Last Friday Night

> Up cloth x Laiz

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    There's a stranger in my bed
    There's a pounding in my head
    Glitter all over the room
    Pink flamingos in the pool
    I smell like a minibar
    DJ's passed out in the yard
    Barbies on the barbeque
    Is this a hickey or a bruise








    CITAZIONE
    Note: Come disse il saggio "hai voluto la bicicletta? Ora pedala!" XD

    Benvenuto, Segnale Mobile di Pericolo nero, nonostante la tendenza pop del post, questo è l'intro della tua up cloth.

    Ti risvegli in un posto sconosciuto, con la sola coscienza che sicuramente non è DQI, senza memoria sul perché e come sei lì, con un grosso mal di testa e confusione nella medesima. La cosa che realizzi subito è che la black cloth del triangolo non è sul tuo corpo, ne nella stanza
    Enjoy!




     
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  2. Laiz
     
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    Last Friday Night – Primo Post



    Narrato~Parlato~Pensato



    Dove si trovava? Stava fluttuando, sospeso nell’oscurita’ piu’ totale, solo il suo corpo distinguibile in quella massa nera senza fine.

    QUOTE
    Benvenuto alla simulazione!

    Una voce stridula, gracchiante, che si perdeva nelle tenebre in un eco sempre piu’ distorto, fino a diventare un ringhio sommesso che sembrava provenire da ogni direzione.
    Rispondendo al comando l’oscurita’ inizio’ a muoversi, ad avvolgersi attorno ai suoi arti, poteva sentirla strisciare sul proprio corpo come se fosse viva, lasciando una sensazione gelida sulla sua pelle.

    QUOTE
    Bevenuto alla simulazione!

    CRACK!
    Con uno suono secco l’indice della mano destra fu spinto all’indietro fino a farlo arrivare a contatto con il polso, spezzando l’osso esattamente alla nocca.
    Un’ondata di calore percorse il braccio di Stefan mentre il cervello registrava i segnali di dolore; intrappolato in quella morsa gelid ail ragazzo non pote’ far altro che urlare.

    QUOTE
    Alla simulazione!

    CRACK!

    QUOTE
    Alla simulazione!

    CRICK, CRACK, CRICK, CRACK!

    AAAAAH!

    Stefan si sveglio’ con un sussulto: stava tremando senza controllo, completamente fradicio di sudore.
    Come apri’ gli occhi lo assali’ un dolore lancinante alle tempie, talmente forte da fargli portare le mani alla testa e da fargli lacrimare gli occhi, i denti serrati tanto da stridere; rimase immobile in quella posizione, la schiena curva e i gomiti posati nelle ginocchia per sostenergli il capo, finche’ il martellare delle tempie non si fece piu’ lieve.
    Solo allora, nonostante la testa gli ronzasse e tutto il mondo sembrava essere in costante movimento, inizio’ a rendersi conto di non sapere dove si trovasse: la stanza in cui si era svegliato era una spaziosa camera da letto, con due alti armadi di legno inciso e decorato, comodini, lampade e un enorme letto a due piazze su cui era correntemente seduto. L’intera stanza era immersa nell’oscurita’, solo un sottile raggio di luce orizzontale indicava dove si trovasse una delle due porte, anche se per Stefan non faceva alcuna differenza, grazie ai suoi poteri aveva acquisito la possibilita’ di vedere nelle tenebre piu’ fitte senza problemi. Tutto l’ambiente circostante era completamente estraneo al ragazzo, non abituato a tutto quel lusso che invece aveva solo l’effetto di metterlo a disagio.

    Si rendeva conto di avere indosso gli abiti che gli erano stati dati alla fine del suo addestramento, una semplice tuta da ginnastica di un grigio pallido, Il suo ultimo ricordo era di essersi allontanato dal laboratorio, ma poi… com’era arrivato in questo luogo? Non sembrava riuscire a ricordare cosa fosse successo, e piu’ provava piu’ il mal di testa sembrava aumentare Non era solo dolore fisico, percepiva una sensazione di vuoto che non riusciva a identificare: qualcosa mancava, come se gli avessero tagliato un braccio e ora il dolore dell’arto fantasma lo stesse assalendo. Aveva perso una parte di se’.
    Nell’istante in cui quel pensiero si formo’ nella sua mente, il suo sguardo si sposto’ velocemente per tutta la stanza, e Stefan realizzo’ con orrore che la propria armatura non era li con lui.
    Esattamente come quando l’aveva indossata si era sentito completo, adesso la sua assenza lo rendeva fragile, debole; doveva ritrovarla a tutti I costi.

    Lentamente si mosse verso la porta illuminata, una mano alla fronte che ancora pulsava, evitando I mucchi di bottiglie di vetro vuote che erano sparse per la stanza come se fossero trappole mortali: ogni volta che ne urtava una, il tintinnio sembrava rieccheggiargli nella testa amplificato centininaia di volte.
    Quando apri’ la porta fu investito da un’ondata di luce, costringendolo immobile per qualche minuto mentre I suoi occhi si adattavano; aria fresca si introdusse con prepotenza nella stanza, e Stefan si rese conto di puzzare peggio di una distilleria. Non amava gli alcolici, non capiva per quale motivo avrebbe mai dovuto farne uso, ancor peggio detestava l’idea di perdere il controllo delle proprie azioni; per quale ragione avrebbe mai dovuto bere tanto da farsi venire quell’emicrania terribile e da perdere la cloth? L’unica spiegazione possibile era che qualcuno l’avesse fatto bere e l’avesse trasportato in quel posto, ma come? E sopratutto, perche’?

    Con diversi interrogativi in mente Stefan si addentro’ nella nuova stanza, un attico enorme con un lato fatto interamente di porte-vetro aperte, da cui si poteva osservare un prato verdeggiante e una piscina lunga almeno venti metri. L’attico era diviso in due sezioni, una sala con diversi divani e un enorme rettangolo metallico sul muro da cui provenivano suoni e immagini di cui Stefan non capiva il significato, e una cucina grande quanto la casa del ragazzo sulla DQI. Ovunque si trovasse, era chiaro che non fosse piu’ sull’isola; qualsiasi cosa fosse accaduta, il risultato era stato disastroso, l’appartamento si presentava esattamente come il seguito di una rapina, con i mobili rovesciati, oggetti sparsi per il pavimento, sulle mura e - per qualche ragione- addirittura appesi al ventilatore sul soffito. In una parola, caos.

    Cautamente si mosse per la stanza, esplorandone ogni centimetro: l’unica cosa che scopri’ fu che nella cucina c’era una leva che faceva arrivare acqua fresca da un tubo metallico, e dopo averne annusato l’odore con fare sospetto, Stefan bevve a gran sorsi saziando la propria sete.
    La sua armatura tuttavia non si trovava in quel luogo.
    La disperazione si tramuto’ in rabbia, e il mal di testa non lo aiutava di certo a concentrarsi, ancor peggio quell’oggetto metallico non sembrava volersi spegnere, i suoni che produceva erano un continuo ronzare incomprensibile alle orecchie di Stefan.

    Smettila

    Sibilo’ a denti stretti, non sapeva se stava parlando all’oggetto o al mal di testa, ma in ogni caso non ottenne alcun effetto, alimentando ancor di piu’ la sua ira: con un movimento della mano, tre spuntoni di ombra solida si formarono e si schiantarono contro il televisore. L’immagine scomparve, rimpiazzata da un solido schermo grigio, e anche il suono si interruppe. Qua e la’ scintille si formarono dove l’oscurita’ aveva colpito.
    Soddisfatto e rassicurato di aver ancora il controllo delle proprie abilita’, si avvio’ verso il giardino esterno, quando colse un movimento con la coda dell’occhio nella stanza da letto; allarmato, si avvicino’ guardingo, richiamando a se’ la propria energia. Si fermo’ sulla soglia, teso, ed esaminando la stanza –ora con molta piu’ attenzione di quando l’aveva lasciata- noto’ che le coperte del letto erano cadute tutte da un lato, opposto a quello dove si era svegliato: per terra, ai piedi del letto e sotto il mucchio di lenzuola, due piccolo mucchi sporgevano, esattamente come fossero I piedi di una persona.

    C’era una persona sdraiata sul pavimento!
    Avvicinandosi pote’ sentirne il respire regolare; sembrava stesse ancora dormendo e non si fosse accorto di nulla. O accorta, non sapeva dire fosse un uomo o una donna, anche se la cosa poco importava: se si trovava li doveva avere informazioni su quello che era accaduto, e Stefan aveva tutte le intenzioni di farsele rivelare. In qualsiasi modo possibile.
    Soppeso’ per un attimo cosa fare, poi decise di usare i propri sigilli per intrappolare il bersaglio, non voleva avere sorprese. Traccio’ i simboli nell’aria, lanciandoli poi senza esitazione mentre il proprio cosmo si espandeva con una sensazione di gelo nel suo corpo.



    QUOTE
    Nome: Stefan Diest
    Energia: Verde!
    Cloth: Triangolo Australe [Black] Liv.III

    Status Cloth: Sperduta
    Condizioni Fisiche: Mal di testa
    Condizioni Psichiche: Confuso,
    Riassunto: Il sonno dei black saints non e’ mai tranquillo. A parte una piccolo intro personale, descrizione del luogo. Che sostanzialmente mi immagino essere una piccola villa con piscina; casino ovunque, giro per la stanza alla ricerca della cloth scomparsa, che non trovo.
    Il pg e’ cresciuto sulla DQI, quindi molte cose “moderne”, come televisione o qualsiasi oggetto elettrico –ma anche un rubinetto XD- sono un mistero, e tento di descriverle come lui le vede/percepisce. Magari impara qualcosa di nuovo da quest’avventura XD
    Lo sconosciuto/a e’ caduto/a dal letto, e solo alla fine me ne accorgo. Non sapevo chi far comparire, quindi lascio tutto nelle tue mani, e sono sicuro che me ne pentiro’ :asd: Tanto per essere sicuri pero’ tento di intrappolarlo nei miei sigilli prima di avvicinarmi, non vogliamo scherzi

    Abilita' utilizzate:
    SPOILER (click to view)
    [Sigillo della Bestia] Come Cavaliere del Triangolo Australe Oscuro, Stefan e' padrone dei sigilli neri che contraddistinguono la sua armatura; tracciandoli direttamente sulla superficie interessata e imbevendoli del proprio cosmo, e' in grado di ottenere effetti differenti: essi possono aumentare le capacita' fisiche di un individuo o ampliarne la potenza del cosmo per brevi periodi, creare barriere difensive o espandersi sul corpo degli avversari bloccandone gradualmente ogni movimento. Sebbene non siano il suo principale strumento d'offesa, Stefan puo' utilizzare i propri sigilli come arma, distruggendoli in un'esplosione di cosmo contro i propri avversari.


    Edited by Laiz - 24/10/2013, 16:35
     
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    > ZzzzzZZZzzzzz

    Il tizio disteso a faccia in giù e sedere per l'aria sembrava dormire beatamente. Era un ragazzo, abbastanza giovane, con una folta chioma scombinata castano scuro, la pelle leggermente abbronzata e gli occhi socchiusi e la faccia beata. Dormiva profondamente, ronfando con un pò di bavetta alla bocca.

    La sensazione del puro cosmo che sigillava i suoi movimenti lo sveglio di scatto, ma vedendo chi era, si calmo dopo un momento di sorpresa.

    > ah, hola Esteban! - disse biascicando le parole, ancora mezzo stordito dal sonno - grade fiesta ieri sera... la sangria era cosiiiiiiiiiiii buona... forse ho un pò esagerato, speriamo che Poseidone non se la prende se stamattina me la prendo di... zzZZzzzz... vacanza.






    CITAZIONE
    Note: Niente più di quello che che vedi :asd:

    Il tizio ha una strana armatura dorata, non sembra voler combattere (ancora) i tuoi sigilli, ma si mostra amichevole... e sembra conoscerti.

    Enjoy!




     
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  4. Laiz
     
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    Narrato~Parlato~Pensato



    Ricapitolando: aveva festeggiato con un completo sconosciuto, bevuto alcolici fino a perdere coscienza e si era risvegliato senza avere la minima idea di dove fosse. Passarono diversi attimi prima che la mente di Stefan decidesse di accettare la situazione, eppure i risultati della sua notte di baldoria erano di fronte ai suoi occhi: la casa, il mal di testa incessante e il ragazzo che sembrava conoscerlo nonostante Stefan non avesse la minima idea di chi fosse.
    L’unica domanda che gli rimaneva era la motivazione, il perche’ di tutto questo, e l’unico a potergli rispondere in questo momento non era decisamente nello stato di potergli dare informazioni.
    Si massaggio’ le tempie, stringendo forte i denti mentre un’altra ondata di dolore sembrava trafiggergli il cranio, piu’ tentava di pensare e riflettere sul da farsi piu’ la sua testa dava l’impressione di voler esplodere; le parole dello sconosciuto gli rimbombavano nel cranio come echi che andavano via via crescendo d’intensita’, tanto che dovette lasciarlo andare e spezzare i sigilli che lo tenevano imprigionato. Si trovo’ in piedi al centro di una stanza che stava ruotando, girando vorticosamente in piu’ direzioni. Preso da un senso di vertigini e nausea si sedette a terra, la schiena contro il letto e la testa appoggiata all’indietro sul materasso, una mano sulla bocca per mantenere ogni liquido all’interno del proprio corpo.

    Era in uno stato pietoso e si stava maledicendo mentalmente, qualunque cosa avesse deciso di fare lo aveva portato in questa situazione; l’averne perso completamente ogni ricordo non faceva che renderlo ancora piu’ irritato, che come risultato aumentava ancor di piu’ il malessere fisico.
    Non avrebbe mai piu’ toccata alcol, non volontariamente, se lo promise a se stesso e continuo’ a ripeterselo finche’ non divenne una sorta di preghiera ininterrotta, un mantra senza fine che lo aiuto’ pian piano a soggiogare il dolore e a schiarirsi la mente.

    Non sapeva bene quanto tempo fosse passato, ma per fortuna l’altro ragazzo non sembrava in condizioni tanto migliori, ed era rimasto in uno stato di dormiveglia, fissandolo con sguardo assonnato; solo ora notava l’armatura che risplendeva di un bagliore dorato sotto I pochi raggi di luce che entravano nella stanza: non era un caso che si fosse mosso senza problemi nonostante Stefan l’avesse immobilizzato con I propri sigilli. Ma chi era? Non proveniva dall’Isola di sicuro, ma al di fuori di essa esisteva un mondo sconfinato che Stefan non aveva mai visto; non aveva la minima idea con chi avesse a che fare, ne’ riusciva a valutarne bene l’energia a causa della propria situazione.
    Era senza armatura in un luogo molto probabilmente ostile, avesse iniziato qualsivoglia ostilita’ le sue probabilita’ di sopravvivenza sarebbero scese a zero. L’unica soluzione non era particolarmente gradevole al ragazzo, ma in fondo si trattava di tornare a casa vivo.

    Si alzo’ con gran cautela, assicurandosi che le proprie gambe lo regessero, e si volto’ verso lo sconosciuto sforzandosi in ogni modo di non sembrare ostile; con un enorme sforzo di volonta’ si costrinse ad un gesto che non aveva mai compiuto prima, e che personalmente detestava in quanto richiedeva una certa fiducia nel prossimo che Stefan non aveva minimamente: allungo’ la mano in direzione del giovane di fronte a se’ con l’intenzione di aiutarlo ad alzarsi.

    Dammi la mano, ti aiuto ad alzarti.
    Non volevo spaventarti.
    Credo di aver bevuto troppo, non ricordavo ci fossi anche tu.
    Scusami se te lo chiedo di nuovo, ma al momento mi sfugge completamente, qual’e’ il tuo nome?


    Ogni frase seguita da una breve pausa per essere sicuro di trasmettere il giusto messaggio, si stava sforzando di sembrare il piu’ naturale possibile ma gli riusciva molto difficile: non era mai stato una persona “socievole” di suo, e la maggior parte del tempo l’aveva passata esplorando l’Isola in completa solitudine, imparando che la differenza tra la vita e l’essere divorato da mostri terribili stava nel saper mantenere il silenzio piu’ completo. Il risultato?
    Se avessero fatto dire le stesse frasi al robot, sarebbero sembrate molto piu’ umane.
    Poteva solo ringraziare di star dando le spalle all’unica fonte di luce, l’oscurita’ avrebbe nascosto l’espressione del suo viso, non era sicuro che la propria espressione fosse delle piu’ naturali.

    Devo avere veramente esagerato.
    Sai dove siamo?


    Non propriamente una menzogna, e certamente avrebbe preferito chiedere domande piu’ importanti, come dove diavolo fosse scomparsa la propria armature, ma avrebbe dovuto farsi un’idea piu’ chiara di cosa fosse successo. E trovare un modo per farsi passare quel mal di testa.


    CITAZIONE
    Nome: Stefan Diest
    Energia: Verde
    Cloth: Triangolo Australe [Black] Liv.III

    Status Cloth: Sperduta
    Condizioni Fisiche: Doposbornia pesante
    Condizioni Psichiche: Non delle migliori
    Riassunto: Il mal di testa continua ad assillarmi, e con molta reticenze decido alla fine –dopo aver notato l’armatura- di comportarmi in modo amichevole. Il fatto che il pg sia socialmente inetto rende l’idea di quanto poco Stefan sappia reggere agli effetti dell’alcol, e’ ancora mezzo intontito xD
     
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    > Sinceramente non ricordo neanche io se hai esagerato o meno... ricoldo a malapena il tuo nome... - disse il ragazzo alzandosi leggermente barcollando - Chiedo scusa, permette un'attimo?

    Si avvicinò velocemente a un secchio spuntato chissa dove e ci vomitò rumorosament dentro.

    > Il nome è Silva, hermano, marine di Poseidone... il luogo non me lo ricordo. Credo sia una qualche villa di un riccone abbandonata in seguito alla fine del mondo e noi ci siamo finiti dentro nella nostra baldoria. Vabbè, "Nessuno può possedere le ricchezze della terra. Gli dei hanno creato questo mondo perché fosse condiviso da tutti" e non lo dico solo perché abbiamo partecipato a violazione di pubblico domicilio... piuttosto, la tua bella armaturina nera che fine a fatto?







    CITAZIONE
    Note: Scusa veramente il ritardo :(

    Per il post, come detto, niente di che, siete in una sorta di megavilla (probabilmente la Playboy Mansion) mezza abbandonata seppure ancora in buono stato dopo l'Arma. Appena Silva fa notare la mancanza della tua corazza, un'essere corrotto irrompe e ti attacca con i suoi tentacoli a mò di frusta.

    Il buon marine non potrà fare niente perché sta ancora vomitando nel secchio, e dovrai occuparti tu della creatura, che è a energia bianca e senza difese.

    Enjoy!




     
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  6. Laiz
     
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    1lakqUB

    Og0YIiU

    Last Friday Night
    « Dopo-sbronza da brivido - Terzo Post »
    « parlato »
    pensato
    narrato

    Spalanco’ gli occhi per la sorpresa nel sentire le parole del ragazzo, scuotendo subito dopo il capo e portandosi una mano alla fronte per fingere un’improvvisa fitta di mal di testa, sperando di nascondere cosi’ la propria reazione. Non dovette impegnarsi tanto, il dolore era fin troppo reale, si sentiva come se gli avessero piantato degli aghi nelle tempie e qualcuno li stesse rigirando di tanto in tanto, giusto per impedirgli di abituarsi alla sensazione; dopo un istante guardo’ di nuovo il proprio interlocutore, il quale non sembrava aver fatto troppo ai suoi movimenti, anche lui vittima di un eccesso di alcol nel corpo.
    Finalmente aveva ottenuto le prime informazioni utili: ora sapeva di essere stato ancora in possesso della propria armatura durante l’incontro con Silva, e probabilmente per gran parte della serata di cui ancora non aveva alcun ricordo; l’aveva portata con se’, finche' a un certo punto non era sparita. Considerando il peso complessivo del pandoras box e della corazza, le alternative erano due: aveva bevuto cosi tanto da abbandonarla semplicemente da qualche parte, oppure qualcuno aveva approffittato del suo stato per sottrargliela. Qualcuno che sapeva cosa quel cubo nero fosse e che aveva le capacita’ per rubarlo, anche se Stefan non aveva la piu' pallida idea del motivo per cui gli fosse stato sottratto.

    Questi pensieri lo portarono ad osservare Silva con piu’ attenzione, tentando di focalizzare l’immagine del ragazzo in armatura che a volte sembrava sdoppiarsi o sfocarsi: fin da quando aveva notato la cloth aveva capito che non fosse un umano “comune”, il termine marine di Poseidone gli dava un’idea piu’ chiara di chi fosse il proprio interlocutore. Ricordava vagamente Gabriel parlare degli svariati nemici della DQI, citando qualcosa a proposito di gente che viveva sotto gli oceani. Non che avesse prestato molta attenzione, per il Cancro Nero tutti i seguaci delle divinita’ erano nemici, includendo cosi’ praticamente qualsiasi portatore di un’armatura che NON fosse un cavaliere nero; per Stefan qualsiasi essere vivente a due gambe era semplicemente una potenziale minaccia, da evitare quando possibile e decisamente meglio morto che vivo. Le due filosofie andavano a braccetto senza troppi problemi.
    Ora non ricordava i dettagli, ma la linea d’azione di ogni cavaliere dipendeva dalla divinita’ a cui era sottoposto; il fatto che Silva non l’avesse ancora attaccato gli diceva che facesse parte di quelle fazioni “neutrali” che consentivano liberta’ d’azione ai propri appartenenti, o almeno non chiedevano di attaccare a prima vista qualsiasi cavaliere nero che incontrassero. Un vantaggio, dato che sembrava essere l’unico ad avere una pallida idea di cosa fosse successo e dove fossero finiti, ma Stefan si ripromise di prestare piu’ attenzione al comportamento del ragazzo, non era da escludere che fosse lui uno degli artefici della sparizione della propria cloth.

    Perso nei propri pensieri non presto' nessuna attenzione a cio' che gli accadeva intorno: non noto' il secchio che comparse dal nulla ne’ tantomeno a Silva, piegato in due e impegnato a espellere in maniera alquanto rumorosa qualsiasi cibo o bevanda avesse assunto nelle ultime ventiquattro ore. Non fece caso ai rumori nell’attico della villa, ne’ si accorse della figura che si stava muovendo nella loro direzione fino a quando questa non fu alla soglia della stanza, coprendo con la sua mole l’unica fonte di luce e oscurando quasi completamente l’intera camera da letto.
    Solo allora si volto’ per notare la figura distorta del corrotto agitare le sue braccia simili a fruste e tentare di colpirlo dritto al petto. Era lento, goffo nei suoi movimenti e in parte limitato dalle mura della stanza, normalmente avrebbe riso di fronte a un avversario simile ma questa non era decisamente una situazione "nella norma". Fece un passo indietro, spaventato dall'apparizione, inciampando su una delle varie bottiglie vuote e finendo, come si suol dire, col culo per terra. L’attacco gli passo' a qualche centimetro dalla testa, schiantandosi sul letto e distruggendolo, lasciando due grossi solchi nel materasso; Stefan non penso’, la testa gli faceva troppo male per escogitare un qualsiasi piano, lasciandosi guidare unicamente dall’istinto, richiamando il cosmo a piena potenza: la familiare sensazione di gelo gli percorse il corpo, senza controllo, pura e selvaggia; con essa materializzo’ un enorme sigillo grande quanto l’essere orrendo che gli stava di fronte, scagliandolo contro l’orrore in maniera che esplodesse non appena ne entrasse in contatto, sperando di polverizzare il nemico sul posto e senza tener conto degli effetti che potesse avere sull’edificio stesso.

    2SYuYjW


    mente ~ Spaventato
    corpo ~ Mal di testa trionfale; sano
    abilità attive ~ [Sigillo della Bestia] Come Cavaliere del Triangolo Australe Oscuro, Stefan e' padrone dei sigilli neri che contraddistinguono la sua armatura; tracciandoli direttamente sulla superficie interessata e imbevendoli del proprio cosmo, e' in grado di ottenere effetti differenti: essi possono aumentare le capacita' fisiche di un individuo o ampliarne la potenza del cosmo per brevi periodi, creare barriere difensive o espandersi sul corpo degli avversari bloccandone gradualmente ogni movimento. Sebbene non siano il suo principale strumento d'offesa, Stefan puo' utilizzare i propri sigilli come arma, distruggendoli in un'esplosione di cosmo contro i propri avversari.

    attacco ~ Un sigillo scagliato a piena potenza contro l'avversario, appena ne entra in contatto esplode - ma visto che non e' affatto controllato, se entra in contatto con qualsiasi altro oggetto (leggasi le mura in questo caso) esplode comunque :asd:
    difesa ~ Schivo a pelo

    riassunto ~ Un paio di considerazioni su Silva, poi arriva il mostro che mi fa avere mezzo infarto, motivo per cui tento di farlo saltare in aria. Sbronza+utilizzo del cosmo= pessima combinazione :asd:

    DMplG50
     
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    *booooom*

    Il sigillo fuori controllo impattò sul muro, defragando e investendo con forza il mostro, che si disintegro all'istante... insieme al muro portante. La parete inizio a creparsi, mentre il soffitto iniziò pericolosamente e vibrare, segno che l'intera struttura era ormai compromessa e prossima al crollo.


    > Esteban - disse Silva, mentre reggeva il secchio come se fosse un bambino - consiglio una ritirata strategica prima che ci crolli addosso la Mansion. Ti poterò poi da una persona che sicuramente sa dove si trova la tua armatura.






    CITAZIONE
    Note: ok, continuiamo.

    Fuggi dalla villa che sta crollando attorno a te (dici tu come) e segui Silva fuori. Il marine ti condurrà in una spiaggia poco lontano, dove apparirà un piccolo gorgo che ti condurrà nel regno degli abissi. Silva dira di menzionare che sei una persona di fiducia alla persona che incontrerai.

    Il Gorgo ti poterà fuori a una grotta in fondo al mare, dove avvertirai una strana presenza... una donna.

    Comportati di conseguenza.




     
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  8. Laiz
     
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    ogatatsumibynallawd5bxp Last Friday Night Negli Abissi - Quarto Post


    La violenza dell'esplosione ebbe lo stesso effetto di una secchiata d'acqua gelida per i sensi di Stefan; l'intera villa stava crollando, pezzi di intonaco cadevano sulle teste dei cavalieri e crepe sempre piu' profonde apparivano sulle mura. Redendosi conto del rischio che stava correndo, Stefan fece forza sul bordo del letto per rimettersi in piedi, oscillando pericolosamente una volta in piedi ma riuscendo a mantenere in qualche modo il proprio equilibrio. Si avvio' barcollando verso l'uscita calciando via le bottiglie vuote sul suo percorso, una mano alla tempia mentre nella sua testa tutti i suoni venivano mescolati, dalla voce di Silva al tintinnare del vetro, distorti e amplificati dalla sbornia gli martellavano il cervello senza sosta. Passo' oltre il muro distrutto, entrando nuovamente nell'attico senza notare l'effetto del proprio colpo sul mostro, il cui corpo era stato letteralmente disintegrato; la sua unica preoccupazione era rimanere in piedi, non gli interessava del rombo sommesso che l'edificio stava emettendo ne' della sorte del marine: normalmente non avrebbe esitato a abbandonarlo al suo destino pur di salvarsi, in queste condizioni non poteva nemmeno permettersi il lusso di pensare di farlo. Doveva agire, concentrare ogni forza rimasta nelle gambe e proseguire senza mai fermarsi o voltarsi indietro, un passo instabile dopo l'altro. La sua via di fuga era la porta-vetro che dava sulla piscina, appena mise un piede all'esterno l'intero edificio cedette, costringendolo a gettarsi il piu' lontano possibile, rotolando sul prato mentre la villa collassava su se' stessa in un boato, investendolo con una nuvola di polvere e detriti.

    Si rialzo' tossendo, instabile sulle proprie gambe e assordato dal frastuono, ma finalmente lucido: lo scontro e il rischio di essere sepolto vivo lo avevano risvegliato completamente, il suo istinto di preservazione piu' forte di qualsiasi sostanza avesse ingerito. Si guardo' intorno, notando Silva che stava tranquillamente accanto a lui come se non fosse successo nulla, il secchio tenuto in braccio come se stesse cullando un bambino, un nauseante olezzo proveniente dal contenuto al suo interno; il marine inzio' ad allontanarsi e Stefan, non potendo lasciarsi sfuggire l'unica possibilita' di riavere indietro la propria cloth, lo segui' prontamente. Rimanere era un'azione suicida, la presenza di un corroto assicurava che ce ne fossero altri in zona, e dopo quello che era successo poteva scommettere che si sarebbero tutti concentrati sulla loro posizione; non avendo idea di dove si trovasse, non poteva far altro che andarsene il piu' in fretta possibile e sperare che Silva lo stesse conducendo nel posto giusto. "Una situazione davvero disperata"
    Il tragitto fu breve, Stefan si ritrovo' a fissare la risacca delle onde su di una spiaggia candida che sembrava estendersi senza fine in ogni direzione; se la zona non fosse stata infestata da mostri di ogni genere e avesse avuto con se' la propria armatura, forse avrebbe potuto ammirare la bellezza del paesaggio che aveva di fronte. Le urla dei corrotti, distanti ma sempre udibili e inumane, servivano solo ad aggravare i suoi nervi gia tesi; stava cominciando a dubitare che l'altro ragazzo avesse la piu' pallida idea di dove fossero. Proprio quando stava per esprimere i propri dubbi, Silva lo ammoni' di presentarsi come "una persona di fiducia", qualsiasi cosa volesse dire, ed ecco che un gorgo si formo' nelle acque di fronte a lui, tanto profondo da non poterne vedere la fine nonostante fossero solamente sulla riva. Valutando le proprie possibilita', decise che seguire le indicazioni del marine era probabilmente la scelta piu' stupida e rischiosa, dopotutto si stava fidando delle parole di un completo estraneo, da quello che sapeva un nemico dei cavalieri neri, per riottenere probabilmente l'oggetto piu' importante di cui fosse mai entrato in possesso. Ignorare tutto e continuare per la propria strada sarebbe stata la scelta piu' saggia, poteva sopravvivere anche senza armatura. "E poi?" si chiese corrugando la fronte "Dovrei nascondermi, nascondermi e scappare solo per sopravvivere, vivendo nella paura di risvegliarmi un giorno tra le fauci di qualche mostro" Mise un piede in acqua, aveva preso una decisione.Si fermo' a un passo dal gorgo, fissando l'oscurita' per un istante prima di rivolgersi a Silva << Se stai mentendo, sara' il tuo ultimo errore >> E si getto' senza esitazione nel vortice turbolento, lasciando che l'oscurita' lo avvolgesse.

    Riapri' gli occhi, osservando un banco di pesci nuotare sopra la sua testa. Sbatte' le palpebre piu' volte, confuso, mentre il significato delle immagini che stava ricevendo finalmente si faceva strada nel suo cervello. Il cielo era fatto d'acqua!
    Si trovava in un fondale marino, poteva vedere rocce, coralli, resti di ogni genere ricoperti da alghe e altri vegetali marini, e pesci di ogni genere muoversi tranquilli nelle acque placide; una luce soffusa illuminava tutto, riflettendosi sulle liscie pareti della grotta che aveva di fronte. Stefan poteva percepire un'energia sprigionarsi dal suo interno, decidendo che quella doveva essere la "persona" di cui Silva aveva parlato. Non gli interessava con chi avesse dovuto aver a che fare, voleva solo la propria armatura indietro. Si rialzo' per l'ennesima volta in quella giornata -era ancora lo stesso giorno?-, notando che le proprie forze gli erano tornate almeno in parte, addentrandosi nella caverna. L'umidita' all'interno del tunnel era quasi soffocante, tanto da creare una fitta foschia che rendeva il cammino insidioso; gli sembrava di essere avvolto nella tela di un ragno, non era solo un disagio fisico quanto una sensazione, un presentimento, aveva l'idea di essere caduto in una trappola e di star peggiorando la situazione con ogni passo. Quando infine il passaggio si allargo', la nebbia si dirado' abbastanza da consentirgli di vedere la proprietaria dell'energia percepita: seduta su di un trono di pietra, la donna lo fissava con quella che sembrava un'espressione divertita; Stefan non poteva fare a meno di sentirsi a disagio, c'era qualcosa nel suo aspetto di alieno, di inumano, o forse era solo l'espressione di quei due volti demoniaci che lo fissavano dai braccioli a fargli provare un brivido freddo sulla schiena? Pronto a ogni evenienza, avanzo' di un passo, teso e pronto a reagire al primo segnale di pericolo. << Dicono che sai dove posso trovare la mia armatura. E' la verita? >>

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    Energia x Verde
    Stato della Cloth x Dispersa
    Condizioni Fisiche x Piu' o meno tutto bene
    Condizioni Psichiche x 50%~ delle funzioni cerebrali recuperate
    Abilità x
    Tecniche x
    Riassunto x Mi allontano dalla villa, seguo Silva e mi butto nel gorgo. Seguo' l'emanazione di energia nelal grotta e finisco in presenza della donna. Semplice e pulito, almeno fin'ora :ehsi: Non sapevo se Silva mi avesse seguito nel gorgo, quindi non l'ho messo. In caso dimmi che cambio!
    ps. questo e' il layout definitivo per quest e up cloth. Insomma, quello formale :ehsi:
     
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    > Sei tornato, Stefan - disse la donna, incupendosi di colpo, osservando il volto del black saint - mostri un grande coraggio, a differenza di quel mollusco di Silva... ma non credere che questo mi renda meno in collera.

    Un forte cosmo color verde esplose come fiamme attorno a lei, non ascoltando enanche le tue parole.
    Sembrava veramente incollerita, ma poi le fiamme del suo cosmo sismorzarono, e iniziò a piangere come una bambina.

    > Avete distrutto la mia casa - disse mostrando ovunque, nella caverna, oggetti gettati alla rinfusa, scritte sui muri come EL SILVA, mobili spostati e addirittura delle sedie incollate, chissa come, sul soffitto. - Soprattutto tu! Silva lo conosco, è un casinista, ma tu... umiliare una fanciulla cosi. - concluse prima di iniziare a piangere e singhiozzare disperata.


    > Pero devo dirlo - disse fra un singhiozzo e l'altro, con un sorriso malizioso - sei molto bravo... col bacino.






    CITAZIONE
    Note:

    Speravi in un duello? Beh, no, ti trovi davanti qualcosa ben più pericoloso e orribile di uno zombie mutante, ossia una donna arrabbiata e emotivamente scossa.

    Comporati di conseguenza per convincerla a farti dire dov'è la tua black cloth, perché di certo non lo dira ora.




     
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  10. Laiz
     
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    ogatatsumibynallawd5bxp Last Friday Night What have I done? - Quinto Post


    Pezzo dopo pezzo la mente di Stefan stava rimettendo in ordine i tasselli, con ancora nessuna memoria di cio’ che era successo poteva solo basarsi su quello che aveva visto e sperimentato fino ad ora, ricostruendo gli avvenimenti passati un indizio dopo l’altro. Era arrivato in quel mondo che sembrava esistere sott’acqua –per quanto l’idea potesse sembrare irreale e bizzarra era giunto ad accettare il fatto- tramite un passaggio creato dal giovane marine, un gorgo che lo aveva trasportato di fronte alla grotta; questo spiegava come si fosse potuto spostare cosi’ facilmente, probabilmente aveva usato lo stesso metodo per andarsene dall’Isola, anche se le ramificazioni di tale scoperta erano piuttosto inquietanti: c’era una via diretta tra il regno degli abissi e la Death Queen Island di cui era appena venuto a conoscenza, rendendo l’enorme muro che la proteggeva effettivamente inutile. Solo quando se ne rese conto maledi’ la propria stupidita’, abbandonare Silva gli aveva negato la possibilita’ di ottenere piu’ informazioni sulla locazione di tale passaggio; troppo preso dalla cerca per l’armatura non si era nemmeno accorto di quello che stava succedendo, lasciandosi sfuggire un’occasione d’oro e potenzialmente mettendo a rischio tutti i cavalieri neri.Era meno preoccupato per la loro salute quanto per la propria incolumita’, era ben conscio del fato a cui sarebbe andato incontro se qualcosa fosse successo e Gabriel avesse scoperto della sua “mancanza”. Tutti quegli errori e quelle dimenticanze non erano normali, cosi’ come non era stato “normale” il suo comportamento all’incontro con il marine, ne’ la sua reazione esagerata alla vista di un solo corrotto; reagiva con troppo ritardo alle situazioni, non pensava chiaramente, si sentiva stanco e spossato senza aver fatto nulla per giustificare quella situazione, e poi c’era quel mal di testa sempre presente. Non era in se’, questo era piu’ che evidente, e quello era il vero grande mistero che voleva risolvere a tutti i costi: apparentemente aveva bevuto in compagnia di Silva fino a svenire da qualche parte nel mondo, un evento cosi’ straordinario, completamente estraneo a qualsiasi cosa Stefan avesse mai fatto, che il solo pensare di averlo compiuto gli risultava difficile. Era con quel miscuglio di incertezza, dubbi e timore che si era addentrato nella caverna fino a ritrovarsi di fronte alla misteriosa donna.

    Era indietreggiato prontamente quando ella aveva espanso il proprio cosmo in fiamme color smeraldo, ricordandosi di uccidere il marine se mai lo avesse incontrato di nuovo e preparandosi allo scontro. Poi la donna aveva abbassato lo sguardo, con esso anche l’emanazione del cosmo si era affievolita, le sue spalle avevano iniziato a tremare leggermente, e da un leggero singhiozzare era passata ad un pianto ininterrotto. Gli aveva mostrato tra le lacrime che la grotta era la sua dimora, e che senza ritegno i due compagni di bevute l’avevano allegramente messa a soqquadro. Non sapeva piu’ cosa pensare, non aveva idea di come reagire a quella situazione se non guardarsi intorno disperatamente, sperando con tutto se’ stesso che quello fosse solo un trucco e la donna stesse per attaccarlo da un momento all’altro.
    Purtroppo non fu cosi, continuo’ a piangere e Stefan rimase immobile, impietrito, conscio di dover far qualcosa per calmarla –dopotutto si ricordava di lui e poteva avere informazioni su cosa fosse successo, e sopratutto dove fosse finita la sua cloth- ma completamente privo di idee su come farlo. Usare la forza era fuori discussione, era senza protezione e senza la piu’ pallida idea di chi stesse affrontando, senza contare il piccolo e insignificante problema del non sapere come ritornare indietro da quel luogo. Era di nuovo costretto a risolvere la situazione a parole, e poteva vedere tutto un altro genere di problemi nascere da quell’alternativa. Incapace di sostenere ancora a lungo il lamento di quella donna, il cui pianto bambinesco riusciva a irritarlo e preoccuparlo al contempo, decise finalmente di fare qualche passo nella sua direzione, le mani tenute in alto con i palmi aperti nella speranza che trasmettessero le sue “buone” intenzioni, schiarendosi la gola e aspettando il momento in cui la donna riprendesse fiato per parlare << Tu sai quello che e’ successo. Io non mi ricordo di questo posto, non mi ricordo di te, mi sono svegliato in un posto differente e non so niente di quello che e’ successo per farmi arrivare qui. Mi serve il tuo aiuto, ma dovresti smettere di piangere…per favore? >> Diretto e inappropriato, senza saperlo probabilmente aveva solo peggiorato la situazione, tuttavia il suo tentativo di far smettere le lacrime della donna era onesto, c’era qualcosa in quel pianto che lo metteva a disagio. Poteva solo sperare che le sue parole avessero l’effetto desidrato, ma si preparo’ in ogni caso a scattare all’indietro e fuggire il piu’ velocemente possibile; dopotutto, fin’ora la fortuna non sembrava essere dalla sua.


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    Condizioni Fisiche x Perfette/leggermente ondeggiante
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    Riassunto x Error error! Abbandonare la nave! Abbandonare la nave! Tento di risolvere la situazione a parole, direi che questo descrive abbastanza la situazione di totale confusione in cui mi trovo :asd: Per il resto, mi preparo a scappare a gambe levate XD Era veramente meglio un combattimento a questa situazione, non trovero' mai la cloth T_T :asd:

    ps. l'edit è per cambiare il titolo, ho corretto mettendo quinto post invece che quarto - non so contare >.>


    Edited by Laiz - 18/4/2014, 02:18
     
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    L'immagine della donna davanti a te inizia a tremare.

    Tu... tu NON riCOrdi NULLA di quello che è su...sso qui ne... ia cav....

    L'immagine della donna trema di nuovo violentemente, come tutto quello che hai intorno a te. La caverna, anche il guerriero di Nettuno vibrano e diventano quasi incorporei... e tutto diventa buio. Ma nel buio, una voce a te sconosciuta risuona nella tua testa:

    La tua mente è fragile, troppo fragile... se vuoi perseguire il tuo obiettivo dovrai fare di meglio!

    E apri gli occhi di scatto. Ti ritrovi nel bel mezzo del nulla, ma fai mente locale e finalmente i ricordi veri affiorano nella tua mente. Sei ai piedi dello Jamir, e quello strano sogno di gente mai vista ti aveva scombussolato abbastanza... ma almeno adesso sei di nuovo in grado di dire dove ti trovi e soprattutto per quale motivo. Anche se la voce alla fine del sogno era sembrata davvero molto realistica...

    Allora, ho letto quanto scritto finora e ti dico la verità... è improponibile per me continuare sulla stessa trama fatta da Eden, quindi ti ho mollato un reset e lo sfrutto a modo mio. Ti rendi conto di aver sognato tutto, e ricordi come hai fatto a giungere nello Jamir e per quale motivo. E dato che ora il tuo personaggio se lo ricorda... descrivilo per bene :asd:
     
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  12. Laiz
     
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    ogatatsumibynallawd5bxp Last Friday Night Riprendere il cammino - Sesto Post


    Si svegliò con un sussulto, ritrovandosi immerso nell’oscurità; la fronte imperlata di sudore e il respiro irregolare aveva l’impressione di essersi appena svegliato da un terribile incubo, senza però la certezza di esserne realmente sfuggito: entrambi i ricordi di realtà e fantasia si stavano affollando e mischiando nella sua mente, rendendo estremamente difficile distinguerli. Gli ultimi eventi in particolare, la villa e il marine, il corrotto e la donna dai capelli verdi erano tutti così vividi nella sua memoria, eppure così irreali per poter credere che fossero realmente avvenuti. In quella massa caotica però un singolo pensiero lo ossessionava, ben chiaro e distinto da tutti gli altri: la sua armatura!
    Doveva cercarla, doveva trovarla, dov’era?! Colto dal panico si mosse frenetico, cercando alla cieca con le mani nel tentativo di trovarla, mentre con un sforzo rintracciava nella sua memoria gli ultimi ricordi che aveva dell’oggetto. Non era solo la sua protezione, era la sua cloth, lo identificava come un cavaliere nero, aveva combattuto, sanguinato, era morto per ottenerla, rappresentava tutto ciò in cui credeva e per cui lottava, e lui l’aveva persa, l’aveva…

    Le sue dita scontrarono con un sordo tintinnio il freddo metallo del pandora’s box, appoggiato contro la parete di roccia poco distante, e finalmente tra le tenebre Stefan riuscì a distinguerne la perfetta figura geometrica, scorgendo i bassorilievi scolpiti che rappresentavano la costellazione del Triangolo Australe; l’effetto calmante che ebbe sul ragazzo fu istantaneo, non solo tutta l’ansia e l’angoscia provate fin’ora svanirono in un istante, ma il contatto con l’oricalco alchemico spazzò via ogni confusione, lasciando che i veri ricordi tornassero al loro posto. Seduto di fronte alla propria protezione portò entrambe le mani alla fronte, i gomiti poggiati sulle ginocchia per sostenere il peso della testa, e in quella posizione esalò un sospiro che sembrò durare un’eternità. Cos’era successo? Non era la prima volta che i suoi incubi tornassero a tormentarlo anche da sveglio, ma questa situazione era completamente differente, non aveva mai avuto un sogno tanto lucido da poterlo confondere con la realtà. Non era solo lo stress del viaggio, c’era qualcosa che proveniva da quelle montagne, una sensazione indecifrabile ma che non prometteva nulla di buono; e poi c’era lei, l’armatura, il motivo per cui si era spostato. Con una mano sfiorò leggermente le incisioni sul box, nessuno avrebbe potuto immaginare che al suo interno ci fosse una cloth che stava andando in pezzi. Era curioso, quel sogno surreale gli aveva fatto comprendere quanto realmente tenesse all’armatura, quanto significasse per lui: il vero e proprio terrore che aveva provato pensando di averla persa era inspiegabile, alla fine sopravvivere era l’unica cosa che gli importasse, tuttavia quel costrutto alchemico era diventato una parte insostituibile della sua nuova vita sull’Isola, probabilmente una delle poche prove che esisteva.

    Ripensandoci, era tutto cominciato incontrando Estelle: le crepe al centro del suo pettorale erano testimoni dell’esatto punto in cui era stato colpito da un mulinello d’acqua e scaraventato lontano. Dopo di lei c’erano stati altri, cavalieri di Atena, black saints, mostri preda della corruzione e tanti altri. Se si trovava ancora in quel terribile mondo devastato lo doveva solo e unicamente grazie all’armatura nera, ma il suo continuo utilizzo stava cominciando a mostrare segni: crepe e ammaccature innumerevoli, benché potesse ancora proteggerlo Stefan non aveva dubbi che prima o poi avrebbe ceduto, e lo avrebbe fatto nel momento in cui più ne avesse avuto bisogno. Questo lo aveva spinto a una lunga ed estenuante ricerca nell’Archivio Nero sui metodi per riparare un artefatto di tale fattura, ma più informazioni scopriva più la sua metà si faceva distante: gli antichi alchimisti che avevano per primi creato quelle nere imitazioni avevano celato fin troppo bene il segreto della loro costruzione per impedire che andasse distrutto. Da qualche parte in quella libreria infinita era nascosta la sua risposta, purtroppo non aveva idea su cosa cercare, e la maggior parte dei documenti era in attesa che Candice li traducesse. L’unica ragione per cui non smise fin dall’inizio quel compito disperato fu per la menzione, in più di un testo, di un luogo particolare situato tra Cina e India nel quale un gruppo di uomini si occupava di riparare cloth. Più di una volta solo il nome del luogo era menzionato, ma solo di sfuggita, spesso con un tono canzonatorio o astioso: Jamir. Forse erano invidiosi di persone che facevano il loro stesso mestiere, forse li temevano come avversari, fatto sta che gli antichi cavalieri neri avevano preferito dimenticarsi di quel luogo, facendo venire il sospetto che esprimere i propri dubbi ad una delle bestie nere – o forse Gabriel stesso- sarebbe potuto diventare pericoloso e controproducente. No, quello era un viaggio che avrebbe dovuto intraprendere da solo.

    Il vento sibilava freddo fuori dal rifugio temporaneo che aveva costruito; ai piedi di quell’immensa catena montuosa Stefan si sentiva minuscolo, una formica tra giganti immortali, ma forse per la prima volta da quando era stato investito a cavaliere nero stava provando veramente cosa volesse dire libertà.
    Era solo, armato del proprio cosmo e di equipaggiamento da campeggio racimolato dopo diverse missioni, nessuno a comandarlo o controllarlo, e persino il numero dei corrotti sembrava diminuire mano a mano che si avvicinava ai monti. Inspirò a pieni polmoni l’aria pungente, osservando con aria di sfida quei colossi che gli bloccavano il cammino: questa era un’altra prova, sarebbe tornato con la risposta che cercava, o non sarebbe tornato affatto.

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    Nome x Stefan
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    Stato della Cloth x Non Indossata/Incrinata
    Condizioni Fisiche x Ottime
    Condizioni Psichiche x Un po' scosso dagli incubi
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    Riassunto x Dalla regia mi dicono che sono poco originale, ma se un cavaliere va in Jamir lo fa per una ragione sola: riparare la propria armatura. Spero di non averti confuso troppo, sostanzialmente noto dopo vari duelli/missioni noto i danni subiti dalla cloth -che dovrebbe essera ancora utilizzabile, quanto sta a te decidere xD - e inizio a fare ricerche nell'Archivio, trovando solo una traccia che mi porta in Jamir. Non ho descritto il viaggio preferendo fare una bella introspezione del pg :ehsi: Però è tutto preparato, ha persino una via per tornare a casa invece di doversela fare a piedi - o ancor peggio a nuoto-, solo che ancora non gli serve :asd:
     
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    Mah, alla fine i viaggi in Jamir sono sempre scampagnate in montagna... a movimentarle poi ci pensa la trama, e dato che l'up te lo sto facendo io non può essere certo Phosphoros con il suo pg a ripararti l'armatura. :asd:
    Quale regia ti ha detto che se poco originale? Con me hai fatto solo un post :asd: Comunque controlla il layout del titolo, ci vedo una serie di lettere che mi sembrano un pò strane XD


    Ordunque inizia la scalata. Ormai ti sei svegliato del tutto, il sogno è solo qualcosa di confuso e lontano tranne il dettaglio dell'ultima voce, rimasto vivido nella tua mente. Quella voce, a chi poteva appartenere? Qualcuno che ti teneva d'occhio?

    [...]

    Giunto in cima all'altopiano, rimane da capire che direzione prendere. Guardandoti intorno vedi tre possibili strade, in accordo con l'effige della tua cloth:
    - Un alto crinale che punta alle quote superiori agli 8000 metri;
    - Una vallata in cui la luce del sole arriva a fatica, bloccata dalle montagne;
    - Una zona avvolta nella nebbia, alla base di una vetta più alta rispetto a quelle circostanti.

    Da dove iniziare a cercare?

    Dunque, ti risparmio la descrizione dell'intera scalata solo perchè è il tuo primo up, però mi devi descrivere almeno un momento in cui stai salendo (purchè non sia una cosa stile Aldo Giovanni & Giacomo, con la sporgenza a forma di zoccolo di gnu). Invece voglio che mediti ulteriormente sulla voce che hai sentito alla fine del sogno, dato che nel post precedente non lo hai fatto. Infine per le strade ti avverto: scegli bene, perchè ognuna delle tre porta a situazioni diverse e una volta perseguita una strada non potrai ripiegare sulle altre due :asd:
     
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    Last Friday Night Comincia la Scalata - Settimo Post


    Si fermo’ sul ciglio di uno strapiombo che dava sulla vallata sottostante: laggiu’ l’intera montagna sembrava essere avvolta da un manto verde intenso, la vegetazione talmente fitta e lussureggiante da impedirgli persino di riconoscere il sentiero da cui era arrivato. In un certo senso gli ricordava l’Isola, anche se, stranamente, qui mancavano quei predatori mostruosi pronti a dargli la caccia. L’intera sua scalata fino ad ora era stata tranquilla, non uno della miriade di corrotti che infestavano il mondo si era mostrato, e Stefan aveva continuato il proprio cammino indisturbato, alzandosi via via di quota finche’ anche l’ultimo albero non era stato sostituito da terra e roccia, mentre ancor piu’ in alto poteva vedere le cime maestose ricoperte di candida neve. C’era solo un’ultima cosa da fare prima di poter iniziare la vera e propria scalata alla ricerca dei misteriosi abitanti dello Jamir, ed era il motivo per cui il ragazzo si era fermato: con una mano abbasso’ la sciarpa dal volto, lasciando che il freddo pungente del mattino lo svegliasse e inspirando profondamente quell’aria cosi’ pura. Tutto doveva far credere che si stesse fermando per qualche minuto a riprendere fiato, a osservare quel paesaggio cosi’ maestoso, ignaro di qulasiasi cosa stesse succedendo alle proprie spalle. Dopotutto, sarebbe bastato solo una lieve spinta e lui sarebbe caduto.

    “Coraggio, fatti vedere”

    Nella sua mente non c’era dubbio che qualcuno lo stesse seguendo: due giorni erano passati da quel sogno cosi’ strano da fargli confondere illusione con realta’, ma tutti i particolari erano ormai solo un vago ricordo; ben vivida nella sua mente era la voce che gli aveva parlato, che lo aveva ammonito, risvegliandolo dal suo torpore. Quelle parole erano dirette a lui, cosi’ chiare che gli bastava chiudere gli occhi perche’ risuonassero nella sua mente, ricordandogli ogni volta che qualcuno sapeva del suo viaggio, della sua meta. Da quando si era messo in cammino aveva teso trappole per catturare il proprio inseguitore, girato in tondo e tornato sui propri passi piu’ di una volta per seminarlo, espanso il proprio cosmo giusto quanto bastava perche’ fosse riconoscibile e rintracciabile, stando bene in guardia per qualsiasi corrotto che sarebbe potuto comparire. E nonostante non avesse mai trovato nulla o nessuno, la sensazione di essere seguito e osservato non accennava a calare, facendogli perdere sonno e rendendolo sempre piu’ nervoso. Ora, sul ciglio di quel burrone, Stefan attendeva che la preda abboccasse all’amo, rilassato e calmo all’apparenza ma con i sensi tesi per percepire il minimo movimento alle sue spalle. I secondi erano scanditi dal battito regolare del proprio cuore, ogni istante sembrava non aver mai fine.

    Ma i secondi passarono, cosi’ anche diversi minuti, e nulla accadde. Per un attimo Stefan chiuse gli occhi, sospirando per quella sconfitta, per poi rimettersi in marcia.

    “Ti trovero’, puoi starne certo!”

    La roccia sotto la sua mano si stacco’, rotolando verso l’abisso; una pioggia di terriccio lo investi, oscurandogli la vista mentre inerme non poteva fare altro che appiattirsi contro la parete rocciosa e aspettare che il tutto finisse. Rimase immobile, un braccio penzolante nel vuoto, usando quel momento per riprendere fiato: ogni muscolo del suo corpo sembrava esser fatto di fuoco, doleva e bruciava, a Stefan sembrava gli mancasse il fiato, boccheggiava in cerca dell’ossigeno che non sembrava mai essere abbastanza. Poi nuovamente tese il braccio, la mano alla ricerca di un appiglio, e quando lo trovo’ vi si aggrappo’ con la forza sovrannaturale che il cosmo gli concedeva. Con sicurezza riprese la scalta, la sua salita lenta ma costante, e solo istanti piu’ tardi fu ricompensato con la fine di quella parete rocciosa.

    L’altopiano su cui era arrivato dominava l’intera zona, consentendogli un’ampia visuale su tutta l’area circostante. Poteva vedere il cammino fin’ora compiuto, e da qui avrebbe potuto decidere quale intraprendere, perche’ le strade sembravano dividersi: continuare la scalata l’avrebbe portato sulle cime di quei monti, verso quelle vette che sembravano toccare il cielo. Seguire un sentiero verso il basso avrebbe condotto in una valle avvolta dall’oscurita’; l’ultima scelta era una vetta particolare, separata dalle altre e immersa nella nebbia. Scarto’ la valle, dopo tutta la fatica fatta per salire non avrebbe abbandonato la montagna cosi’ facilmente; stava ancora viaggiando senza veramente sapere dove andare, seguendo il proprio istinto e affidandosi alla fortuna, motivo per cui voleva alzarsi di quota per avere una visuale migliore sull’intera catena montuosa.
    La nebbia era pericolosa: perdersi al suo interno poteva benissimo mettere la parola fine a quel viaggio, avrebbe vagato senza meta fino a esaurire tutte le proprie scorte, morendo di stenti senza poter far nulla. Ma quella nebbia era anche un’opportunita’, avrebbe seminato una volta per tutte quella presenza che aveva perseguitato il suo viaggio cosi’ a lungo, e non era detto che su quella montagna non ci fosse cio’ che stava cercando. Pericolo e opportunita’, non poteva chiedere di meglio.

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    Nome x Stefan
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    Stato della Cloth x Perfette/Nel pandoras box
    Condizioni Fisiche x Buone
    Condizioni Psichiche x Normali
    Abilità x
    Tecniche x
    Riassunto x Scelgo la numero 3! Stefan andra' a esplorare il mistero della vetta avvolta dalla nebbia. Il resto e' tutta una descrizione di come lui percepisce la voce -essendo un pochino paranoico, agisce di conseguenza quando si sente osservato/seguito- e di una parte della scalata. Spero basti.

    Invece, avevo chiesto a Eden e solo ora mi ricordo di porti la stessa domanda: alla fine dell'up cloth vorrei poter modificare l'armatura in modo da avere una maschera - che faccia parte dell'armatura stessa-. Sarebbe possibile?


    Edited by Laiz - 22/5/2014, 18:40
     
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    dalla Calabria con furgone

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    Hai scelto dunque la strada della nebbia. Raggiungi i limiti della bruma in poco tempo, poi ti inoltri al suo interno. La visibilità è limitata, rimani sul chi va là tenendo gli altri sensi all'erta il più possibile. Sei lontano dal resto del mondo perchè possa funzionare qualunque frequenza radio, quindi sarai impossibilitato a comunicare con gli altri guerrieri Neri. Una volta dentro la nebbia, cominci a percepire cose a cui magari prima non facevi caso: un fruscìo qui, un movimento là, ma non ne cogli le origini. Forse stai iniziando a sognarti le cose, non ne sei neanche sicuro.

    Un rumore più singolare di altri, che sembra un ringhio, attira la tua attenzione. Inizi a guardarti intorno, una figura evanescente sembra materializzarsi e smaterializzarsi di continuo, inclusi i suoi occhi somiglianti a due fiammelle verdi. La creatura per adesso si limita ad apparire ed a sparire, ma non sembra molto ben intenzionata... avrà a che fare con la voce, oppure sei solo sfortunato?

    Bene, descrivi la scena e le azioni successive. Mi pare sia abbastanza chiaro, se hai dubbi procedi via mp.
     
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