Białowieża

Role per Kasdeya e 'AZZ!

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    > Bat no Demetra ●

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    narrato x parlato x pensato x parlato altrui

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    D
    a poco avevano concluso il loro incontro e, per adesso ognuno di loro, sarebbe andato per la propria strada; dopo aver salutato con un sorriso gentile Andrew e Pai Mei e mantenendo la sua Darian, posta sulle sue membra, prenderebbe a camminare con tranquillità verso il folto della foresta. Sentire la terra morbida sotto i piedi e i fili d’erba carnosi e delicati contro la pianta del piede la fanno sentire bene e a proprio agio. Il cantico della foresta e i rumori che da essa provengono sono un tocca sana per lei che odiava le grandi città o meglio, odiava gli insediamenti umani moderni in generale; in quei luoghi, la natura veniva soffocata dal veleno e dal cemento che gli uomini producevano per il loro benessere, non pensando che così facendo, distruggevano tutto ciò che la Madre gli donava.
    Strinse le labbra tra loro, facendole divenire una linea sottile, ma continuò a camminare con tranquillità per la foresta, cercando di scacciare quei pensieri fastidiosi e non consoni all’ambiente tranquillo e rilassato che la circondava. Camminare per quei luoghi che ormai conosceva perfettamente, la rilassava e tranquillizzava profondamente, facendole ritrovare il suo equilibrio.

    Dopo una mezz’oretta di camminata tranquilla, finalmente giunse nel luogo che chiamava casa; era una radura abbastanza ampia, con una polla d’acqua limpida e cristallina la quale, scivolava riempiva la polla tramite una piccola cascata che gorgogliava dolcemente, rinfrescando l’ambiente di quel luogo e unendosi al cantico della terra e degli alberi, creando una soave melodia di quiete e pace. Un leggero sospiro le scivola via dalle labbra, mentre un sorriso fa capolinea su di esse, mentre si avvicina alla pozza per sciacquarsi il viso e bere un po’ d’acqua fresca in attesa. Sa perfettamente che uno dei suoi compagni sta per giungere nel luogo in cui si trova ed è curiosa di sapere, cosa mai egli possa mai volere da lei.


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    PG × Demetra | Darian x Bat {III} | Energia × Verde

    Stato Fisico x Ottimale | Stato Mentale x Ottimale | Stato Darian x Integra | Segni particolari x Fasciatura che le copre la parte degli occhi


    AbilitàTecniche

    Ultrasuoni x Questa abilità, permette a chi ne fa uso, di produrre con il solo ausilio del proprio corpo, diversi tipi di onde sonore a frequenze variabili. Gli ultrasuoni, sono delle onde meccaniche sonore. A differenza dei fenomeni acustici propriamente detti, le frequenze che caratterizzano gli ultrasuoni sono superiori a quelle mediamente udibili da un orecchio umano.

    Sensi Sviluppati x E' un'abilità che si sviluppa con il tempo, la dedizione e la pazienza. Tale abilità, permette di sviluppare i quatto sensi di cui l'essere umano è in possesso e accuirli, rendendo il soggetto più sensibile al mondo che lo circonda.



    tecnica x nya nya nya





    Note x Chiedo scusa per il post striminzito, ma non avevo molte idee.^^""


     
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    1- LA CASA DI DEMETRA






    Narrato; "parlato"; "parlato Demetra"; °pensato°; <<monologhi>>; flashback



    Pai Mei calpestò un grosso ramo secco, che rispose con uno schianto udibile a grande distanza. Non era lì per nascondersi, non ve n'era motivo, né senso.
    Il luogo ove era stato guidato era un'enclave nella grande foresta, la quale schiudeva le antiche braccia per mostrare il proprio gioiello: uno stagno, di dimensioni assai piccole ma forse per questo ancor più bello, di rara limpidezza e splendore. La cascatella che lo riempiva sembrava gentilmente concessa dal bosco affinché una tale bellezza non avesse mai da seccarsi.
    Il posto era, secondo il suo modo di vedere, un regalo. Un regalo, poiché si trattava della casa che la Foresta aveva dato a Demetra: senza dubbio alcuno era lì che, guidato più dall'istinto che da altro, l'avrebbe trovata.
    Era abbastanza sicuro che la radura non fosse tranquilla come sembrava: la donna che recava l'emblema del Pipistrello non poteva essere lontana.
    Ne avvertiva la presenza. Così discreta. Così particolare e diversa da quella degli altri guerrieri.

    "Demetra. Sono solo: Andrew non c'è, ha lasciato la foresta. Ma io, Pai Mei, ti chiedo di essere ricevuto."

    Dopo un secondo, si chiese perché esattamente fosse lì. Domande ne aveva, eccome. Ma per quella che era la sua natura, avrebbe preferito ricavare le informazioni che gli premeva avere in modi meno diretti: ad esempio raccogliendole da fonti trasversali. Ma quella ragazza aveva messo in discussione la fattibilità di ogni possibile alternativa: sembrava scaturita fuori dal niente, e anche se la cosa lo seccava nessuno di loro sembrava avere un rapporto con la Terra stretto tanto quanto il suo. Mentre la riunione degli Eletti si svolgeva, il desiderio di interpellarla da solo si era fatto più insistente, combattendo con il proverbiale riserbo del jamiriano, e infine vincendolo. Ora era pronto ad esporsi, mettendo a nudo le proprie intenzioni.
    Rimase in attesa, privo di armatura com'era, certo che non ve ne fosse bisogno nonostante in passato avesse avuto esperienze poco piacevoli con altri sedicenti Eletti.



    CITAZIONE
    Di norma, nelle role non ufficiali non metto la legenda in fondo con quello che faccio ecc., perché spero si capisca dai posts e in questo caso è più una role discorsiva. Tieni presente che Pai Mei qui è a energia rossa, la darian come scritto non c'è :nono:
     
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    S
    i spogliò delle vestigia di Bat, che si deposero poco lontane da lei, sotto ad una quercia secolare e sorrise; ascoltava con placida tranquillità il mormorio della natura, quasi stesse udendo un discorso divertente tra famigliari. Si tolse gli scarponi con una smorfia di fastidio, arrotolandosi i pantaloni fin sotto al ginocchio e immerse i piedi in acqua; rilascio un sospiro di piacere e benessere a percepire il contatto fresco e rigenerativo dell’acqua con la sua pelle e, appena il rumore secco del tronco calpestato le giunse all’udito, non si allarmò. Sapeva chi stava giungendo: il cosmo che percepiva e la natura stessa glielo stavano dicendo.
    Si tolse anche la felpa che indossava, riponendola delicatamente accanto a lei, restando con una semplice e leggera maglietta bianca aderente in attesa.
    Ancora la musica naturale le scivolava nelle orecchie e, non riuscendo a resistere, prese a cantarla con voce soave e delicata, unendosi alla quella cacofonia di voci, suoni e bisbigli che sentiva e ne sorrise felice. Adorava quel luogo. Adorava la foresta che accoglieva uno degli ultimi luoghi sacri alla Sacra Madre.

    Continuò il suo canto, quando una voce maschile, la distolse dalla sua contemplazione e sorrise, nel sentire tutta quella formalità, rilasciato una risata delicata e cristallina.

    « Fratello Pai Mei, non vi è bisogno di tutte queste cerimonie. Potete pure avvicinarvi. Non può che farmi piacere passare del tempo con un mio confratello e scambiarci qualche parola. E poi, questo posto è un dono della foresta, della nostra cara Madre, per coloro che vi vogliono trovare ristoro e tranquillità. »

    Risponde con voce gentile e tono calmo e attende che il suo compagno le si avvicini. Quando fosse stato abbastanza vicino, gli avrebbe fatto cenno di accomodarsi accanto a lei, con fare gentile, per poi intrecciare le mani in grembo e abbassare un poco il capo, lasciando che le seriche ciocche di luna le scivolassero sul viso e la brezza gentile la carezzasse; inspirerebbe silenziosamente, volgendo un poco il capo verso il suo compagno, con un sorriso tranquillo.

    « Cosa ti porta da me Pai Mei? Quali domande vuoi pormi o dubbi espormi? »

    Anche se il ragazzino cercava di reprimere le sue emozioni, le poteva sentire, nelle vibrazioni del suo respiro, del suo cuore e del suo cosmo; erano vibrazioni leggere, quasi inesistenti, ma lei le sentiva e voleva sapere cosa il ragazzino, di soli tre anni più piccolo di lei d’età, ma già adulto nell’animo e nella mente volesse da lei.


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    AbilitàTecniche

    Ultrasuoni x Questa abilità, permette a chi ne fa uso, di produrre con il solo ausilio del proprio corpo, diversi tipi di onde sonore a frequenze variabili. Gli ultrasuoni, sono delle onde meccaniche sonore. A differenza dei fenomeni acustici propriamente detti, le frequenze che caratterizzano gli ultrasuoni sono superiori a quelle mediamente udibili da un orecchio umano.

    Sensi Sviluppati x E' un'abilità che si sviluppa con il tempo, la dedizione e la pazienza. Tale abilità, permette di sviluppare i quatto sensi di cui l'essere umano è in possesso e accuirli, rendendo il soggetto più sensibile al mondo che lo circonda.



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    Edited by Kasdeya Dreak - 10/6/2013, 17:03
     
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    2 - IN RIVA AL RUSCELLO








    Narrato; "parlato"; "parlato Demetra"; °pensato°; <<monologhi>>; flashback



    "Cosa ti porta da me, Pai Mei? Quali domande vuoi pormi, o dubbi espormi?"

    gli chiese Demetra, seduta nei pressi di un ruscello: abbandonata così, con i piedi nudi immersi nell'acqua fredda con la naturalezza di una fanciulla qualunque, era agli occhi di Pai Mei ancora più enigmatica, più difficile da decifrare: faceva tutto con una tale souplesse che il suo handicap sembrava non pesarle.
    Il giovane monaco rilassò leggermente i muscoli, quasi sempre in media tensione. Anche in questo frangente, così diverso da un combattimento, le sue abitudini marziali si rifiutarono di lasciarlo completamente: utilizzò la tecnica di respirazione che nel karate Kyoukushinkai viene detta ura nogare.
    Il tutto, per affrontare una ragazza priva della vista che se ne sta quieta presso la propria dimora.

    °I miei sifu non ne andrebbero orgogliosi.°

    Ma per i suoi sifu, o maestri, un guerriero donna, sulla ventina e per di più cieco sarebbe stato una bizzarria tanto pronunciata da essere ipotizzabile solo in qualche dimensione parallela, dove gli dei si dedicano a giocare tiri birboni ai veri praticanti di arti marziali per mettere alla prova la loro pazienza. Inutile rifarsi a quanto appreso sin dall'adolescenza: e poi, non si trovava davanti ad un avversario, ma a una sorella che gli offriva ospitalità.

    Avanzò in silenzio, esitando leggermente allorché si trovò a pochi passi dalla riva del ruscello: si affiancò a Demetra senza toccare l'acqua, sfiorando appena le erbe sulla riva, come una tigre che al tramonto va ad abbeverarsi.

    "Ti ringrazio. Come dici tu, lascerò da parte le cerimonie..."

    ...cosa che gli costava più di quanto Demetra potesse immaginare. Buona educazione a parte, l'infanzia e l'adolescenza di Pai Mei (per non parlare del periodo iniziato quando aveva fatto il suo ingresso nel clan del Loto Bianco) erano state scandite da rituali e salamelecchi consoni alla posizione della sua famiglia - l'equivalente di un'importante casata nobiliare, per gli standard del Jamir. Sciogliere legacci stretti anni prima si rivela sempre difficile, e meno male che il ragazzo ancora non aveva capito quanto acute fossero le percezioni dell'altra Eletta: la rigidità avrebbe lasciato il posto all'imbarazzo, e allora tanto sarebbe valso non tentare neppure.

    "La nostra riunione di prima ha lasciato inespresse questioni di cui avrei voluto parlarti, ma non so perché avrei preferito farlo senza altre orecchie. Il nostro compagno Andrew mi sembra persona degna di fiducia e di stima, ma..."

    E si fermò. Ma, cosa? Era talmente abituato a fare vita comunitaria con i propri confratelli monaci, da avere dimenticato cosa significasse la parola "privacy". Stava iniziando a riassaporarla solo ora che aveva ereditato la darian: ciò lo aveva messo per forza su un piano diverso, e non era raro che gli altri lo evitassero, impossibilitati a capire cosa comportasse il grande onore che gli era toccato.

    "Spero di non essere indiscreto. Hai dato prova di saper badare perfettamente a te stessa, e per un cieco non è scontato. E... ma vivi qui da sola? Se così è, le mie impressioni sono ancor più giustificate. Non voglio essere offensivo: solo che nella comunità dalla quale provengo, essere menomato da un qualunque punto di vista è visto alla stregua di un'offesa, e i devianti... coloro che non sono sani e abili alla battaglia... be', in un modo o nell'altro soccombono. Come hai fatto? Come puoi... comportarti come uno di noi?"

    Dato che non aveva mai dovuto affrontare una simile conversazione, se la stava cavando benino: nonostante la scelta di alcuni termini che i più avrebbero forse giudicato poco felici, come cieco in luogo del più edulcorato non vedente. Che poi sarebbe la stessa cosa, ma fa un giro più lungo.
    A ben vedere.

    E tuttavia, se il ghiaccio si fosse sciolto un po' di più, sarebbe riuscito a pronunciare le esatte parole che gli premevano, ovvero: com'è stata la tua vita fino ad ora?
     
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    L
    o sentì avvicinarsi, ma sentì la vibrazione tesa del suo corpo, senza dire nulla e attendendo; il respiro era strano, come se lo stesse modulando in modo di trovare un po’ della calma di cui, sembrava avesse bisogno e sorrise, voltando leggermente il capo nella sua direzione e attese paziente, come una madre con un figlio o una sorella con il suo fratellino.
    Lo sente vicino, ne percepisce il calore corporeo e il profumo di vegetazione e incenso mischiati e sorride con dolcezza, davanti al suo disagio e alle sue parole; con naturalezza, cerca di posargli una mano piccola e diafana tra il capelli, per donargli una carezza gentile e rassicurante.

    « Pai Mei, stai tranquillo. Non ho mai mangiato nessuno. Sento la tua rigidità, la tua insicurezza e il tuo imbarazzo e non capisco perché. Se non mi parli e mi spieghi, non posso capire tutto da sola. Non sei davanti alla forca adelfós e io non sono un boia, va bene? »

    Domanda con voce gentile, carezzandogli ancora per qualche attimo i capelli, per poi scostare la mano, riportandola in grembo ad intrecciarsi con la gemella e resta così, immobile con una naturale statua di alabastro, lasciando al ragazzo il tempo di riflettere su ciò che gli ha detto e su ciò che le vuole chiedere.
    Prende a muovere con lentezza le gambe nell’acqua, provocando uno scialacquio dolce e delicato, mentre la voce dell’acqua, gorgogliava una risata e lei ne sorrise dolcemente, fermandosi e lasciando che le increspature, trovassero la loro stasi, riportando lo specchio d’acqua al suo aspetto originale.
    Appena sentì il respiro preso dal ragazzo, per iniziare il discorso che le voleva farle; lo resta ad ascoltare con attenzione , inclinando il capo quando lo sente fermarsi e farsi pensieroso, quasi incerto su come continuare o su cosa dirle. Lei, però, rimase tranquillamente in silenzio, lasciandogli tutto il tempo di cui aveva bisogno per ritrovare la sua dimensione, fino a che non riprese a parlarle; alcuni termini o frasi, avrebbero dovuto offenderla, ma invece di inalberarsi o altro, una risata gentile e divertita le lascia le labbra piene, mentre scuote con delicatezza il capo, sorridendo al confratello.

    « Si vede che non avete esperienza con persone come me. »

    Gli dice con semplicità e un sorriso gentile, per nulla accusatorio, mentre prende a giocare un poco con le dita intrecciate in grembo, come se stesse racimolando i pensieri.

    « Non so se posso dire che ciò che ho sin dalla nascita sia un dono ma, essendo nata senza gli occhi, sin da piccola ho imparato ad affidarmi solo a me stessa e sui miei sensi e anche su una voce. »

    Tacque, restando immobile per qualche attimo e sollevando il viso, come a voler scrutare il cielo che non può vedere e sospira leggermente.

    « Devi sapere che fin da quando il mio apparato udito ha preso a funzionare, oltre ai suoni, ai rumori e alle voci degli altri. Ne sentivo un'altra che mi parlava con amore e dolcezza e che mi insegnava ad ascoltare la natura, i suoi elementi e le sue creatura. Sono cresciuta così. Imparando ad ignorare l’umanità e ascoltando solo la voce della natura, della Madre e dei suoi elementi e la musica o le chiacchiere che essi generano. È divertente e rilassante ascoltarli. Come è anche bello ascoltare le voci degli animali che parlano tra loro. »

    Mormora con dolcezza quella spiegazione o confessione, non lo sapeva bene neanche lei e, con disinvoltura, si lasciò scivolare all'indietro, con la schiena e la testa poggiati sull’erba morbida e carnosa che la solletica, i lunghi capelli di luna sparsi a ventaglio sotto di lei, le braccia leggermente aperte e poggiate sull’erba e i piedi che ancora restano tranquillamente a mollo nell’acqua fresca.
    Sorride, restando tranquilla, in attesa che il ragazzo continui a porgli le sue domande per saziare la curiosità e la perplessità che sente provenire da lui e inspira profondamente, assaporando il profumo della foresta, dell’acqua, dell’aria. Il profumo della natura l’avvolge e la colma, rendendola felice e rilassata, per nulla preoccupata, davanti alla curiosità del suo confratello il quale, voleva solo capire come lei ce la facesse ad essere normale.


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    Ultrasuoni x Questa abilità, permette a chi ne fa uso, di produrre con il solo ausilio del proprio corpo, diversi tipi di onde sonore a frequenze variabili. Gli ultrasuoni, sono delle onde meccaniche sonore. A differenza dei fenomeni acustici propriamente detti, le frequenze che caratterizzano gli ultrasuoni sono superiori a quelle mediamente udibili da un orecchio umano.

    Sensi Sviluppati x E' un'abilità che si sviluppa con il tempo, la dedizione e la pazienza. Tale abilità, permette di sviluppare i quatto sensi di cui l'essere umano è in possesso e accuirli, rendendo il soggetto più sensibile al mondo che lo circonda.



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    3 - IL MONACO






    Narrato; "parlato"; "parlato Demetra"; °pensato°; <<monologhi>>; flashback


    Era talmente preso da ciò che doveva dire, e da come voleva dirlo, che non si accorse quasi della mano che gli scompigliava le chiome. Si ne rese conto quando ormai Demetra l'aveva ritirata. Non sapeva se essere più sbalordito dal gesto in sé, o dalla facilità con cui aveva lasciato che la ragazza lo toccasse.

    I contatti più ovvi, più familiari per gente come lui sono e saranno per sempre i colpi dell'avversario, la resistenza dei di lui avambracci e stinchi e ginocchia nel tentativo di proteggersi dagli attacchi. Il legno ben levigato dell'asta di una lancia, o il ruvido suolo, le rare volte che era finito al tappeto.
    I suoi sensi si destarono come un cane che annusa la presenza di un ladro che però è già penetrato in casa. Lo stupore funse da anestetico, e lo paralizzò quel tanto che bastava da permettere all'altra di rispondere. In circostanze normali, i riflessi del monaco sarebbero scattati da soli, con conseguenze tanto spiacevoli quanto facili da immaginare.

    La ascoltò in una specie di apnea: le frasi, concise e semplici ma esaustive, si depositavano in lui come foglie, aprendogli un mondo in cui non si accede ai favori della Dea solo sfinendosi di ginnastica, combattendo mostri fiammeggianti e uccidendo il prossimo, ma anche solo per un puro fatto di casualità, come l'essere nati senza occhi. O magari, casualità non era: la Dea parlava a chi riteneva più opportuno, e il modo in cui ci si guadagnava il privilegio aveva scarsa importanza.
    Si chiese per un attimo se avrebbe barattato la sua vita di sacrifici e violenza con l'indubbio handicap che gravava su Demetra. Sembrava autosufficiente, e coglieva cose che ai vedenti sfuggivano. Come la sua ansia.

    Ma non poteva vedere: un intero mondo le era precluso, pur se giungeva alle stesse conclusioni degli altri tramite strumenti diversi. Non poteva vedere e questo era un bene: Pai Mei aveva bisogno di un bagno.

    Si sfilò gli indumenti con un'urgenza non definibile, una voglia disperata del contatto freddo e rassicurante dello stagno. Si tuffò senza badare troppo all'eleganza, e anche così riuscì a non sollevare più di qualche spruzzo. Diede alcune bracciate sott'acqua, poi emerse con il capo e guardò in direzione della riva.
    Scappare? Era questo che aveva provato a fare, sia pure inconsciamente? Non era da lui. Ora aveva inquadrato meglio chi si trovava di fronte, e pian piano cominciava ad accettare la profonda differenza che poteva correre tra un Eletto e l'altro. Magari avrebbero avuto anche compiti diversi, ma si sarebbero trovati fianco a fianco in battaglia. Tornò a riva.

    "Jun"

    chiamò.
    La sua ancella corse fuori dagli alberi dove lui l'aveva confinata. Aveva all'incirca la sua età, e la permanenza presso il Loto bianco stava cominciando a temprarla. Quando Edward Stark l'aveva affidata alla sua custodia, era solo un essere ferito e indifeso sull'orlo della pazzia. La vicinanza di Demetra costrinse Pai Mei a chiedersi se mai Jun avrebbe superato il trauma dello stupro subito a Goro Ho, il villaggio natale dove ora era vista come un paria.
    La servitrice lo asciugò e gli porse un cambio di abiti.

    "Non ti ho presentato prima Jun perché ho pensato non fosse il caso: ella è al mio servizio, e questo dovrebbe essere un incontro tra soli Eletti, dove coloro che non lo sono non vengono ammessi. Proprio come prima, con Andrew. Forse avevi già avvertito la sua presenza, in quell'occasione: era nascosta a poca distanza, proprio come adesso."

    "Credo però che ora le circostanze siano differenti: non ho la sensazione di trovarmi in una riunione tra compagni d'arme, anche perché di battaglie abbiamo già discusso prima... quello che mi hai detto è sorprendente: ho visto molti generi di persone finora, ma mai avevo udito un racconto simile. Sì, Jun, puoi sederti lì"


    concluse diretto alla nuova venuta, indicandole uno spazio a pochi metri da loro. Si sedette a sua volta e continuò:

    "Io sono nato in Jamir, da una famiglia piuttosto importante, ed ho sempre desiderato diventare un cavaliere. Non so se lo sai, ma quella terra ha donato al mondo svariati eroi, che hanno fatto la propria parte in occasione delle Guerre Sacre tra Athena e Hades. Ben presto fui scartato: non possedevo la facoltà di spostare oggetti con il pensiero, vale a dire ciò che noi chiamiamo il Potere."

    "Ma non mi rassegnai al destino anonimo che mi attendeva, e scoprii che possiamo scegliere noi come raggiungere i nostri obiettivi: percorrendo strade ortodosse, oppure deviando dal cammino consueto. Mi inerpicai sul Towat Tieng, il monte più inaccessibile del nostro Paese. La cima non è visibile da sotto perché è sempre avvolta da spesse nubi temporalesche. Una volta raggiunta, trovai il monastero del clan del Loto Bianco, una setta di guerrieri che ha vissuto isolata dal mondo preparandosi a farvi ritorno in attesa di un evento che avrebbe preannunciato la Rinascita. A quanto pare, questo evento è stato la mia comparsa: sono stato addestrato per combattere e uccidere in ogni circostanza, e poi spedito in un'altra terra di eroi, Goro Ho, dove tra l'altro ho incontrato Jun. Ho terminato il mio addestramento con un cavaliere di Athena, ma contrariamente a ciò che egli si aspettava da me, sono stato raggiunto dal potere di nostra Madre, che mi ha donato la darian. Ho accolto l'invito a far parte delle sue schiere."
     
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    P
    ercepisce lo stato di paralisi, quasi il compagno fosse caduto in uno stato di catalessi e sospirò, appuntandosi di non toccarlo più; il suo stato era stato causato dal fatto che lo avesse toccato con tanta semplicità. Non ne comprendeva il motivo, ma sentiva che era così.
    La sua ansi poi, la portava in uno stato di lieve disagio, facendole pensare per un momento che per il bene dei suoi confratelli, non si sarebbe dovuta più far scorgere al di fuori delle occasioni ufficiali.

    Si portò una mano alla fronte, massaggiandola con noncuranza, mentre rivolgeva una muta domanda alla Madre la quale, le rispose solo di non aver timore e così fece; si rilassò, ritrovando la sua proverbiale calma, per poi sentire il fruscio della stoffa che cadeva a terra. Era un fruscio frenetico, quasi febbrile e prima che potesse aprire bocca, sentì il rumore dell’acqua smossa, qualche schizzo le era arrivato alle gambe, mentre l’acqua brontolava a gran voce, provocandole un sorriso e una risata trattenuta.
    Appena risentì il compagno emergere, piegò il capo di lato, sorridendogli con gentilezza, per nulla offesa dal suo fare e senza chiedergli nulla, ma percepiva che in profondità, il desiderio di fuga del suo compagno era forte, ma ancora, non gli disse nulla e attese.

    Appena tornò a riva, richiamò una persona; sapeva della sua esistenza già dalla riunione, ma non disse nulla ascoltando la giovane che asciugava il ragazzo e gli passava degli abiti. Nella sua mente, fece una smorfia: lei che non vedeva faceva tutto da sola e lui, che era un eletto e ci vedeva, aveva bisogno di una badante? La cosa la irritava, ma preferì tenersi per se quei pensieri, senza far trapelare nulla ne dalla sua postura, ne dall’espressione ne dalla sua aura.
    Alle sue spiegazioni, non batte ciglio, mostrandogli sempre il sorriso gentile e pacato di sempre, volgendosi verso Jun. Anche se non la vedeva, sapeva dove si trovava.

    « Vieni qui. Non stare così lontana. Siedi accanto a me, non mi arrechi alcun disturbo. Sempre che tu abbia desiderio a spostarti. »

    Sorride in direzione della giovane, restando tranquillamente sdraiata sull’erba fresca, riportando poi il suo sguardo dritto, ma senza vedere nulla, ma non era cosa che le interessava dopo tutto.
    Ascoltò la storia del suo compagno, annuendo ancora e mantenendo il suo sorriso; il fastidio che aveva provato poco prima, si era ormai dissolto. Non era persona che portava rancore verso nessuno e in rari casi si arrabbiava, ma non riusciva mai a portare rancore o altre sensazioni negative verso altri, se non per pochi attimi.
    Sospirò nuovamente, ma rimase in silenzio, a contemplare i suoi pensieri e ciò che la conoscenza più approfondita del compagno le ha portato, ma sa perfettamente che non può restare in silenzio per sempre.
    Inspira profondamente, ridendo all’improvviso, per poi mormorare qualcosa di incomprensibile che venne corrisposto da un improvviso gorgoglio dell’acqua e da un piccolo spruzzo e poi, fu silenzio.

    « Vogliate perdonarla. Qualche volta anche l’acqua non gradisce essere disturbata. »

    Ridacchia ancora leggermente, per poi sospirare e ritornare seduta, voltando il capo verso Pai Mei.

    « Tocca a me raccontare giusto? »

    Domanda con voce gentile e tranquilla, mantenendo ben attente le sue percezioni e scavando nella sua memoria per fare un riassunto esaustivo della sua vita.


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    4 - LA DURA VIA DEL LOTO BIANCO






    Narrato; "parlato"; "parlato Demetra"; °pensato°

    "Vieni qui. Non stare così lontana. Siedi accanto a me, non mi arrechi alcun disturbo. Sempre che tu abbia desiderio a spostarti."

    A quel richiamo, Jun fece cenno di alzarsi: i muscoli delle sue gambe, ormai ben sviluppati dai continui doveri che il suo status di servitrice gli imponevano, guizzarono sotto le pieghe della veste. Ma fu solo un attimo: non ebbe nemmeno bisogno di incrociare lo sguardo imperioso di Pai Mei. Rimase dov'era.

    Demetra aveva un modo di fare calmo e posato, senza timore alcuno, nonostante il mondo intorno a lei fosse paragonabile più o meno ad un ammasso di tenebra. Questo dal punto di vista di un vedente: era palese che la giovane donna leggesse linguaggi nascosti entro le pieghe dell'ombra che la circondava, e che la stessa fosse intessuta di segnali - sonori, olfattivi, e chissà che altro - che costituivano un alfabeto privo di segreti.
    Pai Mei si era chiesto come facesse, una persona che abbia sempre vissuto isolata, a rimanere così abile nell'ospitalità e nella conversazione: lui stesso era poco più di un anacoreta in erba, e intrattenere gli ospiti non era il suo forte... anche perché di rado gli capitava di averne. L'ultimo era stato un inatteso ragazzo nato nel suo stesso Paese, che lo aveva scovato in una locanda nel bel mezzo di una convalescenza piuttosto lunga. Un tipo ancor più singolare di lui... se ne era fidato solo perché asseriva di essere stato addestrato da Gazka Rarglove.

    Demetra, però, teneva anche atteggiamenti bizzarri: eccola mormorare qualcosa che neppure le orecchie di Pai Mei riescono a cogliere, e se anche potessero, chi garantisce che ne intenderebbero il senso? In risposta ad un movimento dello stagno sotto di loro, Demetra esclamò che era la risposta dell'acqua al tuffo di poco prima.

    °Ma avrebbe anche potuto essere un pesce, che lei di certo non potrebbe vedere.°


    La interruppe quando fu sul punto di raccontare qualcosa in più di sé, approfittando di un attimo in cui sembrò raccogliere i pensieri.

    "Jun sta bene dove sta. Nel luogo in cui viviamo, i servitori non siedono presso i loro padroni: tu e io apparteniamo ad un'altra casta, e lei lo capisce e lo rispetta. Non avertene a male, so che nel resto del mondo o perlomeno qui questo genere di distinzioni risulta essere abolita da tempo, ma si tratta di usanze che scandiscono la vita di quelli come noi da secoli. Ti prego di accettarlo."

    "Prima che inizi a parlare, cosa che spero -e stai certa che ti ascolterò con attenzione... sento di doverti alcune spiegazioni in più. Il riassunto che ti ho fatto non rende forse bene l'idea di ciò che è la mia vita. Credo sia bene comprenderlo, al fine di comprendere meglio anche me."

    Si stava sciogliendo: un bel passo avanti per uno così, che non racconta mai niente di sé, dato che il monastero in genere rimane segreto ai più, e coloro che lo conoscono evitano volentieri di averci a che fare.

    "Immagina una vita in cui si è sotto controllo, spiati ventiquattro ore al giorno, e dove i tuoi stessi confratelli attentano alla tua vita anche quando dormi. Non sei mai certo che il cibo che mangi non sia avvelenato: non sei sicuro che il nuovo corridoio che percorri non celi una botola che dà su una fossa piena di pali acuminati, o di vipere arrabbiate.
    Quando anche si riescano ad evitare questi pericoli, vi sono i combattimenti contro uomini che per tutta la vita sono stati plasmati e condizionati al solo scopo di sopraffare il proprio nemico. Per ogni nuovo monaco, in genere vi sono cinquanta o sessanta aspiranti che periscono nel tentativo di superare l'addestramento iniziale. E chi è abbastanza astuto, forte, resistente, veloce e dotato di riflessi da farcela senza menomazioni invalidanti... impara che tale addestramento è necessario, e diventa lui stesso parte di un ingranaggio volto a produrre altri guerrieri come lui. Quindi insidierà i novizi allo scopo di temprarli come è successo a lui.
    Io stesso ho praticato tali sistemi, allenando coloro che come me e molti altri hanno cercato una nuova vita dopo essersi resi conto di non essere adatti a quella vecchia, o essere stati rifiutati dalla società, o ancora essersi persuasi che l'ordine che regge il mondo è troppo fragile e che i criminali sguazzano nell'indulgenza e debolezza della società civile.
    Ho colpito ragazzi più giovani di me quando meno se l'aspettavano, quando avevano compiuto un esercizio difficile e stolidamente si lodavano da soli, pavoneggiandosi, credendo che il pericolo fosse passato. Ho messo alla prova i miei simili in modi inconcepibili, e chi tra essi è sopravvissuto ora è un vero soldato, impareggiabile per destrezza... almeno tra chi non è dotato di cosmo.
    Siamo una setta che utilizza sistemi da molti definiti deplorevoli. E gli altri facciano come credono: non abbiamo intenzione di sovvertire alcun ordine, né di far cadere governi o soppiantare leggi già esistenti. Ma quando tutto ciò fallisce e il male minaccia di strabordare, il clan del Loto Bianco fa la sua comparsa nel mondo, e ne puntella gli equlibri con il proprio pugno.
    Mi è sembrato giusto chiarirti da dove provengo e chi sono, perché non sopporterei di ingannarti. L'inganno può essere una valida strategia per sconfiggere un nemico particolarmente infido, ma tu non lo sei, sei anzi una compagna dallo spirito puro come quest'acqua."


    In genere Pai Mei era restio a confessare tutto questo ad altri: in un certo senso, aveva sempre una certa paura di essere giudicato. Ma Demetra, se anche avesse ceduto alla tentazione di pesare la sua anima con una bilancia, non assomigliava a nessuno di sua conoscenza: era come affrontare una tabula rasa che ti invoglia a essere limpido come lo stagno in cui si era appena bagnato.


    "Noi siamo soldati severi che trascorrono la vita allenandosi per uno scopo; abbiamo leggi severe e abbiamo servitori, e quando questi contravvengono, ricevono una punizione. Come è stata fin qui, invece, la vita di una persona che è guidata da voci inudibili ai più?"


    CITAZIONE
    Ti ho piantato una pezza sul mio clan perché se no, alla domanda: Tocca a me raccontare, giusto? il mio post avrebbe potuto anche essere costituito da una sola parola: "sì." XDD
     
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    A
    scoltò con attenzione ciò che la circondava e percepì il leggero movimento provocato dal corpo della giovane June, ma che subito si era fermato. Era tornata seduta dove stava prima e, un po’ le dispiacque, bene sapendo che non si era mossa, per via della vibrazione imperativa che sentiva giungere dal suo compagno; rimase in silenzio e, con un sospiro silenzioso di dispiacere, fece scivolare le gambe fuori dall’acqua e si alzò in piedi. Con passo leggero, quasi stesse danzando, si avvicinò alla giovane ragazza di nome June e le si sedette accanto con un sorriso gentile e mite.

    « Non mi piace dare le spalle alle persone. Lo trovo davvero scortese e maleducato. »

    Con voce calda e tono gentile, si rivolge a June, per poi tornare a volgere il viso verso Pai Mei che si trovava ancora presso la sponda e, una risata lieve e musicale carezza i carnosi boccioli rosei delle labbra, nel percepire l’incredulità del ragazzino.

    « Ricorda sempre Pai Mei che anche la natura ha una sua voce. Io riesco solo a sentirla un poco più chiaramente di altri, tutto qui. »

    Disse con semplicità disarmante, quasi come un bambino che spiega qualcosa di ovvio ad un adulto, per fargli vedere il mondo con i suoi stessi occhi e sensazioni; lei cercava solo di far comprendere al giovane di aprire ancor di più la sua mente fin troppo rigida e ascoltare. Purtroppo, però in pochi riuscivano a staccarsi da ciò che erano. Per lei era semplice e naturale non essere Demetra. Per lei era semplice sentirsi parte della natura, come se fosse stata uno degli ingranaggi che le permetteva di vivere.
    Si riscosse da quei pensieri, racimolando, ma venne quasi subito distolta dal suo intento dalle parole di Pai Mei e sospira.

    « Mi perdonerai se non ho rispettato questa vostra usanza. Ma non mi è mai importato molto dei gradi sociali e altre sciocchezze che il genere umano ha creato. Agli occhi della Dea, noi siamo tutti uguali e suoi figlio, anche se creati da Gapeto. Le suddivisioni non servono a nulla a cospetto della sua benevola magnificenza. »

    Con dolcezza e spose il suo punto di vista, per poi scuotere delicatamente in capo e sorridere nuovamente.

    « Comunque, cercherò di rispettare il più possibile le tue tradizioni, così che non si creino fraintendimenti o altri problemi di questo genere. »

    Quieta e gentile è la voce di lei, ma non si sposta dal fianco di June, poiché ormai è seduta lì e la voglia di spostarsi non l’aveva. Rimase in silenzio, permettendo al suo giovane compagno di parlare e raccontare ciò che gli umani avevano ideato per addestrare i suoi simili alla lotta e rimase in silenzio a pensare.

    « Mi sembra che quel luogo, provochi rispetto ma anche paura e il desiderio di dimenticare ciò che ivi vi succede.»

    Scuote piano il capo, restando in silenzio, non esprimendo alcuna opinione riguardo il luogo da dove i due provenissero e come fossero stati cresciuti. Lei era abituata alla libertà e alla solitudine, ma era ben conscia di come il genere umano si fosse evoluto durante i secoli e di certo, lei non si sarebbe messa a giudicarlo. Non ne aveva alcun diritto e poi, lei era solo un misero granello di sabbia nell’immensità.
    Solleva un poco lo sguardo, sorridendo leggermente e accogliendo la fresca brezza che soffiava da Nord, scompigliandole i lunghi capelli bianchi che, sotto i raggi del sole, rilucevano di una luce intensa, ma che lei non poteva scorgere.

    « Mi fa piacere vedere che ti sei aperto con me. A volte parlare di se stessi porta beneficio alla propria psiche e alla propria anima. »

    Un sorriso gentile e dolce si apre sulle labbra rosee dell’albina la quale, piega le gambe, portandosele al petto e poggiandovi su il mente, lasciando che i suoi pensieri vaghino alla ricerca di ordine e cronologia.

    « Da quel che mi ha detto la direttrice dell’orfanotrofio mi hanno abbandonata lì perché appena i miei genitori mi hanno vista, senza occhi, si sono spaventati talmente tanto che mi hanno definita scherzo della natura. A quanto mi ha detto la direttrice, mia madre era talmente disgustata che mi ha definita come le bambole presenti nei film horror. Da quel momento sono cresciuta circondata da alti bambini e, se molti dicono che i bambini sono la voce dell’innocenza, io ho scoperto che i bambini sono la voce del Diavolo. Il loro essere spietatamente sinceri e cattivi verso una persona provoca ferite, tante ferite. Non so come ho fatto a sopportare ogni angheria senza arrabbiarmi, ma credo che la Madre, abbia avuto buona parte il merito. La sua voce era un balsamo lenitivo sulle ferite del mio animo, ma non era riuscita ad evitare il fatto che fossi divenuta una bambolina inespressiva e fredda. Gli adulti avevano paura nell’avvicinarsi a me e mi evitavano. »

    Tacque per qualche istante, mentre un sorriso lieve le increspava le labbra delicate; le sembrava strano aprirsi, ma le sembrava giusto ricambiare la franchezza del ragazzo, con la stessa moneta.

    « A dieci anni, siamo andati a fare un escursione. Ricordo che gli altri ridevano e malignavano come al solito, ma io non lì ascoltavo. Per la prima volta, da quando sentivo la voce della Madre, tante altre voci si unirono alla sua parlando, gioendo, arrabbiarsi; sentivo tante sensazioni e tante voci e poi, ci fu il canto. Quel canto così caldo, dolce, primordiale. Mi fece sentire a casa e protetta. Non avevo paura di girare per il bosco, non mi sentivo nervosa trovandomi in un ambiente nuovo ero solo fortemente curiosa. Senza rendermene conto, mi sono staccata dal gruppo e mi sono ritrovata in una grotta che ho esplorato e ne sono uscita a notte fonda. Crederai che mi stessero cercando, ma non è andata così. Mi hanno abbandonato lì e, fortunatamente, la calma non mi ha abbandonato e sono tornata alla grotta e ho passato lì la notte. Non so come sia stato possibile, ma il giorno dopo mi sono ritrovata in un prato incontaminato. Per poco non mi veniva una sincope. »

    Ridacchia divertita, inclinando leggermente il capo sulle ginocchia, poggiando ora la guancia sulle ginocchia, rilasciando un piccolo sospiro.

    « In quel luogo ho incontrato mio padre adottivo, Samael. Era un Gran Sacerdote della Madre. Non mi ha mai detto perché si trovasse lì e mi abbia preso con se. Ma un’idea me l’ero fatta; la Madre lo aveva mandato da me. Di fatti mi ha reinsegnato a vivere e a provare nuovamente sentimenti. Mi ha insegnato a sopravvivere, ad affinare le mie capacità naturali, ad ascoltare con più attenzione la Madre e le sue creature. Mi ha iniziato al combattimento e le sue regole. Ho passato otto anni meravigliosi con mio padre, ma poi è apparso Silva, un Marine Shogun di Poseidon che mi ha addestrata a riconoscere e controllare il mio cosmo e l’ho aiutato contro un bestia che imperversava nel bosco. »

    Tacque per un attimo, risentendo quel dolore tornare pungente nel suo petto, ma cercò di scacciarlo, prendendo un sospiro profondo e leccandosi le labbra leggermente secche.

    « E’ stato tremendo. È stato un combattimento duro, ma alla fine di esso ho guadagnato la mia Darian e, al contempo, mi sono sporcata le mani del sangue di mio padre. La bestia era lui. Aveva perso il controllo sulle energie naturali che dominava ed è divenuto una bestia fuori controllo. Io non sapevo che fosse lui e l’ho combattuto con tutte le mie forze.»

    Mormora con voce bassa e fioca, ma ancora udibile nel silenzio che la circonda, mentre porta le esili braccia intorno alla gambe per stringerle un poco, mentre un sorriso le increspa le labbra.

    « Gli ho dato una degna sepoltura come avrebbe dovuto e, se anche me ne ero ripulita, l’odore del sangue, la sua viscosità e calore permeavano ancora sulla mia mano. Su di esso ho promesso che sarei divenuta una guerriera e una servitrice della Madre senza pari. Non avrei sprecato nessuno dei suoi insegnamenti. Prima la Madre e poi mio padre, mi hanno fatto capire che, se anche per gli umani sono difettosa, loro hanno visto del potenziale che altri non vedevano. Mi hanno dato fiducia e non sono disposta a cedere e scappare. »

    Sicura e dura è la sua voce ora, mentre solleva il capo e lascia libere le gambe, mostrando tutta la sua determinazione tramite la sua postura e la sua aura, pronta a qualsiasi cosa per mantenere la sua promessa e non deludere la Grande Madre e il padre che l’aveva cresciuta e accudita.


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    Ultrasuoni x Questa abilità, permette a chi ne fa uso, di produrre con il solo ausilio del proprio corpo, diversi tipi di onde sonore a frequenze variabili. Gli ultrasuoni, sono delle onde meccaniche sonore. A differenza dei fenomeni acustici propriamente detti, le frequenze che caratterizzano gli ultrasuoni sono superiori a quelle mediamente udibili da un orecchio umano.

    Sensi Sviluppati x E' un'abilità che si sviluppa con il tempo, la dedizione e la pazienza. Tale abilità, permette di sviluppare i quatto sensi di cui l'essere umano è in possesso e accuirli, rendendo il soggetto più sensibile al mondo che lo circonda.



    tecnica x nya nya nya





    Note x Scusami tantissimo per il ritardo, ma ho avuto parecchi problemi. Ma ora ecco qui il posto ed è anche abbastanza lunghetto! Chiedo perdono!>.<


     
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    5 - UN OSCURO SCRUTARE





    Narrato; "parlato"; "parlato Demetra"; °pensato°


    Per lunghi minuti Pai Mei guardò Demetra e la ascoltò parlare: i suoi occhi cercarono di apprendere il più possibile di quella ragazza - no, ormai era già donna, poiché maturata prima del tempo - che rappresentava per lui l'eccezionale, il singolo contro la massa.
    E mentre i suoi occhi apprendevano, rifletté su quanto per lei fosse impossibile fare lo stesso.

    Ciò che Demetra sapeva, lo aveva appreso attraverso vie non convenzionali, e per quanti patimenti avesse sofferto lui, non dubitava che le esperienze appena descrittegli gareggiassero almeno alla pari con essi.

    Ma, in fondo, non poteva capire. Chi potrebbe? Uno degli esercizi più infidi a cui era stato sottoposto era consistito in una settimana di digiuno e isolamento in una stanza buia, dove solo i rumori esterni entravano. Una volta privato della luce, e fatto passare un certo numero di ore, tempo e spazio perdevano significato. Al termine della settimana un monaco armato di spada entrava e cercava di fargli la pelle.
    Con il passare dei mesi i monaci erano cresciuti di numero, fino a quattro alla volta.

    Le spade che avevano tormentato Demetra erano forse meno letali nell'immediato, ma il loro metallo era sottile e insinuante, e i tagli ricevuti nella prima infanzia avevano rischiato di non rimarginarsi più. Ci vuole forza, riconobbe il jamiriano, per accettare un simile destino fino a che non si trova una ragione valida. E la ragione doveva avergliela fornita la Terra, che, in modo forse calcolato, aveva privato la Sua figlia del bene della vista per donarle una conoscenza e un intuito di molte volte superiori alla media.

    °Che possa parlarne con lei?°

    Il pensiero che si era proibito più e più volte cadde sul placido specchio delle sue acque mentali con il fragore di una goccia solitaria. non aveva mai incontrato qualcuno che unisse un simile acume alla capacità di lasciar cadere i giudizi e le categorie senza condizioni. Che Demetra potesse accogliere, condividere il fardello che gravava sulle sue spalle, aiutandolo a portarlo, e forse annullandolo?
    Era troppo sperare?
    Si era sempre vietato tali debolezze, in parte per il suo orientale riserbo, e in parte perché una volta che si cede alla tentazione di farsi aiutare dal prossimo in questioni simili, si crea un precedente, gli argini si rompono e in breve si diventa patetici piagnoni, privi del rigore morale necessario alla vita guerriera. Ma da mesi ormai sentiva la pressione salire, e l'anelito di libertà che covava in segreto non trovava sbocco, non si sfogava.

    "Demetra, ti devo dire una cosa"

    iniziò, sorprendendo anche sé stesso.

    "Io sono destinato, a quanto pare, a compiere qualcosa che influirà sugli equilibri del mondo. Mi è stato assegnato un compito... noi Eletti siamo troppo deboli da soli, non possiamo competere contro le forze malevole che minacciano la Madre, e allora io dovrò trovare... risvegliare... no, io... è troppo per me..."

    Un lampo di dolore. Un urlo, troppo forte e straziante. La sua mente fu assalita da convulsioni e minacciò di vacillare. Jun balzò in piedi: mai aveva visto il suo padrone in quello stato, e l'apprensione si dipinse sul suo viso. Pai Mei scattò dapprima in piedi, proseguendo nel grido, comprimendosi la fronte con le mani quasi ad impedirle di esplodere. Non sapeva come combattere questa battaglia, il nemico era interno e ineludibile, e sapeva come e quando colpirlo. Inarcò la schiena, strabuzzò gli occhi ancora una volta e la volontà di confessare, di aprire i cancelli della memoria lo abbandonò a poco a poco. Dopo un paio di eterni secondi non sapeva più nemmeno bene cosa avesse voluto dire: fu riempito solo dalla volontà di fuggire la sofferenza e rintanarsi in un angolo buio della foresta di Bialoweza.
    La tensione diminuì quel tanto che bastò per permettergli di accasciarsi al suolo, pallido. Braccia e gambe non avevano più forza: gli effetti del Genromahken lo avevano stremato e ridotto, temporaneamente, ad una larva.
    Il suo ultimo gesto consapevole era stato frugare entro il colletto della casacca ed estrarne il ciondolo che portava appeso al collo, una gemma grezza ma dal vivacissimo colore arancione.
     
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    L
    ascia che il giovane la guardasse, quasi la stesse esaminando per capirla. Le veniva da sorridere, anche se una piccola nota di amarezza vi sarebbe stata; non era più una ragazzina ormai. Anche se Samael l’aveva cresciuta in un modo impeccabile ormai era irrimediabilmente “rovinata”. La fanciullezza e l’adolescenza, sono campi inesplorati per lei poiché è’ divenuta subito donna, per sopravvivere e contrastare il dolore e rafforzarsi. Di quel dolore si era nutrita, accettandolo e fondendolo con se stessa e, da quella accettazione, era divenuta la donna e la guerriera che era.

    Rimase in silenzio, in ascolto della natura quando, le vibrazioni dello stato d’animo e mentale del suo compagno di casta cambiarono. Tese impercettibilmente la muscolatura, senza che Jun accanto a lei se ne accorgesse e sollevò il viso, quasi come un felino che annusa l’aria che lo circonda. Sentiva l’odore pungente della tensione e quello acre dell’insicurezza che avvolgeva il giovane ragazzo, fino a che non parlò.
    Quell’unica frase, stupì lui per primo, ma anche lei e tese i muscoli, pronta a scattare per qualsiasi evenienze; lo ascoltava con attenzione, accogliendo ciò che il giovane le diceva, ma percepii subito l’odore amaro della paura e scattò come una gazzella, ancora prima che l’urlo del giovane e il balzo di Jun avessero atto.

    Si gettò contro Pai Mei, tenendolo, ma lasciandogli comunque la libertà al corpo di contrarsi e muoversi come più desiderava, fino a che non si placò. Scivolò con lui stretto tra le braccia, mentre mormorava parole gentili e rilasciava un quantità del suo cosmo calmo e gentile per abbracciarlo e consolarlo davanti a quel dolore. Lo tenne stretto a se, dondolando e mormorando parole gentili, come una madre fa con il proprio figlio, per poi voltare il viso verso Jun.

    « Jun, vai verso la grotta che vedi alla tua sinistra. Appena dentro c’è uno zaino. Me lo porteresti per favore? »

    Calma e gentile è la voce della giovane donna albina la quale, tiene ancora Pai Mei stretto al suo corpo, cullandolo con i movimenti leggermente dondolati dello stesso e con il suo cosmo, in attesa che la ragazza ritorni con ciò che le ha chiesto di portarle.
    Appena la giovane tornerà con lo zaino, dal suo interno ne estrarrà un boccetta che stapperebbe con attenzione e versandone una goccia sulla fronte e le tempie del giovane guerriero, massaggiandole con cura e delicatezza, lanciando solo una breve occhiata al ciondolo del ragazzo a cui non presterebbe molta attenzione, continuando ad occuparsi gentilmente di lui.


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    Ultrasuoni x Questa abilità, permette a chi ne fa uso, di produrre con il solo ausilio del proprio corpo, diversi tipi di onde sonore a frequenze variabili. Gli ultrasuoni, sono delle onde meccaniche sonore. A differenza dei fenomeni acustici propriamente detti, le frequenze che caratterizzano gli ultrasuoni sono superiori a quelle mediamente udibili da un orecchio umano.

    Sensi Sviluppati x E' un'abilità che si sviluppa con il tempo, la dedizione e la pazienza. Tale abilità, permette di sviluppare i quatto sensi di cui l'essere umano è in possesso e accuirli, rendendo il soggetto più sensibile al mondo che lo circonda.



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    Note x Eccome! Scusa il ritardo!^^""


     
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    6 - RISVEGLIO




    Narrato; yayayayyayyayyaya ^^


    Si svegliò da un deliquio che gli parse durato anni, tanto aveva perduto il senso del tempo.
    Su di sé notò le ombre degli alberi, ma non le riconobbe subito: potevano essere altrettante persone che si indaffaravano in un mondo dal quale era uscito un momento, che forse lo aspettava. Sì, naturalmente: aveva da fare ancora molte cose prima di lasciarlo. La certezza gli era penosa.
    Il sole appassiva piano: forse era pomeriggio.... non lo ricordava più molto bene: da quanto era passata la crisi? Ore, o forse minuti. Fece uno sforzo per raccogliere le idee, ma le tempie minacciarono un nuovo temporale. Si prese del tempo, lusso raro per quelli come lui.
    Svuotò la mente dei suoi uragani, si concentrò di più su ciò che aveva intorno. Erano poi soltanto alberi, quelli che lo attorniavano? No, sentiva anche le voci. Non erano più che sussurri, perché coloro che lo circondavano stavano bene attenti a non urtarlo. Compassione. L’ultima volta che ne aveva ricevuta, o provata per qualcuno, non era facilmente databile.
    I lineamenti eterei di Demetra, il Pipistrello, lo accolsero con un silente benvenuto nella foresta di Bialowieza. Era lei a tenerlo fra le braccia, a cullarlo. Si scoprì incapace di sottrarsi a tanta benevolenza. Perché? Perché non si scuoteva di soprassalto, come avrebbe fatto in ogni altra circostanza? Era il suo corpo, il suo stesso corpo così allenato a uccidere e a non essere ucciso, a imporgli ogni volta di saltare in piedi, nel freddo dei rigidi inverni jamiriani o in quello, anche più intenso, della sua cella, al monastero. Ogni giorno era buono per morire, a ogni ora un dardo avvelenato poteva pungerti da sotto le coltri, e traghettarti in Ade con ignominia... e dunque, come mai adesso la risposta organica tardava a manifestarsi, ben oltre avere ripreso coscienza?

    Era la foresta. Doveva aspettarselo: Demetra, per quanto individualità e calma forza interiore, forse fungeva da tramite in quel frangente. Le sue braccia erano fatte di linfa e steli flessibili, intrecciati come nastri di seta: perciò avevano potuto contenere la sua furia. Il suo cuore, che sentiva battere contro la spalla sinistra, ritmico, in attesa, era insieme cuore di donna e battito materno di Colei che aveva giurato di proteggere, e che ora lo proteggeva, ricambiando tanta dedizione. I suoi occhi non erano, eppure quando poté mettere a fuoco meglio, gli parvero pieni di qualcosa del tutto assente anche nelle persone migliori che aveva incontrato sin lì. Jun era dietro di lei, la vedeva ora, ma era più una presa d’atto della sua presenza: l’aura della sua ancella era a malapena percepibile nel rigonfiarsi delle due aure perfettamente sincronizzate, quella di Demetra e quella di Gea...

    Fece un piccolo sforzo, e comprese che poteva muoversi senza soccombere di nuovo. Il collo funzionava: raddrizzò il capo, cercò con le mani la sicurezza del verde suolo. Se dinanzi a Demetra sentiva di poter mostrare, almeno fino ad un certo punto, che era pur sempre umano, Jun costituiva invece un problema: la debolezza non poteva esserle palesata. Riacquistò un minimo di contegno, socchiudendo gli occhi come se quanto appena successo non lo riguardasse. Invero non temeva di ferire Demetra con un’ostentata mancanza di gratitudine: le parole di ringraziamento che le rivolse erano fredde solo in apparenza. Aveva compreso molto bene quanto quella ragazza, che magari agli ignari cittadini del mondo poteva apparire comune, fosse in realtà speciale. La sue sensibilità doveva andare ben oltre ciò che si può comprendere con i sensi, e non soltanto perché i suoi erano menomati: avrebbe giurato che anche se avesse potuto vedere sarebbe riuscita a cogliere i dettagli che agli altri mancano, a sentire i piccolo scricchiolii a cui nessuno fa caso, ma preannunciano che una cosa sta per collassare su se stessa. Avrebbe trovato l’energia per palesare al mondo le proprie capacità? Sperava di sì. La Dea, e non solo, aveva bisogno di una donna tanto forte, generosa ed empatica. Forse proprio tramite lei la Madre avrebbe ripreso posto nel mondo, parlando un linguaggio non più tremendo e vendicativo, ma gentile e inclusivo, accogliente.

    “Bene, sembra che non sia ancora ora di liberarmi del fardello che porto. Mi sta bene: dopotutto cos’è l’esistenza, se non una continua ricerca della liberazione dai pesi che essa stessa pone sulle nostre schiene? Persino quegli illusi dei buddhisti la pensano così. Avrai notato però che io non sono altrettanto placido, che la mia calma è solo apparente. In realtà, amica mia, credo di averti creato non pochi problemi.”

    Si sforzò di ridere, ma si accorse presto che perfino le sue rare e secche manifestazioni di sarcasmo potevano costargli caro: i primi suoni che emise gli rimbombarono nell’encefalo come colpi di cannone.

    “Sento un odore medicinale, ma non sgradevole. Cosa mi hai dato?”

    Mentre chiedeva, si avvide che una delle proprie mani racchiudeva qualcosa. Ah, già: la Fiamma d’Agata, l’amuleto che gli era stato affidato dall’Abate in persona per liberare la forza malvagia che, secondo i piani del vecchio, avrebbe dovuto schiudere le porte di... cosa? Del paradiso in terra? Dell’Armageddon? E pensare che era solo una piccola pietra arancione.

    Dopo avere ascoltato la risposta di Demetra sul medicinale, cambiò radicalmente discorso.

    “Demetra di Bat, forse arriverà il giorno in cui sarò costretto a fare ciò che non voglio. Sembra ci sia una specie di barriera mentale che mi impedisce di rivelarti ciò che vorrei, quindi non la forzerò di nuovo. Sappi solo che fino a quel giorno combatterò al tuo fianco, insieme a Andrew e a chiunque altro vorrà unirsi a noi. Mi donerò anima e corpo, e farò di me un sostegno per voi, come tu sei stata per me oggi, e un’arma contro chi farà del male a questo mondo che ci è così caro.”

    Grazie, stava dicendo il suo sguardo, fisso sul volto della ragazza, tranquillo e delicato come lo stagno che riposava ai loro piedi. Grazie per quello che hai fatto per me, per quello che sei, e per ciò che forse un giorno diverrai. Mi piacerebbe essere lì quando accadrà, avrebbe voluto dire. Ma non lo fece: si era già spinto troppo oltre. Non c’era dolcezza per un membro del Loto Bianco. La debolezza era imperdonabile, e già così avrebbe rischiato la pena capitale, se lo avessero visto. Le meschinerie dei suoi detrattori, la strisciante cattiveria di chi voleva vederlo cadere in disgrazia erano in agguato fuori dai margini della radura.

    O forse addirittura li avevano penetrati? Guardò Jun, di sottecchi. L’aveva presa sotto al sua custodia dopo che Edward, Spectre dell’Acquario, l’aveva liberata da due stupratori, ma ciò non significava che gli sarebbe stata fedele per sempre. Forse i suoi avversari in seno all’Ordine l’avevano allettata con vane promesse, facendole credere che se avesse tradito il suo padrone sarebbe stata libera... avrebbe fatto attenzione con lei.

    Guardò un’ultima volta Demetra, pronto a rivestirsi della propria armatura di durezza e vigilanza costante, ma non prima di essersi accomiatato. Desiderava udire ancora una volta la sua voce, lì dove non vi era il fragore della battaglia a turbarne il suono cristallino.



    CITAZIONE
    Ho strutturato il post in modo da fare botta-e-risposta su un paio di cose, ovvero: prima ti chiedo della roba che mi hai messo in testa per calmare l'emicrania, tu mi rispondi, poi io continuo dicendoti il resto. Scusa davvero per quanto ho tardato ma nei giorni scorsi ero quasi sempre ubriaco, o distratto da altre cose ^^
     
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    » Bat no Demetra ●

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    S
    Sentì in un cambiamento nel fare del giovane ragazzo e si rilassò. Percepiva che stava riprendendo coscienza di se, ma ancora non riusciva a focalizza bene la loro presenza; strinse leggermente la presa intorno a quel corpo, come se volesse donargli un appiglio davanti al suo dovere.
    Il cosmo della giovane, lambisce ancora le membra del ragazzo con fare gentile e lenitivo, continuando a cullarlo come se fosse un bambino bisognoso di affetto, amore e sostegno, durante un periodo difficile della sua transizione, durante il corso della vita.

    Un sorriso impercettibile le increspò le labbra quando Pai Mei aprì gli occhi, puntandoli sul suo viso, mentre continua a cullarlo delicatamente e a circondarlo con il suo cosmo, senza alcuna fatica o preoccupazione alcuna. Sentiva il corpo del suo confratello rilassato contro il proprio, ma non disse nulla né fece nulla per interrompere il momento di riflessione in cui il giovane era scivolato con delicata lentezza; nella sua mente e nel suo corpo, come anche nel suo cosmo, risuonava la voce della Madre la quale, alterna strofe di canti antichi e ormai dimenticati con parole di conforto verso un suo figlio. La giovane albina, però, non pronunciò una parola, totalmente concentrata sul ragazzino che ha tra le braccia e nell’intento di trasmettergli ciò che la Dea voleva che ricevesse tramite lei.
    La Grande Madre era con lee, dentro di lei. Ogni cosa inerente ad essa, fluiva nel suo corpo e poi nel cosmo che avvolgeva il jamiriano con dolcezza.

    Allentò leggermente la presa quando sentì i movimenti di Pai Mei, per lasciargli fare ciò che più desiderava anche se era comunque in allerta, in caso si fosse ripetuto qualcosa di simili a qualche ora prima.
    Lo sentì irrigidirsi leggermente, mentre le vibrazioni emotive e cosmiche del ragazzo cambiavano e capii; volse solo leggermente il capo, più per riflesso che per altro, mentre un piccolo sorriso le increspava le labbra. La presenza di Jun, aveva portato la tigre a ritrarsi nel suo guscio ombroso e freddo, senza alcuna via d’uscita; le venne quasi da ridere, ma non con cattiveria. Erano uno strana sensazione, come di una madre che percepisce il figlioletto che si fa “figo” davanti agli amichetti. Davanti al ringraziamento freddo del ragazzo, gli rivolge un sorriso gentile e rassicurante, inclinando il capo davanti alle sue parole e lasciandosi sfuggire una risata leggera.

    « Pesi? Liberazioni? Pai Mei, la vita è l’essere umano stesso che tende a complicarsela creando dei vincoli e dei pesi da portare. Ma è anche vero che se non si creano tali cose, si risulta frivoli, indifferenti e privi di interessi. Anche gli Dei a volte si creano parecchi problemi che non esistono. L’uomo però è nato a loro immagine e somiglianza e può far altro che fare lo stesso. La Madre è diversa però. Lei ha un unico interesse: le sue creature e coloro che le proteggono. La Madre non si chiede se è giusto o sbagliato, lei lo fa e basta. »

    Mormora con voce calma e gentile, rivolgendo un altro sorriso al giovane uomo, scuotendo delicatamente il capo e facendo danzare le nivee ciocche negli ultimi raggi morenti del sole.

    « Le illusioni sono per gli sciocchi. Chi si barrica dietro di esse e nella loro credenza, sono sia sciocchi che sognatori con uno scopo e un obiettivo da raggiungere. A volte le illusioni sono potenti, poiché accendono la determinazione e il furore di un essere vivente. Non mi hai creato alcun genere di problema o disturbo Pai Mei. Non è successo nulla di grave. »

    Quieta e tranquilla è la risposta della giovane, emettendo un piccolo sbuffo davanti alla risata secca e sarcastica di lui il quale, doveva vedere le stelle in quel momento per il dolore alla testa anche se attenuato.

    « Non dovresti sforzarti. Sei ancora debole e se anche la testa ti fa menoma male del previsto, dovresti calmarti. »

    Sorride leggera al suo dire, aiutandolo finalmente a sedere senza più cullarlo, ma poggiandogli un braccio sulla spalla per sicurezza.

    « È un semplice olio essenziale di menta piperita. Una goccia sulle tempie e sulla fronte ben massaggiata, tende ad attenuare gli effetti infiammatori dei mal di testa. »

    Semplice e tranquilla è risposta della donna, mentre lo ascolta nuovamente in silenzio, mostrando un espressione placida e calma come quella di un lago montano e, da quello che Pai Mei le disse, capii che stava per succedere ciò che aveva solo sentito mormorare con timore della natura.

    « Dunque a breve avrà inizio… »

    Mormora solo quelle poche ed enigmatiche parole, ma che il ragazzo può sentire tranquillamente e gli sorride, nel percepire quello sguardo di gratitudine poggiato sul suo viso, ove sboccia un sorriso delicato e quieto. Un sorriso che però sapeva di un saluto consapevole, poiché non sapeva darsi una spiegazione, sarebbe stata una delle ultime volte che avrebbe visto il suo confratello.

    Percepiva il sospetto e la diffidenza aleggiare intorno a Pai Mei, mentre osservava Jun, ma resta in silenzio, in ascolto di ciò che la natura mormora e sussurra; quando il ragazzo decide di alzarsi, lascia scivolare con delicatezza le braccia, mentre un sorriso rassicurante e quieto ne increspa le labbra piena. Con calma, si solleva in piedi, rivolgendo ancora un sorriso e un saluto leggero e dolce all’indirizzo del ragazzo.

    « Ci rivedremo Pai Mei. »

    Solo queste semplici parole rivolge al giovane ragazzo, con voce cristallina e gentile, rivolgendo un saluto gentile anche a Jun, mentre ascolta entrambi, muovere i passi che lì avrebbero portati lontano dalla radura, ove ella viveva in quiete.


    2vjplrk

    PG × Demetra | Darian x Bat {III} | Energia × Verde

    Stato Fisico x Ottimale | Stato Mentale x Ottimale | Stato Darian x Integra | Segni particolari x Fasciatura che le copre la parte degli occhi


    AbilitàTecniche

    Ultrasuoni x Questa abilità, permette a chi ne fa uso, di produrre con il solo ausilio del proprio corpo, diversi tipi di onde sonore a frequenze variabili. Gli ultrasuoni, sono delle onde meccaniche sonore. A differenza dei fenomeni acustici propriamente detti, le frequenze che caratterizzano gli ultrasuoni sono superiori a quelle mediamente udibili da un orecchio umano.

    Sensi Sviluppati x E' un'abilità che si sviluppa con il tempo, la dedizione e la pazienza. Tale abilità, permette di sviluppare i quatto sensi di cui l'essere umano è in possesso e accuirli, rendendo il soggetto più sensibile al mondo che lo circonda.



    tecnica x nya nya nya





    Note x Scusa il tremendo ritardo, ma ce l'ho fatta.*-*
    Così la chiudiamo.^^


     
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  14. 'Azz!
     
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    7 - COMMIATO



    Narrato; "parlato"; °pensato°.


    Serie furono le ultime parole di Demetra, molto serie eppure cariche di significato. Ecco una donna che viveva secondo le proprie convinzioni, che non aveva dubbi. Oppure sì, ma si sforzava di combattervi ogni giorno. Qualcuno aveva detto che le donne sono le creature più forti, perché non possono permettersi il lusso della debolezza.
    Pai Mei non ne era convinto del tutto, ma per Demetra valeva, senza dubbio.

    Il suo commiato fu silente, eccetto che per una breve frase.

    "Sì. Comincerà tra poco."

    Non sapeva bene che forma avrebbe avuto, ma il Disastro si sarebbe abbattuto sulle loro teste. E lui sarebbe stato messo alla prova, come tutti, ma nel suo caso una volta per tutte.

    °Allora vedrò se gli anni di addestramento e di condizionamento mentale sono serviti a qualcosa.°

    Si allontanò senza dire altro, con Jun che gli trotterellava dietro.

    °Spero solo di trovare un avversario all'altezza.°
     
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13 replies since 26/5/2013, 15:53   221 views
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