Lovely Irina

Up Cloth per -Ranma-

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    Atene, Grande Tempio.
    Era un giorno come ormai tanti, in un mondo in bilico e perennemente in angoscia, fra la popolazione impaurita e i Saint pronti a dare la vita per costoro e la loro Dea.
    Era il mondo di Irina Lupesku, fra gli altri. Sempre che ci facesse caso.
    Ma forse quel giorno non sarebbe stato poi così particolare.
    Tutto cominciò quando qualcosa le cadde improvvisamente in testa. Qualcosa piovuto dal cielo.
    E si fece tutto buio.


    ---------------------------------




    «... Tutto bene?»

    Riaprendo gli occhi, Irina si scoprì essere a terra, la schiena contro una parete rocciosa. A parlare era stata una bambina di forse dieci anni che se ne stava china su di lei, occhi verdi e capelli rosso-castano raccolti in due folte code di cavallo laterali.
    Nonché due punti rossi sulla fronte, che a Irina certo avrebbero ricordato quelli di Ys dell'Ariete, uno dei Gold Saint.
    Ma quella ragazzina non era certo Ys.
    Guardandosi intorno, Irina si sarebbe accorta di trovarsi all'aperto, lungo una brulla strada di montagna sotto un cielo grigio e nuvoloso; in lontananza si scorgevano le cime innevate delle montagne, mentre davanti a lei... c'era un enorme, fitto banco di nebbia.
    Ah, sì: e lei aveva la sua Cloth della Mosca indossata.


    CITAZIONE
    Ok, inizio rocambolesco ma non sapevo come introdurre la quest. Sei libero di decidere i particolari sulla situazione ad Atene prima dell'... "impatto", mi affido al tuo talento.
     
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    Irina si alzò dopo l'ennesima notte di sonno agitato e per nulla riposante, le occhiaie sotto ai suoi occhi si erano fatte così scure da sembrare quasi che si truccasse apposta e se fosse stata una ragazza più frivola e spensierata magari avrebbe rimediato con del trucco scuro sopra gli occhi per evidenziare il suo sguardo.
    Se fosse stata una ragazza spensierata però non avrebbe avuto incubi e di conseguenza avrebbe potuto godere quantomeno di notti di sonno tranquille e forse non sarebbe stata a far colazione in tarda mattinata con quel poco che rimaneva da quando il mondo era piombato nell'oscurità.

    La giovane guardò con tristezza le sue fette di pane misere e dure che provò ad ammorbidire con del latte caldo, non vi era più gas nella sua casupola ma con diversi tentativi la giovane aveva imparato ad emanare una quantità d'energia cosmica sufficiente a sostituire un fornello senza incenerire la pietanza e se c'era qualcosa che il cosmo sapeva fare bene, quello era scaldare il latte e coprire di ustioni gravissime la gente.
    La ragazza sbocconcellò il pane e mandò giù il latte caldo sentendolo scendere nelle sue viscere e scaldarla da dentro, una sensazione piacevole che le ricordava sempre di essere viva e le infondeva un poco d'energia per affrontare l'ennesima giornata in questo mondo buio ed oscuro.

    Non che lei fosse stata felice quando il sole si ergeva radioso nel cielo ma vedere sui volti di tutti la tristezza per ciò che era stato perduto e l'angoscia generata dal vivere perennemente sotto il timore che da un momento all'altro le proprie vite venissero reclamate da Vuoto, di certo non la faceva sentire meglio e chiunque avesse detto che un mal comune equivalesse ad un mezzo gaudio, probabilmente era un idiota ed un sadico e sicuramente gli puzzavano anche i piedi.

    Questo le ricordò che probabilmente avrebbe dovuto dedicarsi un minimo alla sua igiene personale quella mattina, stava lentamente ricominciando a prendere un ritmo di "lavaggio" più regolare e non era sicura se ciò fosse derivato dal fatto che a forza di stare a contatto con quella gente le stesse tornando un minimo di voglia di aprirsi agli altri, oppure se più semplicemente la noia fosse tale da trovare un minimo di svago persino nella monotonia di un salto ai bagni pubblici.

    Conclusa la colazione, Irina prese con sé un ricambio pulito e si diresse verso i bagni con addosso un pigiama infeltrito a maniche lunghe, senza il sole cominciava a fare molto freddo e se continuavano così avrebbero dovuto evolvere le pellicce degli Yeti per sopravvivere all'inverno.
    Irina raggiunse il bagno pubblico del Grande Tempio e trovò pochissima fila considerando l'ora tarda, s'immerse nell'acqua riscaldata a legna e cercò per un momento di rilassare i muscoli, i lunghi capelli neri bagnati e gli occhi chiusi che non riuscivano a celare la sua stanchezza.
    Le piaceva farsi il bagno anche se ammetterlo la faceva sentire in colpa considerando tutti i suoi cari che non potevano più godere di un semplice piacere come quello, portava ancora sul corpo i segni di quei tragici eventi e faceva sempre molta attenzione a non farsi vedere prima di spogliarsi dell'asciugamano ed entrare in acqua, non che ci fosse realmente nulla da nascondere alle altre donne ma la metteva a disagio mostrare quelle cicatrici, le davano l'impressione che chiunque potesse leggere ciò che fosse accaduto al suo villaggio tramite i segni rimasti sul suo corpo.

    Fu nel mezzo di quei pensieri che la giovane si ritrovò a sentire un forte dolore in testa seguito da un sonoro "THUD!!!" che occuparono tutti i suoi sensi per un istante prima che la sua coscienza sprofondasse nell'oscurità.

    [...]



    Irina si accorse di essere completamente asciutta e persino la testa non sembrava farle più troppo male, la sua schiena era poggiata su qualcosa di duro e sentiva distintamente la presenza della sua armatura, così familiare sia nel peso che nel contatto che andava oltre quello di un semplice pezzo di metallo, la sua armatura era calda come un essere vivente e probabilmente l'unica vera protezione sulla quale potesse contare contro la crudeltà e la violenza del mondo esterno.

    La giovane aprì lentamente gli occhi quando le parve di udire una voce chiamarla, si trattava di una vocetta petulante e fastidiosa come solo quella di una bambina poteva essere ed una volta aperti del tutto gli occhi, le sue supposizioni videro piena e totale conferma nella forma di una bimbetta di dieci anni con occhi verdi e capelli di un castano dalle tinte rossicce legati in due code di cavallo.
    Quando Irina era piccola avevano osato farle anche a lei e ricordava d'essersi infuriata perché non le piacevano e da adulta il suo gusto non era cambiato in merito, davano a qualunque bambina un'aria da mocciosetta petulante e piagnona.

    La bambina in questione aveva anche delle strane macchie sulla fronte, simili a quelle del pomposo cavaliere dell'Ariete che doveva farsi probabilmente una nuova licenza di teletrasportatore considerando che l'ultima volta aveva fatto cilecca in maniera colossale.

    A questo proposito Irina notò finalmente anche il resto di ciò che aveva attorno, tra nebbia, roccia e le montagne della distanza poteva asserire con certezza di non trovarsi più in una vasca da bagno al Grande Tempio laddove una bambina poteva ancora avere senso, la domanda sorse spontanea per Irina che esclamò portandosi una mano alla testa:

    "MA CHE CA'...!"

    Riuscì a fermarsi appena in tempo per non essere sgridata dal genitore della piccola per averle insegnato una parolaccia nuova ed alzandosi un attimo a fatica, la ragazza chiese alla bambina con un tiratissimo sorriso di circostanza:

    "Ehm... cavolo!
    Ciao piccola, sapresti dirmi dove ci troviamo?"


    La domanda reale era ovviamente "come cazzo sono finita qui!?", ma non era il caso di partire subito così, forse la bambina poteva aiutarla dandole almeno un'indicazione e lei poteva prendersi qualche boccata d'aria fresca per non pensare ai residui del mal di testa.
    Cosa diamine poteva esserle successo?
    E che ci faceva una bambina nel mezzo del nulla?
     
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    «Io sono Babel.» si presentò la bambina, visibilmente rilassata dopo aver constatato che Irina stava più che bene «E qui siamo nello Jamir: ti ci ho portato io, da Atene.»

    Lo Jamir? La mitica sede dei Riparatori di Cloth? E quella bambina l'aveva portata fin lì?
    Babel, forse rendendosi conto di aver detto un po' troppo poco, si allontanò da Irina per poi riprendere subito a parlare.

    «Non so perché, ma a fartela breve mi son Teletrasportata in un bagno pubblico - e pure proprio sopra la tua testa. Non ti ho fatto male... vero? E' che avevo bisogno d'aiuto!» sottolineò, indicando la nebbia «La vedi questa nebbia? In genere non è così fitta... Ma io non posso certo indagare, e con Ys ancora ad Asgard son dovuta andare in cerca di aiuto al Grande Tempio.»

    Finendo sopra la testa di Irina.
    Pareva che Ys non fosse poi l'unico con qualche problema nel padroneggiare i propri poteri psiconici.

    «Speravo di poterne parlare con Anita.» confidò la bambina «Ma... Beh, son incappata prima su di te. Delle guardie mi hanno detto che sei una Silver Saint, quindi ti ho portata fino a casa tua e ti ho fatto indossare l'armatura prima di Teletrasportarti con me fin qui.»

    Babel spiegò tutto come se fosse una cosa naturalissima. Certamente: tramortisci una Silver Saint, ergo lei ti aiuterà col tuo problema.
    Logico.
    Se hai dieci anni.
    Come se avesse detto la cosa più naturale del mondo, appunto, la piccola Lemuriana finì la sua spiegazione avvicinandosi di nuovo ad Irina, e le fece tanto d'occhioni.

    «Perché tu mi aiuterai entrando nella nebbia... vero?»
     
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    La cortesia di facciata di Irina crollò come un vecchio strato di carta da parati non appena Babel, ovvero la bambina, non disse alla silver saint d'averla portata in quel luogo sperduto e sospettosamente nebbioso, non le venne in mente quale onore potesse essere per un saint trovarsi nel Jamir e quanti saint suoi pari avrebbero desiderato visitarlo per il semplice significato storico attribuito al luogo in cui le cloth venivano riparate, le venne in mente solo il fatto che a causa del capriccio di una bambina lei fosse stata interrotta da un bagno che si stava godendo per essere trasportata sul cucuzzolo di una montagna situata chissà dove per occuparsi della nebbia, come se lei fosse stata un qualche meteorologo armato di bacchetta magica.

    La bambina si era allontanata da Irina e questo poteva essere un istintiva reazione allo sguardo torvo rivolto da quest'ultima alla piccola abitante dei monti che al contrario della classica Heidi non se ne stava lì a farsi fare ciao dalle caprette ma preferiva teletrasportare la gente dopo averla tramortita col suo dolce peso.

    La ragazzina specificò tra le altre cose di averla trascinata sino a casa per rivestirla e considerando l'assurdità della situazione era possibile che non solo la piccola avesse violato la sua intimità vedendole le cicatrici sulla spalla e sull'inguine, ma l'avesse anche trascinata nuda in giro per il Grande Tempio, considerando quanto fosse isolato il Jamir non era da escludersi.

    Il volto di Irina era oramai di un inconsueto colore rosso considerando il suo solito pallore, la silver saint esplose alla domanda postale da Babel:

    "POTEVI ALMENO ASPETTARE CHE IO MI SVEGLIASSI!"

    Si abbassò verso la bambina rivolgendole un'occhiata carica d'ira, le sue occhiaie apparivano molto più inquietanti da quella distanza e proseguì con un tono di voce più basso rispetto all'esclamazione iniziale ma sempre piuttosto stridulo:

    "Ricapitoliamo per bene!
    Tu vieni al Grande Tempio per cercare Anita ma apparentemente una silver saint svenuta va bene lo stesso!
    Spero che tu mi abbia almeno rivestito prima di trascinarmi in giro per il Grande Tempio!"


    A quel punto Irina si voltò e cominciò a camminare sul posto sborbottando a voce alta di tutto e di più senza rivolgersi direttamente a Babel ed agitando le braccia istericamente:

    "Ma sì certo!
    Tanto non è come se io abbia la mia vendetta cui pensare, tra la fine del mondo, i mille lavoretti di cui occuparmi al Grande Tempio come i turni di guardia, lo scavare pozzi per trovare l'acqua ed il tentativo di sopravvivere ai velati tentativi di omicidio da parte di Suikyo, adesso mi ritrovo rapita e trascinata su di una montagna situata dall'altra parte del mondo rispetto all'isola piena di gentaglia alla quale vorrei strappare il cuore a mani nude!"


    La silver saint strinse i pugni continuando a dare la schiena a Babel e dopo aver preso un bel respiro si voltò, ancora rossa in volto ma dall'aria meno furiosa, rivolse quindi uno sguardo imbronciato a Babel dicendole:

    "Dimmi almeno che non ci sono degli scheletri qui, mi hanno detto che ci stanno gli scheletri su queste dannate montagne ed io li odio, non hanno senso e ne ho già fatto indigestione per colpa di Suikyo mentre tentava di uccidermi di nascosto, adesso mi ha regalato una rosa ma sono sicura che sia un trucco anche quello."

    In effetti Babel avrebbe ricordato una bella rosa blu che stonava con il disordine e la trascuratezza della modesta casa della silver saint che a questo punto decise di dire alla bambina:

    "Qualcosa mi dice che mi conviene darti una mano per risolvere questo problema della nebbia altrimenti rimarrò bloccata qui tutta la vita, vediamo di fare in fretta che ho già le tasche piene di questo posto!"

    Irina si avvicinò cautamente alla nebbia, tanto per vedere come fosse la visibilità e se era fitta come diceva la bambina, avrebbe avuto problemi a vedere ad un palmo dal proprio naso, assicurandosi che Babel le stesse vicino le ordinò:

    "Adesso vedo di chiamare eventuali rompiscatole, tu stammi vicino e stai pronta a prendermi la mano se ci fosse da correre."

    Che strazio, le toccava ancora avere a che fare con dei bambini e non aveva di certo la pazienza di un tempo... tornando al presente, dispose le mani a megafono attorno alla bocca e concentrando il proprio cosmo nelle corde vocali, emise un urlo amplificato tramite i suoi poteri sino ad essere quasi insopportabile rivolto verso la nebbia alla quale urlò:

    "HEEEEEEEYYYY!!!
    CHIUNQUE ABBIA TIRATO SU QUESTA NEBBIA E' PREGATO DI FARLA SPARIRE ALTRIMENTI LO GONFIO COME UN PALLONE!!!"


    Irina aveva lanciato un amo, sperava che non le cadesse in testa della neve ma pareva essere presente solo sulle cime più lontane considerando quanto fosse roccioso il sentiero sul quale si trovava.
    Con un po di fortuna avrebbe diradato la nebbia col potere rinchiuso nella sua voce oppure avrebbe infastidito eventuali agenti di disturbo, era possibile che si occupasse di agenti della corruzione, in ogni caso le conveniva prendere per la mano Babel, tanto per avere meno rogne nel caso si dovesse fuggire ed evitare che si teletrasportasse nelle fauci di un mostro.

    Lok Vah Koor!
    Ho lasciato che Irina facesse sé stessa, nulla di particolarmente saggio, ma il personaggio è quello ed è pericolosissimo tra le montagne innevate, spero di ricordare bene che lo Jamir fosse tutto roccioso altrimenti ouch. XD
     
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    Babel fu letteralmente investita dalla reazione di Irina, che le riversò acida e rancorosa tutte le incongruenze delle scelte fatte dalla bambina. Incapace di replicare, la piccola Lemuriana lasciò che la Silver Saint facesse e disfacesse tutto da sola, finendo col dargliela vinta - yay! - e decidendo di aiutarla.
    Irina dunque invitò Babel a starle vicina, cosa che la ragazzina fece, quindi gridò alla nebbia la sua battagliera intimidazione.
    Fu solo allora che Babel ritrovò la favella.

    «... Avevi chiesto degli scheletri: ecco, in genere ci sono...»

    Ottimo tempismo.
    La nebbia reagì subito alle parole di Irina, quasi fosse viva: si estese all'improvviso attorno a loro, e fu così rapida che nessuna delle due poté far nulla prima di venirne avvolta.
    Poi, la nebbia stessa iniziò a svanire.
    Irina e Babel scoprirono allora di trovarsi nell'atrio di quello che pareva in tutto e per tutto un palazzo Vittoriano, ampi finestroni alle loro spalle che davano su un prato inglese e un cielo nuvoloso, ai loro lati mobili di legno e busti in bronzo a ridosso d'una parete intonacata color rossastro, ai loro piedi un grande tappeto verdastro, e davanti a loro due ampie scale che portavano al piano superiore, al centro l'ingresso ad una stanza successiva sormontato da un orologio meccanico dai numeri romani.
    E sotto di esso, un minaccioso donnone vestito in abiti neri ottocenteschi e un frustino in mano.



    «Siamo in ritardo, eh, signorinelleh?!?»

    La voce, forte ma bassa per una donna, le investì in pieno. Fu in quell'istante che le due pure si accorsero di non indossare più la Cloth e i vestiti di prima: Irina indossava un bel vestitino blu con spalline e nastro rosso annodato sul retro della vita, scarpette nere e calzini bianchi di raso; Babel, un abito rosso sbiadito su cui stava un grembiule che copriva il davanti della gonna.
    Che cosa stava succedendo?
     
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    Irina si voltò di scatto verso Babel non appena questa accennò ai non-morti, fissandola con sorpresa e sgomento:

    "Cosa!?"



    Ma non ebbe tempo per dirle il resto prima che tutto cambiasse attorno a lei sostituendo lo schifosissimo paesaggio montano con un ben più gradevole salone ottocentesco di stampo vittoriano riccamente decorato da busti e fregi nel quale dominava una scalinata centrale che si concludeva su di un orologio a pendolo di fattura squisita al di sotto del quale si trovava un donnone dall'aspetto piuttosto sgradevole con in mano un frustino che non prometteva nulla di buono.

    Irina provò a mettersi in posizione di guardia quando si accorse che qualcosa le intralciava i movimenti, guardandosi si accorse di non indossare più la sua cloth ed anzi, si ritrovava addosso dei vestitini vittoriani niente male, cose che anni prima avrebbe ucciso per poter indossare qualcosa di tanto elegante e raffinato, mentre adesso non poteva non pensare di vivere in uno strano e delirante sogno, per un momento si chiese se non fosse ancora addormentata dentro alla vasca e se quella bambina pestifera che aveva alle spalle non fosse altro che un parto della sua immaginazione, idem per il donnone che aveva un qualcosa di molto familiare.

    Quella cosa tutta squadrata che di femminile non aveva praticamente nulla si rivolse a loro dandole delle ritardatarie oltre che delle signorinelle, ora, Irina aveva la possibilità di dare a quel donnone una lezione spaccandole il grugno con pugni imbottiti di cosmo, oppure provare a fare la cosa razionale e cercare di capire dove fosse e come ci fosse finita prima di cominciare a menare le mani.
    Normalmente avrebbe optato per la prima soluzione, ma c'era un ostacolo che si era posta e non intendeva infrangerlo nemmeno per errore, lei non avrebbe utilizzato il Cosmo contro chi non fosse stato in grado di difendersi o ne era semplicemente sprovvisto, aveva provato cosa si trovava ad essere la parte debole in quella situazione e non voleva assolutamente trovarsi a commettere i medesimi crimini dei black saints.

    Il che significava che per attuare la soluzione uno avrebbe dovuto attendere e scoprire se il donnone fosse dotato di poteri speciali, nel frattempo avrebbe provato a fare il suo gioco, avvicinando a sé Babel disse alla piccola sottovoce:

    "Ok marmocchia, tu vedi se puoi teletrasportarci fuori di qui o capire almeno dove siamo, io intanto vedo che succede a stare al gioco di quel bue in gonnella."

    A quel punto la giovane si schiarì la voce ed assunse immediatamente un tono di voce meno brusco ed irritato del solito ma anzi, quasi dolce e soave, diede mostra di tutta la sua eleganza ed accennò un aggraziato inchino con la testa bassa e lo sguardo basso per un istante mentre teneva con le mani gli orli della sua ampia gonna blu dicendo con un tono delicato:

    "Mi spiace averle arrecato un tale disagio, voglio sperare che non si sia offesa signorina."

    Disse signorina per potersi eventualmente parare il sedere dicendole che aveva un aspetto troppo giovanile per essere già sposata, ma con tutta probabilità quella era una zitellona e ci aveva azzeccato.
    E se quella cosa aveva un marito avrebbe avuto molta paura all'idea d'incontrarlo.

    Detto questo proseguì sempre con l'aria da innocentina:

    "Purtroppo la signorina qui con me è ancora confusa sul perché siamo venute qui, le sarei grata se volesse aiutarmi nel ragguagliarla sul motivo del nostro arrivo qui."

    Chissà che non finisse per dare loro una qualche informazione, Irina doveva ricorrere a tutto quello che ricordava dei vari cartoni animati che aveva visto da bambina, roba come Heidi, Lovely Sara, Anna dai Capelli Rossi e chi più ne ha più ne metta che tanto per le bimbe della sua generazione vi era stata una sovraesposizione a quel genere e quindi aveva tutte le carte in regola per mimetizzarsi in quell'ambiente.
    Anche perché da bambina aveva fantasticato di trovarsi così elegante, mentre adesso cercava inutilmente di chiamare mentalmente la propria armatura.

    La Trinciabue! XD
    Sono curioso di vedere dove porterà tutto questo, si preannuncia come qualcosa di molto divertente... e senza scheletri! °°/
     
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    «Uh, Lady Irina che s'inchina, che onoreh... PECCATO CHE TU MI STIA PRENDENDO PER IL NASO, EH?!?»

    Il vocione diventò un ringhio, mentre un sorriso sgradevole si allargò sul volto della signorina e il frustino si piegava nelle sue mani.
    E un Cosmo terrificante iniziò a palesarsi in lei.
    In quel terribile istante, Babel tirò Irina per la manica.

    «... Non riesco a Teletrasportarmi.»

    Lo disse con un sorrisetto forzato e impaurito. Mentre alle loro orecchie giunse un rombo d'urlo ormai familiare.

    «SIETE TORNATE SENZA NEMMENO AVER FATTO LE COMMISSIONI!! IN PUNIZIONEH!!!»

    La signorina agitò allora il frustino, e lo spazio iniziò a deformarsi tra lampi Cosmici.
    Un istante dopo, il sedere di Irina sbatté contro qualcosa di duro.

    «Avete di nuovo fatto arrabbiare Miss Whippin?»

    A chiederlo, in un tono gentile, era stata una signora di mezza età adagiata su un tavolo da cucina sopra la Silver Saint.



    Guardandosi attorno, Irina si rese conto di trovarsi effettivamente in una cucina, e lei stava seduta sulle piastrelle del pavimento; accanto a lei, Babel stava tentando di rialzarsi guardandosi intorno con uno sguardo spaesato.

    «Quella donna non sa proprio trattare le situazioni.» commentò la signora - una cuoca? - sorridendo e girando attorno al tavolo per avvicinarsi a Irina e Babel «Ha voluto tenerti nell'istituto nonostante il tracollo finanziario di tuo padre a causa della sua sacrosanta onorabilità... Ma ti usa come tuttofare per farti pagare la retta, trattandoti pure male.» scosse la testa «Che persona orribile.»

    Tracollo finanziario di suo padre? Retta? Aggiungendo pure le commissioni a cui il donnone - Miss Whippin? - aveva alluso, pareva proprio che Irina si trovasse nei panni di un'altra persona.
    Su due piedi, proprio la Lovely Sara del cartone.
    Ma a lei una semplice Miss Minchin no, eh?

    «Purtroppo non c'è niente da fare.» la signora scosse la testa «Irina, prendi pure quel grembiule lì, che è meglio non bagnare la divisa dell'istituto. Mettiti a lavare i piatti, magari questo a Miss Whippin basterà e oggi potrai partecipare a qualche lezione.»

    Così dicendo indicò una voluminosa pila di piatti sporchi infilata in un lavello, un grembiule bianco attaccato a un gancio lì vicino. Poi si volse quindi verso Babel.

    «Babel, tu per ora da' una mano a Irina, non ho commissioni per te.»

    A quanto pareva - come pure si poteva intuire dalla divisa che indossava -, la piccola Lemuriana lì non era un'ospite, ma parte della servitù.
    Detto ciò, la cuoca si diresse verso dei fornelli accesi dall'altra parte della cucina e si mise a controllare qualcosa messo lì a bollire.


    CITAZIONE
    Ok, è proprio un arrangiamento di Lovely Sara XD Sentiti libero di dare a Irina ogni conoscenza sul cartone anche per indovinare in che ambiente si stia muovendo... Ma non dimenticare che rispetto alla trama originale ci sono modifiche qua e là, come hai potuto vedere dalla signorina lì XD
     
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    Il tentativo di Irina parve non riuscire molto bene e presto si ritrovò a doversi subire ben più di una semplice strigliata per una commissione che non sapeva nemmeno di dover compiere.
    Il donnone sfoggiò un cosmo piuttosto potente che le diede un segnale chiaro e preciso riguardo al dilemma morale che comportava l'utilizzo dei suoi poteri su di un comune essere umano, per quanto di mostruose fattezze.

    La silver saint cercò di imprecare quando lo spazio cominciò a distorcersi tutto intorno a loro, ma dovette trattenersi quando Babel le ricordò di essere presente dandole l'ennesima pessima notizia della giornata, ovvero che non potesse più teletrasportarsi:

    "OH PORCO CA....volo."

    Il duro pavimento fermò la sua caduta ed Irina si rimise in piedi massaggiandosi il deretano dolorante in maniera molto poco elegante mentre notava di non trovarsi più di fronte alla scalinata con il donnone, rimpiazzato da una donna grassoccia dall'aria affabile che battezzò il mostro in gonnella come Miss Whippin, un nome indubbiamente calzante per quanto improbabile da parte dei genitori, magari era il suo nome da super-cattiva?

    Ad ogni modo la cuoca informò le due ragazze della loro nuova condizione, apparentemente le era stata affibbiata una parte molto simile a quella di Sara Morris o Crewe a seconda dei casi, con la differenza che il padre non fosse morto in una miniera di diamanti e che lei è partita subito dal fare la sguattera invece di potersi gustare i primi episodi da ricca viziata, senza contare il fatto che la Miss Minchin di quella stramba realtà era un mostro che utilizzava il cosmo e che sarebbe stata capace di giocare a lancio del peso con le bambine.
    Ovviamente la ragazza non perse l'occasione di annuire quando venne dato della persona orribile a Miss Whippin ed alla prima occasione le avrebbe rifilato una salva di pugni dritti sul grugno visto che non si trattava di un'indifesa governante.

    Irina non si fece problemi nel mettersi il grembiule per andare a lavare i piatti, prima di divenire una Saint si occupava regolarmente delle faccende domestiche ed il suo paesino era rimasto comunque abbastanza indietro, senza contare che non era mai stata una bimba ricca e viziatella come Sara e che ne aveva passate di molto peggio che subire qualche cattiveria da parte di una governante o sentire l'antipatia di una compagna di classe snob, quella situazione era più surreale che altro.
    Babel era venuta ad aiutarla, probabilmente era la Becky della situazione ed Irina le passò i piatti da asciugare dicendole sottovoce:

    "Tu sei una mocciosa e sicuramente non l'hai mai vista, ma a me tutta questa situazione ricorda un cartone che vedevo da bambina, uno di quei polpettoni tristissimi basati su di un romanzo e tu qui sei probabilmente una servetta a tempo pieno, ci sono delle grosse differenze, tanto per cominciare Sara non era finita nella nebbia e non c'era il donnone, da capire in cos'altro sia diverso qui e sopratutto come uscirne visto che l'unica cosa che sai fare adesso non funziona.
    A questo proposito devo fare una prova."


    Prima di afferrare il prossimo piatto la giovane si guardò attorno per assicurarsi che non ci fossero altre persone in grado di vederla e concentrandosi provò a generare una piccola sfera di cosmo sulla punta dell'indice, non era detto che anche lei non avesse perso i propri poteri ed era necessario controllare, doveva anche recuperare l'armatura prima di andarsene da quel luogo o sfidare il donnone in duello ed anche ammesso che nessuno potesse ostacolarla avrebbe dovuto comprendere quali fossero le regole di quel posto per riuscire a sfuggire e magari, risolvere anche il problema della nebbia.

    Perché non era rimasta a casa a dormire?
     
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    Per somma gioia d'Irina, quando tentò di bruciarlo il suo Cosmo rispose, e la piccola sfera di prova si formò facilmente tra le sue mani: a quanto pareva, fortunatamente non era del tutto priva di difese in quel mondo bizzarro generato dalle nebbie.
    Dal canto suo, Babel rivelò conoscenze insinuate quando rispose alle confidenze di Irina.

    «Intendi La Piccola Principessa, di Frances Hogdson Burnett?» sorrise maliziosa «Casa mia è una biblioteca, sai. In realtà, ci avevo pensato anch'io... In tal caso, dovrebbero esistere pure la compagna di classe antipatica, la panettiera, il signore indiano e qualcun altro, no? Anche se non capisco come accidenti le nebbie dello Jamir abbiano generato una storia del genere! Non potevano scegliere un altro romanzo della Burnett, come Piccolo Lord Fauntleroy o Il Giardino Segreto

    A quanto pareva, Babel aveva una certa passione per i libri per ragazzi di fine Ottocento - o forse solo per quelli della Burnett, chissà.
    La questione cadde in sospeso per tutto il tempo richiesto dal lavar piatti.
    Dopo qualche tempo e molti polpastrelli raggrinziti, comunque, Irina e Babel finirono le stoviglie e dunque il loro lavoro. Vedendo ciò, la cuoca si avvicinò loro.

    «Finito tutto? Molto bene. Irina, mentre stavi lavando sono uscita a parlare con Miss Whippin, e lei mi ha dato carta bianca sull'entità della tua punizione: pare sia molto occupata a lanciare servette fuori dalla finestra, al momento.»

    La donna non lasciò trasparire giudizi sulla pratica, assai più vicina alla Miss Tranchbull di Matilda che alla più borghese Miss Minchin di romanzo e anime.

    «E, per quanto mi riguarda, i piatti mi bastano. Hai la giornata libera, e se fossi in te mi affretterei a seguire le lezioni. Babel, vai pure anche tu: se avrò bisogno di te ti farò cercare. Buona giornata, care!»

    Detto questo, la cuoca tornò al suo stufato.
    Irina aveva ora davvero carta bianca: andare a seguire le lezioni, da brava studentessa... o indagare in giro?



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    Scusa l'attesa, davvero.
     
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    Irina fissò con soddisfazione la piccola sfera di cosmo prima di dissiparla, non era il caso di attirare troppo l'attenzione ma sapere di avere a disposizione i propri poteri era sicuramente rassicurante.
    L'armatura sarebbe stata comoda ma avrebbe avuto modo d'esplorare tutto mentre adempiva ai suoi incarichi di "sguattera".

    Babel la sorprese con la conoscenza del libro ma allo stesso tempo le diede un grosso motivo d'infuriarsi con quella ragazzina saputella che oltre a cacciarla in quel casino aveva anche l'ardire di sbatterle in faccia il fatto che avesse a disposizione un'enormità di libri a casa sua laddove Irina non aveva più niente da leggere da quando era divenuta una saint e la cui casa era un buco in cui tutto girava attorno al letto ed era dovuto sopratutto agli incubi che tormentavano le sue notti e la lasciavano con quelle profonde occhiaie.

    Apparentemente la sua punizione si era conclusa grazie al fatto che il donnone fosse impegnato a lanciar bambine come una certa signorina Trinciabue della sua infanzia ed ora era libera di seguire la lezione oppure darsi alle ricerche, l'idea di dedicarsi subito ad una ricerca a tappeto per la sua armatura sembrava molto invitante, sopratutto ora che Miss Whippin era impegnata con il lancio delle bimbe.

    Tuttavia decise di essere prudente, studiare la gente del posto e vedere se riusciva a raccogliere qualche informazione relativa all'armatura senza correre rischi inutili.
    In fondo un'altro ottimo momento per cercare era durante la notte dove lei tanto non dormiva molto a priori ed a patto che in quel luogo non ci fosse stata un'Irina che urlava come lei nel sonno a causa degli incubi, avrebbe potuto cavarsela egregiamente aggirandosi furtivamente mentre tutti ronfavano.
    E se fosse dovuta andare in camera di Miss Whippin avrebbe potuto provare sempre con la furtività durante la notte oppure sfruttando una distrazione durante il giorno, magari un'altra sessione di lancio di servette.

    E così si rivolse a Babel dicendo alla bambina:

    "Ok saputella, andiamo a lezione e vediamo se riesco a trovare la strada ricordando il cartone oppure se la tua conoscenza del libro risulterà più utile."

    Irina voleva anche capire come mai Miss Whippin sembrasse possedere del Cosmo e se fosse l'unica lì intorno a possederlo oltre lei e Babel, forse avrebbero potuto trovare qualche alleato con le bambine fuori dal circolo dell'arrogante Lavinia.
    Certo le sembrava difficile darsi le arie della giovane ed intelligente Sara considerando che aveva superato i vent'anni ed ancora andava a lezione, non sarebbe stato inusuale in quello strano mondo ottocentesco se solo avesse avuto natali più umili.

    Mentre cercava indizi che le consentissero di raggiungere l'aula si chiese se vi fossero anche un'Irina ed una Babel nella loro dimensione o se questo fosse un bislacco sogno condiviso, in fondo entrambe conoscevano il materiale di riferimento...

    Scusami tantissimo per il ritardo, purtroppo sono stato pienissimo tra lavoro e corsi, proverò a rispondere più celermente per i prossimi.
     
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    La strada per le aule non fu difficile da trovare: appena sbucate in un ampio corridoio, infatti, trovarono un bel cartello indicatore classrooms: bastò seguirlo e presto raggiunsero una grande sala rotonda che dava su numerose stanze, oltre le quali si potevano vedere chiaramente gli ampi palchi lignei che formavano la tipica tribuna scolastica ottocentesca.
    La sala era gremita di ragazze ben vestite e chiaccheranti, chiuse in capannelli e che ignorarono completamente Babel e Irina. Pareva che la nuova lezione non fosse ancora iniziata.
    Man mano che le due avanzavano per la sala, però, attirarono l'attenzione di una biondina scontrosa, che avanzò a passo deciso e muso duro verso di lei seguita da un gruppetto di ragazzine vocianti.



    «Credevo fossi finita a lavare i piatti.»

    Il disappunto nella voce era evidente.
    Impossibile non capire chi fosse: Miss Lavinia, I suppose, sarebbe stato il caso di dire.
    Qualunque nome avesse avuto la ragazza in quella grottesca parodia in cui la Silver Saint era finita.
    Ma la malcelata disillusione della biondina sollevò Irina dall'imbarazzo: questa infatti si voltò verso un'amica, che rispose sulla difensiva.

    «Carol mi aveva giurato di averla vista in cucina, Lavinia...»

    Bene, si trattava proprio di Lavinia. Che sollevò lo sguardo solo per guardare male Babel - e ignorando l'occhiata generosamente ricambiata della lemuriana -.

    «Vedo che mantieni le stesse... amicizie, Irina. Non hai alcun senso del pudore? Per non dire che hai saltato la lezione di Etichetta della prima ora di oggi!»

    Beh, forse non era stato poi male essere finita a lavare piatti, dopotutto.
    Ma, a parte eventuali gusti sulle materie insegnate, ora Irina aveva una persona che forse - forse - le sarebbe potuta essere d'aiuto. Lei, e il suo cerchio di pettegole.


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    Ecco, come vedi non sei l'unico incasinato a bestia. Per fortuna è Natale, vedi mai che in queste due settimane ce la facciamo a proseguire come treni.
     
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    Irina trovò facilmente la strada per la classe, i cartelli aiutarono ma i luoghi erano familiari e ben radicati nella sua infanzia, per quanto si trattasse di una serie di ricordi dolcemente dolorosi considerando ciò che le era accaduto prima di divenire una saint di Athena, ripensare alla sua vecchia vita la riportava a tempi migliori e questa non era un'esperienza piacevole ora che era consapevole di ciò che aveva perduto per sempre.

    La giovane ebbe l'impressione di essere osservata, come se un cameraman invisibile la stesse seguendo per riportare le sue azioni in una vecchia televisione a tubo catodico con un'antenna sgangherata ma sorprendentemente in grado di collegarsi alla televisione italiana.

    Scuotere un paio di volte la testa l'aiutò a non pensare più a quell'idea bislacca e le permise di concentrarsi sul proprio personaggio prima di fare il suo ingresso in classe.

    La prima cosa che notò furono i graziosi vestitini di stampo chiaramente ottocentesco, in un'altra vita avrebbe passato ore a mirarli e rimirarli ed in certi casi d'imitare la maestria col quale erano stati tessuti.

    Una biondina dalla puzza sotto al naso mostrò tutto il proprio disappunto nel vedere Irina e Babel al di fuori delle cucine, apparentemente la Lavinia di quel posto era antipatica quanto quella originale ed emergeva in maniera netta nella memoria rispetto al mucchio di personaggi secondari che affollavano lo sfondo, una melma multicolore nei quali tutti i volti ed i nomi si mischiavano in un'unica cosa.

    Una delle sottoposte della bulletta si rivolse a Lavinia dando la colpa ad una certa Carol, un membro della melma multicolore che si ritrasse di fronte alla scontrosa prima donna della classe che parlò di cattive compagnie e di lezioni di etichetta saltate ed a quel punto Irina dovette fare appello a tutte le sue forze per provare a resistere alla tentazione di sfruttare una battuta servita su di un piatto d'argento, doveva ricordare l'idea di non dare nell'occhio, di farsi degli alleati e di gustarsi le occhiate di disprezzo rivolte a Babel che le stava sulle scatole per averla trascinata in quell'assurda situazione e... poi si esibì in un rutto, portando una mano alla bocca ed arrossendo leggermente disse con tono falsamente dispiaciuto:

    "Ops!
    Scusami cara, saltare quella lezione è stato un grave errore, lo è stato di certo altrimenti adesso non mi troverei al centro di questo imbarazzante incidente."


    Mossa diplomaticamente sbagliata ma irresistibile, quando le sarebbe ricapitato di prendersi gioco di quella fastidiosissima Lavinia che per tutta la sua infanzia per una ventina di minuti riusciva a diventare un'odiosa nemica?

    Ma non potevano rimanere così a lungo e rivolgendosi a Babel chiese:

    "Forse dovrei dare ragione a Lavinia per diventare una signorina a modo, potresti cortesemente metterti in un posto lontano dal mio?"

    Con questo Irina intendeva allontanare Babel in modo che riuscisse a cogliere la voce di qualche pettegola ora che erano lontane, sempre ammesso che la bambina riuscisse ad azzeccarne una per una volta.

    Allontanata da sé Babel, la giovane silver saint si avvicinò maggiormente a Lavinia chiedendole:

    "Vogliamo prendere posto?
    Sono sicura che senza quella piccola distrazione anche le mie maniere possano migliorare rapidamente."


    La speranza era quella di sedersi vicino all'antipatica e di estorcere qualche informazione a lei o ad una delle sue amichette prive di spina dorsale, magari se allontanate a sufficienza da Lavinia potevano essere spremute a dovere.

    E rieccomi qui a scusarmi per i terribili ritardi. >^<
    Posta con calma quando hai tempo, di certo non ho diritto di metterti fretta. Xd
     
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    Sebbene avesse incassato con una certa grazia la prima frecciatina di Irina, Lavinia si lasciò andare ad una breve risatina chioccia quando la Silver Saint diede istruzioni a Babel.

    «Oh, non credo proprio che Miss Sharps permetterà ad una serva di assistere ad una sua lezione. Non ad una che non è nemmeno nell'albo delle studentesse, perlomeno.»

    Era evidente l'accenno ad Irina stessa.
    Babel capì però l'antifona, e chiaramente nera in volto corresse di sua spontanea volontà la mala parata.

    «Ora che ci penso, avrei delle commissioni da fare.» disse la ragazzina lisciandosi la gonna «Divertitevi, signorine

    Senza aggiungere altro, la lemuriana superò il capannello di ragazze, lasciando Irina sola col gruppo di pettegole.
    In quella, suonò la campanella.

    «La nuova ora.» notò Lavinia «Storia... Sarà una noia mortale, me la sento.»

    Le sue amiche convennero subito: oh, sì, la storia era proprio noiosa! E poi, Miss Sharps non aveva proprio appeal! Bastava vedere come si vestiva...
    Irina per un attimo temette che Lavinia non avesse abboccato all'amo, ma... dopo aver fatto due passi verso la classe, come ricordandosi di qualcosa, la giovane primadonna fece un cenno alla Silver Saint.

    «Ah, vero.» mormorò con falsa teatralità «Volevi vedere una signorina beneducata all'opera, giusto? Siediti con noi: hai un gran bisogno di etichetta, Irina.»

    La soddisfazione di Lavinia era fin troppo palese.
    Fu così che la Silver Saint si ritrovò in terza fila con le sue nuove amiche ad ascoltare la voce monotona e distratta di una zitella rinsecchita di mezza età che non sollevava mai i suoi occhiali a fondo di bottiglia dal libro di testo. Tutta la classe sembrava sotto torpore, e Lavinia stessa - alla sua sinistra - teneva accuratamente aperto il libro davanti a lei, ma il volto era l'emblema della noia.
    Sembrava tutto accuratamente predisposto per permettere ad Irina di carpire informazioni.


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    Sei fortunato: oggi avevo tempo XD
     
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    Ad Irina venne ricordato che Babel non poteva assistere in qualità di serva ma aldilà della piccola gaffe la cosa non le creava grandi problemi, significava avere qualcuno in grado di muoversi liberamente per l'edificio e scoprire cose interessanti mentre la silver saint avrebbe avuto modo di spillare informazioni utili a quel gruppetto di galline.

    Con una risatina la giovane diede ragione a Lavinia mentre Babel si apprestava ad andar via:

    "Giusto, non conviene che tu stia qui e se ti riuscisse di dare una spolverata veloce alle varie stanze mi faresti un gran favore."

    Nelle intenzioni di Irina quella frase voleva spingere Babel a fare qualche ricerca senza esporsi troppo, le bastava avere un'idea migliore di come fossero disposte le varie stanze visto che quella notte aveva intenzione d'intrufolarsi in giro per ritrovare la propria armatura o un qualche indizio sul come mai fossero finite lì, tanto non aveva l'abitudine di dormire molto e se doveva svegliarsi urlando per un'incubo tanto valeva farlo di mattina che nel cuore della notte.

    La giovane si sedette con Lavinia al suono della campanella, il suo volto era così soddisfatto che le avrebbe volentieri rifilato un cazzotto sul naso, ma non era il caso di lasciarsi andare a certi istinti ed invece replicò con un sorriso falso come una banconota da tre euro:

    "Oh ma certo, ne sarei onorata."

    E così si sedettero tutte ad ascoltare la lezione di storia, un qualcosa di estremamente noioso e tranquillo che avrebbe saputo apprezzare se solo non temesse di trovarsi in una trappola potenzialmente mortale senza un'adeguata protezione.
    Il fatto che la loro insegnante fosse troppo concentrata a leggere dal libro di testo però le dava la possibilità di bisbigliare verso Lavinia e provare a raccogliere informazioni, il dilemma era più che altro capire cosa chiederle, di certo quella bulletta non aveva idea di cosa fosse una silver cloth e di certo non aveva idea di dove potesse essere nascosta.

    Ciò che stonava maggiormente in quella situazione era Miss Whippin, chiaramente dotata di poteri di natura cosmica ed in grado di distorcere lo spazio ed il tempo visto il giochetto che aveva tirato loro quando erano arrivate e la soluzione poteva essere semplicemente quella di pestarla a sangue oppure di costringerla a rispedirle sul Jamir.

    Ma non era chiaro il motivo di tutta quella sceneggiata e forse la Lavinia di quell'universo poteva confermarle il fatto che quella Miss Whippin fosse in qualche modo diversa, magari chiunque avesse spedito lì lei e Babel aveva posseduto quel donnone e forse era cambiato qualcosa nei suoi comportamenti, così Irina si decise a chiedere a Lavinia:

    "Non ricordavo che le lezioni di Miss Sharps fossero così noiose, certo, sempre meglio che avere a che fare con Miss Whippin, non credi anche tu che quella donna stia peggiorando?
    Se continua così finirà per lanciare le studentesse dalla finestra o chiuderle in uno sgabuzzino."


    Adesso doveva solo attendere una qualche reazione da parte di Lavinia mentre si chiedeva come mai le fossero venuti in mente proprio quegli specifici esempi.

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    Scusa per il mostruoso ritardo ma ho avuto poco tempo ed in genere tendo ad aggiornare i test per ultimi per non creare troppi inconvenienti agli altri giocatori.
    Rispondi pure con comodo ^^
     
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    «... Già lo fa.»

    La risposta di Lavinia fu distratta e spontanea, quasi che avesse risposto prima di rendersi conto di chi avesse formulato la domanda. Doveva essere molto annoiata.
    Infatti, dopo un paio di secondi la ragazza sbatté le palpebre, e i suoi occhi scattarono tra Miss Sharps e Irina, la sua bocca che si contorceva in un'impercettibile smorfia; dopo qualche attimo - in cui l'insegnante parve non aver dato cenno di accorgersi di nulla -, Lavinia si sporse verso Irina, sussurrandole ostile:

    «Non si dovrebbe parlare a lezione!»

    Che era, si era pentita del gesto? Lavinia si affrettò a ricomporsi, prese il libro e lo pose davanti a sé, una matita ora in mano: a vederla da lontano, pareva stesse prendendo appunti.
    E invece - gli occhi rigorosamente sul testo -, riprese a sussurrare:

    «Che poi sì, è una noia mortale oggi. Ma, per carità di Dio, fai almeno finta di stare attenta, mi raccomando!»

    Era un lato forse... inaspettato di Lavinia: la ragazza, presa dalle sue necessità di apparenza, voleva sembrare una studentessa diligente. Eppure, chiaramente moriva dalla voglia di parlare.
    Quindi, chiaccherare sottovoce. E con circospezione.

    «Non è sempre stata così, è vero.» sussurrò Lavinia «E' diventata sempre più severa dopo... Quella terribile giornata buia - sai di che parlo. Una volta ho parlato con sua sorella, Miss Amelia, e dice che da quel giorno va spesso nella stanza privata in fondo alla biblioteca. Certo, è solo una voce, però... E' un fatto che, da allora, ci sia quell'orrido cane alla guardia della stanza privata.»

    Quindi anche Miss Whippin aveva una sorella, come la Miss Minchin del romanzo. E, in una bella commistione di generi scolastici (chi ha detto la saga di Harry Potter?), ora c'era una biblioteca segreta con un guardiano da superare.
    Forse ad Irina queste informazioni bastano: ora potrebbe starsene buona buona fino a fine lezione. Oppure, chiedere altro a Lavinia, certo.
     
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