La Ricostruzione

Role post Arma per i Saint

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    Tutto era morto...tranne la guerra

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    LA RICOSTRUZIONE
    Post 1 - Anita


    “Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c'è un'alba che ci aspetta.”

    Nella sua testa risuonavano quelle parole, come una cantilena che non l'abbandonavano mai. Erano passati più di due mesi da quel terribile attacco, da quando tutto era cambiato per sempre. Solo due mesi eppure nulla era più come prima; il sole sembrava quasi temere le tenebre e oscuri astri avevano fatto la loro comparsa nella volta celeste. Fino a quel giorno aveva visto il Grande Tempio solo da lontano, conosciuto tanti cavalieri, visto tanta gente morire ma solo ora si rendeva conto di tutto ciò e le motivazioni che la spinsero a combattere e mettere tutta se stessa in quella causa.

    La sua mente volò - per qualche istante - a Ys, lasciato a sobbarcarsi il gravoso compito di rimettere in piedi lo Jamir, non senza il supporto dei suoi compagni e li, un po' di nostalgia la colpì; del resto i suoi compiti ora erano ben diversi, doveva dare una mano a Daya per rimettere in piedi il Grande Tempio e rendere quel posto sicuro per gli uomini che ancora non erano stati presi dal vuoto. Per molto tempo erano rimasti in pochi al Grande Tempio per via della scomparsa dei guerrieri che avevano preso parte all'attacco. Qualcosa aveva interferito con i poteri di Aries e Gemini, qualcosa che non erano riusciti a controllare ma le squadre di ricerca non esitarono a partire riuscendo - non senza difficoltà - a riportare indietro i più. Alcuni di loro erano diversi, altri erano meno sicuri ed altri ancora erano tornati al Grande Tempio con nuovo vigore.

    Nel frattempo i lavori per rendere il Grande Tempio vivibile andavano avanti ed era cosa comune, mentre si passeggiava per lo stesso, imbattersi in cantieri improvvisati e opere di ricostruzione. Dal canto loro i Cavalieri mettevano a disposizione i loro poteri e le loro capacità per aiutare gli operai. Ormai si avvicinava l'ora di pranzo ed ogni Saint aveva ricevuto un invito a presentarsi nello spiazzo, un invito informale del quale non veniva specificato nulla.

    Anita, aiutata da Achille e Bart aveva organizzato un pranzo che non interessava unicamente i cavalieri ma anche tutti i rifugiati; si cercava di dare una parvenza di normalità usando un rito comune come è quello della mensa per creare coesione. Quello che appariva agli occhi dei presenti era una comunità che prendendo il giusto riposo si fermava per nutrirsi e aver le forze necessarie per ricominciare a lavorare. Erano stati improvvisati diversi tavoli dove i civili e le guardie stavano mangiando e al centro di tutto ciò vi erano una grande tavolata per i cavalieri che uno ad uno sarebbero arrivati.

    Anita osservava - soddisfatta - quell'evento e aveva gli occhi lucidi nel vedere i bambini che con le loro grida e i loro giochi portavano serenità in quel luogo martoriato dal male e dalla disperazione: essi erano la ragione principe del loro operato, il motivo per il quale non dovevano e non potevano arrendersi.



    Come da voi richiesto vi ho dato un lasso di tempo - in GdR - tale da permettervi di fare le vostre cose, due mesi di gioco mi sembrano più che sufficienti per poter gestire il tutto come meglio credete. Perché un pranzo? Perché quello che voglio che emerga è che questo non è un Crysos, che la situazione non ci permette di fare una cosa solenne e che noi Saint dobbiamo essere vicino agi uomini che difendiamo e in fondo lo trovo un modo alternativo per ricominciare.

    Postaggio libero ovviamente. Mi sono preso la libertà di 'prendere' ichi e bart come co-organizzatori di questa cosa - a livello di GdR. Mi raccomando ragazzi miei, partecipate e vediamo di rimetterci in riga con tutto <3


     
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    La Ricostruzione


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    Narrato - Parlato - Pensato - Telepatia - Elena - Bambini

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    Gli occhi al cielo verso quel sole timido e sbiadito, fratello malato dell’astro che un tempo riscaldava la terra con i suoi caldi raggi. Il sudore imperlava la fronte, i muscoli delle braccia sobbalzavano ad ogni colpo, il petto nudo all’aria manteneva il ritmo costante del respiro.
    La terra non si lavora da sola. Sante parole, di quella semplice saggezza che solo i nonni di un tempo ormai perduto potevano regalare. Ci vuole impegno e fatica se si vuole ottenere qualcosa dalla natura, specialmente se questa ha deciso di voltare completamente le spalle all’umanità intera.
    La zappa colpiva il terreno arido e ostile, fermandosi solo di tanto in tanto per una breve pausa. Non c’era più tempo da perdere: la vita doveva ricominciare ad ogni costo, a partire da quel piccolo appezzamento di terra coltivato con dedizione.
    Quanto lavoro c’era ancora da fare?
    Tanto. Troppo.
    Il Grande Tempio aveva ancora molta strada da fare prima di potersi finalmente definire una roccaforte sicura per tutti coloro che avessero avuto bisogno. Certo, aveva confini solidi e sorvegliati, viveri quantomeno sufficienti, ma viveva su di un equilibrio così precario che anche una sola persona in più da sfamare lo avrebbe potuto disintegrare.
    Ma, in tutto questo, voi non vi siete ancora chiesti nulla?
    Per esempio: chi mai potrebbe mettersi a zappare la terra nel bel mezzo dell’Armageddon?
    La pelata splendente al pallido sole potrebbe darvi un grosso indizio, e un omone alto due metri e mezzo dovrebbe darvi un indizio ancora più…grande.
    Si potrebbe pensare che, nonostante tutto, i lavori più umili – se così si possono erroneamente definire – siano svolti dalla gente comune del Grande Tempio. Uomini semplici, non di certo cavalieri; men che meno cavalieri d’oro con un cosmo che potrebbe rivaleggiare con quello di un Dio. Ma a Bart, lo sapete benissimo, non interessano distinzioni e classi sociali. Lui è semplicemente un padre, felice di avere ancora tutta la famiglia al completo dopo la fine del mondo, e non c’è per lui cosa più gratificante che rendersi utile. Doveva dare il suo contributo in ogni modo possibile, così da far vivere anche ai suoi figlioli un’esistenza felice nonostante tutto. Quindi cosa importa se ci si può rendere utili indossando un’armatura d’oro e sfondando qualche corrotto, oppure ricostruendo i templi sollevando macigni pesanti tonnellate, oppure ancora lavorare con pazienza la terra circondato da persone che – come e forse più di lui – lavorano sodo per il bene di tutti?
    Il sole, intanto, era alto nel cielo, a segnare che ormai l’ora del pranzo era giunta. Bartolomeo posò la zappa a terra e si asciugò il sudore alla fronte.

    Forza ragazzi, è ora di pranzo!

    Salutò con un ampio gesto della mano i compagni di lavoro per poi fare un salto alla Seconda Casa, o quello che ne rimaneva. La struttura era stata più o meno ricostruita dal nefasto scontro con le forze oscure, ma era certo ben lontana dalla perfezione di un tempo. Garantiva, però, ancora un ottimo tetto sulla testa per sé, per la sua famiglia e per chiunque ne avesse avuto bisogno; quanto bastava per essere funzionale.
    I pargoli lo assalirono all’unisono, travolgendolo come di consueto e sommergendolo di grida eccitate. E quel giorno ancor più del solito perché era un giorno speciale.

    Pizzaaaaa!!!

    Un urlo unito e compatto dei fanciulli estasiati, con gli occhi che brillavano per la felicità. Il pranzo che li aspettava sarebbe stato molto particolare: papà avrebbe fatto la cosa che sapeva fare meglio – a parte essere un testone, ovviamente. Testone che, infatti, aveva fatto infuriare la povera Elena. Ah, chissà quanto tempo ci sarebbe voluto perché la ragazza ricominciasse a rivolgergli normalmente la parola dopo tutto quello che era accaduto. Si si, è vero, Bart si era solamente lanciato alla carica contro il Dio della guerra in persona per salvare il Grande Tempio. Lo aveva fatto per ragioni che andavano ben oltre la semplice follia, e che esprimevano il suo più profondo spirito di sacrificio e il suo incredibile senso di responsabilità. Lo aveva fatto perché era l’unico in quel momento in grado di arginare la forza incontrastabile del Dio. Lo aveva fatto con la consapevolezza che poteva lasciare di nuovo orfani tutti i suoi figlioli. Lo aveva fatto sapendo che Elena non l’avrebbe mai perdonato per un’imprudenza simile.
    Ma lo aveva fatto perché andava fatto.
    Se si fosse lasciato sopraffare dalla paura, da tutti i “se” e da tutti i “ma”, probabilmente l’intera Grecia sarebbe popolata da soli esseri corrotti. Ogni tanto è necessario agire; rimboccarsi le maniche, abbassare la testa e prendere a testate un muro finché non crolla, anche se nell’intento ci si può rimanere secchi. Era proprio quello spirito di sacrificio, quello spirito di padre che lo aveva portato fin lì. Aveva una famiglia felice, anche in momento del genere, e un’amica (e basta con questo termine, dai Bart!) che, nonostante il broncio, gli voleva un bene dell’anima.

    Ele, vieni anche tu?

    Pronunciò quelle parole cauto, quasi con un sussurro di voce, mostrando una faccia colpevole ai pargoli che ormai lo prendevano in giro per quella situazione.

    No, Bartolomeo.

    Ahia, l’aveva chiamato per nome. Nome intero.

    Verrò più tardi accompagnando i piccoli.
    Lascia in caldo qualche pezzo di pizza anche per noi.


    Non lo guardò nemmeno in faccia, continuando a sistemare il bucato che ormai aveva piegato e ripiegato nervosamente più volte nel giro di pochi secondi.

    Adesso vai altrimenti farai tardi come tuo solito.

    I figlioli risero a bassa voce intuendo la situazione di stallo, mentre Bart sconsolato si era già messo vestiti puliti per andare a pranzo: jeans e maglietta, come suo solito.

    Va bene, Ele.
    Allora ci vediamo dopo.
    Ciao…


    Un saluto un po’ sconsolato ma carico di speranza, perché intravedeva uno spiraglio in quella maschera di freddezza che Elena si era creata. Congedò anche i pargoli con qualche buffetto e qualche scompigliata di capelli e si diresse svelto nel luogo del pranzo.
    Giunto in pochi minuti a destinazione, salutò i suoi amici cavalieri Anita e Achille con un grosso sorriso e, dopo averli aiutati nei brevi preparativi, andò ad agghindarsi per il lavoro che doveva svolgere.
    Forse il Custode della Seconda Casa era famoso per la sua forza e per il suo coraggio. Forse era conosciuto fin dai tempi del mito per la tecnica considerata la più veloce tra tutti i cavalieri d’oro. Forse…naaah.
    Bartolomeo, cavaliere d’oro del Toro e Basileis del Grande Tempio, era ormai una leggenda per qualcosa di ancor più apprezzato: la pizza.
    Si infilò il grembiule bianco, si allacciò la bandana dello stesso colore sulla pelata e si sistemò i baffoni. Il forno a legna, costruito alla bell'è meglio con la pietra del Grante Tempio orfana dello scontro con le tenebre, lo stava aspettando.

    Oh oh oh!
    Oggi pizza per tutti!


    Un richiamo troppo forte, ancor più forte di un invito ufficiale del Gran Sacerdote in persona.
    Le provviste rimaste erano state razionate con cura, ma ogni tanto uno strappo alla regola è necessario per tenere alto il morale in una situazione del genere.
    Insomma, piccoli attimi di felicità e spensieratezza, circondati da un mondo ormai avvolto dalle tenebre più oscure.
    Quello era lo spirito del Grande Tempio. Quello spirito che aveva il compito di rappresentare un primo barlume di speranza per l’umanità intera.
    L’uomo aveva di certo perso una battaglia importante, ma non aveva ancora perso la guerra. E la pizza era proprio lì per ricordaglielo.

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    Bartolomeo - Gold Saint del Toro - Energia Suprema
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    Riassunto:
    Solo due parole: Bart e pizza!

    Condizioni:
    Ottime.

    Abilità:
    -

    Tecniche:
    -

     
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  3. Rafalel
     
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    La ricostruzione
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    Tutto cambia, perfino la vita. Nessuno si sarebbe mai potuto aspettare, a distanza di qualche mese, il santuario potesse diventare così diverso, così pieno di speranza. Eppure c'era ancora molto da fare, le dodici case erano l'esempio palese del degrado in cui, per ora, versava il grande tempio, e quella del Leone più delle altre. Quella casa rappresentava a pieno i sentimenti contrastanti del suo giovane proprietario: le mura erano quasi tutte crollate, se non sotto i colpi dei nemici del santuario, sotto quelli di un Deneb particolarmente nervoso per gli avvenimenti e che doveva sbollire un po' di rabbia, ma le fondamenta erano salde. Quelle fondamenta che risalivano all'era del mito non sarebbero mai state intaccate, non da questa guerra, non da questo male.

    Dopo la giornata passata con le mani grondanti sangue ad abbattere pezzo dopo pezzo la sua dimora, il giovane leone non vi aveva più fatto ritorno. Si era trasferito nel campo militare assieme a tutti i soldati ed i civili, voleva vivere come loro, non per il senso di colpevolezza che comunque lo attanagliava, ma per la voglia di empatia. Il termine giusto in realtà è compassione, nel senso più stretto della parola: soffrire insieme. Lui che era nato e cresciuto senza una famiglia; lui che dopo il suo addestramento riuscì, a stento, a chiamare Stephane fratello; lui ora aveva l'intero grande tempio come famiglia. Era un concetto che si stava ancora sviluppando dentro di lui, un embrione di un'idea, qualcosa di così diverso dal modo di vivere che aveva avuto fin'ora che l'avrebbe fatto risorgere. Forse, allora, avrebbe ricostruito la sua casa così come quelle persone stavano ricostruendo il suo spirito.

    Intervallava le sue giornate tra turni di guardia e ronde sul confine, ruolo che gli si confaceva molto di più della ricostruzione; viveva la vita del soldato semplice, viveva la vita che migliaia di quei soldati non potevano più vivere per colpa delle sue decisioni. Certo, quelle decisioni avevano, forse, salvato gli altri; ma per la mente ingenua di Deneb la possibilità di perdere anche solo un uomo era inaccettabile. Li aveva seppelliti lui, di persona, ogni singolo uomo o donna che aveva combattuto per il grande tempio, appena fu capace di lasciare l'ospedale da campo dov'era stato portato dopo l'attacco era andato personalmente in quella no man's land dove i corpi banchettavano e lì scavò, lì li onorò meglio che poté. Ma questa è il passato, ora la fiera dorata stava lì, sul grande vialone che tagliava le terre del grande tempio come una spada, con i suoi confratelli al suo fianco, la sua famiglia. E stava andando a pranzo.

    Qualcuno potrebbe pensare che ciò sia ipocrita, e probabilmente lo è, ma nella giovane mente del leone tutto quadrava. Se lui, assieme ai cavalieri ed ai soldati del grande tempio, doveva essere l'unico a assaporare l'aspro sapore della guerra, preservando la speranza e la spensieratezza dei civili che proteggevano, ciò voleva anche dire che, queste feste andavano fatte; proprio per il bene di quelle persone che aveva giurato di proteggere e, in misura minore, per quei soldati che non potevano sobbarcarsi lo stesso onere che lui aveva deciso di prendersi.

    Speriamo che oggi non si faccia rubare per sbaglio il cibo un'altra volta...

    Si sedette alla grande tavolata dopo aver salutato i propri commilitoni, se era li era solo per loro, per far vedere che tutti dovevano trovarsi li. Oggi avrebbero mangiato e festeggiato la vita guardando avanti verso un futuro migliore. Un giorno, forse, sarebbe arrivato il momento di parlare di come prendersi la rivincita, e quel giorno si sarebbe seduto al tavolo per se stesso.

    Oy1b3GU

    Deneb
    Gold Leo [VI] - Energia Viola
    Narrato - Parlato - Pensato - °Telepatia°

    Status Cloth - //
    Status Fisico - //
    Status Psicologico - //
    Riassunto Azioni - //

    Abilità

    //

    Tecniche

    //

     
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    « La Ricostruzione »
    POST 1



    <<oh no...maledizione!!Perchè?>>

    Questa proprio non ci voleva; aveva lavorato per giorni, fatto prove su prove cercando di sprecare meno tempo e viveri possibili, consumando lei stessa i collaudi andati a male, eppure era bastata una piccola disattenzione per mandare a monte l'impegno profuso. Delle risate, erano quello il motivo per cui si era distratta; semplici, vivaci e chiare risate di bambini proprio oltre il suo alloggio, per lo stupore e la meraviglia, Dha si era precipitata fuori per assaporare anche lei quella ventata di aria fresca e vitalità che non sentiva da tempo, e quando poi era ritornata dentro a controllare il fuoco il danno ormai era fatto. La torta alle mele che aveva preparato con tanta cura e passione si era bruciata sul fondo, rischio che avrebbe dovuto tenere in considerazione visto che stava da giorni provando a cucinare torte su fiamma viva e carboni. Staccò la torta dal fondo della teglia bofonchiando parole senza senso, corrucciata e amareggiata; la torta non sembrava irrimediabilmente bruciata, o almeno non come quella che aveva rovinato il giorno prima, in quel caso la frolla era diventata così dura che per alcuni istanti pensò di essersi spaccata qualche dente mentre la masticava, alla fine aveva optato per inzupparla nel latte e l'aveva fatta sparire all'istante. Preso un coltello cercò di rimediare al danno attuale, grattò il fondo più volte per cercare di togliere la parte più scura e bruciata, e poi la rivoltò nella teglia; non era male, sapeva che il sapore era accettabile, per fortuna aveva preparato il piano B.
    Uno sguardo veloce fuori dalla finestra, era quasi ora di pranzo e la quindicenne non voleva assolutamente mancare; da quando era giunta al Santuario non aveva avuto modo di conoscere molti dei suoi compagni e quella era l'occasione adatta per cominciare a familiarizzare con quella che era diventata, da quasi un anno ormai, la sua nuova famiglia. Si vestì di fretta, era in fermento; un paio di pantaloncini, una camicetta a quadri a maniche corte rossa e bianca, scarpe da ginnastica e via, era pronta. Prese un cestino di vimini e, dopo aver avvolto la torta in un canovaccio, la sistemò al suo interno insieme ad una decina di barattoli di marmellata ai frutti di bosco. Non aveva trovato altro, sembrava che da tutta quella devastazione soltanto i frutti rossi si fossero salvati in alcuni posti sporadici. Dhawyth aveva imparato a fare la marmellata da sua nonna, nei tempi in cui ancora abitava in Giappone; quella ai frutti di bosco non era una novità, non ci voleva nulla se non tempo e zucchero, cose che le mancavano entrambe, ma in qualche modo si era arrangiata. Voleva in tutti modi contribuire, portare il suo aiuto anche se in minima parte, e cosa c'era meglio di qualcosa di dolce per portare un po' di gioia in un luogo che aveva visto solo male e morte?
    Afferrato il cestino, e il suo prezioso contenuto, si avviò verso il piazzale che avrebbe ospitato il pranzo; non ci sarebbero stati solo il cavalieri e i soldati che lavoravano per il Grande Tempio, ma anche tutti gli sfollati e i rifugiati che avevano trovato in quel luogo un posto sicuro per proteggersi dalla devastazione della guerra. Lì tutti quanti avrebbero potuto ricominciare, lavorando insieme, facendosi forza l'un l'altro, mossi dalla voglia di riscatto e dalla speranza per il futuro. Parecchi tavoli erano stati sistemati un po' ovunque, mentre al centro vi era quello destinato ai cavalieri; mentre raggiungeva il suo tavolo, Dha si preoccupò di lasciare almeno un barattolo di marmellata su ogni tavolo destinato ai civili e non, tutti avevano diritto ad un po' di dolcezza, mentre collocò la torta al tavolo dei cavalieri. Quando infine si potè guardare attorno, notò che mancavano ancora molti cavalieri; una donna osservava tutto il piazzale con gioia e commozione, un ragazzo che doveva avere più o meno la sua età era già seduto al tavolo, le sembrò sovrappensiero e quindi preferì non disturbarlo. Non conosceva nessuno, nessun volto familiare se non tra le fila dei civili; quando ad un certo punto la vista le si imbatté in quello che ai suoi occhi pareva un gigante: il cavaliere d'oro del Toro. Aveva sentito parlare di lui da Achille durante il loro primo incontro; l'enorme uomo era intento a cucinare, stava preparando la pizza per tutti. Dha non l'aveva mai potuto incontrare dal vivo e quella visione confermò alla perfezione l'idea che si era fatta su di lui; un uomo forte e dai modi bruschi, ma che le infondeva uno strano senso di tranquillità e protezione, aveva un qualcosa di familiare, come se fosse un parente o un genitore adottivo. Preferì non avvicinarsi per non rischiare di distrarlo dal suo operato, aveva imparato a sue spese quando fosse importante la concentrazione ai fornelli, perciò Dha decise di prendere posto anche lei al suo tavolo e di aspettare il sopraggiungere degli altri; un sorriso leggermente imbarazzato sul viso, come quello di chi si sentisse a disagio e fuori luogo, doveva ancora conoscere bene quella sua così grande e variopinta nuova famiglia.

    juku
    *Narrato-Parlato-Pensato-Parlato altrui*

    »Dhawyth Thew
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    Stato Cloth x //
    Condizioni Fisiche x ottime
    Condizioni Psichiche x ottime
    Riassunto Azioni x al dolce ci ho pensato io XD
    Note x

    »Abilities



    Illusioni Ambientali x Questa abilità consente al Cavaliere dei Segugi di creare delle illusioni ottiche, olfattive, uditive e gustative di qualunque tipo. Questo genere di illusioni però non vengono applicate direttamente alla mente del nemico ma all'ambiente circostante. Trattandosi di illusioni, le sarà possibile creare praticamente qualunque cosa, realistica o assurda che sia. Le illusioni comunque non arrecano mai danni diretti e possono essere combinate ad attacchi di altro tipo.

    Lettura della mente x Il Cavaliere dei Segugi ha la capacità di leggere ciò che la gente pensa e può quindi prevederne gli attacchi. La lettura della mente diviene più difficile con Cavalieri di Energia più alta o con particolari protezioni mentali. Normalmente comunque la capacità di leggere il pensiero è sempre attiva e funzionante ma non è in grado di influenzare la mente altrui.

    »Techniques



     
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    Irina e Yamato erano tornati oramai da qualche tempo con grande difficoltà dopo qualsiasi trip mentale si fossero fatti alla fine dell'invasione del Grande Tempio, mentalmente debilitata e fisicamente provata, la giovane si era ritrovata di fronte al fatto di non essersi per niente avvicinata al suo scopo di vendetta nei confronti dei black saints e l'aiuto che sperava d'ottenere al Grande Tempio sembrava sempre più lontano ora che il posto era ridotto ad un rudere pieno di derelitti.

    Non che lei potesse considerarsi migliore degli altri, alla fine della fiera aveva ceduto al controllo di quello strano male che aveva colpito il mondo ed era rimasta ferita al punto da rimanere indifesa e di doversi far salvare da un bronze saint, veramente una magra figura ed ora che era di nuovo e relativamente "al sicuro", non era nemmeno sicura di quel che dovesse fare, voleva la sua vendetta ma era certa di non poterla ottenere da sola e forse aiutando gli altri avrebbe potuto ottenere da loro una mano.

    Non era un cattivo piano e McFly, lo spirito della sua armatura che spesso veniva a bacchettarla e guidarla verso la via dei veri saint, lo appoggiava in pieno, continuava a ricordarle come la sua esperienza di "sorella maggiore" nella casa della sua famiglia adottiva potesse finalmente tornarle utile e che sicuramente tutti avrebbero gradito una delle specialità del suo paese per variare il menù.
    Oppure avrebbe potuto contribuire a far avere a tutti vestiti puliti e ricuciti se non addrittura nuovi, una volta le piaceva tanto mettersi a sferruzzare e probabilmente avrebbe potuto fabbricare altri orribili maglioni come quello marrone con fantasia a rombi che indossava in quel momento che la sua armatura era in fase di rigenerazione.

    Ma Irina non voleva avere a che fare con quelle idee, aveva passato la sua convalescenza a rigirarsi a letto e concentrarsi su assurdi piani per raggiungere l'Isola della Regina Nera per non rischiare di ricordare troppo della sua vita prima di divenire una Silver Saint, McFly insisteva affinchè lei cercasse di ricostruirsi una vita ma lei sapeva di essere morta quel giorno e che adesso proseguiva solo come spirito di vendetta, per quanto fosse probabilmente uno dei guerrieri peggiori del Grande Tempio nonostante il proprio rango.

    Una volta in forse per ricominciare la sua vita di tutti i giorni, Irina comprese che anche le sue nuove abitudini erano finite, generalmente si ingozzava di cibo secco o rapido da preparare con particolare preferenza dei cereali col latte, adesso ovviamente quella roba era finita e le toccava ricominciare a cucinare, probabilmente avrebbe dovuto usare tutta l'acqua che le veniva concessa anche per lavarsi con maggior regolarità se non voleva prendersi una malattia mortale in un mondo dove non sembrava crescere manco più la penicillina.
    Un punto positivo era che forse avrebbe lavorato così tanto da riuscire finalmente a farsi lunghe e riposanti notti di sonno senza incubi, ma quella era probabilmente una vana speranza, le sue occhiaie erano profonde come al solito ed anche se non più puzzolente per la maggior parte della settimana, non era certo obbligata a pettinarsi e così i suoi lunghi capelli arruffati rimanevano nonostante la nuova routine.

    La giovane alla fine si decise a mettersi al lavoro come sarta per il Grande Tempio, le occupava la maggior parte del tempo e la distraeva dai suoi pensieri più cupi, mentre lavorava con ago e filo sembrava quasi un'altra persona, meno tesa e nervosa del solito... anche se poi finiva per sembrare ancor più nevrotica durante il resto della giornata.

    Per mantenersi in forma ogni tanto aiutava nei lavori manuali, anche nella speranza di riuscire a stancare il suo fisico a sufficenza da mettere a tacere i sogni, ma sempre più ogni mattina aveva l'impressione di stare perdendo tempo prezioso e sentiva la rabbia e l'impazienza divorarla dall'interno, neanche fosse stata un jedi in procinto di cedere al lato oscuro.

    Ad ogni modo, quel giorno Irina andò comunque a darsi una rapida lavata ed indossando il suo pesante maglione marrone con fantasia a rombi assieme ad una pesante gonna nera lunga sin sotto al ginocchio e con dei pesanti stivali, odiava l'idea della mensa perchè la costringeva a stare assieme a persone che la distraevano dal suo obiettivo, tutte deliziosamente concentrate sul rimettere in sesto quell'avamposto d'umanità che oramai era veramente una prigione in cui attendevano una morte lenta.
    Ma ovviamente lei teneva tutto questo per sé e cercava di rimanere sola lavorando sugli abiti e standosene in casa il più possibile, andava avanti durante i pranzi in mensa concentrandosi sul cibo ed annuendo di tanto in tanto fingendo d'ascoltare l'interlocutore.

    Prendendo posto tra i saints, notò il gigantesco cavaliere del toro che cucinava la pizza, non male anche se preferiva i biscotti che le aveva dato l'altra volta, il gold del leone che le stava antipatico sin dall'Armageddon e che probabilmente avrebbe attaccato anche senza possessione maligna, poi donnine random che non la interessavano, una di loro andava di tavolo in tavolo regalando a tutti barattoli di marmellata, Irina forse avrebbe potuto darle una mano nel prepararla, ma era troppo timorosa di aprire anche quella ferita del proprio animo per decidersi ad approcciare la silver saint del segugio.

    Cercò di distrarsi dal pensiero della cucina dei dolci versandosi un bicchiere d'acqua, ignara del fatto che forse Dhawyth fosse riuscita a leggere quell'indecisione che si nascondeva dietro allo sguardo sprezzante degli inquietanti occhi cerchiati dalle occhiaie della giovane silver saint della mosca.
     
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    "Ricostruzione"


    E
    ra passato del tempo dopo il suo rientro dalle dimensioni del male, Suikyo aveva passatoi suoi giorni in infermeria a cercare di guarire dopo quello che era successo inseguito al suo arrivo che solo grazie ad alcune persone e a Teneo era riuscito più o meno a superare e a rimanere al Grande Tempio con la convinzione di rimanere fedele ad Athena e di aiutarla sempre. I discorsi che gli aveva fatto in precedenza Teneo erano stati sufficienti a non farlo arrivare nel baratro della sofferenza e dell’ agonia degna solo di essere un pasto per i corrotti. Suikyo in quella missione aveva perso la vista completamente, ma aveva ritrovato sicuramente degli amici fidati a cui doveva la vita, l’idea di dover restare per sempre con Violate sarebbe stata una via ancora troppo facile per uno come lui che aveva ancora molto da offrire per rimediare ai sui errori.
    Quell’oggi tuttavia non si aspettava di ricevere un invito così caloroso da parte di Bart e di Anita del Cancro per festeggiare la loro ritrovata vita attorno ad un pranzo. Suikyo non sapeva se avrebbe voluto veramente andarci forse non si sentiva del tutto pronto ad affrontare di nuovo i volti di tutti i cavalieri sopravvissuti perché era ancora evidente il suo rammarico per le cose successe, ma aveva già affrontato quel discorso e aveva promesso anche alla sua armatura di mantenere fede alla sua parola.

    °Forse non dovrei farmi vedere in queste condizioni…°

    Si disse fra se mentre si cambiava la benda che usava per coprire gli occhi oggi li aveva lasciati un po’ liberi nella speranza di poter vedere ancora la luce, ma niente i suoi occhi continuavano ad avere quel fastidiosissimo velo bianco che li copriva e nessuna luce filtrava da loro. Il dottore della tenda era stato molto chiaro a riguardo quindi non poteva farci nulla a meno che usare l’acqua sacra, ma come aveva comunque detto anche a Teneo non lo avrebbe fatto, lui era fatto così una vita di espiazione tra i tormenti del peccato che avrebbe continuato a perseguitarlo.

    °Non riuscirò mai più a vedere nessuno però sentirò lo stesso i loro cuori finalmente ridere. In fondo la mia felicità è sempre stata nulla, ma la devo continuare a donare agli altri ecco perché posso dire di essere sopravvissuto e di aver avuto una seconda possibilità. Grazie a tutti , grazie Athena!°

    Emise un sorriso ,poi si rimise la benda sugli occhi e si vesti con il suo vestito oscuro , lasciò la cloth nella tenda , poi si fece accompagnare dal medico fuori aiutandosi poi con un bastone mentre Teneo era andato a prenderlo.

    “Maestro forza siamo in ritardo se non ci sbrighiamo non arriveremo mai a tempo ad assaggiare la pizza di Bart!”

    Suikyo sentiva la sua voce e cercò di girare un po’ la testa verso il suo allievo che lo prese per il braccio.

    “Dai su l’aiuto io e spero che dopo la festa si deciderà a curarsi gli occhi maestro.”

    Suikyo lasciò pure che lo guidasse, ma non gli rispose sull’ argomento allora Teneo rimase in silenzio, aveva capito di essere stato inopportuno di nuovo.

    “Chiedo scusa non volevo ritirar fuori l’argomento …”

    Disse Teneo mortificato, il Silver Saint scosse la testa.

    “Non preoccuparti Teneo, forse mi deciderò quando ne sarò pronto, ma adesso godiamoci il pranzo con un po’ di serenità dovuta che ne dici?”

    Teneo emise un sorriso e annuì con la testa.

    “Sì maestro.”

    Teneo e Suikyo arrivarono allo spiazzo camminando attraverso i vari cantieri e le case in ricostruzione con qualche rifugiato amico di Teneo che lo salutava e gli faceva un sacco di complimenti per aver convinto Suikyo a partecipare. Purtroppo non tutti erano conviti che avrebbe accettato dato la sua attuale situazione, la notizia della sua cecità indotta aveva fatto un po’ il giro del Santuario, e molti soldati anche quelli che lo odiavano per il suo passato erano rimasti colpiti dalla sua situazione e allo stesso tempo erano rimasti grati alle sue fatiche. Iniziavano più o meno tutti a volergli molto bene e Suikyo solo ora si stava accorgendo dello sbaglio che avrebbe fatto a lasciare della gente così splendida a loro destino.
    La loro energia vitale così carica di speranza riusciva a sentirla meglio adesso che i suo restati sensi dovevano adattarsi a tutto .

    “Teneo…”

    Il ragazzo alzò la testa mentre il suo maestro lo chiamava e gli metteva una mano sulla testa.

    “E’ stato davvero un miracolo…”

    Disse quasi ridendo tra se e Teneo gli rispose a tono con un “già “ ridendo a sua volta.
    Arrivati allo spiazzo Teneo notò subito verso il centro la tavola imbandita dedicata ai cavalieri, sembrava che oltre ai rifugiati fossero venute altre persone a sedersi , c’erano il Gold Saint del leone e la Silver del cane da caccia che ne Teneo ne Suikyo conoscevano , (che stava offrendo marmellata?), poi c’era Irina, Bart , Achille, Anita e Alisia non erano ancora venuti , stavano cucinando.
    Suikyo non poteva vedere nessuno, ma assaporava gli odori di cibo con un certo interesse . Teneo per non farlo stare troppo in piedi lo accompagnò al tavolo e lo fece sedere non lontano dal cavaliere del Leone e da Irina che probabilmente lo avrebbero visto, ma lui non vedendoli non disse una parola. Teneo invece li salutò entrambi.

    “Ehilà ciao a tutti! Irina sono contento di vederti!”

    Dopo averli salutati Teneo andò a vedere se c’era bisogno di aiuto e andò verso le cucine lasciando Suikyo da solo.





    pfeo4

    narrato;parlato""; pensato°° & monologhi<<>>,telepatia<<>> Parlato Esterno


    Dati & Riassunti

    Nome:Suikyo.
    Stato fisico:Cieco completamente.
    Stato Psicologico:buono.
    Armatura:Silver Cloth di Crateris [livello6]
    Stato armatura:intatto
    Energia:Energia Blu
    ___________________________________________________________
    Riassunto:





    Azioni:









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    La Ricostruzione
    Hell on Earth



    M
    i trovavo nell'ultimo posto in cui avrei voluto essere: il Grande Tempio. Volevo solo stare da solo a riflettere su tutto quello che era successo, a piangere i genitori ed i fratelli che non avrei mai conosciuto, e invece non avevo avuto un attimo di tregua. In primo luogo, da quando avevo salvato Selene - mia nipote - non mi lasciava nemmeno un secondo. Forse questo attaccamento morboso era dovuto al fatto che rivedesse in me suo padre e questo mi faceva torcere le viscere dal momento che mio fratello Atticos era morto a causa mia. La sola vista della bambina, quindi, mi provocava forti malesseri. Tutti i miei tentativi di farla stare con la madre erano stati inutili, Selene accettava di staccarsi da me solo per brevi periodi. Non fraintendete, le volevo bene, ma da quando aveva realizzato che suo padre non sarebbe tornato a casa mai più, era diventata la bambina più infelice del mondo e la certezza di essere stato io a provocarle quel dolore mi uccideva. Niobe, sua madre, continuava a tentare di persuadermi del fatto che io non avessi colpe, ma forse in fondo non ci credeva nemmeno lei.
    Per farla breve, ero venuto al pranzo con i miei genitori adottivi, la mia sorellastra Elektra, mia nipote, mia cognata incinta e i due fratelli - gemelli - che mi rimanevano. Questi ultimi tre erano gli stessi che avevano chiesto il mio aiuto durante l'Armageddon, svelandomi che il mio vero nome non era Nesyos bensì Damian, nonostante per abitudine avessi deciso di mantenere comunque il primo almeno a livello informale. Ognuno di noi aveva portato qualcosa da mangiare così, dopo essere riuscito ad affidare Selene alla madre, mi diressi verso il tavolo dei Saints portando un vaso di yogurt greco con miele e noci ed una teglia di Mussakà. Speravo che la presenza del cibo avrebbe compensato l'assenza del mio spirito e della mia mente. Mi ero presentato solo per educazione e per la consapevolezza di non poter accantonare la sicurezza delle persone per dedicarmi ai miei problemi personali infatti, dopo essere tornato ad Athene, nonostante il morale distrutto mi ero adoperato per aiutare la popolazione nella ricostruzione, utilizzando le Catene per trasportare o sollevare materiali pesanti.
    Giunto presso i miei compagni, salutai tutti con un cenno del capo domandandomi se qualcuno sarebbe venuto a chiedermi qualcosa a proposito dei segni che mi ricoprivano il corpo, ricordo dei rampicanti che mi avevano posseduto durante la battaglia alle Dodici Case. Tuttavia, notando la probabile cecità di Suikyo, pensai che il mio problema sarebbe passato in secondo piano rispetto al suo e mi tranquillizzai. Andai a sedermi non prima di aver notato la presenza di una ragazza che non avevo mai visto prima, ma non ero in vena di indagare in merito. Gli altri li conoscevo, chi meglio e chi peggio, ma preferii andare a sedermi da solo, in un angolo, il più lontano possibile dal resto del mondo, chiuso nel cerchio di infelicità che speravo avrebbe tenuto gli altri alla larga. Tutti sembravano spensierati - o per lo meno fingevano di esserlo - ma io, dopo aver combattuto contro un'orda di mostri, aver scoperto di essere stato adottato ed aver perso metà della famiglia che non conoscevo durante l'Armageddon, non avevo nemmeno voglia di fingere di stare bene.


    ny4x
    Narrato - Parlato - Pensato - Telepatia - Astral

    ANDROMEDAnoNESYOS
    16px

    Energia Viola
    Nome e Grado Cloth Bronze Cloth di Andromeda, liv. VI
    Stato della Cloth //
    Condizioni Fisiche Illeso
    Condizioni Psichiche Depresso

    Abilità Passive ~ Catene Intelligenti
    Le Catene hanno una volontà propria e agiscono anche indipendentemente da quelle del possessore. Possono sistemarsi in posizione di difesa anche se il proprietario non si è accorto dell'attacco. Sono in grado di identificare le illusioni e cercare automaticamente appigli in caso di bisogno. Inoltre le catene possono oltrepassare i portali tra dimensioni diverse.

    Abilità Attive //

    Tecniche di Attacco //

    Tecniche di Difesa //

    Azioni //

    Note Sì, lo so che non capirete niente ma mi manca da fare un quest per il bg che arriverà prima o poi XD




     
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  8. ragnarok36
     
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    La Ricostruzione
    Post I



    Le rosse braci si avvicinavano alla sua bocca a ogni nuovo respiro facendo danzare nell'aria effimere curve bianche che si disperdevano dopo pochi centimetri.
    Aveva ricominciato a fumare, divertente, non prendeva in bocca una sigaretta da quando suo nonno l'aveva scoperto alle superiori e l'aveva riempito di ceffoni: “Un guerriero non cede a vizi effimeri ragazzo! La rettitudine è la sua unica via!”
    Il suo spirito glaciale aveva ceduto alla tentazione e si era rituffato nel tabacco, tutta colpa di tensione e nervosismo che in quei giorni sembravano sopraffare il suo animo incrollabile.
    All'esterno appariva come al solito calmo e pacato ma dentro sé sentiva ardere il fuoco della guerra.

    Aveva ucciso orde di demoni oscuri nella battaglia alle porte del tempio, aveva combattuto fino allo stremo nella dimensione oscura scaturita dagli incubi di Irina della Mosca e aveva persino avuto un acceso diverbio con il cavaliere d'oro del Sagittario durante il quale la sua corazza era stata ridotta a metallo di scarto. Erano stati giorni pieni di eventi indubbiamente e ora cercava di riposare aiutando con i lavori di ricostruzione del Santuario ma la sua mente continuava a volare a quelle epiche battaglie ma la sua non era paura era desiderio. Desiderio di affrontare nuovamente avversari invincibili e torme di soldati, di gettarsi nella mischia e provare il brivido della battaglia ma no... no! Lui non era così! Il conflitto è solo un mezzo per raggiungere fini più alti non uno scopo, combatteva per aiutare la Dea a salvare il mondo e gli innocenti, non per il mero piacere personale però... però non riusciva a zittire quella voce dentro sé che lo incitava allo scontro, che gli faceva desiderare la battaglia.
    In quei giorni aveva costruito con le sue nude mani rifugi per i profughi che abitavano ormai all'interno delle mura, aveva aiutato i bisognosi ma c'erano dei momenti, dei momenti di cui non andava fiero, in cui quelle sue stesse mani fremevano per potersi sfogare sui crani dei nemici.

    Gettò in terra il mozzicone e lo schiacciò sotto il tacco dello stivale, era ormai ora di andare a pranzo, i suoi compagni saranno stati tutti là assieme ai civili ansiosi di godersi la leggendaria pizza del guardiano della seconda casa.
    Il sole malato rischiarava a malapena quella giornata proposta dai gold saint per cercare di riscaldare gli animi, era stata davvero una buona idea, un ottimo modo per allontanare la paura dal cuore della gente, per far saper loro che i loro guardiani erano ancora lì pronti a proteggerli ed aiutarli in qualunque istante e che nonostante tutto, in quel mondo dove era tutto cambiato, i guerrieri della dea Atena si sarebbero stagliati ancora in difesa della giustizia.

    Arrivò in pochi minuti davanti allo spiazzo antecedente le dodici case, c'era già parecchia gente che stava aiutando a ultimare i preparativi mentre i bambini giocavano a rincorrersi o a palla poco distante dalle grandi tavolate.
    Sentì un pallone rotolargli affianco ai piedi, alzò lo sguardo e vide tre piccini che se ne stavano immobili a fissarlo. Yamato gli sorrise pacatamente e con un lieve tocco del piede gli restituì la palla, quelli ricambiarono il sorriso e dopo averlo ringraziato ricominciarono a giocare.
    Il dragone pensò come fosse incredibile che in un simile momento di disagio i piccoli riuscissero a mantenere ancora il sorriso e a giocare spensierati, creature stupefacenti i bambini, in qualche modo sentiva che semplicemente guardarli negli occhi gli aveva rallegrato il cuore quanto bastava per farlo stare meglio. Se loro che erano creature così fragili non avevano paura perché doveva averne lui?

    Finalmente raggiunse la tavola dove erano riuniti i suoi compagni d'arme assieme ai quali aveva difeso il tempio qualche tempo prima.
    Non era stato difficile trovarli, la pantagruelica schiena di Bartolomeo del toro torreggiava come un faro in una notte di tempesta mentre tirava fuori le sue prime opere dal forno.
    Nonostante il clima di spensierata allegria che si respirava la tensione nell'aria si tagliava con un coltello, per quanto si cercasse di mantenere una parvenza di tranquillità infatti se si scrutava negli occhi dei suoi alleati si riusciva a vedere le preoccupazioni e le paure di ciascuno. Yamato non sapeva quali pensieri sorressero nelle menti dei nobili Saint, quali crucci e quali pene li affliggevano e non era certo di poterli aiutare.
    Irina, Deneb, Nesyos tutti i suoi amici sembravano covare qualcosa in loro: odio, ira, timore, nessuno sembrava rilassato come avrebbe dovuto essere secondo il copione, perfino il buon Bartolomeo sembrava avere la testa da un'altra parte.
    Non vedeva però Achille, probabilmente doveva ancora arrivare, era felice di aver appianato le divergenze che aveva con lui, dopo che ebbero combattuto aveva capito che sotto la scorza da duro guerriero c'era un ottimo alleato.
    Yamato prese posto alla tavolata dopo aver salutato al meglio quegli uomini e quelle donne che considerava ormai alla stregua di fratelli, notò anche un volto nuovo, cosa bizzarra in quell'epoca di guerra.
    Era una giovane ragazza che pareva giapponese come lui, le si presentò e le chiese di dove fosse per mera curiosità, in quel periodo di duro lavoro non era riuscito a stare molto attento ai nuovi investiti ma era contento di vedere qualcuno del suo paese.
    Tra gli altri notò anche Suikyo che a quanto aveva sentito dire era stato il meno fortunato dei sopravvissuti: dopo il viaggio interdimensionale infatti la sua vista non era più tornata, doveva essere stato un duro colpo per un guerriero come lui.
    Yamato preferì non parlargli, cosa si poteva dire a un uomo che aveva perso così tanto? Qualunque cosa sarebbe stata fuori luogo, preferì salutarlo semplicemente come se nulla fosse, come se non fosse cambiato nulla rispetto ai giorni in cui la sua vista e la sua abilità erano ben note.
    Stette lì seduto in attesa del suo piatto totalmente rilassato giocherellando con l'accendino che teneva nella mano sinistra, era curioso, non aveva mai mangiato una vera pizza italiana, solo scarti da fast food che servivano dalle sue parti, sarebbe stata sicuramente un'esperienza interessante.


    ht1b

    YAMATO KUJURO

    dbzl

    Energia Rossa
    Nome e Grado Cloth Cloth del Dragone grado III (non indossata)
    Stato della Cloth x
    Condizioni Fisiche Ferite risalenti all'armagheddon ancora fasciate ma praticamente guarite
    Condizioni Psichiche Rilassato

    Abilità x

    Tecniche x






     
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    La lotta per il Santuario era stata devastante in così tanti modi che era complicato perfino spiegarlo: i cavalieri di Atena avevano fatto appello a tutto ciò che si portavano dentro, sfondando anche la barriera dei loro stessi limiti, risultando di nuovo dei sopravvissuti.
    La dimora della Dea era ancora in piedi, per quanto malridotta, ed era diventata un rifugio per tutti i superstiti della zona.

    Kyros, dal canto suo, dopo essere riuscito in un modo o nell'altro a tornare indenne dalla dimensione in cui era rimasto intrappolato con Nesyos, era rimasto a rimettersi in sesto in quella che si faticava a chiamare ancora la casa dei Gemelli, ma non gli ci volle molto a rimettersi all'opera non appena gli fu possibile lavorare: dava una mano dove possibile cercando di sfruttare al meglio le sue capacità, e soprattutto, cercando di risollevare il morale delle persone, profondamente segnate dagli ultimi eventi.

    Quel giorno era a smaltire le macerie, cercando di dare una ripulita alle zone più disastrate in modo da facilitare la ricostruzione, almeno finchè non avvertì il suo stomaco comunicargli che l'ora di pranzo si avvicinava: gli era stato comunicato dai suoi compagni che a pranzo erano stati convocati tutti quanti, perciò tornò in fretta e furia al terzo tempio dello zodiaco a darsi una lavata e ad indossare una t-shirt colorata e un paio di pantaloni puliti prima di recarsi al luogo dove era stata allestita la tavolata.
    La giornata prometteva bene, per quanto bene potesse dirsi in quel periodo di sacrificio, ma bisognava pur pensare positivo ogni tanto, no? Lui stesso non aveva passato un bel momento durante l'invasione, ma ormai se l'era buttata alle spalle, bisognava essere propositivi, non stare a contemplare il grosso rischio che avevano scampato.

    Quando arrivò, si rese conto che era quasi l'ultimo, erano quasi tutti già sistemati nei pressi del tavolo: Yamato, Irina, Nesyos (staccato di parecchio dagli altri, ma decise di rispettare questa scelta, per il momento), Deneb, Suikyo e perfino una nuova recluta, oltre ai civili e all'esercito del Tempio.
    Il cuoco d'onore doveva essere evidentemente intento nei preparativi, coadiuvato da Achille, Anita e Daya, anche loro ancora non nel suo campo visivo, insieme a Crystal e agli altri che immaginava sarebbero arrivati da un momento all'altro.

    Più si avvicinava, più aveva l'impressione che quella fosse più una veglia di commemorazione che un pranzo per risollevare gli animi di tutti, perciò decide di rendere soltanto un pò più plateale qualcosa che avrebbe fatto comunque:
    prese a correre a perdifiato, rallentanto solo all'ultimo istante e franando addosso al Leone.

    Diamo una scossa a questo mortorio! comunicò telepaticamente all'amico, prima di erompere in scuse malmesse e confusionarie mentre cercava anche di salutare tutti quanti.

    Tentò di ricomporsi, gettando un'occhiata eloquente a Deneb, aspettandosi che controbattesse, mentre con lo sguardo spaziava da un volto all'altro dei suoi compagni.
    Ciao a tutti, ragazzi! - poi si mosse verso la nuova arrivata - Scusate se non vi presto attenzione, ma credo sia doveroso dare il benvenuto alla nuova recluta.
    Perdonami se non abbiamo avuto modo di incontrarci prima, cara. Sono Kyros Rarglove, cavaliere di Gemini.


    Sfoggiò un sorriso al limite tra lo spontaneo e l'ebete: stava senza ombra di dubbio esagerando e chi non lo aveva conosciuto davvero avrebbe avuto l'impressione che una delle corazze dorate era nelle mani di un completo idiota, ma per il momento andava bene così.
    Era quello il suo compito: si era promesso di fare qualsiasi cosa per proteggere quel mondo ed i suoi abitanti, passare per imbecille era il minimo.

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    La Ricostruzione
    Capitolo I
    orHcAwU



    °MA CHI DIAVOLO ME L'HA FATTO FARE???°

    Questo era il pensiero ricorrente di Achille da quado aveva inspiegabilmente, almeno per lui, accettato di aiutare Anita a prepare una sorta di mega pranzo per tutti i saint e coloro che si erano rifugiati nel Santuario. Inspiegabile non così tanto, dopotutto Anita aveva visto crescere Achille in Jamir ed assieme al vecchio Gazka rappresentava la cosa più vicina ad una famiglia che il giovane scapestrato possedesse. Mentre aiutava il gigantesco cavaliere della seconda casa con i tavolacci e le posate non faceva altro che sbuffare... odiava le riunioni stile famiglia felice, gli ricordava troppo le pagliacciate sopportate in orfanotrofio durante i primi anni della sua vita. Ma c'era davvero qualcosa da festeggiare? Erano stati presi a calci nelle palle per quasi tutto il tempo, riuscendo a salvare il Santuario in extremis con non pochi sacrifici! E il mondo? Era diventato uno schifo assurdo... subito dopo l'invasione Achille aveva fatto diverse 'scappatelle' fuori dai confini sicuri di casa, il più delle volte scontrandosi con la devastazione da olocausto che andava rimodellando quello che non era più il loro vecchio mondo.

    °di che ti lamenti coglione? Sono anni che sognavi questo beh bingo! Non eri pazzo ed il mondo si è fottuto davvero°

    Sospirò evitando di striscio il nerboruto pizzaiolo italiano che pareva morso dalle tarantole da quanto si dimenava e si dava da fare! Rimase per un po ad osservarlo mentre si destreggiava abilmente con le pizze; c'era da restarne incantati: quello poteva rivoltare un ettari di terreno con le mani e ammazzarti nel modo più doloroso possibile eppure era anche in grado di creare qualcosa di così... buono.

    -hey nonnetto super ma quanto sei bravo???-

    Fece per toccare una pizza appena sfornata ma lo sguardo di Bart lo trafisse peggio di un Great Horn preso nei denti.

    -va bene bene scherzavo... dai qua che inizio a portare un po di roba-

    Sospirando per l'ennesima volta quel giorno iniziò a portare un po di cose alla tavolata, nel frattempo i commensali si andavano disponendo e vide alcune facce note, come un cavaliere d'oro di sua conoscenza e una giovane silver investita poco prima dell'invasione. Vi erano anche Dragone e Andromeda, conosciuti bene durante e dopo l'assalto delle forze oscure, avrebbe fatto volentieri due chiacchiere anche con loro ma dopo aver posato alcuni piatti andò leto alle spalle di Kyros dandogli una pacca sulla schiena che avrebbe fatto saltare i polmoni dalla bocca ad un uomo normale.

    -ma guarda un po, un cavaliere d'oro che capitombola su di un compagno e fa lo scemo con una ragazza!-

    Lo afferrò con forza al collo strizzandogli l'occhiolino e rivolgendogli un messaggio telepatico.

    °io l'ho conosciuto tempo fa eheheh sei lento bello°

    Ovviamente non gli importava nulla, non voleva fare lo scemo con Dha ne rompere le uova nel paniere a Kyros. Da quando aveva conosciuto Alisia ovvero Athena era inutile negare che il pensiero corresse spesso a lei, pensiero che cercava sempre di mettere da parte; pur non conoscendolo bene afferrò anche il collo del giovane Leone ridendo di cuore.

    -ahahahaah eccoli qua i tre geniali cavalieri d'oro! I più giovani e forti... i più belli no perchè il vostro brutto muso non può competere con me mi spiace Ahahahahah-

    Era strana questa esplosione da parte sua, forse trovarsi con due coetanei e compagni l'aveva reso un po nostalgico e sentimentale. I loro cosmi gli ricordavano quello di Ys, compagno rivale, amico e nemico dello Jamir. Ma soprattutto compagno, nonostante tutto... chissà se anche lui li avrebbe raggiunti? Lasciò andare entrambi i compagni con un sorrisetto sulle labbra.

    -sediamoci vicini va, ho voglia di fare casino, di insultare ed essere insultato eccetera eccetera... vi va?-

    La domanda sembrava uscire dal più ingenuo e genuino dei bambini, nonostante tutto Achille non cambiava mai, come il suo sorriso radioso quando raramente riusciva a sfoggiarlo.

    ObYElQh

    fpTwp3C
    Personaggio : Akhilleus o Achille
    Allineamento morale : Caotico Buono
    Divinità : pallade Athena
    Schieramento : Gold Saint di Atene
    Cloth : Gold Sagittarius Liv.VIII
    Livello Cosmico : Energia Viola
    Supersensi attivi : (7) Manashiki
    Status Armatura [ indossata ] : intatta.
    Status Psico/Fisico : normale.

    Riassunto azioni : è arrivato Mister-Casino XD







    jdIMt53
    COSMO STRAORDINARIO
    la sicurezza nei propri mezzi e la ferrea volontà di non piegarsi di fronte a nessun nemico permette al dorato centauro di sfruttare appieno il proprio cosmo apparentemente senza sforzo. Egli da sempre il meglio di se in combattimento, in ogni singolo colpo da lui portato financo vicino allo sfinimento. Tale immenso cosmo gli permette di avere una potenza incredibile potendo, ad esempio, con la sola pressione del proprio pugno estinguere impervie e letali fiamme. In sostanza egli è sempre in grado di raggiungere il limite estremo concessogli dal proprio livello energetico. Ad Energia Nera: raggiunge un tale controllo sul cosmo da poterlo plasmare a piacimento in costrutti inanimati, solitamente a guisa di frecce di dimensione e numero variabili, con facilità disarmante; avendo avuto un'istruzione militare degna di tal nome gli sarà possibile replicare anche altri tipi di armi comuni come spade e scudi o lance.

    RESISTENZA STRAORDINARIA
    il fisico da guerriero, forgiato assieme al potente cosmo innato, gli permette di raggiungere una resistenza quasi sovrumana al dolore e alla fatica. Il dorato centauro può continuare a combattere in qualsiasi condizione fisica: privo dei cinque sensi, menomato negli arti, con i centri nervosi bruciati o in extremis addirittura privato del cuore stesso! Fintanto che volontà e fiducia nel proprio cosmo lo sostengono egli perdura nella lotta. Ciò non lo rende immune al dolore o all'inevitabile morte dovuta a danni eccessivi, semplicemente il controllo che ha sul corpo e sulla percezione stessa di male e affanni è tale da ergersi impavido laddove i più crollerebbero esanimi.

    FRECCE DI LUCE USTIONANTI
    tratto distintivo del cavaliere, quando egli plasma il suo cosmo a guisa di frecce esse sono intrise dell'elemento Luce. Tali costrutti risultano così altamente ustionanti nonostante l'elemento di cui sono imbevuti non sia di reale appannaggio del saint; qualora dovessero riuscire a perforare una difesa causeranno danni da ustione di varia entità, a seconda della differenza di potenziale in gioco.

    MANASHIKI "Settimo Senso"
    o anche detto Settimo Senso, questo è il vero primo passo per una maggiore comprensione di se e dell'Universo. A tale stadio il cavaliere ormai maturo ha ottenuto totale padronanza del Sesto Senso e del Micro Cosmo nascosto dentro di se; con questa nuova conoscenza questi può attingere energia dall'Universo stesso accedendo al Macro Cosmo al di fuori di se. Grazie al Settimo Senso la capacità distruttiva di un cavaliere aumenta notevolmente, permettendogli inoltre di valicare il limite della Velocità del Suono e raggiungendo finalmente l'insuperabile Velocità Luce. [Sbloccato ad Energia Viola]

    TELEPATIA
    capacità invero comune ai cavalieri di alto livello, permette di parlare senza l'ausilio della favella a una o più persona anche da notevole distanza; gli basterà conoscere il volto o il cosmo di colui o colei che vuole raggiungere per proiettare la propria voce nella mente di questi. Tale abilità non può essere usata per leggere o influenzare la mente altrui in combattimento, riducendola ad un mero strumento per comunicare con compagni lontani o in modo discreto senza l'uso delle parole. [Sbloccata ad Energia Blu] [uso GdR-Only]

    ApYS3NR
    ARCO & FRECCIA D'ORO
    il cavaliere può usufruire del dorato arco generando egli stesso frecce di cosmo a guisa di proiettili, in un numero variabile in rapida sequenza. L'arco e la freccia d'oro hanno la medesima resistenza dell'armatura. La freccia utilizzata come proiettile può tornare alla cloth in un lampo di luce dorata anche se dovesse essere trattenuta in qualche modo; se perduta può essere riforgiata dai riparatori di armature.
    ϡ La Forza di Uno: la freccia d'oro utilizzata in battaglia dal cavaliere per suo bisogno o volere è da considerarsi in termini di perforazione un (1) livello cosmico superiore per calcolarne il grado di armatura superato.
    ϡ La Forza di Molti: tramite la freccia il suo custode può accumulare oltre al proprio cosmo anche quello che vi gravita attorno, sia esso di creature viventi o decedute (in tal caso deve trovarsi nel luogo ove sono avvenute le morti) purché favorevoli alla causa e alle intenzioni del cavaliere; si narra che i dodici gold saint possano unendo così i propri cosmi generare un puro raggio di luce perfino nel punto più profondo dell'Ade (Gdr-Only).
    ϡ Benedizione di Athena: qualora sia la dea a richiedere o autorizzare l'uso della freccia contro un particolare nemico, divino o mortale, l'arma acquista la capacità unica di poter superare qualsiasi tipo di grado di protezione e materiale, in combinazione solitamente con l'accumulo di cosmo altrui per potenziarne gli effetti distruttivi (Gdr-Only con autorizzazione del Master).


    EwzbLl3
    ATOMIZER METEOR FIST
    In tale tecnica viene riversata tutta l'irruenza e forza del cavaliere d'oro. Dopo aver accumulato il proprio cosmo nel pugno questi lo scaglia in avanti generando una miriade di colpi intrisi di energia e sferrati alla velocità massima consentitagli; si narra che un gold saint forte del settimo senso possa arrivare a lanciare un milione di colpi in un istante, grazie alla velocità luce. Tutta l'area d'effetto innanzi al saint verrà colpita da tale assalto; egli può lanciare questo colpo da fermo, in corsa o addirittura durante un salto, poichè accumulare cosmo fino al massimo potenziale è un'azione semplice e quasi naturale per lui. I pugni scagliati in tal modo assumono l'aspetto di una pioggia di sfere cosmiche allungate che genereranno oltre a danni energetici anche danni fisici.

    ATOMIZER THUNDER BOLT
    Il cavaliere d'oro lancia una miriade di colpi alla massima velocità consentitagli, per poi raccoglierli in un unico punto limitandone l'estensione ma aumentandone le potenzialità distruttive; tutta l'energia viene infatti concentrata anziché 'dispersa' su una zona più vasta. Anche in questo caso egli può lanciarla da posizioni differenti, a seconda della situazione; il colpo inizierà come uno sciame di sfere cosmiche che si uniranno in un'unica grande sfera allungata carica di crepitante energia. Gli eventuali danni causati sarebbero di tipo energetico e fisico.

    SUPERNOVA EXPLOSION
    Il saint incrocia le braccia accumulando cosmo sui palmi delle mani aperti e rivolti verso l'esterno; su di essi si formano due grosse sfere d'energia fra le quali avviene un violento scambio di energia. Quando il saint è pronto fa scattare le braccia allargandole e facendole così sovrapporre e collassare in una impressionante esplosione cosmica, similmente a due stelle che attirandosi generano una supernova appunto. Per altri guerrieri tali esecuzione potrebbe richiedere più tempo, ma non per il protetto della costellazione del Sagittario poichè l'atto di spingere al massimo il proprio cosmo è un'azione quasi naturale. La deflagrazione avverrà a 360° investendo l'area d'effetto e potendo così causare pericolosi danni energetici. Si dice che tale tecnica fosse utilizzata anche dal primo cavaliere del Sagittario e la sua ultima incarnazione, Stephane.

    INFINITY BREAK
    Il cavaliere espande il proprio dorato cosmo accumulandolo fra i palmi in una sfera crepitante di energia oppure convogliandolo direttamente in una mano, il colpo si dipanerà quindi con movimento a spirale generando una miriade di frecce di Luce le quali tenteranno di colpire i nemici designati presenti nell'area d'effetto; è uso veicolare meglio tale movimento direzionandolo con ampi movimenti delle braccia. Qualora lo desideri il saint può far partire l'attacco dal basso verso l'alto o dall'alto verso il basso, in ogni caso il numero di frecce generato è enorme; il mero effetto ottico sarà una sorta di intricatissimo reticolo di luce dorata tessuto dalle suddette. Nel caso in cui la resistenza del materiale venisse superata, le frecce potranno trapassare letteralmente armature e corpi non sufficientemente difesi e causare danni da ustione più o meno gravi, a seconda del divario energetico in gioco. Il cavaliere può decidere di far convergere lo sciame di frecce su di un singolo bersaglio oppure liberarlo a 360° ad area o su bersagli multipli. Variante di Sorpresa: è possibile lanciare la tecnica per realizzare un attacco di sorpresa, rilasciando il cosmo nel terreno e facendo così propagare in esso la spirale di frecce le quali sbucheranno inaspettatamente dal suolo tentando così di cogliere in fallo gli eventuali nemici. Absolute Tecnique: la tecnica viene lanciata come sei il cavaliere fosse di un livello energetico superiore a parità di potenza e potere distruttivo, Monouso ad Incontro.

    CHEIRON LIGHT IMPULSE
    Convogliando il proprio cosmo in entrambi i pugni il saint crea una sorta di tornado di dorata luce per spazzare via ostacoli e nemici innanzi a se. Tale tornado dorato è meramente scenico, generato dalla tremenda pressione dei pugni attraverso i quali il saint potrà tentare di colpire ciò che gli si trova innanzi, arrivando perfino a poter domare perigliose fiamme estinguendole. I danni causati sarebbero di tipo prettamente fisico ed in parte energetico.
    Pugni Uniti verso il Nemico: essa è la prima forma della tecnica, utilizzata per colpire ciò che ha di fronte essa si propagherà in avanti via via allargandosi; sarà così possibile tentare di colpire o spostare grossi bersagli anche a distanza, purché nel raggio d'azione del Saint.
    Pugni Divisi verso i Nemici: seconda variante, sempre portata con i due pugni ma questa volta essi non devono per forza essere allineati; in tal modo il cavaliere può colpire su due fronti riducendo però le masse spostabili e la forza d'impatto finale. Può essere utile per tentare di colpire e spazzare via avversari posti ai fianchi del saint, oppure per direzionare in due segmenti diversi innanzi a se il colpo.

    CHEIRON LAST STAND
    Un'unica posizione difensiva del cavaliere, egli avvolge il proprio corpo in una sfera creata col cosmo, una sorta di bozzolo dorato che tenterà di proteggerlo sia fisicamente che energeticamente; se indossa l'armatura può aumentarne l'efficacia facendo aderire meglio le ali sul corpo e sfruttandone la naturale resistenza.

    WPzuqlU
    ATHENA EXCLAMATION
    Si tratta forse della tecnica più potente che sia mai stata concepita. Come suggerisce il nome essa richiama l'urlo di Athena, una tecnica quindi che può essere utilizzata solo in caso di crisi mondiale poichè proibita da Athena stessa. Per l'evocazione di tale potere, tre Gold Saint o Gold Specter dovranno riunirsi formando un trio d'attacco, bruciando il loro Cosmo al massimo evocheranno così una cupola cosmica tanto potente da poter distruggere tutto ciò che li circonda entro un raggio di decine di chilometri. Tale tecnica è da definirsi "Finale", pertanto una volta utilizzata tutti e tre i Cavalieri non saranno più in grado di utilizzare il proprio Cosmo durante lo stesso scontro.
    raggio Tecniche 70m., Incrina Liv.V / Rompe Liv.IV-I, Velocità Luce con difficoltà


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    Edited by IchigoRuleZ - 8/3/2014, 02:06
     
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    Better to reign in Hell than serve in Heav'n

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    La Ricostruzione I

    «... Formaggi? Ma Babel, anche in Grecia hanno le capre!»

    Ys si trovava ancora alla Torre del Riparatore di Cloth, nel cuore dello Jamir, ma era vestito per bene e pronto per presentarsi a quel pranzo che Anita gli aveva avvisato sarebbe avvenuto al Grande Tempio: fosse lodata Atena per il Teletrasporto. Il Gold Saint, troppo preso ad amministrare e difendere quell'isola di normalità in quel mondo impazzito, aveva delegato ai suoi più giovani compagni di studio - non osava definirli propri allievi, non con Gazka vivo da qualche parte - l'onere di provvedere a qualche cibaria da portare.
    L'avesse mai fatto.

    «Noi qui siamo invece abbiamo altro, vero?» ironizzò Babel ridacchiando, la mocciosa più acuta della Terra «Che poi loro hanno capre... ma questo è formaggio di yak!»

    Uh, il fascino dell'esotico.

    «Ci sarà pur qualcos'altro.» insistette Ys «Che ne so, riso, pollo...»

    «Razionalizzati.» rispose lei lapidaria «Latte e derivati sono l'unica cosa che abbiamo in abbondanza.»

    Ys sospirò: niente da fare. Osservò mogio la grande cesta a zaino in fieno intrecciato in cui i ragazzi avevano messo le forme di formaggio: gli toccava presentarsi con quelle, insomma.
    Rassegnato, il lemuriano lasciò perdere il dibattito, e presa la cesta se la assicurò alle spalle; quindi, si voltò verso Babel.

    «Allora, io vado: lo Jamir è tuo. Vedi di farmelo ritrovare integro, stasera.»

    Sarebbe dovuta essere una battuta, ma il sorrisetto compiaciuto della ragazzina fece tremare la schiena a Ys mentre sveniva Teletrasportandosi dall'altra parte del mondo.



    °~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°





    L'odore forte di olivo bruciato riempì all'improvviso le narici di Ys non appena i suoi piedi toccarono il sacro suolo del Santuario. L'ultima volta che era stato lì l'Armageddon imperversava, ora invece... Si guardò un attimo attorno: no, non sembrava più un inferno in terra.
    Un cimitero, piuttosto.
    Scosse il capo, incamminandosi: vi era più un luogo sulla Terra capace di strappare un sorriso lieto, ormai?
    Giunto sulla grande spianata, però... lo spettacolo cambiò: tavoli, cibo, bevande, profumi, odori... e gente. Tanta, tanta gente vestita di ogni colore era radunata lì per passare un pomeriggio spensierato.
    Anita aveva fatto centro.
    Sorridendo delice di quel che vedeva, Ys scese cesto in spalla guardandosi attorno: ecco lì Anita, l'imponente uomo con le pizze era inconfondibile anche senza la Cloth di Taurus con cui l'aveva intravisto ancora da Silver Saint; poi, gli parve di vedere qualche Bronze e Silver Saint - toh, Suikyo! -, ma senza Cloth gli era difficile riconoscere bene l'uno e l'altro.
    Nel frattempo, un... disgraziato crollò correndo a rotta di collo su un convitato - non era il Leone quel poveraccio? Il volto gli sembrava quello -, e dopo una pantomima si presentò a gran voce: Krios di Gemini.
    Gemini.
    Un Gold Saint.
    Ys grugnì: ma tutti a lui, i compagni di casta poco seri?
    Stava per avvicinarglisi solo per il gusto di fargli una paternale, quando... No: CHI.
    Achille.
    Ys rinunciò presto a seguire i movimenti dell'amico: prese attorno al collo, diede pacche sulle spalle, girò di qua, girò di là... era ormai vicino a loro quando Mister Casino prese il suo degno compare Krios e l'incolpevole Leone per scrollarli come sacchi di patate.
    Sospirò, e si arrese: quelli erano i Gold Saint, doveva arrendersi. Chissà, forse Anita e... Bartolomeo? Avrebbero preferito una chiaccherata seria e composta, dopo.
    Ys, infatti, posò a quel punto la cesta a terra con volontario rumore, e ottenuta attenzione si rivolse al Trio Gioventù.

    «Ecco, bravi... Ma prima di fare il remake de La Febbre del Sabato Sera, che ne dite voialtri eroi di darmi una mano a distribuire i formaggi? E se qualcuno si lamenta, ditegli che lo yak è maledettamente buono come gli altri formaggi.»

    Per inciso.
    Dannata Babel.

    Ys, l'Ariete Dorato
    1Inchum
    Nome Ys
    Energia Blu
    Stato della Cloth Integra [VII] (non indossata)
    Condizioni Fisiche Ottimali
    Condizioni Psichiche Rallegrato dall'atmosfera, ma questo non gli impedisce di essere meno bacchettone

    Riassunto Teleport dallo Jamir con stock di formaggi di yak. Ys si scandalizza per la carnevalata di Krios, ma decide di non tirar su un polverone e chiede piuttosto aiuto per distribuire il formaggio

    Abilità

    Teletrasporto: E' la capacità di sfruttare i propri poteri psiconici per scomporre atomicamente il proprio corpo e farlo riapparire in qualsiasi altro punto della realtà esistenziale presente praticamente nell'istante successivo. E' possibile, qualora non vi sia resistenza psiconica adeguata, teletrasportare terzi alla stessa maniera e secondo le medesime condizioni; data la delicatezza dello sforzo psiconico, però, è di fatto possibile farlo o dietro consenso, o tramite efficace distrazione capace d'inibire notevolmente le resistente psicofisiche del teletrasportando. Tale delicatezza non esula nemmeno l'atto su se stessi: pertanto è di fatto impossibile trovare la forza mentale di Teletrasportarsi entro distanze pure limitate durante la foga d'un combattimento per più d'una volta nel corso della battaglia.

    Tecniche

    Nessuna utilizzata

     
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    Nero inchiostro in grigie iridi di lupo

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    LA RICOSTRUZIONE

    I


    “Etciù” uno starnuto piuttosto rumoroso, il suo, che scatenò l'ilarità del ragazzino al suo fianco. Fintamente offesa da quel riso irriverente Tessa gli concesse una breve smorfia di disappunto prima di bofonchiare.
    “Bueno visto che ti diverti tanto a guardare, Isavros, metti un po' le mani nel fango e dammi una mano” smettendo di impastare acqua, argilla e paglia passandosi il dorso dell'avambraccio a pulire i rimasugli di polvere e terriccio che avevano irritato le sue mucose. Il ragazzino dai capelli biondo cenere non se lo fece ripetere due volte e, arrotolando le maniche della maglietta che indossava si mise, serio, al lavoro. Sopra di loro un sole malato tentava di perforare le nubi cupe che, come avvoltoi, ronzavano perennemente sopra il Grande Tempio e il resto del mondo. Intorno a loro suoni di scalpelli, martelli e vociferare di gente intenta al lavoro ma anche risate cristalline di bambini; giovani vite innocenti che in quel luogo protetto dal cosmo di Athena ancora potevano credere di avere una parvenza di vita normale.
    Erano trascorsi ormai due mesi dal giorno più cupo che l'umanità avesse mai dovuto affrontare. La “corruzione” aveva posto la mano della devastazione ovunque, anche lì. Ma loro erano, in qualche modo, sopravvissuti e il Santuario era diventato il rifugio non solo di soldati e cavalieri ma ancor di più di donne, uomini, anziani e fanciulli sfuggiti all'abominio dell'Armageddon. Lì lo chiamavano in tanti modi, a dire il vero, ma Tessa preferiva associarlo a quel nome perché come Megiddo era risorta diverse volte dalle tremende battaglie che l'avevano devastata così sperava, la spagnola, che il mondo trovasse la forza di emergere da quel purulento male.
    “Che state combinando voi due?” chiese all'improvviso la voce di Dimitri, strappandola a quelle riflessioni.
    Tessa gli sorrise brevemente. Suo padre non era certo tipo da stare con le mani in mano. Era giorni che prendeva misure, studiava stabilità e abitabilità dei pochi edifici ancora in piedi, e lei lo aveva seguito come un ombra mettendo il suo cosmo al suo servizio e a quello di tutti coloro che ne avessero avuto bisogno, foss'anche per accendere un banale fuoco da campo. In quel momento, per la verità, stava tentando di ottenere laterizi sfruttando la sapienza degli antichi.
    “I “mattoni a crudo” padre” rispose semplicemente puntando le iridi castane dritto in quelle di pece dell'uomo. “Perché non si notava?” non resistette dal chiedere con una certa vena ironica nella voce inarcando un sopracciglio cesellato. Quando era un po' giù di corda, e in quei giorni il suo umore era alquanto ballerino, l'ironia diveniva la sua tagliente compagna del resto sapeva che il padre era solito ignorare, semplicemente, le sue frecciatine. Così fece anche quel giorno.
    “A dire il vero pensavo stessi giocando con il fango, Tessa. Il rapporto argilla e acqua è corretto ma li stai facendo troppo spessi e stretti, rischi che non si secchino in modo omogeneo” il tono tranquillo dell'uomo mentre con fare critico ne prendeva tra le mani uno, che già da tre giorni era lasciato ad essiccare, studiandolo con attenzione.
    Il risolino divertito di Isavros la punse sul vivo più che l'affermazione paterna, a dire il vero.
    *Está bien. Vorrà dire che cambierò sistema* pensò risoluta. Non intendeva certo buttare alle ortiche il lavoro fino ad allora fatto. Con un lieve cenno del capo invitò il ragazzino ad allontanarsi mentre espandendo il proprio cosmo permise che esso, per qualche istante, si stendesse sulla superficie dei “pani argillosi” lasciati a riposo. Quasi da subito il colore dei medesimi mutò e quando si ritenne soddisfatta del risultato ottenuto azzerò il proprio potere alzandosi in piedi. Con noncuranza, pulendosi con uno straccio le mani incrostate, commentò serafica “Direi che ora sono perfetti, non credi?” con un impercettibile tono di sfida.
    Dimitri scosse semplicemente il capo sorridendo “Può darsi ma non prendertela se non li userò per tirare su il muro portante di una casa” prima di aggiungere rivolto al ragazzino che li osservava con aria divertita e saputella. “Fila a cambiarti tu, tra poco si mangia” la qual cosa fece lanciare al piccolo un urlo di giubilo mentre con rapidità sorprendente si allontanava lasciandoli soli portando con sé, inconsapevolmente, tutta l'allegria. Tessa si finse occupata a raccogliere cianfrusaglie mentre pensava.
    *Il “pranzo” di gruppo, me n'ero quasi scordata. No tengo particolare desiderio di andarci*.
    E pensare che solo qualche mese prima l'avrebbe considerata un'ottima occasione per socializzare con i compagni di casta. Sì, ma prima dell'Armageddon. Prima che Achille le rammentasse che il suo posto avrebbe dovuto essere al Grande Tempio a combattere con gli altri quel famoso giorno e non altrove. Dato che in qualche modo si sentiva in difetto l'idea di unirsi ai compagni, che senza di lei avevano salvato il salvabile, non le andava giù. A dirla tutta, in fondo a se stessa, temeva di vedere nelle loro iridi il … biasimo. Per questa ragione cercò di svicolare.
    “Andate avanti, io vi raggiungo più tardi del resto sono impresentabile conciata così” disse infatti con in tono che sperava convincente. Peccato non avesse tenuto conto dell'acume paterno.
    “E' tuo dovere andarci Tessa, indipendentemente dal tuo stato d'animo. E' un invito alla condivisione del dolore, un punto di partenza per trovare insieme la forza di ricominciare non puoi chiamartene fuori cacciando la testa nella sabbia come fanno gli struzzi” si sentì, infatti, dire con un tono di rimprovero che sapeva di paternale.
    “Por Fabor. Non se ne accorgerà nessuno fidati” tentò di liquidare la questione. *Come non se n'erano accorti allora*. Lei aveva combattuto le sue battaglie da sola, sempre. Esasperata sospirò.
    “Sto bene, padre, ho solo bisogno di … tempo”. Una frase che avrebbe dovuto chiudere la questione ma così non fu.
    “Non ti credevo una codarda” giunse infatti la secca replica che detta dal padre feriva due volte.
    “Como?” eruttò scioccata voltando il capo di scatto, manco fosse stata morsa da una tarantola. Accusarla di codardia non era propriamente una mossa sensata. Chiunque altro si sarebbe beccato un cazzotto tra i denti. Dimitri tuttavia non temeva la collera della figlia e serafico concluse “Per come la vedo io se hai paura di affrontare i tuoi compagni è perché o sei codarda o hai la coda di paglia. Comunque fa come ti pare, io ci andrò” e con quelle poche parole si allontanò rubandole sul nascere la possibilità di una replica che evidentemente si aspettava con i fatti e non a parole.

    Ci aveva rimuginato su per una buona mezzora, mentre si rinfrescava sotto una gelida cascatella, frustrata e di pessimo umore perché suo padre aveva ragione e l'aveva pure abilmente incastrata.
    *Por Dios, IO non ho la coda di paglia* si infervorò mentre si rivestiva con un liso paio di jeans che aveva conosciuto giorni migliori e l'unica maglia che le fosse rimasta. Il guardaroba era andato a ramengo come gran parte del quartiere dei Bronze Saints. Lasciata la cloth a rigenerarsi nel Pandora's Box la giovane raggiunse alla fine la spianata notando subito Isavros intento a giocare allegro e spensierato con una ciurma di ragazzini che si rincorreva tra i tavoli. Una scena a ben vedere quasi surreale di quei tempi e che le portò alla mente altri occhi di fanciullo che si affrettò a relegare nei meandri della coscienza. C'era già un sacco di gente e praticamente erano arrivati se non tutti quasi. Stava già valutando quale fosse il posto più appartato dove sedersi quando un profumo inconfondibile di origano, pomodoro e mozzarella le solleticò le nari costringendola a volgere lo sguardo verso l'enorme forno a legna. Dilatando gli occhi per la sorpresa Tessa riuscì solo a pensare sbalordita *Por Dios, Pizza. Non ci posso crede ma dove hanno trovato l'occorrente?* fissando il corpulento Cavaliere del Toro intento a “infornare” teglie. Era impressionante la visione d'insieme doveva ammetterlo.
    *Bart se non ci fossi dovrebbero inventarti* pensò genuinamente e non solo per la pizza ma perché le offriva … cenere. Con passo deciso attraversò lo spiazzo in diagonale raggiungendo il corpulento custode della Seconda Casa ficcando il naso tra i tavoli imbanditi.
    “Salve Cavaliere del Toro. Ti spiace se quando è ora di pulire il forno mi offro volontaria? Non per altro vorrei conservare la cenere. Quella di legna è non solo un ottimo fertilizzante, e qui ci serve riuscire a coltivare qualcosa, ma posso ricavarne anche della liscivia” disse in tono colloquiale sollevando il capo per poter guardare in volto il Saint. Mierda, si era scordata quanto fosse … mastodontico.
    “Bien, io raggiungo gli altri ma se avessi bisogno di aiuto per servire le portate chiedi pure” concluse poi in tono leggero, rendendosi conto che probabilmente era talmente occupato che non le stava nemmeno prestando ascolto e, con passo lento, si diresse verso il tavolo principale.

    *Ecco perché non volevo venire* pensò notando subito il cameratismo che il Saint di Gemini e Achille mostravano gli uni con gli altri, provando una fitta di rimpianto. Lei non si sentiva parte di quella condivisione, ne era esclusa e forse lo sarebbe sempre stata pertanto passò oltre con un breve cenno del capo e un “Salve Cavalieri” portarsi dal lato ove sedevano in silenzio Nesyos e Suykio. Gli unici due con i quali avesse, forse, qualcosa in più da spartire. Il saluto più cortese e aperto le morì tuttavia in gola quando si accorse delle condizioni in cui versavano entrambi. Il duro scontro contro la “corruzione” aveva lasciato su di loro segni più che evidenti. In fondo lei se l'era cavata con un braccio fracassato e alcune bruciature.
    *Questo è tutto tranne un banchetto. E' l'adunata dei reduci di un lazzaretto per quanto qualcuno si sforzi di fare casino* constatò mestamente lanciando uno sguardo oltre la tavolata ad incrociare il volto attento e serio del padre.
    *Non sono l'unica a soffrire, era questo che volevi farmi capire non è così? Bueno, ci sei riuscito* pensò, annuendo con il capo, prima di accostarsi al cavaliere di Crateris e soggiungere in tono pacato e privo di qualsivoglia pietismo.
    “Sono Tessa della Fenice, Suykio. Spero non si tratti di una lesione permanente” lasciando scivolare la mano con delicatezza verso la sua spalla destra, per poi voltarsi ad osservare il Bronze di Andromeda che, poco discosto da loro, pareva chiuso in un gelido e solitario mutismo. Decisamente c'era più dolore che spensieratezza a quel convivio. A salvarla da un penoso e imbarazzato silenzio l'apparizione improvvisa di Ys che cercava aiutanti per distribuire il formaggio.
    *Tempismo perfetto* pensò balzando avanti con tale foga da schiantarsi contro un'asse del tavolo, dolores, rischiando di far ruzzolare a terra un bicchiere. Bofonchiando un “Mierda” a caso, zoppicando leggermente, raggiunse il nuovo arrivato offrendo con celerità la propria collaborazione.
    “Ti aiuto io, Ys” gli occhi castani decisi, e un po' distaccati, a celare il disagio che sotto sotto continuava a provare. Non gliene fregava niente che fosse formaggio di capra o yak le importava solo d'avere qualcosa da fare per evitare di stare lì seduta ad incupirsi.

    ZlnXbRg
    Narrato | *pensato* | "parlato" | "parlato Dimitri" | "parlato altrui" | °Ikphe°

    NOTE

    CLOTH E CASTA
    Bronze Cloth Araba Fenice - Saint di Athena LIV. III

    ENERGIA
    Verde

    STATUS CLOTH
    Non indossata.

    STATUS FISICO
    In buone condizioni. Al momento zoppica per la botta contro il tavolo.^^

    STATUS MENTALE
    A disagio per svariate ragioni. Si sente fuori posto e certo vedere il dolore dei compagni non le allieta la giornata. Non ha capito che Ys è un Gold per questo gli si rivolge con tranquillità. Se lo ricordava Silver Saint di Altare.^^

    ABILITA'
    Controllo del Fuoco: Tessa è in grado di accellerare, proporzionalmente all'energia del proprio cosmo, il moto degli atomi in modo tale da riuscire a creare, controllare, manipolare, plasmare in tutte le sue forme l'elemento del Fuoco.

    TECNICHE

    NOTE VARIE
    Beh, dopo avere chiesto a Bart di farle pulire il forno per recuperare la cenere e salutato Suikyo e gli altri più blandamente ha mezzo demolito un tavolo nella fretta di raggiungere Ys e le sue forme di formaggio. XD

    gaXXncv


    Edited by ^Tessa^ - 18/2/2014, 11:01
     
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    Guerriero solitario dall'animo nobile e dal cuore di ghiaccio

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    Atto I



    New Begin...~




    Descrizioni/Azioni
    "Parlato"
    Pensato
    'Telepatia'
    Spirito della Cloth




    o0t9ci

    Spirando l'aere si dilettava a coinvolgere nel caotico moto la bruna cappa che il giovane uomo avea appesa sulla mancina spalla, tale drappo ammantava sinistramente parte delle membra sue, all'occorrenza ornate da immacolate vesti sobrie, eppur eleganti e cerimoniali, per l'occasione la folta e sinuosa crine pareva accuratamente composta, rifulgendo in medesima guisa dell'aura tinta che lo sfavillante astro diurno gli conferiva, irradiando al contempo l'idilliaco profilo suo, innegabile la beltà dipinta sul viso ed il connubio di lineamenti che contribuivano a cotanta radiosità, mentre vivide le iridi diamantine scorgevan con parsimonia il sentiero, non v'è espressione di sorta a marcar il volto del giovane dal niveo derma, ma ei parea trasudar una sorta di rinnovata solennità e forza, qualora vi si fosse incrociato il di lui sguardo sarebbe stato arduo per l'eventuale astante sostenere a lungo quegli occhi penetranti. La falcata lenta e misurata non scemava, la soglia del Tempio era imminente.




    Era palese, il candido Cigno era mutato, non v'era necessità di scrutare il curato aspetto per rammentarlo, bensì era l'indomabile animo suo a fregiarsi del maggior mutamento e le annesse consapevolezze che lo avean temprato, nuovamente, poiché la mestizia tessuta per il fato del santo non conosceva epilogo, ma per egli non avea rilevanza di sorta, or che nel cuore serbava comprensione, null'altro era più necessario. La brezza nel loco fu più rigida, l'avvento della croce del nord era scandito dall'avanzare del suo aflato cosmico, mentre privo di corazza s'accingeva ad ubicarsi nel fulcro nevralgico del Sommo Tempio, ove v'era nitido l'afflusso dei suoi compagni d'armè. Il passo non venne interrotto quando sull'emissario della luce s'avventò una manciata di uomini d'infimo rango, fu necessaria una lesta occhiata a scorgere che costoro eran i medesimi che appartenevan all'armata degli Opliti, alla quale ei sovrintendeva, eppur non vi fu verbo a fuoriuscir dalle labbra del santo, che rimasero serrate, anche innanzi alle manifestazioni di giubilo dei suoi uomini e ai dovuto ringraziamenti per aver tutelato la loro vita, frapponendosi dinanzi alla schiera delle tenebre, incalzando colpi con veemenza, al fine di evitar loro una futile e prematura dipartita, ei che fu l'unico a porsi a capo dell'armata, le miriadi di vite tutelate rimembrarono, seppur fosse trascorso tempo, ma per la Croce del Nord non era necessario sprecar verbi al riguardo, la di loro comprensione era sufficiente.





    Quale patetico clichè si palesò agli occhi del Santo, uomini che gozzovigliavano quando l'imminente catastrofe era stata sventata, invero tali erano le congetture lecite di costoro, ignoranti al riguardo, poiché l'avvento di quella nefasta manifestazione bollata come Vuoto non era stata elusa, ma ritardata inesorabilmente, a tediare maggiormente il Principe del Nord fu l'atteggiamento scanzonato di coloro che prendevan parte a codesta farsa, i saint suoi pari, eppur avrebbero avuto ragione di sottrarsi? La sacra mansione dei guerrieri delle stelle è di tutelare e mondare il globo, indi come potean costoro negare l'Armonia a coloro per cui immolavano la propria vita, quelli sarebbe stati gli uomini che avrebbero beneficiato del loro sacrificio, non per la pallade, ma per costoro che i Valenti avvampavano la loro linfa, dunque prestarsi a codesta ballata avrebbe potuto lenire il loro spirito a seguito della disfatta, invero, o in tale ragione auspicava il Cigno.




    "Lode a voi, Cavalieri. Quivi giungo in seguito all'appello, mi duole non aver contribuito sin ora."

    -Menzogne, malcelate, invero.-




    Non più il timido fiato sussurrato, ma sentenziava decisa la voce del Giovane uomo, echeggiando tra le diroccate e fatiscenti mura delle magioni zodiacali, sostenuta dallo sguardo che senza vacillar si pose su talun astante, come una sorte di ossequio, indi volgendo un più tenue sguardo ai civili. Adunati v'era coloro che al fianco suo avean affrontato la tenzone al tempio, di cui da mesi avea smarrito notizie, in cuor suo fu quasi lieto di sincerarsi che nessuno di loro si fosse disperso, ma come di consueto tale emozioni eran sopito nei meandri più reconditi dell'anima sua, un fugace pensiero balenò anche per la novelle Santa, da lui addestrata. S'arresto dirimpetto all'imbandita tavola, soppesando ancor le figure dei suoi pari, recandosi al fianco del custode delle sacre vestigia di Andromeda, egli che maggiormente non avea compreso la ragione di tale insulsa 'ballata', indi attingendo ad un flebile fiato sospiro di fianco ad egli.




    "Codesto è un inno ai vivi, non negare a costoro la benevola armonia che meritano..."







    SquallCal
    Nome: Crystal
    Cloth: Cygnus No Cloth VII
    Carica: Opliti
    Energia: Viola
    Condizioni Fisica: Perfette...
    Condizione Psicologica: Questo post è ambientato dopo il mio test energetico, indi i cambiamenti di carattere sono dovuti a.quello..
    Breve Sunto: Non necessario...Ps qualora vi fossero edit, essi sono al mero fine di rimuover vari ed eventuali errori di battitura...

     
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    Tutto era morto...tranne la guerra

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    LA RICOSTRUZIONE
    Post 2 - Anita


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    Era incredibile, tutto ciò che stava vedendo con i suoi occhi aveva semplicemente dell'incredibile: vi erano uomini diversi, non solo negli abitanti del Grande Tempio ma anche tra i Saint stessi. L'armageddon aveva alterato molti equilibri, era piombato sulla vita di ogni essere vivente sgretolando ogni sicurezza, si era portato dietro migliaia di vittime e costretto ogni casta a far i conti con un nemico in apparenza imbattibile. Ogni casta aveva combattuto cercando di resistere e sopravvivere, lo avevano fatto tutti a modo loro, secondo il loro modus operandi ed ora anche il Grande Tempio e i cavalieri di Atena stavano facendo lo stesso.

    Alisia aveva dimostrato di essere una vera dea della Guerra mentre Daya stava cercando di rimettere insieme i tasselli in modo tale da arginare tutta questa oscurità, forse non tutti potevano comprendere il dolore del Gran Sacerdote e per quale motivo ultimamente era sempre lontano dal Tempio e sfuggente. Queste erano cose che sapevano solo lei e Alisia e non era il caso allarmare tutti i suoi cavalieri che già dovevano fare i conti con problemi - forse - più grandi di loro. Sul volto della Gold Saint apparve un timido sorriso, alcuni di loro riuscivano a giocare e scherzare, mascherando bene la loro preoccupazione, altri invece sembravano non essere in grado di farlo e mostravano la loro sofferenza.

    Le sarebbe piaciuto avere Gaz al suo fianco, di certo suo Padre avrebbe avuto parole di conforto per tutti loro ma i tempi cambiano e la nuova generazione doveva essere in grado di cavarsela, si era certa che bene o male sarebbero usciti vincitori da quella guerra. Anita tossì per richiamare l'attenzione dei presenti e mostrando un candido sorriso esordì con un «Grazie».

    «Forse non l'ho mai detto a nessuno ma ora, col cuore leggero e speranzoso vi ringrazio tutti. Ognuno di voi, sia coloro che erano presenti all'attacco che coloro che erano lontani, ha contribuito ad accendere la fiamma della speranza e dar modo a tutta queste persone di credere ancora in qualcosa»

    Si fermò un istante prima di riprendere a parlare «In tutti questi anni in Jamir ho imparato una cosa: noi siamo cavalieri, disponiamo di poteri immensi non per noi stessi, non per pavoneggiarsi della nostra potenza ma solo e soltanto per aiutare gli uomini che credono in noi. Questi bambini, queste famiglie e anche tutti coloro che non sono qua credono in noi e vedono in noi e noi soltanto una luce di speranza che mai si dovrà spegnere».

    «Quando siete arrivati ho capito cosa siete, ho capito perché siete cosi diversi gli uni dagli altri. È come guardare un quadro, osservare un ammasso di colori indefiniti, disuguali tra di loro e che nel loro insieme rappresentano un'opera d'arte. Presi singolarmente non sono altre che macchie di colore ma quando le guardi nel suo insieme ti rendi conto della bellezza del quadro. In ognuno di noi vi è un mondo intero, un mondo che entra in conflitto con quello della persona che ti sta di fianco, forse qualcuno di voi è un Paladino, altri sono solo dei briganti eppure abbiamo nelle nostre mani il destino del mondo».

    Si fermò nuovamente a guardare ed osservare tutti i cavalieri ed un nuovo sorriso comparve sul suo volto «Ma questi frammenti di colore sono ancora qualcosa di indefinito, un insieme che ancora deve assumere una forma ben precisa e soltanto noi, lavorando insieme, potremmo stabilirne la forma finale».

    Anita infine si sedette, la pizza era giunta ed era arrivato il momento di mangiare ma una lacrima scappò via dall'azzurra iride della ragazza per rigare la sua gota. Sapeva che la strada era ancora lunga ma era certa che quel quadro avrebbe preso forma e sostanza e sarebbe stato il baluardo per ogni uomo libero della terra.



    A voi <3




    Edited by Gaz - 18/2/2014, 14:15
     
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    Atto II
    La Ricostruzione


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    Narrato - Parlato - Pensato - Telepatia - Elena - Bambini

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    Uhm, si, si sentiva osservato.
    Forse erano state le fantastiche pizze sfornate con maestria, il perfetto completo da pizzaiolo, oppure i baffi lucenti e ordinati. No, probabilmente la ragione era ben più semplice: vedere un gigante come Bart destreggiarsi agevolmente con farina, lievito e forno a legna era qualcosa che non poteva essere ignorato. Incanalare tutta la potenza del cavaliere del Toro nel tocco delicato necessario a cucinare pareva impossibile da concepire.
    Eppure Bartolomeo era lì, con i suoi compagni di casta, rappresentando l’ossimoro nell’ossimoro. Un nerboruto bonaccione immerso nella confusa organizzazione del nuovo Grande Tempio.
    Al quel pranzo parteciparono proprio tutti, più o meno volentieri. Nonostante gli enormi problemi che affliggevano la loro stessa esistenza, quegli uomini e quelle donne ebbero la forza di alzare la testa e dire di no alla fine del mondo. Quasi a prendersi beffa del destino, avevano accantonato per un istante gli sfiancanti lavori di ricostruzione per riunirsi in quel pranzo così semplice quanto simbolico.
    Erano tutti così diversi, così distanti tra loro sotto ogni aspetto. Eppure li accomunava una cosa: il coraggio. È così facile fuggire quando le cose si mettono male. È così semplice ritrarre la mano invece di rischiare la propria vita per salvare qualcuno dal baratro della morte. La via più sicura è quella che ti permette di essere egoista, calpestando il coraggio per un respiro in più di inutile esistenza.
    In quel momento, invece, il Grande Tempio si era orgogliosamente eretto a baluardo dell’umanità. Solo il tempo avrebbe potuto valutarne l’efficacia, ma era indubbio che la dedizione dei suoi cavalieri era incondizionata e sincera.
    Ormai pieno di farina, Bart maneggiò la pasta della pizza con energia, sfoggiando un sorriso a tutti i presenti ogni volta che poteva. Non riusciva a non essere orgoglioso per tutti gli sforzi che stavano facendo e, nonostante tutto, si era ripromesso di non mollare mai. Lo doveva ai suoi figlioli, lo doveva ai suoi compagni di casta e lo doveva a Elena. La vita aveva giocato loro un tiro a dir poco mancino, ma era dalla morte del fratellino Filippo che il gigante buono lottava con il destino. Una sfida in più o in meno cosa volete che sia? Avrebbe semplicemente continuato a lottare per tutti coloro a cui teneva, senza preoccuparsi di sfondare a pugni le tenebre, il dio della guerra o la morte stessa. Finché avesse avuto vita, il mondo avrebbe avuto un alleato determinato dalla sua parte. E non solo uno, ma tutti i cavalieri di Atena.
    Finito di preparare le pizze, le distribuì con velocità, accettando di buon grado l’aiuto offerto da Tessa per pulire il forno dopo pranzo.

    Oh oh, certo figliola, grazie!

    Salutò con un ampio gesto tutti i presenti che avevano preso posto, per poi indicare con indice e medio i propri occhi e dirigere infine le dita verso il Sagittario. Il movimento fu accompagnato da una scia di farina che rese il tutto molto coreografico, quasi fosse un’aura candida che seguiva i movimenti del “minaccioso” gigante.

    Tu.
    Ti tengo d’occhio.
    Muahahah!


    Un messaggio telepatico con tanto di eco maligno per quel folle di Achille, suo compagno di schiaffoni contro Ares e così simile a Bart per la genuinità del carattere.
    Si tolse il grembiule e la bandana, cercando di pulirsi il più possibile dalla farina. Rimase in silenzio, nonostante volesse esprimere tutta la sua trepidazione per quello che stavano creando, rispettando Anita che nel frattempo aveva preso la parola. Un bel discorso quello della ragazza, un discorso che certo veniva direttamente dal cuore. Oh, quanto gli piaceva sentire la vera essenza di una persona, percepirne le intenzioni e le emozioni più pure. Ascoltò ogni singola sillaba, rimanendo a qualche passo dalla tavolata principale per non interferire in alcun modo. La commozione della giovane era palese e Bart le si avvicinò per posarle un’immensa mano sulla spalla. Un gesto semplice, banale forse, ma che per lui valeva molto. Era come dire: “io sono qui”, senza però interferire nell’intimità di quel momento.

    Altro che qualcosa di indefinito, siamo un disastro.
    Oh oh oh, guardaci.


    Rise di gusto aprendo le braccia per mostrare quanto anche lui fosse il primo della classe in fatto a disastri.

    Ma siamo un disastro che funziona.
    Dannazione se funziona.


    Prese posto accanto ad Anita e poggiò entrambe le mani sul tavolo per richiamare l’attenzione.

    E adesso assaggiate la miglior pizza al mondo e ditemi com’è.
    Nel caso lamentatevi con il pizzaiolo.


    Un sorriso a trentadue denti al limite del sadico, come ad intimidire qualsiasi commento al di sotto della perfezione.

    Oh oh oh!

    Scoppio a ridere come se al mondo non vi fosse nemmeno una preoccupazione, spazzando con il rombo della sua risata ogni ombra oscura. Di certo non tutti avrebbero potuto o voluto condividere quella spensieratezza, ma che ci vogliamo fare? Bart era fatto così.

    Chissà se Elena e i bambini mi raggiungeranno prima della fine del pranzo…

    Un pensiero rivolto alla sua famiglia, insostituibile ragione di vita per un uomo abituato a lottare contro tutto e tutti pur di proteggere le persone amate.
    Prese, infine, una delle pizze che aveva preparato, la piegò in quattro e se la mangiò in un sol boccone.

    Mmm…

    Da grandi cavalieri derivano grandi stomaci, questo è indubbio.

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    Bartolomeo - Gold Saint del Toro - Energia Suprema
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    Riassunto:
    Su su, via quei musi lunghi! XD

    Condizioni:
    Ottime.

    Abilità:
    -

    Tecniche:
    -

     
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