Armageddon: Il Ritorno dei Primi

Angeli

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    Protogenos of Death

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    Invoco Protogono dalla doppia natura, errante nell'etere,

    nato dall'uovo, superbo delle ali d'oro,

    dalla voce di toro, origine dei beati e degli uomini mortali,

    seme memorabile, onorato con molti riti, Erichepeo,

    indicibile, sibilante occulto, germoglio tutto lucente,

    che dissipasti la nube oscura dagli occhi

    roteando da ogni parte convenientemente con i colpi delle ali

    conducendo la splendida luce santa, da cui ti chiamo Fanes

    e Priapo signore e Antauge dallo sguardo lucente.

    Ma beato, molto scaltro, molto fecondo, vieni con gioia

    alla sacra multiforme cerimonia fra coloro che iniziano ai misteri.

    (Inni Orfici, Inno n°6 "Al Protogonos")



    *La Fine di Tutto squassa la terra e lorda la sua superficie con indicibili orrori.
    Alcune città sono state ingoiate dalla terra, altre arse da fiamme nere, altre ancora sono prigioniere di sogni folli da cui è impossibile destarsi.
    Dei e uomini cercano di salvarsi dal loro fato, ma qualcosa si muove non visto, dimenticato.
    Egli osserva la sua opera deturpata da chi ha abusato dei suoi poteri.
    Presto il mondo conoscerà di nuovo la sua gloria e questa Corruzione saprà chi è il Creatore quando sperimenterà su di sé la sua vendetta.*




    Benvenuti Angeli :deathmetal:

    Iniziamo subito con Free così non lo teniamo fermo :zizi:

    Free: Fai un post introduttivo in cui descrivi dove ti trovi mentre arriva l'armageddon, cosa fai etc... Gestisci pure png del tuo BG come la tua compagna. Termina il post quando cerci di fare qualcosa per reagire alla distruzione o alla follia a cui stai assistendo, o quando stai per fronteggiare un grande pericolo (es. arrivano i corrotti, una strana illusione cattura tutti, lo spazio si apre ed inizia ad inghiottire ogni cosa etc... cose di questo tipo)

    Angel: Appena finisci il test faccio una traccia anche per te così poi vi riunite e affrontate assieme l'avventura.




     
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    Milford Sound in New Zealand


    { THE END }

    Cristo la sveglia.
    Chi la mattina non vorrebbe inveire quando quel dannatissimo affare suona e ci riporta a quel trionfo di cazzate che è la realtà? Daniel non fuoriusciva certamente da questa categoria di persone, anzi: ne era uno dei più illustri esponenti, con dieci minuti buoni di bestemmie e insulti diretti a quella macchina che, a suo dire, era totalmente inutile. Tutto ovviamente nella sua testa perché la moglie, la dolce Oleandro, russava ancora profondamente e se mai si fosse svegliata per qualche parola di troppo da parte del marito... Beh, di figli non volevano averne, quindi...

    21-12-2012. Un giorno come un altro, più simile al ieri che a sé stesso; tuttavia, quello era leggermente particolare poiché dal 22 in poi Dan avrebbe appeso l'ascia al muro per almeno una ventina di giorni (ferie lunghe, in Canada). Nudo dalla testa ai piedi, prese tra le mani la sveglia, si alzò -infilandosi le sue pantofole di Paolino Paperino- aprì la finestra e gettò fuori quel detestabile marchingegno: giù, a valle, se ne sarebbero potute trovare a bizzeffe di quelle cose. Prima di toccare il suolo la sveglia passò circa dieci secondi in volo, continuando a suonare, poiché Dan e Ole vivevano su un'altura sperduta, nel bel mezzo della boscaglia montana. Era un buon posto in cui costruire una casetta: non vi era, per esempio, il problema della vicina gattara mezza isterica-mezza pazza, con i suoi mici Patty, Fuffi, Mimmi, Rori, Tata e Mumu, e le palle di pelo dei suddetti (senza contare, ovviamente, le fantastiche pisciate che i dolci mammiferi si sarebbero tirati sul poggiolo di Ole, con relativo rituale di scuoiamento dell'animale). Comunque, quella mattina il giovane, come sempre, accese la macchina del caffè e si fece la sua doccetta mattutina, giusto per calmare i nervi dopo il brusco risveglio. Lì sotto, a contatto con quel getto d'acqua caldo e lento, gli venivano le più strane idee: la settimana scorsa, continuando a tirare fuori esempi da non so dove, aveva convertito il tostapane in una macchina di morte, modificando la temperatura generata dalla macchina e la forza con cui lanciava le fette biscottate. Ecco quindi che un normale elettrodomestico diventava un lancia fette di pane-abbrustolite-ninja. Si divertiva a cambiare e modificare il mondo come più gli piaceva, anche perché per gente come lui era una bazzecola. Sapone, acqua, condensa, vapore e shampoo: pochi ingredienti che potevano far venire un'idea pazza, ai limiti del possibile, ad un uomo pazzo, ai limiti del possibile.
    Dopo la doccia si alzava, solitamente, anche Oleandro. Sorseggiavano un caffé insieme, studiandosi con gli occhi e stando zitti, entrambi. Ogni santa mattina (giuro e non scherzo) Daniel cercava di guardare negli occhi la moglie per non chiederle di che colore aveva i capelli: infatti, quel verde scuro poteva anche essere un castano o un biondo scuro e Dan non voleva scoprire la reazione della moglie se mai lei avesse scoperto che il suo consorte non sapesse definire il colore dei suoi capelli. Ole era tante cose, ma di certo non era una dolce e amabile moglie. Lei era più come una tempesta muta, un qualcosa che stava in silenzio e poi bastava uno sgarro, una vera e propria stupidaggine per scatenarla; per certi versi era la parte che Dan più amava ed apprezzava (anche se a volte rompeva proprio). Per evitare quindi quella scomoda domanda, Dan prendeva sempre la scusa di doversi cambiare per prepararsi al nuovo giorno di lavoro: camicia a quadri rossi da boscaiolo, jeans blu e scarponi marroni; poi la ventiquattr'ore, ovvero Sasha, un'ascia ben affilata che Dan utilizzava per buttare giù gli alberoni canadesi. Finito di vestirsi doveva aspettare per circa un quarto d'ora Ole, affinché si lavasse e vestisse. Poi uscivano insieme sul camioncino rosso che avevano comprato insieme, uno di quelli a due posti con un vano aperto dietro. Dan guidava e stavano entrambi nel più totale silenzio: volevano solo dormire entrambi e la vita non glielo permetteva.
    Fottuta vita
    Fottuta vita
    Pensavano contemporaneamente e manco a farlo apposta. L'unica cosa di interessante che succedeva al mattino era l'incontro giornaliero di una ragazza, una ventenne che faceva jogging e che Dan utilizzava per far ingelosire la propria donna. Allora apriva il finestrino e appena superavano la ragazza (che si dirigeva nella parte opposta) tirava fuori la testa dalla vettura e le guardava il fondo schiena, mirandolo per un paio di secondi (e, effettivamente, un bel culo lo aveva). Poi tornava a guardare la strada da dentro la vettura; quel giorno Dan si ritrovò un coltello da cucina proprio sopra i testicoli, tenuto in mano da una Ole parecchio incazzata (anche se si sforzava a mostrarsi indifferente ed impassibile alla cosa, cercando di fumare il tabacco dalla appena accesa pipetta con più calma possibile).

    Dimmi, Daniel Jon Edison: temi tu la morte? Temi la possibilità di non poter infilare più il tuo gingillo in qualcosa di mia proprietà?
    Poi se ne usciva con frasi e citazioni del genere, che erano da un certo punto di vista geniali e agghiaccianti allo stesso tempo. Daniel la guardava sempre negli occhi quando succedevano queste cose, e pensava a quanto fosse fortunato e anche sfortunato a ritrovarsi un uragano del genere come compagna.
    Non lo sai? Quella lì è mia sorella. Stavo soltanto cercando di salutarla ma lei non ...
    La lama sul suo organo stava facendosi più vicina ed Ole più impaziente.
    Devo forse prenderlo come un "no", darling?
    Il suo viso si stava avvicinando a quello di Dan per non lasciare vie di scampo al marito, il quale doveva contemporaneamente guidare, controllare che Ole non gli tagliasse qualcosa lì sotto e convincerla anche che non sarebbe stato affatto carino farlo. Alche chiese scusa nell'unica modo possibile.
    Prendilo come cazzo vuoi.
    Then a kiss.

    Ole si era calmata dopo quel bacio, anche se aveva comunque fatto prendere un infarto al marito, piantando il coltello nel sedile della macchina, esattamente tra le cosce dell'amato che stava già salutando Mr. Pinkie. Dopo altri cinque o sei minuti di viaggio finalmente arrivarono nella radura dove Daniel lavorava e dove lo aspettavano Alfred, Ronny e Sonny (due gemelli) e Buch Mulligan, il più vecchio. Dan scese dalla macchina e Ole si sostituì a lui alla guida: avrebbe comprato qualcosa al supermercato per la cena e poi se ne sarebbe tornata a casa a dormire. Dan prese l'ascia e salutò con particolare dolcezza la moglie, che non avrebbe visto fino a fine giornata.
    Ciao, megera.
    Ciao, stronzo.
    Che gran pezzo di donna...

    Ole era già sulla strada e Dan si stava accordando con gli altri su quale zona disboscare quel giorno quando accadde. Un rombo fortissimo, la terrà iniziò a vibrare e sembrava stesse implodendo su sé stessa, come se fosse risucchiata da un buco nero creatosi al centro della terra. A Dan e agli altri sembrò che il livello del suolo si fosse abbassato di qualche metro prima di sentire qualcos'altro. Qualcosa di sinistro ed agghiacciante.
    Urla e grida: e prime di uomini e di donne e di bambini, forse; le seconde appartenevano invece a qualcos'altro, qualcosa che non era di questo mondo e che, sicuramente, Daniel non aveva mai visto o incontrato. Ma entrambe venivano da una direzione: la città, la stessa in cui si stava dirigendo Ole.
    Un lampo. A Daniel sembrò di morire quando si ricordò che Ole stava andando proprio in quella direzione. Iniziò a chiamarla, ad urlare il suo nome, correndo sulla strada che l'aveva portata via con sé: OLE! urlava, OLE! gridava sempre più forte. Poi vide il camioncino rosso che arrivava a tutta velocità giù verso la radura. Alla guida c'era Ole. Dan tirò un sospiro di sollievo.
    In meno di tre secondi Oleandro e il pick-up erano lì, sani e salvi (o almeno così sembravano). La ragazza uscì piangendo e invocando il nome del marito, che vedendo la moglie in quello stato corse e la abbracciò, aspettando un'imminente spiegazione.
    Dan... Dan...
    Stai bene Ole? Cosa succede?
    La terra ha c-cominciato a tremare... Un buco... E poi sono a-a-arrivati delle cose... Loro.. Loro hanno preso quelli che erano rimasti e gli hanno...
    In quel momento Ole scoppiò a piangere tra le braccia del marito. La moglie era scossa, troppo scossa, e lui non avrebbe infierito ulteriormente con le proprie domande. Una cosa però era certa: qualcosa di molto grosso e molto pericoloso stava arrivando per ridurre Ole in quello stato. Dan guardava già sul crinale della collina, esattamente quella che nascondeva alla loro vista la città, mentre Alfred, incautamente, chiese ulteriori spiegazioni.
    Gli hanno cosa? Loro chi?
    La risposta, purtroppo per loro, non si fece attendere.

    Prima uno, poi due, tre, quattro, cento, mille. Scendevano correndo giù dalla collina, continuando ad urlare, a gridare. Urla stridule che fecero tornare alla mente i nazgul di Peter Jackson a Daniel, così strani e magnifici allo stesso tempo. Ma quella non era fantasia, non era un sogno: stava succedendo davvero, era la fottuta realtà... In quella realtà, oltre alle urla dei nazgul si potevano anche sentire risate simili a quelle delle iene provenienti da alcuni individui di quel branco di abomini. Al vederli arrivare, la prima cosa che pensò il giovane fu di dover scappare, di portare in salvo la moglie da quella dannata apocalisse. La prese così in braccio, mentre lei stava ancora piangendo, e si girò verso il pick-up; pick-up che non c'era più e che, anzi, stava sfrecciando a tutta birra in direzione della foresta, guidato da quei due simpaticoni di Sonny e Ronny.
    Dannatissimi figli di puttana!!!

    Daniel corse tra gli alberi, sfrecciando come un forsennato nella vegetazione. Teneva Ole in braccio e, contemporaneamente, l'ascia nella mano destra, per avere un qualcosa con cui difendersi da quelle cose. Ora, l'unica speranza era correre finché non si arrivava ad un mezzo di trasporto qualsiasi e andare via da quel paese: aveva velocemente cambiato idea sull'intero Canada, quel giorno. Tra gli alberi nota dei cespugli ai piedi di un abete particolarmente folti. I mostri stavano arrivando e lui, per quanto in forma fisicamente, non era di certo più veloce di loro. Inoltre, in lontananza aveva anche scorto il loro pick-up fermo tra due o tre pini, circondato da quegli esseri. Sonny e Ronny urlavano e chiedevano aiuto ma certamente il discendente del buon Edison non gli avrebbe aiutati. A un certo punto uno di quegli affari tirò fuori Ronny dalla vettura e lo morse sul collo: Ronny sembrò quasi impotente e, al contempo, in estasi. Iniziò a sorridere prima, poi a ridere di gusto, mentre i jeans si strappavano e il corpo si deformava, andando a formare uno dei tanti di quella schiera. In poco tempo Ronny era diventato uno di quegli affari ed ora contribuiva con il branco alla cattura del fratello;, anzi, fu proprio lui a perforare il tettuccio della macchina e a dare a Sonny la stessa atroce fine. Dan stava nascosto nel cespuglio, mentre Ole lo chiamava, sussurrando.
    Dan... Dan... Ho paura.
    I due si guardarono per un lungo, lunghissimo momento negli occhi. Sapevano entrambi che quello sarebbe potuto essere il loro ultimo momento insieme e che, in un modo o nell'altro, sarebbero probabilmente morti quel giorno. Dan però si era imposto mentalmente che avrebbe fatto qualsiasi cosa per evitarlo, specialmente nei riguardi della vita di Ole, estremamente più importante della propria. In quell'attimo, mentre le grida e le urla di un intero mondo si alzavano, Dan prese il viso della moglie tra le dita.
    Anch'io, Ole. Anch'io ho paura.
    Un altro bacio. Tutta quella storia sembrava inventata da qualche mente malata, da qualche regista impazzito o qualche scrittore esordiente e davvero troppo stupido per tirar fuori qualcosa di originale, ma andava bene così: finché Ole viveva in vita a Dan sarebbe andata bene, con lui vivo o morto.
    Remember: when darkness falls and surrounds you, be happy and laugh right in front of her.
    Se ne uscì così, sorridendo proprio in faccia alla morte.
    Prendi il pick-up. Ti troverò, stanne certa. Pose nelle mani della moglie l'ascia dicendo questo; e prima ancora che Ole potesse comprendere appieno le sue intenzioni, Dan si avvicinò all'orecchio della moglie e sussurrò un fugace I love you.
    Poi uscì dal cespuglio e iniziò a correre.

    EHI STRONZI! HO DIMENTICATO DI COMPRARE IL LATTE! SAPETE DIRMI DOVE POSSO TROVARNE UN PO'???
    Tutti gli abomini lo sentirono e cominciarono a inseguirlo. Dan, da parte sua, corse come non mai. Alfred, Buch erano probabilmente morti, Ronny e Sonny avevano fatto la fine che avevan fatto. Contando che quell'Armageddon, quell'apocalisse era cominciata in città, Dan e Ole dovevano essere le uniche anime respiranti nel raggio di chilometri. Lui correva sempre più forte ma con il fiato sempre più corto e ad ongi passo prendeva coscienza che, volente o nolente, prima o poi avrebbe dovuto fermarsi. Ma Ole si sarebbe salvata, molto probabilmente. Ergo tutto quel casino non era stato vano... Intanto le risate e le grida stavano facendosi più vicine.
    Dan si girò un attimo, giusto per vedere quanti secondi gli rimanevano.
    Toh guarda, il panettiere. Pensò questo, guardando uno di quegli abomini.
    Fino alla fine un genio e uno sregolato.
    Fottuta vita.


    Milford Sound in New ZealandNome: Daniel Jon Edison I
    Stato Fisico: illeso
    Stato Mentale: just Lulz, after all
    Stato Cloth: Is it a new pokèmon?
    Energia: WUT?


    Abilità
    DA FUCK IS THIS?

    Tecniche
    DA FUCK IS THAT?

    Note
    Innanzitutto sono felice di poter iniziare (finalmente :asd:) a ruolare. Poi so già che mi odierai perché MOLTE cose sono davvero inutili al fine della narrazione, ma mi sono permesso di allungare il post spiegando il perché di molte cose e per approfondire il suo rapporto con Ole e partire dalla sua generale routine giornaliera (perché, alla fine, la fine del mondo sarà, all'inizio, un giorno come un altro). Inoltre ho reso "l'inizio della fine" (LOL) abbastanza veloce ritmicamente per sottolineare quanto esso sia improvviso ed inaspettato (intendo che non mi sono perso in descrizioni o riflessioni dopo che la cittadina è collassata su sé stessa per non spezzare il ritmo narrativo concitato :zizi:). Ho tentato di essere il più realistico possibile (specialmente nelle reazioni umane e a causate dall'affetto) e non ho messo bocca sulla forma dei corrotti. Comunque, a parte spiegazioni e cazzate varie, buona role/Arma a me, ad Angel ed a Darth Gorth :asd:
    EDIT: Aggiunta la fking song :zizi:



    Edited by Free. - 10/2/2014, 18:35
     
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    *...*




    LOL bravo :zizi:
    Continua la descrizione della tua fuga, descrivi la fatica, le ferite, i tentativi di seminare i corrotti o di abbatterli.
    Considerali tipo gli zombie di residente evil quando li affronti, se li affronti.
    Hai piena libertà :zizi:
    Concludi il post quando le energie ti stanno per abbandonare.




     
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    Milford Sound in New Zealand


    { Corri Forrest, corri! }

    Manco Forrest Gump…
    Passo dopo passo, una falcata alla volta, quella fuga per la salvezza era quasi diventata un esercizio ginnico, con l’unica differenza che se mai Daniel si fosse fermato per riprendere fiato si sarebbe trovato un bello zombie alla resident evil al posto della bottiglietta d’acqua. Aveva già perso il controllo del suo orologio mentale e non ricordava più da quanto tempo avesse detto addio alla sua dolce metà: mezz’ora? Un’ora? Due??? In mezzo a tutto quel verde canadese, accompagnato da un tanfo stantio di putrefazione e morte, sostituitosi all’odore fresco di muschio e aghi di pino, il ragazzo si era rotto davvero le scatole di correre e avrebbe tanto, tanto voluto reagire a tutto quel casino.
    Prendere un pezzo di legno, mirare bene alla testa del primo zombie che arrivava e SBAM, stenderlo a terra con un home run degno dei migliori lanciatori dei Blue Jays Toronto (l’unica squadra canadese a giocare nella Major League). Già si immaginava, a giocare a baseball e golf contemporaneamente, cercando di far entrare le teste degli abomini nelle buche delle lepri o degli scoiattoli. Poi si girò, per vedere se quel suo piccolo sogno poteva diventare realtà.

    La fiumara di zombie era stata di poco distaccata, anche se non dava minimamente segni di stanchezza (esattamente ciò che ci si aspetta da degli zombie). Alcuni correvano in modo scomposto, muovendosi anche con il corpo a destra e a sinistra, dondolando in modo davvero particolare e buffo; altri, invece, sembravano quasi dei cani da caccia, i quali si muovevano agilmente su quattro zampe, ovvero mani e piedi, saltando e correndo da una parte all’altra e cercando, nel mentre, qualche osso umano da rosicchiare. Al posto della bava avevano un qualcosa di nero che a Daniel sembrò sangue. Comunque, ne aveva almeno una decina davvero vicini a lui e il grosso del branco l’aveva (stranamente) più o meno distaccato. Tuttavia, quella piccola avanguardia si muoveva davvero velocemente, quasi come se quegli abomini volessero sbranarlo prima che arrivi tutto il resto del gruppo vacanze Piemonte per accaparrarsi i pezzettini più pregiati (Cosce? Braccia? Cervello???). Però Daniel voleva davvero fare qualcosa: voleva fracassare il cranio di uno di quegli affari solo per vedere cosa c’era dentro. Correndo, allora, passò i cinque minuti successivi a cercare qualcosa di resistente e facilmente trasportabile da poter prendere e utilizzare come difesa e mazza. Scartando lentamente ogni singolo legno o pietra che incontrava sulla sua strada, ripensò all’ascia Sasha e alla sua Ole che la utilizzava. Poi ci pensò bene…
    Ole, Ole, Ole.
    Ole quel giorno aveva un dannatissimo coltello da cucina! Cristo, a momenti tagliava il pene del marito e Daniel si ricordò in quel preciso istante di averlo visto nella cinta della moglie, tenuto apposta come ultima difesa. Avrebbe almeno potuto fabbricarsi una lancia con quell’affare e un buon bacco. Invece no! Ole aveva due armi e lui neanche una.
    La vita, a volte, è davvero ingiusta…

    Mentre pensava alla sua adorata Sasha e alla sua amata Ole che in quel momento stava probabilmente col culo sopra un sedile di pelle nera ad ascoltare una qualche “squallida” canzone dei Pink Floyd (oppure stava correndo alla ricerca di qualche cervello succulento da succhiare attraverso cannuccia… Magari proprio quello del marito, chi lo sa) Daniel vide qualcosa proprio davanti a lui, nella boscaglia. Era un ramo caduto in seguito a un temporale, snello da una parte ma tozzo e grosso dall’altra; per le sue dimensioni sembrava parecchio una clava utilizzata nella preistoria per il rituale di corteggiamento da parte dei maschi. In quel pezzo di legno l’Edison vide una possibile via d’uscita e, contemporaneamente, un modo per divertirsi prima di morire, un’ultima, straordinaria volta. Sempre correndo, si accovacciò leggermente per terra per raccoglierlo. Poi rallentò improvvisamente, aspettando la sua primissima vittima. Ciò che gli si parò davanti non gli piacque per niente.

    Buch Mulligan, suo mentore, amico e capo, stava correndo all’impazzata, percependo il puzzo di sudore adrenalinico di Daniel nell’aria. Il lezzo che emanava quel povero vecchio, ora ridotto a cibo per i vermi, ricordava tanto quello di un cadavere putrefatto da un mese (non che Daniel conoscesse quell’odore, attenzione). Dalla bocca dell’uomo fuoriusciva quel liquido nero, quel suo stesso sangue che da arterie e vene era passato alla bocca, mentre dal ventre penzolava un pezzo del suo intestino tenue. Sul collo erano inoltre chiaramente visibili i segni della sua trasformazione in quella cosa, gli stessi che Sonny e Ronny probabilmente avevano. Daniel capì una cosa guardandolo per pochi secondi negli occhi: non era definitivamente Buch Mulligan.
    Quelle palle bianche erano vuote e piene allo stesso tempo: inespressive, senza iride o pupilla, prive persino dell’ultimo barlume di ragione e di umanità; piene, invece, di un’insaziabile fame, di un moto esistenziale votato alla semplice distruzione di tutto ciò che fosse vivo e che respirasse, specie umana compresa. In quegli occhi bovini Daniel non vide più il suo amico, bensì un mostro. Un mostro che, purtroppo, doveva essere soppresso.
    HEY, THERE’S SOMETHING ON YOUR FACE!
    *SBAM*
    IT WAS PAIN!
    La testa di Buch Mulligan si aprì in due, mostrando la scatola cranica e il cervello annerito e, forse, marcito. Il puzzo che ne uscì pervase l’aria, assieme al sangue nero che, lentamente, scivolò nell’humus dei boschi nordamericani, causando chissà quale mutazione nella flora locale.
    Addio amico mio… In onore dei bei vecchi tempi…

    Stava ricominciando a correre quando uno di quegli affari lo colpì da dietro. Quella (perché era una dannata lei) lo scaraventò a terra con un semplice balzo in avanti, finendo sopra il ragazzo. I loro visi erano faccia a faccia, i loro corpi davvero troppo vicini e corrispondenze lineari di parti che, in quel momento, non dovevano assolutamente essere allineate. Ad una più dettagliata analisi, mentre quella cosa continuava a schioccare la mandibola cercando di strappare il volto dell'uomo, Daniel riconobbe la ragazza che faceva jogging, ora trasformata e dagli appetiti davvero esotici (menù preferito: CERVEEEEEEEELLOOOOOO). L'Edison frappose tra sé stesso e quell'affare la clava/bastone che aveva trovato, cercando di spingere e rispondere con fermezza ai super-umani che quell'apocalisse aveva creato.
    Magari... In altre condizioni... Due colpi te li avrei...
    Cercava di parlare, continuando a fermarsi a causa degli sforzi per tenere il bastone in alto e fermo, e per evitare quindi di venire mangiato. Quelle parole erano una specie di battuta tra sé e sé, un qualcosa dettato dall'eccessiva vicinanza dei corpi con quella donna, quasi come se volesse provocare un'Oleandro che, in quel momento, non c'era.
    Poi una specie di miraggio. La donna che faceva jogging non c'era più, né lei né il suo fisico allenato o il suo culo scolpito. Sopra di Daniel c'era invece Oleandro, ridotta nelle medesime condizioni, anch'ella che cercava di uccidere l'uomo che aveva, un tempo, amato. Daniel stava rendendosi conto che quella situazione stava creando una specie di fobia, una paura continua di vedere Oleandro ridotta a un cumulo di pezzi di carne marcescenti, e il solo pensare a questo lo mandava su tutte le furie; contemporaneamente, però, ciò gli toglieva tutta la voglia di vivere che aveva in corpo e, pensandoci meglio, forse era giusto continuare a pensare alla persona che si ama, in condizioni del genere. Nei suoi pensieri immerso, solo l'urlo bestiale della donna, il sangue nero che dalla sua bocca veniva sputato direttamente sulla faccia di Daniel e qualche graffio volante che colpì il suo volto poté riportare l’uomo alla realtà.
    SCUSA TANTO, MA... NON SEI... IL MIO... TIPO!!!
    Un colpo di reni e la donna fu lanciata tre metri più in là, spinta dalle gambe dell'uomo. Il già cantante vittoria Daniel si alzò in piedi troppo lentamente, trovandosi presto la donna addosso. Era stata morsa più o meno sulla spalla sinistra, ma non prima che i signori zombie biricchini le liberassero i seni dalla felpa Adidas grigia che indossava. Troppo veloce per poter essere fermata da un Daniel stanco (ed estasiato da quello che stava vedendo), la femme fatale morse il suo gastrocnemio (il polpaccio, insomma) destro, prima di ritrovarsi anch'ella il cranio fracassato.

    Daniel tentò con tutto sé stesso di staccare la mandibola della donna dalla presa, la quale era invece ancorata e strenuamente ferma a causa del rigor mortis istantaneo che quella zombieficazione apparentemente generava. I suoi amichetti intanto, quelli più avanti, stavano già arrivando. Daniel decise di tentare il tutto per tutto: tenne fermo il corpo della ragazza e tirò via la gamba. Poteva vedere chiaramente la pelle e la carne strapparsi e rimanere nella bocca immobile della donna, mentre il dolore in lui cresceva. Alla fine, da quell'appuntamento improvvisato ravvicinato con una ragazza del genere aveva solo ricavato un buco circolare di circa sette centimetri di diametro e profondo almeno quattro. Ricominciò a correre, zoppicando e maledicendo sé stesso e quella donna ad ogni passo. La stanchezza reduce già dalla corsa precedente e lo sforzo psico-fisico per correre e cercare di trattenersi dall'urlare per il dolore stavano prendendo il sopravvento su Daniel, passo dopo passo; dopo davvero poco tempo cominciò a rallentare, annullando un promettente e doloroso scatto iniziale. Piano piano le forze cominciavano a svanire. Purtroppo il suo tempo era finito.
    Daniel Jon Edison, questo è quello che hai ricavato dal tuo primo appuntamento con quella lì... Che consolazione che sono, le donne: sempre dolci e gentili...

    Aggiungiamoci anche un Che vita di merda..., dai.

    ... ... ...


    Milford Sound in New ZealandNome: Daniel Jon Edison I
    Stato Fisico: Un buco sulla gamba destra. Letteralmente.
    Stato Mentale: just Lulz, after all
    Stato Cloth: AWEWEWEWEWEWE
    Energia: Chuck Norris.


    Abilità
    DA FUCK IS THIS?

    Tecniche
    DA FUCK IS THAT?

    Note

    Un post che, nella sua semplicità, mi ha fatto davvero maledire :zizi:. Sinceramente non ho trovato spunti narrativi profondi come nel primo post e alla fine ho deciso di recuperare due figure marginali (Buch e la tagazza-che-faceva-jogging) per contenere riflessione ed altro. Una cosa: questo post l'ho utilizzato anche per impostare un "cambiamento" morale e psicologico del mio pg, poiché in lui si sta risvegliando l'ammazzadraghi violento e sanguinario che si è reincarnato in lui. Questa cosa la si può vedere quando uccide Buch poiché, in normali condizioni, pur essendo il vecchio ora un corrotto, non l'avrebbe mai e poi mai ucciso :zizi:. Considera l'atto come una specie di violenza passiva e assopita, un comportamento apparentemente ragionato che, in realtà, è direzionato da un'entità presente all'interno del cervello di Daniel.
    Discorsi, discorsi, discorsi. Mi piace dare spiegazioni nelle note per dare un quadro completo della situazione (in fondo nessuno riuscirà mai ad entrare nella mia testolina, ergo ho paura che tutti i messaggi tra le righe che inserisco non vengano percepiti perché, fondamentalmente, non riesco a farli capire xD :ehsi:). Ah, i puntini in fondo sono proprio l'ammazzadraghi che si limita a starsene zitto (PER ORA). Per il resto, continuiamo pure :zizi:.
    PS: la musichetta sopra è la song ufficiale dell'ammazzadraghi :asd:



    Edited by Free. - 18/2/2014, 17:03
     
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    *Inizi a sentire delle voci indistinte, come quando si è preda di una stanchezza sopraffacente ed il sonno giunge a colpire prima la mente del corpo.
    Lingue che non ricordi più, se non da vaghe memorie scolastiche.
    Ruggiti, urla, strepitii di lotta.
    Ruggiti, come quelli reali dei corrotti che ti stanno circondando giunti a banchettare con le tue carni.

    Ciò che muove il genio è la Necessità.
    La Necessità che muove ogni cosa.


    La voce di una donna, che spazza via tutte le altre, colpisce la tua coscienza.
    Non riconosci la lingua di quelle parole, non sai nemmeno se hanno un suono o sono una sorta di suggestione.

    Ciò che sai è che una forza incontenibile avvampa nel tuo petto, un'energia che mai, a memoria di questa vita, hai posseduto.

    Tu che sei stato Re, libera il tuo cammino e giungi da me.*




    Eccoci, ora una sorta di super forza ti avvolge, idealmente come quella di un'energia gialla che è decisamente superiore a quella di un umano.
    Il power up è improvviso, quindi potresti aver difficoltà a controllare il tuo potere.
    Non puoi ancora lanciare cose energetiche, ma puoi tirare schiaffi.
    Descrivi come fai fuori la quindicina di corrotti che ti ha circondato, sottolineando come via via prendi familiarità, seppur ancora in modo impreciso, della tua forza superiore.
    Se vuoi far partire flashback medievali fallo pure :zizi:
    Termina quando hai sterminato i corrotti e decidi cosa fare riguardo la voce :zizi:

    Per Angel:

    Ti risvegli tra le macerie del tempio dove stavi per venir sacrificato.
    Accanto a te giacciono i cadaveri delle sacerdotesse.
    Alcuni massi estremamente pesanti sono sopra di te, non senti più la gamba sinistra e la destra duole moltissimo.
    Ovunque il tuo corpo è ferito e dolorante.






    Edited by Gorthaur - 11/3/2014, 19:20
     
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    tene la patria degli dei, un tempo era una città armoniosa e piena di fascino, l’acropoli che era situato a cento cinquantasei metri sul livello del mare sopra la città faceva da protagonista alla vista di chi si avventurava nei suoi templi.
    Nonostante la sua bellezza neoclassica anche lei non godeva di tanta vivacità e turismo e ora era sommersa da nubi scure e le rovine dei templi sembrarono decadere di più rovinando così il suo inestimabile fascino di città antica. Tuttavia le persone che vivevano in quella città sembravano dimenticare che Atene era la patria degli dei, la distruzione era vicina, le case crollarono per via di forti scosse di terremoto dovuto forse dal fatto che il clima stava cambiando e quell’aria negativa metteva terrore a chi unque, poi arrivò anche quella piaga orribile e mai nessuno avrebbe potuto scordare la forza dell’oscurità trasformare ogni persona e creatura in orrendi mostri corrotti dai loro stessi peccati. Hermes era al tempio di Artemide in quel periodo di Caos, ma già aveva sentito gli dei cadere dai loro troni e la stessa Artemide era sparita senza lasciare traccia. Solo la distruzione e il fetore della morte erano rimasti a far compagnia al giovane guerriero di Artemide che si chiedeva il perché di tutto quello senza darsi risposta.
    Violenti scontri si susseguirono al monte Olimpo e al tempio di Artemide, le sacerdotesse parevano mutarsi ignare del loro triste destino, Hermes osservò per parecchi minuti la situazione e non esitò a combattere contro i mostri che attaccavano le sacerdotesse trasformandole come loro.
    Il ragazzo non capì bene cosa stesse succedendo, ma notava che il tempio era in pericolo non poteva tirarsi in dietro. L’aria negativa che si respirava al giovane pareva non provocargli danni, forse perché era un ragazzo di animo forte e tenace, continuò a combattere con la sua lancia e il suo scudo, era proprio un degno guerriero, aveva imparato bene a combattere grazie alle lezioni che gli davano gli altri praticanti al culto di Artemide , ed era sempre stato un ragazzo dotato di molte capacità. Combatteva con grinta e determinazione, ma desso non avrebbe voluto far del male alle sacerdotesse che stavano al tempio, però dato la situazione dovette reagire.
    Continuò la battaglia, Hermes mandò a segno alcuni colpi di lancia colpendo i mostri, ma parevano non morire mai, un gruppo di sacerdotesse mutate lo colpirono alle spalle facendolo svenire a terra lasciando la lancia a suo fianco e lo scudo.
    Un vuoto oscuro annebbiò la mente del ragazzo prodigio, avevano intenzione di ucciderlo visto che erano tramutate in creature umanoide il loro intento era di eliminarlo attraverso un sacrificio. Lo portarono in un altro tempio appena nelle valli dell’Olimpo dove vi era una antica necropoli devota ad Artemide.
    Hermes durante il suo stato di incoscienza riuscì a sentire mille e più voci che lo chiamavano e gli dicevano di aiutarli e lui non poteva fare ancora niente, era tutto così strano e così terribilmente crudele, la fine del mondo e la sua erano arrivate.
    Il ragazzo riprese i sensi più tardi e si accorse che le sacerdotesse lo avevano incatenato all’altare e le sentiva parlare nella lingua greca antica con frasi che non rassicuravano niente di buono, poi una di loro si avvicinò al ragazzo con un coltello sacrificale. Hermes non voleva morire i suoi occhi rossi si dilatarono e un espressione di paura gli si dipinse sul volto, urlò. Era inutile la malefica donna avrebbe calato su di lui un sipario che avrebbe segnato la sua fine per sempre, ma proprio in quel momento ci fu un altra scossa di terremoto. Quella era molto forte tanto da far crollare il tempio e rimanere sotto le macerie le sacerdotesse e Hermes stesso, che non sapeva come avesse fatto, ma si era salvato però si ritrovò prigioniero di alcuni massi che gli bloccavano le gambe. Il giovane tentò di muoversi per liberarsi delle macerie, la sua attenzione cadette su alcune sacerdotesse che giacevano anche loro sotto le macerie, il ragazzo voleva avvicinarsi ma i massi erano troppo pesanti e vide che una delle sue mani era ferita e lasciava scie di sangue nel strusciare per terra. Al giovane tremavano gli occhi per lo sforzo immenso e dal dolore delle gambe che erano bloccate, addosso sentì il bruciore delle ferite, per lui il dolore fisico non era grave quanto la sofferenza del perdere un alleato, questa volta si riferiva alle sue di compagne perché stava succedendo tutto questo?.
    Una frase soffocante usci dalle labbra del giovane guerriero:

    ”Devo scoprire cosa ce’ dietro questi esseri non possono impadronirsi del nostro mondo, Artemide guidami e sostienimi.”.






    cornice



    narrato;parlato""; pensato°° & monologhi<<>>,telepatia<<>> Parlato Esterno


    Dati & Riassunti

    Nome:Hermes.
    Stato fisico:buono.
    Stato Psicologico:buono.
    Armatura:Gloria di Ikarus
    Stato armatura:intatto
    Energia:Energia Verde
    ___________________________________________________________
    Riassunto:





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    Milford Sound in New Zealand

    { TIME TO SHREAD }

    Stai sudando: non è un buon segno.
    Il puzzo di Edvard pervadeva tutta la cella in cui aveva dormito durante il suo addestramento. Lì, inginocchiato a terra, con la spada tra le mani e infilzata nelle fessure del pavimento, lo sguardo in basso, continuava a ripetere da più di un'ora il Giuramento, trasformandolo in una innaturale ed insensata cantilena di un pazzo costretto alla ruota a mezzogiorno. L'inverno era stato freddo, quell'anno, e al novizio sembrava di morire in quella divisa fatta di pellicce di lupo e di una spessa corazza di ferro. Non aveva caldo, ma sembrava stesse tremando dal freddo: la lama della spada stava visibilmente tremando tra le sue mani, picchiando a destra e a manca contro la pietra dura e nuda. Poi si alzò, sentendo la voce del suo mentore Roshak: probabilmente era giunta la tanto attesa ora.
    Mio signore, queste corazze sono troppo spesse.
    Roshak era un vecchio canuto, gli occhi scavati dalle battaglie valorose e il viso rigato da cicatrici. Una barba folta e bianca copriva poi le sue labbra, ma non ci volle un genio per capire che, dopo quell'affermazione, stava ridendo di cuore.
    E' meglio se ti togli qualche pelliccia, perché si sente il tuo puzzo sin dall'ala ovest; e non parlo solo di sudore...
    Una battuta tagliente che non fece piacere ad un Edvard abbastanza incazzato da poter tagliare la gola persino al suo maestro. Uccise con lo sguardo il vecchio alto e imponente, con un fisico invidiabile anche da alcuni giovani di vent'anni, il quale lasciò passare e, con aria bonaria, prese la testa del ragazzo per poi spingerlo in avanti.
    Aaahhh... Andiamo!

    ______________________________________________


    Il passo era diventato troppo arrancante, il corpo pesantissimo. Daniel aveva dato fondo a tutta la voglia di vivere che gli era rimasta in pochi secondi, poiché tutta la forza giovanile e adrenalinica che aveva in corpo sembrava essere stata portata via da quell’unica ferita, letteralmente quel buco sul polpaccio che quell’affare aveva ben deciso di regalargli. Adesso non correva, né camminava, bensì passava da un albero all’altro, quasi senza poggiare la maledetta gamba e controllando continuamente che quegli affari non lo stessero raggiungendo. In fondo lo sapeva: aveva paura. Paura di non poter più vivere nel mondo, di non poter più cazzeggiare come aveva fatto per tutto quel tempo e paura, soprattutto, di non poter più vedere Ole, di abbracciarla, toccarla. Forse un momento di rimpianto, ma era inevitabile: Daniel era un uomo come tanti, in fondo, e persino lui lo sapeva. Si può essere intelligenti quanto si vuole, fortunati certamente: ma quando la Morte bussa alla porta puoi solo aprirle la porta e riderle, riderle in faccia.
    Un pino non troppo alto era diventata la sua ultima meta. Si fermò lì, senza nemmeno la voglia per poter sostenere il dolore o la fatica. Nella sua giovinezza, nella sua inettitudine nell’affrontare un avvenimento del genere, Daniel aveva deciso di sapere quando morire, sperando che ciò che sarebbe successo nei minuti successivi non sarebbe stato troppo doloroso. Ormai gli zombie lo stavano circondando, uno alla volta, mentre lui chiudeva lentamente gli occhi per non vedere da che parte avrebbero cominciato (in fondo dovevano decidere solo questo). Un secondo che durò un eternità.

    In mezzo alle urla e alle risate, ai ruggiti di alcuni abomini, Daniel sentì sempre più distintamente altre voci, eteree e non presenti lì, in quel momento. In pochi attimi se ne alzarono dal silenzio talmente tante che, a tratti, la miriade di idiomi linguistici sembrò incomprensibile: latino, inglese, greco, italiano, egiziano, francese. Vecchio e nuovo mischiato insieme per creare un incasinato coro di disperazione: “Salvaci!” sembrano dire, “Aiutaci!” sembrano urlare. Ma come poteva un uomo, un singolo uomo aiutare tutta quella gente se non riusciva nemmeno a proteggere sé stesso. Decise di aprire gli occhi: forse era solo un effetto secondario e temporaneo della “trasformazione” in uno di quegli affari. In primo piano vedette una decina, forse quindici zombie tutti in cerchio sopra di lui, intenti a studiare il banchetto prima di buttarsi sulle portate principali; in secondo piano, invece, una figura femminile. La donna fluttuava a circa tre-quattro metri dal terreno, proprio sopra al corpo dell’Edison, coperta da un manto di luce che ne nascondeva il corpo e il volto. I capelli, tuttavia, erano liberi e ondeggiavano filamentosi avanti e indietro, su e giù, ed erano dello stesso colore dei capelli di Ole. Le milioni e milioni di voci erano diventate miliardi e miliardi e assieme a loro anche lo scintillante contatto di lame e il rumore di spari si stavano alzando, assieme al grido e alla concitata violenza della battaglia. Tutti alzarono progressivamente il tono, il volume del proprio urlo d’aiuto, quasi fino a distruggere i timpani del povero ragazzo. Poi, il silenzio.

    La donna, splendida e invincibile quasi in quel suo manto bianco, aprì le braccia e investì con la propria aura e la propria luce le altre voci e Daniel stesso. Immediatamente nella testa del geniale uomo tutto si fece chiaro e limpido, ogni preoccupazione spazzata via, ogni dubbio distrutto, ogni rimpianto ricacciato: tutte le cose brutte, i pensieri tristi e legati ad una fine imminente erano stati cancellati assieme a quella torre di Babele fittizia, fatta di grida, ruggiti e urla. L’Edison sembrava schiacciato a terra da quell’onda di luce, anche se gli zombie non sembravano avvertire e neppure vedere quella mistica figura. Assieme alla luce giunse poi un suono: una voce femminile, calda e piacevole, era entrata nelle orecchie di Daniel, dicendo qualcosa di importante ma che l’Edison non riuscì a percepire (per capire, come se si fosse scordato qualcosa di importante). La voce, le parole che aveva sentito non furono più così certe e Daniel credette persino che la donna non avesse detto niente pur avendo detto qualcosa (insomma, è qualcosa di difficile da spiegare, va bene?!?).
    Quando la donna smise di parlare e non-parlare, la luce da lei proveniente aumentò, investendo ulteriormente il corpo del giovane, adesso pieno di vitalità, di un’energia indescrivibilmente più forte rispetto a quella da sempre avuta. Daniel sentì il cuore scaldarsi, forse di speranza (in una visione totalmente romanzata e bellissima della cosa) o forse di voglia di prendere quegli affari a calci in culo (reality hitted!) e quel senso, quella pienezza rimase anche quando la luce sparì all’improvviso, mostrando di sfuggita il volto di quella salvatrice: un Oleandro sorridente, talmente raggiante da avere gli occhi sbarrati e bagnati da lacrime di gioia. Un qualcosa che, a dirla tutta, Daniel aveva visto una sola nella sua vita.
    Aprì gli occhi. La donna era stata probabilmente una visione, ma quella forza incredibile e indescrivibile fiammeggiava ancora nel petto del giovane albino, più vivo che mai. Anche gli zombie se ne accorsero: quando mostrò al mondo la sua brutta faccia sveglia alcuni indietreggiarono (qualcosa che ricorda lo stupore, forse…) altri cominciarono ad urlare bestialmente a squarciagola, in piedi e con una mandibola troppo snodata per i normali stardard umani. Solo due, tuttavia, decisero di attaccare l’Edison mentre era ancora sdraiato.

    SBAM, SBAM.
    Ed è un homerun, signore e signori! Anzi, è meglio precisare che Daniel impiegò talmente tanta forza in quei due pugni, uno a destra ed uno a sinistra, che le teste di quei due pazzi affari letteralmente esplosero, riducendosi in piccoli frammenti ossei e macabri pezzetti di carne che coprivano le mani del nostro caro amico e che facevano da decorazione all’erbetta circostante. Gli altri individui (che a colpo d’occhio dovevano essere una decina o poco più) iniziarono a urlare tutti assieme, manifestando bestialmente una ferina rabbia per la caccia che, probabilmente, sarebbe ricominciata molto presto. Daniel era, invece, di opinione decisamente diversa: non sapeva chi fosse quella… “Cosa” che le aveva parlato (o aveva almeno tentato di farlo) e il perché o come avesse donato proprio a lui quei poteri. Fatto sta che, probabilmente, Jon aveva tra le mani (letteralmente) un’arma utile per sopravvivere e, con un pizzico di fortuna, per contrastare marginalmente quel tremendo casino. Quel dono rappresentava qualcosa con cui arrivare ad Ole… Era una speranza, forse tutto ciò che rimaneva di quella parola nel mondo. Speranza… Un termine tanto compreso da Daniel quanto lontano dal suo modo di pensare e di esternare le proprie emozioni: un uomo che ama, si, ma che è anche terribilmente legato alla scienza e all’immaginazione, abituato a vivere attraverso sé stesso e senza sperare in qualche dio, in qualche colpo di culo casuale. Ecco perché, pur sapendo e riconoscendo la stranezza e la vera essenza di ciò che gli era accaduto (ovvero una gran bella botta di culo), Daniel si girò verso gli zombie con questa faccia.
    IT’S RAPING TIME, BITCHES!
    Effettivamente, aveva davvero voglia di stuprarli (nel senso di frantumarli, ammazzarli, ucciderli, distruggerli, farli a pezzi… Aggiungo altro? No perché non vorrei che fossi frainteso) e quella era una bella occasione per veder teschi rotolare. Al via quindi il tango di sangue e urla che Daniel e dieci/quindici zombie ballarono il 21-12-2012.

    VOGLIO VEDERE IL LORO SANGUE! IL LORO SANGUE!

    Uoh. Uoh, Uoh, Uoh. Cos’era quello? Qualcosa nella testolina di Daniel lo deconcentrò dal dare un magnifico montante al primo zombie che gli passò a tiro, ricevendo come risposta per quella distrazione un essere bavoso e maleodorante sopra di sé, ancora tentante di schioccare le mandibole e le mascelle sulla faccia del povero Edison. Mentre con la sua forza tentava di tenere lontano quell’affare, spinto nel mentre dal resto del gruppetto che, alla stregua del Tre Nazioni di rugby, stava facendo una bella mischia con Daniel nel ruolo della palla, il nostro eroe si scervellava di capire da dove fosse giunta quell’urlo guerriero, quella voce così assetata di sangue da riuscire a quadruplicare la produzione di adrenalina di Daniel solo ascoltandone il vibrante suono. Era un urlo maschile, appartenente ai migliori vichinghi del nord. Se avesse aggiunto un HROTHGAR, PORTA L’IDROMELE! VAAAAAAH! Sarebbe stato perfetto. Comunque, quella strana cosa, pur avendo colpito e sorpreso Daniel, poteva essere benissimo una creazione mentale, un effetto della grande perdita di sangue e della stanchezza. Insomma, di variabili, in gioco, ve ne erano a bizzeffe e Daniel decise di non prendere nemmeno in considerazione l’idea di stare impazzire (anche se, in un ambiente come quello, dovrebbe essere la prima, la seconda e la terza opzione su tre possibili ad essere analizzata…). Attraverso al sua forza Daniel riuscì lentamente a spostare prima e poi a lanciare in aria il gruppetto di nove/dieci zombie che lo avevano sovrastato. Subito in piedi, mentre alcuni di quegli affari finiti per aria colpivano con forza rocce e pini canadesi (alcuni si spezzaono in due all’altezza del bacino… Letteralmente), tre cosi cercarono di attaccare Daniel, il quale risolvette la situazione assestando un poderoso calcio al ventre del primo che volò verso i due suoi compari, e tutti e tre insieme finirono a terra. Jon iniziò così la disinfestazione: nel giro di quattro secondi, cinque teste spaccate/lanciate via/frantumate, due donne e tre uomini in meno da sistemare. I corpi di quelli affari stavano iniziando a formare un bel tappeto d’arredamento per i boschi canadesi, loro ed il sangue nerastro che continuava a riversare per terra. Ne mancavano circa sei o sette all’appello e le nocche di Daniel fremevano per appuntare un “presente” sulle fronti di ognuno (anche se ne rimanevano effettivamente quattro o cinque poiché due si erano spezzati nel volo precedente picchiando contro i solidi alberi del Nord Amarica). Ma ecco l’imprevisto: uno di quegli affari (e anche bello grosso: ancora vivo era stato un uomo di circa un metro e novantacinque per centoventi chili) era saltato addosso al ragazzo da dietro, riuscendo a bloccarlo e a sollevarlo. L’Edison si sentì il ventre perforare dalla stretta, strettissima presa dell’uomo, che fece il piccolo errore di girarsi indietro; e dietro di loro c’era un giovane pino, uno di quegli alberi né troppo grossi, né troppo piccoli, ma perfetti per essere usati come base d’appoggio per una spinta. Prendendo quindi spunto dai migliori film di Steven Segal e dalle migliori puntate dei Power Rangers, Daniel tentò di spingere indietro quell’affare troppo grosso e liberarsi così da quella presa. Tuttavia… Ops! Daniel, non valutando il suo nuovo stato di forza, spezzò l’albero proprio dove l’aveva colpito coi piedi. L’albero cadde così improvvisamente proprio verso di lui (e verso gli altri zombie) e se non si fosse dato una mossa nemmeno la botta di culo definitiva lo avrebbe salvato. Una, due, tre testate date a quell’armadio che lo teneva e riuscì a liberarsi dalla morsa, proprio un attimo prima che l’albero spaccasse il cranio dell’energumeno infetto. Buttatosi quindi a destra, Daniel salvò quello che rimaneva di lui con terribili doloro: la ferita al polpaccio, miracolosamente guarita per un minuto, aveva ripreso a dolere. Fortunatamente però, tutti gli zombie che avevano partecipato alla festicciola adesso stavano sotto le spesse fronde e il solido legno canadese, troppo spappolati per essere mutilati ulteriormente.

    Poi, di nuovo quel parlato muto, quelle parole sussurrate e mai sentite. Una lingua antica, talmente antica da non poter nemmeno essere riconosciuta e, quantomeno, percepita dall’orecchio. Daniel sentì e non sentì; e porca puttana questo come lo faceva imbestialire. Tuttavia qualcosa aveva appreso, qualcosa aveva compreso dopo le brevi “frasi” di quella figura: Daniel si poteva quantomeno fidare di lei poiché stava dalla sua parte e, anzi, lei stessa aveva bisogno di lui. Stava ora all’albino decidere se incontrarla, se ascoltarla, se aiutarla… Insomma, i pezzi della scacchiera erano disposti in modo tale da consentire a Daniel di dirigere il gioco e pianificarlo attentamente come meglio credeva; anche se, in verità, qualcosa che lo ostacolava c’era. Quell’urlo maschile, totalmente opposto alla voce femminile, sembrava invece ostacolare Daniel, o meglio usarlo per placare la propria sete. Troppi interrogativi, troppi casini per una giornata sola. Le urla stavano arrivando; quelle cose stavano arrivando… Con risposte o senza, la fuga, per Daniel, era purtroppo ricominciata.


    Milford Sound in New ZealandNome: Daniel Jon Edison I
    Stato Fisico: Un buco sulla gamba destra. Letteralmente.
    Stato Mentale: just Lulz, after all.
    Stato Cloth: AWEWEWEWEWEWE
    Energia: Chuck Norris.


    Abilità
    DA FUCK IS THIS?

    Tecniche
    DA FUCK IS THAT?

    Note

    Qwoidfj iloafopafhawpfhawjiopfnhoprwpotrmaòorn.
    Ok, siamo tornati dopo quasi UN DANNATISSIMO MESE. Giuro, mi scuso per questo assurdo ritardo ma questioni personali in real e una connessione Telecom (prima) e Fastweb (dopo) che viene e poi se ne va mi ha tenuto tanto, tanto tempo via dal postare. Contando anche che mi sono parecchio lasciato andare in descrizioni e riflessioni del pg... Be', diciamo che, involontariamente, ho aggiunto il carico da undici ad un ritardo già imbarazzante. (MI ODIO, OK???!!! T___T)
    Amo dare spiegazioni e non faccio mancare neanche stavolta la giusta visione delle cose: ho voluto dare un "volto" alla voce femminile perché mi faceva piacere fondamentalmente. All'inizio, come puoi vedere, ho infilato il bellissimo flashback medievale (che prenderà enormemente da GOT... Il libro, non quella cagata della serie TV...) che verrà suddiviso in tutti i post che da ora in poi scriverò (è una scelta che ho preso per rendere questa cosa secondaria, altrimenti giuro che verrebbe un intero secondo post). Per altro, non mi sembra ci siano tantissime cose da spiegare: post molto attivo, a mio parere :).
    Ora scusate ma vado a dare testate contro la tastiera perché la vita è breve e perché Dark Souls II (perché l'I non mi è bastato...) è un gioco bastardo.
    Addio.

     
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    Angel:
    Artemide è perduta... così come gli altri dei... ora siete soli piccolo piccioni ahahaAhaahaHAHA!

    *La voce orribile e stridula echeggia ovunque, come se a parlare fosse ogni particella di marmo che ti sovrasta.
    Accanto a te compaiono quattro creature indescrivibili nella loro bruttezza.
    La loro bocca dentata si muove come a ridere e la risata di nuovo pareva venire da ogni dove.
    Poi un nuovo venuto rompe l'orrore... almeno quello degli occhi.
    Una creatura bellissima, dalla pelle d'oro e le vesti d'argento ti si pone innanzi ai quattro mostri.
    Non sai dire se sia un maschio o una femmina, sembra una statua androgina i cui occhi fiammeggianti ti fissano.*

    Gli Dei dell'Olimpo non esistono più. Presto anche le altre divinità che hanno schiacciato con la loro superbia i mortali faranno la loro stessa fine.
    Unisciti a noi ragazzo, abbandonati alla vera libertà...

    *Il turbinio dei suoi occhi di fuoco è ipnotizzante.
    Inizi a sentire voci dentro di te, pensieri di altre persone che non hai mai conosciuto, idee e sogni che si realizzano.
    Tutto dentro di te ti suggerisce di abbandonarti a questa visione.

    Resisti Eroe, raggiungimi e scoprirai il tuo destino.
    La necessità ti guiderà.


    La voce di donna fa tentennare la visione...*

    Free:

    *Improvvisamente nella tua mente compare l'immagine di una chiesa.
    La conosci bene, è la più grande in quella zona.
    Tuttavia per raggiungerla hai due possibilità, o la strada principale, o una serie tortuosa di viuzze.
    La tua strana forza inizia a stabilizzarsi ed anche le ferite del tuo corpo via via svaniscono.*




    Per Free:
    Hai due possibilità:
    1- raggiungere la chiesa per la strada principale quindi affrontare frotte di corrotti e farli fuori autoconclusivamente spendendo un sacco di energie
    2- tentare le viuzze saltando qua e là stile Assassins Creed cercando di evitare corrotti molto meno numerosi ma molto più potenti nascosti tra le ombre nell'attesa di cibarsi di corrotti inferiori.
    Visto che vedo che te la cavi bene e stai tessendo anche la tua trama ho fatto in modo di darti un altro post di descrizione libera.
    Termina quando arrivi alla chiesa che, stranamente, è completamente intatta.

    Per Angel:

    E' come se stessi ricevendo un assalto mentale.
    La voce ti da un po' di forza per cercare di resistere, ma principalmente sembra alimentare nuovamente il tuo cosmo sopito.
    Descrivi come resisti al tentativo di plagio (sappi che è molto difficile) e come ti liberi e reagisci.
    Considera che comunque sei ferita e la forza torna poco a poco, inoltre la padronanza dei tuoi poteri è ancora incerta.
    Gestisci il tutto come se fossi in duello, quindi non essere autoconclusiva nel tuo contrattacco.

    NOTA: L'ordine di postaggio è sempre "chi arriva primo posta"






    Edited by Gorthaur - 24/3/2014, 15:27
     
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    l ragazzo tentò di togliersi le macerie, ma invano, era troppo affaticato e ferito non poteva muoversi e pensò che era arrivata la sua fine. Nei suoi occhi c’era una chiara espressione di rassegnazione, eppure sapeva che Artemide non gli aveva insegnato ad arrendersi, doveva reagire.

    °Devo reagire e andare avanti non mi arrenderò mai, sono un guerriero di massimo rispetto. Non deluderò chi crede in me, avrò perso una battaglia, ma servirà soltanto a migliorarmi. Artemide ti imploro di nuovo di donarmi la forza di liberarmi dai massi.°.

    Si appellò di nuovo alla sua dea in una preghiera.
    Hermes non aveva la minima idea di cosa stesse accadendo e forse la Dea non poteva guidarlo, in quella sua disavventura, ma non poteva arrendersi non era da lui.
    Fece dei tentativi per liberarsi dalle macerie usano il braccio buono e la gamba non sotterrata, ma fu inutile tremavano dallo sforzo immenso nel muoversi non riusciva a farli funzionare, ogni suo tentativo di movimento era solo segnato dalla fatica alla fine si arrese mentre una voce stridula si sentiva rimbombare nell’aria .

    Artemide è perduta... così come gli altri dei... ora siete soli piccoli piccioni ahahaAhaahaHAHA!

    Il giovane nel sentire quella frase pensò che era semplicemente il frutto della sua immaginazione, si stupì, ma non ebbe tempo di rispondere che di fianco apparirono quattro mostruosi esseri con una dentatura molto aguzza che sembravano fitti nelle tenebre e confusi nella loro risata agghiacciante. Hermes non riconobbe di cosa o di chi poteva trattarsi, non avevano niente di umano chi potevano essere?.
    Il ragazzo socchiuse gli occhi pensando che stava sognando voleva abbandonarsi all’ebrezza della sua pace interiore, se era morto forse si sarebbe trovato all’inferno vedendo quella visione, ma non era così e non era di certo una soluzione quella di rifugiarsi nei propri sogni proprio adesso che quegli esseri gli dicevano che Artemide era perduta. Come osavano? Eresia! E anche se fosse un giorno sarebbe tornata a vegliare su di lui e sulle persone che credevano.

    “Fate silenzio esseri immondi. Voi non siete degni di pronunciare il nome della Dea, lei tornerà un giorno e voi ve ne pentirete amaramente!”


    Hermes era convinto nella sua forte fede, dopotutto era stato sedici anni a proteggere il tempio di Artemide, era diventato un guerriero eccellente riconosciuto da tutti, anche se adesso era in difficoltà non si sarebbe fatto beffeggiare da abomini del genere. Sentiva chiaramente una rabbia salirgli , avrebbe voluto punirli per la loro presunzione.
    Ad un tratto una strana creatura bellissima da fisico androgeno con occhi fiammeggianti dalla pelle d'oro e le vesti d'argento si trovò davanti ai mostri e fissò il giovane guerriero con uno sguardo fiammeggiante in cui lui si perse come rapito da lei.

    °Cosa mi succede? E’ come se questa figura mi stesse rapendo e portando lei. Non ho mai provato nulla di simile, ma è bellissimo°

    Hermes si sentì rilassato mentre quella figura lo guardava e in quel momento non aveva occhi che solo per lei dimenticandosi quasi anche di Artemide e di chi era.
    Una frase si sentì da lei che diceva che gli dei dell’Olimpo non esistevano più e che presto le divinità verranno schiacciati dalla superbia e moriranno e gli propose di unirsi a lei per vedere la vera libertà.
    A sentire tutto ciò il giovane era confuso e fissando quegli occhi fiammeggianti, sentì delle voci che chiedevano aiuto e altre che incitavano alla guerra, altre ancora che dicevano di unirsi a loro.
    Hermes sentì la sua testa scoppiare, non poteva più resistere nell’ascoltarli emise un urlo.

    “Basta!”

    Ansimò e cercò di reagire a quel chiaro tentativo di soggiogazione dettato da una stregoneria. Hermes sapeva che in quel momento non stava vivendo qualcosa di reale se no lo avrebbe visto, era tutto frutto dell’influenza di quella presenza. Cercò di calmarsi e di non pensare a quelle voci e cosagli dicevano . Ci fu un attimo di silenzio, le voci continuarono a infastidirlo, ma il giovane cercò di togliere lo sguardo dagli occhi fiammeggianti di quella creatura, che probabilmente stava usando qualche tecnica di ipnosi su di lui, poi estraniandosi da quella situazione , iniziò a sentire chiaramente qualcosa bruciare nel suo corpo. Non aveva ben chiaro cosa fosse, ma era sicuro che era possente ed era suo e gli dava forza di resistere, cercò di parlare.

    “Gli Dei non esisteranno più…peggio per loro che si sono dimostrati peccatori gettando il loro odio sul mondo intero è la loro punizione...”

    Disse poi una pausa prima di continuare a parlare, purtroppo quella era una constatazione anche se continuava a non credere che Artemide lo abbia permesso, ripeto agli altri era sicuro che lei fosse solo una vittima, ma non poteva per ora farci nulla.

    “Però questo non significa che io dovrò arrendermi e non credere comunque che Artemide ritornerà a punire tutti gli infedeli. Ascoltami bene tu desso, hai detto che vuoi rivelarmi un'altra libertà e che vuoi che ti segua giusto? Allora dammi la possibilità di farlo senza tutto questo “inganno” che mi stai facendo. Pensi davvero che un trucco come questo mi faccia cambiare idea?”

    Naturalmente Hermes non aveva parlato in quel modo perché si sentiva superiore, ma in quel momento si rendeva conto che aveva bisogno di fidarsi, ma senza che ci fosse la costrizione attraverso un trucco . Se quella creatura avesse inteso ciò che voleva dire allora forse era sicuro che gli avrebbe permesso di aiutarla e che anche lei avesse fatto altrettanto.

    Resisti Eroe, raggiungimi e scoprirai il tuo destino.
    La necessità ti guiderà.


    Ancora una sua frase , Hermes si sentiva sempre più attratto da lei e sicuramente pronto forse anche a giurargli fedeltà, ma prima aveva bisogno anche lui di certezze.

    “Io sono nato per resistere…”

    Rispose con un tono sicuro, chissà se il fato sarebbe stato clemente con lui ora.




    cornice



    narrato;parlato""; pensato°° & monologhi<<>>,telepatia<<>> Parlato Esterno


    Dati & Riassunti

    Nome:Hermes.
    Stato fisico:buono.
    Stato Psicologico:buono.
    Armatura:Gloria di Ikarus
    Stato armatura:intatto
    Energia:Energia Verde
    ___________________________________________________________
    Riassunto:
    ok ho provato a resistere cercando estraniarmi trovando una piccola parte di cosmo (non so se potevo però è solo una minima pare giusto per dar motivi ad Hermes) però le ho anche fatto spero una domanda legittima, perché Hermes è molto fedele ad Artemide e anche se non c' vorrebbe fidarsi di qualcuno che non cerchi di ipnotizzarlo xd




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    Milford Sound in New Zealand

    { MONDIALCASA }

    Erano passati uno o due minuti da quello scontro uomo contro "robe" che aveva visto un Daniel fortunatamente indenne e il ragazzo aveva continuato a correre, dolorante a causa del dannatissimo polpaccio che continuava a formicolare per uno strano motivo. L'Edison iniziò a sentire sempre meno dolore, come se tutta l'adrenalina e gli ormoni stimolatori accumulati nella gamba destra stessero fluendo via, espulsi assieme all'onnipresente e sgorgante sangue (seppure la perdita sia ormai un lontano ricordo dell'emorragia iniziale). Il dolore stava svanendo e i processi mentali, stimolati comunque dall'eccessiva adrenalina e dalla consapevolezza di poter sopravvivere a quella specie di apocalisse, si fecero più veloci, tanto che Daniel cominciò a rimbalzare da un pensiero all'altro: chi era quella voce di donna? Come aveva ottenuto quella strana forza? Quell'urlo di prima era forse un segnale di pazzia? Ma, soprattutto, il bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno? Tutto questo nella prossima puntata di Voyager!
    ... Ok, non faceva ridere.
    Tornando a noi, un pensiero su tutti troneggiava, imperiale e comandante, quasi come se lo strano caso di Daniel Jon Edison non avesse un colpevole, non avesse un senso senza quell'unico, imprescindibile tassello: Oleandro. Daniel pensava principalmente a come poter recuperare sua moglie, salvarla, o, quantomeno, liberarla dalla triste sorte subita. In ogni caso, Daniel stava ragionando in funzione della moglie: nella migliore delle ipotesi, Ole era riuscita a prendere il furgoncino e a mettersi in moto verso il nulla, scappando e sperando che altre parti del mondo fossero più sicure; altrimenti aveva continuato a correre, scappando anche lei da frotte di corrotti e con un ascia in mano; oppure qualche "buon cristo" (nella speranza di potersela allegramente scopare... Cliché americani FTW) l'aveva presa sotto la sua ala protettiva, finendo assieme a lei in uno dei due casi precedenti; infine, l'ipotesi peggiore, quella del triste destino.
    Daniel scacciò via quel pensiero, continuando a correre. Naturalmente ottimista e allegro, prese la prima ipotesi come la più probabile, iniziando a scendere verso la strada asfaltata più vicina, calcolando circa dove Ole potesse trovarsi con il camioncino. Piegò quindi in una diagonale leggera, aiutato grazie al muschio canadese presente sugli alberi, il quale punta sempre verso il caro Nord. Per Daniel, invece, la direzione era Nord-Nord-Est.

    Un flash. Una chiesa bianca, completamente bianca. Il tetto era in tegole nere e esattamente al centro una torre campanaria alta nemmeno due metri. Finestre e vetrate colorate, piccole stalattiti che scendono dal cornicione e cadono sulla neve fresca per terra. Santa Maria del Vangelo, una delle poche chiese nella zona e, per la sua posizione dominante su una collina alta circa trecento metri, era anche la più visitata e frequentata. Non era un'imponente basilica della cristianità, bensì una modesta chiesetta di campagna, davvero a misura d'uomo e incarnazione di quanto c'è di più lontano dall'imponenza gotica. I muri erano quattro legni messi in croce, anche se si trattava del più robusto legno canadese, e il tetto era sobrio e privo di ogni decorazione superflua ed inutile. Tuttavia, quella specie di cappella troppo cresciuta aveva riscosso tanto successo nella zona in primis perché era (a conoscenza di Daniel) l'unica chiesa nel raggio di un chilometro e inoltre la luce solare che nelle calde giornate pervadeva la collinetta sembrava investire il credente, dando una sensazione di piacere. Quella luce era persino riuscita a smuovere leggermente un ateo convinto come l'Edison, trovatosi improvvisamente a dissacrare un momento importante come quello iniziando a prendere il sole davanti alla chiesa (o, almeno, così dice la leggenda).
    Era forse quella la via? Era la donna che le stava parlando? Oppure la voce animalesca e pazzoide? Oppure, ancora, era lsd ingerita prima? Daniel non stette molto a pensarci: poteva anche essere un istinto primordiale, un colpo di genio. Poi , chissà, magari lì c'era qualcuno barricatosi per sfuggire all'apocalisse e, neanche a dirlo, quel qualcuno poteva essere Ole.
    Daniel continuò quindi verso quella direzione, dovendo per forza utilizzare la strada principale per arrivare al sentiero che, poi, avrebbe condotto fino alla chiesetta. In realtà vi era anche un sentiero più piccolo tra la boscaglia, un percorso che utilizzavano solo i boy-scouts e qualche malato delle ferrate; tale seconda opzione fu però scartata quasi subito 1) perché era una zona ombrosa e di correre rischi inutili Daniel non ne aveva voglia, e 2) non aveva proprio voglia di fare un giro inutile e superfluo quando una via principale e maggiormente trafficata era a un tiro di schioppo. Quel "maggiormente trafficata" però... Be', diciamo che Daniel si augurò che per una volta buona parte del gregge chiamato "umanità" (o quel che ne rimaneva) fosse da un'altra parte...

    Perché scusa? Potremmo divertirci, sai?

    La stessa. Fottuta. Voce. Di prima.
    Daniel si fermò istantaneamente, cercando qualcuno o qualcosa che potesse rispondere di quella frase: il nulla più assoluto... Alberi e alberi: questo trovò lo scienziato dagli occhi rossi intorno a sé. Tutto quello non era possibile, non era concepibile scientificamente ed era lontano persino dalla concezione di "umano" il poter leggere nel pensiero. Analizzando quanto più oggettivamente possibile la cosa Daniel giunse alla definitiva conclusione che quella cosa era dentro di lui e che, di conseguenza, qualcosa in lui si era rotto a causa dello spettacolo in cui era stato prepotentemente immerso.
    Oh, dai, non odiarmi così tanto. Non ti ho ancora fatto niente... Ancora...
    Daniel rabbrividì poi nel sentire quella risatina, quell'Ihihihihih gelante e gelato apparentemente come il cuore di quella sua parte oscura. Una minaccia da sé stesso... Conoscendosi, Daniel iniziò a pensare che il pericolo più grande per sé stesso e, soprattutto, per Ole poteva non essere l'apocalisse.
    Chi sei? disse muto a sé stesso.
    CHI SEI?!?
    Il silenzio rispose. Il lato oscuro della forza si era acceso in un giovane Jedi e neppure il maestro Yoda dei tempi migliori avrebbe potuto fermare l'Inverno che sarebbe arrivato. Dopo questo breve intermezzo di citazioni completamente a caso (poste strategicamente in un momento di grande traggicità per alleggerire la tensione), Daniel si sentì davvero perso, svuotato nuovamente della voglia di vivere. Voglia di vivere che, in realtà, era incarnabile nel dubbio sulla propria identità, messa per la prima volta in discussione da sé stesso medesimo. Ridotto in quello stato, fermo, immobile e pensante, con una forza sovrumana misticamente acquisita ed una gamba bucata ma ancora funzionante, Daniel pensò a sé stesso e, conoscendosi abbastanza bene, pensò che in casi come questi, alla TV, avrebbe detto "True Story, Bro.". Tutto lo strano caso di Daniel Jon Edison era definitivamente quanto di più impossibile potesse accadere ad un'altra persona nella medesima situazione. Lontano persino più della galassia di Omega, che manco so dove cristo sia messa nell'etere.
    Daniel rise. Un sorriso stanco, stanchissimo.
    Le gambe ripresero a muoversi per inerzia, poiché il branco alle spalle iniziava a muovere le fronde di alberi lontani. Più avanti, si vedeva il grigio dell'asfalto.

    Più simile ad uno zombie che ad un uomo ancora vivo e vegeto, l'uomo dagli occhi scarlatti si avvicinò alla strada, sentendo il fetore di organi in decomposizione e di sangue rappreso. Come aveva purtroppo immaginato, il traffico su quella strada era ancora attivo e, al posto di camion e auto fumanti CO2, adesso vi erano esseri e cose che giravano tra un veicolo e l'altro, spartendosi gambe e braccia di umani che, adesso, erano probabilmente ridotti a loro immagine e somiglianza (magari si stavano mangiando il proprio stesso braccio... Mah). Tuttavia, le auto ancora in moto fecero venire in mente un'idea all'Edison, preoccupato e, comunque, stranamente intristito per quella consapevolezza raggiunta in poco tempo. C'erano Ford, Peugeot, BMW, Crysler pronte per essere prese e utilizzate per sfrecciare in mezzo all'ora di punta zombosa. L'idea di vedere gente volare via e osservare il loro sangue sparso a destra e sinistra dal tergicristalli fece tornare un ghigno di compiacenza sul viso dell'uomo, il quale aveva accantonato i pensieri brutti per sfogarsi brutalmente su qualcosa di concreto. Ciò che lo separava dalla soddisfazione di quel istinto omicida interiore e quantomai strano erano una decina di zombie, uno sputo rispetto alla marmaglia di robe che c'era sulla statale.
    Iniziò a correre, più carico che mai. Subito tre furono su di lui ma con un pugno a testa i cadaveri volarono in aria, spappolandosi a terra come le migliori pignatte. Vicino alla Crysler che aveva puntato, però, grazie all'angolazione migliore favorita da una maggiore vicinanza alle auto, stava un Range Rover completamente nero, la porta del guidatore spalancata che sembrava dire "Preeeendimiii... Guiiidamii..."; Daniel aveva sempre voluto un SUV 4x4 con quella figata del Terrain Response e quello era ciò di più simile ad un carro armato nelle vicinanze. In fondo, qualche passo in più e qualche abominio in meno non guastavano mai...
    Scivolò sul cofano della Crysler rossa, sporcandosi la camicia rossa del sangue di qualcuno, già ben spalmato su tutta la superficie metallica. Alcuni corrotti iniziarono ad urlargli contro e alcuni (forse più agili di altri) gli si buttarono addosso. La folle e sbeffeggiante idea dell'albino gli era costata l'attenzione di una cinquantina di affari, reattivi al punto giusto per sbudellarlo a dovere e succhiargli il cervello con una cannuccia. Nella sua piccolezza, tuttavia, rispetto a tutto quel casino che lo circondava, Dan riuscì ad arrivare per primo alla Range Rover, chiudere la portiere ed alzare il finestrino (per sicurezza, anche se era già chiusissimo). Nel sedile posteriore però stava qualcosa... O meglio, i rimasugli di qualcuno.

    Prima regola durante un'apocalisse zombie: sempre controllare il sedile posteriore.
    Una donna sulla cinquantina, magra e dal volto scavato, aveva abbassato violentemente il sedile del guidatore, e Daniel si ritrovò a strettissimo contatto con la sua faccia urlante. Da quel che si ricordava, la donna era stata bollata da Ole come una delle "puttane della città" e il suo abbigliamento talmente corto e osé da mostrare una scollatura evidente quando ridicola a causa delle... Si, insomma, di quelle cose che non si possono dire in televisione ormai rinsecchite. Senza troppi indugi, Daniel le diede un calcio all'indietro, sfondando il parabrezza posteriore (evitò di farlo con quello davanti immaginando che qualche zombie avrebbe potuto infilarsi dentro la macchina in seguito a ciò che presto sarebbe accaduto). Sentendo la macchina muoversi a destra e a manca e qualche zombie che già stava penetrando nell'abitacolo, Daniel accese il motore e diede gas, ma non prima di aver fissato fortemente in camera e aver detto: Gorth... Ti odio profondamente...
    Un messaggio che era rivolto ad una persona di dubbia esistenza e che Daniel si chiese istantaneamente a chi fosse diretta e perché l'avesse detta; senza contare che, ironicamente, non c'era nessuna telecamera da quelle parti...

    Sfrecciando a ottanta all'ora per la statale, Daniel era effettivamente più preoccupato di impattare in qualche auto lasciata in mezzo alla strada piuttosto che dei vari corrotti che lo attorniavano. D'altronde, vedere i loro corpi gettarsi e sfracellarsi contro l'acciaio nero del Range Rover faceva la sua porca figura. Daniel aveva persino attivato il parabrezza perché il sangue che continuava ad aggiungersi sul vetro sempre più incrinato della macchina lo stava non poco innervosendo (anche se non aveva avuto grandissimi effetti). In breve tempo fu proprio sotto la collinetta della chiesa, ben visibile persino dalla statale in tutta la sua piccolezza: due rapide curve e l'inizio di una salita a tornanti. Ormai il pericolo delle auto era svanito e tutto stava nella resistenza dei vetri del SUV: ad ogni testata essi diventavano più sottili, sempre più rotti e contorti, rigati da crepe assolutamente non rassicuranti. Daniel dovette rallentare poiché i tornanti potevano portarlo ad una morte estremamente idiota visto a che cosa era riuscito a sopravvivere.
    Ecco la sfiga che ritorna. BA DUM TSSS.

    Un camion che trasportava "cibo" che doveva rifornire la mensa della chiesa, votata da anni all'aiuto di persone meno fortunate dell'Edison, si era piantato esattamente al centro della curva, rendendo impossibile qualunque passaggio. Gli infetti stavano scendendo dai vari tornanti e molti continuavano a salire dalla statale, trascinandosi alcuni sulle proprie gambe e altri strisciando per terra, tirandosi lentamente su grazie alle braccia. Freddamente, Daniel buttò un occhio su dalla chiesa: non più di tre tornanti lo distanziavano da quell'edificio; preso coraggio e dopo aver acceso un cero immaginario ad una Madonna in cui non aveva (e non avrebbe) mai creduto, uscì dall'abitacolo, pugni tirati su e pronti a malmenare qualcuno. Nella salita dovette assestare qualche pugno per liberarsi di qualche isolato essere, ma per la maggior parte riuscì ad evitarli procedendo ad azimut, non seguendo il sentiero segnato dall'asfalto ma, bensì, tagliando dritto per la chiesa, arrancando un poco nei veri dislivelli tra un tornante e l'altro. Risultato? Arrivò davanti alla chiesa sano e salvo, le nocche doloranti e scorticate, la testa che rimbombava ed il cuore a mille, senza contare gli affari che, dietro, continuavano a seguirlo.
    Non si fermò, non vide niente: chiuse il grande portone della chiesa, spalancato prima del suo arrivo, sperando che quegli affari non sapessero anche arrampicarsi e sfondare porte o finestre. Forse finalmente al sicuro, Dan si girò: la chiesa era perfettamente intatta. Neanche una panca fuori posto, neppure un cerino delle vecchiette spento. Tutto era dannatamente in ordine, nemmeno toccato dall'apocalisse che fuori imperversava. Un moto di naturale sorpresa colse Daniel vedendo quel pulito colore bianco che costellava le pareti. Di sangue o superstiti nemmeno l'ombra.
    Ma che cazz...???


    Milford Sound in New ZealandNome: Daniel Jon Edison I
    Stato Fisico: "Illeso" (buco alla gamba presente)
    Stato Mentale: just Lulz, after all.
    Stato Cloth: AWEWEWEWEWEWE
    Energia: C-C-C-COMBO BREAKER


    Abilità
    DA FUCK IS THIS?

    Tecniche
    DA FUCK IS THAT?

    Note

    Niente da aggiungere questa volta: preferisco non spoilerare niente (perché, a parte una o due cose, non c'è davvero niente da dire :D). Lungo post descrittivo che mi vede perdermi in cose un pò inutili e poi finire velocemente il post quando Dan trova un auto (no no ma è per il ritmo concitato... Non perché non trovavo spunti narrativi... No no). Coooooooooomunque, un uccellino mi ha detto che le tempistiche sono importanti per il test... Quindi, ENERGIA GIALLA A MEEEEEEE!!! (non che prima aspirassi a meglio, eh xD)
    Mio lord, mia signora, questo cavaliere cercherà di redimersi :zizi:.

     
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    Angel:
    *L'essere sorride, sta per parlare, poi qualcosa accade.
    La sua pelle di metallo comincia a squagliarsi tra le sue urla.
    Con le mani cerca di fermare la materia che cola lasciando visibile quello che sembra essere un teschio di metallo.
    I mostri alzano gli occhi verso di te, ma poi noti che stanno guardando dietro di te e in un batter d'occhio diventano polvere così come la creatura di metallo.

    Girandoti noti una figura vestita di rosso, con il viso coperto da una maschera.
    Senza parlare solleva la mano e genera un portale bianco che inizia a trascinarti a sé.

    "Non temere mio campione, non posso ancora manifestare che una frazione del mio potere, ma posso guidarti verso quella che sarà la tua prima missione.
    Lì ti attenderà chi ti è compagno nella Necessità."

    Poi il buio.*

    Free:

    *Stai camminando per la chiesa quando vicino all'altare, all'altezza di circa due metri, compare qualcosa di bianco e luminoso, come un disco.
    Da esso cade un individuo dalle vesti lacere.
    Sembra svenuto.
    Quando rialzi lo sguardo verso l'altare noti una donna che prima non c'era.
    E' vestita di rosso ed il viso è coperto da una maschera.
    Ti osserva, in silenzio.*

    Angel:
    *Quando ti risvegli ti ritrovi in una grande chiesa.
    Sull'altare vi è la donna che ha eliminato i mostri, mentre poco distante da te vi è un uomo sconosciuto.*

    Entrambi:
    *La donna vi guarda, poi prende la parola.

    "Cosa sapete di ciò che siete realmente?
    Quanto la Necessità ha smosso il sonno della vostra Coscienza?"

    Notate che il viso dietro la maschera è quasi etereo, a volte sono visibili gli occhi, altre no.
    L'unica cosa certa è che la sua presenza sembra cancellare la vostra fatica ed il vostro dolore.*





    Descrivete la reazione a ciò che succede.
    Fermatevi dopo che rispondete (o non rispondete) alla tizia misteriosa.




     
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    I
    l giovane Hermes pareva sicuro di se nel parlare, ma si trovava ancora sotto le macerie nonostante il suo animo combattivo, il suo fisico era danneggiato. Tentò più volte di liberarsi ancora inutilmente, l’unica cosa che poteva sperare era in un miracolo, poi notò che i mostri difronte parevano infastiditi da qualcosa.
    L’essere metallico che era davanti a lui sorrise, poi il suo volto iniziò a sciogliersi mostrando dietro di esso un teschio di quel materiale, Hermes non riusciva a capire bene cose stesse accadendo, però doveva liberarsi: Non c’era tempo da perdere, doveva approfittare della situazione. ritentò ancora, ma i mostri che c’erano sembravano puntarlo.

    °No maledizione, non adesso…°

    Hermes era agitato e già s’immaginava quale fine orribile avrebbero preparato per lui quegli obbrobri, ma c’era qualcosa di strano, poiché quegli esseri non sembravano interessati a lui come pensava, i loro sguardi erano rivolti verso le sue spalle.
    Hermes stupito non si rese conto di cosa stesse succedendo dopo vide che i mostri diventarono polvere all’istante. Si girò anche se con fatica e vide una figura vestita di rosso con una maschera che le celava il volto, non capì se fosse uomo o donna, ma secondo lui doveva essere per forza una donna da fascino misterioso e elegante e ricordava una Dea.
    Il ragazzo rimasse a guardarla non aveva mai visto una “donna” così si domandava chi fosse, ma non ebbe tempo di chiedere che la strana creatura aveva sollevato una mano verso lui e generò un portale di luce bianca. Come se non bastasse, l’area circostante pareva essere risucchiata da questa strana energia luminosa. Il giovane tentò di trattenersi a terra, ma un urlo fuoriuscì:

    “AHHHH che mi succede!”.

    A seguito una frase fuoriuscì dalle labbra dell’entità:

    "Non temere mio campione, non posso ancora manifestare che una frazione del mio potere, ma posso guidarti verso quella che sarà la tua prima missione.Lì ti attenderà chi ti è compagno nella Necessità."


    Sconvolto e avvolto da quella strana forza, Hermes si sentì di svenire e successe.
    Buio assoluto…

    Hermes si trovava a terra a pancia sotto svenuto, dove poteva trovarsi? Non era in Grecia, la sua patria era quasi distrutta e devastata dalle forze del male, come già aveva potuto capire prima. In quell’attimo d’incoscienza ebbe tempo di fare un breve sogno su come proteggeva e su quanto era rigoglioso e maestoso il Tempio di Artemide. Perché l’oscurità aveva deciso di distruggerlo? Che fosse davvero una punizione per il male che era stato fatto nel mondo? Forse era veramente giunto il momento di assumersi le proprie responsabilità e Hermes non si sarebbe tirato in dietro. Se c’erano delle colpe, allora le avrebbe affrontate.
    Dopo aver avuto quell’attimo d’incoscienza, si sveglio di scatto e con le mani strinse i pugni riuscì ad alzarsi e disse:

    “Oh sono vivo? Dove mi trovo?”.

    Hermes iniziò a camminare e guardarsi attorno non era più nel Tempio distrutto e il fatto che potesse camminare ne era la prova perché il masso che lo bloccava non c’era più, anche se gli doleva la gamba.

    “Si direbbe una chiesa. “.

    Iniziò a voltare lo sguardo da destra e sinistra, fino a quando non vide la navata centrale con un altare e non solo notò una figura al suo cospetto. Si avvicinò sospirando si sentiva quasi rinato e si guardò le mani notando che poteva ancora muoversi e la gamba non gli doleva più, mentre avanzava di qualche passo notò che non era da solo un’altra persona era li.
    Hermes era curioso di entrambi, si avvicinò allo sconosciuto che stava camminando nella sua stessa direzione, guardò la sagoma dell’individuo e si domandava chi fosse che scopo aveva? Con chi aveva a che fare?

    “Eh? Tu chi saresti? Sei un sopravvissuto?”

    La persona all’altare si mostrò una donna incappucciata con una maschera che esclamò qualcosa nel vedere i due.

    "Cosa sapete di ciò che siete realmente?
    Quanto la Necessità ha smosso il sonno della vostra Coscienza?"


    Hermes non sapeva esattamente cosa rispondere però ci provò lo stesso.

    “Io mi chiamo Hermes, vengo dalla Grecia e sono un fedele di Artemide… per lo meno lo ero fino a quando non mi sono visto addosso le mie stesse compagne sacerdotesse corrotte dall’odio che mi hanno portato in quella necropoli. Comunque non sono mai stato pienamente sicuro di ciò che sono realmente, dopotutto è una domanda che potrebbe avere mille risposte a cui non potrei rispondere se non mentendo e non sono tipo da farlo. Del resto, sfido chiunque in questo mondo che ci è rimasto non corrotto a dire il contrario. Piuttosto, lei invece? Pensa davvero di “conoscerci” così tanto da sapere cosa siamo realmente?”

    Si mise una mano sotto il mento mentre vedeva la figura di donna scomparire e riapparire come un fantasma.

    “Se fosse vero, trovo la cosa molto interessante.”

    Hermes era rimasto a pensare per qualche attimo, “la Necessità che ha smosso le nostre Coscienze”, una frase enigmatica davvero e onestamente per parlargli in quel modo, non doveva essere un essere umano. Quella donna era un’entità sicuramente importante pari ad Artemide.

    “La Necessità? Le nostre Coscienze? Si forse c’è stato qualcosa che ho sentito che ha “smosso” la mia Coscienza, ma non so esattamente spiegare come, ma quando mi sono visto quei mostri addosso e quell’entità cercare di ipnotizzarmi, ho fatto appello alla mia volontà che mi ha permesso di resistergli. Non so se si tratta di “Necessità”, io lo reputo di più qualcosa d’istintivo. ”

    Guardò verso l'uomo accanto a lui e chiese d'istinto un altra domanda alzando un sopracciglio.

    "A proposito di "Necessità" Sarebbe lui il mio così detto"compagno della Necessità"? Con tutto il rispetto, ma non mi pare tanto addestrato ad una guerra, anche se immagino che se è sopravvissuto allora qualcosa saprà fare..."

    Hermes da autentico guardiano addestrato all' arte della Guerra in un tempio della Grecia, aveva sempre una predizione ad intendere se le pedone erano adatte ad un certo ruolo quindi si permetteva di fare osservazioni un po' impertinenti, ma non erano cattive voleva solo essere sicuro di avere un valido alleato tutto lì.




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    Nome:Hermes.
    Stato fisico:buono.
    Stato Psicologico:buono.
    Armatura:Gloria di Ikarus
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    ___________________________________________________________
    Riassunto:
    ok seguo la traccia .




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    Milford Sound in New Zealand

    { REALITY HURTS }

    EHILA'?!? C'è NESSUNO?.

    Immerso nella luce bianca che pervadeva l'interno della chiesa, Dan cercava la risposta di qualcuno ancora vivo. Sperava con tutto sé stesso che il suo istinto non l'avesse tradito, che quella specie di visione fosse stata propizia per il suo ricongiungimento con la moglie, nascostasi per sfuggire all'apocalisse che incombeva fuori. Tuttavia, tutto ciò che si riuscì a udire fu il suono lontano ed etereo della sua voce, un eco distorto ed estremamente fastidioso. Convintosi di aver preso un abbaglio, Dan si sdraiò su una delle panche per riprendere le forze sprecate e che, ancora, non si capacitava da dove fossero arrivate. Tutto quel giorno era stato troppo strano, una compilation di strani e tragici eventi che avrebbero portato un uomo medio al limite della sopportazione psicologica e fisica, giungendo infine alla pazzia nella sua forma più pura. Diciamoci la verità: quante persone avrebbero potuto affrontare contemporaneamente un mondo esterno così cambiato e malato e sé stesso? Già, poiché Dan non riusciva a trovare una spiegazione logica e razionale a quel so cambio di marcia, a quella sua apparente super-forza che gli aveva fortunatamente permesso di salvarsi la pellaccia.
    Quindi lì, steso su una panca bianca, Daniel Jon Edison stava a pensare, mentre fuori gli affari continuavano a sbattere contro la porta nell'invano tentativo di sfondarla. Con un braccio sopra gli occhi per proteggersi da quell'abbagliante luminosità Dan passò circa una quindicina di secondi, un tempo estremamente corto per ricaricare le pile. Il suo pensiero era infatti andato alla sacrestia, il retro dove quel nullafacente del parroco teneva probabilmente bendaggi, medicinali, e cibo. Tiratosi su, Dan passeggiò fischiettando per la chiesa con tutta la calma del mondo, quasi come se fosse il sacrestano che, dopo aver finito di spazzolare il terreno, si riposava un secondo, per poi tornare alla routine giornaliera di messe e rosari. Ma proprio quando stava per girare a destra, mirando verso la porticina che portava al retro della chiesa, vicino all'altare, un parallelepipedo in marmo dove spuntavano timidamente due piccole candele, si materializzò un affare discoidale e luminoso, un qualcosa che sembrava assolutamente il risultato di qualche droga pesante oppure un brutto ma convincente trucchetto di magia. Quell'affare continuò a girare per qualche secondo, per poi vomitare/partorire un uomo.
    Esatto, un uomo.

    Yo ,What the...
    Il tizio era vestito alla bel e meglio, con vesti lacere e stracci che gli facevano da indumenti: aveva proprio l'aspetto di uno che non aveva trascorso una bella e serena giornata. Sembrava svenuto e privo della voglia e della possibilità di rialzarsi, ma Daniel iniziò a pensare una cosa: non è che quel tizio lì, con le sue spallone e quel fisichetto da palestrato, sia un altro aborto? Ormai l'indice di diffidenza e scetticismo verso la normalità (se vedere un uomo venire sputato da un disco luminoso si può ritenere normale, ovviamente) aveva raggiunto livelli improponibili e, dopo essere sopravvissuto a quello che c'era all'esterno, Dan non aveva la benché minima intenzione di morire perché aveva dato troppa fiducia all'apparenza. Iniziò quindi ad avanzare verso quell'uomo/affare con cautela, studiando e cercando di notare il più piccolo movimento possibile. La gamba non doleva più -anche se Daniel sentiva un pezzo di pelle e di carne mancare all'appello- e con facilità salì i tre gradini che rialzavano il luogo dove venivano svolte le funzioni. Passati questi, in un attimo, quello che serve all'occhio umano per sbattere le ciglia, comparse una seconda figura: una donna talmente strana che Daniel faticò ad inquadrarla in una realtà ipotetica, poiché sembrava uscita letteralmente da qualche brutta bozza di un disegnatore fantasy o, magari, da qualche appunto scarabocchiato dal Professore. Indossava una specie di corazza sul petto e le spalle e poi una gonna con strascico di un vivido rosso, La faccia poi... Una maschera di ferro e acciaio sormontata da un velo anch'esso di colore rosso e, in testa, una specie di diadema o corona. La protezione facciale non sembrava aver voglia di mostrare un paio di occhi umani.
    Tutto era fottutamente strano, soprattutto quella sensazione di pace e rilassatezza che Daniel provò nell'osservare quella figura, come se le sue ferite e il suo dolore stessero volando via o, addirittura, come se non fossero mai esistiti.

    Mentre la donna fissava il povero Edison, adesso così incredulo da dubitare della propria vita ed iniziante a credere che tutto quello che stava vivendo era in realtà un preambolo per arrivare ad una specie di Paradiso, l'homo sapiens sapiens (o qualunque cosa quell'affare fosse) si svegliò di scatto e con un balzo felino, si rimise in piedi. Era evidentemente spaesato e passò i primi secondi a guardarsi in giro, a destra e a sinistra, per poi notare sbadatamente una figura così... Uhm, "defilata e innotabile" come quella donna. Avanzato di qualche passo verso la Signora in Rosso, si guardò un attimo le mani e solo in seconda battuta notò il nostro caro, carissimo Daniel Jon. Da quello sguardo face to face (heart to heart) Daniel poté notare una cosa: non era un uomo, ma un ragazzino. Con una muscolatura improponibile, certo, ma con il viso innocente di chi, probabilmente, non aveva ancora sperimentato il calore di una donna (sfociamo nel medievale, dai). Il ragazzino si avvicinò a Dan, e gli chiese chi fosse e se fosse un sopravvissuto. In un attimo, il nostro eroe aveva appreso una cosa: quell'uomo in fasce sapeva che cosa stava accadendo fuori e, probabilmente, aveva affrontato qualcosa di simile a ciò che l'Edison si era trovato davanti per tutta la durata della giornata. Poi, il protagonista di questa fantasmagorica storia decise di rispondere ad un così tenero agnellino, nella maniera educata e amabile che lo contraddistingueva: Si sono sopravvissuto a quel casino di mondo là fuori... Tu? Cos'è, la mamma ti ha sculacciato perché non hai messo a posto la cameretta?
    Tuttavia, poté dire la frase soltanto tra sé e sé, venendo interrotto dalla donnina; rimase effettivamente di stucco (E' un barbatrucco! ...???), fermo lì immobile e, mentre la signorina esprimeva tutto quello che voleva esprimere, Daniel rimase con la bocca aperta, quasi come se il discorso aspettasse per uscire fuori.

    Cosa sapete di ciò che siete realmente?
    Quanto la Necessità ha smosso il sonno della vostra Coscienza?


    Cheprtarneofanmad, EH?!?
    Daniel rimase come... Basito. La sua faccia si deformò per dimostrare tutta la sua sorpresa e il suo dubbio verso quella frase. Era stato già un miracolo il non aver urlato YO, WHAT DA FUCK?!?, ma un intervento repentino del ragazzo gli impedì di esprimere ulteriormente il suo scetticismo verso quella frase così senza senso e pari in stupidaggine alla domanda "Dio esiste?".
    Il nostro caro ragazzino, al quale un paio di genitori probabilmente fatti di metanfetamina avevano appioppato il nome Hermes, iniziò a stilare e a buttare fuori un cameo di c a z z a t e, un discorso che presupponeva l'attuale adorazione di dei morti e sepolti (non che fossero mai stati vivi) come Artemide e gli dei del pantheon greco. Oh, a sentirlo parlare sembrava convinto di quello che diceva, sembrava credere fermamente in tutte le cose che gli passavano per il cervellino e che gli andava di dire; tuttavia, la cosa più strampalata fu la sua totale naturalezza nel rispondere ad una domanda del genere e ad una perfetta sconosciuta. Necessità, coscienza, Artemide... Troppe cose stupide in un giorno solo.

    A proposito di "Necessità" Sarebbe lui il mio così detto"compagno della Necessità"? Con tutto il rispetto, ma non mi pare tanto addestrato ad una guerra, anche se immagino che se è sopravvissuto allora qualcosa saprà fare...

    ...
    Daniel guardò per un secondo, un rapido secondo entrambi, montando la rabbia dentro di sé 1) per tutti i discorsi senza un verso logico e scientifico che facevano, e 2) per quel commento davvero fuori luogo e, per di più, arrivato da uno che aveva una cosa come dieci anni in meno di Daniel. Il nostro caro psicopatico dai capelli bianchi cercò di dimostrare tutto il suo dissenso verso quei due con queste esatte parole...

    Nononononono, aspetta. Aspettaspettaspettaspetta... COSA?
    All'ultima parola riaprì gli occhi, chiusi precedentemente per concentrarsi e sforzarsi a non credere alle cose che quei due, PincoPanco e PancoPinco, avevano detto.
    Necessità? Coscienza? Guerra? Ma cosa Cristo vi fumate?
    No seriamente, deve essere davvero roba buona perché non so come tu possa concepire una risposta stupida e idiota quanto la tua domanda. Mi sembra tanto che voi due stiate viaggiando un pò tanto con la fantasia... Cos'è, qualche zombie sbavante vi ha mangiato la poca massa cerebrale che avevate?
    Boh, non so...


    Quella era la prima volta che Daniel sentiva un discorso così infondato... E gli era anche piaciuto sentire la serie di baggianate che quei due si erano inventati chissà con quale fine (anche se un pò gli erano girati). Comunque, da bravo scienziato, continuò a sputare ferocemente su tutto ciò che riguardava il mondo dell'"Essere Parmenideo", degli dei e della loro bontà falsa.
    Vuoi sapere cosa ne penso della tua domanda e del tuo discorso, cara Signora in Giallo -pardon, Rosso- e caro Hermes? Sono s t r o n z a t e, non esiste nessun dio e certamente non ci servirà piangere un pò e chiamarlo affinché ci venga ad aiutare o a salvare da questa situazione del cazzo. Perciò smettetela di dire cretinate e ditemi: che cosa avete in mente di fare con questa sceneggiata? Cosa siete, una copia uscita male di predoni in cerca di denaro facile? Non ne ho, mi spiace: pago in natura, solo alle signore di età compresa tra i 18 e i 35 anni.
    Poi si girò verso il bambino, quell'omuncolo che si credeva intoccabile solo perché aveva qualche muscolo in più rispetto a qualche suo coetaneo: da qualunque posto venisse, che fosse stato il Canada, gli Stati Uniti o qualche dimensione alternativa, quel nanetto doveva essere probabilmente il bulletto di quartiere, quello che costringeva i bambini più piccoli a dargli la merenda. Sinceramente, a Daniel gli fregava poco o nulla di come quello trattava ragazzi senza spina dorsale, ma non poté mandare giù quel commento, quella domanda chiaramente scettica sul nostro caro Edison. Allora, si girò con tutta la calma del mondo, gli si avvicinò abbastanza da poterlo guardare bene negli occhi (dal'alto verso il basso perché, ricordo, Daniel era alto circa 1.84-85 m) e gli rispose.
    Nice to meet you, broh. Io mi chiamo Daniel, ma tu puoi chiamarmi anche Il Tuo Peggiore Incubo se non la pianti con queste domande del cazzo
    :D
    Chi è che ti ha ridotto così? La mamma o il papà? Ah, ma non te l'hanno mai detto di rispettare chi è più grande di te?

    Quell'ultima frase l'avrebbe accompagnata con una sganasciata degna delle migliori nonne e zie, sempre che quell'avanzo di ragazzino non si fosse scansato. Infine, indipendentemente da risposte o pugni in faccia o altro, Daniel avrebbe fatto una domanda, una sola, quanto meno sensata, alla donna...

    Comunque, adesso è il mio turno: Who da fuck are you?


    Milford Sound in New ZealandNome: Daniel Jon Edison I
    Stato Fisico: "Illeso" (buco alla gamba presente)
    Stato Mentale: just Lulz, after all.
    Stato Cloth: AWEWEWEWEWEWE
    Energia: Canis Canem edit


    Abilità
    DA FUCK IS THIS?

    Tecniche
    DA FUCK IS THAT?

    Note

    Da FUCK ARE YOU?

     
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    *La donna rimane per qualche istante in silenzio ad osservarsi, silenzio rotto poco dopo da violenti colpi al portone della chiesa.*

    Hermes, ti chiedo di occuparti di coloro che ci infastidiscono.

    *La voce non sembra provenire dal corpo della creatura, ma sembra generarsi direttamente nelle vostre menti.
    Un piccolo portale si apre accanto ad Hermes, da cui si può vedere l'esterno e una decina di corrotti che cercano di fare irruzione distruggendo il portone della chiesta.*

    Tu invece, Re Cadmo, devi ricordare se vuoi salvare colei da cui ti sei separato.

    *La donna solleva l'indice destro verso Dan...*







    Angel: Se segui le indicazioni della tizia attraversa il portale e descrivi dettagliatamente come fai fuori i 10 corrotti. Sono tipo zombie veloci e potenti fisicamente. Tutti assieme possono surclassarti, quindi mostrami che strategia usi per vincerli. Sii pure autoconclusiva.

    Free: La tizia ti fa fare un trip mentale allucinante attraverso le tue precedenti incarnazioni, quella di ammazzadraghi e quella di Re Cadmo (l'originale). Le informazioni che raccogli non saranno precise ma sommarie.
    Descrivi il viaggio mentale e la reazione a queste rivelazioni.

    A voi :deathmetal:




     
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    I
    l giovane oplite iniziò a valutare il suo presunto compagno di avventura, un ragazzo scettico e anche un po’ arrogante, a suo modesto parere si riteneva più maturo di lui nonostante l’età, ma anche come mentalità. Daniel forse non era uno che credeva a tutto quello che vedeva e sentiva, ma neppure Hermes non era uno stupido, anche lui poteva non fidarsi di quella donna misteriosa e del suo compagno stesso. In ogni caso di gente arrogante e presuntuosa come quello lì ne aveva avuto a che fare e sapeva come trattarci, al tempio di Artemide gli opliti più grandi facevano sempre così con lui e lo chiamavano "occhi rossi" un nomignolo che non si era mai tolto per colpa loro e gli era anche capitato di fare a botte.Certa gente aveva l'onore e l'educazione di pachiderma.
    Hermes dopo aver udito i suoi giudizi e anche le osservazioni su di lui, non esitò ad avvicinarsi per vedere meglio con chi aveva a che fare, ignorando un attimo la donna che pareva osservarli senza dire una parola, lo guardò dall’alto in basso con le braccia sui fianchi fino aa arrivargli faccia a faccia come stava facendo anche l’altro stesso e rispose tranquillamente:

    “Senti un po’ vecchio scorbutico, ti sembra il modo di comportarsi con una donna? Poi come hai osato giudicarmi in quel modo mi conosci? Si da il caso che i miei genitori sono morti in una battaglia, e comunque i genitori degli altri gli dovresti lasciarli in pace non nominarli perché non sono fatti tuoi, prima di chiedere il rispetto vedi di calmarti. L’”incubo peggiore” a me fai davvero pena guadagnatelo il rispetto visto che lo vuoi tanto”.

    Detto questo gli voltò le spalle e aggiunse con sorriso:

    “Se vuoi il mio aiuto, incomincia a rispettarmi tu per primo, se davvero sarai il mio compagno voglio la tua fiducia. Se sei così scettico vai pure a morire da solo.”.

    Ad interrompere quell’attimo una voce persuadeva la mente dell’oplite:

    Hermes, ti chiedo di occuparti di coloro che ci infastidiscono.

    Hermes, non capì da dove venisse la voce, però era probabile che fosse quella donna a dettargli quelle direttive mentalmente, poi vicino a se vide aprirsi un portale e a suo interno vide chiaramente quello che doveva essere il difuori della chiesa e vicino al suo portone di entrata c’erano dieci corrotti zombi, armati di armatura di bronzo gladio e lance che avevano sfondato il portone.

    “Mmmm pare che non siamo soli, peccato caro Daniel missa che dobbiamo parlare a quattrocchi più tardi, tu che dici? ”.

    Si avvicinò al portale lo varcò e andò in contro ai nemici con l’intento di fermare la loro irruzione, una massa di zombi avanzava, il giovane Hermes non esitò a mettersi in guardia mentre quegli esseri gli andavano incontro con fare aggressivo.
    Il giovane si ritrovò circondato dai dieci zombi possenti e veloci, iniziò ad analizzare le direzioni dei loro movimenti prima di combattere era necessario studiare sempre i propri avversari, mantenne la concentrazione, non poteva permettere che facessero del male alla strana donna e al tizio con l’accento inglese, sentiva dentro se il dovere di proteggerli pensò fra sé:

    °Qui si mette male, non permetterò a nessuno di avvicinarsi a loro due°.

    Cinque di loro si lanciarono dall’alto attaccandolo con le loro spade mentre gli altri cinque lo attaccarono con le lance, Hermes socchiuse gli occhi e creò uno scudo elettrico concentrando il suo cosmo nelle mani che avvolse il suo corpo formando una specie di piccola cappa.
    Gli zombi furono sbalzati a terra come soldatini, il ragazzo sorrise in quel momento si sentiva carico come il fuoco e pieno di energia, poi con le mani strinse i pugni carichi di quell’energia accumulata, aprì i palmi e fuoriuscirono due saette di elettricità pura un urlo uscì dalla sua bocca:

    “Sparite esseri immondi!”.

    Strinse nelle mani le saette e le lanciò a raffica, gli zombi però essendo veloci riuscirono a schivarle e parvero sparire dalla sua traiettoria, il ragazzo con un po’ di astio strinse i denti e si sfogò:

    “Merda, questa volta non mi farò catturare nuovamente da loro”.

    Doveva mantenere la calma la sua battaglia era appena iniziata.
    Nuovamente il ragazzo caricò dalle mani altre saette ma questa volta l’accumulo d’energia elettrica diede spazio anche al cosmo del ragazzo che gli permise di allungare quelle specie di saette e di formare due lance. Gli zombi avevano perso le armi, durante il boato di prima, ma erano troppi e ammassati, non fece in tempo a difendersi si lanciarono su di lui e lo colpirono violentemente alla faccia con pugni e calci facendolo cadere a terra.
    Hermes si rialzò pulendosi con una mano la bocca ferita, quegli individui erano potenti, poi il ragazzo non si perse d’animo e fece partire dalla bocca un urlo di battaglia, stringendo le due saette / lancia che era riuscito nuovamente a caricare andò contro quegli esseri correndo, e riuscì a colpire due direttamente al cuore.
    Gli altri otto rimanenti si spostarono rapidamente forse avevano intuito che Hermes non era un normale essere umano dovevano escogitare una strategia se volevano fallo fuori o rapire, e avevano trovato pane per i loro denti.
    Hermes strinse un pugno e lo caricò di scariche elettriche e lo scagliò verso il gruppo di nemici che erano ammucchiati, gli zombi si divisero in gruppi da quattro. Un gruppo riuscì ad arrivargli verso le spalle e l’altro gli era avanti.
    Il ragazzo doveva trovare una soluzione per colpirli in un colpo solo, gli zombi erano veloci e anche potenti l’unica alternativa era balzare in aria, quindi decise di saltare verso il cielo lasciando alla sua vista gli zombi che erano a terra, nel frattempo fra le sue mani si stava accumulando altro cosmo. Hermes si caricò:

    “Ahhhhhhhrgh….”

    Ora poteva tentare il suo colpo e il suo cosmo esplose in una tempesta di fulmini e saette che uscivano dal suo corpo come se lui stesso fosse un caricatore di fulmini ad alta intensità, e modesti a parte, poteva sembrare alla vista un “piccolo Zeus” dall’ira furente. Una forza della natura abbastanza intensa che riuscì a colpire i nemici.
    Il giovane rimase sorpreso non pensava nemmeno lui di avere tale potere in corpo, ma quella sensazione l’aveva avuta prima di venire in chiesa, un potere che per lui gli sembrava donato da qualche dio, forse la stessa Artemide gli aveva dato tale forza, ma non per quello lui si sentiva una divinità era un ragazzo addestrato alla guerra, la sua arma migliore era la lancia, come da bravo oplite che era prima di arrivare li.
    Gli zombi parevano sconfitti, lo dimostrava il fatto che i loro corpi fossero carbonizzati. Hermes guardò quel massacro, pensò a voce alta:

    “Questi una volta erano esseri umani, che la loro anima sia in pace.”.

    Si mise in ginocchio (tra l’altro era stanco dopo l’energia impiegata) in segno di rispetto per i cadaveri e pregò, lui si sentiva in dovere di combattere ma anche salvare i corrotti, magari un giorno tutto tornerà come una volta, ma il giovane prometteva bene e non si sarebbe arreso.





    cornice



    narrato;parlato""; pensato°° & monologhi<<>>,telepatia<<>> Parlato Esterno


    Dati & Riassunti

    Nome:Hermes.
    Stato fisico:buono.
    Stato Psicologico:buono.
    Armatura:Gloria di Ikarus
    Stato armatura:intatto
    Energia:Energia Verde
    ___________________________________________________________
    Riassunto:

    Dunque ammetto che come strategia non è un granché perché non sono bravissima nella descrizione dei combattimenti auto conclusivi, però ho usa l mie abiità cosmiche per cercare di sconfiggere i miei nemici.


    Azioni:

    Abilità


    Elettricità:
    L’elettricità è un elemento che si trova in natura neutro che è in grado di frapporsi alla durezza della terra e squarciare qualsiasi elemento in natura. Da questo elemento ,infatti nasce il potere del fulmine prodotto dalle nuvole quando piove e delle scariche. Hermes grazie all’energia sprigionata del suo cosmo è in grado di manipolare questo elemento e sfruttare così il potere dell’elettricità per creare tecniche o fulmini , inoltre può folgorare e paralizzare i suoi avversari in base alle loro rapporto energetico.

    Lance Cosmiche:
    In pratica si tratta di due lance o anche più (in base a quante servono)che può creare Hermes grazie al suo cosmo . La creazione di una lancia consiste nell’ accumulo di cosmo nel palmo della propria mano fino a manipolarlo e renderlo di forma ellittica e allungata in modo da poterla tirare, se colpisce l’avversario può creare danni da perforazione in base alle energie .








     
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