala, grande e pesante, con uno strano braccio metallico con una punta alla fine e con una sorta di piatto circolare. Non aveva idea di cosa fosse.
    «Ma questo … cos’è?» chiese a Pandora.
    Lei si mise a ridere. Non era una risata di scherno, mai aveva fatto qualcosa del genere nei suoi confronti, l’unica che aveva visto sempre la sua anima tormentata e non il suo aspetto mostruoso. Lei che gli aveva donato un corpo umano perché era tutto ciò che desiderava da quando era nato, lei che gli aveva teso la mano dandogli il supporto necessario per emergere e diventare il guerriero possente che era stato durante il tempo del mito.
    «Guarda attentamente» rispose Pandora.
    Mise uno dei dischi nell’aggeggio e spinse un bottone. Il braccio metallico scese sul disco e le casse iniziarono a produrre dei suoni: Sinfonia n° 9, Beethoven. Gli mancò il respiro. Non sapeva riconoscere nessuno di quei suoni, non sapeva se fossero archi, strumenti a fiato, percussioni … sentiva solo l’insieme delle melodie, la sinfonia nella sua interezza. Gli mise addosso una sensazione così strana e profonda, sembrava riuscire a toccare le corde della sua anima stringendogli lo stomaco e riempiendo i suoi occhi di lacrime. Non era la tristezza, non era la gioia. Era l’emozione provata nel sentire qualcosa di così perfetto per la prima, sentire il suo animo schiacciato dall’immensità della musica e pensare che erano secoli che si era perso quel piacevole “lusso” umano. Pandora mise una mano sulla sua spalla, come a volergli far sapere che lei era lì con lui e Modrock ebbe un brivido lungo la schiena. Se avesse mai potuto disegnare su tela il suo momento perfetto, la pittura avrebbe raffigurato quel breve istante.
    Nei giorni successivi Pandora andava a fare visita a Modrock sempre più spesso e lo istruiva sul mondo della musica. Gli insegnava la vita degli autori più importanti e qualcosa di più per comprendere la complessità delle loro opere. Rimase così affascinato dallo Schiaccianoci, divertente prima, struggente alla fine. E quando era da solo continuava ad ascoltare per ore quello che si era perso, seduto per terra con le gambe incrociate come un bambino di fronte alla sua favola preferita. Era il suo lato fanciullesco che aveva sepolto anni prima quando fu messo nel labirinto e tutti coloro che entravano al suo interno avevano l’intenzione di ucciderlo. Prima di dormire canticchiava le sue preferite guardando sognando il soffitto e chiedendosi quale fosse la sua prossima scoperta. C’erano anche dischi che non amava, musica che non riusciva ad emozionarlo. Una in particolare. Una di cui non riusciva a trovare il nome.
    Stavano ascoltando un pezzo di Bach quando lui pescò dal mazzo un particolare disco con un uomo che indossava un cappello da cowboy. Alzò il sopracciglio destro, sembrava un imbecille così vestito e la curiosità prese il sopravvento.
    «Possiamo ascoltare questo?» chiese a Pandora.
    Lei guardò il vinile e rimase sorpresa.
    «Davvero?» sorrise.
    «Sì, perché?» le chiese.
    «Beh, ecco, è un po’ … particolare come scelta. Però proviamo, vediamo se ti piace»
    Niente a che vedere con la bellezza disarmante dei pezzi classici che aveva imparato ad amare. Non c’era complessità, non c’era nulla se non un gruppo di suoni e di parole che per lui non avevano significato. Si era dimenticato completamente quale fosse il nome di quella canzone e anche lì, in punto di morte, il suo pensiero era solo su quello. Come si chiamava quella musica così fastidiosa e perché gli era venuto in mente proprio tutto quello? La risposta era facile … aveva passato così tanto tempo insieme a Pandora e aveva conosciuto qualcosa di meraviglioso che gli era sempre stato negato.

    «Vi ringrazio. Mi avete donato una vita meravigliosa Lady Pandora …»
    Aveva ragione. Dal momento in cui gli aveva donato uno scopo nella sua vita da mostro alla sua fine, lei era l’unica che aveva sempre teso la sua mano per guidarlo in un mondo che, per quanto potesse evolversi, avrebbe visto in lui solo un mostro. L’orrenda creatura aveva, col tempo, sepolto il bambino che era in lui sino a che Pandora non gli aveva, ancora una volta, mostrato la via, e insegnato ad apprezzare la musica. Non aveva avuto le sue favole, Beethoven e Tchaikovsky avevano accompagnato il suo sonno. Non aveva avuto giocattoli, lei gli aveva donato un giradischi. Non aveva avuto una madre, un padre, una famiglia, degli amici … lei si era dimostrata per lui ognuna di queste figure contemporaneamente. E lì, nel momento della sua morte, aveva la possibilità di chiudere gli occhi lasciando che l’ultima immagine della sua vita fosse proprio lei. Quale modo più dolce per esalare l’ultimo respiro?
    Mentre la coscienza lo stava abbandonando, ricordò ancora milioni di cose. Quello che per molti fu un attimo, per lui durò un’eternità. Il buio lo accolse ma il tempo sembrò rallentare e la sua mente continuò a mostrargli il suo passato. E in molte di queste immagini c’era lei. E prima del sonno, la sua memoria si illuminò. Se avesse potuto farlo, avrebbe sorriso. Si era ricordato il titolo di quella canzone.

    “Ora ricordo … there’s a tear in my beer”

    6kmTNtT
    narrato ♦ parlatopensatoparlato altri

    Status Fisico; ♦ Morto
    Status Psicologico: ♦ Felice
    Status Cloth: ♦ Perfetta

    Riassunto Azioni: ♦ Gli ultimi ricordi

    Abilità: ♦ I pugni nelle mani, Resistenza straordinaria, Grand Axe

    Tecniche:


     
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1 replies since 1/8/2015, 08:34   48 views
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