Breve trattato sull'uso della spada nei ranghi neri

Di Benoit Martius Dragunov III

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    Breve trattato sull'uso della spada nei ranghi neri
    di Ben Martius Black Saint di Capricorn



    -anno 1 Post Armageddon

    Le arti marziali insegnano svariate forme di combattimento con la spada a seconda del luogo e del tempo in cui sono state sviluppate; nonostante la purezza di tali arti vada conservata gelosamente per tutto il genere umano, l'utilizzo o la concentrazione su ognuna di queste, per il black saint rappresenta uno sforzo eccessivo e una perdita di tempo prezioso. Non v'è bisogno che un cavaliere, soprattutto se vicino al rango di Bestia Nera, si applichi ad oltranza su ognuna delle forme tradizionali di scherma soprattutto se esse non concernono l'attacco atto all'uccisione diretta dell'avversario. In ogni momento il black saint che combatte con la spada deve avere una finestra di tempo e spazio utile a colpire il nemico, selezionando preferibilmente il modo più veloce e diretto di colpire il bersaglio nei punti vitali, il che diventa una vera arte quando si tratta di affrontare nemici dotati di armature, che siano esse alchemiche o di fattura aliena (leggasi anche divina).

    Vi sono due forme chiave del combattimento con la spada coadiuvata dal cosmo che il black saint deve apprendere: Lo stile potente e quello rapido, il secondo enfatizza il gioco di gambe, rapidità, precisione ed acrobazie. Includendo qualche eccezione, come ad esempio alcune tattiche adottate da black saints capaci di sviluppare lame di cosmo elementale composte di aria compressa o particelle luminose incandescenti al punto da tagliare come laser, lo stile rapido è poco adatto ad un vero black saint. Il potere di un crociato nero deriva dalla sua forza ed essa deve scaturire da rabbia e odio puri e naturali dovuti alla condizione di giusta reazione di fronte al potere tirannico delle divinità che ha tenuto nell'oscurità dell'ignoranza l'uomo.

    Lo stile potente veniva chiamato dai nostri predecessori muriani, Djem so – un antica filosofia che richiede la combinazione di peso corporeo e forza muscolare (il tutto naturalmente coadiuvato dallo scorrere del cosmo attraverso il soggetto) con l'energizzante spinta della rabbia così che una corretta esecuzione porti colpi sì potenti da rompere le armature nemiche e danneggiare la carne e le ossa dentro di esse.

    Quando usato per la difesa, lo Djem so, deve rivolgere un contrattacco istantaneo all'indirizzo dell'attaccante. Se si deflette una lama presso un angolo vulnerabile l'azione potrà portare il nemico abbastanza vicino da permettere un affondo alle parti scoperte dell'armatura o una meno efficace ma molto soddisfacente gomitata in pieno volto nel tentativo di uccidere o, nel caso più probabile, rompere il naso, ottimo mezzo per accecare il nemico con le proprie lacrime, in più la forza di una gomitata ben assestata può far schizzare pezzi di ossa e cartilagine nel cervello portando alla cecità del bersaglio colpito. Inutile dire che ciò è da evitare qualora il nemico fosse dotato di difese facciali.

    Un altra facciata dello Djem so difensivo è detta Shien, o “deflettere proiettili”. Quando si usa questa particolare branca dello stile potente si tende a tenere la propria lama con una presa inversa, comunemente chiamata reverse grip. L'uso dello Shien deve essere quanto più possibile una misura temporanea adottata giusto per il tempo di deflettere attacchi a distanza in arrivo avvicinandosi al nemico il più possibile o subito dopo un'uccisione per cercare a vista il prossimo bersaglio. Deflettere in questo modo attacchi nemici, invece di utilizzare una vera e propria difesa eretta dal cosmo, può essere utile quando non si vuole spezzare il ritmo delle proprie azioni con la spada, ma può anche rivelarsi pericoloso, donando più punti scoperti al nemico che preferisce attacchi da lontano. Si presume che solo un soggetto con coordinazione e mira adotti tale tipo di combattimento, quindi si consiglia cautela nell'adottare lo Shien in battaglie contro altri cavalieri.


    Ogni situazione di combattimento o stile può essere coadiuvato dall'uso del Dun Moch. Questa semplice tecnica mentale richiede la forza psichica definita come “telepatia”. Attacchi mentali molto semplici come insulti, urla, immagini atte a distrarre o semplicemente una conversazione mentale, possono spezzare la concentrazione di nemici più deboli e meno adatti alla tattica. Inutile dire che con guerrieri di alto rango e potenza ciò non ha una vera utilità dato che essi stessi saranno utilizzatori della comunicazione telepatica.

    A volte bastano poche immagini o parole inviate al cervello di un avversario debole per esporre la sua mancanza di sicurezza e manipolarlo. Indurre la rabbia in certi soggetti può essere pericoloso, in altri potrebbe addirittura avvicinarli alla nostra causa, un crociato nero non è solo un'arma priva di cervello, deve anche saper cogliere l'occasione per portare quanti più uomini alla consapevolezza, non importa in cosa credano: i forti accetteranno la verità, i deboli la negheranno difendendo la loro vita da schiavi come fosse la migliore delle esistenze possibili.

    Tra i moltissimi stili di scherma perfezionati dal bruciare del cosmo ve n'è un terzo, altamente dispendioso in forze psico-fisiche, che è utilizzato solo da me e da pochi cavalieri che ho avuto l'onore di incontrare e combattere, esso è detto Juy-o, oppure, come Nupraptor il forgiatore soleva oscuramente chiamarlo, Vaapad. E' uno stile che molti osano definire proibito nella loro folle chiusura mentale. La chiave del Vaapad è la stessa di uno dei precetti della crociata nera: La pace è una menzogna, vi è solo la passione. Utilizzando il Vaapad il black saint deve dare tutto se stesso alla sensazione dello stare nel vivo della battaglia, vivere per essa ed esistere solo in essa: Odio per i propri nemici; furia verso ogni loro azione e paura che loro possano prevalere con conseguenze indicibili per la libertà dell'umanità e l'incolumità propria. Si, la paura. E' inutile e follemente innaturale porre questa sensazione dietro l'onore. La paura della morte, la paura della perdita e la paura della schiavitù eterna e la paura del caos sono le primordiali motivazioni dell'evoluzione dell'uomo in super-uomo. La paura può essere un eccellente carburante.

    Il Vaapad si basa su potenti e rapidi attacchi ed imprevedibili contrattacchi e richiede che in ogni istante il praticante sia sull'orlo che separa la vita dalla morte. Il black saint non starà mai realmente adottando questo stile a meno che le sue emozioni non incendino i sensi ed elevino di riflesso le proprie abilità, ma non bisogna soccombere completamente alle proprie emozioni, si diventerebbe delle bestie prive di mente e dei bersagli fin troppo facili. Quando prende la mira e combatte attraverso il tunnel della rabbia, il praticante deve passare attraverso uno stato di trascendenza cosciente, in quel momento egli diviene un umano perfetto e non può essere abbattuto, forse può essere sconfitto nel corpo, reso incapace di combattere, ma non perirà, perché è infine un tutt'uno con la sua spada e con il proprio cosmo potendo riforgiare se stesso proprio come una lama per le battaglie a venire.

    Il Vaapad non è solo uno stile di combattimento, è un riflesso condizionato della vita di fronte alla morte. -Ben Martius, Bestia Nera di Capricorn e Reggente dei Pilastri dei dodici.
     
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