Viaggio nelle terre delle Belve

Up cloth per Kasdeya Dreak

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. 'Azz!
     
    .

    User deleted




    1


    In cima al mondo dei ghiacci






    narrato - "parlato" - °pensato° - flashback




    "...e così, capita che ti trovi in un posto (ti ci svegli) e non sai nemmeno come hai fatto ad arrivarci. Ti è mai successo? Scommetto di no. Bisogna esserci tagliati, per certe esperienze: bisogna averci il fisico. E allora capita quasi che te le vai a cercare, anzi, che ti cerchino loro! Non è pazzesco? Tante persone che conosco... insomma, che conoscevo... ci passavano in mezzo giorno dopo giorno, senza nemmeno rendersene conto, ma dico io, è inconcepibile, come se uno passasse la vita a..."

    Questo che parla a fiume è Jerome Domenico Corcione, da molti suoi ex-colleghi e ex-nemici detto anche solo Mimmo. Sta sfogliando un volume in una lingua che non dovrebbe affatto comprendere ma che, in un modo o nell'altro, gli dice qualcosa, come se la leggesse per intuito. Il volume, e Mimmo, si trovano in una stanza di medie dimensioni, in un'ala del Tempio delle Tenebre che ancora non aveva scoperto. I testi che sono ordinati sugli scaffali scuri, non molto spessi, di carta dura e porosa, hanno tutta l'aria di manuali, e anche di atlanti. Sulle prime aveva pensato che ve ne fosse uno in grado di svelargli i misteri della planimetria del Tempio: ma ben presto aveva gettato la spugna.
    Si rende conto ora che il Tempio non è sempre il medesimo.

    Non saprebbe dire che cosa cambia, a quali ore del giorno e in quali circostanze: ma sebbene la struttura principale rimanga invariata, l'ordine di alcuni corridoi, la dislocazione di determinate sale subisce inquietanti e silenziosi cambiamenti.
    Una settimana prima aveva provato a salire lo scalone che partiva dall'atrio, per poi svoltare a destra al piano ammezzato: cinquanta metri circa di corridoi punteggiati di porte, e poi ecco un vestibolo e una stanza da pranzo.
    Ma ieri lo stesso tragitto lo ha portato in una specie di sala d'armi, solo piena di oggetti meccanici che non aveva mai visto in vita propria! Aveva impiegato parecchio a capire che si trattava di strumenti scientifici e da lavoro provenienti da altre culture, forse estinte.
    E nel bel mezzo di queste elucubrazioni, di queste scoperte, aveva ricevuto una visita.

    "Mi ci voleva: hai fatto bene a venire. Se hai bisogno di qualcosa, sappi che ne ho bisogno pure io: da un po' di tempo non mi sento più lo stesso, e non è per via di Quello... sì, hai capito, del Fantasma Guerriero... con quello ormai ci convivo. Ma crederesti che non riesco più a evocare il cosmo come mi pare? Un attimo esce, e accoppa una decina di tizi: e un attimo dopo... solo un gran mal di testa. Perfino con quel tizio dei Black Saints me la sono vista brutta..."

    Ripone il grande quaderno che tiene fra le mani.

    "Ma non parli molto, vero? Anzi... sono io che non te lo permetto. Boccaccia mia, statti zitta un attimo. Allora, che cosa volevi? Che posso fare per te?"

    Si mette in posizione di riposo, con le mani dietro la schiena: la pelle ogni giorno meno abbronzata contrasta magnificamente con gli abiti di spesso panno nero che il guardaroba del Tempio sembra fornirgli su richiesta.
    La ragazza è davanti a lui ormai da parecchio: non ha quasi pronunciato parola, più che altro per colpa della logorrea che da un po' di tempo ha preso Jerome.




    Partiamo, finalmente!
    Demetra è nel Tempio delle Tenebre con Jerome, e come hai appena letto è arrivata fin lì mentre lui era intento a... esplorare casa propria :zizi:
    Non è lì da molto, sì e no un'ora. La stanza non ha finestre ma fuori le dense nubi che ammantano il Polo Nord impediscono alla luce solare di passare, quindi che sia giorno o notte ha poca importanza: decidilo tu.
    Per il momento non fare caso al fatto che è strano e non sembra lo stesso guerriero con cui hai combattuto Dimenticanza: per te la circostanza è normalissima (ti spiego più avanti).


    IKajxkk
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Figlia della Terra

    Group
    Member
    Posts
    6,308
    Location
    Dal grembo della Madre Terra

    Status
    DEAD

    > Viaggio nelle terre delle Belve ●
    Parte I


    bat

    narrato x parlato x pensato x parlato altrui

    2vjplrk




    P
    artire per il Tempio dell’Oscurità era stata una decisione improvvisa e per nulla ponderata ma, per una volta, aveva bisogno di staccare per un attimo la spina e riflettere su molte cose.

    Si sentiva un po’ frastornata da tutto quello che era successo negli ultimi tempi e, andare a passare un po’ di tempo da Jerome, non le sembrava un idea così maligna.
    Rilascia un piccolo sospiro mentre segue con passo calmo e sostenuto la via di rami che l’avrebbe portata dal suo superiore, ben conscia delle sensazioni che dilagavano all’interno del suo corpo e della sua mente; la distruzione, la sofferenza, il marciume e la decadenza che avevano colpito il mondo all’improvviso, come se una bomba nucleare fosse apparsa e esplosa dal nulla, aveva lasciato segni indelebili sui pochi individui ancora vivi e non corrotti dall’antico male che si era svegliato. Si leccò leggermente il labbro inferiore, per poi mordicchiarlo pensierosa, mettendo finalmente piede all’interno del tempio di cristallo nero; che fosse giorno o notte, non sapeva dirlo neppure le: quelle lande erano silenziose e i suoi sensi non venivano stimolati quasi da nulla, se non da fievoli rumori o delicati sussurri provocati dal vento o da altro.
    Si avviò con passo tranquillo alla ricerca del proprietario di casa, seguita solo dal leggero ticchettio della parte della sua Darian che toccava il suolo; orientarsi in quel luogo, le risultò difficile, visto che le stanze, a quanto aveva intuito, cambiavano disposizione peggio delle scale di Hogwarts a cui facevano un baffo! Una risata sottile, le scivolò dalle labbra a quel pensiero, quando sentì una voce attutita, provenire da una delle porte; vi si avvicinò, scostando l’uscio e entrandovi all’interno, percependo subito tramite l’olfatto il profumo di Jerome e riconoscendone anche la voce.
    Ascolta in silenzio il suo monologo, non trovandovi nulla di strano, mentre al suo naso, oltre all’odore dell’uomo, le giungeva quello di carta, cuoio e inchiostro; era un aroma pungente, ma al contempo delicato che sapeva di vecchio, quasi dimenticato. Avanzò di qualche passo, chiudendo l’anta alle sue spalle, percependo il fruscio delicato di pagine sfogliate e sorrise delicatamente, fermandosi ad un metro dall’Araldo. Stava per aprire bocca e salutarlo, quando la voce dell’uomo le si rivolse, come se si fosse finalmente accorto della sua presenza all’interno della stanza; rimase per un attimo perplessa, ma scosse delicatamente le spalle lasciando correre quella stranezza dovuta, magari, al fatto che era assorto nei suoi pensieri.
    Ascoltò il fiume di informazioni che Jerome le stava fornendo con attenzione e assoluto silenzio, per nulla intenzionata ad interrompere quel fiume di parole che pareva che l’uomo, avesse bisogno di sciorinare fuori e rimane lì in quieta e in attesa, mentre un sorriso delicato le incurva le labbra rosee alla sua ultima frase.

    « E’ un piacere rivederti. Volevo chiederti se potevo fermarmi per qualche tempo al tuo Tempio. Ho bisogno di riflettere e comprendere più profondamente me stessa e il mio potere e cercare di capire come posso crescere interiormente e, insieme a me, far crescere e comprendere più profondamente l’anima della Darian che la madre mi ha affidato. »

    Tacque per qualche attimo, restando immobile come una statua di fine marmo lavorato, per poi sorridere nuovamente con dolcezza e delicatezza.

    « Mi accordi il permesso? »

    Domanda alla fine con calma e gentilezza, intrecciando le esili dita all’altezza del ventre, in attesa che Jerome/Chernobog dia una qualsiasi risposta alla sua domanda.


    2vjplrk

    PG × Demetra | Darian x Bat {IV} | Energia × Rossa

    Stato Fisico x Ottimale | Stato Mentale x Rilassato/Pensieroso | Stato Darian x Integra | Segni particolari x Fasciatura che le copre la parte degli occhi


    AbilitàTecniche

    Ultrasuoni x Questa abilità, permette a chi ne fa uso, di produrre con il solo ausilio del proprio corpo, diversi tipi di onde sonore a frequenze variabili. Gli ultrasuoni, sono delle onde meccaniche sonore. A differenza dei fenomeni acustici propriamente detti, le frequenze che caratterizzano gli ultrasuoni sono superiori a quelle mediamente udibili da un orecchio umano.

    Sensi Sviluppati x E' un'abilità che si sviluppa con il tempo, la dedizione e la pazienza. Tale abilità, permette di sviluppare i quatto sensi di cui l'essere umano è in possesso e acuirli, rendendo il soggetto più sensibile al mondo che lo circonda.



    Tecniche Difensive

    Tecnica Offensiva





    Note x

     
    Top
    .
  3. 'Azz!
     
    .

    User deleted




    2


    Precipitiamo!





    narrato - "parlato" - °pensato° - flashback




    Jerome resta per un po' a guardarti: sapendo che sei cieca, non è frenato dalle buone maniere (che comunque lui ha spesso e volentieri ignorato nella sua vita) le quali imporrebbero di non fissare le persone.
    Gli ricordi una persona che conosceva prima. Ti considera piuttosto gnocca - sebbene un filo troppo magra e spigolosa.


    "Ma certo, certo. Puoi restare per tutto il tempo che credi... ci sono delle camere da letto in fondo al corridoio alla tua destra... almeno credo!.... ci vediamo domattina: magari trovo qualcosa che fa al caso tuo..."

    In effetti, mentre tu trascorri una nottata tranquilla, lui resta immerso nei libri: giurerebbe di aver letto in precedenza qualcosa che fa al caso tuo. E infatti, quando il mattino seguente torni da lui...

    "Ecco! Non ho idea di come fare per farti crescere interiormente, come dicevi, ma in questo librone è scritto abbastanza chiaramente che le darian si riparano riposando nelle viscere della Terra -il che probabilmente indica una via per il Bosco Sacro- ma che, quando vengono danneggiate troppo in profondità o si desidera far risvegliare il loro potenziale... qualora sia giunto il momento per farlo e il portatore ne sia degno... bisogna rivolgersi ai Fabbri della Terra (così vengono chiamati qui), coloro che hanno ereditato i rudimenti dell'Arte Primordiale dei Metalli... ce ne sono sparsi in varie parti del mondo. O meglio, ce n'erano, visto l'Armageddon e tutto il resto... ma qualcuno dovremmo pur trovarlo... inizieremo dalle principali aree vulcaniche, dove sorgono le loro fucine, e per la precisione... partiremo dall'Islanda, monte Grimsvoetn!Ora chiamo le Api... ahhh, che mal di testa... mi capita sempre quando evoco il cosmo, negli ultimi tempi..."

    E in effetti le Api arrivano, aprendovi la Via Dorata: ma appena dentro, ti accorgi che Jerome non le controlla come dovrebbe, perché ronzano più nervosamente del solito, e la solita sensazione di pace e armonia che vi avvolge quando viaggiate attraverso il Bosco Sacro oggi è totalmente assente. Anzi, perdete del tutto la presa sulla Via, che si tramuta in un vortice di velocità e vertigine. Potreste venire scaraventati chissà dove da un momento all'altro!

    "Credo che ci schianteremo... Stai calma! ... solo una piccola domanda...

    doctor-capaldis
    Per caso sai far volare quest'affare?




    Ok, dopo la citazione (che spero tu abbia gradito XD) ecco quanto:

    Demetra è a conoscenza del motivo per cui Jerome non è sé stesso, poiché lui stesso aveva chiesto il suo aiuto in precedenza. Aveva infatti instillato nel suo stesso cervello una potente illusione mentale volta a nascondere la completa conoscenza dei suoi poteri, per poter prendere contatto con membri di altre caste e studiarli senza scoprire le proprie carte. Questo ha avuto il piccolo effetto collaterale di avergli precluso la memoria del suo effettivo potere: non sa accedere al cosmo come al solito, e quando ci prova la barriera mentale che si era costruito gli procura violente emicranie. Ti ha affidato il compito di risvegliarlo dall'illusione, per mezzo di una parola chiave, che dovrai indovinare da qui (non è difficile, vedrai XD)


    Una volta pronunciata la parola, percepisci il cosmo di Chernobog tornare quello che era, ma, mentre precipitate nel Bosco Sacro, lo avverti creare un lungo aculeo di oscurità con cui cerca di pugnalarti dietro la schiena. Descrivi questo, poi perdi i sensi.
    Ti risvegli su una specie di tavolo operatorio che sembra di pietra. Puoi sentire lui mentre discute animatamente con un grosso (più o meno due volte un uomo) e grottesco essere; naturalmente non puoi vederlo, ma da esso promana una sensazione di ruvida solidità: infatti la sua pelle ha a sua volta l'aspetto di pietra, ed emana una luminescenza rossastra.
    Siete in una sorta di alta caverna. Fa caldo: le persone che si affaccendano intorno a te sono umani, e anche se non puoi percepirlo con la vista, sono nordici, alti e robusti. Senti uno strappo: poi uno di loro brandisce, imprigionato nella morsa di un grosso paio di tenaglie, una specie di enorme larva. E' il parassita che ti aveva messo Shin nel tuo test per la rossa. Senti il cosmo affluire potente come mai prima: ti rimetti in piedi. Ora fai e dì quello che ritieni più opportuno


    IKajxkk


    Edited by 'Azz! - 25/2/2015, 08:15
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Figlia della Terra

    Group
    Member
    Posts
    6,308
    Location
    Dal grembo della Madre Terra

    Status
    DEAD

    > Viaggio nelle terre delle Belve ●
    Parte II


    bat

    narrato x parlato x pensato x parlato altrui

    2vjplrk




    I
    l silenzio cala tra di loro e, la giovane, percepisce perfettamente l’occhiata che il suo superiore le rivolge, ma non si scompone mostrando la sua solita espressione di pacata quiete anche se, stranamente, dentro di lei si sentiva un poco in imbarazzo sotto quello sguardo; era perplessa davanti a quella novità, ma non vi dette peso. Per ora, non era nulla di importate almeno, credeva.
    Rilascia un piccolo sbuffo silenzioso, scacciando quegli strambi pensieri non da lei, riportando la sua attenzione su Jerome nel sentire la sua voce.

    Un sorriso gentile e riconoscente piega le labbra della giovane albina la quale, rivolge un piccolo inchino di ringraziamento.

    « Grazie mille. Se hai bisogno di aiuto, chiamami pure se no, a domani mattina. »

    Mormora con delicatezza, voltandosi e uscendo dalla stanza nel più assoluto silenzio e lasciando l’uomo alla sua ricerca. Gironzola poco per il castello; stando ben attenta ai rumori e ai fruscii, riusciva quasi sempre a capire dove andare, anche se quelle pareti erano capricciose e a volte dispettose, era riuscita a trovare una delle stanze dove si sistemò e si coricò.
    Passò una notte tranquilla per una volta, dormendo profondamente e ristorandosi per bene; in quel periodo di continui combattimenti, quasi nessun luogo era sicuro e il riposo, come anche il cibo erano un po’ scarsi ma lei, continuava ad andare avanti. La Madre era tornata, anche se in piena crisi, e loro dovevano dare il massimo per lei e il pianeta anche se ciò voleva dire dormire poco e mangiare anche meno.

    Non riuscì a quantificare il tempo, ma quando riprese coscienza del suo corpo il tepore e la morbidezza delle coperte a contatto con la sua nuda pelle, le fece scappare un piccolo sorriso di piacere, mentre le sue ossa e articolazioni le stavano dando pace dopo parecchio tempo. Si sollevò piano a sedere, stiracchiandosi e sbadigliando piano, saltando poi fuori dal letto. Fortunatamente, vi era un bagno all’interno della stanza ove aveva lasciato i suoi vestiti ad asciugare; l’acqua era diventata un po’ problematica da trovare e, quando la trovava la sfruttava per rifornirsi e lavarsi. Lo stesso aveva fatto in quel bagno ove aveva lavato i suoi vestiti; entrando all’interno, lì tastò con cura, annusandoli e sorrise nel costatare che non puzzavano più come prima. Lì raccolse, portandoli nella stanza, per poi tornare in bagno ove si fece una doccia veloce per togliere lo sporco anche da se stessa; i lunghi capelli di neve, vennero tamponati alla bene e meglio e lasciati liberi di asciugarsi naturalmente. Prese a vestirsi e, fatto ciò, tolse la biancheria del letto che aveva usato poggiandola da una parte e sostituendola con un'altra pulita; si fermò mentre sistemava una piega del letto ormai rifatto e sorrise mestamente. I ricordi di un tempo che furono le tornarono alla mente e si leccò le labbra; fare quelle cose da massaia la rilassavano e le facevano ritrovare una parvenza di “normalità” che non vi era più da tempo. Scosse piano il capo, richiamando la sua Darian che la rivestì con un abbraccio caldo e lenitivo per la sua anima e sospirò; quella era la nuova realtà di lotte e perdite, ma ne valeva la pena. La Corruzione non poteva e non doveva vincere quella battaglia! Se lo avesse permesso, appena avrebbe rivisto Samael si sarebbe vergognata brutalmente si se stessa per non aver fatto abbastanza; un altro piccolo sospiro le scivolò via dalle labbra, ma questa volta stava bene e la sua Darian, come se l’avesse sentita, emise una piccola vibrazione, come una nota armonica in tutto quel caos e non poté fare a meno di carezzare quella corazza con dolcezza e riconoscenza.

    « Mi chiedo cosa farei senza di te. »

    Mormorò piano e con dolcezza quelle parole, restando immobile per qualche attimo con la mancina ferma sul petto a carezzare con le dita delicate il materiale della sua corazza la quale, parve apprezzare emettendo un’altra piccola e delicata vibrazione che la fece sorridere.
    Si riscosse dalla sua contemplazione, uscendo dalla stanza ed avviandosi con passo lento e quieto per i corridoi, ascoltando i movimenti del castello e, riuscendo a trovare dopo un girovagare durato qualche minuto, la biblioteca ove aveva lasciato Jerome la sera o la mattina prima; il tempo era divenuto relativo in quel periodo in effetti.
    Bussò alla porta ma, non ricevendo risposta, l’aprì e sentì il suo superiore borbottare qualcosa mentre sfogliava un libro per poi bloccarsi. Si era accorto di lei, ne percepiva lo sguardo addosso e, nuovamente, quella strana sensazione di imbarazzo si impossessò di lei ma la scacciò subito, senza mostrare nulla all’esterno.
    Rivolse un sorriso gentile all’uomo, chiudendo la porta e avvicinandosi; ascolta con interesse ciò che Jerome le dice, mentre un sorriso luminoso le piega le labbra piene e annuisce. Non fa in tempo a finire quel cenno che la via Dorata si apre, ma vi è qualche problema; già il giorno prima l’Araldo le era sembrato strano, ma non vi aveva dato molta importanza ma, adesso che percepiva il ronzare delle api nervoso e la solita sensazione di pace e quiete era svanita. Stava per dire qualcosa quando Jerome, perse del tutto la presa sulla via che divenne un vortice impazzito, lo capiva da come il suo corpo veniva sballottato da una parte all’altra; il vortice, girava ad una velocità tale da darle le vertigini e, la sua mente stava elaborando velocemente una strategia, conscia che potevano essere scaraventati ovunque! Stava elaborando velocemente, quando la voce di Jerome la raggiunse e alle sue rassicurazioni e alla successiva domanda, rimase in silenzio per qualche attimo per poi scoppiare a ridere divertita.

    « Ti pare il caso di citare il Dottore?! »

    Gli domandò divertita, facendo poi una piccola alzata di spalle e sorridendo quieta, si preparò al peggio.

    « Oh, beh! A questo punto! GERONIMOOO! »

    Aveva gridato l’ultima parola, presa da una strana euforia che non le faceva pensare al guaio in cui il suo superiore lì aveva cacciati anzi, si stava stranamente divertendo in quel momento; fu un lampo, ma dopo aver detto della parola ed essersi rilassata un attimo, percepì il cosmo di Chernobog ritornare normale e stabile, lasciandola per un attimo perplessa; perplessità che si tramuta in sgomento, quando percepisce il cosmo e il fruscio dell’oscurità di Chernobog creare una specie d’aculeo d’ombra che le rivolge contro, mentre cerca di pugnalarla alla schiena; mille domande, emozioni, stati d’animo si alternano dentro di lei, ma non riesce a muovere un muscolo ne a emettere un fiato. Il susseguirsi degli eventi è stato così repentino e veloce che le pareva di essere intrappolata in un incubo tremendo ma, prima ancora che il suo corpo avesse la possibilità di metabolizzare le informazioni e successivamente di agire, sentì le sue membra pensanti e la testa annebbiarsi per poi non sentire più nulla; era svenuta e non sapeva neppure lei per quale motivo.

    Aprì piano gli occhi, percependo sotto di se una superficie piana ma ruvida e, muovendosi un attimo, la riconobbe come pietra; le fischiavano leggermente le orecchie e si sentiva stordita. Inspira lentamente, snebbiandosi la testa e percependo la voce di Jerome che discute animatamente con qualcuno, un qualcuno dalla voce profonda e raschiate la quale, vibrando nel suo petto le dava l’impressione che l’uomo o l’essere, non sapeva bene come definirlo, fosse davvero enorme e, dal rimbalzo della stessa capì che si trovavano in una caverna dal soffitto molto alto e tremendamente calda. Sentiva il calore lambirle la pelle mentre, intorno a lei, si affaccendavano diverse persone; ascoltò con attenzione ogni loro movimento o suono e, a quanto pareva, dovevano essere degli esseri umani. Non capiva cosa ci facesse tutto quel brulicare intorno a lei e stava per dare voce alla sua domanda quando, uno strappo all’altezza del retro del collo le fece provare una stilettata perforante di dolore che la fece irrigidire; strinse i denti per non emettere un fiato, acuendo i suoi sensi e percependo l’uomo accanto a lei sollevarsi. Teneva stretto qualcosa in mano e, in quel qualcosa, vi era imprigionato un essere che emetteva dei piccoli versi a bassa frequenza di disappunto e rabbia, mentre si dimenava in quella morsa con un rumore viscido; rabbrividì nel costatare che quella roba l’avevano strappata via dal suo collo, ma non riusciva a capire come avesse fatto quel parassita, perché non si poteva trattare che di quello, ad attaccarsi al suo collo?! Ci rimuginò su per qualche attimo, ma venne distratta dalla strana ondata di cosmo che la pervase; sentì le gote accaldarsi e il corpo riprendere vigore. Non sapeva da dove arrivava tutta quella forza ma, facendo mente locale, si ricordò che un buon aumento lo aveva percepito quando, dopo aveva incontrato Santana in quella grotta e, molto probabilmente, il parassita le si era attaccato in quel momento, nutrendosi del suo cosmo e crescendo attaccato al retro del suo collo senza che lei se ne accorgesse.
    Si sentiva un po’ in imbarazzo per non essersene accorta, ma preferì non pensarci troppo. L’importante era che ora non aveva più alcun impedimento nell’utilizzare la sua forza completa; si sollevò lentamente da quel tavolo, massaggiandosi la tempi e percependo un movimento e degli sguardi su di se. Ringraziò con un cenno e un sorriso grato gli uomini che le avevano tolto il parassita e ricollegò l’azione di Jerome al Bosco Sacro; il suo superiore, voleva toglierle il parassita, ma non vi era riuscito forse, preoccupato di arrecarle qualche danno. Le gote le si arrossarono un poco di più, mentre una strana sensazione di tepore le si diffondeva nel petto e nello stomaco, ma subito la scacciò, borbottando qualcosa mentre si alzava cautamente saggiando la tenuta delle sue gambe; fortunatamente, reggevano bene. Si mosse piano, spostandosi dal tavolo e ascoltando ciò che la circondava con attenzione, per avere un’idea chiara della situazione quando si approssimò a lei uno degli uomini che l’avevano aiutata; si volta e con un sorriso e un piccolo inchino gli rivolge la parola.

    « Vi ringrazio per il vostro aiuto. »

    Mormora piano, sentendo in risposta un borbottio leggermente imbarazzato e burbero che la fece ridacchiare piano e sorridere, mentre nelle sue orecchie si diffondeva la voce profonda e lontana, quasi nebulosa della lava che doveva essere poco distante; cantava e borbottava quietamente, in uno stato di placido rilassamento e ne sorrise lieta lasciando l’uomo che ha davanti con un cenno della mano, mentre si avvicina a passi leggeri e tranquilli a Jerome e all’uomo fatto di roccia. Poteva definirlo di roccia o simili per via del rumore che provocava, anche se lieve, ogni volta che muoveva qualche arto e da come usciva la voce in un leggero rimbombo; si avvicinò ai due, ma non si intromise nella loro conversazione, rimase solo immobile ad ascoltare ciò che dicevano nell’attesa che finissero e che potesse ringraziare il fabbro sempre se fosse stato davvero lui, ma il suo istinto le diceva che c’era una buona probabilità che lo fosse, così da ringraziarlo.


    2vjplrk

    PG × Demetra | Darian x Bat {IV} | Energia × Rossa

    Stato Fisico x Ottimale | Stato Mentale x Pensierosa ma tranquilla | Stato Darian x Integra | Segni particolari x Fasciatura che le copre la parte degli occhi


    AbilitàTecniche

    Ultrasuoni x Questa abilità, permette a chi ne fa uso, di produrre con il solo ausilio del proprio corpo, diversi tipi di onde sonore a frequenze variabili. Gli ultrasuoni, sono delle onde meccaniche sonore. A differenza dei fenomeni acustici propriamente detti, le frequenze che caratterizzano gli ultrasuoni sono superiori a quelle mediamente udibili da un orecchio umano.

    Sensi Sviluppati x E' un'abilità che si sviluppa con il tempo, la dedizione e la pazienza. Tale abilità, permette di sviluppare i quatto sensi di cui l'essere umano è in possesso e acuirli, rendendo il soggetto più sensibile al mondo che lo circonda.



    Tecniche Difensive

    Tecnica Offensiva





    Note x

     
    Top
    .
  5. 'Azz!
     
    .

    User deleted




    3


    La Spedizione





    narrato - "parlato" - °pensato° - flashback

    - "parlato Gylfi"


    Ti sei appena ambientata, e hai recuperato il controllo di tutto il tuo cosmo. A questo punto Chernobog viene verso di te. Il colosso dalla pelle petrea rimane a poca distanza.

    "Bene, Demetra, sono lieto che tu sia sveglia: mentre dormivi mastro Kolbeinn e i suoi figli ti toglievano quel parassita cosmico. Stavo per farlo io, ma siamo atterrati e non ho terminato l'operazione."

    A quelle parole i fabbri annuiscono e gonfiano il petto: sembra che uno dei due più giovani traduca per gli altri.

    "Qui ci troviamo nel Bosco Sacro, ma dovrai riemergere per raggiungere l'Islanda, come ti avevo predetto. Kolbeinn, Alfred e Gylfi sono i discendenti dell'unica famiglia umana rimasta di Fabbri della Terra: hanno ricevuto i segreti dell'Arte Primordiale dei Metalli e li tramandano da generazioni. Ma la loro fucina è assediata dai Corrotti: per cui hanno trovato asilo qui. A proposito, permettimi di presentarti Qu'Ar Thelemanior Th'I Genn Far Oord, Artefice della Terra, nonché tenente delle Truppe del Fuoco."

    Anche l'essere alle sue spalle borbotta qualcosa, ma non sembra molto affabile: è piuttosto contrariato. Lo puoi percepire bene.

    "Thelemanior e io stavamo discutendo su alcuni particolari, e mi ha fatto capire che nella fucina del vulcano ci sarebbero gli arnesi necessari per rimettere a nuovo la tua darian. Ovviamente, prima bisogna recuperarli… e sembra che, affinché funzionino, il possessore della darian debba andarseli a prendere, dando così prova di coraggio e merito. I figli di Kolbeinn ti scorteranno… quanto a me, devo restare qui ad occuparmi di alcune faccende con i nostri amici. E in fin dei conti, che merito avresti se ti accompagnassi io?"

    Thelemanior non proferisce parola: mentre il più alto e aitante dei giovani si fa avanti:

    "Sono Gylfi, figlio di Kolbeinn: ti accompagnerò in superficie insieme a mio fratello, così ci dimostrerai se meriti l'onore cui aspiri. Se riusciremo, la tua darian ne guadagnerà e tu anche: se falliremo, ti useremo come diversivo per ritirarci. Lassù ci aspetta l'Inferno."




    Aprite la Via Dorata, e tu e i due fratelli risalite in superficie. Arrivate su un fianco del vulcano Grimsvoetn, dove è stato allestito uno spazio all'aperto: una delle diverse fucine costruite dentro al monte stesso. Si tratta di uno spazio pavimentato ampio circa cento metri quadrati, occupato ai alti da rastrelliere, armadi e strumenti vari per la forgia, scorte di materiali, piccoli carretti e carriole e altro ciarpame assortito… al centro invece c'è una grande fornace, ora spenta, e alcuni larghi banchi da lavoro, ora completamente sgombri.
    Ma la cosa più rilevante è che, appena vi materializzate in questa splendida giornata di sole, due grossi Corrotti vi si avventano addosso, senza nemmeno darvi il tempo di respirare (per cui tutte le cose che ti ho descritto le scoprirai dopo, se sopravvivi). Comparite voi, e già vi sta arrivando il primo: è a due metri da te, ti si avventa contro a braccia alzate e ruggisce insulti.
    Sono entrambi specie di yeti, e si sono sviluppati da due strongmen islandesi. La loro velocità è quella di un'energia verde, la forza e la resistenza sono pari alle tue.

    P.S. non descrivere reazioni o atteggiamenti dei png, a meno che non le abbia già tratteggiati io o non ti dia via libera in tal senso: come vedi (ed era già una mia idea, non ho cambiato in corsa) gli "indigeni" non sono i classici bonaccioni che si imbarazzano per una ragazza che li ringrazia: sono più duri delle incudini che usano e se non stai attenta ti forgiano e poi ti temprano
    :zizi:


    IKajxkk
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Figlia della Terra

    Group
    Member
    Posts
    6,308
    Location
    Dal grembo della Madre Terra

    Status
    DEAD

    > Viaggio nelle terre delle Belve ●
    Parte III


    bat

    narrato x parlato x pensato x parlato altrui

    2vjplrk




    A
    ver recuperato appieno l’utilizzo di tutto il suo potere la faceva sentire più sicura e tranquilla, quasi rincuorata, ma si rendeva conto che ben presto avrebbe dovuto agire e, di fatti i passi e il cosmo di Chernobog le si fecero vicini e lei rimase lì, immobile, in attesa delle spiegazioni che non tardarono ad arrivare.
    Ascoltò con attenzione le parole del Comandante, annuendo piano e sorridendo quasi divertita nel percepire la quantità maggiore d’aria che i fabbri inalavano per gonfiare i loro petti e il movimento delle loro teste; si volse verso di loro, rivolgendogli un inchino di gratitudine, ritornando poi a prestare attenzione a Jerome.
    Assorbì ogni informazione che l’uomo le stava snocciolando velocemente, restando in silenzio da bravo soldato ma, alla fine, anche se non lo fosse stata, non trovava nulla da dire a nessuno dei presenti e, invece di far prendere aria alla bocca con delle sciocchezze, preferiva di gran lunga tacere e prestare attenzione a ciò che la circondava; ascoltare la voce del magma era rilassante, quando Jerome le presentò l’essere non umano che aveva percepito sin dall’inizio.
    Assorbì anche il nome della creatura, ma l’aura di contrarietà che lo circondava, portò la ragazza a rivolgergli un rispettoso e silenzioso inchino, avendo sentito delle parole incomprensibili in quel borbottio, ma non volle indagare. Erano affari di Jerome e del Tenente del Fuoco.

    La nuova ondata di informazioni, la fece sorridere. Era sicura di potercela fare, ma doveva mettere anche in campo i fattori di rischio della situazione, con l’aggiunta di due “civili” a cui “badare”. La sua mente prese a lavorare ad un ritmo frenetico, quando la domanda di Jerome la risvegliò e sollevò il capo con un piccolo sorriso.

    « Credo nessuno Signore. Ed è giusto che io mi guadagni il diritto di indossare la mia compagna. »

    Mormora con voce bassa e gentile, carezzando la Darian la quale, mandò un tintinnio di apprezzamento alla sua carezza e alle sue parole; si volge verso il ragazzo che le si sta avvicinando, pronta ad ascoltarlo. All’ultima parte della sua frase, gli rivolse un sorriso gentile e quieto.

    « È un buon compromesso. Se non fossi degna della mia compagna, la morte sarebbe la giusta punizione per averla tradita ed essere stata debole. »

    Quella fu la risposta leggera e quieta della giovane albina, la quale rivolse un sorriso ai due uomini, visto che si era avvicinato il fratello di Gylfi, pronta per partire verso quello che si prospettava una bella passeggiata in uno dei gironi infernali.

    Dopo qualche attimo, la via Dorata fu aperta e loro, si ritrovarono vicino alle pendici di un vulcano, di cui sentiva la lava ribollire e sferzata dal vento freddo e ricoperta dalla neve il cui profumo, veniva trasportato appunto dal vento, insieme a qualche fiocco; grazie al vento, era riuscita ad individuare una costruzione poco distante da loro. Le sue orecchie si tesero e si mise subito in guardia, parandosi velocemente davanti a due fratelli, anche se aveva percepito una costruzione, non aveva tempo per esaminarla; due corrotti si stava avventando addosso a loro in neanche un respiro.
    Anche se il sole era alto in cielo, il freddo era tangibile, ma non se ne accorse neppure; l’adrenalina scorreva nelle sue vene a tutta velocità, anche se di poco minore della sua. Per prima cosa, calcolò velocemente cosa fare ed erse la sua barriera sferica intorno a lei e ai due uomini che erano con lei pronta ad attutire il primo colpo, rafforzandola un poco per il secondo, nella speranza di riuscire a resistere e senza prestare attenzione ai loro insulti, e convogliando abbastanza cosmo e iniziò a cantare. Percepiva perfettamente l’eccitazione delle particelle e vi infuse una dose in più di cosmo, compattando l’aria in una parete lunga due metri e mezzo e alta due che, ad una nota più alta e violenta cerca di sbattere contro il grugno dei due Yeti, per rallentarli un poco e cercare di farli allontanare e prendere fiato, ma soprattutto i due fabbri dovevano trovare un posto sicuro. Sapeva di poterli proteggere, ma era anche preoccupata per il fatto che se si distraeva anche solo un secondo, ci avrebbero potuto rimettere le tutti le penne o solo lei, a seconda di come si sarebbe evoluta la situazione; peccato che non voleva rimetterci le penne per cui, si sarebbe data da fare per tornare indietro viva e vegeta anche se con qualche bella e nuova ammaccatura.


    2vjplrk

    PG × Demetra | Darian x Bat {IV} | Energia × Rossa

    Stato Fisico x Ottimale | Stato Mentale x Pensierosa ma tranquilla | Stato Darian x Integra | Segni particolari x Fasciatura che le copre la parte degli occhi


    AbilitàTecniche

    Ultrasuoni x Questa abilità, permette a chi ne fa uso, di produrre con il solo ausilio del proprio corpo, diversi tipi di onde sonore a frequenze variabili. Gli ultrasuoni, sono delle onde meccaniche sonore. A differenza dei fenomeni acustici propriamente detti, le frequenze che caratterizzano gli ultrasuoni sono superiori a quelle mediamente udibili da un orecchio umano.

    Sensi Sviluppati x E' un'abilità che si sviluppa con il tempo, la dedizione e la pazienza. Tale abilità, permette di sviluppare i quatto sensi di cui l'essere umano è in possesso e acuirli, rendendo il soggetto più sensibile al mondo che lo circonda.



    Tecniche Difensive

    Barriera Sferica x Richiamando il suo cosmo attorno a se, la Gea Saint crea una barriera cosmica a 360° intorno alla sua persona; tale barriera, dovrebbe riuscire a proteggerla da eventuali attacchi cosmici e fisici. Se l'avversario entra in contatto con la barriera, dovrebbe essere sbalzato lontano dalla giovane.

    Tecnica Offensiva

    Onda Sonora x Tramite il canto e l'infusione del suo cosmo, la ragazza può produrre delle onde sonore le quali, possono essere utilizzate in due modi, a seconda della quantità di cosmo utilizzato.
    2°: Se aumenta la quantità di cosmo, l'onda unisce e compatta le particelle d'aria, dandogli una consistenza; se l'avversario dovesse essere colpito, riporterebbe danni da impatto e verrebbe sbalzato via.




    Note x

     
    Top
    .
  7. 'Azz!
     
    .

    User deleted




    4


    Una Scelta Difficile


    narrato - "parlato Gylfi"




    La tua barriera attutisce il primo impatto; per quanto più lenti di te, comunque, i due vi sono quasi a ridosso, la "parete" che usi per respingerli non ha abbastanza corsa per accumulare velocità sufficiente a stordirli: si limita a deflagrare su sé stessa, bruciacchiando un po' il primo, ma niente che un islandese mutato e coperto di pelliccia e muscoli non possa gestire. Il secondo vi arriva addosso senza ferirvi, ma abbattendo di fatto la tua protezione. Sta per allungare le braccia verso di te, avendo visto che hai usato il cosmo pensa che tu sia l'unico pericolo ma ha fatto i conti senza Alfred, il fratello minore di Gylfi, un po' più basso e meno aitante, ma non privo di abilità combattiva: dalla cintola sgancia un pesante martello da fabbro con cui sferra un colpo devastante allo yeti numero due, lasciandolo stordito a terra. Il numero uno decide saggiamente per un ritirata, giusto il tempo che arrivino gli altri.

    Sono una dozzina, emergono dalle pendici del monte e invadono la fornace all'aperto, ringhiando, eppure mostrando un forte senso tattico accerchiandovi su tre lati, lasciando solo la montagna alle vostre spalle libera.
    Gylfi estrae due martelli più piccoli di quelli del fratello, il cui manico però termina in sfere metalliche che servono a bilanciarne il peso: infatti li lancia ed essi si comportano come boomerang, fendendo l'aria e abbattendo un paiod i nemici.

    "Questa è l'Arte dei Fabbri della Terra! Ora, Alfred, guida la ragazza esile dentro alla montagna mentre io li trattengo... sai dove cercare! Attenti: ce ne saranno sicuramente altri là dentro!"

    Indica convulsamente la parete rocciosa, nella quale si apre un vasto cunicolo ampio abbastanza da permettere a quattro persone di grossa taglia di passare in piedi e affiancati: un vero e proprio corridoio.

    "Tu, ragazzina, se fallirai e condannerai mio fratello... beh, lui conosce i rischi. Ma mi spiacerebbe che tu non tornassi indietro. Non sei male dopotutto"

    intona il mascalzone, con un sorriso che prima dell'Armageddon ha fatto cadere ai suoi piedi mezza Islanda, lato femminile. E ti afferra per la via con una mano enorme, traendoti a sé e baciandoti come nella scena di un film.
    Poi, come se niente fosse, si volta e comincia ad affrontare gli yeti, urlando al fratello, che sta esitando:

    "Che diavolo aspetti, per Zmaj? Che Svarog in persona arrivi e ti usi per arare la terra? Correte!"




    Ordunque: ti si pone una scelta.

    1) Puoi fare come dice Gylfi, seguire il corso della missione e sperara che se la cavi contro forze preponderanti (inoltre i martelli forgiati dai Fabbri della Terra sferrano sì colpi pari a quelli di un'energia verde o anche rossa, ma non potenziano integralmente chi li porta: resta un semplice umano, privo anche di armature).
    In questo caso, Alfred ti guiderà all'interno del Grimsvoetn, lungo un corridoio che scende gradualmente per un paio di km durante i quali dovrai sconfiggere autoconclusivamente alcuni yeti, fino a giungere in una stanza più grande, una sorta di atrio arredato solo con alcuni armadi e panche vicini alle pareti, e armi di varia foggia appese ad esse (come riuscirai a percepire questo, descrivilo facendo appello agli altri sensi, ovviamente). Fa sempre più caldo. Ai lati della sala, che è a pianta rettangolare, si aprono altre tre porte: fermati lì. Se vuoi, puoi parlare con Alfred: le sue risposte le curerò io dopo;

    2) Oppure puoi fregartene di quel che Gylfi vi ha ordinato: non lo lasci da solo, e spalleggiata da Alfred combattete gli yeti. Il capo della missione, nonostante ciò che possono pensare i fratelli, sei tu e sei tu che decidi. Quindi affronta i dodici yeti, considerando che i fratelli possono aiutare come forza d'attacco, ma sono molto vulnerabili e devi proteggere pure loro. Descrivi come li sconfiggete, e soprattutto eventuali ferite che da lì in poi vi menomeranno (se ne uscite tutti illesi devi spiegarlo con una mossa veramente magistrale, perché in linea di massima non esiste, così come non puoi sperare che 'sti due scalmanati ti diano retta se dirai loro cose come "state dietro di me e non rischiate la vita!").

    Quale che sia la tua scelta, mi spiace, il bacio è autoconclusivo :asd:


    IKajxkk
     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Figlia della Terra

    Group
    Member
    Posts
    6,308
    Location
    Dal grembo della Madre Terra

    Status
    DEAD

    > Viaggio nelle terre delle Belve ●
    Parte IV


    bat

    narrato x parlato x pensato x parlato altrui

    2vjplrk




    A
    ccadde tutto molto velocemente; il primo impatto venne attutito, ma una scossa le percorre il corpo, facendole scivolare un sibilo dalle labbra. Il suo attacco poi, non aveva sortito l’effetto sperato ed era solo deflagrato contro i due e per ultimo, il secondo gli si era gettato contro, infrangendo la sua barriera con un sonoro crack che le fece scorrere, nuovamente, un brivido lungo il corpo.
    Accorgendosi del movimento dello Yeti verso di lei, Demetra concentra il cosmo sulla mano destra, affilandolo e pronta a colpirlo violentemente ma il movimento di Alfred, lo poteva dire poiché lo spostamento d’aria e le onde che rimbalzavano su di lui gli aveva fatto intendere che i due fratelli fossero diversi a livello fisico, seguito dal tonfo dello Yeti che stava cercando di prenderla. Rimase per qualche secondo immobile, cercando di ricostruire i fatti e, si rese conto che Alfred aveva colpito la mostruosità con il martello che portava alla cintola. Rimase in silenzio per qualche attimo, mentre un sorriso ne increspava le labbra; percepisce il primo Yeti ritirarsi, ma non può tirare un sospiro di sollievo. Ne sente arrivare degli altri e sono molti.

    La situazione non le piaceva. Spuntavano fuori, come se la montagna lì vomitasse e, per di più dimostravano la loro intelligenza, accerchiandoli e lasciando solo la montagna come unica via di “fuga”; si lecca lentamente le labbra Demetra, mentre la sua mente cerca di elaborare più che può le informazioni quando un rumore metallico attrae la sua attenzione su Gylfi. Ha estratto qualcosa dalla cintola che gli occupa entrambe le mani, non ha dubbi; corruga leggermente le sopracciglia, pronta a dire qualcosa, quando lancia entrambe le sue armi le quali, vorticano e stendono un paio di nemici, tornando al punto di partenza come dei boomerang.
    Rimane chiusa in un silenzioso stupore, ma appena Gylfi apre bocca raggela. Sì avvicina velocemente ai due fabbri, con la fronte corrugata, ma ancora l’uomo parla e le si rivolge; alle sue parole, inclina il capo di lato con un piccolo sorriso, contenta di essersi guadagnata un poco di fiducia da parte dell’uomo quando, lo stesso, la prende per la vista con una mano enorme, sollevandola. Poggia le mani sul petto possente del fabbro, non riuscendo a capire cosa stia facendo, mentre dischiudeva le labbra per chiedere sentì qualcosa poggiarsi su di esse; rimase immobile, mentre le mani stringevano la stoffa della maglia dell’uomo e la lingua di lui giocava con la sua timida e inesperta. Le gote della giovane albina, si tinsero di un rosso accesso, quasi scottante.
    Come tutto era iniziato, finì pochi attimo dopo, lasciandola stordita e confusa e, grazie al vento gelido, trovava refrigerio al calore che le incendiava il viso delicato; sussultò all’urlo dell’uomo e, scuotendo la testa per ritrovare la lucidità. Deglutì e prese un respiro profondo, calmandosi e riprendendo a vagliare la situazione con velocità; si morse il labbro inferiore, girandosi verso Alfred a cui si avvicinò velocemente cercando di toccargli il braccio e facendogli segno di andare. Non avrebbe voluto, ma prima trovavano quegli strumenti, prima tornavano a casa, sperando, tutti e possibilmente interi.
    Strinse forte le labbra, rilasciando un cantico e del cosmo il quale, dette vita a tanti piccoli pipistrellini luminescenti che lancio contro gli Yeti, per cercare di stordirli con le onde sonore rilasciate dai piccoli e ferirli con le esplosioni.

    « Preveda di non farsi ammazzare Gylfi. La voglio riportare indietro tutto intero magari, con qualche ammaccatura, ma non di più. »

    La voce dura e seria della ragazza a rivolgere quelle parole all’uomo, sembra più un ordine, quasi un ultimatum che non ammetteva repliche, mentre si dirigeva velocemente verso l’entrata enorme della caverna che percepiva, seguita sicuramente dal fratello minore dell’altro fabbro. Prima prendevano quegli strumenti, prima tornavano a casa.

    Entrarono all’interno della grotta e Alfred le passò davanti facendole strada. Si capiva perfettamente che il ragazzo conosceva alla perfezione quel luogo e che l’aura di rabbia e nostalgia che lo avvolgeva, faceva intendere che sarebbe voluto tornare a casa sua; strinse un poco le labbra, sapendo perfettamente che era la stessa sensazione che le dava Gylfi e tutti gli altri Fabbri della Terra. Volevano tornare a casa loro e, loro, come guerrieri della Madre avevano il compito di ridare loro la propria casa; inspirò piano dal naso, captando un odore tremendo e un respiro rauco e, preoccupata, passò avanti, cercando di afferrare il polso di Alfred e spingerlo avanti, se vi fosse riuscita, l’attacco dello Yeti che le spuntò davanti, sarebbe andato a schiantarsi sulla parete vuota tra di loro. Approfittando della posizione leggermente inclinata del mostro, sfruttò la sua velocità per saltare, ricoprire la sua mano di cosmo e trapassargli la tempi destra. Sentì la mano colpire l’osso e affondare nella materia grigia, ma non la ritrasse verso di sé, bensì, la mosse verso l’esterno, staccandogli buona parte dell’emisfero celebrale frontale che si schiantò sul muro davanti insieme al corpo della creatura esanime. Poggiò nuovamente i piedi per terra e si scrollò di dosso dalla mano i rimasugli di materia grigia e sangue, scavalcando lo Yeti e e avvicinandosi ad Alfred ormai.

    « Tutto bene? »

    Domanda con gentilezza, mentre riprendono il loro tragitto verso le profondità della montagna, consapevole che non sarebbe stata una passeggiata, visto l’attacco subito a neanche cinquanta metri dall’entrata. Continuarono a percorrere velocemente la discesa, trovandosi davanti altri di quei così. Il secondo era riuscito a sferrare qualche attacco contro di loro, ma lo avevano schivato spostandosi e utilizzando le pareti come trampolini per darsi la spinta. La giovane guardiana atterrò sulle spalle del bestione, dopo aver schivato un suo attacco e, prima che potesse colpirla, gli infilò la mano nella base del cranio, tranciandogli di netto il collegamento tra cranio e atlante e, di conseguenza, il collegamento tra sistema nervoso e spina dorsale facendolo stramazzare al suolo.
    Continuarono ad avanzare veloci, trovando un terzo Yeti che non dava loro tregua tra i continui attacchi; Demetra continuava a tenere sotto controllo la posizione di Alfred e concentrando il cosmo nella sua gola, iniziò a cantare una canzone forte e graffiante la quale, fece fermare lo Yeti e contorcersi da dolore mentre grugniti animaleschi e urla ne lasciavano la bocca; avvicinandosi, la giovane donna sollevò il piede, concentrando il suo cosmo su di esso e lo schiantò con violenza contro il muso dell’essere, aprendolo quasi a metà. Scotolò il piede dai residui dell’essere, non prestando attenzione se Alfred la stesse osservando o meno; quello era il suo compito, spietato o meno che fosse, doveva ucciderli; non fecero in tempo ad avanzare che sopraggiunse un quarto Yeti, richiamato dai lamenti del compagno e le fu addosso, fece in tempo e chiudere intorno a se la sua protezione alare che il pugno la colpì in pieno, emise un sibilo di dolore, mentre veniva sbalzata indietro di qualche metro. Non si era rotta nulla, ma sapeva che dei bei lividi e un dolore tremendo alle giunture di gomiti e spalle lo avrebbe sentito per un po’; schivò il colpo successivo e quelli dopo, ritrovandosi con le spalle al muro ma, all’ennesimo colpo, si abbassò e circondando la mano di cosmo, infilzò il mostro nell’addome, prese a cantare e a concertare il cosmo nella sua mano creando un pipistrello bomba; si spostò velocemente e fece detonare la piccola bomba cosmica la quale, tramite le vibrazioni liquefece gli organi gelatinosi e tramite il botto, fece esplodere la creatura a cui si squarciò il ventre in un attimo.
    Ripresero a correre verso il fondo, ormai mancava poco e lo capiva dal caldo che stava iniziando ad opprimerla mano a mano che si avvicinavano alla fucina; non potevano ancora stare tranquilli e, di fatti, quando sentì un respiro rauco e il puzzo, reso ancora più intenso dal calore, di uno di quei così, scattò un’altra volta e cercò di spingere Alfred in avanti per toglierlo dalla traiettoria del pugno del mostro. Se vi fosse riuscita, si sarebbe beccata un pugno ragguardevole sul fianco, venendo sbalzata contro la parete, riportando qualche taglio ed escoriazione, ma anche un paio di costole e incrinate e una rotta.
    Tossì forte, riprendendo aria e schivando a fatica il nuovo colpo che le veniva inferto, ma ce la fece. Deglutì piano, mantenendosi il fianco e indietreggiando un poco mentre analizzava la situazione. Il fianco le doleva parecchio, ma non poteva di certo buttare la spugna adesso che mancava così poco alla meta! Stringendo i denti, si mise in posizione d’attacco e si gettò contro lo Yeti il quale, con un urlo animalesco le si buttò addosso; quell’urlo le ferì le orecchie sensibili, ma strinse nuovamente i denti e schivò l’essere grazie allo spostamento d’aria e si gettò contro di lui, iniziando a tempestargli l’addome di calci e di pugni intrisi di cosmo, mirando successivamente al cuore. Trapasso la carne e l’osso, stringendo il muscolo caldo e palpitante nella sua piccola mano; vi affondò le unghie e senza troppe cerimonie, lo strappò. Lo strappò via con un colpo secco e deciso, estraendolo dal petto della bestia la quale, dopo aver visto l’umana saltare via da lui con in mano qualcosa di grande, rosso e pulsante non capì subito. Guardò la mano dell’umana e il buco che aveva in petto da quale usciva abbondantemente del sangue e stramazzò a terra, primo di vita.
    Demetra, getto il cuore della bestia a terra, e si voltò verso Alfred e si avviò verso la loro meta. Appena mise piede nella stanza, si rese conto che era molto grande; mosse il piede, provocando un’onda sonora piccola, ma che si espanse velocemente, dandole un’idea della struttura. Era un grande atrio; il mobilio era poco e spartano. Percepì diverse strutture attorno alle pareti e, incuriosita, si avvicinò ad esse, riconoscendo con l’ausilio delle mani, una panca, un armadio e delle rastrelliere piene di armi; continuando la sua esplorazione, si ritrovò a tastare una porta. Si rese conto che ce ne erano tre e si fermò in quel punto in silenzio, mentre una fitta di dolore la coglieva al fianco.

    « Alfred vi è una cassetta di Pronto soccorso qui? »

    Domanda con calma e, sen avesse ricevuto risposta positiva, si sarebbe spogliata della Daria, mantenendo sempre i sensi allerta, rimanendo solo con una canotta e dei jeans, iniziando a medicarsi con cura e attenzione, nel tentativo di attutire il dolore.
    Se la risposta, invece, fosse stata negativa, sarebbe rimasta in silenzio, con la schiena appoggiata al muro di intermezzo tra le tre porte, con i sensi sempre allerta, ad ascoltare Alfred e i suoni tutti intorno, mentre la temperatura si faceva sempre più calda, quasi soffocante.

    « Le serve aiuto? »

    Domandò con gentilezza, aspettando la risposta del ragazzo, mentre il sue pensiero andava anche a Gylfi, sperando con tutta se stessa che stesse bene; alla fine, non aveva scambiato molte parole con i due fratelli e un poco se ne pentiva, ma non era molto brava con le altre persone. Emise un piccolo sospiro, restando in silenzio e in ascolto, poiché non si sapeva mai cosa poteva succedere.


    2vjplrk

    PG × Demetra | Darian x Bat {IV} | Energia × Rossa

    Stato Fisico x Ferita e leggermente stanca | Stato Mentale x Allerta e attento | Stato Darian x Integra | Segni particolari x Fasciatura che le copre la parte degli occhi


    AbilitàTecniche

    Ultrasuoni x Questa abilità, permette a chi ne fa uso, di produrre con il solo ausilio del proprio corpo, diversi tipi di onde sonore a frequenze variabili. Gli ultrasuoni, sono delle onde meccaniche sonore. A differenza dei fenomeni acustici propriamente detti, le frequenze che caratterizzano gli ultrasuoni sono superiori a quelle mediamente udibili da un orecchio umano.

    Sensi Sviluppati x E' un'abilità che si sviluppa con il tempo, la dedizione e la pazienza. Tale abilità, permette di sviluppare i quatto sensi di cui l'essere umano è in possesso e acuirli, rendendo il soggetto più sensibile al mondo che lo circonda.



    Tecniche Difensive

    Protezione Alare x La Darian presenta delle ali membranose, che seguono la lunghezza delle sue braccia sino al palmo delle mani; quando viene attaccata, tenta di avvolge intorno al corpo, potenziandole con il cosmo, creando un barriera che tenta di opporre resistenze agli attacchi fisici e cosmici.

    Tecnica Offensiva

    Pain x Quando la ragazza intona questa canzone, produce delle onde sonore le quali, colpendo l'avversario, dovrebbero provocargli dei dolori lancinanti ad ogni terminazione nervosa del corpo, quasi le stesse fossero in fiamme. Se l'avversario riesce ad opporre resistenza, dovrebbe percepire una certa rigidità corporea.

    Pipistrelli Esplosivi x Canticchiando un motivetto a mezza voce e concentrando il suo cosmo, crea attorno a se dei pipistrelli i quali, vengono lanciati verso l'avversario; la peculiarità di queste piccole creature è il fatto che appena toccano qualsiasi cosa esplodono, rilasciando nell'aria un'intensa onda sonora, simile al suono vicinissimo di una campana. Se l'avversario viene colpito o si trova in prossimità dell'impatto, riporterà ferite da impatto, stordimento e sordità temporanea.





    Note x

     
    Top
    .
  9. 'Azz!
     
    .

    User deleted




    5


    Nelle viscere della Montagna


    narrato - "parlato Alfred"



    Ansima, Alfred: non sembra del tutto a proprio agio nello scenario che si delinea - una lotta all'ultimo sangue contro orde di fortissimi mostri. Al contrario dell'impavido e spavaldo Gylfi, egli avanza con una certa riluttanza nella pugna, anche se sa molto bene che l'esito della missione dipenderà anche da lui.

    "Ce la faccio, grazie, giovane donna!"

    Se lo dica per rassicurare te o per fare forza a sé stesso, è difficile dirlo, anche per te che hai una sensibilità sopra la media. Si direbbe che nemmeno lui abbia molta dimestichezza con le persone... e tu sei la prima donna che vede da tempo.
    Però ti segue, non rimane indietro: e, sospinto dall'orgoglio che gli impedisce di venire protetto per tutto quel tempo da una donna, sferra di tanto in tanto qualche colpo con il proprio martello, sebbene in quell'ambiente ristretto non riesca a brandirlo come vorrebbe. Alcune mazzate vanno a segno, finendo i pochi yeti che ancora respirano dopo averti incontrata.

    Vi fermate alla sala, dove le tre porte attendono enigmatiche.

    "Be', no... niente pronto soccorso, ma ho sempre con me il necessario per curarsi"

    chiarisce, frugando nelle ampie bisacce appese al cinturone e traendone garze decentemente pulite, alcool ricavato in chissà quale modo, e persino alcune stecche. Una piccola bacinella e un'otre di urina di vacca bollita servono, alla bisogna, per pulire le ferite.

    "Io... ehm... noi siamo tutti fabbri, ma mentre mio fratello è sempre stato portato per il comando e la battaglia, io... sono quello che lo ricuce quando si fa troppo male"

    si schermisce. Avvampa quando ti togli l'armatura e cominci a medicare te stessa: lui fa lo stesso con le sue ferite, poche e superficiali, e non osa chiederti se hai bisogno di una mano. In parte per la timidezza, in parte perché te la cavi benissimo.

    "Quelle porte... solo quella a sinistra porta dove dobbiamo andare: nelle sale in profondità, le viscere del vulcano Grimsvoetn. Faremmo meglio ad affrettarci prima che ne sbuchino altri..."

    Non c'è tempo per gli indugi: ti conduce oltre la porta e lungo un corridoio che scende con una pendenza del 5 % circa. Ma ad un certo punto esso si interrompe.
    Siete sbucati in una caverna gigantesca dove un tempo c'era un ponte che collegava un lato all'altro. Ora è completamente franato, ma Alfred non dispera.

    "Se riuscissimo a scendere questo pendio di macerie, riusciremmo comunque ad arrivare dove dobbiamo: dall'altra parte avremmo dovuto andare comunque giù per i tunnel, e saremmo sbucati a più di cento metri sotto il livello dove ci troviamo adesso, e proprio davanti a noi. Ma è tutto buio... non ci sono torce qui, e se anche tornassimo a prenderne dubito che durerebbero abbastanza, visto quanto avanti siamo andati. Posso solo vedere per pochi metri avanti a me, e poi la frana scoompare, inghiottita dalle tenebre!"




    Ora siete, come detto da Alfred, di fronte ad una scarpata di macerie franate, molto ripida e poco stabile: per giunta non c'è luce. Una persona comune si romperebbe il collo...
    Basandoti sulle tue abilità, trova un modo di scendere: il vostro obiettivo vi aspetta più avanti... sperando che i magazzini che contengono le attrezzature dei Fabbri della Terra non siano franati anch'essi.
    Arrivando in fondo, troverete che il suolo si farà elastico, e le macerie saranno scomparse. Davanti a voi, una corrente d'aria sempre più intensa, che Alfred non riconosce, vi sbufferà davanti, calda, con un odore di terribile putredine e di chiuso. L'umidità si farà più intensa, e tutto questo agirà ancora più forte sui tuoi sensi iperattivi. Cerca di capire in che modo potete orientarvi, e dopo avere agito fermati.


    IKajxkk
     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Figlia della Terra

    Group
    Member
    Posts
    6,308
    Location
    Dal grembo della Madre Terra

    Status
    DEAD

    > Viaggio nelle terre delle Belve ●
    Parte V


    bat

    narrato x parlato x pensato x parlato altrui

    2vjplrk




    S
    ente il fiato pesante di Alfred, percependo da lui il disagio che prova nel trovarsi in quella situazione strana e quasi spinosa; i nemici si riversano su di loro, quasi le viscere della montagna lì vomitasse fuori per sbarrare loro la strada. La voce del giovane fabbro le giunge all’orecchio e sorride in modo enigmatico; non riesce a comprendere lo stato d’animo del ragazzo. Ad un primo ascolto, sembra un miscugli di autoconvincimento, incoraggiamento e un po’ di goffaggine nel trattare con gli altri, forse. Il ragazzo che era con lei aveva delle emozioni in continuo mutamento e la lasciava un poco perplessa, ma non disse nulla, sorridendo nel percepire i sui passi poco dietro o accanto a lei mentre avanzano verso la loro meta.
    Anche se i movimento con il martello era goffi, dato lo spazio del tunnel, i colpi inferti da Alfred avevano stordito qualche Yeti e l’avevano aiutata a debellare gli scimmioni più ostici.

    Giunti nella sala, si fermano a riprendere fiato, mentre i sensi della giovane sono allerta, pronti a captare qualsiasi fonte di pericolo o sospetta. Alla sua domanda su un qualcosa per medicarsi, la risposta del ragazzo è veloce e sorride; lo sente frugare nelle bisacce e poco dopo, sente i movimenti che compie per passarle l’occorrente. Inizia a medicarsi velocemente, con movimenti fluidi e lesti, senza però usare le stecche le quali, sarebbero un impedimento nei combattimenti, stringendo in modo adeguato le bende sui punti lesi.
    Appena completata l’operazione, riconsegnerebbe l’equip medico ad Alfred.

    « Grazie mille Alfred. »

    Ascolta con interesse le parole del giovane, percependo una certa nota di scherno e imbarazzo e sorride con gentilezza, continuando a tastare e a capire dove vi siano graffi o escoriazioni varie.

    « Non dovreste sminuirvi così. Voi e vostro fratello siete diversi, oserei dire opposti, ma ricordate Alfred, ogni persona viene al mondo con uno scopo. Sono certa che prima o poi scoprirete quale sia. »

    Pacata e gentile è la voce di lei, mentre termina di medicarsi e ascolta il suo compagno che fa altrettanto; richiama la sua Darian la quale, le si colloca addosso con delicatezza e la giovane freme. Il calore e il potere della sua Darian la confortano enormemente; senza di essa, si sente quasi nuda e vulnerabile.
    Volge il capo verso Alfred, ascoltando le sue parole e annuendo repentina. Dovevano fare in fretta.
    Sente i cardini della porta provocare un lievissimo cigolio, mentre i suoi sensi sono tesi e in allerta, segue Alfred per quel corridoio pendente il quale, scivola nelle profondità della terra, quasi volesse inghiottirli; in breve sbucano in una caverna gigantesca. L’eco sottile dei loro passi le riverbera nelle orecchie, ma non percepisce alcun fastidio e continua ad avanzare, quando la voce di Alfred attrae la sua attenzione.

    Lo ascolta attentamente e si avvicina con cautela alla frana; si inginocchia e, dalla gola, rilascia una nota alta, ma musicale la quale, provoca una serie di vibrazioni e spostamenti d’aria che le permettono di avere un’idea della struttura odierna mentre il suono rimbalza.
    Si fa pensierosa, mentre rilascia un’altra nota per sentire ogni minima vibrazione delle rocce e per provare a stabilire un percorso di discesa sicuro, seguendo le zone dove i sassi sono più stabili e ben incastonati; avendo trovato una strada, sorride e si volge verso Alfred.

    « Avete una corda abbastanza lunga? »

    Domanda con calma, aspettando una risposta che, se affermativa, la porterebbe a richiedere l’oggetto, dicendo ad Alfred di legarne un’estremità al qualche sporgenza e solida e l’altra intorno a loro, per avere più stabilità ed essere il più sicuri possibile. Se non vi fosse stata alcuna corda, sarebbero scesi con molta cautela per il dirupo instabile. Dopo essersi sistemati, a seconda della situazione, allungherebbe la propria mano verso Alfred, aspettando che la prenda.

    « Seguite ogni mio passo. La discesa non sarà per nulla facile. »

    Appena sente la mano del fabbro stringere la sua, gli rivolgerebbe un sorriso gentile, iniziando a scendere cautamente lungo il dirupo, stando ben attenta a dove poggiasse i piedi e fermandosi di botto ogni volta che qualche sassolino franava verso il basso, lasciando che le macerie si assestassero per poi proseguire.
    La discesa, vista la lentezza sembrava infinita ma, dopo qualche tempo arrivano finalmente alla meta; il terreno sotto i suoi piedi è morbido ed elastico, mentre le macerie scompaiono. Davanti a loro vi è una persistente corrente d’aria calda che neanche il suo compagno riconosco e ne percepisce il disagio; ancora di più, il disagio della giovane è dato dal forte odore di putrido e chiuso, quasi fosse il fiato di una belva; storce il naso schifata e, a coronare il tutto, l’umidità che le si attacca alla pelle, dandole una sensazione sgradevole e di fastidio e che rende quegli odori ancora più pesanti, quasi oleosi.
    Inspira piano, trattenendo una verso disgustato, quando da un piccolo, in una zona stabile, sui sassi delle macerie dietro di lei, provocando un riverbero; avendo fatto ciò, tenderebbe le orecchie per capire come sia conformato il luogo in cui sono, se vi sono diramazioni o, “peggio”, vi è qualcosa di pericoloso.


    2vjplrk

    PG × Demetra | Darian x Bat {IV} | Energia × Rossa

    Stato Fisico x Ferita e leggermente stanca | Stato Mentale x Allerta e attento | Stato Darian x Integra | Segni particolari x Fasciatura che le copre la parte degli occhi


    AbilitàTecniche

    Ultrasuoni x Questa abilità, permette a chi ne fa uso, di produrre con il solo ausilio del proprio corpo, diversi tipi di onde sonore a frequenze variabili. Gli ultrasuoni, sono delle onde meccaniche sonore. A differenza dei fenomeni acustici propriamente detti, le frequenze che caratterizzano gli ultrasuoni sono superiori a quelle mediamente udibili da un orecchio umano.

    Sensi Sviluppati x E' un'abilità che si sviluppa con il tempo, la dedizione e la pazienza. Tale abilità, permette di sviluppare i quatto sensi di cui l'essere umano è in possesso e acuirli, rendendo il soggetto più sensibile al mondo che lo circonda.



    Tecniche Difensive

    Tecniche Offensive





    Note x Ritardo abnorme, lo so. Mi spiace tanto.

     
    Top
    .
  11. 'Azz!
     
    .

    User deleted




    6


    Nelle viscere.... e basta


    narrato - "parlato Alfred"



    Il terreno si muove. Dapprima impercettibilmente, poi sempre di più, con un moto sussultorio che fa vacillare il tuo senso dell'equilibrio.
    Rigurgiti ovunque, e il tanfo cresce a dismisura. Dal soffitto comincia a gocciolare acqua, solo molto più viscosa, e mentre tutto trema cominciano ad arrivare da più avanti fiotti di liquido corrosivo, che ancora non riesce ad intaccare le scarpe della tua armatura ma forse, alla lunga, ce la farà. Quanto ad Alfred, momentaneamente si limita ad indietreggiare, privo com'è di difese.
    Dietro di voi, la via si chiude con uno scatto. Il liquido arriva più copioso, finché non percepisci nettamente l'incombere di un'ondata che potrebbe consumarvi entrambi...
    La grotta in cui siete rinchiusi si muove: lo percepisci, state procedendo in avanti, e poi verso l'alto. Di conseguenza, scivolate verso l'ondata acida.




    Sei nell'esofago di un lombrico gigantesco, la cui sezione è alta due volte Alfred. Non ci sono spazi laterali in cui ripararsi ad eccezione di piccole fenditure nella molle membrana che riveste l'interno della bestia: esse si aprono su ciascun lato ma viscide come sono è a malapena possibile aggrapparvisi per un paio di minuti, e solo avendo una presa salda. Cavatela! ;)

    IKajxkk
     
    Top
    .
10 replies since 27/1/2015, 06:09   157 views
  Share  
.