In Umbris Potestas Est

{TRAMA BLACK SAINT} Introduzione gdr agli up cloth

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    Cosa sogna un drago, Gabriel f.o.n. Faust III?
    Millenni di pulviscolo cosmico levitare nel vuoto? Orchestre di rumore bianco, gli ultimi canti delle stelle che si spengono? La musica del fuoco che lambisce la carne, l'armonia delle ossa che si spezzano, il concerto sensoriale del sangue altrui sulla lingua, quando è ancora caldo e desideroso di vita mentre la carne si raffredda?

    Noi non lo sappiamo.
    Non viviamo nel tuo tempo, non ci siamo mai arrivati.
    Ma abbiamo sognato. E i nostri sogni sono giunti lontano, più lontano delle nostre membra tramutate in cenere e tornate alla terra avida. Abbiamo sognato che avreste raccolto ciò che vi abbiamo lasciato.

    E abbiamo atteso.


    ***

    Durante la notte, mentre ti accorgi di qualcosa: Candice non è tornata.
    Non c'era bisogno di mettere un darkling nella sua ombra, è sempre andata in missione da sola e ha sempre rispettato i tempi che ti lasciava prima di partire. Questa volta semplicemente non c'è e nel sogno hai la netta sensazione che sia viva - tra voi due è così, già da un bel po' di tempo.

    Poi arrivano delle immagini. Pulsano per un attimo nel tuo inconscio, come lievi bolle di sapone, prima di svanire: c'è la sua scrivania e un foglio macchiato d'inchiostro, c'è il mare e poi una grotta con cadaveri carbonizzati. L'adrenalina della lotta.

    E poi c'è un'immagine che fuga ogni dubbio.

    Sith_Holocron

    ***

    Segui il filo, Gabriel.

    Abbiamo atteso anche troppo.

     
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    CRIMSON DEFILER

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    Frammenti di pensieri più antichi di quanto si possa immaginare accarezzarono la coscienza assopita del drago nero, accoccolato in uno dei recessi più nascosti del laboratorio, dove la roccia era più levigata e calda. Si svegliò di soprassalto, sentendo le palpebre secondarie sfregare contro gli occhi stanchi come carta vetrata. Accolse l'aria viziata nei polmoni mentre si sollevava sulle anteriori in quel brevissimo attimo di incertezza che si ha quando si è svegliati prima del tempo.
    Tra la nozione che Candice non era ancora tornata e che qualcosa lo aveva contattato in sogno, piccoli frammenti di idee, immagini e altro ancora fluirono nello spazio tra i suoi occhi e la sua mente. La scrivania di Candice, uno dei pochi luoghi che era -formalmente- inaccessibile a Gabriel. Un luogo, ricordi di una battaglia. Candice era viva, ne era certo per il legame intimo che caratterizza i loro cosmi, e poi qualcos'altro.
    Qualcosa che fece saltare un battito al suo enorme cuore, proiettando la sua mente nella velocità di pensiero che lo caratterizzava nei suoi momenti di massima lucidità. Un holocron, il tesoro più importante del lascito muriano.
    Scivolò rapidamente nell'ombra cambiando la sua forma in quella più comune e accettata dalle menti deboli, intrufolandosi nello studio della sua donna. Venne accolto dall'intenso odore metallico dell'inchiostro, di cui individuò la fonte nei fogli imbrattati malamente sulla scrivania. Erano così fradici che la parte centrale della macchia ancora non era asciutta, ma la cosa non lo fermò. Con attenzione millimetrica separò i fogli alla ricerca di ciò che il sogno voleva suggerirgli, e lo trovò. Una mappa, le isole Dahlak? Che cosa poteva esserci di tanto interessante da-. Interruppe il proprio pensiero e si afferrò la radice del naso. Lo sapeva che cosa ci fosse di tanto interessante, lo aveva appena sognato, era stato contattato. Candice era stata povera di dettagli sul motivo della sua spedizione, raramente Gabriel le negava il permesso ufficiale e si rese conto che la donna probabilmente aveva dimenticato, o celato, qualche dettaglio.
    Rimaneva il fatto che non fosse tornata secondo i tempi pattuiti, e ciò indicava qualcosa di importante. Candice non era come gli altri black saint, non arrivata tardi e dava qualche scusa. Candice arrivava nel momento giusto, in anticipo forse, ma non in ritardo.
    Qualcosa la stava trattenendo sul luogo, e Gabriel era stato chiamato a raggiungerlo.

    La porta era di metallo nero, la costruzione muriana era innegabile. Una grande piastra circolare, incastrato nella roccia e apparentemente inviolabile, a giudicare dai corpi carbonizzati che la circondavano. Evitò di toccarli, carichi come apparivano di energia gli davano il dubbio che fossero bombe pronte ad esplodere. Non conosceva bene il muriano quanto Candice, solo i rudimenti che lei stessa aveva condiviso con lui, ma qualcosa, un sentore profondo nel retro della sua mente gli dava una idea generale del significato di quelle rune. Annuì appena, quello era un avamposto dei cavalieri neri. Quelle rune affilate e cattive, il metallo nero, non c'erano dubbi.
    Si avvicinò e le componenti metalliche della porta scivolarono l'una sulle altre senza alcun suono, liberando l'accesso per chi, come Gabriel, osava mettere piede in quel luogo dopo millenni. O almeno, che avesse una speranza di sopravvivere ai meccanismi di difesa. Scrutò per un istante i cadaveri carbonizzati: qualche femmina, ma nessuna di loro era Candice.
    Attraversò il portale, immergendosi nelle tenebre di corridoi di metallo nero e statue incappucciate che lo scrutavano da dietro le coltri del tempo. Uomini e donne di cui Gabriel non aveva mai sentito il nome, cancellato dall'ingiuriosa purga ad opera dei servi delle divinità. Non era suo solito rendere omaggio ad antiche tradizioni, ma si concesse un istante per osservare le varie statue, cercando significati nascosti che si aspetterebbe dagli antichi cavalieri neri. Le placche della sua armatura mutante, creata con frammenti della sua black cloth e l'armatura di cenere del vigrid, fremevano come piume animate da una pelle che ricopriva la sua e risuonava con il cosmo del cancro nero.
    In quel luogo l'essenza primordiale del cavaliere nero veniva messa a nudo, a decorare le pareti e a fare compagnia ai membri di un passato che avevano solo cominciato a riscoprire.

    L'intera struttura è una prova.

    Commentò ad alta voce, il suono delle sue parole risuonò varie volte nell'oscurità sua alleata, seguendolo mentre avanzava. Camminò a lungo, seguendo le curve del tunnel sempre più in basso, e nonostante tutto la temperatura non mutava di un decimo di grado, tanta era la perfezione dell'antica architettura nera. Per quel che ne sapeva poteva aver già superato la crosta terrestre ed essere circondato da roccia fusa, pressione e temperatura non sarebbero variate di una virgola.
    La pressione sul suo cosmo e sulla sua mente continuò a salire fino a che gli sembrò di sentire la sua armatura letteralmente vibrare fuori controllo, ma forse era solo dovuto alla natura ibrida della stessa. Forse un black saint convenzionale si sarebbe sentito a casa, accettato magari, parte di un qualcosa di più antico.

    Arrivato al termine il tunnel sfociò in una enorme stanza metallica, in cui i passi risuonavano nel silenzio. Un odore aggredì il naso di Gabriel, abituatosi a quello di aria viziata. Sangue. Enormi macchie di sangue rappreso decoravano ampi spazi del pavimento. Candice era passata di lì, e a giudicare dalla consistenza del sangue che aveva creato, aveva combattuto recentemente contro -qualcosa- in quella stanza.
    Posato il piede sul pavimento della stanza questa reagì immediatamente. Le pareti iniziarono a vibrare sottilmente, quasi impercettibili, animate da un motore nascosto che sembrava radicarsi fin nella struttura atomica della stanza.
    Dalle pareti cominciò a colare un liquido nero, simile a mercurio nella consistenza e nei riflessi, ma orribilmente più scuro e pesante. L'aria si era fatta improvvisamente più pesante mentre la quantità di liquido essudato dalle pareti diventava oscenamente grande, riempiendo gran parte del pavimento della stanza. Poi accadde qualcosa. La superficie si increspò e qualcosa sorse da essa, assumendo una forma definita che andava scolpendosi nel metallo liquido.
    L'enorme testa eruttò schizzando il liquido in ogni direzione, mentre l'intera nuova forma sovrastava quella di Gabriel. In quel momento si sentì scrutato, come se il suo riflesso cosmico in quella particolare stanza avesse qualcosa a che fare con ciò che si stava formando davanti a lui. Una enorme creatura creatura esapede, dalle otto bocche ricolme di denti aguzzi e lucidi come spade mosse qualche passo trascinandosi fuori dal lago di metallo. Parlò con otto voci diverse.

    -Un nuovo oscuro-
    -Gli etnoscanner non rilevano segnali pertinenti-
    -Aberrazione non identificabile-
    -Traccia oscura probabilmente contraffatta-
    -Inumano-
    -Mostro-
    -Creatura divina-
    -Eliminare-


    Gabriel serrò la mandibola, preparandosi allo scontro. L'intera struttura era una prova.


    Lasciò la stanza dietro di sé, cercando di scrollarsi di dosso il sangue e la polvere di orialco che lo copriva da capo a piedi come se avesse combattuto in un deserto nero. Si appoggiò allo stipite della porta reggendosi il braccio rotto, il quale pulsava fastidiosamente. Quella creatura era potente quanto lui, come si aspettava. Probabilmente era stata creata e amplificata dall'unione del suo cosmo e dalle capacità della struttura: una prova degna di un cavaliere nero. Non superarla non solo avrebbe dimostrato l'incapacità del soggetto, ma lo avrebbe anche eliminato, un classico esempio di pensiero ed efficienza muriana. Tirò un lungo sospiro e andò avanti, entrando nella stanza successiva.

    È da molto tempo che non assisto a qualcosa del genere.

    A parlare fu la figura di una donna al centro della nuova stanza. Come uomo di scienza, Gabriel riconobbe immediatamente il laboratorio per quello che era. Vari tavoli da lavoro di metallo nero erano distribuiti ordinatamente davanti a lui, mentre sugli scaffali numerosi attrezzi dall'uso ancora sconosciuto luccicavano nella illuminazione artificiale che lo aveva accolto al suo ingresso.
    In quella stanza c'erano molte cose a cui prestare attenzione: la donna innanzitutto, che si ergeva al centro senza veramente toccare il pavimento. Vedeva attraverso di lei, ma nonostante tutto la sua essenza esisteva in quella stanza, lo percepiva. Era la proiezione di un holocron, probabilmente quello che aveva visto nella sua visione. Un sistema di salvataggio dati contenente una frazione dell'anima e del cosmo di chi ha “scritto” in esso. Una interfaccia intelligente e viva, anche se non nel senso proprio del termine. Avanzando e facendosi strada nella penombra Gabriel vide qualcosa su di uno di quei tavoli, qualcosa che non aveva riconosciuto subito. Era il totem dello scorpione nero, qualcosa che non vedeva da anni. Oltretutto, era diverso da come lo ricordava. Si avvicinò ad osservarlo, scrutando le placche di orialco e notando come queste fossero più solide, definite rispetto a quanto lo fossero prima. Sogghignò, Candice c'era riuscita, aveva potenziato la sua armatura! Aveva scoperto l'antica tecnica!
    Solo dopo notò Candice stesa a terra dietro al tavolo in questione, con solo il carapace nero addosso. Scattò verso di lei, controllando i suoi segni vitali. Era viva ma molto debole, il suo volto di colore terreo, segno di una importante perdita di sangue. Tirò un sospiro di sollievo. Candice era viva e non in pericolo di vita, fino a che il suo cosmo continuava ad esistere, non sarebbe morta dissanguata tanto facilmente. Le sollevò la testa con delicatezza e vi mise sotto il suo mantello arrotolato in un cuscino improvvisato.

    You did good.

    Sussurrò, dandole un rapido bacio sulla fronte gelida. Il contatto dell'uomo amato sembrò ridare abbastanza forza a Candice di aprire l'occhio per un rapido istante e dirgli che ce l'aveva fatta, prima di chiuderli nuovamente e riposare. Gabriel si rimise in piedi, dedicando finalmente la sua piena attenzione alla figura dell'holocron , che individuò in un angolo della stanza. La donna aveva tutta la pazienza di questo mondo, del resto non aveva fretta di andare da qualche parte. Riprese per prima la conversazione.

    Il vostro legame è forte, e per mezzo di esso ti ho contattato, Darth Gabriel, perciò spero non ti offenderai se mi risparmio lo sforzo di spiegare tutto nuovamente. Dopotutto la ragazza sarà ansiosa di raccontarti tutto per filo e per segno al suo risveglio. Per pura cortesia tra compagni 'arme ti dirò che sono Liriya, dell'ariete nero. Per porre la cosa in termini simili ai tuoi, sono la massima autorità la cui esistenza è ancora in corso riguardo le antiche arti alchemiche.

    Gabriel annuì, avvicinandosi all'holocron e appoggiandovi la mano sopra. Non era il primo che manipolava, ne avevano rinvenuto qualcuno nell'archivio, ma il fiume di conoscenza che fluì in lui non era nulla di paragonabile a quegli scarabocchi cosmici su cui avevano già messo le mani. Quell'holocron era quasi un intero archivio a parte. Fece un lungo giro per il laboratorio, memorizzandone ogni angolo e anfratto, dando una rapida occhiata ai documenti e alle attrezzature incassate nelle pareti, sotto lo sguardo vigile di Liriya.

    Intuisco che la tua sia semplice curiosità accademica, Darth Gabriel. La tua armatura è oramai una intoccabile aberrazione del metallo nero, qualcosa che non ho mai visto nel mio tempo sulla terra.

    Gabriel si voltò, scrutando la figura della donna incappucciata dalla penombra.

    Sto cercando conoscenza pratica. Sono l'attuale guida e protettore delle nuove generazioni di cavalieri neri e uno degli individui non divini più potenti sul pianeta, perciò nonostante abbia raggiunto il mio traguardo ho intenzione di tramandare il sapere utile al nostro futuro. Non condivido la passione di Candice per l'antico e lo storico, io sono qui per assimilare tutte le nozioni utili che puoi darmi e scartare quelle inutili od obsolete, perché possa usarle per i miei cavalieri neri. Spero che come donna di scienza tu possa capire.

    Lo spettro di cosmo annuì mentre Gabriel tornava al tavolo dove riposava il totem dello scorpione, e accanto ad esso trovò il registratore in dotazione a Candice. Controllò il piccolo display e vide dei nuovi file, recenti. Incuriosito, spinse play.

    Entry 020, Isole Dahlak, 26 giugno. Diario di Candice Penelope Hayez, Black Scorpio. Sto per cominciare la prima procedura di upgrade di una Black Cloth dopo millenni, seguendo le indicazioni trovate nell'holocron di Darth Liriya dell'Ariete.

    Rimise il registratore sul tavolo e si tolse i guanti della sua cloth. Fece scorrere le dita sul totem dello scorpione, saggiando la sensazione del metallo restaurato. Era diversa dalle cloth che aveva toccato fino a quel momento. Anche le black cloth potenziate in altri modi erano diverse, al confronto di quella che aveva davanti ora gli sembravano grezze. Ora che ce l'aveva davanti, non poteva fare altro che pensare che quello fosse il modo giusto, corretto per le black cloth. Il registratore rimase in silenzio per qualche minuto, sentiva solo il respiro emozionato di Candice, si stava preparando probabilmente.

    La risonanza cosmica del tavolo ha diminuito la densità del metallo fino a uno stato semi-liquido, ma la forma sembra essere mantenuta da un meccanismo di sospensione cosmico-magnetica molto avanzato. Secondo gli scritti, una volta cominciato il processo
    Secondo gli scritti, per entrare in risonanza con la propria armatura è necessario usare parte del potere che quell'armatura è stata creata per canalizzare. Le siringhe contengono oricalco inerte da usare come scorta per creare eventuali nuove parti, oltre a servire per aumentare la concentrazione totale di metallo nell'armatura e renderla così più resistente.


    Toccò in punti casuali il tavolo cercando qualche accenno dei suddetti meccanismi, la cui esistenza per il momento era solo provata dalla leggera levitazione del totem. Gli diede una leggera spinta e questo cominciò a girare su se stesso, apparentemente senza nessuna resistenza o intenzione di fermarsi. La bloccò con le mani.
    Potenziare una armatura nera nel modo corretto era estremamente complicato, capì questo. Senza la scintilla del big will a sostenere l'esistenza di una armatura viva che può crescere ed imparare a resistere, l'armatura nera doveva essere forzata e modificata come un qualsiasi oggetto meccanico. E manipolare l'orialco a quei livelli era qualcosa di estremamente difficile senza potere divino. La struttura fungeva da catalizzatore, ma il cavaliere nero doveva mettere una parte del proprio cosmo, ipotizzò. Prese in mano una delle siringhe citate da Candice, facendo ondeggiare il liquido nero al suo interno. Riflessi freddi e cattivi, era la prima volta che vedeva l'orialco in quello stato.

    Sembra essere necessario mantenere un flusso costante di Cosmo…o meglio, di ciò che caratterizza il proprio Cosmo.

    Rumore di pergamena. Gabriel afferrò con due dita quella abbandonata vicino al tavolo, facendovi scorrere rapidamente gli occhi. Non aveva la stessa comprensione di Candice dell'antica lingua, anche se aveva compreso la struttura dei diagrammi muriani grazie agli scritti tradotti di Darth Plagueis. Riuscì a farsi un'idea generale prima che Candice riprendesse a parlare.

    Qui dice che ogni armatura venne costruita per canalizzare uno o più determinati tipo di potere, e che questi sono gli unici a poter interagire con la sua struttura. Fisicamente potrei agire sulla mia armatura usando come catalizzatore il sangue o il vento, ma con quest’ultimo agire di precisione sarebbe stato incredibilmente più dispendioso e non so quali effetti avrebbe avuto sul mio corpo. Le abilità legate a Apeiron, la materia, influiscono principalmente sul fisico, in fondo.
    Ho quindi deciso di usare come canale principale il mio potere sul sangue.

    Questo era un concetto di facile assimilazione. Gabriel nella stessa situazione avrebbe usato la sua tenebra per modellare l'armatura, mentre Estelle la sua acqua, Lars la sua lava e via dicendo. Faceva parte dell'impronta cosmica di riconoscimento che legava cavaliere nero e armatura. Certo erano macchine prive di volontà, ma avevano comunque bisogno di una chiave di accensione. Probabilmente Jeeza dovrà usare i propri poteri mentali, legati a Pneuma e alla alterazione del pensiero cosciente. Il respiro di Candice si era fatto più rapido, sofferto. Lo sforzo che stava compiendo era innegabile e ne poteva vedere i risultati su di lei, distesa a terra esausta. Probabilmente con l'esperienza e la pratica sarebbe diventato tutto più semplice, o almeno monitorabile. Candice era la prima in migliaia di anni, le era concesso il margine di errore.

    Non sembrano necessarie particolari abilità tranne il legame con la propria armatura dettato dall'esperienza nell'indossarla. Negli scritti viene indicata una figura professionale che si occupava di riparare le armature rovinate, una volta che il legame cosmico veniva reciso dalla morte del precedente proprietario e l'armatura ritornava a una condizione neutrale, ma non viene specificato se avessero una formazione precisa.

    Guardò l'holocron dell'ariete nero, la figura della donna era sparita e la gemma di orialco in cima alla piccola piramide metallica pulsava debolmente. Indubbiamente c'era sempre qualcuno più specializzato degli altri sul processo. Lo stesso valeva per i saint di Athene, anche se nel loro caso solitamente la cosa era vincolata all'ariete.


    S-Sto entrando nella fasi finali...della procedura. La stanza è diventata incredibilmente fredda, è probabile che il processo consumi un notevole quantitativo di energia dall'ambiente circo-...circostante.

    Aveva senso, un processo del genere non può fare altrimenti, aggiungendo difficoltà al tutto.

    F-Fino a quando non raggiunge il grado di Aegis, una Black Cloth non è mai completamente stabile dal punto di vista di composizione e questo spiega il motivo per cui, di base, le nostre armature sono inferiori alle controparti Saint. Tuttavia, questo è anche un vantaggio dal punto di vista della personalizzazione: sono molti gli esempi di Black Saint che hanno modificato le proprie armature per rispecchiare le proprie origini o distinguersi dai precedenti proprietari in qualche modo.

    La sua armatura ne era un esempio, senza saperlo in anticipo, nessuno avrebbe potuto riconoscerla come la controparte nera del cancro d'oro. Era qualcosa di completamente differente. Anche la nuova armatura di Candice aveva un aspetto differente da prima, lo vedeva chiaramente nelle componenti del totem, ancora prima di vederla su di lei.


    Le Black Cloth sono macchine. Ma ogni macchina è creata basandosi su un'idea di partenza. E' su quell'idea che bisogna focalizzarsi, è quell'idea che un Black Saint deve scoprire, usare, rafforzare come rafforza la propria armatura.
    Non abbiamo mitologie. Le nostre armature non vengono dalle stelle, nessun dio ha mai posato le labbra su di loro.
    No. Le nostre armature vengono dal risentimento. Noi non siamo predestinati, non siamo stati scelti, le nostre vite non avrebbero avuto nessun valore. Pure comparse in uno spettacolo in cui i protagonisti risplendono sotto la luce che aveva già deciso di illuminarli da tempo, mentre gli altri vivono e muoiono in un istante.

    E' bastato chiedersi perché. E' bastato che una di quelle ombre si fermasse e si domandasse se non ci fosse un altro modo. Se fosse così difficile calcare la scena a fianco di quei scintillanti damerini.
    E vestito di quell'ombra in cui era sempre vissuto fino ad allora, ha fatto il suo ingresso sul palcoscenico, scoprendo che non era poi così difficile, ma era stata la paura a impedirglielo.
    Era bastato spezzare la catena che gli era stata imposta.
    E che l'umanità ha scelto di ignorare.

    Non abbiamo paura di sfidare le divinità, perché abbiamo distrutto la paura dal momento in cui abbiamo scoperto che ne avevamo il potere. Che non eravamo burattini su cui porre un'armatura per trarre il proprio divertimento lasciandoli lottare fra loro, ma che il nostro stesso potere poteva fungere da armatura e spezzare le catene degli altri.

    Questa è la verità.


    Ridacchiò, Candice era scesa nel filosofico durante il processo, probabilmente aiutata dall'ebrezza del dissanguamento. Tuttavia le sue parole lo toccarono, se fosse stato un umano sarebbe stato commosso dei progressi di quella che a conti fatti era ancora sua allieva, e la prima umana a sopportare il cosmo sintetico. Terminò la registrazione, non conteneva nient'altro di interessante. Rimase per qualche tempo a contemplare le nuove informazioni, pensando a come sfruttare il tutto come strumento per la crescita interiore del black saint di turno. Certo, quella struttura era il loro equivalente della torre in Jamir, la cosa era una novità cruciale per il loro futuro.
    Beh, i black saint avevano il resto dell'eternità per scoprirlo


    [il post originale può essere trovato qui, dove viene mostrato nel dettaglio il processo di potenziamento delle armature nere. Gli up cloth dei black saint saranno basati su queste nuove idee. ]

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    H53UqXK
    IT'S AN ACQUIRED TASTE

    E8jlSll
    NOME ♦ Gabriel F.O.N. Faust III
    ENERGIA ♦ Suprema
    CASTA ♦ Black Saint
    CLOTH ♦ Black Cancer {VIII}
    STATUS FISICO ♦ ///
    STATUS MENTALE ♦ ///
    STATUS CLOTH ♦ ///

    RIASSUNTO AZIONI ♦

    ABILITA' UTILIZZATE ♦ ///

    TECNICHE UTILIZZATE ♦ ///
     
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