Armageddon: La Vera Minaccia

Eletti di Gea

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    Protogenos of Death

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    *Lentamente la percezione della realtà inizia a strappare il velo del sonno.
    I vostri corpi sono adagiati su letti di radici che sorgono da enormi rami intrecciati.
    Il cielo sopra di voi è una nebbiolina dorata, così l'abisso al di sotto dei rami.
    Il legno proviene da quello che sembra essere più una montagna che un albero, la cui vetta e base si perdono nella strana foschia.
    A decine di metri altri immensi alberi sorgono con i loro rami a formare strade di varia lunghezza.
    Su di essi si trovano aperture simili a portali e veri e propri edifici.

    [img]

    A pochi metri da voi il legno intrecciato forma la base per una vasta sfera luminescente, dalla consistenza del miele, al cui interno galleggia una sagoma umanoide indistinta.
    Insetti simili ad api lo circondano, insetti che emanano una luce ed un suono piacevole.

    Appena fate per alzarvi una voce, la stessa che vi ha condotto nel sonno, vi saluta.*

    Benritrovati, spero che il sonno sia stato ristoratore.

    *Le ferite e la stanchezza sono svaniti, la vostra forza è al suo apice.
    Il drago dalle scaglie color del cielo appare lentamente dal suo nascondiglio invisibile, mostrandosi accovacciato attorno alla sfera, come a proteggerla con le sue spire.*

    Il modo è quasi completamente caduto in mano alla Corruzione.
    Molti dei e molti uomini sono caduti, altri resistono.
    Tuttavia è tempo per noi di affrontare la vera minaccia.

    *La sua voce è lenta e placida, quasi fosse perennemente in dormiveglia.*




    Benvenuti :deathmetal:

    Per i reduci dalle montagne della follia questo post è il seguito ideale del precedente.
    Non sapete per quanto avete dormito, agite come credete.
    Avete i vostri normali vestiti, ma l'armatura compare al vostro richiamo se volete.
    Voi riconoscete il luogo in cui siete, è lo stesso che avete incontrato per arrivare in Antartide.

    Per Azz e Ghost siete stati presi da un torpore che vi ha steso in un qualche momento che scegliete voi, magari mentre fuggivate dalla corruzione e cose del genere.

    Ordine di post libero, idealmente chiudiamo il primo giro ad una settimana a partire da domani :zizi:




     
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  2. Nimuo
     
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    WrJ4D

    Parlato-Narrato-pensato

    Il mio fu un sonno senza sogni. Quando ripresi contatto con la realtà mi sentivo riposato e rilassato come se non fosse mai successo niente. Per un attimo credetti di essere nel mio letto, nella stanza della casa che da pochi anni avevo comprato con dei soldi non miei; sentii la morbidezza delle lenzuola ed il loro profumo, sempre pulite. Mi aspettavo quasi che Rosie, la cameriera che mia madre puntualmente obbligava a pulirmi casa, mi svegliasse con una delle sue ramanzine.
    La mia era una vita di agi, lusso e sfarzosità. E io vivevo in esse traendone ogni possibile piacere: le feste fino a tarda notte, le compagnie che indugiavano oltre nel mio letto, la colazione servita a letto, i vestiti sempre puliti e stirati. Ma Rosie mi metteva sempre in riga. Non importava quanto tardi fossi andato a letto, quanto avessi bevuto o chi avessi nel mio letto, lei si presentava e con la sua voce calma mi svegliava. Sempre tagliente quella lingua, non mancava mai di farmi notare quanto fosse poco producente svegliarsi dopo le nove del mattino. Quante volte l'avevo fatta infuriare!
    Quella era una vita che ormai non mi apparteneva più, da tempo era divenuto un selvaggio. Eppure mi sembrava così vicina, quasi non fossero passati che pochi giorni. Eppure sentivo la stessa tranquillità del mio letto.


    buongiorno Rosie...

    Pensai mentre mi stiracchiavo e aprivo gli occhi. La nebbiolina dorata sembrava proprio un'alba primaverile, quelle che ti danno il buongiorno con pace e tranquillità. Sentii l'impulso di richiudere gli occhi, voltarmi dall'altra parte e riprendere a dormire, ma sapevo che dovevo alzarmi. Cercavo con tutto me stesso di allontanare gli ultimi avvenimenti, non donandogli forma nella mia mente speravo che non mi avrebbero mai raggiunto, o meglio, non fossero mai esistiti. Era simile all'attimo in cui ti rendi conto che stai per realizzare qualcosa, ma ancora non riesci a coglierlo: in quegli istanti cerchi con tutto te stesso ciò che manca, in modo da capire. Io stavo facendo l'esatto opposto, pensavo a tutt'altro pur di non realizzare. Purtroppo però i fatti correvano inarrestabili, e la mia mente ricordò.

    Pai Mei.

    Il mio primo pensiero andò a lui, a quel ragazzino così freddo e distante, ma dalla forza inarrestabile. Un fratello mi era stato portato via ancora prima che io potessi conoscerlo, ancor prima che il nostro legame potesse divenire reale. Il suo sacrificio ci aveva salvati e ci aveva portati alla vittoria, ma come ogni sacrificio lascia sempre l'amaro in bocca. Aprii gli occhi di nuovo, questa volta completamente sveglio.
    Mi alzai a sedere, guardandomi intorno, riconoscendo lo stesso paesaggio che non molto tempo prima ci aveva trasportati verso la nostra missione. Vidi Demetra, Andrew e qualcuno che non avevo mai visto prima. Non vi diedi peso, ero certo che presto avrei conosciuto i nuovi arrivati. Il mio sguardo si soffermò su Demetra per qualche istante, ma non volli indugiare oltre. Ogni volta che la guardavo non vedevo il cavaliere che era, ma una fanciulla da aiutare. Niente di più disgustoso e frustrante. Se qualcuno mi avesse guardato e avesse pensato di me certe cose, non so fino a che punto mi sarei sentito umiliato ed arrabbiato.
    Mi sarei scusato nuovamente.

    Voltai lo sguardo verso una strana sfera dorata, dentro la quale intravidi una strana forma umanoide, dai contorni indefiniti. Non avrei saputo dire se si trattasse di un uomo o di una donna.


    Benritrovati, spero che il sonno sia stato ristoratore.

    Sussultai nell'udire quella voce, che immediatamente riconobbi come quella che aveva indotto in me quel sonno ristoratore. Nello stesso istante ricordai l'odio che avevo provato prima di perdere conoscenza, la paura e la mia incapacità di oppormi ad esso. Adesso però quei sentimenti erano spariti, e avevano lasciato in me solo un lontano sentore di disagio. Feci per alzarmi, e mi resi conto di essere nudo.
    L'armatura era sparita, lasciandomi con quello che avevo indosso, cioè niente. Istintivamente feci per coprirmi, ma ricordai che Demetra non poteva vedere, e non ero così vergognoso da coprirmi di fronte ad un mio fratello.


    Chi sei tu, e cosa intendi per corruzione? Cosa sta succedendo?

    Senza vergogna alcuna mi esposi. Ero abbastanza certo che non fosse un nostro nemico, ma avevo bisogno di capire cosa stesse succedendo. Come eravamo arrivati li? Era stato lui a farci cadere nel sonno? E cosa stava accadendo? Non so la ragione, ma in quel momento non mi sentivo per niente preoccupato, come se non fosse un mio problema quella "Corruzione". Sicuramente non era niente di buono, ma la sua flemma non dava certo l'idea di qualcuno preoccupato.

    2WYSB

    NomeOscar
    ClothCervo
    EnergiaVerde
    Status FisicoOttimo
    Status MentaleOttimo
    Status ClothNon indossata

    Riassunto Azioni

    Abilità

    Tecniche

    Note
     
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  3. 'Azz!
     
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    § THE ARMAGEDDON - 1: AWAKENING §




    Narrato; parlato; °pensato°


    Jerome si sveglia. Apre appena appena gli occhi, sbadiglia, dà un’occhiata intorno. E gli prende un colpo.

    “Hhhhhhhhh!!!!!!.....”

    Si tira su. Luce color ambra, un silenzio quasi totale rotto solo da un morbido, accogliente ronzio come quello di una poltrona per massaggi shiatsu. Chi non vorrebbe destarsi in un ambiente come questo?
    Lui.
    Si scuote, cercando di capire se è tutto vero o se è una visione indotta dalla coca. La dispensa del ristorante è svanita, ovunque è solo uno scenario da film di James Cameron... alberi a non finire, se alberi si possono chiamare. I rami di legno caldo (non li ha toccati, ma gli sembrano caldi, così, alla vista) si intrecciano in un dedalo di infinite possibilità, intimando allo sguardo di arrendersi, tanto è impossibile abbracciare tutto in una volta sola.
    E’ steso sopra ad uno di questi rami, in compagnia di strani... ragazzi?
    Non possono essere più vecchi di lui. A guardarli meglio, sembrano appena usciti dal liceo. Indossano arnesi che gli ricordano un po’ certe tute spaziali che aveva visto in un cartoon, una sera di neanche molto tempo prima, quando aveva diviso una decina di grammi di quella buona con il suo assistente Giannino Falco, e i cinque cugini di quest’ultimo, appena arrivati dalla Calabria...
    In alto, ma soprattutto in basso i rami si perdono in una nebbia, dorata sì, ma senz’altro nebbia. Jerome realizza di essere sospeso nel vuoto.

    “Occristoccristoccristoooooooo....”

    Fa fatica a muoversi, Jerome. Guardatelo lì, trent’anni abbondanti, ma fattivamente più vecchio per via della vita assurda che conduce. La giacca bianca da chef è un grottesco travestimento in questo bosco fatato, le api che -ora se ne rende conto- producono il ronzio attirano i residui della sua attenzione mentre con la mano sinistra si ravvia i capelli oscenamente méchati, il viso zuppo di sudore, le pupille dilatate all’impossibile. Il suo equilibrio è precario non tanto dalla posizione provvisoria in cui si trova -chissà quanti metri dal suolo- ma soprattutto per via delle sostanze che ha ancora parzialmente in circolo.
    Ha la bocca secca, Jerome. Dico, guardatelo... guardatelo davvero: un uomo allo sbando, la pancia e le guance rigonfie formano morbide e flaccide pieghe che ne sformano la figura altrimenti prestante. Rughe intorno agli occhi, un pallore diffuso. Deglutisce a vuoto, non capisce.

    °Al... allora. Ero in dispensa, avevo paura, era il 21 e il cenone di Natale... in sala i clienti aspettavano da mangiare, e in cucina aspettavano me. A quel punto... a quel punto mi sono fatto una riga di incoraggiamento, mi cacavo sotto, Poppy era pronto a farmi uccidere da quei suoi gorilla se avessi steccato... e sono finito sotto agli scatoloni dei pelati. E adesso qui come ci sono finito? Diodiodio...°

    Dà un’occhiata più approfondita, per quel che può, agli individui intorno a lui. Un giovane che ha tutta l’aria di essere uscito da un salone per banchetti di qualche dimora nobiliare. Indossa un’armatura bianca. Sembra quello che si è ripreso meglio di tutti. Poi, un altro con una corazza che gli ricorda un po’ un animale... Jerome ha vissuto a New York negli ultimi anni, sebbene sia nato in Italia, e non fatica a riconoscere un californiano. Una ragazza. Giovane, e talmente efebica che sembra ancora più piccola... lo nota anche se ha il volto coperto per metà dall’elmo, come Robocop. Non sembra americana. E infine un tizio senza armatura (almeno lui, urrà), di chiare origini orientali. E con questo, il circo è completo.

    “Ehm... yo”

    tenta di dire, in una patetica imitazione di linguaggio giovanile. Il suo sorriso di circostanza, quell’arma impropria che gli è sempre valsa l’indulgenza del suo datore di lavoro e sponsor a non finire ogni volta che i soldi sembravano finiti, spunta nonostante tutto. Per un istante è ancora l’affascinante playboy che l’anno scorso ha spadroneggiato sulla guida Zagat, il gotha dei migliori ristoranti della Grande Mela, apparendo inoltre sulle copertine di Vogue, Men’s Health (strano, questo, ma l’hanno voluto nonostante i numerosi chili di troppo) e GQ.

    “Gente... ehilà? Che ci facciamo di bello qui? No, perché ero a Broadway e...”

    Qualcosa lo costringe ad abbandonare la sua buffonesca presentazione, nella quale, tronfio com’è, aveva omesso di dire il proprio nome, così convinto che tutto il mondo lo conosca già. Qualcosa ha calamitato ciò che resta delle sue risorse attentive.
    La pozza ambrata poco più avanti, con quelle strane e bellissime api a guardia (°merda, quella roba era proprio buona!°) custodisce... qualcosa. Un uomo, gli sembra, in animazione sospesa come in quei film di Ridley Scott.

    Stupefacente, Jerome? Naaah. The Best Is Yet To Come.

    Un essere incredibile, un sogno innestato in un incubo trapiantato in un fottuto attacco di cuore. Un drago, come in quelle robe fantasy dello Hobbit, ma non nero, azzurro. Piano, piano, avvolge le proprie spire attorno alla pozza, e altro che api, questo sì è un guardiano. E parla, anche. Placido, gentile, non sembra mica un drago! Dice cose che gli danno l’idea di essersi trovato nel bel mezzo di qualcosa che è già iniziato, corruzione, minacce, uomini e dei che muoiono e resistono...

    Cosa si fa, quando ti prende un brutto trip? Ti lasci andare: resistere è peggio.

    Ma nonostante il tono calmo e rassicurante del drago azzurro, Jerome è un po’ troppo provato per fare come se niente fosse: e dunque, un potente conato gli fa vomitare i succhi gastrici a poca distanza dai piedi. Meno male che non mangia mai prima del lavoro.
    Si pulisce alla bell’è meglio con il dorso della mano destra, lo sguardo spiritato, controllando cosa possono pensare di lui quei ragazzi. Loro non sembrano granché sorpresi. E ci mancherebbe.
     
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  4. » Black Star
     
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    Armageddon: La Vera Minaccia - Part I
    zeqWK


    Mi sentivo come se stessi fluttuando, senza avere la minima percezione di quello che mi circondava. Non riuscivo nemmeno a sentire il mio corpo, ero semplicemente consapevole di esserci. Provavo la meravigliosa sensazione di essere slegato da qualunque vincolo, come se avessi oltrepassato il limite materiale delle cose, e questo faceva risuonare il mio animo. Non credo di essere in grado di spiegare a parole quello che provavo, ma credo che il termine estasi si avvicini abbastanza a quello che intendo.
    Poi una luce dorata apparve, chiamandomi, attirandomi. Era dolce e gentile, ma nonostante non percepissi nemmeno lo scorrere del tempo desiderai rimanere in quello stato anche solo un secondo di più. Mi chiamò di nuovo e compresi che non era possibile. Senza rimpianti, spinsi la mia coscienza verso quella luce.

    Lentamente aprii gli occhi, completamente secchi e stanchi. Ero per terra, riverso sulla schiena e sentivo un pavimento solido sotto di me. Ancora cieco, vidi solamente indistinte sagome dorate e una luce del medesimo colore al posto del cielo o di un qualche soffitto. Sollevai le mani per strofinarmi gli occhi, ma mi costò veramente tanta fatica, come se legate ai polsi ci fossero sfere di piombo. Riguadagnata la vista, più o meno, riuscii a distinguere delle lunghe e sinuose forme dipartirsi da un'immenso tronco, talmente immenso da perdersi nella lieve foschia dorata. Riconobbi ciò che mi sosteneva come radici, con la mano riuscivo a sentirle, sottili e morbide, intrecciate fra di loro in maniera estremamente complessa. Quel luogo mi era familiare.
    Voltai la testa di lato, riconoscendo i grossi rami che fungevano da strade, i portali luminosi, l'albero tanto gigantesco da risultare visibile solo in una sua minima parte. Notai le strutture che sembravano più cresciute che scavate al suo interno, altre che spuntavano sui rami più grandi. Udivo anche il lieve ronzio tipico degli insetti che volavano in quel luogo, più musicale che fastidioso.
    Ignorando la fatica che mi attanagliava, sicuro che si trattasse solamente di normale sonnolenza, mi tirai su da quel sorprendentemente confortevole "letto" di radici.
    Soltanto allora vidi quella cosa, a pochi metri da me, luminosa e affascinante, una sfera perfetta dal caldo colore ambrato attorno alla quale volteggiavano pigramente quelle strane api. Per un attimo quella luce mi abbagliò leggermente, ma qualche secondo più tardi riuscii a vedere la sagoma al suo interno, troppo indistinta per notarne ulteriori dettagli. Non ne avevo la minima prova, ma dentro di me sentivo con assoluta certezza che era quella la luce che mi aveva richiamato alla realtà strappandomi al mio sonno.
    Attorno alla sfera erano sdraiati come me anche altre persone: riconobbi Oscar e Demetra, altri due non sapevo chi fossero ma dei quali non mi interessava nulla al momento. Cercai Pai Mei con lo sguardo, ma non lo trovai da nessuna parte. Non avevo sognato, era davvero scomparso...
    Una voce risuonò, facendomi sussultare e salutandomi con gentilezza. Il sussulto fu sì di sorpresa, ma percepii anche tutte le mie forze riaccendersi. La stanchezza e la sonnolenza lasciarono il posto al mio consueto vigore giovanile, riempiendo di forza le mie membra.
    Gradualmente, un'altra figura iniziò a palesarsi attorno alla sfera, una forma gigante e decisamente non umana, abbastanza lunga da compiere svariati giri attorno al globo dorato. Vidi scaglie azzurre e una lunga coda, simili ma comunque diverse da quelle del drago che avevo incontrato prima di cadere addormentato. Ora che mi veniva in mente la voce che mi aveva fatto cadere nel sonno profondo e quella del drago erano le stesse.

    -Che cosa succede? Che ci facciamo qui?-

    Chiesi improvvisamente allarmato. I miei ricordi si interrompevano al dialogo con Zmaj, giusto alla fine di un tremendo scontro. I nostri nemici dov'erano finiti? Li avevamo sconfitti? Oppure eravamo lì per combattere ancora?
    Come se il drago avesse letto la mia mente, annunciò con la sua calma voce da dormiglione che il mondo era nel caos. Il modo pigro con cui ci informò che l'umanità e perfino gli dei erano quasi completamente sconfitti mi innervosì.

    -E allora che ci facciamo ancora qui? Dobbiamo muoverci! Se la situazione è così catastrofica non possiamo aspettare!-

    KgReq
    narrato; pensato; parlato



    Nome ~ Andrew Stars
    Energia ~ Verde
    Cloth ~ Darian del Leone
    Stato della Cloth ~ Non indossata
    Condizioni Fisiche ~ Perfette
    Condizioni Psichiche ~ Nervoso

    Note
    Boh prendetelo come un post fatto così alla belle meglio

    Abilità utilizzate
    Nessuna
    Tecniche utilizzate
    Nessuna
     
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  5. ghost of jungle
     
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    Armageddon: La vera minaccia
    Narrato Parlato Parlato altro



    Guardo il cielo. Immagino la gente, penso a chi una volta si metteva ad ammirare l’azzurro. Immagino qualcuno che alza lo sguardo e cerca la chiarezza di una volta in un giorno di sole. Vorrei che fosse più sereno.
    Tasto la terra sotto di me. È terra? Cerco di afferrarla, stringerla, sentire se, come sempre, non sono passato a miglior vita.
    Guardo il cielo, e faccio fatica. Ha un colore che non riconosco. Oro? Desisto nell’alzarmi. La vista è ancora è offuscata, e quello che mi circonda mi è totalmente estraneo. È luminoso, mi mette a disagio.

    È notte. Sono fuori dalla città, a pochi metri dai confini. Voglio sentire il nuovo mondo, cosa può darmi emotivamente questa immensa catastrofe.
    Avanzo, lascio la fortificazione alle mie spalle e poco a poco mi immergo nel buio di questa landa nera. Mi siedo, poi mi sdraio. Sono uscito anche se è pericoloso, ci sono i mostri, ma volevo un attimo di serenità, senza quell’opprimente atmosfera di rimpianto dentro le mura. O non avrei provato ad uscire all’esterno.

    È giorno? Il luogo è assurdo. Non c’è terra, ma solo il vuoto. L’unica cosa che mi tiene illeso è un groviglio di rami, penso. C’è una torre, o forse è solo un albero molto grosso; non riesco nemmeno a vederne la cima, è tutto circondato da una nebbia. Il cielo neanche c’è, c’è solo questa luce, senza sole.

    Cerco la luna nel cielo notturno. Ad essere sinceri non so esattamente cosa fare, qui attorno non c’è proprio niente. Mi abbasso lo scaldacollo, mi tiro in alto gli occhialoni, e inspiro a pieni polmoni l’aria fredda del posto…
    In tantissimi si saranno chiesti ‘perché’ una volta sopravissuti a tutto questo, ed io mi accodo a loro. È tutto naturale? Questo male, i disastri… è tutto diverso, ora. Continuerà ad essere diverso?
    Stringo la terra tra le dita, e fingo di essere vivo. Ritorno con la mente a quando ancora beneficiavo di una vita regolare, sicura. Neanche in quel periodo trovavo molto da fare nel tempo libero, mi bastava fare il mio dovere e permettere alla società, con quel poco che facevo, di stare meglio, eliminando tutti i fastidi. E questo ‘grande fastidio’? Che società c’è ora fuori nel mondo? E mentre la più terribile manifestazione anarchica forse mai apparsa nella storia capeggia e conquista sempre più terre, ciò che rimane di quello che fino ad un attimo fa ci tutelava con fiera sicurezza ora arranca e s’impegna primariamente a sopravvivere.
    Sono curioso di vederne il seguito.

    Mi tocco il volto, è coperto. Tra edifici e portali (?) La cosa che più mi colpisce è una massa mielosa che domina la lucentezza del luogo con una ancora più potente. Dietro a sciami di api musicali si intravede una sagoma umanoide.
    Nell’alzarmi una voce mi parla. Mi vede. Ben ritrovati, spero che il sonno sia stato ristoratore. Non provo dolori, stanchezza, mi sono svegliato pieno di energie. Dunque è esso ad avermi ad avermi salvato.
    Attorno all’essere nella palla di miele appare un drago. Il modo è quasi completamente caduto in mano alla Corruzione. Molti dei e molti uomini sono caduti, altri resistono. Tuttavia è tempo per noi di affrontare la vera minaccia. Ma chi sta parlando?

    ...

    Ero a terra, osservavo il cielo. C’è ancora luce nella notte? Sono in piedi, davanti ad una creatura mitica, in un ambientazione fantastica.
    Nel riposo qualcosa è corso verso di me, un mostro, un ‘corrotto’. Mi sono alzato e poi corso via, cercando di ritornare nella civiltà. Poi… mi sono svegliato, ero in un mondo di luce. Più persone si sono riunite davanti al drago, ma non sembra gente anomala. Meglio stare a vedere.

    C’è un uomo nudo.


    Nome: G. P.
    Darian: Cordyceps
    Energia: Bianca
    Status Fisico: Ottimo
    Status Mentale:Ottimo
    Status Cloth: Non posseduta

    Altro: Boh, cazzeggiavo e son finito dal drago :ehsi: Per l’aspetto (col volto coperto) andate alla scheda in link.
     
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    Io sono Wij, uno dei cinque Araldi della Terra, richiamati all'essere dalla Grande Madre Gea per proteggere la sua creazione.
    Io custodisco il Santuario Centrale, il luogo in cui vi trovate ora.
    Questo è il Bosco Sacro, un luogo molto particolare. Qui siamo all'interno della terra, ma su un altro livello di esistenza... quello reale.

    Gea ha creato questo mondo e gli altri come un intreccio di legami, infatti da qui potete accedere ad ogni foresta, deserto o altro luogo della terra.
    Altri quattro santuari esistono per mantenere l'equilibrio della creazione, in corrispondenza dei quattro punti cardinali conosciuti dai mortali.

    Noi non abbiamo un regno, un castello o qualcosa di fermo e solido.
    Ciò che dobbiamo proteggere è il mondo e ed esso è il nostro regno, il nostro castello.

    *Sempre estremamente flemmatico il drago avanza verso di voi.*

    Due di voi percepiranno tutto questo come un sogno, nemmeno dei migliori.
    Noi siamo gli Eletti di Gea, spiriti immortali che vivono nell'eterno ciclo dell'esistenza per proteggere ciò che esiste e mantenerne l'equilibrio.
    Tutti i figli di Gea hanno in qualche modo fallito la loro missione, per tale ragione esistiamo noi.
    Tra di noi poi vi è una divisione, coloro che controllano i Cinque Santuari sono gli spiriti più potenti, nella vostra lingua sono gli Araldi della Terra di cui faccio parte.
    Coloro che invece pattugliano il mondo e agiscono come avanguardia del volere della Madre sono i Custodi della Terra.
    Tutte queste parole potrebbero rendere questo ipotetico sogno ancora meno piacevole, ma osservate...

    *Spalanca gli occhi in vostra direzione ed il vostro cosmo inizia ad avvampare, i vostri poteri prendono a manifestarsi danzando attorno a voi.
    Potete sentire il legame con la terra, percepire la linfa che scorre negli immensi alberi, potete sentire il pulsare del cuore di chi vi è accanto... e vedete attorno a voi migliaia di filamenti dorati che riempiono l'aria.
    Toccandoli potete sentire il ruggito di un leone, la corsa di una gazzella, il fluire di un fiume.
    Tutta la terra è connessa da quei filamenti, che partono dalla sfera protetta dal drago.
    Poi come un boato durante una lieve sinfonia, una sensazione vi prende.
    Iniziate a sentire il dolore della terra, di tutte le creature viventi presenti in essa, il gridare di migliori di voci... poi un grido diventa più evidente degli altri, un grido di donna.
    E' lontano ma per qualche ragione è quello che vi colpisce di più... e proviene dalla sfera.*

    Questa "Corruzione", o "Vuoto", qualsiasi cosa essa sia è stata affrontata per secoli da Gea, ma ora il potere di questa entità è troppo grande e nostra madre è troppo affaticata.
    Ciò che stiamo per combattere ha un potere incalcolabile ed una natura misteriosa che ha ingannato persino nostra madre... ma prima che vada avanti...

    *Il drago torna ad accovacciarsi attorno alla sfera, poi osserva i sopravvissuti dallo scontro in Antartide.*

    ... raccontateci cosa avete visto, raccontateci come si è manifestata a voi questa corruzione...





    Anche qui, ordine sparso e 7 giorni di tempo.
    I tre sopravvissuti possono ognuno descrivere ciò che ha visto dal suo punto di vista, Ghost e Azz descrivete principalmente la reazione alle parole del drago e al trip che vi fa fare, con manifestazione del vostro potere annesso.
    Sono stato sul vago così che possiate sbizzarrirvi :zizi:




     
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    > Bat no Demetra ●

    bat

    narrato x parlato x pensato x parlato altrui

    2vjplrk




    S
    i mosse lentamente.
    Sentiva tutto il suo corpo intorpidito, preda di un intorpidimento dovuto ad un riposo forse troppo lungo o forse troppo breve? Non lo sapeva.
    Sotto di se sentì la consistenza solida e delicata del legno, mentre con le mani lo carezzava con gentilezza, riconoscendovi delle radici; tutto intorno a lei le appariva strano. In quelle radici sentiva il flusso della Madre scorrere con intensità, tanto da stordirla. Ogni vibrazione di quel luogo le mostrava diversi alberi i cui rami intrecciati, creavano un intricato dedalo di strade di svariate lunghezze e dimensioni con alcuni edifici e altre cose strane. La vibrazione che proveniva dai portali, la confondeva, non facendole comprendere appieno cosa essi fossero, mentre una carezza leggera le inumidiva la pelle del viso, provocata dalla foschia che la circondava.
    Era riuscita a mettersi a sedere e percepiva perfettamente la presenza di Oscar e Andrew, più due sconosciute; corrugò le sopracciglia e si sollevò in piedi, quando una voce conosciuta lì saluta. Quella era la voce di colui che lì aveva fatti precipitare nel sonno.

    Solleva leggermente il capo, alzandosi in piedi e cercando stabilità sulle gambe leggermente traballanti, ma vi riesce e ascolta con un piccola smorfia restando in silenzio. Ora che ci faceva caso, la stanchezza e il dolore provocato dalle ferite era sparito e la sua forza era integra e al suo apice; il solo movimento del Drago, porta al suo udito diverse vibrazioni che la portano ad “osservare” il rettile venire allo scoperto e mostrando il suo possente corpo attorcigliato attorno alla sfera del Tempio, proteggendola.

    « La corruzione?! »

    Mormorò preoccupata, stringendo forte le mani tra loro e respirando piano. Scuote piano il capo, ascoltando la voce del Drago, lenta e placida, quasi fosse in bilico tra il limbo del sonno e la lucidità della sveglia e inspirò piano. A quanto pareva i tempi ormai erano maturati. Sollevò il capo nel sentire la voce di Oscar e di Andrew, sentendosi rincuorata. Nel sentire la voce di Andrew, non può far altro che sorridere.

    « Calmati Andrew. Se siamo ancora qui un motivo c’è. E a breve, credo che il Guardiano del Tempio ce lo spiegherà. »

    Pacata e gentile è la voce della giovane albina che si avvicina con passo lento e leggero al gruppo, quando la voce leggermente preoccupata ed isterica di uno dei due sconosciuti le giunge all’udito, ma non dice nulla. Volge il capo semplicemente, rivolgendogli un sorriso calmo e rassicurante, per poi preoccuparsi nel sentire il suo rigurgito. Gli si avvicina lentamente, cercando di toccargli con delicatezza la spalla.

    « Tutto bene? »

    Domanda con un sorriso gentile e un tono placido, in attesa di una risposta per poi staccarsi e restare accanto all’uomo il quale, pare più provato di quello ancora sdraiato, ma cosciente.

    Il silenzio che si era venuto a creare durò molto poco, poiché la voce del Guardiano giunse. Si presentò e spiegò loro chi fosse, quale fosse il suo compito, il luogo in cui erano e cosa fosse e cosa con esso si potesse fare e molte altre cose che la fecero sorridere e ricordare ciò che la Madre a volte sussurrava con dolcezza.
    Sobbalzò, riscossa dai sui pensieri nel sentire l’avanzare di Wij e inclinò lentamente il capo da un lato e sorrise leggera, capendo a chi si stesse riferendo il Guardiano e si perse nell’ascoltare il suo racconto, quasi ricordasse a sua volta ciò che egli stesso stava dicendo.
    Sollevò la destra mano, cercando di poggiarla in modo confortante sulla spalla dell’uomo che ha accanto, per poi scivolare via e dirigersi verso Oscar e Andrew a cui si fermerebbe accanto.

    Un cambiamento repentino, la fece irrigidire leggermente, ma subito tornò a rilassarsi, lasciando che il suo cosmo avvampasse e danzasse intorno a lei, facendo svolazzare i suoi capelli di neve mentre sorrideva quieta.
    La sua percezione della Natura già sopraffina, viene ulteriormente raffinata; nella sua mente e nel suo corpo, le percezioni esplodono, stordendola. La linfa che scorreva, le sembrava che fosse il suo stesso sangue nelle vene, il cuore dei suoi compagni era un tutt’uno con il suo, mentre nell’aria la delicata vibrazione di filamenti che la circondano disperdendosi in ogni direzione possibile. Senza pensarci, solleva una piccola mano e ne sfiora uno con delicatezza, percependo il petto e la testa vibrare al ruggito di un leone, il senso di esaltazione e libertà nel vento provocato dalla corsa di una gazzella e il suo corpo fluire e divenire inconsistente e un tutt’uno con le acque di un fiume.
    Le sensazioni era calde e piacevoli, il suo essere si sentiva pieno di vita e gioia la quale, si rispecchiava nel sorriso che le increspava le carnose labbra, restando in silenzio a godere di quelle sensazioni a lei così care che leniscono le ferite del suo animo, mentre la gioia della vita dell’itero pianeta le fluisce attorno.
    Ma come ogni cosa bella essa finì. Un boato che interrompe quel canto che da sempre conosce, la porta ad irrigidirsi, mentre il suo gracile corpo da diciannovenne prese a tremare violentemente, squassato da quel dolore che aveva sempre percepito, ma mai con un’intensità così violenta e profondo. Il mondo soffriva e gridava straziato ma, ancora peggiore, fu l’urlo di donna che si, era mescolato alle altre voci, ma che al contempo l’aveva colpita come uno schiaffo, sovrastando il resto. Avrebbe voluto piangere e gridare! Quella voce l’aveva riconosciuta subito. Proveniva dalla sfera.

    « Madre… »

    Mormorò con la voce spezzata e tremula, quasi fosse una bambina che assiste alla sofferenza della propria genitrice con impotenza, senza poter fare nulla, facendola sentire inutile e inerme davanti al flusso degli eventi.
    Ascoltò a fatica le parole di Wij, sollevando il capo quasi intontita e persa, mentre lo sentiva tornare dove si trovava prima, raggomitolato intorno alla sfera per proteggerla. Lì stava osservando. Sentiva il suo sguardo antico e penetrante sulla sua pelle e in parte, si sentì rincuorata; quello che disse in seguito la fece rabbrividire di disgusto e portare le braccia all’altezza del ventre, mentre si abbracciava, come a volersi proteggere.

    « È - deglutì a fatica, quasi le costasse parecchio esporre ciò che aveva sentito, sotto l’influenza della corruzione – è viscida. È come una melma oscura e viscida, maleodorante che si avviluppa intorno a te. Ti porta a provare un calore soffocante, quasi da farti impazzire, mentre ghermisce il tuo cuore e cerca di strapparti l’anima. »

    Risponde assorta, mentre un brivido di disgusto le scorre nuovamente lungo la schiena, accapponandole la pelle.

    « I pensieri non sono più tuoi. L’oscurità e la malvagità si avviluppano in te facendoti provare un odio intenso e senza ragione verso ogni cosa vivente, verso coloro a cui vuoi bene e ai promesso di aiutare. È una sensazione orribile! Anche il sacrificio di un amico, viene visto come la più grande delle ingiustizie e non desideri altro che la vendetta e la distruzione di tutto. »

    Tacque, mentre abbassava il capo stringendosi le braccia intorno al corpo, quasi a volersi richiudere a bozzo, ma sapeva di non poterlo fare e, con determinazione, si riportò ritta e fiera, incrociando le braccia sotto il seno e respirando piano, con calma. Pian piano si stava tranquillizzando, mentre attendeva di sentire le voci degli altri.


    2vjplrk

    PG × Demetra | Darian x Bat {III} | Energia × Verde

    Stato Fisico x Ottimale | Stato Mentale x Ottimale/Preoccupato | Stato Darian x Integra | Segni particolari x Fasciatura che le copre la parte degli occhi


    AbilitàTecniche

    Ultrasuoni x Questa abilità, permette a chi ne fa uso, di produrre con il solo ausilio del proprio corpo, diversi tipi di onde sonore a frequenze variabili. Gli ultrasuoni, sono delle onde meccaniche sonore. A differenza dei fenomeni acustici propriamente detti, le frequenze che caratterizzano gli ultrasuoni sono superiori a quelle mediamente udibili da un orecchio umano.

    Sensi Sviluppati x E' un'abilità che si sviluppa con il tempo, la dedizione e la pazienza. Tale abilità, permette di sviluppare i quatto sensi di cui l'essere umano è in possesso e accuirli, rendendo il soggetto più sensibile al mondo che lo circonda.



    Tecnica Offensiva





    Note x Scusate il ritardooooo!>_<""

     
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  8. 'Azz!
     
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    § THE ARMAGEDDON: 2 - VISIONS §




    Narrato; "parlato"; "parlato Demetra"; "parlato altrui"; °pensato°; flashback.


    "Tutto bene?"

    Queste, e solo queste sono le uniche parole che Jerome distingue con chiarezza. Il brontolio sonnolento del drago, che con il senno di poi sarebbe più importante ma di gran lunga meno interessante, è uno sfuocato rumore di sottofondo. Mentre la preoccupazione di questa giovane fanciulla, cieca, sì, nondimeno molto bella, catalizza in un secondo ogni sua residua attenzione.

    Qualcuno direbbe che non è colpa sua: sembra proprio che sia fatto così, e basta. Ogni donna, dico proprio ogni donna che vagamente assomigli ad una modella di Valentino riesce ad interessarlo enormemente. E molte, nella sua precedente esistenza di cuoco superstar, ne ha fatte soffrire (il che è bilanciato dal numero di profittatrici che si sono fatte fotografare sotto braccio con lui solo per strappare una copertina su qualche fogliaccio scandalistico, certe che una prima pagina insieme all'uomo dell'anno avrebbe fatto lievitare la loro carriera di attrice/soubrette/qualcos'altro.
    Non che a Jerome questo importasse: a lui interessa avere il loro corpo, e chiusa lì.

    "Quale... quale contatto celestiale"

    farfuglia, scegliendo parole che neppure sapeva di conoscere. La guarda per un secondo: è così estranea a tutto ciò che li circonda (armature, drago, racconti del terrore del drago stesso), eppure anche così a suo agio nel bosco da sogno che li ospita.
    Si ricompone.

    "Mi presento: Jerome Corcione. Sono di New York... ho un ristorante in centro a Broadway. Mai stata? Beh, secondo me dovresti, perché quest'anno Vanity Fair ha scritto che la stagione teatro..."

    Ma la donna, sorridendo, lo illude con una carezza che non si compirà, per poi voltarsi verso due degli altri ragazzi: i più in formadella compagnia, direbbe. Si ferma, senza raggiungere nemmeno loro: come colta da un'estasi passeggera e cangiante che investe anche lui.

    °Oh.°

    Cosa sono le sensazioni che lo hanno colto? Si sente in comunione con lei e anzi sente un filo diretto con tutto, veramente tutto. Una forza sconosciuta e ancestrale lo travolge, indugiando nelle sue braccia, scavandosi la strada verso il suo cuore e infine inebriandogli il cervello.

    "Oh-oh, bimba. Ma sei veramante tu? Dio mi è testimone, questa l'ho già detta ad altre donne ma con te lo penso davvero: non ho mai sentito niente di così bello con nessuna, e ci conosciamo appena..."

    E poi l'incanto si rompe, fuggevole com'era iniziato se ne va, perché lei è persa in qualcos'altro, stavolta molto peggiore, e giudicare da come trema. Quali abissi, quali inferni hanno risucchiato la ragazza?

    "Madre..."

    riesce a dire. Si stringe il ventre in preda alle convulsioni, proprio come una madre che teme per il bambino che ha in grembo.

    "E'... viscida. E' come una melma oscura e viscida, maleodorante, che si avviluppa intorno a te. Ti porta a provare un calore soffocante, quasi da farti impazzire, mentre ghermisce il tuo cuore e cerca di strapparti l'anima..."

    Per il prima volta dal risveglio Jerome prova un impeto di altruismo sincero, non fosse altro perché quel trasporto di poco prima lo ha toccato come niente prima di allora e nemmeno una natura gretta come la sua non è rimasta indifferente.

    °Vorrei proteggerti da ciò che senti°

    è quanto pensa ma non riesce a dire: ogni comunicazione è impossibile, ogni contatto viene ucciso sul nascere. L'onda di sgomento che attraversa la piccola compagnia attanaglia il cuore e lo priva della parola.
    Poi succede.

    .....

    Ecco cosa vedrebbe chi, come attraverso lo schermo di un televisore, stesse guardando Jerome dall'esterno come se fosse un attore di cinema, Heath Ledger in "The Imaginarium of Doctor Parnassus":
    L'uomo in giacca bianca da chef è immobile, così fermo che pare che nemmeno respiri. In realtà, a mettergli uno specchietto sotto il naso, si vedrebbe che respira, ancora, ma così piano che sembra non voglia disturbare nessuno. Gli occhi hanno ancora le pupille, ma tutta la luce che vi entra viene ingoiata dal buio che ha preso possesso della sua mente. E' né più né meno che una statua, e l'aspetto positivo è che ha smesso di dire spropositi.

    Ecco cosa vede lui:
    E' come volare. Come un uccello vedrebbe il mondo planandoci sopra. Una grande pianura, nera... o meglio, di un grigio molto scuro, in un momento della giornata che potrebbe essere alba o crepuscolo, con una striscia di cielo rosso magenta rapidamente occupata da nubi di ossidiana. Tuona, ma non piove. Poi si accorge che il tuono è in realtà qualcosa che viene dal basso, da terra. Vede un brulichio di forme di varie fogge e dimensioni, moltissime, e si agitano...





    Una battaglia. Il tuono è il fragore di asce immani, artigli, corazze che rivestono corpi possenti ma che vengono anche usate come arieti per caricare e abbattere palizzate. I soldati non sono del tutto umani. Anzi, a ben guardare non lo sono per niente.
    Alcuni di loro ricordano la specie nota come <<homo sapiens>>: forse un tempo lo erano stati, forse sono ibridi di quello e qualcos'altro. Zanne, pelo nero e arti sgraziati e muscolosi, fauci che eruttano fuoco e bestemmie, rantoli di morte soffocati da rivoli di sangue. Ogni tanto, creature tanto grandi da essere impossibili si sollevano tra le altre, compiendo stragi solo con tale semplice movimento per poi venire abbatture da miriadi di frecce lucenti.
    Le creature a terra sono i mostri. Le creature a terra stanno perdendo.
    Dall'alto, un esercito di angeli abbaglianti, belli, perfetti, dall'aria eterea e immortale ma animati da una ferocia molto umana scende in picchiata, stormo dopo stormo, e ricaccia indietro gli abomini mugghianti che sempre più numerosi rimangono sul terreno. Anche qualche soldato celeste, veramente, cade nell'assalto, o sparisce tra le fauci dei mostri più grossi in un turbinare di piume argentee. Ma per lo più si fanno avanti e infliggono colpi devastanti.
    L'esercito delle tenebre viene sospinto in una voragine che sembra profonda fino al centro della Terra, o fino agli abissi di qualcos'altro, e Jerome, al di sopra dei suoni della battaglia, può sentire un urlo che nulla più ha di umano, e che ucciderebbe sul colpo un comune mortale che lo ascoltasse troppo da vicino: un concentrato di rabbia, delusione, odio, rancore e sfida, tutti ingredienti distillati nella loro forma più pura. Con gli occhi il Nostro riesce a distinguere qualcosa al centro della bolgia, ma è più un movimento, un contorcersi indistinto, troppo più scuro del resto per essere messo a fuoco.
    Poco più avanti, verso l'orlo del cratere, nota un drago. Non è come quello azzurro, anche se sospetta che potrebbe esserne un lontano parente: ha tre teste, e una livrea di scaglie rosso scuro, blu e verdastro, in parte divelte dai dardi dei soldati volanti. La sua forza è troppa per essere piegata del tutto, fino a che non compare quello che sembra il comandante dei Cieli.
    Jerome ricorda, per averla vista in una qualche chiesa italiana della sua infanzia, una vetrata in cui l'arcangelo Michele uccide un demonio. Questo essere glielo ricorda, a parte che non ha il viso di un cherubino, bensì la barba di un patriarca della Bibbia. Brandisce saette incandescenti con le quali sferza il drago tricefalo, il quale gorgoglia il proprio astio ma non può fare a meno di retrocedere.
    La forma oscura sotto di lui, prima di inabissarsi, urla:

    "Таранис! Будь внимательно, потому что Мы будем возвращаться скоро!"

    "Taranis! Bud' vnimatel'no, patamu sta Mj budim vosvrashchat'sa skora!"
    "Taranis! Fai attenzione, perché torneremo presto!"



    L'ultima impressione che Jerome ha prima che cambi tutto, è un incongruo senso di familiarità. Sente di striscio che i sentimenti di cui quelle grida sono cariche, sono in parte anche suoi. E poi pensa:

    °Io questi draghi li conosco.°

    Dopodiché, i suoi occhi vedono quella che potrebbe essere stata una grande città del suo tempo. I palazzi, le strade... un panorama già visto, o di persona, o in qualche film. Lo scenario, è quello del remake di "War of Worlds" di Spielberg dopo che gli alieni sono sbarcati: incendi qua e là, niente superstiti, aria palpabilmente inquinata. A mezzo chilometro da lì intravede un ponte, ormai pericolante sopra un fiume sporco e puzzolente.
    I suoi sensi sono più acuti, adesso, e ha la sensazione di viaggiare nel tempo. Non sa cosa ha ridotto quel luogo allo stato in cui era, ma sente che anche prima, quando le strade erano trafficate, e i palazzi ospitavano persone che mangiavano, defecavano, producevano rifiuti e arrivavano tardi al lavoro, la situazione non era delle migliori. Un trend di cui di solito non ci si accorge, ma che andava avanti da chissà quanto.

    "Una tipica città americana"

    dice una voce proveniente da non si sa dove.

    "Ma non era questo il modo in cui doveva andare. Qualcosa si è liberato da un sonno durato a lungo, e ha preteso ciò che non gli apparteneva. Oh, Jerome, questo qualcosa mi ha ferito. Mi ha fatto male."

    Non è sicuro che la voce esista davvero: ha un bel timbro femminile, caldo e pieno come quello che assoceresti alla madre dei tuoi figli, ma forse viene solo dalla sua testa, come se lui stesso leggesse un copione che viene tradotto e recitato in simultaneo.

    "Oh, figlio mio, mio caro, mi ha fatto male davvero. Mi ha violentato!"

    Gli accenti di sofferenza sono strazianti, ma, da uomo di mondo quale è, vi coglie anche la ferrea e femminile determinazione di tutte le donne oltraggiate, sì, ma anche troppo forti per soccombere. Le donne: la nostra spina dorsale, dolcissime creature e implacabili vendicatrici. Ed è proprio questo che sente Jerome:

    "Vendicami, mio cavaliere. Vendicatemi!"

    Poi da lontano vede una forma che non potrebbe confondere con nessun'altra. Era un edificio molto alto, un tempo, e ora è crollato, ma la guglia di metallo che adesso giace sdraiata in mezzo al niente è impossibile da confondere: la cima dello Space Needle.





    Per forza gli sembrava un posto familiare.
    Sta guardando le rovine di Seattle.


    .....


    Eccolo tornato al presente. I suoi occhi di nuovo vedono, prima la ragazza, poi anche gli altri, che sembrano avere avuto un'esperienza analoga alle loro.
    La sua bocca seguita a ripetere, come un mantra:

    "Vendetta. Vendetta, Madre. Vendetta."

    Poi si rende conto di cosa sta dicendo e si blocca, ansioso di sapere se qualcuno lì lo ha preso per pazzo.



    CITAZIONE
    Pg: Jerome Corcione (in add per Grymus Darian di Chernobog)
    Stato fisico e mentale: si sta rimettendo dallo choc di essersi svegliato in una foresta da sogno e di parlare con un drago
     
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  9. ghost of jungle
     
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    II

    Armageddon: La vera minaccia
    Narrato Parlato Parlato altro



    Il drago parla, vedo gli altri ben attenti, gente nella mia stessa condizione? No, ad esclusione di uno nessuno sembra essere del tutto estraneo a questo ‘mondo’, anzi emettono un aura, particolare. Dovrei seguire la corrente, giochiamo.

    Io sono Wij, uno dei cinque Araldi della Terra, richiamati all'essere dalla Grande Madre Gea per proteggere la sua creazione.
    Io custodisco il Santuario Centrale, il luogo in cui vi trovate ora.
    Questo è il Bosco Sacro, un luogo molto particolare. Qui siamo all'interno della terra, ma su un altro livello di esistenza... quello reale.


    L’ultima frase è particolarmente ambigua, ciò non esclude (anzi) che questo sia un sogno. certo che tutto questo è reale, per lui. Ma per noi? Cioè, per me. Una situazione fantastica, forse è meglio tenere la mente rilassata, non svegliarsi, riposare e recuperare forze nella vita vera dopo essere fuggito. O forse sono svenuto per le ferite e dormendo morirò. Ora non ricordo.

    Gea ha creato questo mondo e gli altri come un intreccio di legami, infatti da qui potete accedere ad ogni foresta, deserto o altro luogo della terra.
    Altri quattro santuari esistono per mantenere l'equilibrio della creazione, in corrispondenza dei quattro punti cardinali conosciuti dai mortali.
    Noi non abbiamo un regno, un castello o qualcosa di fermo e solido.
    Ciò che dobbiamo proteggere è il mondo e ed esso è il nostro regno, il nostro castello.


    Non ho niente su cui riflettere, sperare. Non riesco nemmeno a decidere se svegliarmi o meno. Faccio un passo, con l’intento di scambiare due parole, ma mi fermo subito. C’è qualcosa, che mi turba. Quei tre, appartengono ad un gruppo a me estraneo, niente che abbia a che fare con la mia vita, passata e presente, niente a cui io possa dare definizione. E’ una sensazione, una sicurezza. Il drago avanza, e ora la sensazione mi spaventa. Non si tratta di un senso di esclusione, al contrario, è come se riuscissi ad avvertire in modo vago il mio futuro. Una luce. Non sento, non vedo, non respiro nel luogo che tuttavia percepisco.
    Apro gli occhi (li avevo chiusi?). Sono solo. Avanzo alla cieca, cerco qualcosa su cui fare riferimento. Inciampo su, qualcosa. Non posso riconoscerlo con il tatto, e quando faccio dietro front per recuperarlo, inciampo nuovamente. Tasto il pavimento, ma non lo trovo. Ed ora? Continuo a camminare, finché, ad un certo punto, non inizio a sentire i passi. Non i miei. Continuo ancora, il pavimento si fa sempre più soffice, sembra quasi erba. Il suono di poco fa diventa più nitido, forte. Se prima mi era difficile capire da dove provenisse ora lo è ancora di più. Cammino. Ora le mie orecchie sono martellate dal rombo, un caos talmente assurdo che mi fa inciampare nuovamente e rimanere a terra. Sto di nuovo sognando, no? Forse, per svegliarsi basta assopirsi lì. E così immergo il volto in quella finta erba, scoprendo che mi manca la maschera. Poco importa.
    Quanto tempo è passato? Apro gli occhi, mi alzo. Sono ancora lì, ma questa volta ho recuperato la vista, l’udito mi si è acuito, e vedo dei filamenti luminosi incrociarsi attorno a me. Ne sfioro uno, il rombo cambia tono. Ne sfioro un altro, il rumore cambia nuovamente. Cerco di afferrarne una gran quantità, non ci riesco, ma inizio a capire i motivi in quella musica. Un leone ruggisce, un lupo, un aquila, un orso, una iena, sono tutti versi di animali. Ma quel rombo? Mi lancio contro i filamenti.
    Stop.
    Sono all’inferno. In tutti quei versi solo una voce riesco a sentire, femminile. Urla. Urla come tutti, persone straziate, ignorate. Non ho cercato quella donna, e non l’avrei cercata, lei che con un grido ha risvegliato tutti quelli che avvertivo ma non capivo.
    Non voglio sentirli.
    Apro gli occhi. Sono di nuovo al buio. Cammino. Inciampo. E la testa mi scoppia. Non appena tocco il pavimento ecco che un suono ben più terrificante, e pietoso, mi bombarda con forza. Stringo le mani e riconosco di aver afferrato qualcosa.
    Apro gli occhi, la donna urla, c’è gente attorno a me. Apro la mano inconsciamente, non tengo nulla. La testa mi fa male, ma il corpo è, forte.
    Non c’è cielo, ma enormi alberi e una nebbia dorata. Una ragazza si angoscia, davanti a lei, un drago, e una sfera. Che urla.


    Scheda
    Nome: G. P.
    Darian: Cordyceps
    Energia: Bianca
    Status Fisico: Ottimo
    Status Mentale:Disorientato, mal di testa.
    Status Cloth: Non posseduta


    Altro: Scusate il ritardo.

    Edited by ghost of jungle - 11/1/2014, 20:41
     
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  10. » Black Star
     
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    DeBJog6
    Hear me ROAR
    Andrew Stars
    energia verde
    leone di Gea [liv. III]
    status fisicoottimo
    status clothnon indossata, intatta
    status psicologicopiuttosto scosso

    Armageddon: La Vera Minaccia
    Part II


    Le poche parole spese dal drago per informarci a grandi linee sulla situazione contenevano una tale quantità di informazioni che feci fatica ad elaborarle tutte insieme.
    In pratica quell'essere era un altro Araldo, quasi sicuramente lo stesso che ci aveva addormentati in Antartide e che in seguito ci aveva trasportati lì. Il "lì" dove ci trovavamo non solo era il Santuario Centrale, chiamato altrimenti Bosco Sacro, che era sotto la protezione di Wij. Fin a quel punto nulla di particolarmente strano, ricordava la situazione del Santuario del Sud. Soltanto che lì non eravamo in Antartide. A dire la verità non eravamo nemmeno sulla Terra, almeno non quella che normalmente conoscevo.
    Non ero pratico di teorie riguardanti livelli di esistenza e dimensioni parallele, ma il drago cercò di spiegarci come funzionava la cosa in maniera più chiara possibile. Era come se la Terra fosse un insieme di legami intrecciati fra loro e quel posto fosse l'origine di tutti questi legami, o qualcosa del genere, rendendo il Bosco Sacro di fatto collegato ad ogni luogo del pianeta. Mi sentii improvvisamente come se mi trovassi letteralmente nel cuore della Terra, aspettandomi da un momento all'altro di sentire anche un battito scuotere i rami.
    Quella era la nostra grande roccaforte, il nostro sancta sanctorum, ma non poteva essere pensato come una stanza chiusa da quattro mura, era come se quella base fosse come un corridoio sul quale si aprivano innumerevoli porte su tutto il mondo e il motivo principale per cui eravamo stati scelti era appunto proteggere ciò che si trovava oltre queste "porte". Ricordavo bene il suggestivo portale che ci aveva trasportato in Antartide e immaginai che si trattasse solo di uno dei molti.
    Quando Wij finì di illustrare anche ai due sconosciuti la situazione, aggiungendo alla spiegazione dettagli sul nostro gruppo di Cavalieri, si voltò improvvisamente verso me e gli altri, osservandoci ad occhi spalancati, facendomi sussultare. Sentii immediatamente il mio cosmo iniziare a gonfiarsi e incendiarsi, caldo come una coperta per me e rovente per chi mi fosse stato troppo vicino -nessuno, al momento, per fortuna-, arrivando a formare spontaneamente fiamme dorate attorno a me, che si muovevano lasciando scie di fuoco nell'aria.
    Sentivo le radici sotto di me pulsare leggermente, percepivo la linfa che scorreva placidamente, i grandi rami che ci sostenevano come arti dell'immenso albero, il fiero battito dei cuori dei presenti. Prima che me ne rendessi conto la mia mente stava abbracciando qualcosa di immensamente grande, la mia realtà fu improvvisamente piena di filamenti dorati provenienti dalle fiammelle che mi circondavano. Con la mente mi soffermai su una di esse e subito l'immagine di un leone che ruggiva mi passò davanti agli occhi, chiara e dettagliata, ma rapida come un battito di ciglia. Ogni filamento che osservavo mi trasmetteva un'immagine diversa, ricca anche di suoni, odori e gusti. Osservai le fiamme da cui partivano questi filamenti e notai che anch'esse erano a loro volta parti di alcuni filamenti provenienti dalla grossa sfera dorata. Seguendoli raggiunsi con lo sguardo la sfera, quando un dolore immenso mi investì urlando. Sentivo grida di dolore, centinaia, migliaia, milioni di esseri che gridavano insieme il proprio dolore, travolgendomi con una tale sensazione di dolore e terrore che rimasi sconvolto. Un grido terribile, disperato, triste e vagamente furioso si sollevò da quel mare di urla, lontano ma allo stesso tempo in grado di sovrastare tutti gli altri, e un attimo prima che tutto ciò finisse avrei giurato che fosse stata la figura indistinta all'interno del globo ad urlare con tanta forza.
    Mi accorsi di star tremando visibilmente e di avere il fiatone. Sperai di non aver gridato a mia volta mentre sperimentavo quella "visione". Era stata molto, molto più intensa di qualsiasi cosa avessi mai provato prima. Fortunatamente la voce dell'Araldo mi aiutò a tornare alla realtà.

    -Ho visto le creature che ha generato, sono delle mostruosità orrende che hanno ucciso o tentato di uccidere qualunque cosa attorno a loro. Abbiamo anche incontrato uno dei servi prediletti di quell'entità, di questo "Vuoto", una sorta di demone che trae la sua forza dal proprio padrone. Diceva che erano stati gli uomini a renderlo così potente, alimentando la sua forza con tutto il male che hanno compiuto. E poi, come ha detto Demetra, semplicemente stare in sua presenza ci ha quasi distorti internamente. Ricordo bene la profonda rabbia che mi pervadeva, era l'unica cosa che c'era nella mia testa. Soltanto il sacrificio del nostro compagno mi ha ridato parzialmente la mia lucidità. Qualunque cosa abbiamo affrontato, possiede non solo il potere di creare creature al proprio servizio o quantomeno di assoggettarle al proprio volere, ma sembra essere in grado di corrompere tutto ciò con cui viene a contatto-

    Ripensando a quanto avevo detto finora, mi venne in mente la definizione perfetta per quell'entità

    -E' come se il male avesse assunto una forma tangibile-

    Mp0D2DH
    narrato ♦ pensatoparlatoparlato altrui


    Note ♦ Nessuna

    Abilità
    Fuoco Dorato


    Tutte le creature di Madre Natura hanno sempre temuto la luce e il calore del fuoco, simbolo della civiltà umana, conquistato secondo la leggenda da Prometeo e poi donato all’uomo ma non alle bestie. Il Re degli Animali alla fine ha fatto suo questo potere, infondendolo nella sua Cloth, donandole il fuoco più bello e letale mai esistito. Fiamme dorate lo contraddistinguono dal fuoco dell’uomo, un colore dovuto al cosmo che arde come combustibile, fiamme selvagge e indomabili per chiunque non sia il Cavaliere che le crea, pervase di cosmo, tuttavia innocue per il Cavaliere del Leone. Molto più dannose di un normale fuoco, esse possono utilizzare come combustibile qualsiasi cosa, dal legno alla pietra, dal metallo alla carne, bruciando e consumando con ferocia inaudita. Sono altresì difficili da estinguere, estremamente calde come sono, persino stando diversi secondi sotto l’acqua o sotto terra. Un fuoco che ha il colore dorato degli occhi di un leone e la sua stessa ferocia.


    Tecniche ♦ Nessuna
     
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    E' così...

    *Disse il drago in risposta ad Andrew, dopo aver osservato le reazioni di ognuno a quel luogo.*

    ... il Male si è manifestato, ma ciò che avete visto, quel sole Nero, non è che il suo araldo.
    Il Vuoto, la Corruzione che avete percepito non ha forma ne volto, non ha spazio ne tempo.
    Tutto sta avvolgendo e tutto sta dominando.

    *Poi di nuovo un grido dalla sfera.*

    La madre Gea ha ritenuto quel Sole il nemico e tempo fa l'ha affrontato.
    Tuttavia la forza del nemico era troppa persino per lei e nello sforzo di contenerlo è stata toccata dal male... così come noi.

    *La voce del drago ora non è più flemmatica, potete percepire una nota d'ira in essa.*

    La Madre ha dato il via al Ragnarok, identificando la fonte del potere della Corruzione e quindi del Sole Nero... gli uomini.

    *Nuove grida fuoriescono dal globo e solo il vorticare delle spire del drago le fanno tacere.*

    Gli uomini e il loro dolore, i loro vizi, i loro eccessi hanno danno forza a questo male.
    La sua reale natura ci è ancora oscura, ma è certo che sia frutto dei mortali...
    Tuttavia cercare di distruggerli non ha fatto altro che aumentare questa essenza oscura, come probabilmente aveva previsto il nostro nemico.

    Gea è riuscita a sottrarsi al controllo della Corruzione, ma l'ha lasciata quasi priva di forze e in un perenne incubo che grazie a voi sto riuscendo a placare.
    Approfittando della sua assenza il Vuoto ha avvolto la terra, rendendola ciò che è ora...

    *Il drago si avvicina ai due nuovi giunti.*

    Avete visto ciò che siete veramente, giusto?
    Bene, perché l'equilibrio stesso del mondo è nelle vostre mani e in quelle dei vostri compagni.

    *Gli occhi del guardiano si spalancano ed una sorta di buco spaziale inizia a formarsi.*

    Affinché la forza di Gea ritorni quella di un tempo è necessario purificare il suo legame con la terra e per far ciò è vitale che i restanti tre Templi ed i loro Guardiani siano liberati.
    Il primo è il Tempio del Nord, il Tempio delle Tenebre...

    *Il portale diventa sempre più grande.
    Oltre esso vedete un mare in tempesta ed una guglia di cristallo nero uscire dalle acque.*

    Gli umani non possono vedere il tempio ne toccarlo.
    Essi lo attraversano come se non esistesse, ma voi che ora vedete la vera conformazione del mondo potrete accedervi.
    Potete partire quando siete pronti.





    Bon, i due nuovi verranno avvolti da una semplice corazza di un colore a vostra scelta che rappresenta il vostro potere.
    Stesso dicasi della forma.
    E' come un'armatura umana, ma protegge dal freddo del Polo Nord.

    Potete andare subito o fermarvi a far domande al drago.
    Se entrate vi troverete immediatamente all'interno della guglia nera e nessuno di voi vedrà nulla.
    Le tenebre sono fittissime, ed esse sembrano sfiorarvi ogni tanto...




     
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  12. ghost of jungle
     
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    III

    Armageddon: La vera minaccia
    Narrato Parlato Parlato altro



    L'essere enorme inizia a discorrere con un paladino.

    Non aprii bocca.
    Tutto ciò, sembra solo uno scherzo. Questi cavalieri, il male assoluto da combattere, nella mia mente non posso che vederci un'estremizzazione di quello che ho cercato di essere nella mia vita. Dovrei accettare e proseguire? E dire che avevo deciso di allontanarmi da questo genere di cose. Forse... potrei fare un tentativo. In fondo non si tratta di criminali o che altro, ma di una crociata fantasy, effettivamente una situazione a me estranea (beh, estranea a chiunque), e, se tornassi indietro (ammesso che sia possibile), non saprei che fare, probabilmente mi ripeterei, morendo.
    ...
    E poi...
    <<"Diceva che erano stati gli uomini a renderlo così potente, alimentando la sua forza con tutto il male che hanno compiuto.">> C'è ancora, il male? Una catastrofe ha portato via tutto, le persone combattono per sopravvivere, collaborano, stringono legami con gente a cui normalmente non avrebbero nemmeno degnato un sguardo. Questa 'cosa' malefica porta corruzione in tutti. Serve solo per distruggere? Annientare i mostri di questa terra ora come ora potrebbe davvero rendere il mondo una società perfetta.

    Il drago smette di parlare, si avvicina a me (e ad un altro 'escluso'). Ammetto che mi incute un certo timore, una creatura simile, se prima poteva essere considerata il frutto di un sogno, poi un preoccupato vecchietto, quando un nuovo urlo uscì dalla sfera il suo tono di voce era cambiato, e nell'attimo ecco che diventa il leggendario mostro medievale.

    Avete visto ciò che siete veramente, giusto?
    Bene, perché l'equilibrio stesso del mondo è nelle vostre mani e in quelle dei vostri compagni.


    Sto per rispondere affermativamente, ma vengo bloccato da un suo gesto. Spalanca gli occhi, appare un varco spaziale, e dentro non ci vedo che delle forti onde nell'oscurità di una sorta di costruzione (per quanto possa sforzare l'immaginazione, è difficile trovare qualsivoglia riferimento). Però... cosa ho visto?

    Affinché la forza di Gea ritorni quella di un tempo è necessario purificare il suo legame con la terra e per far ciò è vitale che i restanti tre Templi ed i loro Guardiani siano liberati.
    Il primo è il Tempio del Nord, il Tempio delle Tenebre...


    Si inizia a lottare contro i mostri? Finalmente! Voglio mettermi alla prova, sapere cosa avvertirò nel distruggere il male puro. Forse sto ritornando al mio vecchio stile di vita, ma poco importa, mi verrà concesso di proteggere il mondo in modo definitivo!

    Avanzo di un passo, il mio braccio viene avvolto da, qualcosa. Un altro passo, anche la mia sinistra viene presa da quest'aura. Continuo a camminare, spedito verso il portale: una gamba, l'altra, poi il busto, e infine il capo. Arrivato davanti al passaggio, vestito d'un'inconsistenza blu, al limite del nero, mi accingevo ad entrare in quella giungla ancor più nera. Sento un leggero mal di testa.

    Gli umani non possono vedere il tempio ne toccarlo.
    Essi lo attraversano come se non esistesse, ma voi che ora vedete la vera conformazione del mondo potrete accedervi.
    Potete partire quando siete pronti.


    Dunque,
    il primo passo nel 'nuovo' mondo, e non vedo nulla. Mi volto verso il passaggio, sento di stare indossando qualcosa di ben concreto, ora. Un'armatura. Chissà com'è.

    Ora?
    Aspettiamo.


    Scheda
    Nome: G. P.
    Daryan: Cordyceps
    Energia: Bianca
    Status Fisico: Ottimo
    Status Mentale:Pronto, mal di testa.
    Status Daryan: Non posseduta
    Status Armatura attuale: Integra
    Altro:
     
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  13. 'Azz!
     
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    § THE ARMAGEDDON: 3 - HOME §




    Narrato; "parlato"; "parlato Wij"; "flashback della visione avuta nel post precedente."

    La voce del drago non è forte, ma metallica, e come un pezzo di metallo risuona a lungo dentro Jerome prima di fermarsi del tutto. Gli ha raccontato di cose aliene e letali, di corruzione e decadimento, e ogni concetto viene assorbito, più che compreso, dal Nostro. Ovvero: non lo sa ancora, ma il racconto ha già messo radici in lui.

    "Avete visto ciò che siete veramente, giusto?"

    Si era rivolto a lui, e a quell'altro. Un tipo giovanile, ma i gialli raramente mostrano la loro vera età. Quello sembrava essere uscito da un film di Fu Manchu, permeato com'era dal Mistero con la M maiuscola. Aveva dato l'impressione di capire molto meglio di lui. E di essere un pericolo ambulante, pronto solo a farti a pezzi.

    Quando il drago apre il portale, il giallo fa la sua mossa: ci passa attraverso, senza fiatare. Pazzesco.

    A volte prendiamo decisioni che non comprendiamo subito. A volte è lo stesso Fato che sembra tenderci una mano, sapendo bene ciò che è meglio per noi, pretendendo solo che ci fidiamo.
    Jerome non è un tipo granché razionale, né lo è mai stato. Ha sempre deciso in base alle proprie viscere, o ai genitali. Come fare a produrre dei muffins salati in grado di soddisfare il palato dei critici gastronomici più esigenti? Alcuni dei suoi più eminenti colleghi ci si sarebbero spaccati il cervello per mesi, per poi scribacchiare con mano incerta una ricetta di cui non erano affatto sicuri, pronti a gettarsi nel vuoto alla prima smorfia di disgusto. Lui no. Lui aveva fatto un paio di prove e, allo chef patissier che obiettava sul poco tempo impiegato, aveva risposto solo: "Se non piacciono, pazienza!" e si era rimesso a giocare con il sac-à-poche pieno di besciamella di zucchine. Risultato: un terremoto che aveva scosso le fondamenta della ristorazione newyorchese, seguito a ruota dai pancakes, sempre salati.
    Jerome non sa cosa lo ispiri. Non si è mai chiesto quale mano lo guidi attraverso le secche di una professione difficile, stressante, faticosa a livelli inumani. E non lo fa ora. Vede che quel sinistro, magnifico castello di ossidiana nera è dove deve andare. Meglio ancora: che è fatto per lui. E lo sorprende quanto in fretta si trovi a proprio agio con quella costruzione tetra, lui abituato a passare le vacanze a Cancun o a Ko Samui.

    "Affinché la forza di Gea ritorni quella di un tempo è necessario purificare il suo legame con la terra e per far ciò è vitale che i restanti tre Templi ed i loro Guardiani siano liberati.
    Il primo è il Tempio del Nord, il Tempio delle Tenebre..."


    "Gea! E' lei che ho visto! Chiedeva aiuto!"

    Quella donna lo affascina già. E non nel modo di tutte le altre, no: nemmeno la sua ex, Nadiya, lo aveva mai sconvolto così. E' più come un legame che non si sapeva di possedere, eppure esiste, vecchio di eoni e mai così saldo. Come respingere una richiesta di aiuto tanto accorata?

    "Oh, figlio mio, mio caro, mi ha fatto male davvero. Mi ha violentato!"

    Deve andare, Jerome. A fare cosa non sa bene, ma è chiaro che non può trattenersi, anche se ha una gran voglia di sommergere di domande il drago. In primis, anche se sembra assurdo, di chiedergli dove si sono già visti.

    La necessità e l'urgenza pulsano dentro di lui come sordi tamburi di guerra. La prima immagine che gli torna in mente è quella di un film ormai vecchiotto, ma con il carisma dei classici, che aveva rivisto per l'ennesima volta in BlueRay con Nadiya, mesi addietro. Lei insisteva che anche un kolossal di Hollywood può sopravvivere alle offese del tempo e lui le aveva dato ragione, anche perché lei, nonostante facesse la modella, era di gran lunga la persona più intelligente che conoscesse.
    Il film era Il Gladiatore, con Russel Crowe. La scena che ancora oggi brucia sulle sue retine è quella del combattimento nell'arena, con le tigri, i carri e tutto il resto. L'armatura di cui è dotato il protagonista lo fa sembrare un gigante tornato dall'inferno per uccidere l'imperatore Commodo, responsabile delle sue disgrazie.

    Di colpo Jerome si sente rivestire da qualcosa.
    Proprio com'è accaduto un secondo prima all'orientale, un'armatura si plasma pezzo dopo pezzo sul suo corpo bolso e poco adatto a indossarla, ed è l'armatura di Massimo Decimo Meridio, completa di elmo. La magia del drago, o qualunque cosa sia responsabile della metamorfosi, deve avere pescato dalla sua memoria e si è regolata di conseguenza... sbagliando, però, su un punto.
    La corazza del film era lucida e argentea. Questa ha lo stesso colore del Tempio delle Tenebre, quasi ne sia una parte, un'emanazione.

    Jerome si guarda intorno, alla ricerca dei compagni. Si rivolge a Demetra, con la quale sente una maggiore affinità.

    "Tu e questi due... signori... venite? Non mi va tanto a genio di andare laggiù solo con questo tipo che mette i brividi..."

    E' solo la sua parte razionale che protesta per il repentino cambio di scenario, naturalmente: il cervello urla il suo sdegno per non avere più il controllo delle operazioni. Qualcosa di ancestrale sta allungando le dita su Jerome Corcione, chef e dongiovanni leggendario, e lui è ben felice di lasciare che ciò che deve accadere accada.
    Si volta verso il portale e lo attraversa con una gamba, sentendo il vento gelido del Polo Nord lambirgli le ossa, senza tuttavia ferirlo.



    CITAZIONE
    Pg: Jerome Corcione (in add per: Grymus Darian di Chernobog
    Stato fisico: ok
    Stato mentale: viene trasportato da qualcosa che non riesce bene a definire (e in effetti, nemmeno ci si prova): sente familiarità con il Tempio delle Tenebre
    Armatura: X, però nera
     
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    Figlia della Terra

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    > Bat no Demetra ●

    bat

    narrato x parlato x pensato x parlato altrui

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    R
    ivolse solo un sorriso gentile alle parole di Jerome, non capendo molto del suo comportamento un po’ bizzarro, mentre rispondeva alla sua domanda e inclino leggermente il capo, quando si presenta, iniziando a parlare di cose senza senso per lei e, prima di allontanarsi da lui per andare dai suoi compagni, gli rivolge un sorriso calmo.

    « Demetra Caelum. »

    La risposta della giovane è semplice e limpida, mentre si ferma, percependo ciò che il Guardiano voleva che percepissero e il dolore, le si propagasse lungo il corpo come adunche dita scheletriche muniti di artigli affilati e velenosi.
    Sentiva il suo corpo bruciare, come se fosse ricoperto di ferite fresche, cosparse di sale, ma rimase immobile, come se fosse in attesa; percepiva le reazioni dei suoi compagni intorno a se. Sentiva le vibrazioni minime del loro cosmo; che non fossero felici, che provassero rabbia, dolore, sofferenza, rimorso e senso di rivalsa e bisogno di vendetta era ben percettibile. Tutti quei sentimenti e sensazioni, si riversavano in lei e nelle sue percezioni, stordendola e immobilizzandola, mentre cercava di elaborarle e assimilarle meglio che poteva, per ritrovare la sua calma analitica e la sua quiete.
    Prese un respiro profondo, rilassando ogni muscolo del corpo e rimase lì, in attesa, come una fiore che attende il sopraggiungere della primavera per poter sbocciare nuovamente a nuova vita.

    Rimase silente, mentre ascoltava le parole di coloro che le stavano attorno e quelle successive del Drago, senza però mostrare nulla.
    Chi le avesse rivolto uno sguardo, avrebbe visto una semplice bambola inespressiva, solo presa nell’ascolto; un tremito e uno stringere di labbra ruppero l’immobilità della giovane, mentre sente il successivo grido della Madre provenire dalla sfera.
    Il dolore della Dea era il suo, come anche l’ira presente nel tono del Drago; sensazioni contrastanti e sentimenti, si rimescolavano dentro il corpo e la sua anima, senza però darne mostra e mostrandosi pacata e placida in attesa. Ascolta con cura ogni parola del Guardiano, tremando ogni volta che le grida si fanno sentire, azzittite dalle spire del Drago che l’avvolgono in un abbraccio protettivo, quasi lenitivo.

    I movimenti di Wij attrassero nuovamente la sua attenzione, mentre si avvicinava ai due nuovi giunti; quello che fino a poco prima era rimasto disteso a terra, si era ormai alzato e, da esso, percepiva provenire degli scricchiolii metallici i quali, associò ad un’armatura da soldato semplice; ascolta distrattamente le parole del Guardiano, ma le si imprimono comunque perfettamente nella memoria, quando una strana vibrazione dello spazio, la porta a sollevare leggermente il capo.
    Nel giro di un attimo, il rumore di onde in tempesta, il profumo di sale e umidità e, ancora più in sottofondo, il rumore dello sciabordio d’acqua contro una superficie liscia e cristallina.

    Inclina il capo in avanti, quando i passi di colui che non aveva mai aperto bocca da quando era giunto con l’altro sconosciuto, catalizzò la sua attenzione; emise un piccolo sospiro, pronta ad avviarsi, quando la voce di Jerome, le giunse all’udito. Non può fare a meno di rivolgere un sorriso gentile e rassicurante all’indirizzo dell’uomo, muovendosi con passi leggeri e sinuosi, senza alcuna paura di incappare in qualche ostacolo.

    « Arriviamo. Ma prima… »

    Mormora con tono basso e conciliante, mentre solleva leggermente il capo verso il Drago.

    « Chiedervi cosa ci aspetta dall’altra parte è troppo, sommo Wij? »

    Pacata e gentile è la domanda della giovane donna la quale, appena avesse ricevuto la sua risposta e aver ringraziato il Drago, si sarebbe diretta verso il portale attraversandolo con calma.
    Appena lo avesse attraversato, le parti scoperte del suo corpo si sarebbero ricoperte di una leggera peluria la quale, sul collo era più spessa e morbida, mentre le placche protettive dell’armatura sui piedi, provocherebbero un leggero tintinnio di cristallo il quale, bene o male, le avrebbe dovuto dare una prospettiva sommaria dell’ampiezza del luogo in cui si trovava ora e dei suoi ostacoli.


    2vjplrk

    PG × Demetra | Darian x Bat {III} | Energia × Verde

    Stato Fisico x Ottimale | Stato Mentale x Ottimale/Calmo | Stato Darian x Integra | Segni particolari x Fasciatura che le copre la parte degli occhi


    AbilitàTecniche

    Ultrasuoni x Questa abilità, permette a chi ne fa uso, di produrre con il solo ausilio del proprio corpo, diversi tipi di onde sonore a frequenze variabili. Gli ultrasuoni, sono delle onde meccaniche sonore. A differenza dei fenomeni acustici propriamente detti, le frequenze che caratterizzano gli ultrasuoni sono superiori a quelle mediamente udibili da un orecchio umano.

    Sensi Sviluppati x E' un'abilità che si sviluppa con il tempo, la dedizione e la pazienza. Tale abilità, permette di sviluppare i quatto sensi di cui l'essere umano è in possesso e accuirli, rendendo il soggetto più sensibile al mondo che lo circonda.



    Tecnica Offensiva





    Note x

     
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  15. » Black Star
     
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    DeBJog6
    Hear me ROAR
    Andrew Stars
    energia rossa
    leone di Gea [liv. III]
    status fisicoottimo
    status clothindossata, intatta
    status psicologicodeciso

    Armageddon: La Vera Minaccia
    Part III


    Come si può combattere il Male? Non qualcosa che compie atti malvagi, che si potrebbe definire male solo secondo gli esagerati standard della società, ma il Male vero e proprio, non diluito né limitato. Semplicemente guardando il Sole Nero avevo visto all'interno di quella copia del comune sole un tale abisso oscuro ribollente che ogni definizione di male nella mia mente era stata annientata. Come poteva essere sconfitta quella cosa?
    Gea stessa, la fonte del nostro potere, aveva affrontato già in tempi talmente remoti da sfuggire alla mia comprensione quello stesso nemico, cadendo sconfitta e ferita nel mero tentativo di sigillarlo. La Madre Terra sconfitta e... corrotta. Corrotta come tutti noi, dal primo all'ultimo, vittime dello sconfinato potere del Male. Potevo sentire la stessa rabbia che animava la voce del drago scalciare dentro di me. Sentivo l'ira. E l'ira sentiva me, danzando nel mio petto al ritmo dei miei pensieri.
    Ero irritato persino dalla presenza di quei due sconosciuti. Una sorta di rimpiazzo di Pai Mei e un ciccione che al primo momento buono si era subito fatto qualche bel filmino mentale su Demetra. Distolsi disgustato lo sguardo da loro. Sapevo bene che non si trovavano lì per caso, ma cosa avevano fatto loro per meritarsi di essere al cospetto della mia Gea? Avevano forse lottato per anni con indosso uno dei suoi emblemi? Avevano forse affrontato il nemico al Santuario del Sud, assistendo al sacrificio di Pai Mei? No.
    Scacciai quelle voci maligne dalla mia mente. Non potevo mettermi a giudicare le azioni di un'entità superiore come Gea, avrei solo potuto fraintendere. In fondo, non ero stato anche io una comune persona come quei due, un tempo? Meritavano la stessa chance che era stata data a me, soprattutto in un momento così critico. Il grido di dolore che provenne dalla sfera sembrò lacerarmi dentro, dandomi una profonda sensazione di empatia. Quanta sofferenza...

    -Gli uomini e il loro dolore, i loro vizi, i loro eccessi hanno danno forza a questo male. La sua reale natura ci è ancora oscura, ma è certo che sia frutto dei mortali... Tuttavia cercare di distruggerli non ha fatto altro che aumentare questa essenza oscura, come probabilmente aveva previsto il nostro nemico. Gea è riuscita a sottrarsi al controllo della Corruzione, ma l'ha lasciata quasi priva di forze e in un perenne incubo che grazie a voi sto riuscendo a placare. Approfittando della sua assenza il Vuoto ha avvolto la terra, rendendola ciò che è ora...-

    Quindi era così che stavano le cose. Eravamo davvero arrivati al punto di essere ad essere ad un passo dal baratro... anzi, direi che quello era già il baratro. La mia Dea giaceva dinnanzi ai miei occhi, tormentata e priva di forze, la Terra era stata completamente conquistata dal Male e noi potevamo solamente tentare di alleviare le sofferenze di Gea nella speranza di farle riprendere un minimo le forze. Solo per salvare l'umanità (o quello che ne rimaneva, se davvero il nostro nemico aveva già travolto l'intero pianeta), la fonte stessa del potere del Vuoto. Non solo eravamo nel baratro, ma la caduta non era ancora finita.

    -Tutto quello che abbiamo affrontato è stato solo l'inizio... l'inizio della fine, forse?-

    Con un macigno sul cuore, osservai il drago che apriva un nuovo portale a pochi passi da noi. Avevamo affrontato una piccola battaglia e mentre ci riprendevamo avevamo perso l'intera guerra. Ormai ci era rimasta solo la possibilità di resistere e tentare di risollevarci dalla polvere. Sospirai, muovendo qualche passo verso quel varco, osservando con sguardo rassegnato il maestoso Santuario del Nord, una titanica guglia scura che sorgeva dal mare in tempesta, sfidando la furia degli elementi come se non temesse nulla al mondo. Mentre avanzavo la mia armatura comparve sul mio corpo, annunciata da una vampa di fiamme dorate, dandomi una piacevole sensazione di protezione.
    Una nuova idea era sorta nella mia mente: se dovevo morire l'avrei fatto combattendo. Avevamo perso quasi tutto ormai, ma nel mio cuore dovevo essere consapevole che avrei speso quel che mi rimaneva da vivere per proteggerlo a costo della vita. Mi guardai un'ultima volta attorno, ammirando quello splendido panorama. Avrei potuto passare un tempo infinito ad esplorare con lo sguardo quell'orizzonte dorato. Invece mi tuffai senza pensarci due volte nelle tenebre, già nostalgico di quello che mi lasciavo alle spalle.
    Le tenebre mi accolsero come una lieve carezza sulla pelle.

    Mp0D2DH
    narrato ♦ pensatoparlatoparlato altrui


    Note ♦ Andrew corrotto è talmente bastardo e incline alla rabbia che probabilmente andrà in berserker mode a breve, ma vi vuole comunque bene <3

    Abilità ♦ Fuoco Dorato

    Tutte le creature di Madre Natura hanno sempre temuto la luce e il calore del fuoco, simbolo della civiltà umana, conquistato secondo la leggenda da Prometeo e poi donato all’uomo ma non alle bestie. Il Re degli Animali alla fine ha fatto suo questo potere, infondendolo nella sua Cloth, donandole il fuoco più bello e letale mai esistito. Fiamme dorate lo contraddistinguono dal fuoco dell’uomo, un colore dovuto al cosmo che arde come combustibile, fiamme selvagge e indomabili per chiunque non sia il Cavaliere che le crea, pervase di cosmo, tuttavia innocue per il Cavaliere del Leone. Molto più dannose di un normale fuoco, esse possono utilizzare come combustibile qualsiasi cosa, dal legno alla pietra, dal metallo alla carne, bruciando e consumando con ferocia inaudita. Sono altresì difficili da estinguere, estremamente calde come sono, persino stando diversi secondi sotto l’acqua o sotto terra. Un fuoco che ha il colore dorato degli occhi di un leone e la sua stessa ferocia.

    Tecniche ♦ Nessuna
     
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59 replies since 13/12/2013, 15:16   1362 views
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