Le Ali della Fenice si librano sul mare

upcloth Liv.4 per ^Tessa^

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    Le Ali della Fenice si librano sul mare
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    Upgrade Armatura Phoenix Liv 3 / 4
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    I
    Narrato. "parlato" °pensato° °telepatia°

    Un paio di settimane dopo il tuo arrivo al Santuario grazie all'aiuto di Achille e Rea vieni contattata da un messaggero recante un invito di Daya alla XIII casa. Dai toni per quanto premurosi sembra che ci sarà presto bisogno di te, probabilmente per una qualche missione; vi è inoltre un problema da qualche giorno. Dopo aver combattuto contro le creature corrotte la tua armatura ha iniziato ad essere strana, non te ne sei accorta subito; piccole crepe che normalmente si sarebbero autoriparate erano ancora lì. La cloth di Phoenix era diversa da tutte le altre, poteva rinascere dalle proprie ceneri come l'Araba Fenice. Eppure perchè ora si comportava così? Forse Daya ne era già a conoscenza altrimenti perchè chiamare proprio te?


    Ѻ Note ed Eventuali
    Bien. Sali le dodici case con il visto che ti concede il passaggio per ordine del GS, alla nona incontri Achille che ti saluta e con cui scambi alcune parole. Poi lui ti lascia passare con un enigmatico: "tanto ci rivediamo presto" e ti sorride ritirandosi dentro la casa del Sagittario. Arrivi alla XIII e si spalancano i portali, sul trono trovi Daya con la veste bianca e i paramenti da officiante. Non indossa ne l'elmo ne la maschera scura, poco incline a vecchie e obsolete regole come sempre. Presentati e fai pure eventualmente tutte le domande che vuoi =) devi portarti dietro il box dell'armatura, ti è stato richiesto espressamente nella lettera. Questa quest è post-arma, lasciamo i particolari nebulosi sulla vera conformazione attuale del GT e altro, per esigenze di trama si deve per forza mettere dopo: avvisato Gorthaur della cosa.



    Layout & graphic art by IchigoRuleZ ©® 2012



    Edited by IchigoRuleZ - 4/11/2013, 22:17
     
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    Nero inchiostro in grigie iridi di lupo

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    LE ALI DELLA FENICE SI LIBRANO SUL MARE - Post n. 1

    pg


    Bronze Saint della Fenice - Liv. III - Energia: verde

    Narrato | *pensato* | "parlato" | "parlato Dimitri" | °Ikphe° | "parlato altrui" - Citazione -



    Il caos regnava ancora un po' ovunque, e al dire il vero pure nella sua testa visto che di tutto quello che era accaduto aveva capito poco o niente. Oramai anche all'interno di quelle che un tempo erano state mura inviolate era di rigore indossare l'armatura poiché si era dimostrato che non esisteva luogo invulnerabile alla corruzione. Come d'abitudine, negli ultimi tempi, Tessa si stava facendo carico dei bisogni dei molti profughi che avevano trovato riparo presso il Grande Tempio, e per la precisione era ora alle prese con un grosso paniere colmo di cibo e medicinali quando il suo sguardo castano incrociò l'avanzata decisa di un messo.
    *Che succede adesso?* si chiese perplessa, irrigidendo impercettibilmente la muscolatura delle spalle, giacché ogni volta che ne incrociava uno c'erano rogne in vista.
    “Aspettate, cavaliere. Ho una missiva per voi” esordì quest'ultimo raggiungendola dopo avere dribblato un paio di calcinacci.
    Inarcando un sopracciglio cesellato Tessa fissò il nuovo venuto con fare interrogativo.
    *Dubito sia per Sparta, se si fossero incazzati al riguardo non avrebbero atteso tutti questi giorni per farsi vivi* pensò rabbuiandosi all'istante nel rimembrare ciò che aveva trovato tra quelle rovine *Bueno, anche se fosse non sono pentita di esserci andata, solo dei risultati* si disse raddrizzando il busto, caricandosi in spalla il pesante fardello come se niente fosse per poi chiedere semplicemente “Di che si tratta?”.
    L'uomo non rispose subito tendendole una pergamena alla cui vista la giovane fece già sua la certezza che ci fosse lo zampino di Daya, ne riconosceva il modus operandi. Quando il messo, infine, parlò non fece altro che confermare i suoi sospetti.
    “Cavaliere della Fenice il Gran Sacerdote vi invita a conferire con lui alla XIII Casa. I dettagli e il lasciapassare li troverete in questa lettera” e come d'abitudine rimase in attesa di ulteriori domande o istruzioni.
    *Invito è un modo gentile per dire che mi convoca. Chissà che c'è sotto* pensò vagamente preoccupata rimettendo a terra la cesta. Senza fare altre domande si limitò a raccogliere la missiva rigirandola tra le mani. Una missione di ricognizione, forse, quel genere le calzava a pennello tanto a ficcarsi nei guai ci pensava da sola. Risoluta levò il nastro che tratteneva la pergamena e ne lesse il contenuto. Non che ci fosse scritto granché a dire il vero tranne una strana richiesta.
    *Non capisco perché insiste affinché porti con me il Pandora's Box, non basta che indossi l'armatura?* si chiese aggrottando la fronte perplessa, inclinandola poi lievemente di lato mentre si rispondeva con ironia *Salvo che sia giunto alla conclusione che non ne sono degna e la voglia indietro*.
    Por Dios, non era mai stata regina del sarcasmo gratuito ma lo stress accumulato aveva una pessima influenza sul suo umore. Bando alle ciance, non le restava che liquidare il “postino” e affrettarsi ad obbedire così si levava la curiosità.
    “D'accordo. Vado subito tu però” disse additandolo con l'indice in tono calmo ma deciso “dovrai sostituirmi portando questi viveri ai rifugiati e accertati che abbiano tutto ciò che occorre loro”. Un ordine in piena regola del resto qualcuno doveva pur occuparsene. L'uomo annuì prontamente raccogliendo il fardello prima di allontanarsi mentre Tessa infilava il lasciapassare all'interno del bracciale destro e andava a recuperare lo scrigno della cloth.

    Meno di cinque minuti e si inerpicava lungo la scalinata delle Dodici Case con passo lesto notando, con vivido senso di rimpianto, quanto fosse diverso il paesaggio rispetto la volta precedente. Ogni tempio recava i segni della dura battaglia. I rispettivi custodi, inoltre, o erano assenti o semplicemente erano già informati del suo passaggio perché nessuno di loro si fece vedere anche se dovette mostrare il lasciapassare ai soldati di guardia. Questo almeno finché non giunse alla IX^ Casa del Sagittario il cui proprietario si fece avanti per salutarla. Era stato grazie a lui, e Rea dei Titani, se era riuscita a rientrare viva con i superstiti da Gortynia e non gli era neanche stato ordinato di rischiare la pelle per andarla a cercare.
    *Achille, non ho scordato che ho un debito con te, spero solo di essere in grado un giorno di ripagare* si disse con convinzione e il castano delle sue iridi rifletté, per breve istante, il corso dei suoi pensieri. L'onore era un elemento imprescindibile della sua rigida educazione e rivaleggiava con l'orgoglioso spirito ribelle ormai da più di venti anni. Con un cenno del capo, accompagnato da un debole sorriso, restituì il saluto prima di formulare la frase di rito.
    “Salve a te cavaliere. Sono stata convocata dal Gran Sacerdote e reco con me il suo lasciapassare, mi consenti il passaggio?”.
    Fece per estrarre la lettera ma il giovane Gold Saint, con il suo modo spiccio e informale di fare, si limitò a sollevare una mano con un cenno che indicava come non fosse necessario prima di farsi da parte con un sibillino “Tanto ci rivediamo presto” che la lasciò, per un breve istante, confusa così che non seppe replicare e quando si riprese lui era già sparito alla vista.
    *Bueno è scontato che ci rivedremo, dovrò pur tornare indietro no?* si disse alla fine pratica, scrollandosi di dosso l'impressione che avesse voluto intendere altro, prima di sistemarsi meglio in spalla il box e riprendere il cammino.

    Mentre procedeva verso la casa dell'Acquario iniziò seriamente a domandarsi cosa volesse Daya da lei. Quell'ordine riguardo il Pandora's Box le ronzava nella mente con insistenza come forte indizio di qualcosa. D'istinto chinò lo sguardo sul bracciale destro dell'armatura fissandolo sulle piccole crepe che, come una ragnatela, lo ricoprivano. Non era tipo da lustrare ogni giorno l'armatura e ad essere franchi nelle ultime due settimane aveva avuto ben altro di cui preoccuparsi ma ora, quella vista, scatenò in lei un fulmineo e rivelatore ricordo.

    -La tua è l'unica che possieda la capacità di auto-ripararsi. Come l'araba fenice può rinascere dalle proprie ceneri. Le nostre armature se troppo danneggiate possono morire e necessitano di riparazioni e di sangue di cavaliere per tornare alla vita... -


    Così le aveva detto quel giorno, non troppo lontano, Daya ma tutto ciò non corrispondeva alla realtà che aveva sotto il naso. Sgranando gli occhi scioccata arrestò all'istante la propria avanzata sedendosi su ciò che rimaneva di una serie di gradini iniziando a studiare, con meticolosa attenzione, le proprie vestigia un pezzo alla volta incurante dello sguardo perplesso di un paio di uomini che stavano lavorando poco discosto.
    *Mierda, non si rigenera. Eppure dopo lo scontro con lo specter nelle gallerie lo aveva fatto. Da quando non accade più?* si chiese passandosi una mano sulla fronte, nervosamente, tentando di fare mente locale. Forse dallo scontro contro i demoni corrotti, quel che era certo non aveva recuperato le conseguenze dell'incontro con la specter.
    *C'è qualcosa che non va. Che Daya lo abbia previsto?* si chiese inquieta. Se così fosse stato voleva dire che forse sapeva anche il perché. Improvvisamente aveva una fretta del diavolo. Con uno scatto repentino balzò in piedi con tale foga da quasi incespicare nei propri passi riprendendo, di corsa questa volta, l'ascesa.
    Giunse così all'ingresso della XIII casa con il viso imperlato da un velo di sudore e il respiro mozzo.
    *Sono fuori allenamento* pensò disturbata da quell'inconveniente mentre il portale d'ingresso si spalancava concedendole l'accesso alla sala delle udienze. Si prese qualche istante per togliersi l'elmo e portarlo sotto il braccio destro, al fine di recuperare fiato, prima di avanzare con passo deciso e varcare la soglia. Il rumore metallico dei calzari di bronzo sul marmo le giunse quasi assordante alle orecchie mentre chinava il capo presentandosi.
    “Tessa Bronze Saint della Fenice a rapporto, Gran Sacerdote. Volevate vedermi?” il tono controllato e monocorde prima di levare lo sguardo di quercia dritto sul volto scoperto dell'uomo che sedeva assiso sul trono.
    *Ha tutta l'aria di essere una cosa dannatamente ufficiale* pensò notando i paludamenti che ammantavano il corpo del cavaliere che per primo l'aveva accolta al Grande Tempio. Per altro era indecisa se attendere, come di rito, la risposta di quest'ultimo prima di prendere la parola o esternare subito quel tormentoso pensiero che l'assillava da quando aveva scoperto l'anomalia della propria cloth. Si morse il labbro inferiore, palesando inconsapevolmente il proprio nervosismo, prima di cedere all'impulsività e chiedere in tono referente ma schietto.
    “Perdonatemi ma avrei una domanda urgente da sottoporvi, se non ne approfitto ora potrei dover desistere per molto tempo” mentre gli occhi cercavano in quelli del proprio interlocutore un cenno che le permettesse di capire se fosse appropriato o meno agire in quel modo, per altro senza riuscirvi.
    *Tanto ormai ho iniziato* si disse come futile scusa per proseguire imperterrita.
    “Ecco ho notato che la mia cloth reca dei danni che non si auto-riparano come dovrebbero, voi sapete dirmi il perché e cosa posso fare per risolvere il problema?” salvo poi affermare con decisione “Ovviamente sono a completa disposizione vostra e della Divina Atena, come sempre” restando, questa volta, in statuario e rispettoso silenzio. Non era il caso di tirare troppo la corda visto che di bravate, agli occhi di Daya quanto meno, di quei tempi ne aveva già fatte anche troppe.


    div_tessa3

    NOTE

    STATUS CLOTH
    Indossata - con qualche piccola crepa.

    STATUS FISICO
    In buone condizioni, lievemente affannata per la corsa.

    STATUS MENTALE
    Se in un primo tempo era incurisita dalla chiamata ora è preoccupata per le condizioni della cloth.

    ABILITA'

    TECNICHE

    NOTE VARIE
    Mi scuso per la un po' lunga parte introduttiva ma mi era necessario collegare cronologicamente il test con il background del pg. Per il pezzo con Achille ho dovuto spiegare quanto meno che fanno i due ma come parlato ho usato solo la frase che hai indicato tu nella traccia, spero vada bene.
    Ah, la citazione è estrapolata dalla role di Tessa con Daya e sono le parole che lui usò all'epoca.




    box_ikki2



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    Daya ascoltò quanto la donna aveva da dirgli, solo dopo una lunga pausa parlò.

    "avevo percepito qualcosa di strano, un'aura di corruzione che pareva provenire proprio dalla tua armatura. per questo ti ho mandato a chiamare"

    Si alzò dal seggio avvicinandosi. Posò la mano sulla cloth ritirandola poco dopo.

    "si, non mi ero sbagliato. la tua cloth dovrebbe auto-riparasi e rigenerarsi, se ciò non avviene c'è solo un luogo dove possa accadere... nemmeno colui che ripara armature può mettere mano probabilmente ad un danno simile"

    Sospirò girando su se stesso.

    "ti manderò su Kanon, l'isola del fuoco, ove da sempre i saint padroni di tale elemento hanno trovato rifugio. In particolare è sempre stato Phoenix a proteggere codesta isola e a trovarvi riparo e ristoro. Così saprai fare tu"

    Si strappò via la veste e ma appena un attimo dopo un cosmo bianco ricoprì il suo corpo, quando la luce sparì un'armatura simile a quella della vergine ricopriva il suo corpo soltanto che pareva fatta di puro cosmo venato da energia azzurra pulsante. Daya si girò sorridendo alla giovane guerriera.

    "penso tu non abbia ancora visto la mia Ars Magna, da quando ho rinunciato al ruolo di Saint utilizzo questa manifestazione del Nono Senso. Questa è una forma minore ovviamente, non è ancora la versione usata dagli dei superiori. Ci sto lavorando...."

    Rise finendo la frase, poi tese la mano a Tessa.

    "vieni su, non vi è modo sicuro per giungere lì ora che il mondo è nel caos. Ti ci porterò io, e io ti verrò a prendere quando avrai compiuto il tuo lavoro. Vi era un villaggio di brava gente devota ad Athena, ti chiedo di indagare cosa è accaduto loro e salvare quante più persone possibile. Confido in te"

    La ragazza seguì il guerriero fin fuori il comprensorio delle dodici case, quando furono poi pronti egli bruciò il proprio cosmo e sparirono in un mare di luce.

    Quando Tessa riaprì gli occhi due cose notò subito, l'aria calda e mefitica e la sensazione di un brontolio sotterraneo. Daya era accanto a lei, splendente nella sua veste.

    "non posso trattenermi oltre, Athena ed il Santuario necessitano la mia presenza, affido a te tutto quanto. Ripara la tua armatura dentro il cuore del vulcano di Kanon, sei l'unica che possa farlo indenne. Nel mentre dai un occhio al villaggio... solitamente darei priorità alle persone ma non puoi difendere per bene qualcuno con l'armatura così corrotta e infranta. Fai un'ispezione veloce ma evita di ingaggiare combattimento. Per prima riconsolida e purifica le vestigia della Fenice. Buona fortuna Tessa..."

    Dicendo ciò sparì in un lampo di luce. Benvenuta a Kanon, l'inferno in terra. Sembrava averle detto.

    E vista l'isola e la sua conformazione già di per se difficile l'apocalisse aveva solo reso peggiore tutto quanto.


    Ѻ Note ed Eventuali
    Molto bene. Sei sull'isola, piccolo particolare se te ne sei accorta Daya non ti ha spiegato ne detto come fare per tornare indietro ma probabilmente ha qualcosa in mente lui :asd: orbene. Questo è il vecchio villaggio, solo che ora è più ridotto male. Se rimani lontano non incontri nessuno ne avverti anima viva... vuoi provare ad andarlo subito ad ispezionare contrariamente agli ordini di Daya o preferisci dirigerti subito al vulcano? La strada per il villaggio è a circa mezz'ora a passo lento, contando che devi stare attena non è saggio correre. Se invece preferisci andare verso il vulcano ci vorranno circa due ore buone inerpicandosi su uno dei fianchi. Vedi infatti l'apertura della grotta ma è abbastanza lontana. Dimmi che vuoi fare via pm o chat e ti do le info necessarie per il tuo post :asd:



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    LE ALI DELLA FENICE SI LIBRANO SUL MARE - Post n. 2

    pg


    Bronze Saint della Fenice - Liv. III - Energia: verde

    Narrato | *pensato* | "parlato" | "parlato Dimitri" | °Ikphe° | "parlato Antiocle" | "parlato bambino" - Citazione -



    Daya, evidentemente, non era Gran Sacerdote per caso. Non solo aveva già intuito il problema che lei, stoltamente, non aveva neanche notato ma si era già adoperato per porvi rimedio.
    *Mi gira la testa* pensò la giovane travolta da tutte quelle novità. Tanto per cominciare la cloth era “corrotta”. Mierda odiava quel termine e poi cos'era quella storia dell'Isola di Kanon?
    *Perché mi parla di questo luogo soltanto adesso? Se è sempre stata una responsabilità della Fenice proteggerla avrei dovuto saperlo prima* si disse rabbuiandosi. Con tutta probabilità non gliene avrebbe accennato neanche adesso se non fosse stato inevitabile, del resto non aveva mai fatto mistero di considerarla “grezza e acerba” come cavaliere. Inghiottendo il boccone amaro della deludente verità tentò di essere quanto meno pratica chiedendo.
    “L'isola di Kanon esattamente dove sarebbe?… ” salvo ammutolire di colpo, la bocca aperta per la stupefatta sorpresa, mentre rimirava la stranissima emanazione cosmica che, come una pulsante cloth di pura energia, ammantava il corpo di Daya.
    *Por Dios e quella che cavolo sarebbe?* si chiese, gli occhi castani che tradivano tutto lo stupore reverenziale per un cosmo che la faceva sentire l'ultima degli inetti … tanto per cambiare.
    Lui rise spiegandole che quella “roba” si chiamava Ars Magna, e nonostante conoscesse il latino non è che che quel nome le tornasse di qualche aiuto se non demoralizzarla ulteriormente.
    *Athena quanto sono ignorante* si disse infatti, tentando di mascherare lo sconforto che la opprimeva infilandosi l'elmo dell'armatura mentre l'altro parlava. Senza fare commenti si limitò a seguirlo oltre il comprensorio delle Dodici Case rimuginando su una frase uscita dalla bocca del biondo cavaliere. Il fatto che le avesse detto - Ti chiedo di indagare cosa è accaduto loro e salvare quante più persone possibile. Confido in te - l'aveva ferita. Probabilmente perché aveva acuito il senso di rimpianto per il fallimento di Sparta o forse perché le era suonata come una dannatissima “pacca sulla spalla” per tirare su il morale della niña triste.
    *Evita di prendermi per il culo, sono anche troppo consapevole dei miei limiti attuali almeno quanto te e scommetto che su quell'isola non troverò altro che sgorbi e sassi* pensò infatti irritata, serrando i pugni con forza. Comunque fosse mantenne un riservato silenzio, scura in volto, mentre si concentrava sul fatto che non intendeva perdere quell'armatura che gli era costata dolore e sangue. In fondo la cloth era l'unica cosa fosse mai stata realmente … sua.
    Quando l'uomo si fermò e iniziò a bruciare il proprio trasbordante cosmo fu costretta a chiudere gli occhi per non rimanere accecata e solo quando avvertì un terreno diverso sotto i piedi si azzardò a socchiudere le palpebre per spiare dove fossero finiti. Doveva avere usato un potere dimensionale o roba simile.

    *Posticino turistico non c'è che dire* pensò con un certo sarcasmo mentre volgeva lo sguardo intorno a studiare il terreno scosceso di un malandato entroterra forgiato da roccia basaltica, il tutto alle pendici di quello che aveva l'aria di essere un vulcano tutt'altro che dormiente. Al primo respiro tratto fu invasa da un lezzo mefitico che le strappò un involontario colpo di tosse facendole storcere il naso disgustata. Nonostante fosse abituata ai climi torridi trovò decisamente caldo l'ambiente quasi che la cappa oscura, che da settimane ammorbava il mondo, avesse amplificato l'effetto serra generato dai miasmi eruttati dal cono fumante del vulcano. A chiosa del quadretto idilliaco quella strana percezione di un brontolio sotterraneo, forse rimasugli di un evento tellurico.
    *Benvenuti all'Inferno* si disse con quello che sembrava uno slogan azzeccato ma Daya pareva avere fretta di rientrare al Grande Tempio, e non c'era neanche da domandarsi il perché. Voltandosi a guardarlo in faccia ascoltò le sue istruzioni. A quanto pareva avrebbe dovuto riparare la cloth dentro al vulcano. Perplessa lanciò uno sguardo in direzione del medesimo studiandolo con attenzione sino ad intravvedere, in lontananza, quella che pareva una frattura dalla quale avrebbe potuto tentare l'accesso. Riportando lo sguardo verso il biondo sacerdote fece per porre la più banale delle questioni.
    “Sì ma scusate io non ho la più pallida idea di come si faccia a ripararla” ma la medesima si perse nel nulla poiché, in un lampo di luce, Daya se l'era già filata lasciandola sola a fissare il vuoto della sua assenza, come un'allocca. La goccia che fece traboccare il vaso giacché si sentì letteralmente … scaricata.
    “MIERDA, ma che cavolo!” sbottò pestando un piede a terra, con la mancina sul fianco, decisamente stizzita. “Fantastico. Libretto delle istruzioni prego? Per altro ti sei pure scordato di dirmi come torno indietro” inveì, gli occhi castani che mandavano lampi d'irritazione pura. Senza contare che le aveva praticamente detto, tra le righe, che con la cloth danneggiata valeva meno di niente. Ed ecco che il fumantino carattere della giovane di Pamplona veniva a galla, e forse Daya l'aveva fatto apposta a provocarla, giacché pungolarla nell'orgoglio equivaleva caricarla a mille.
    “Bueno, ve lo faccio vedere io chi è Tessa Scafidis, una volta per tutte” sentenziò furente prendendo a calci alcuni ciottoli anneriti facendo lentamente scemare i fumi dell'ira.
    Le occorsero quasi cinque minuti per recuperare totalmente il controllo dei propri nervi e meditare il da farsi. Lei ERA il Cavaliere di Phoenix e avrebbe onorato l'onere di proteggere gli abitanti del luogo, dovere per altro che aveva ignorato non per sua colpa, qualunque cosa pensassero l'intero Grande Tempio e affini.
    Ora qualsivoglia persona dotata di buon senso avrebbe preso per buono il consiglio di Daya di riparare prima l'armatura ma Tessa era risaputo che i guai se li andava a cercare. Il punto era che senza un giro di perlustrazione, per farsi un'idea di dove era stata mollata, non ci pensava proprio ad entrare nel ventre del vulcano e pertanto il villaggio era divenuta la sua meta primaria. Dato che del tutto pazza, comunque, non era decise che fosse più prudente avvicinarsi a quelle quattro catapecchie mezze diroccate con estrema prudenza. Di rumore, a ben vedere, ne aveva già fatto anche troppo ed era un mezzo miracolo che ancora nessuno si fosse fatto vedere.
    *Sempre che qui attorno di vivo o mostruoso non sia rimasto più niente* il ché era anche una possibilità.

    Per quanto sembrasse ad un tiro di schioppo in realtà raggiungere il villaggio le richiese circa una mezz'ora buona di marcia lenta e circospetta. Il terreno era disseminato di piccoli frammenti rocciosi e intorno era tutto avvolto dall'ombra mentre la cloth mandava piccoli bagliori metallici ad ogni suo movimento.
    *Devo trovare un modo per occultarmi un po', così do troppo nell'occhio* pensò raggiungendo le prime case e lo spettacolo che si aprì alla sua vista fu da subito desolante. Lo sguardo pietoso della giovane si posò delicato sui cadaveri sparsi al suolo, praticamente ovunque, come nei più macabri campi di battaglia. Chinandosi sino a poggiare il ginocchio destro a terra studiò i resti essiccati di un uomo, poco oltre biancheggiavano alcune ossa esposte da chissà quanto tempo. Qualunque cosa fosse accaduta non era recente, dovevano essere trascorse delle settimane.
    *Sono arrivata troppo tardi anche questa volta* pensò provando una stretta al cuore. E due, cominciava a diventare una macabra abitudine di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Silenziosamente riprese il suo giro di perlustrazione sino a quando il suo sguardo castano non fu attratto da una cosa che stonava con cadaveri e macerie.
    *Un edificio barricato e ancora in piedi* constatò corrugando la fronte guardinga. I puntelli erano recenti e questo poteva significare che forse c'era ancora qualcuno in vita. Doveva appurare la propria teoria, pertanto provò ad avvicinarsi ma appena arrivò a pochi passi dal fienile il suono di una detonazione la indusse a balzare all'indietro mentre un proiettile si conficcava nel terreno davanti ai suoi piedi. Non avevano intenzione di ammazzarla o avrebbero sparato ad altezza uomo ma comunque una cosa le era chiara: i mostri corrotti non usavano i fucili. Allargando le braccia in segno di non belligeranza provò a dialogare.
    “Non abbiate timore, sono qui per … ” ma manco la frase riuscì a finire che un secondo colpo, più vicino, si infranse al suolo.
    *Perfetto, dialogo pari a zero e ora che faccio?* si chiese meditabonda prima di avvertire l'improvvisa comparsa di un cosmo alieno corrotto sino al midollo tanto da … puzzare. Oddio non pensava che un cosmo potesse emanare tale fetore. Le ricordava vagamente il tanfo dei roghi alimentati dalla gomma misto a letame. Il tempo di voltare le spalle nella direzione dalla quale esso proveniva per veder sopraggiungere uno sciame di creature orrende dagli occhi rossi, fauci enormi e caudine, che parevano carbonizzate con ancora lembi di fuoco ardente appiccicato addosso come buffi cerotti. Per quanto gattonassero erano alquanto rapide.
    *Bueno, abbiamo compagnia* constatò e non delle più simpatiche a dire il vero. Quasi le venne da ridere nel sentire l'eco della voce di qualcuno provenire dal fienile e protestare vibratamente un “Oh, no li hai richiamati, idiota!”.
    Com'è che aveva detto Daya? Ah, sì di non ingaggiare combattimento. Beh, pareva non ci fosse molta scelta. Serrando la mascella la Fenice decise che avrebbe mostrato loro cosa significasse avere “realmente” a che fare con il fuoco. Prima un bel diversivo che non contemplasse dispendio di energie. Fulmineo il cosmo ardente della costellazione australe l'avvolse mentre con un gesto rapido si levava il Pandora's Box dalle spalle per poi scaraventarlo, con movimento rotatorio, dritto al centro dello schieramento nemico per fare un bel strike. Tre li prese abbattendoli come birilli, in fondo l'idea di Daya di farle portare lo scomodo scrigno si era rivelata utile. Approfittando della confusione generata forgiò tra le mani una serie di dischi di fuoco rovente, taglienti come rasoi, scagliandoli contro gli avversari mutilandoli un po' dove capitava, alla testa preferibilmente, prima che gli ultimi due la raggiungessero per un puzzolente corpo a corpo. Era veloce la giovane, e alcuni manrovesci riuscì a schivarli, ma non così tanto da riuscire ad evitarli tutti. Uno di fatti la raggiunse al fianco, cozzando in parte contro la cloth e in parte nella zona scoperta del fianco mozzandole, per breve istante il respiro. Il secondo invece la prese di striscio alla gamba sinistra facendole perdere, per breve istante, l'equilibrio. Immediatamente i due sgorbi tentarono di approfittare della posizione di vantaggio per saltarle letteralmente addosso, con l'intento di azzannarla ma ovviamente lei non era disposta a permetterglielo.
    “Razza di caproni rompiscatole fuori dai piedi” borbottò mentre lesta spostava il peso sull'altra gamba riguadagnando il baricentro corretto per menare un calcio carico di cosmo rovente al primo poi, abbassandosi sin quasi al suolo, fece partire una fiammata dal palmo sinistro dritto sul muso del secondo, lasciando di fatto entrambi a macerare mestamente tra le fiamme mentre si rimetteva in piedi. Accidenti a loro, il fianco doleva e sicuramente si stava formando un bel ematoma senza contare che l'odore di bruciato che emanava dal tessuto dei jeans preannunciava un arrossamento della pelle della coscia. Non imparava mai a evitare di ustionarsi? Sbattendo le mani sui pantaloni e il pettorale cercò di levarsi di dosso quel lezzo orrendo mentre recuperava il Pandora's un po' ammaccato, proprio in quell'istante qualcuno prese ad armeggiare rumorosamente con il chiavistello del granaio. Senza indugio la giovane si volse a studiare il volto di un anziano che sostava in piedi con l'aiuto di un ossuto bastone. Guercio, con una benda incrostata di sangue raffermo sul volto, questi si limitò a farle segno di infilarsi subito dentro enfatizzando l'urgenza dicendo “Entra, sta per arrivare l'ondata!”.
    “Ondata?” chiese d'istinto la giovane ma il cervello, grazie ad Atena, funzionava abbastanza da farle comprendere che, se ne stavano arrivando degli altri, forse non era prudente restare lì ad aspettarli allo scoperto così si affrettò a seguire l'uomo all'interno dell'edificio avvertendo, quasi istantaneamente, il tonfo secco del portone sprangato alle proprie spalle. Fu allora che poté gettare lo sguardo su ciò che il fienile conservava nel grembo.

    L'atmosfera che vi aleggiava aveva un ché di surreale. Mentre lo sciamare convulso degli sgorbi si abbatteva per le strade, fracassando ogni tanto contro le mura del rifugio, al centro del fienile una statuina della Dea Athena riverberava fiocamente come se il cosmo della Dea, pur se debole, fosse lì a protezione del villaggio sperduto ma a lei fedele. Quella visione riportò Tessa al giorno del suo incontro con Alisia e, chiudendo gli occhi per breve istante, la giovane riuscì infine a comprendere che Daya non aveva inteso prendersi gioco di lei.
    *Lo siento mucho* pensò profondamente costernata *Farò tutto ciò che è in mio potere e oltre per proteggere e mettere in salvo questa gente. Lo juro* si ripromise prima di riaprire gli occhi fieri, ove danzava ora una nuova fiamma di ardente determinazione, fissandoli sui volti stanchi e confusi di donne e bambini. Oltre al vecchio c'erano in un angolo degli uomini feriti e provati e giovani che brandivano rudimentali armi, per lo più bastoni. Quello era il popolo di Athena e il fallimento non era contemplato. Traendo un profondo respiro la giovane spagnola si levò dalle spalle lo scrigno, posandolo a terra, prima di presentarsi.
    “Il mio nome è Tessa e sono il Bronze Saint dell'Araba Fenice al servizio della Dea Athena. Il Gran Sacerdote mi ha mandato qui, dal Grande Tempio, per recarvi soccorso e portarvi in salvo” disse in tono pacato ma fermo lasciando che le parole facessero breccia nelle menti spaventate degli astanti. Fu il vecchio a farsi avanti
    “Io sono Antiocle e sono il capo di questo villaggio, cavaliere. Scusaci se ti abbiamo attaccata ma ormai spariamo a tutto ciò che si muove” si giustificò mantenendo una salda dignità, nonostante la drammaticità della situazione, che gli fruttò la sua ammirazione.
    “Lasciate, capisco perfettamente. Piuttosto questo è l'unico rifugio sicuro con superstiti di tutta l'isola o che voi sappiate ce ne sono altri?” disse ponendo innanzi il palmo della mano liquidando la questione passando subito alle richiesta delle informazioni di cui necessitava. Era fondamentale capire quanti sopravvissuti dovesse portare in salvo. Un bimbo incuriosito scelse proprio quel momento per avvicinarla, staccando la mano da quella della madre, fissandola dal basso verso l'alto con un dito in bocca e uno sguardo carico di confusione. Notandolo Tessa si chinò per poter fissare i suoi occhioni neri con comprensiva tenerezza.
    “Ci aiuterai davvero?” chiese con l'innocenza che solo i bambini possiedono il ragazzino, dando inconsapevolmente un carico da novanta sulle spalle della giovane saint che tuttavia non fece una piega e si limitò a dire sorridendo.
    “Te lo prometto” prima di offrire il mignolo al ragazzino per suggellare quel patto solenne che avrebbe mantenuto a qualsiasi costo. Poi, di scatto, volse il capo verso Antiocle, era giunto il momento d'agire.
    “Bueno. Non c'è tempo da perdere. Ho bisogno di due cose, so che chiedervi pazienza è un sacrificio ma fidatevi di me” esordì in tono fermo mentre l'iride castano del suo sguardo si inchiodava all'unico occhio sano dell'uomo.
    “Per prima cosa ho necessità di occultarmi nelle tenebre, avete una coperta o mantello scuro da prestarmi?” chiese ammiccando all'eccessiva brillantezza della propria cloth, per altro aveva anche un'idea di riserva ma per ora non era il caso di metterla in pratica.
    “In secondo luogo debbo capire da dove emergono quegli affari, per altro circolano da quanto tempo da queste parti? Dovete sapere un po' come si muovono visto che avevate previsto “l'ondata”. Devo stabilire come e quando potrò uscire di qui per portare lo scontro altrove, se possibile. Più informazioni potete darmi meglio sarà” spiegò volgendo il capo anche alle proprie spalle come a palesare che ogni intervento costruttivo sarebbe stato il benvenuto. Già perché ora aveva doppio problema. Se quegli sgorbi bruciacchiati continuavano a ronzare da quelle parti lei di fatto era bloccata dentro al fienile con gli altri e avrebbe dovuto escogitare qualcosa per uscire di lì e raggiungere il ventre del vulcano.
    Erano troppi per pensare di affrontarli in campo aperto specie con l'armatura ridotta in quello stato, doveva gioco forza riparare prima quella.
    *Ma a Daya, che aveva ragione, non lo dirò mai* si ripromise tentando un po' d'autoironia per darsi animo mentre attendeva le risposte dell'uomo.


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    NOTE

    STATUS CLOTH
    Indossata - con qualche piccola crepa.

    STATUS FISICO
    In buone condizioni, piccolo ematoma sul fianco destro e una scottatura superficiale sulla coscia sinistra.

    STATUS MENTALE
    Passa dalla confusione, frustrazione e rabbia perché si è sentita presa un po' in giro per la propria inesperienza a una determinazione adamantina a salvare la gente che ha incontrato, la promessa fatta al bambino è sacra per lei. Anche se è preoccupata perché ancora un piano in testa non lo ha ironizza sul fatto che comunque saprà cavarsela, non può fallire ancora.

    ABILITA'
    Controllo del Fuoco Tessa è in grado di accellerare, proporzionalmente all'energia del proprio cosmo, il moto degli atomi in modo tale da riuscire a creare, controllare, manipolare, plasmare in tutte le sue forme l'elemento del Fuoco.

    TECNICHE
    - Phoenix Energy Disk (Dischi di energia della Fenice): Si tratta di una tecnica offensiva di tipo elementare. Attingendo all'abilità del Fuoco Tessa crea, condensando al massimo il fuoco in ridotte porzioni di superficie, incandescenti dischi di apparente luce con altro grado di penetrazione dell'aria e estremamente roventi dalle dimensioni variabili. Più sono piccoli più l'energia e il calore in esso convogliati sono maggiori. Solitamente sono di 10 centimetri di diametro. Li forgia sfregando le mani o orizzontalmente o verticalmente, a seconda di come li vuole lanciare, in pochi attimi per poi scagliarli, come si farebbe con un freesby contro l'avversario. Dovrebbero produrre danni da ustione, impatto e taglio.

    NOTE VARIE
    Preciso che parlo di "ombre" e "oscurità" perché Tessa ha sempre riscontrato dopo l'Armageddon questa situazione ambientale se sull'Isola c'è più luce fammelo sapere che correggo il tiro dei post.^^

    Dunque Tessa passa vari stati d'animo in relazione a cosa fa e dice Daya e al ritrovarsi sull'isola di Kanon. Nel corso dello scontro usa il Pandora's Box come fosse una palla da bowling per “abbattere” qualche avversario gli altri li mutila ricorrendo al “Phoenix Energy Disk". Gli ultimi due li abbatte in un corpo a corpo dove sfrutta l'abilità del Fuoco e il Cosmo per rafforzare i propri colpi. Ora attende la replica del capo-villaggio e di chiunque possa fornirle informazioni per stabilire come procedere.




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    Le Ali della Fenice si librano sul mare
    Obbiettivo della Sessione :
    Upgrade Armatura Phoenix Liv 3 / 4
    Numero Post :
    III
    Narrato. "parlato" °pensato° °telepatia°

    Il capo villaggio un braccio verso un ragazzino giovane.

    "hai sentito la signora? corri a prendere una coperta scura, dovrebbero essercene sopra il granaio va"

    Questi con l'energia che solo i ragazzini possiedono si arrampicò su di una scala sparendo per alcuni istanti.

    "parli dello sciame oscuro? Lo chiamiamo così noi. Una volta erano animali e gente del luogo, ora corrotti sono divenuti quelle cose e hanno già ucciso la metà di noi in questi giorni... ci siamo salvati in questo edificio solo perché alcune donne avevano salvato la statua della grande Athena e portandola qui non sappiamo come ha iniziato a brillare e ci protegge un poco da quelli. Ma recentemente sembra aver perso luminosità..."

    Si zittì un istante per strofinandosi la lunga barba bianca.

    "ascoltami cavaliere, non è che potresti provare a fare qualcosa? Non so, un'invocazione alla dea, una preghiera. In fondo sei una sua guerriera e a te dovrebbe ascoltarti."

    Poi come ricordandosi una cosa importante si diede una pacca sulla fronte.

    "ah già vecchio stupido, chiedevi da dove vengono fisicamente. Da quello che abbiamo capito probabilmente si nascondono in qualche anfratto ai piedi del Vulcano di Kanon, non sappiamo altro anche perché chi gli è andato troppo vicino non è mai tornato vivo per raccontarci nulla. Oh ecco la tua coperta"

    Il ragazzino lesto scese dalla scala portando ciò che Tessa aveva richiesto. Era un telo scuro e pesante, l'ideale per celare le forme dell'armatura e non aprirsi al primo refolo di vento.

    "lo sciame va a caccia fin verso le spiagge ora... percui il loro nido dovrebbe essere libero e... cosa c'è Mikail?"

    Il ragazzino aveva preso a strattonare il vecchio, poi usando quello che probabilmente era il linguaggio dei gesti dei sordo muti gli 'parlò' concitatamente.

    "Oh Mikail è assurdo, non puoi... vabbè. Ascolta Fenice, due giorni fa la sorellina di questo ragazzino si è perduta, non sappiamo dove sia finita e quando abbiamo provato ad inviare degli uomini a cercarla la metà sono morti nel tentativo... mentre prosegui la tua missione non è che potresti controllare dove sia finita? E' l'ultimo parente di questo sfortunato.... ti prego"

    Il ragazzino armeggiò con una tasca estraendo una collana con una piccola conchiglia rosa come ciondolo, sulla parte più levigata vi era inciso in dure lettere greche il nome: ANTEA.


    Ѻ Note ed Eventuali
    Bene. in breve! Se provi prima di tutto a ricaricare la statua dovrai sprecare almeno un'ora, caricandovi del cosmo tramite le mani. C'è di buono che l'edificio sarà sicuro più a lungo ma ovviamente perderai tempo e lo sciame inizierà pian piano a rientrare... ergo dovrai aspettare il mattino per andare (di notte si muovono ma con l'alba pare dormano). La via per il Vulcano è difficile ma in questo caso muovendoti lentamente e coprendoti con il telo potresti anche riuscire a passare fra le ombre delle rocce e giungere vicino ad esso.
    Nel caso invece preferissi non perdere tempo con la statua sappi che la luminescenza potrebbe abbassarsi ma non sai determinare in quanto tempo, ergo tornando indietro a missione finita potresti trovare tutti assediati o peggio morti (ma non hai certezza!).
    Missione Opzionale: trovare la ragazzina. Se accetti ti diranno di averla vista vicino al porto, mentre cercava della roba nella sua vecchia casa; questo ti farà perdere tempo ulteriore però ma ne varrà la pena? Dopotutto quanto poteva resistere una bimba la fuori per giorni?

    Appena hai deciso che fare scrivimi via PM o FB che ti devo dare ulteriori dettagli su quanto ti accade =)





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    LE ALI DELLA FENICE SI LIBRANO SUL MARE - Post n. 3

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    Bronze Saint della Fenice - Liv. III - Energia: verde

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    Antiocle non si era mostrato parco di notizie, tutt'altro aveva fornito: aiuto, informazioni ma anche problemi e questioni da risolvere nell'immediato.
    Tanto per cominciare non era certo una buona nuova apprendere che il presunto covo dei “corrotti” fosse nei pressi del vulcano giacché, guarda caso, proprio lì lei doveva andare tuttavia se si fosse mossa subito, con il favore delle tenebre e del nero mantello che le avevano fornito, avrebbe potuto con un po' di fortuna raggiungere la meta e tentare di riparare la cloth prima del loro ritorno dopo la “caccia”.
    *Peccato che io stessa non abbia la più pallida idea di come si faccia a ripararla e neanche so quanto tempo mi occorra. Se non erro per le altre serve il sangue del cavaliere ma come usarlo non saprei. Por Dios sono punto e a capo* pensò passandosi una mano sulla fronte come a tentare di schiarire le idee rimpiangendo sempre più il dannato “libretto delle istruzioni”. A complicare ulteriormente la situazione l'inquietante perdita di energia della statuina della Dea. Che sarebbe accaduto se mentre lei era lontana a fare il “fabbro” la statuina avesse cessato di brillare? Quando Antiocle le chiese se poteva provare ad invocare l'aiuto di Athena si sentì messa con le spalle al muro e la richiesta muta e dolcissima di quel bimbo, che il mantello le aveva recato, le trapassò la cloth raggiungendola dritto al cuore. Era un Cavaliere, come poteva negare il proprio aiuto al ragazzino? Chiuse gli occhi brevemente prima di decidere *No puedo irme así *1 sapendo bene che sperare che la bambina dispersa fosse ancora viva era, quanto meno, utopico ma se c'era anche una sola possibilità di salvarla lei l'avrebbe sfruttata.
    “Chico, ascolta. Proverò a cercare tua sorella però non posso prometterti che tutto andrà per il meglio e che la troverò ancora viva. Lo capisci vero?” disse in tono roco e sommesso mentre gli arruffava i capelli studiando con attenzione la piccola conchiglia rosa che recava il nome della bambina. “Posso prenderla? Potrebbe tornarmi utile se la incontrassi perché non abbia paura di me” concluse poi con u lieve sorriso per il piccolo ma quando rialzò lo sguardo su Antiocle le iridi della Fenice mutarono e ciò che silenziosamente dissero era ben chiaro. Se avesse scoperto che era mutata in mostro sarebbe stata costretta ad ucciderla, unico modo per darle pace, ma il piccolo non avrebbe mai dovuto saperlo.
    Volse poi il capo sfiorando con lo sguardo uno ad uno i presenti. Dato che non ci pensava minimamente ad andarsene lasciandoli privi di protezione aveva ora il problema di come cavolo invocare l'aiuto di Alisia.
    *Dannazione a te Daya, perché non ci sei mai quando mi servi?* pensò frustrata prima di trarre un profondo respiro e chinarsi accanto alla statuina studiandola attentamente, levandosi l'elmo e posandolo a terra poco discosto. L'aveva già vista quell'immagine, le era apparsa durante il breve scontro educativo avuto con il Cavaliere della Vergine quando Athena aveva, per breve istante, unito il proprio cosmo al suo...
    *Ma certo, posso provare a fare la stessa cosa* si illuminò di colpo, battendo la destra a pugno sul palmo teso dell'altra mano con un moto di soddisfazione. Non le importava quanto tempo ci sarebbe voluto e del dispendio di cosmo che le sarebbe costato. Era necessario, punto. Tanto era palese che dal momento che aveva scelto di restare ad aiutarli si sarebbe bruciata, per ora, l'opportunità di raggiungere più o meno indisturbata le viscere del vulcano. Era un prezzo che come Saint si sentiva in dovere di pagare, avrebbe escogitato in seguito un modo per aggirare il problema. Senza indugiare oltre parlò con voce decisa e chiara.
    “Posso provare ad unire il mio potere al suo, por favor restate indietro credo mi ci vorrà un po' di tempo” concentrando il proprio cosmo dolcemente tra le mani, non voleva arroventare l'ambiente e tanto meno il monile della Dea, lo fece fluire dalle medesime poste ai lati della statua verso la stessa sperando che essa potesse impregnarsi, anche solo in parte, della sua forza.
    Quell'operazione richiese molta concentrazione e alla fine ci mise praticamente un'ora a “ricaricare”, se così si poteva dire, la statuetta. Onestamente non aveva idea di quanto tempo avesse “guadagnato” ma quanto meno si sentiva più tranquilla all'idea di doverli lasciare da soli. Frattanto, fuori dalle mura, lo sciame degli sgorbi stava lentamente rientrando e ora le era più che chiaro che, per il momento, non sarebbe stato possibile uscire, doveva aspettare che sparissero dalla circolazione cosa che avvenne solo verso l'alba.

    Il periodo dell'attesa lo consumò studiando i presenti, meditando su come agire non appena il sole avesse tentato di sorgere su quel mondo così arido e triste e su cosa avrebbe potuto fare per avere ragione di quelle creature che, seppur meno potenti di lei, avevano il vantaggio del numero considerevole. Nonostante il breve scontro di poche ore prima, e la profusione di cosmo per caricare la statuetta, curiosamente non si sentiva stanca. Era come se in qualche modo avesse “ricevuto”, dalla scultura, oltre che dare. Una novità che accolse con un sospiro di sollievo e quando la situazione fuori si fece più calma chiuse gli occhi per recuperare energie psico fisiche in un sonno molto simile ad una veglia armata. Alla fine giunse l'alba e con essa il momento di mettersi in marcia.
    *Bueno, è ora di cacciare il naso fuori e darsi una mossa* si disse con piglio deciso alzandosi in piedi, la mano destra a riporre l'elmo sul capo imprigionando sotto di esso la folta e lunga criniera corvina, prima di raccogliere il Pandora's Box e rivolgere ad Antiocle l'unica domanda che le era rimasta.
    “Sai dirmi dove è stata vista per l'ultima volta Antea?”.
    L'uomo si affrettò a spiegarle che era accaduto presso il porto vicino alla casa della sua famiglia. Dopo breve scambio di battute la giovane spagnola si era fatta un'idea di quale direzione prendere.
    “Appena esco sprangate la porta, cercherò di tornare il prima possibile” disse in tono autoritario, che sperava potesse al contempo instillare in quei disgraziati fiducia e coraggio, prima di calarsi addosso il nero mantello e sbirciare tra le fessure della porta in strada. Sembrava tutto tranquillo. Con un cenno fece aprire il portone avventurandosi fuori con fare guardingo. Il cosmo ridotto al minimo indispensabile per reggere il peso della cloth. Lo sguardo castano a scandagliare furtivo le ombre delle case diroccate, che si allungavano di pari passo con il sorgere di un sole strano nel cielo tinto di un rosso sanguigno. Il battente fu chiuso alle sue spalle e lei sparì, lesta, scivolando lungo i muri divelti avendo ben cura di tenersi sempre all'interno di zone d'ombra che ne avrebbero facilitato l'occultamento alla vista sino a giungere in prossimità di una bicocca malandata, il muro sventrato come la porta e al suolo una bambola straziata.
    *Deve essere questa la casa* si disse iniziando a sudare sotto il mantello, accidenti la riparava alla vista ma non era l'ideale per un luogo caldo come quello, senza contare quella puzza fastidiosa che ammorbava l'aria alla quale, paradossalmente, si stava quasi abituando. Ispezionando l'interno della catapecchia riuscì a scovare tracce fresche che accesero in lei la speranza di trovare la piccola ancora viva, e al contempo il problema di come metterla al sicuro visto che portarsela dietro sino al ventre del vulcano era fuori discussione.
    *Una cosa alla volta* si disse ponendosi delle priorità. Il cibo era fresco, non decomposto, e con quel clima voleva dire che non dovevano essere passate molte ore. Rovistando in giro riuscì a intercettare alcune orme recenti sul terreno, piccole, sicuramente i piedi di un bambino.
    “Antea” mormorò con un groppo in gola sollevando lo sguardo per seguire la direzione da prendere notando, con una certa sorpresa, come la sfera sbiadita dell'astro diurno fosse più alta rispetto l'orizzonte. Stava impiegando più tempo di quanto non pensasse in quella ricerca ma non poteva mollare la presa proprio adesso che aveva scovato qualcosa d'importante. Ad un certo punto le tracce divennero stranamente confuse tanto da farle perdere tempo nel riuscire a “decifrarle”.
    *Dannazione* si rabbuiò, il tempo era prezioso e ne stava sprecando parecchio. Con un misto di fretta ed ansia la giovane proseguì la ricerca ma il sangue le si gelò nelle vene quando si accorse che le impronte della piccola erano scomparse per lasciare spazio solo a quelle dei mostriciattoli. Affranta si lasciò sfuggire un “Mierda, no!” carico di dolore e rimpianto. Sforzandosi di non cedere alla commozione per quella dolorosa scoperta provò a ragionare su cosa potesse essere accaduto. Avrebbe tanto voluto possedere le abilità di Aragorn de “Il Signore degli Anelli” accidenti e da poche tracce ricostruire i fatti ma così non era. Tutto ciò che le riuscì di stabilire fu che: o la piccola era mutata in mostro, e questo spiegava la scomparsa delle sue impronte in concomitanza con l'apparizione di quelle deformi, o l'avevano presa. *Tuttavia non ci sono ossa o resti umani da queste parti, neanche brandelli di vestiti che avrebbero dovuto rimanere se avesse radicalmente cambiato forma. Eppure qualcosa è successo. E se l'avessero catturata senza ucciderla?* si chiese sgomenta. Era una possibilità che, in ogni caso, non bastava a sollevare il suo morale anche se lasciava una infinitesimale speranza che fosse ancora viva se la raggiungeva in tempo. Certo starsene lì a rimuginare come una comare pettegola non le avrebbe portato le risposte che cercava.
    “Vamonos” si disse a sprone e, senza indugio ulteriore, riprese il cammino seguendo la nuova traccia accorgendosi da subito che essa puntava verso il vulcano. Ora che si allontanava dalle case era necessario aumentare la prudenza e invece dei muri occorreva sfruttare le rocce come eventuali ripari. Del resto il colore scuro del mantello consentiva un buon mimetismo con il materiale di origine lavica delle pendici. Strano scenario desolante mostrava allo sguardo quell'Isola. Paesaggio lunare accidentato al suolo e un cielo da estati marziane sopra il capo.
    Non era mai stata una capra di montagna, nel senso stretto del termine, ma da quando viveva al Grande Tempio aveva preso la sana abitudine di dedicarsi alle arrampicate quindi, tutto sommato, non trovò difficoltà a inerpicarsi lungo il pendio salvo la calura che la faceva sudare, sotto il manto, come dentro una sauna e presto si rese conto che quello non era il suo unico dilemma.

    *Mierda* pensò abbassandosi di scatto, celandosi completamente dietro un grosso masso. Aveva intravvisto una pattuglia di sgorbi all'orizzonte. Strano sembravano un po' rincoglioniti. Da come si muovevano pareva soffrissero la luce del giorno o di quel sole malato. Rughe perplesse le si disegnarono all'attaccatura del naso.
    *Peccato non lo soffrano quanto i vampiri di Bram Stoker. A parte battute di spirito mi pare evidente che preferiscono le tenebre. Stanotte sembravano decisamente più pimpanti* rimuginò, una constatazione che le strappò un mezzo sorriso compiaciuto. Poteva rivelarsi un'informazione vitale per lei. Lasciò che la oltrepassassero e quando fu sicura riprese la marcia sempre seguendo le tracce sul terreno. Data la direzione, per altro, esse parevano confermare che il loro covo fosse proprio nel vulcano o nelle sue immediate vicinanze.
    *Il ché mi fa supporre che ora sia pieno zeppo di sti mostriciattoli informi, intontiti si ma se sono quasi tutti annidati lassù ora sarebbe una vera impresa entrare nel vulcano* si disse preoccupata realizzando che aveva una rogna in più. A ben vedere, dato ciò che stava scoprendo, sarebbe stato più “comodo” e saggio aspettare che uscissero di nuovo al tramonto o giù di lì ma poteva permettersi di attendere tanto?

    Muoversi furtivamente non era propriamente nell'indole della giovane spagnola, e la cosa cominciava a pesarle, era come tentare di tenere a freno un purosangue. Tuttavia era palesemente necessario dato che di piccole creature maleodoranti ne intercettò più di una strada facendo tanto che iniziò a domandarsi il perché di questo “fare la guardia” così sistematico. Non si era mai posta, fino a quel momento, il problema se i corrotti continuassero ad essere senzienti, e pertanto logici, o se agissero meramente d'istinto e anche adesso non è che la cosa le fosse chiara ma forse sarebbe stato utile scoprirlo. Ad un certo punto, dopo aver dribblato l'ennesima pattuglia si ritrovò ad avere a che fare con un nuovo dilemma di giornata. Ad una biforcazione le tracce, inspiegabilmente almeno per l'idea che si era fatta della situazione, voltavano a destra allontanandosi dalla bocca del vulcano per altro oramai bene in vista.
    *Por Dios, questa non ci voleva e adesso che faccio?* si chiese combattuta sedendosi a terra, all'interno di una frattura nella roccia, sistemando meglio il mantello sulle spalle.
    Se si ostinava a seguire la pista finiva con l'allontanarsi dal suo obiettivo, e la cloth andava riparata al più presto, ma mollare quel sentiero equivaleva “abbandonare” al suo destino la bambina. Il volto di Mikail le era così dannatamente impresso nella mente e faceva veramente fatica ad essere razionale e non emotiva. D'altra parte era altresì consapevole che per inseguire una “speranza” interiore rischiava di condannare tutto il resto del villaggio.
    *Por que?* si chiese quasi con disperazione mentre si passava nervosamente le nocchie della mancina sulla bocca, arricciando il naso aristocratico, tentando di riflettere. In fondo a se stessa sapeva che stava disperatamente arrovellandosi per cercare una soluzione che le consentisse di non “lasciare indietro” nessuno. Se davvero quegli esseri corrotti vivevano nel vulcano, come pareva dovesse essere, perché allora la pista conduceva altrove? Che ci fossero due “nidi”?
    *D'accordo. Proverò a seguire ancora per un po' le tracce, se non conducono a niente ripiegherò dritto verso Kanon senza più indugi* si disse ben conscia che non le sarebbe stato per niente facile farlo ma, almeno per ora, aveva rimandato l'odiata scelta. A quel punto la frenesia di non perdere ulteriore tempo la indusse a uscire dall'improvvisato rifugio senza la giusta accortezza così che si ritrovò a tu per tu con un paio di mostriciattoli i quali, sorpresi quanto lei, restarono un attimo rintronati a fissarla.
    *Mierda mi hanno vista* pensò sgranando gli occhi. Fortuna che era meno rincitrullita di loro infatti divenne all'istante freddamente letale. Doveva eliminarli chirurgicamente o avrebbe attirato l'attenzione di tutti i corrotti del circondario. Senza esitazione alcuna richiamò il cosmo e sollevò entrambe le braccia puntando gli indici e medi delle mani dritto contro i due scagliando quattro sottili, quanto micidiali, raggi di fuoco condensato ad altissima temperatura centrandoli in mezzo agli occhi con la stessa dirompente perizia balistica di un proiettile. Sperava solo che il cervello, se quelli lo avevano ancora, si trovasse lì. Per fortuna la distanza ravvicinata e l'assenza di protezione, quale un elmo, fecero il resto. Augurandosi di non avere creato troppo trambusto la giovane ritornò brevemente sui propri passi per raccogliere il mantello che, durante l'azione, le era caduto dalle spalle. Altri minuti preziosi persi, accidenti.
    *Bueno, mi avete veramente rotto. Odio il vostro cosmo puzzolente* pensò svoltando sulla destra furente con loro e con se stessa. I “corrotti” erano perduti non poteva permettersi il lusso di pensare che un tempo, non troppo lontano, quelle creature fossero state esseri umani o ciò le avrebbe impedito di combattere risultandole fatale.

    1Traduzione della frase: "No puedo irme así " - "Non posso andarmene così".
    Piccolo edit per aggiungere tre parole che nel ricopiare da word mi ero "mangiata" con il permesso di Ichi.^^



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    NOTE

    STATUS CLOTH
    Indossata - con qualche piccola crepa.

    STATUS FISICO
    In buone condizioni anche se un po' accaldata. Ha un piccolo ematoma sul fianco destro e una scottatura superficiale sulla coscia sinistra.

    STATUS MENTALE
    Sta mordendo il freno perché la sua indole impaziente cozza con tutti gli ostacoli che sta trovando e con il fatto che sta perdendo tempo prezioso ma non vuole mollare la pista della bimba. Sta diventando impaziente e nervosa perché tutto sembra remarle contro.

    ABILITA'
    Controllo del Fuoco Tessa è in grado di accellerare, proporzionalmente all'energia del proprio cosmo, il moto degli atomi in modo tale da riuscire a creare, controllare, manipolare, plasmare in tutte le sue forme l'elemento del Fuoco.

    TECNICHE
    Red Kill Energy (Energia rossa assassina): Si tratta di una tecnica offensiva di tipo elementare. Attingendo all'abilità del Fuoro Tessa riesce a generare un raggio incancendescente di pochi centimetri, o addirittura millimetri a seconda del cosmo impiegato, ma di elevatissima temperatura che carica concentrando il cosmo sulle dita delle mani e pertanto può generare, volendo, ben dieci raggi alla volta direzionando il colpo verso l'avversario. Questi raggi dovrebbero avere un altro grado di calore e di penetrazione e potrebbero attraversare, fondendo, facilmente anche metallo e qualsiasi infrastruttura si frapponesse tra sè e il suo avversario. Danni che dovrebbe provocare sono da ustione, da perforazione e da impatto.

    NOTE VARIE
    La catenina lei chiede se può averla ma non l'ha presa aspetto che eventualmente indichi tu se il ragazzino gliel'ha lasciata.

    Allora Tessa, da tipico Saint, non vuole lasciare nei guai nessuno quindi accetta di fermarsi a "ricaricare" la statuina, perdendo la chance di allontanarsi nella notte, e poi anche di cercare la sorellina del ragazzino cieco. Dopo avere sparato, si fa per dire, le due "cartucce roventi" dritto in zucca ai due corrotti decide di continuare a seguire la pista svoltando a destra, allontanandosi dalla bocca del vulcano.




    box_ikki2



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    Edited by ^Tessa^ - 5/12/2013, 11:52
     
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    Le tracce portarono verso una capanna diroccata e barricata. Sembrava quella di un minatore o simile. Dall'interno Tessa sentì un rumore, un qualcosa di simile ad un lamento umano; doveva entrare forse? Non vi era traccia di corrotti nella zona e tutto pareva tranquillo qui, lontano dal vulcano, dalla bocca di Kanon, tutto assumeva un'aspetto differente.



    Ѻ Note ed Eventuali
    Prima di tutto la catenina la puoi tenere :) Orbene prosegui, se decidi di entrare nella casetta trovi la bambina tutta spaventata e sporca di sangue secco. Sembra illesa. Dentro vi è un vecchio con una brutta ferita, la gamba destra amputata che inizia a corrompersi. La bimba ti chiede di aiutarlo, è un vecchio minatore suo zio. Se le mostri la catenina la riconosce, ovviamente è l'obbiettivo della tua cerca. Cosa fai? Fai delle domande alla bimba o ti getti subito sul vecchio per salvarlo? forse il tuo fuoco può cauterizzare la ferita. Dimmi che decidi di fare e ti do indicazioni sul post :)



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    LE ALI DELLA FENICE SI LIBRANO SUL MARE

    IV


    Più si allontanava dal vulcano e più la situazione attorno a lei sembrava “stabilizzarsi”. In effetti non trovò più mostriciattoli ad intralciarle il cammino e in breve tempo raggiunse quella che sembrava una bicocca da minatore, o giù di lì, malconcia e barricata alla meno peggio. Strano, così isolata dal villaggio come aveva fatto a resistere?
    *Salvo che da queste parti, per qualche motivo, i corrotti non passino* si disse la ragazza notando come le impronte portassero dritto verso la costruzione. Poiché voleva evitare che la fretta le giocasse lo scherzetto di poco prima decise di avvicinarsi con cautela. Giunta a pochi metri dall'ingresso riuscì a percepire dei rumori provenienti dall'interno che la indussero ad arrestare il passo. Provò a sondare la presenza di cosmi ostili ma non ne percepì.
    *Potrebbe essere solo un animale ma se vi si fosse rifugiato qualcuno?*.
    A questo punto non poteva restare lì come un ebete, doveva quanto meno dare un'occhiata. Per questo decise di girarle intorno sino a quando riuscì a trovare una fessura abbastanza ampia da permetterle di vedere dentro. Ciò che il suo sguardo castano catturò la fece sussultare di intima gioia. Por Dios c'era una bambina. Aveva fatto dannatamente bene a seguire l'istinto di non mollare la presa su quella traccia.
    *Sì, per fortuna è ancora viva* pensò soddisfatta realizzando, inoltre, come quella struttura potesse fungere da riparo abbastanza sicuro, anche se fosse stata costretta a lasciarla sola per un po'. Ottime riflessioni ma tanto per cominciare doveva sincerarsi che stesse bene e poi spiegarle che non doveva, assolutamente, avventurarsi fuori di lì ma attendere paziente il suo ritorno. Era già un miracolo che fosse ancora viva, non era il caso di sfidare oltre la sorte. Accostandosi alla porta cercò così di attirare la sua attenzione, ben consapevole che comunque la sua improvvisa comparsa avrebbe potuto spaventarla. Per questo si sforzò di essere il più dolce e rassicurante possibile.
    “Antea, chica sono Tessa un'amica di Mikail” esordì, bussando con discrezione, con tono materno e gentile “Guarda, mi ha dato la catenina con il tuo nome” proseguì poi estraendola dal bracciale della cloth mostrandola attraverso la fessura.
    La piccola sembrava titubante ma probabilmente fu proprio quell'oggetto ad indurla a fidarsi perché, pur se disorientata, ella si affrettò a farla entrare.

    Lasciarsi la luce di quel sole malato alle spalle, per calare nella penombra cupa che odorava di morte della bicocca, le fece provare uno strano brivido lungo la schiena ma non vi prestò attenzione più di tanto, con il senno di poi avrebbe fatto meglio a farlo ma in quel momento era troppo occupata ad accertarsi che il sangue secco, che imbrattava i vestiti della piccola, non nascondesse una ferita. Constatando che così non era si rassicurò alquanto.
    *Graçias Athena, mi preoccupava tutto quel sangue. Chissà però come è finito sui suoi vestiti* pensò perplessa inarcando un sopracciglio ma non fece in tempo a fare domande giacché Antea la anticipò prendendola per mano, facendola voltare per tre quarti, così che potesse notare l'individuo disteso al suolo all'altro lato dell'unica stanza con una gamba amputata di netto decisamente malconcia.
    *Mierda* sussultò come punta da un insetto. Come aveva fatto a non accorgersene prima? Semplice era troppo presa dalla ragazzina e questo l'aveva portata ad abbassare la guardia, errore da novellina che non doveva assolutamente più commettere. Senza indugio si affrettò a raggiungere il ferito costatando dall'affannoso sollevarsi del petto che era ancora vivo.
    “Ti prego, mio zio è un minatore. Sta tanto male ...” farfugliò la bambina iniziando a singhiozzare disperata “Aiutalo … ti prego ...”.
    Tessa si rese subito conto che le condizioni del vecchio erano gravi, rischiava la cancrena. Non era un medico ma era ben conscia di come la cauterizzazione potesse risultare utile a fermare infezioni e comunque a bloccare emorragie. Ciò nonostante le tremavano i polsi all'idea di doverla praticare di persona. A dirla tutta non avrebbe voluto tale responsabilità, se sbagliava a dosare il cosmo lo ammazzava lei stessa, ma così non poteva lasciarlo; per altro iniziava ad emettere uno strano odore che rammentava il puzzo dei corrotti. Mierda doveva darsi una mossa.
    *Calma, Tessa resta calma e concentrati o qui arrostisci tutti* si disse respirando a fondo per tenere a freno l'ansia prima di fare cenno alla piccola di allontanarsi.
    “Bueno, stai indietro Antea. Ora ci penso io, vedrai andrà tutto bene” disse con un sorriso gentile, in tono che sperò abbastanza convincente. Di certo non avrebbe ingannato un adulto ma forse la piccola sì. Non appena la bambina fu a distanza di sicurezza si levò il mantello, che risultava ora un intralcio, e il Pandora's Box posandoli a terra inginocchiandosi sul menisco sinistro per poter raggiungere l'arto ferito. Un velo di sudore iniziò a imperlarle il volto abbronzato mentre lasciava lentamente emergere il potere del proprio cosmo sul palmo della mano sinistra.
    *Athena fa che vada bene* pregò intimamente prima di iniziare a percorrere, con la mano stesa, l'arto ferito trattenendo il respiro per evitare l'esalazione di carne bruciata che inevitabilmente sarebbe salita alle sue nari. L'uomo, forse per il dolore causato dal calore, iniziò a dimenarsi e lamentarsi in modo straziante ma alla fine parve recuperare un respiro più normale e calmarsi.
    Tessa si passò la mano sulla fronte accaldata, si sentiva esausta. Il fatto è che non era per niente piacevole procurare ad altrui persona dolore, anche se come in quel caso a fin di bene. Un sospiro sfuggì dalle sue labbra di corallo quando si rese conto che quanto meno non lo aveva accoppato per manifesta ignoranza medica.
    Lentamente l'uomo aprì gli occhi velati di dolore per iniziare, come un animale braccato, a puntarli ovunque ignorando quasi la spagnola che lo aveva soccorso. Tessa tentò di rassicurarlo posando la mano destra sulla sua spalla ma questi farfugliava sempre le stesse parole “Il mostro... la bambina... è... pericolo... mi ha mangiato la gamba”.
    “Cerchi di non agitarsi, la bambina sta bene … ” provò a calmarlo ma per tutta risposta questi puntò, orripilato, lo sguardo dritto dietro le spalle della ragazza iniziando ad urlare come un ossesso dimenandosi dalla presa della Fenice che percepì, quasi in simultanea, il pericolo. Svelta fece torsione sul busto per fronteggiare la minaccia, restando a copertura dell'uomo, ma non fu abbastanza rapida ad elevare difesa. La sensazione di qualcosa che perforava le carni dell'avambraccio le raggiunse il cervello che la registrò alfine come una scarica di dolore che si irradiava a raggiera, quasi fosse stato colpito un nervo. Una sorta di aculeo si era conficcato, infatti, a fondo nel muscolo. Ma quel trauma era assolutamente nulla in confronto alla lama che le “trafisse” il cuore quando sollevò lo sguardo sul volto dell'avversario. Per un breve istante il tempo si fermò.
    “NO! No puede … no puede. Sangre de Dios NON ELLA” urlò alla fine con lacerante dolore e infinita rabbia. Il mondo non poteva essere così ingiusto, non un'altra volta. Calde lacrime sgorgarono dagli occhi della guerriera di Athena mentre realizzava che della tenera ragazzina erano rimaste solo le vesti, il corpo ormai trasfigurato in un orrendo demone con tanto di dentatura caudina da far invidia ad uno squalo. Doleva il braccio là dov'era stato leso ma Tessa aveva l'anima ben più straziata da altro graffiante ricordo, un dejà-vu impietoso a precipitarla nella disperazione provata quel giorno a Gortynia. Quella volta il giovane chierichetto ora una innocente bambina. Perché gli Dei permettevano che ciò accadesse ancora?
    Inghiottì a vuoto la giovane, con la morte nel cuore, perché era dannatamente consapevole di come ora, come allora, non le restasse che un'unica cosa da fare per salvarla: ucciderla.
    “Lo siento mucho niña. Perdóname” sussurrò con profonda costernazione mentre, con un gesto rabbioso, con la mano sinistra afferrava il mantello. A piangere era il cuore stesso della Fenice mentre lo lanciava in aria contro colei che ormai era divenuta il suo avversario. L'intento uno solo usarlo come diversivo. In effetti confidava che si sarebbe aperto in volo a coprire, parzialmente, la visuale così da nascondere la mossa che intendeva fare ma senza finire addosso alla corrotta. Avrebbe tanto desiderato poterle dare la pace con un colpo solo, indolore, ma non le era concesso neanche quello. Chiusi in quella stamberga non poteva attingere alla furia del fuoco pertanto aveva una sola scelta così dall'indice della mancina, pregna di cosmo, fece partire il “suo” demone che avrebbe dovuto raggiungerla là ove presupponeva esistesse ancora un cervello o qualcosa di senziente. Le straziava l'anima l'idea di ciò che le avrebbe donato ma era necessario. Se il colpo fosse giunto a bersaglio avrebbe instillato nell'ex bambina uno strano e macabro sogno. L'immagine di Mikail, degli altri abitanti del villaggio, la bambola e la sua casa come sempre le aveva conosciute, come ultimo pietoso ricordo della sua vita umana, ma quelle idilliache percezioni sarebbero presto mutate recando centinaia di demoni identici a lei che l'attaccavano, sino al momento in cui ella stessa avrebbe iniziato a divorare i propri arti deformi auto annientandosi.
    Era consapevole Tessa degli effetti che tale visione avrebbero potuto avere su una persona normale, ella stessa li aveva provati sulla propria pelle per apprenderne il segreto ma, invero, ignorava cosa sarebbe accaduto con un essere corrotto. Beh, a quanto pareva era alla fine giunto il momento di scoprirlo.

    ZlnXbRg
    Narrato | *pensato* | "parlato" | "parlato Antea" | "parlato vecchio" | °Ikphe°

    NOTE

    CLOTH E CASTA
    Bronze Cloth Araba Fenice - Saint di Athena LIV. III

    ENERGIA
    Verde

    STATUS CLOTH
    Indossata - con qualche piccola crepa.

    STATUS FISICO
    Condizioni abbastanza buone. Ha un piccolo ematoma sul fianco destro e una scottatura superficiale sulla coscia sinistra che le danno un certo fastidio ma soprattutto dolore localizzato ma acuto nel punto in cui l'aculeo ha perforato l'avambraccio destro che attualmente ha evitato di provare a utilizzare.

    STATUS MENTALE
    L'altalena di emozioni che l'ha attraversata potrebbe fiancarle lo spirito ma non ora. E' infatti consapevole che nonostante sia terribilmente addolorata per il destino occorso alla piccola non ha altra scelta e non può permettersi di comportasi diversamente. In fondo è un passato recente che si ripete.

    ABILITA'
    Illusioni Mentali: La facoltà che deriva a Tessa di colpire i centri nervosi dell'avversario in modo tale che potrebbe generare sofferenze fisiche sollecitate dalle visioni che la giovane Fenice instillerebbe nella mente avversa. Tale abilità le consente, al contempo, di avere maggior possibilità di opporre diretta difesa ad un attacco similare. Ovviamente l'efficacia della difesa è proporzionata all'energia dell'opponente. Più facilmente potrà difendersi da un attacco di un energia inferiore, molto più difficile tentare di farlo contro un'energia superiore. L'abilità è tuttavia limitata alle illusioni mentali infatti non può dare vita ad illusioni ambientali o visive.

    TECNICHE
    - Houo Genkamen (Fantasma diabolico): Si tratta di una tecnica offensiva illusoria di tipo mentale. Tessa di fatto, utilizzando il pugno, lancia un raggio cosmico che dovrebbe colpire il cervello e i centri nervosi della memoria dell'avversario attingendo da essi i ricordi dolorosi o le fobie recondite per trasformarle in incubi che dovrebbero destabilizzare e provare psicologicamente l'avversario, convinto di vivere realmente ciò che che accade in realtà solo nella sua mente. A sua discrezione Tessa può tuttavia tentare di ricreare un'illusione ad oc nell'avversario che dovrebbe fargli vivere ciò che lei stessa ha deciso di mostrargli.

    NOTE VARIE
    L'edit è stato fatto per inserire "ma senza finire addosso alla corrotta" perchè mi sono accorta rileggendo che si poteva fraintendere quello che in realtà la pg faceva.^^
    Le frasi in spagnolo credo siano intuitive. "Lo siento mucho" sta per "Mi spiace molto". Dato che non so le dimensioni dell'aculeo (da dati del tuo MP) ho ipotizzato fosse una via di mezzo tra gli aculei di un porcospino e quelli del pesce scorpione (non hai detto che sia avvelenato quindi ho incassato un dolore di tipo traumatico).

    gaXXncv


    Edited by ^Tessa^ - 16/2/2014, 01:02
     
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    La bambina corrotta rimase come inebetita per qualche istante, poi iniziò ad urlare e si mangiò letteralmente una mano artigliata schizzando sangue nero ovunque; nel frattempo la ferita di Tessa sembrava pulsare in modo doloroso; il vecchio rantolando cercò di incitare la donna a fare la cosa giusta.

    "bruciala! bruciala sennò ci corromperà entrambi!!"

    Il suo corpo si stava riempendo di vene nere e i suoi occhi erano sgranati dal terrore. La ragazzina intanto scrollò la testa tornando a focalizzarsi sulla donna e lanciandosi su lei con i denti sguainati a mo di aculei affilati. Mirava alla sua gola era ovvio.



    Ѻ Note ed Eventuali
    Ok, questo corrotto è particolare e unico come potere, non sono tutti così tengo a precisarlo (dicesi esigenza di trama lol).
    Bien, un colpo infuocato ben piazzato la può far schizzare fuori e arrostire senza tirarvi addosso tutta la baracca :asd:
    Finiscila dopodichè vedrai un filo di fumo nero uscire dalla tua ferita ed il vecchio sembra tornare normale anche se ancora delirante. Non puoi perdere altro tempo no? Oppure si? La vita di un vecchio contro quella di tutti gli isolani? Se stai con lui perdi diverse ore e non puoi sapere che accadrà alla povera gente barricata. Tessa deve capire che non può salvare sempre tutti e che a volte una scelta dolorosa è comunque una scelta giusta :zizi: se decidi di recarti diretta al vulcano non troverai resistenza e vi arriverai che non si è fatta ancora sera. L'entrata é sorvegliata da due corrotti che sembrano stare male sotto la luce del giorno. Descrivi come cerchi di entrare, se provi a farli fuori (sono 2 energie gialle, puoi killarli autoconclusivamente se dichiari una buona strategia) o altro, l'unico altro ingresso è la bocca del vulcano ma ti toccherebbe scarpinare per due ore buone, verrebbe buio e non sai cosa troverai sopra. Decidi, posta e lascia in sospeso l'esito alla fine :zizi:



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    Il tempo parve sospendersi in una bolla di sofferente silenzio con la piccola corrotta immobile innanzi ai due. Il dolore pulsante all'avambraccio destro della spagnola incrementò d'intensità, sovrastando quello che “provava” nel cuore, mentre con urla raggelanti il demone iniziava a divorare se stessa strappandosi a morsi il braccio. Agghiacciante e impressionante scena a dire il vero ma Tessa sapeva bene come fosse stata lei stessa a spingerla a tale inconsulto gesto, così come si rese conto dell'istante in cui la sua influenza mentale venne meno. L'aveva debilitata ma non sconfitta era palese.
    *Dovrò darle il colpo di grazia* pensò corrugando la fronte innanzi alla difficoltà crescente di gestire la situazione e il dolore, all'avambraccio leso, che stava diventando sempre più forte. Le parole del vecchio alle sue spalle le diedero, tuttavia, la soluzione insperata e con incredibile semplicità.
    "Bruciala! Bruciala sennò ci corromperà entrambi!!"
    *Ecco ciò che devo fare allora* pensò risoluta, evitando di porsi seghe mentali se avesse senso o meno farlo, caricando il cosmo lungo l'arto leso sino a farlo riverberare nell'oscurità come una torcia. Non riusciva a muoverlo come voleva ma se le fiamme sortivano davvero un effetto salvifico contro la corruzione avrebbe dovuto farle scaturire proprio da esso e non dalla mancina. Sostenendo l'arto dolente con la mano sinistra lo puntò, come un bazuka, contro il nemico nell'istante stesso in cui l'ex bambina si scagliava, mascella orrenda aperta a mordere, dritto contro la sua giugulare. Fortunatamente la privazione dell'arto e gli effetti residui del Fantasma Diabolico ne rallentarono i movimenti e questo concesse il tempo alla Fenice di salvaguardare se stessa. Gli aculei taglienti finirono stridenti a cozzare contro la manipola e il bracciale destro, verso di essi proteso, scheggiando la già crepata armatura in alcuni punti e ledendo con lievi graffi la pelle ma il danno inferto alla giovane di Pamplona fu minimo in confronto al vantaggio letale di cui ora godeva la Saint. L'azzerata distanza tra le due contendenti rendeva, infatti, pressoché impossibile alla corrotta evitare il contrattacco della donna.
    *Ora o mai più*.
    Una strale di fuoco e cosmo, concentrata e circoscritta ma molto violenta, venne scagliata dal pugno destro dritto contro il volto della fu Antea scaraventandola all'indietro sino a giungere in prossimità della porta, sbriciolando nella sua violenza quella piccola conchiglia con su inciso un semplice nome che non contava più. Gemiti strazianti accompagnarono la lenta agonia della creatura mentre il fuoco inesorabilmente la consumava donandole la pace della morte. La tenue penombra della baracca era, per brevi istanti, stata disturbata dalla furia del cosmo ardente ma ora riprendeva il suo posto come un sudario stanco.
    Tessa sospirò profondamente, il volto abbronzato e delicato contratto dalla tensione e dal dolore. Alzandosi in piedi la giovane constatò come un fumo nero si levasse dalla ferita sul braccio e il dolore pulsante di conseguenza iniziasse a scemare. Aveva fatto quello che doveva ma non poteva di certo andarne fiera. Doveva curarsi dei vivi, come sempre, per questo volse immediatamente il capo verso il vecchio. Fortunatamente le venature nere che stavano infestando il suo corpo parevano ora ritirarsi anche se egli continuava a delirare come in preda alla febbre, che probabilmente aveva. Guardandosi attorno, preoccupata, Tessa riuscì a focalizzare l'attenzione su una brocca d'acqua che sino a quel momento non aveva notato. Senza indugio la prese odorandone il contenuto. Arricciò il naso, non sembrava stantia ma neanche freschissima ma per un breve impacco poteva anche andare. Stracciò un lembo della camicia che indossava e la inumidì passandola poi sulla fronte dell'uomo. La mascella contratta e gli occhi incupiti Tessa era dannatamente consapevole che non avrebbe potuto fare nient'altro per lui. Non era un medico e non aveva la più pallida idea di come curarlo. Aveva perso troppo tempo e se esitava ancora rischiava che a perire non fosse solo l'anziano zio di Mikail ma l'intero villaggio. Odiava l'idea di doverlo abbandonare al suo destino, perché di fatto era quello che stava per fare, ma non c'era altra via. A denti stretti si costrinse a spiegarglielo in tono fermo.
    “Mi ascolti. Sicuramente al villaggio c'è qualcuno che può prestarle le cure di cui ha bisogno ma non posso portarcela ora. Fuori è troppo pericoloso, debbo prima liberare la via dai corrotti. Lo siento ma devo lasciarla qui. Cercherò di tornare il prima possibile con i soccorsi fino ad allora la scongiuro resista. Mikail ha bisogno di lei” disse mentre un magone idiota e inopportuno le incrinava la voce. L'uomo non rispose e pur sentendosi la più vile tra gli esseri umani, a piantarlo in asso in quel modo, rabbiosamente raccolse il Pandora's Box e il mantello foracchiato e senza più voltarsi indietro corse fuori dalla capanna.
    *Ti odio, chiunque tu sia a causare tutta questa sofferenza inutile e immane IO TI ODIO* un pensiero violento che le scoppiò nella testa. Avrebbe voluto far esplodere il proprio cosmo in tutta la sua vastità o gridare sino a farsi saltare le tonsille per sfogare quella frustrazione e rabbia che ora le attanagliavano il cuore ma, por Dios, non poteva farlo.
    *Fanculo* pensò serrando la mascella al punto che la mandibola le fece male prima di costringersi, per la centesima volta quel giorno, a ignorare i propri sentimenti e riprendere la strada verso Kanon. Non avrebbe più fatto deviazioni. Doveva chiudere il conto con quei pezzenti sgorbi a quattro zampe una volta per tutte.

    Il sole aveva iniziato la parabola discendente, ma per fortuna la sera era ancora discretamente lontana, quando giunse in vista dell'ingresso di quella dannata fenditura che Daya le aveva mostrato meno di ventiquattr'ore prima.
    *E figurati se non era sorvegliata* pensò Tessa acquattandosi al suolo notando due mostriciattoli rincoglioniti, probabilmente dalla luce diurna, e trincerati innanzi al cono d'ombra dell'ingresso. Era il momento di usare il cervello richiamandolo da quella vacanza troppo lunga che si era preso. Attaccarli frontalmente era utopia, questo era palese senza contare che cominciava a sentire la stanchezza. Era già da un po' che sperperava cosmo e fiamme a destra e manca non era il caso di scatenare un putiferio per abbattere due cretini. Forse poteva aggirare il problema tentando di scendere nel vulcano passando dal cratere.
    *Potrebbe essere un'alternativa* pensò levando il capo a studiare il sentiero che si inerpicava lungo il fianco ma la sola vista degli ostacoli che le avrebbero rallentato il passo la indusse immediatamente a scartare l'idea.
    *Por Dios, adesso basta. Ora lo comando io il gioco Hiji de Puta* pensò ferina serrando i pugni mentre le iridi castane si incupivano sino a diventare quasi un tutt'uno con il nero pece della pupilla. La rabbia impotente che la divorava da ore, ormai, stava per eruttare, come Kanon aveva fatto chissà quante volte in passato, e quei pezzenti dal cosmo nauseabondo avrebbero pagato per primi il fio della sua vendetta. Non le serviva a niente farli allontanare con un diversivo per intrufolarsi dentro di soppiatto tanto se li sarebbe trovata davanti al ritorno, e tanto meno voleva rischiare di avere nemici che potessero coglierla alle spalle, pertanto doveva accopparli ma in modo chirurgico secondo la legge economica del “massimo risultato con il minimo sforzo”.
    Muovendosi all'ombra delle rocce si avvicinò all'ingresso, avendo ben cura di evitare di far rumore, dieci minuti in più poteva permetterseli per non mandare a puttane il piano. Giunta a quella che riteneva la distanza ideale si tolse il mantello di lana appallottolandolo con discreta cura. Concentrando il cosmo nella mancina vi instillò la quantità necessaria per incendiare il tessuto pesante prima di scagliarlo sul sentiero, ad una decina di metri alla sua sinistra. Sapeva che quelli avrebbero potuto percepire la sua pur breve emanazione cosmica ma confidava che, storditi com'erano, non riuscissero a definire con precisione da chi o da cosa provenisse focalizzando la loro attenzione e curiosità quindi sulla palla infuocata che, per altro, puzzava di osso bruciato e spandeva verso il cielo un fumo nerastro.
    Tessa trattenne il respiro sperando il piano non andasse in fumo, in tutti i sensi. I due mostriciattoli parevano confusi e da prima solo uno zompettò verso le fiamme …
    *Dai, pezzo di merda, non farti pregare vacci pure tu* pensò contrariata la giovane tirando un sospiro di sollievo quando anche il secondo, dopo essersi guardato un po' attorno, decise di seguire il compagno annusando l'aria.
    La muscolatura tesa sino allo spasimo, pronta a scattare, la giovane di Pamplona rimase immobile dietro una roccia aspettando che il duo la superasse, senza notarla, e iniziasse a studiare il mantello che, come da sua natura, bruciava con una certa lentezza.
    *Ora*.
    Nel preciso istante in cui i due si trovarono a darle totalmente le spalle Tessa emerse dal proprio nascondiglio e, ricorrendo alla massima velocità di cui era capace, scattò in avanti giungendo loro da tergo con le mani avvolte da un'aura rossastra incandescente spessa oltre un centimetro. Disorientati dal repentino cambiamento i due si voltarono giusto in tempo per trovarsi la loro nemesi innanzi agli occhi. Le mani della giovane calarono con violenza, le dita distese e unite tra loro, impattando frontalmente e di punta contro la gola degli esseri conficcandosi a fondo nelle putride carni mentre il fuoco faceva la sua sporca parte. Tentarono di graffiarla con le loro mani tozze e in parte ci riuscirono ma la giovane non mollò la presa, anzi, torse i polsi scavando ulteriormente nel corpo ostile mentre li ardeva dall'interno. Il volto severo, privo di qualsiasi forma di pietà per quelle creature deformi, mentre le ultime fiamme del falò improvvisato danzavano innanzi agli occhi carichi di fredda determinazione della ragazza. Quando fu certa che fossero morti estrasse le dita, affondate sino all'ultima falange, lasciando che i corpi inerti si afflosciassero a terra mentre con la suola dello schiniere estinse i rimasugli del suo caldo diversivo. Quello era solo l'inizio. Ora sarebbe diventato tutto dannatamente più complicato, lo sapeva e per questo intendeva premunirsi.
    *Hai fatto il tuo dovere come mantello, ora mi serve ciò che resta di te* pensò con lucida freddezza. Quella che la raggiungeva ogni qual volta si spingeva al limite della propria capacità di auto-controllo.
    Chinandosi a terra raccolse parte della cenere usandola per cospargersi le membra, il volto, e l'armatura al fine di “scurire” la propria presenza così che fosse più semplice celarsi nella penombra che, presumibilmente, avrebbe trovato nelle viscere del vulcano. Il tutto in modo metodico come il matador fa nel silenzioso ventre dell'Arena preparandosi al duello con il toro. Ad operazione conclusa tornò semplicemente sui suoi passi e si apprestò ad entrare nella fenditura.
    *Vamonos*.

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    Narrato | *pensato* | "parlato" | "parlato altrui" | "parlato vecchio" | °Ikphe°

    NOTE

    CLOTH E CASTA
    Bronze Cloth Araba Fenice - Saint di Athena LIV. III

    ENERGIA
    Verde

    STATUS CLOTH
    Indossata - con qualche piccola crepa specie sulla manipola e avambraccio destro lievemente scheggiato.

    STATUS FISICO
    Inizia a provare un lieve affaticamento dovuto al continuo combattere anche se non ha ancora usato tecniche particolarmente dispersive. Ha un piccolo ematoma sul fianco destro e una scottatura superficiale sulla coscia sinistra che le danno un certo fastidio. Alcuni tagli e graffi superficiali lungo le parti scoperte delle braccia. Un dolore localizzato ma acuto lungo l'avambraccio destro soprattutto quando lo utilizza.

    STATUS MENTALE
    Tessa è entrata in una specie di trance emotiva dettata dall'accumulo, eccessivo, di rabbia unita alla crescente frustrazione. In questa fase è dannatamente lucida ma pericolosamente vicina al limite di “esplosione” e recepisce anche poco il dolore fisico.

    ABILITA'
    Controllo del Fuoco: Tessa è in grado di accellerare, proporzionalmente all'energia del proprio cosmo, il moto degli atomi in modo tale da riuscire a creare, controllare, manipolare, plasmare in tutte le sue forme l'elemento del Fuoco.

    TECNICHE
    Sia nell'attacco alla piccola corrotta che contro i mostri utilizza sempre e solo l'abilità “Controllo del Fuoco” combinandola alla potenza e velocità derivanti dal proprio controllo del micro-cosmo.
    Più potente e dispendiosa la “strale infuocata”usata per respingere la carica della corrotta e al contempo finirla, più misurata e di tipo “fisico” invece l'azione contro i due mostri all'ingresso della grotta.

    NOTE VARIE
    Valutando la posizione di Tessa e l'azione d'attacco del nemico ho considerato che la corrotta non riesce ad arrivare a contatto con la gola ma si scontra con il cazzotto della Fenice. Dato che la cloth è crepata ho pensato fosse corretto registrare che qualche scaglia, ad impatto con gli aculei caudini, possa essersi staccata dalla manipola e parte del bracciale.
    Riguardo il mantello di lana, quando dico "per sua natura" mi riferisco al fatto che la lana brucia più lentamente e puzza alquanto.^^

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    VI
    Narrato. "parlato" °pensato° °telepatia°

    La fenditura era l'inizio di un lungo corridoio naturale scavato nella roccia formante la parete esterna del vulcano Kanon, era lievemente inclinato verso il basso; dopo una decina di minuti aveva percorso parecchia strada senza incontrare resistenze ed 'scesa' un po rispetto il livello del terreno esterno. Ad un certo punto vi è una biforcazione, una strada sembra risalire un poco e da essa provenivano folate di aria caldissima, l'altra invece continuava a scendere e contro le pareti si potevano notare tracce di sangue nero raggrumato e molte impronte come se fosse un luogo attraversato più volte al giorno da più... cose!


    Ѻ Note ed Eventuali
    Bien, facile facile. Scegli se salire o scendere, non c'è un ordine giusto di fare le cose ne è possibile evitare casini percui ti scrivo già qui cosa trovi in entrambi i casi :asd:

    1) Salita: sali verso la camera magmatica (dove Ikki nella serie riposava per intenderci). l'ambiente è corrotto e in mezzo vi trovi una sorta di geyser di lava che pare auto alimentarsi, è innaturale, una sorta di spruzzo di lava verso l'alto che ridiscende ricomponendosi alla base e proseguendo questo ciclo all'infinito (apparentemente) NOTA: emana un cosmo oscuro e malevolo percui deve essere di più di quello che sembra. ARRIVATA A QUESTO PUNTO TI GIUNGE UN MESSAGGIO TELEPATICO DI DAYA CHE TI DIRO' UNA VOLTA CHE SAPRAI QUALE STRADA FARE =D. Dopo il breve messaggio del GS il geyser inizia ad agitarsi e ti tira addosso uno spruzzo di lava bollente misto cosmo ben mirato, anche se ti nascondevi ti ha percepito comunque! Cerca di non farti colpire, la velocità dello schizzo è come un colpo cosmico lanciato ad Energia Gialla. Poi se vuoi attacca :zizi:

    2) Discesa: arrivi in una sorta di grotta nascosta ove si annidano decine di corrotti apparentemente in uno stato simile al sonno; non ci sono tutti quelli che hai visto al villaggio ma due terzi almeno. Spazio ristretto e iniziativa assicurata, potresti fare un bel flambè di corrotti XD ARRIVATA A QUESTO PUNTO TI GIUNGE UN MESSAGGIO TELEPATICO DI DAYA CHE TI DIRO' UNA VOLTA CHE SAPRAI QUALE STRADA FARE =D. Dopo il breve messaggio del GS alcuni corrotti iniziano ad agitarsi e cominciano ad annusare l'aria! Che ti abbiano individuata? L'attacco è la miglior difesa in questi casi, così si dice almeno o_ò



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    LE ALI DELLA FENICE SI LIBRANO SUL MARE

    VI


    L'oscurità che la colse pretese dazio e dovette attendere qualche istante perché le pupille si adattassero a quella penombra. La fenditura di fatto non era che poco più di un corridoio scavato nella dura roccia che costituiva la “costola” del vulcano. In un silenzio surreale, solo il rumore dei passi della giovane alternato al suono del suo respiro ad incrinarlo, Tessa procedette con una certa celerità pur cercando di badare bene a dove mettesse i piedi non voleva fare rovinose cadute che, per altro, oltre ad ammaccarla avrebbero potuto attirare l'attenzione degli “inquilini”.
    Quando si aveva tempo per pensare, e di fatto ora ne aveva, si rischiava di cadere vittima di pippe mentali assurde ma in quel momento la giovane non correva questo rischio. In effetti Tessa aveva ben chiaro in testa cosa voleva fare … sterminarli.
    *Dove vi siete andati a rintanare?* pensò con fastidio e una certa impazienza mentre si addentrava nelle viscere di Kanon, sempre in leggera pendenza verso il basso, senza incontrare anima viva.
    *Come se sprofondassi nel cuore della piramide di Khufu* le venne spontaneo pensare. In effetti quella discesa le instillava più o meno la stessa impressione lievemente claustrofobica. Le occorsero circa dieci minuti di buon passo per giungere alfine in vista di un bivio. Perplessa la spagnola si fermò studiando la situazione. Ci mancava solo che li sotto si aprisse un dedalo di cunicoli stile labirinto per complicarle ancora di più la vita. Stava ragionando su come provare a “segnare” la via quando il calore soffocante che alitava verso di lei, dal tunnel che ascendeva, le fece supporre che potesse portare verso la camera magmatica o comunque molto vicino ad una fonte di lava. Perplessa aggrottò le sopracciglia posando, senza rifletterci, la mano sinistra sulla viscida parete sobbalzando lievemente quando avvertì un qualcosa di viscoso e appiccicoso sotto le dita.
    “Que?” mormorò focalizzando l'attenzione sulla roccia giusto per notare come il sentiero che proseguiva verso il basso, in direzione opposta a quello “caliente”, fosse lastricato da strisciate di sangue nero raggrumato. Immediatamente ritrasse la mano e studiò il terreno, chinandosi al suolo. C'erano decine di tracce in entrambe le direzioni che stavano a significare come quel tunnel fosse decisamente frequentato. Gli occhi della giovane si restrinsero. Se c'era tutto quel movimento probabilmente il sentiero conduceva alla “tana”. Un brivido di aspettativa la colse mentre le rughe sulla fronte si spianarono.
    *Bueno, andiamo a dare un'occhiata . Se ho ragione e non sono “diurni” magari li trovo addormentati. Non voglio perdere forse l'unica chance che ho di coglierli di sorpresa* ragionò rapida prima di alzarsi in piedi e procedere di conseguenza.

    Lasciatasi alle spalle il cunicolo principale si avventurò, con i sensi tesi e in allerta, lungo il nuovo sentiero ignorando il tanfo che ammorbava l'aere. La circolazione dell'aria lì dentro non era il massimo. All'improvviso il passaggio si allargò in una sorta di grotta di non ampie dimensioni che ospitava decine e decine di mostriciattoli neri che, come aveva sperato, parevano dormire o in uno stato di catalessi. Bueno erano tanti, neanche tutti a dire il vero era quasi certa la sera prima di averne visti in circolazione di più, ma aveva un bel vantaggio: azione a sorpresa. Un lampo determinato e ferino nelle iridi della giovane. Stava assaporando l'idea di farli arrosto quando l'improvvisa intrusione nella propria mente da parte della voce di Daya rischiò di mandare tutto a puttane.
    “Sangre de … dgh” sbottò colta totalmente di sorpresa, sobbalzando all'indietro mentre si portava la mano destra alla bocca per auto zittirsi tentando di prestare attenzione a cosa diavolo il Gran Sacerdote aveva tanto affanno di dirle. Ritraendosi si addossò alla parete mentre le parole d'ammonimento dell'uomo le arrivavano chiare come se fosse stato lì accanto a lei.
    ^La madre è collegata alla sorgente di fuoco, distruggila altrimenti non finiranno mai. Presto arriverà il fuoco maligno fai attenzione^. Spiegò ma nulla più, poi infatti fu silenzio nella sua mente. Por Dios il Gran Sacerdote come cavolo faceva a sapere cosa stava succedendo sull'isola? Ah, beh a rifletterci ce l'aveva mandata lui quindi una vaga idea doveva averla ma perché doveva essere così dannatamente criptico? Quando e se le fosse riuscito di tornare al Grande Tempio avrebbe dovuto fare una lunga chiacchierata con il “biondino”, come lo chiamava Achille, dato che le cose le diceva sempre a metà. Le girava alquanto storta al momento e comunque nessuno le avrebbe chiesto il copyright del nomignolo. Scosse il capo, aveva problemi ben più urgenti che pensare a Daya.
    *Mierda, qui eres la madre? A me sembrano tutti uguali sti sgorbi e che caspita vuol dire il resto?* rimuginò serrando il pugno sinistro mentre gettava uno sguardo sulla selva di corpi raggomitolati l'uno sull'altro. Fiamma maligna un'accidente. Era tutto maligno in quel dannato mondo, persino la sua cloth aveva pensato bene di farsi corrompere, ora ci mancavano pure le fiamme.
    Porque continuava a cozzare contro problemi che si accumulavano sfibrandola fisicamente e mentalmente? Sospirò.
    *Esta bien. Alla "madre" penserò quando cazzo avrò capito chi è ora, prima che escano e vadano a scorrazzare per tutta Kanon, devo fare fuori questi qua* e non c'era neanche il tempo di pensare troppo a come agire visto che stavano dando segno di risveglio annusando l'aria.
    *Mierda che abbiano sentito il mio odore?* pensò acquattandosi al suolo per poi levare lo sguardo a studiare la volta della grotta. In quanto di materiale lavico dava l'idea di essere piuttosto resistente e tentare di farla cascare sopra la zucca marcia dei corrotti sarebbe stato più dispendioso che provare ad arrostirli in massa. Rapida vagliò una serie di possibilità non ultima che la “madre” si nascondesse in mezzo alla marmaglia ... Gli occhi della Fenice si spalancarono per poi ridursi a due lame sottili.
    *Tonta. Genera il panico affondando il colpo e resta a vedere che succede*. A volte il panico faceva più danni di quanti potesse generarli l'evento che l'aveva scatenato, almeno questo era ciò che aveva appreso lavorando con i tori ed i cavalli. Pigiati come sardine com'erano i corrotti avrebbero avuto grosse difficoltà a schivare il suo attacco, dato che l'alternativa più probabile era quella che cercassero di infilarsi nell'imbuto del tunnel presidiato proprio dalla Saint schiantandosi però contro il suo colpo. Sì, poteva funzionare. Un sorriso compiaciuto stirò le labbra della giovane mentre rialzava il busto, facendo leva al suolo con il ginocchio sinistro, e concentrandosi richiamava il cosmo lungo le braccia.
    “Buenas tardes tengo un regalo para usted” li informò melliflua frustando le braccia a simulare il volo di un uccello predatore, ignorando le fitte di dolore che salivano dall'arto ferito, facendo partire uno dei suoi colpi migliori anche se non alla massima potenza. La configurazione della grotta permetteva infatti di condensare il colpo in un'area relativamente ristretta rispetto al suo normale campo d'azione; le Ali della Fenice l'avrebbero invasa con la loro furia di fuoco e cosmo e Tessa sperava ardentemente che esse potessero accoppare più corrotti possibile o comunque ridurre assai le capacità offensive dei restanti. Come effetto, per così dire, secondario sperava che il caos derivante dall'attacco improvviso potesse indurre ad uscire allo scoperto il suo avversario principale, ovvero la madre, prendendo anche in considerazione che potesse spuntarle alle spalle.

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    Narrato | *pensato* | "parlato" | "parlato altrui" | ^telepatia Daya^ | °Ikphe°

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    ENERGIA
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    STATUS CLOTH
    Indossata - con qualche piccola crepa specie sulla manipola e avambraccio destro lievemente scheggiato.

    STATUS FISICO
    Il lieve affaticamento, pur essendo presente, ora non lo sente poiché l'adrenalina derivante dall'aver scovato, presumibilmente, la “tana” fa scatenare la sua furia. Ha un piccolo ematoma sul fianco destro e una scottatura superficiale sulla coscia sinistra che le danno un certo fastidio. Alcuni tagli e graffi superficiali lungo le parti scoperte delle braccia. Un dolore localizzato ma acuto lungo l'avambraccio destro soprattutto quando lo utilizza.

    STATUS MENTALE
    Tessa è entrata in una specie di trance emotiva dettata dall'accumulo, eccessivo, di rabbia unita alla crescente frustrazione. In questa fase è dannatamente lucida ma pericolosamente vicina al limite di “esplosione” e recepisce anche poco il dolore fisico. Irritata con Daya che dice e non dice opta per un piano d'azione virulento.

    ABILITA'
    Controllo del Fuoco: Tessa è in grado di accellerare, proporzionalmente all'energia del proprio cosmo, il moto degli atomi in modo tale da riuscire a creare, controllare, manipolare, plasmare in tutte le sue forme l'elemento del Fuoco.

    TECNICHE
    - Hoyoku Tensho (Ali della Fenice): Si tratta di una tecnica offesiva di tipo cosmico-elementare sfruttando l'abililtà del fuoco. Tessa carica il colpo come se disegnasse il battere delle ali della Fenice concentrando il cosmo sugli arti superiori per poi congiungerli e lasciar partire una vera e propria tempesta di cosmo e fiamme che dovrebbe travolgere tutto quello che incontra, avversario compreso, e dovrebbe procurare danni da impatto e da ustione ovviamente proporzionati all'energia.
    - Variante "piume bronzee": Tessa può unire all'impeto delle fiamme anche alcune scaglie bronzee dalle tre code dell'armatura. Esse sono trattenute nelle mani, caricate del cosmo rovente, e vengono scagliate come stiletti quando le braccia completano il loro arco, un istante prima che si congiungano. Qualora giungessero a bersaglio potrebbero provocare seri danni da taglio e perforazione.

    NOTE VARIE
    Alcune spiegazioni.
    1- Le Ali della Fenice sono lanciate nella variante canonica.
    2- Il riferimento all'uso del termine “biondino” è voluto. Tessa nella role con Achille considera irrispettoso il modo con il quale il Gold si rivolge al Gran Sacerdote e proprio perché ora è decisamente alterata e irritata (già ce l'aveva con Daya per averla piantata lì senza “libretto per le istruzioni” riguardo la cloth e per non averle detto prima dell'Isola di Kanon) lo apostrofa nello stesso modo nella sua testa.
    3- La frase spagnola “Buenas tardes tengo un regalo para usted” sta per “Buona sera, ho un regalo per voi”.
    Tessa non si è soffermata troppo sulle parole di Daya, non ne ha avuto il tempo materiale. L'intento della giovane è arrostire, ergo accoppare, più corrotti possibili e se nel farsi prendere dal panico questi non riescono a difendersi meglio ancora. Non ultimo provare a stanare (se è lì) la “madre” dato che anche se non sa chi è ha capito che è fondamentale eliminarla.

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    il colpo infuocato della Fenice bruciò un numero notevole di corrotti, i quali gridarono in preda ad un dolore indicibile mentre altri tentavano di scavalcarli per non finire bruciati come loro. Dopo alcuni istanti sotto un numero notevole di corpi ancora addormentati nonostante il caos scoppiato si alzò una figura enorme con delle bocche fameliche in ogni parte del corpo che assomigliava a quello di un gigante sproporzionato con le braccia enormi! Tira un urlo lanciando all'attacco diversi mostri per poi afferrarne alcuni con delle lingue fuoriuscite da quelle bocche per divorarseli spietatamente! Il cosmo oscuro della cosa crebbe un poco in cotal frangente mentre Tessa si preparava a lottare.


    Ѻ Note ed Eventuali
    Ok hai una decina almeno di corrotti stile carne da macello da devastare autoconclusivamente nel modo che più preferisci XD noti che la cosa con le bocche non ha 'mangiato' i corpi carbonizzati percui (PUNTINI PUNTINI) Allora ecco che accade:
    1) se decidi di fare prima piazza pulita dei corrotti 'minori' puoi farlo ma allora la 'Madre' alla fine del tuo post riuscirà a raggiungerti e tirarti un pugno a Forza Straordinaria (è Energia Verde al momento, come potenza fisica e resistenza almeno) percui occhio all'impatto. Ovviamente non è mortale e hai l'armatura ma questa inizia a sgretolarsi un poco. Incassa eppoi contrattacca la cosa senza ovviamente dare l'esito, solito modo come in un duello :zizi:

    2) se decidi di non fare fuori tutti i minori ma tenere d'occhio la mammina (XD) allora fanne fuori auto-conclusivamente più della metà e alla fine riesci ad evitare il pugno della cosa con le bocche che si pianta nella parete della grotta, è forte assai! Evitato ciò per alcuni corrotti minori ti saltano addosso avvinghiandosi e bruciando un cosmo nero come la pece (puzzano di brutto ricorda XD) e iniziano SEMBRA a corroderti l'armatura :ehsi: puoi quindi distruggerli come meglio credi e prepararti a difenderti dal successivo attacco della roba grossa che si libera il pugno dal buco fatto e prova a tirarti un doppio pugno carico di energia (forza straordinaria e come velocità e potenza pari ad una Verde... difenditi e contrattacca as usual come in duello

    Scegli se seguire la via 1 o 2. la seconda è più articolata ma l'armatura ne esce molto più malconcia. Che ti possono fare quelle cose e perchè? Se scegli la prima l'armatura si danneggia ma soprattutto ti becchi un bel pugno addosso che rischia di spiattellarti contro la parete (mi raccomando non esagerare nel caso nel subire i danni, non può ucciderti o ferirti così gravemente. ti fa male ovvio ma l'armatura e il tuo cosmo ti aiutano a superare la cosa viva :ehsi:



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    VII


    Gemiti, nauseabondo odore di carni bruciate, stridio di ossa o quel che erano che fracassavano al calore delle fiamme, esseri che si schiantavano uno sull'altro nel tentativo di fuggire in quella che avrebbe potuto essere tranquillamente considerata una rappresentazione in piena regola dell'Inferno dantesco. Tutto questo invase i sensi della giovane di Pamplona ma ciò che la scioccò fu l'elevarsi improvviso di una massa abnorme con spropositati arti superiori e soprattutto … bocche ovunque. Levando il capo sgomenta Tessa rimase per un attimo paralizzata da quella visione disgustosa provando un brivido gelido lungo la colonna vertebrale. Por Dios che diavolo era quell'abominio?
    *Debe ser la madre* pensò recuperando lucidità, deglutendo suo malgrado a vuoto mentre osservava quella “cosa” divorare i suoi stessi “figli” emanando immediatamente un cosmo scuro che chiaramente incrementava di potenza. Che strano si curava di fagocitare solo quelli non carbonizzati, porque? Comunque fosse era veramente disgustosa tanto che le venne quasi da vomitare ma doveva svegliarsi da quello stordimento e in fretta o ci avrebbe lasciato la pelle.
    *Forse soffre di gastrite* cercò di ironizzare lasciando che l'unico mono-neurone attivo viaggiasse a pieno regime cercando una spiegazione per quell'anomalo comportamento. *Vuoi vedere che li usa per incrementare il cosmo?* A ben pensarci non era un'ipotesi tanto campata in aria. *Maldition. In ogni caso devo impedirle di fagocitarne degli altri o diventerà troppo potente, meglio incenerirli* ragionò cercando di tenere sotto controllo l'ansia mentre evocava il proprio cosmo iniziando ad arretrare, senza dare le spalle al nemico, risalendo un breve tratto del cunicolo che ivi l'aveva condotta. Sì, perché ancor prima di attaccare ora doveva difendersi dato che la gentile mammina aveva mandato all'attacco i suoi pargoli.

    Sputando di lato con un certo disprezzo Tessa serrò la mascella. Bueno non intendeva farsi accoppare e pertanto era il caso di far fuori i nanerottoli prima che la stronza si facesse avanti in prima persona. L'idea che aveva partorito la sua mente lineare era semplice ma necessitava della messa in campo di una cospicua dose di sangue freddo. Ecco l'occasione giusta per mettere a frutto l'addestramento impartitole da Ramon, meglio tardi che mai ovvero - Mai perdere la calma davanti al toro -. Attese che il gruppetto, una decina di sgorbi, si infilasse nel tunnel per lasciar scorrere attraverso le gambe il proprio cosmo lungo il “pavimento basaltico” facendolo poi risalire in verticale come una violenta fiammata, che puntava verso la volta, investendo in pieno i puzzolenti “figlioli”. Sapeva che non sarebbe bastato per metterli tutti ko ma arrostirli era indispensabile, faceva parte del piano. Il cunicolo fu immediatamente invaso da striduli versi senza senso, fiamme fumo e lezzo tremendo prima che il primo mostriciattolo emergesse alla carica, come un cavallo impazzito, andando a cozzare dritto contro un cazzotto carico di cosmo della Fenice che lo spiattellò contro il compare che giungeva da tergo.
    *Fuori dos* si compiacque la giovane mentre, la concentrazione a mille, si scansava per evitare la terza carica facendo calare, semplicemente, a mannaia la mano destra pregna di cosmo e di taglio sulla zucca del malcapitato. L'ultima pira umana caracollò verso di lei prima di essere schiantato da un globo di fuoco partorito dalla mancina della spagnola ma Tessa non ebbe tempo per gioire di quella breve vittoria che la “madre” fu su di lei con inaudita ferocia e violenza. Emerse dal fumo, come le più ferali creature dei romanzi horror, riempiendo di fatto quasi tutto il cunicolo con la propria mole.

    “Mierda ...” ebbe appena il tempo di dire la ragazza, giacché era troppo tardi per tentare di elevare la benché minima difesa. Solo il cosmo, che ancora la avvolgeva, e la cloth a proteggerla. Tentò, con mossa disperata, di schivare il cazzotto ma non fu abbastanza lesta, quella bastarda era rapida almeno quanto lei e lo comprese nel preciso istante in cui il pugno la raggiunse al petto all'altezza del seno destro appena sotto il coprispalla. La violenza dell'impatto fu tale che non le riuscì neanche di gridare e per il contraccolpo fu scaraventata all'indietro finendo contro la parete; davanti agli occhi esplosero una miriade di piccoli soli abbacinanti e respirare divenne un'agonia poco edificante. Sangre de Dios, se non le aveva fracassato tutte le ossa della cassa toracica era solo grazie all'armatura, che ne pagò lo scotto incrinandosi in più punti, e alla dinamica del movimento del corpo che aveva diminuito la forza cinesica del pugno. Le gambe cedettero facendola scivolare verso il suolo mentre annaspava alla ricerca d'aria. Probabilmente aveva qualche costola incrinata ma la spalla pareva ancora funzionare.

    *Hija de Puta* riuscì solo a pensare mentre si sentiva come Davide contro il Golia della Bibbia, peccato che lei non avesse a disposizione una fionda. Sapore salino e al contempo ferroso si mischiò nella sua bocca: sangue che scivolò fuori dal labbro inferiore lasciato aperto nel tentativo di reperire ossigeno. Stava un male cane ma sapeva dannatamente troppo bene che a un altro colpo del genere non avrebbe retto. Doveva tenere quella “cosa” a distanza a qualsiasi costo e il timore improvviso di non essere all'altezza del compito, unito all'immediato disprezzo per la propria debolezza, innescò quella bomba ad orologeria che era il suo orgoglio. Come già era accaduto contro lo specter nelle catacombe del Santuario così avvenne ora. Azione e reazione, mero istinto e medesima strategia.
    *No tan rapido, perra! Ahora es mi turno*. Una luce omicida ad attraversare il cielo castano del suo sguardo. Intendeva spararle contro il colpo migliore dell'arsenale, sfruttando il fatto che fossero a distanza relativamente ravvicinata e la conformazione tubolare del cunicolo per renderlo più micidiale, e fanculo il dispendio di cosmo. Doveva provare a tenerla lontana mentre preparava il colpo, avrebbe fatto emergere delle fiamme dal suolo a guisa di barriera per confonderla e occultarle parzialmente la vista. Poi, sottomettendo alla rigida volontà di combattere le fitte di dolore che la sommergevano ad ogni respiro, avrebbe fatto leva sul braccio sano per portarsi con il ginocchio destro a terra e il sinistro a sostegno mentre raccoglieva alcune scaglie bronzee staccatesi dalle code della cloth.
    *Se resistono quanto l'armatura possono fare molto male* concluse accecata dal dolore e dalla rabbia. In quel frangente era disposta a scaraventare dentro quelle bocche orrende qualsiasi cosa le capitasse a tiro pur di avere la meglio.
    Il lasso di tempo tra il diversivo e l'attacco fu invero breve ma lo visse come in un surreale rallentatore. Lei che tratteneva il respiro, soffriva meno nel farlo, e portava le braccia a coprire l'arco disarmonico di una Fenice ferita ma mai doma prima di far partire una tormenta di fuoco lanciando dalle mani, come fossero coltelli, una decina di “scaglie” ora roventi e taglienti come rasoi dritto contro la “madre”. Del resto quell'affare era talmente grossa che sarebbe stato difficile mancarla. Negli intenti le Ali della Fenice avrebbero dovuto impattare con considerevole violenza contro la massiccia figura della “cosa” e così facendo l'avrebbero ustionata gravemente, completando l'opera con tagli e lacerazioni che sarebbero giunti come conseguenza dell'azione delle “piume bronzee” dell'armatura.
    *E muere, por Dios. Fammi sto favore* pensò ansimante e provata.

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    NOTE

    CLOTH E CASTA
    Bronze Cloth Araba Fenice - Saint di Athena LIV. III

    ENERGIA
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    STATUS CLOTH
    Indossata – pettorale sul lato destro incrinato e scheggiato in diversi punti. Scheggiato di taglio il coprispalla destro nella sua “costola “più ampia, piccole crepe nel resto dell'armatura in particolare concentrate sulla manipola e avambraccio destro lievemente scheggiato.

    STATUS FISICO
    Difficoltà respiratoria e dolore sordo ed esteso ad altezza seno e lato destro della cassa toracica frontale (ematoma sotto la cloth in formazione) con un paio di costole incrinate che motivano la difficoltà respiratoria. Ha un piccolo ematoma sul fianco destro e una scottatura superficiale sulla coscia sinistra che le danno un certo fastidio. Alcuni tagli e graffi superficiali lungo le parti scoperte delle braccia. Un dolore localizzato ma acuto lungo l'avambraccio destro soprattutto quando lo utilizza.

    STATUS MENTALE
    Tessa ha detonato. La botta violenta che ha incassato l'ha, per quanto odi ammetterlo, spaventata perché si sente in difficoltà e pertanto la rabbia e la furia contenute fino a quel momento esplodono nella sua testa dandole vigore psicologico a mille. La vuole morta, punto.

    ABILITA'
    Controllo del Fuoco: Tessa è in grado di accellerare, proporzionalmente all'energia del proprio cosmo, il moto degli atomi in modo tale da riuscire a creare, controllare, manipolare, plasmare in tutte le sue forme l'elemento del Fuoco.

    Piume bronzee della cloth: L'armatura dell'Araba Fenice è dotata di tre code composte da scaglie bronzee a forma di piuma, a richiamo dell'uccello mitologico, che possono essere usate come arma da Tessa. Le medesime hanno la stessa resistenza della cloth e caricate del cosmo proprio del Saints possono risultare estremamente taglienti e perforanti. Poichè non si autorigenerano ad ogni singolo utilizzo non sono inesauribili. Qualora venissero utilizzate tutte quante esse potranno rigenerarsi esclusivamente in due modi: a fine attività oppure ricorrendo all'abilità "Resurrezione Cloth" (in questo caso secondo i modi stabiliti per l'uso della medesima). Ogni coda consta di una dozzina di piume, quindi nel totale possono esserne scagliate sino a 36. Possono essere utilizzate come mero diversivo ma se dirette a colpire l'avversario debbono essere abbinate ad una specifica tecnica come variante della stessa con l'obbligo di indicare sempre esattamente il numero di "piume" scagliato.

    TECNICHE
    - Contro i mostriciattoli -
    Ricorso all'abilità "Controllo del Fuoco", attacchi fisici e una Fire Ball.

    - Fire Balls (Sfere di Fuoco): Si tratta di una tecnica offesiva elementare. Attingendo all'abilità del Fuoco Tessa riesce a generare una o più sfere, le dimensioni sono variabili a seconda della quantità di cosmo alla quale fa ricorso e del fatto che le generi separate o le fonda in una più grande, che si formano sul palmo aperto delle mani e vengono scagliate contro l'avversario. Dovrebbe provocare, nell'avversario danni da impatto e da ustione. Effetto secondario incendiano e rendono rovente tutto ciò che trovano sul loro cammino.

    - Contro la "madre" -
    Come diversivo ricorso all'abilità "Controllo del Fuoco" e poi attacco con la 2^ variante dell'Hoyoku Tensho.

    - Hoyoku Tensho (Ali della Fenice): Si tratta di una tecnica offesiva di tipo cosmico-elementare sfruttando l'abililtà del fuoco. Tessa carica il colpo come se disegnasse il battere delle ali della Fenice concentrando il cosmo sugli arti superiori per poi congiungerli e lasciar partire una vera e propria tempesta di cosmo e fiamme che dovrebbe travolgere tutto quello che incontra, avversario compreso, e dovrebbe procurare danni da impatto e da ustione ovviamente proporzionati all'energia.
    - Variante "piume bronzee": Tessa può unire all'impeto delle fiamme anche alcune scaglie bronzee dalle tre code dell'armatura. Esse sono trattenute nelle mani, caricate del cosmo rovente, e vengono scagliate come stiletti quando le braccia completano il loro arco, un istante prima che si congiungano. Qualora giungessero a bersaglio potrebbero provocare seri danni da taglio e perforazione.

    NOTE VARIE
    In sostanza Tessa attira, retrocedendo, i nanerottoli nel cunicolo e qui, quando praticamente ci sono tutti o quasi, fa partire una violenta fiammata dal terreno verso l'alto che li becca in pieno. I superstiti vengono abbattuti con cazzotti roventi e una Fire Ball.
    Presa la dorniata dalla “madre” nonostante sia conciata maluccio Tessa reagisce con violenza scatenando la versione 2 (quella con le piume bronzee) delle Ali della Fenice sperando che investendo la “cosa” con fuoco e oggetti roventi e taglienti come rasoi possa farle parecchio male, se schiatta è meglio^^.

    N.B.: Per le frasi in spagnolo. Alcune sono intuitive questa: "No tan rapido, perra! Ahora es mi turno" ho inteso il termine "perra" come stronza ma si può tradurre anche in modo molto più volgare. "Non così in fretta, stronza! Ora è il mio turno".

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    Sessione di Gioco :
    Le Ali della Fenice si librano sul mare
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    Upgrade Armatura Phoenix Liv 3 / 4
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    VIII
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    La creatura venne investita dal colpo della fenice e le sue carni vennero devastate dalle piume e dal fuoco della bonzea saint. La donna era stremata ma non ebbe tempo di riposare troppo: la voce di Daya risuonò nuovamente nella sua testa. Per la precisione la voce arrivò dopo che una vibrazione incredibile sembrò scuotere l'intero vulcano!

    °raggiungimi nella sala superiore amica mia°

    Raggiungerlo? Era dunque presente sull'isola? Ma non doveva occuparsene solo Tessa della questione? Domande che presto avrebbero avuto risposte.


    Ѻ Note ed Eventuali
    Dai così la chiudiamo, sei stata bravissima per quanto mi riguarda e non occorre andare oltre ^^ Raggiungi Daya nella sala dove vi era il geyser di lava: lo vedrai seduto su di una roccia mentre a terra vi è una pozza di lava intrisa di cosmo. Appena arrivi ti dice che quando si è accorto che i pericoli erano due non ha avuto cuore a lasciarti sola e si è occupato dell'elementale del fuoco corrotto che aveva causato gran parte dei problemi mentre tu distruggevi l'orda di corrotti. Ti indica la pozza e ti dice di immergerti in essa dopo aver espanso il tuo cosmo per riparare così l'armatura. Puoi entrarci tranquillamente senza bruciarti grazie anche alla tua abilità sul Fuoco. La cloth dopo alcuni istanti brilla di luce e poi ridiventa integra, grazie anche al cosmo di Daya che ha purificato la lava che componeva l'elementale. Tornerete quindi dai superstiti, spiega purtroppo della bambina corrotta e non dimenticarti del vecchio senza gamba =D fatto ciò Daya vi teleporterà tutti via. FINIS ^^ spero ti sia piaciuto :)



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