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Egli

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    W.O.A. III
    ONCE UPON A TIME
    ♛ winner: Gabriel ♛

    EGLI

    "B
    uon giorno Cappuccetto Rosso", disse il lupo. "Buon giorno a te", rispose la bambina. "Dove vai Cappuccetto Rosso, così presto di mattina." "Vado dalla nonna." "Cosa porti nascosto sotto il grembiulino?" "Vino e torta. È fresca. L'abbiamo cotta proprio ieri sera, così la nonna che è debole e malata si rinforzerà." "Dove sta la tua nonna?" "A un quarto d'ora da qui, nel bosco; proprio sotto le tre querce, là c'è la sua casetta, e lì vicino c'è un gran cespuglio di noccioli, hai capito dove?"

    I
    l lupo pensò fra sé e sé: 'Questa bambinetta bella morbidina è proprio un bocconcino prelibato per me, sarà certo ancora meglio della vecchia! Se sarai accorto te le mangerai tutte e due'.

    WNKxCWY

    TERMINE ULTIMO: 24 AGOSTO
     
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    • W.O.A. X •
    ONCE UPON A TIME



    Mi sono avventurata nel bosco, come mi avevi detto papà. Ho seguito la strada che mi hai segnalato. Sono andata dalla nonna, l’unica persona fidata. L’unica persona in grado di proteggermi da quello che sta accadendo. Mi manchi papà. Vorrei riabbracciarti preso e tirarti i lunghi baffi. Sei buffo con quelli, sai?

    Da quando hai deciso di farteli crescere? Forse da quando la mamma ha detto che avevi un aspetto divertente? Mi manca anche la mamma. Seppure ora sia in cielo a vegliare su di me. Lo so papà. La sento alle volte vicino a me. Sento la sua presenza e mi fa sentire meno sola.
    Le giornate procedono. La nonna ha detto che devo fare tutto quello che dice lei, è strana. Non gli piaci tanto papà. La cosa mi dispiace, dice che hai messo strane idee in testa a mamma e te la sei portata via. Non credo neanche io di starle particolarmente a cuore. Dice che ho i tuoi occhi. Oggi, quando mi ha accolto, mi ha obbligato a togliermi i vestiti che avevo ed indossare roba più adatta alla campagna. Mi ha anche dato una mantellina rossa. Ha uno strano odore, ma mi tiene al caldo. Forse è stato un modo per darmi il benvenuto. In fin dei conti una nonna deve voler bene alla propria nipote? Non è forse così?
    Funziona così, no? Ora ti saluto papà. Spero di ricevere presto una tua risposta.



    Oggi ho visto una cosa strana. Ero nelle vicinanze del bosco e mi sono sentita osservata. Ho alzato il capo e due occhi mi scrutavano. Sembravano indugiare. Non ho dato tempo a qualunque cosa fosse di reagire, sono scappata via. Non ho mai corso così tanto in vita mia. Ho raccontato l’accaduto alla nonna, mi ha detto che spesso dei lupi si aggirano in quella zona e che sono stata fortunata. Dopodiché mi ha abbracciato e tenuta stretta. Non lo aveva mai fatto. Dopo l’episodio ho guardato dalla finestra. Mi sentivo ancora stranamente osservata. Mi sentivo gli occhi addosso, ma non riuscivo a capire di cosa si trattasse. La sera non riuscii a prendere sonno. L’indomani mi misi la mantellina e titubai nell’uscire. Avevo paura. La nonna però mi rassicurò. Aveva detto di aver risolto il problema. Non capii cosa intendesse. Annuii giusto per educazione e mi decisi ad uscire. Il sole era ben visibile, ma leggeri fiocchi di neve scendevano e toccavano il suolo. Mi addentrai nel bosco. Era uno spettacolo meraviglioso. Oh, quanto avrei voluto ci foste tu e la mamma. Tu ti saresti divertito un mondo papà. Avremmo anche potuto giocare a tirarci le palle di neve, come quella volta in vacanza. Erano momenti felici quelli.

    Ero intenta ad immaginarmi questi bei ricordi quand’ecco che sentii un lamento. Udii un guaito. Mi fermai. Non seppi ben dire cosa mi stesse accadendo, ma un fremito sulla nuca guidò la mia vista. Con la coda dell’occhio vidi una scia di sangue. Nella mia testa scattò qualcosa. Non potevo andarmene. Dovevo capire cosa stesse accadendo. Dovevo andare in fondo alla faccenda. Ricordo ancora quando da piccola venivo nel lettone tuo e della mamma durante i temporali, vi prendevate gioco di me. Non sarebbe accaduto. Trassi un profondo respiro e, con passo lento e ponderato, seguii la scia. Quando giunsi alla fine trattenni il respiro. Un lupo. Un grosso, enorme lupo era riverso di lato al suolo. Nel fianco aveva conficcata una freccia. La riconobbi subito. Era della nonna. Mi avevi detto che era una esperta cacciatrice e che di certo, una donna di oltre settant’anni per vivere da sola in quella zona isolata, doveva sapersela cavare per forza di cose da sola.
    Sapevo anche che la bestia era un pericolo imminente. Sapevo che avrebbe potuto staccarmi un braccio con un morso. Ma sapevo anche che non potevo lasciarla lì, così sofferente. Mi avvicinai. Ad ogni mio passo i sensi del lupo si facevano più all’erta. Rizzò il pelo e le orecchie, scattò con il muso verso di me mostrando le zanne acuminate. Fu un attimo, ricadde immediatamente guaendo dal dolore. Vidi la ferita. La freccia non era penetrata troppo a fondo e non era nemmeno di quelle dalla punta d’acciaio. La nonna se le faceva da sola. Prendeva dei rami e li appuntiva in un lato per dare forma al proiettile. Avrei potuto estrarla senza problemi… forse. Feci un altro passo. Il lupo non si mosse, come ormai abbandonato alla sua sorte. Vedevo il su e giù del petto, il respiro era lento e cadenzato. Misi una mano sul fianco. Il calore mi invase i palmi e trassi un leggero beneficio. Il lupo alzo il muso, rimasi immobile. Abbozzò un ringhio, ma niente da fare. Si lasciò ricadere una seconda volta. Fu allora che afferrai la freccia e la estrassi con rapidità. Gli occhi della belva si dipanarono di scatto.

    Il mondo parve andare sottosopra. Mi ritrovai a caracollare e roteare su me stessa prima di rendermi conto della piega che aveva preso la situazione. Il lupo si era rimesso in piedi ed era sopra di me. Mi aveva immobilizzata. Mi mostrava i denti con cattiveria. Il calore del suo fiato sul viso mi portò a piangere. Non volevo morire. Volevo solo essere gentile. Mi preparai a raggiungere la mamma, ma tutto quello che ottenni fu un naso umido premuto sulla guancia. Il lupo mi stava ringraziando. Incredula mi lasciai scappare una risata nervosa. Il grosso cane peloso si scostò ed iniziò a leccarsi la ferita. Mi rimisi in piedi a fatica invece io. Non potevo crederci. Avevo davvero fatto quello che credevo?
    Il cuore batteva a mille. Deglutii e toccai di nuovo il lupo. Stavolta non obiettò, né fece nessuno scatto. Avevo trovato un amico. Ne fui felice. Avrei voluto abbracciarlo, ma forse non era il caso. Passai tutto il pomeriggio con lui a sincerarmi delle sue condizioni. Sul far della sera salutai il nuovo amico. Sentii il suo sguardo sulla mia mantellina rossa sino a che non fui completamente fuori dal suo radar visivo. Andai a dormire sorridendo quella notte.



    La nonna forse ha scoperto della mia scappatella. Non mi dice niente però. Appare pensierosa spesso e mi guarda ogni tanto abbozzando un sorriso nervoso. Ho paura per il mio amico. E’ buono, davvero. Nell’ultimo periodo gli ho portato i miei avanzi. So che non ne ha bisogno e può benissimo cacciare da solo, però mi piace pensare che lui apprezzi questi miei piccoli regali. Stanotte lo farò di nuovo. Spero la nonna non mi scopra.



    “Uccidere la bestia.” Stentavo a crederci, ma l’ho sentita. Ho sentito la nonna parlare a telefono con non so chi. Ho tanta paura per il mio amico. Ieri siamo andati a fare una gita. Mi ha mostrato un piccolo fiumiciattolo di montagna dove il paesaggio è magnifico. Oh, quando sarai arrivato anche tu qui papà andremo insieme lì. Ti piacerà! Ti piacerà tanto anche il mio amico. Si mostra sempre serio, ha bisogno di qualche tua battuta spassosa, di quelle che facevano ridere me e la mamma.

    Ora però ho paura. Ho molta più paura rispetto a quando c’era il temporale.



    Sono stata capace di prendere una decisione. La nonna era uscita al mattino presto. Facendo finta di dormire sono riuscita a prendere tutto l’occorrente e mi sono diretta verso il bosco. Dovevo mandare via il mio amico lupo prima che fosse troppo tardi. Il cuore mi piangeva al solo pensiero, ma era più importante salvarlo. Era più importante assicurargli una lunga vita prosperosa. Lo cercai in lungo ed in largo, ma non ve ne fu traccia. Girai una buona mezz’ora, ma niente; almeno finché non sentii il suo ululato… seguito da un lamento di donna. La nonna! Mi precipitai verso la ressa e vidi la nonna con il lupo sott’occhio. Aveva un accetta impugnata sopra la testa, doveva essere andata a fare la legna.
    Il lupo s’era rannicchiato pronto a sferrare il fendente fatale. Urlai. Entrambi mi guardarono raccapezzarmi dalla discesa, mi sbucciai anche un ginocchio probabilmente. Mi piazzai di fronte al lupo.
    “Va via amico! Va via! Ti prego!” le parole mi uscirono di bocca di getto. “Lei è la mia nonnina adorata. Non farle del male! Scappa! Mettiti in salvo!” Il lupo mi guardò con i suoi occhi, grandi occhi.
    Mi sentii scrutata nell’animo. Le mani iniziarono a tremarmi, ma alla fine lo vidi annuire ed andare via. Tirai un profondo sospiro di sollievo. Le spalle si rilassarono e la mia mente vagò. Saremmo andati solo noi due, papà, in quel laghetto. Ci saremmo divertiti. Si, tanto.

    Quando volsi lo sguardo la nonna troneggiava su di me. La scure ancora alta. Nel suo sguardo vidi qualcosa che non andava. “Che occhi grandi che hai nonnina.” Lo esclamai quasi senza pensarci. “… e che sorriso ampio, nonnina.” La voce mi tremò. L’accetta calò.



    Perché fa così freddo papà? Perché il sangue esce copioso dalla ferita all’addome? “Uccidi la bestia” non era per il lupo. Era per me. Uccidere tua figlia. Uccidere la cosa più preziosa per te, sottrartela. Così come tu le hai sottratto la figlia. E’ così buio papà. E’ un po’ come in quella favola della bambina, della nonna e del lupo. Peccato che le cose siano andate diversamente… non ci sarà nessun cacciatore pronto a salvarmi vero? Non ci sarai tu pronto ad aiutarmi come ci sei sempre stato? Strano. Volevi solo proteggermi, ma mi ha condannato papà. Forse è vero che dentro ognuno di noi risiede una belva che aspetta solamente di essere liberata. Il dolore è tanto papà, ma sono anche contenta. Contenta perché potrò andare da mamma.

    Mi spiace, dovrai andare da solo in quel laghetto. In quello spazio abbandonato in cui la natura la fa da padrone. Me ne sto andando papà. Ti ho sempre voluto bene. Ricordalo. Spero che se mi troverai non piangerai troppo. Spero che troverai modo di andare avanti. Il sangue è troppo, ma la mantellina forse non lo farà notare. Io dormirò per un po’. Ci rivedremo presto. Un abbraccio da tua figlia.

    Zoya


    Kasimir si destò dall’incubo. Alzò lo sguardo e buttò un occhio fuori dalla finestra. Tutto tranquillo nel Lost Canvas. Si mise seduto sul letto e tirò un sospiro, chinò il capo. Forse neanche quella notte sarebbe riuscito a dormire, si portò una mano al volto. “Uh?” si ritrovò qualche lacrima in mano, come sempre avveniva in seguito a quel dannato rito. Si alzò ed andò sul balcone per ricercare il fresco. Zoya, sua figlia, era stata assassinata, lui non aveva colpe; ma ogni giorno si sentiva complice di quell’omicidio. Inclinò il capo all’indietro ammirando il cielo chiedendosi se, un giorno, fosse stato in grado di perdonare se stesso.

    No. Almeno non oggi. Ritornò mestamente dentro tentando, invano, di riprendere sonno.


    0bmN207
    Narrato • PensatoParlato altruiParlato

    Nome Kasimir Yad
    Energia Verde
    Cloth Surplice del Basilisco (IV)
    Stato della Cloth
    Condizioni Fisiche
    Condizioni Psichiche

    Note C'è poco da dire, l'ispirazione mi è venuta di getto nonostante mi sia ridotto all'ultimo momento. Spero di aver colto bene nel segno. Ne ho approfittato per fare luce sul passato di Kasimir e di quello che è accaduto a sua figlia. Penso si capisca tutto dalla storia: c'è cappuccetto, c'è il lupo e c'è la nonna; solamente che la vera bestia tra gli ultimi due è la vecchina rancorosa. E' stato divertente partecipare alla mia prima W.O.A. :3 che vinca il migliore!

    Abilità
    CITAZIONE
    ♦ Vento Velenoso ♦
    Il Basilisco, una creatura la cui anche sola presenza può essere letale. Difatti la capacità principe dello Specter è quella di poter levare, con la semplice volontà, grandi folate di vento capaci di creare poderosi vortici. Il vento però non è una comune brezza, bensì è denso del veleno della creatura di cui Kasimir porta la Surplice. Il vento violaceo che si innalza quando Yad lo vuole è pregno di questa letale sostanza. E' la maledizione ed il pregio del Basilisco, una creatura che genera attorno a sé solamente terra bruciata e dove l'erba non cresce più rigogliosa. La morte è compagna del servo di Hades che, con un solo battito d'ali, potrebbe portare morte e pestilenza se solo lo desiderasse. Lentamente la salute di chi viene colpito da questa letale capacità peggiora man a mano che più vi rimane esposto. Tra i sintomi possiamo trovare la paralisi, il graduale indebolimento, gravi problemi al sistema circolatorio e via via fino ad arrivare alla morte della vittima (only GdR).

    Tecniche
    CITAZIONE




     
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