Caccia alla Tigre Bianca.

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    Caccia alla tigre bianca. .




    << La caccia è aperta! E’ una tigre bianca molto astuta, ma non mi sfuggirà , dovessi cercarla in capo al mondo lei sarà mia , perchè solo io merito di ucciderla. Quando l’avrò trovata il mondo mi ringrazierà finalmente!>>.

    Le parole del cacciatore dai capelli d’argento erano forse dettate dalla follia o dall’ossessione di aver a che fare con qualcosa da inseguire talmente inarrivabile, che ormai se ne era fatto una ragione.
    Il cacciatore voleva a tutti i costi quella preda , era troppo importante per lui. Ignorando addirittura i suoi amici andò nei ghiacci di Asgard, perché “lei” sentiva che era lì vicino…

    [...]



    Bosco Sacro:


    Il bosco sacro emanava una strana luce, Gea sembrava agitata o forse sentiva di dover prendere qualcosa di importate che aveva lasciato nelle fredde terre di Asgard.
    Pai Mei era in allenamento, o forse poteva essere di nuovo in Jamir, ma la sua dea poteva raggiungerlo ovunque egli sia .

    << Pai Mei mio fedele servitore. Ho un grosso compito da affidarti. Il male è destinato a riemergere , ma prima di lui un altro “male” è già riemerso e ha il nome di titani. Essi figli miei e di mio marito Urano stanno rinascendo e il loro obbiettivo potrebbe essere pericoloso. Non so cosa vogliano realmente fare, ma una cosa è certa uno di loro, un titano molto importante appena rinato e liberato dalle viscere del tartaro cerca una cosa che ho sepolto tra i ghiacci eterni di Asgard, si tratta del bastone di Urano. Se dovesse cadere nelle mani dei Titani sarebbero loro ad avere in dono il suo immenso potere, devi impedire che accada tigre bianca. Va Ad Asgard, la incontrerai qualcuno un mio messaggero che potrà aiutarti>>.

    Avuto il messaggio, Pai Mei avrebbe dovuto partire per Asgard e fermarsi verso i paesi della costa, dove avrebbe incontrato qualcuno che avrebbe potuto fargli sapere di più.




    fxz2mt












    consigli master


    traccia:

    ok ecco l’inizio PRE ARMA E PRE MONTAGNE DELLA FOLLIA COME HAI DETTO ;)(benvenuto nel tuo new up XD) , in pratica la missione che ti affida Gea è importante va ad agar precisamente in una località che puoi anche inventare se vuoi e lì aspetta il tuo messaggero.

    ps gea ti parla telepaticamente









    “ Io sono l'indiscusso Quest Master e Mestro! „


    Edited by Addestratore Quest Master - 2/3/2013, 23:33
     
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    CACCIA ALLA TIGRE BIANCA: POST 1 - LA MINACCIA





    Narrato; "parlato"; "parlato altrui"; °pensato°; <<monologhi>>; flashback


    Risalire la costa del Mare del Nord dopo avere passato gli ultimi mesi in Jamir non è traumatico come può sembrare. Freddo intenso ovunque, anche se più umido e dunque più fastidioso. Le gelide folate autunnali provenienti dalle isole britanniche prima, e dalla Scandinavia poi investivano Pai Mei, agitando le falde del pesante mantello che indossava sopra la darian e cercando di farlo traballare sul sentiero, di scuoterne la determinazione, farne vacillare il passo.
    Non ottennero risultato.

    "Partite di nuovo, mio signore?"
    "Jun, starò via per un mese o due. Non dovresti avere problemi, ma nel caso puoi sempre scendere a valle e presentarti al mio vecchio villaggio. Là ho ancora parenti che si fidano della mia parola."
    Questo era stato il commiato del monaco alla sua servitrice, la ragazza cinese che tempo prima (sembravano anni) Lord Stark gli aveva affidato: una sventurata con l'unico problema di essere troppo avvenente. Oggi, dopo le violenze subite e la vita al monastero del Loto Bianco, la sua grazia era per lo più un ricordo, ma ciò che aveva perso su questo versante lo aveva guadagnato in forza interiore e determinazione a restare viva. Il rapporto che la univa a Pai Mei, padrone della sua vita e del suo destino, era fatto di poche parole e molti silenzi, ma rimanere con lui significava avere una protezione contro le selvagge crudeltà che la vita le poteva mettere davanti.
    Come al solito il bagaglio del monaco non era né complesso né pesante, dato che egli era abituato a provvedere alle necessità con ciò che trovava lungo la via. Dopo averlo affastellato, Jun ebbe appena il tempo di veder partire il suo padrone. Si rituffò nei propri doveri, senza chiedersi quanto sarebbe davvero trascorso prima di rivederlo.
    Aveva altro per la testa. Già quella notte, i monaci invisi a Pai Mei avrebbero probabilmente cercato di seviziarla.


    Nulla di tutto ciò attraversava la mente del ragazzo. Chi non se la sa cavare da solo merita di finire male, e questa filosofia, in apparenza crudele, si applicava in primo luogo al suo caso. Da quando aveva scelto la via del guerriero di Gea aveva fatto i conti con pericoli di ogni sorta, e molto di rado aveva potuto contare su qualcosa di diverso dalla benedizione della dea e una fredda determinazione.
    Questo caso, però, rischiava di essere troppo anche per lui.

    °Un titano. Incontrerò un titano. I titani si sono risvegliati...°

    La preoccupazione occupava la sua mente come un nero cancro, rischiando di offuscare il suo giudizio e la sua tranquillità. Da un lato gli sembrava incredibile che gli antichi dei stessero davvero risorgendo, con intenzioni tanto oscure da essere ignote anche alla loro Madre. Dall'altro si sentiva come un adolescente che crede di essere figlio unico e di colpo vede bussare alla porta qualcuno che risulta essere suo fratello maggiore, abbandonato in fasce e pronto a reclamare quanto gli spetta.
    Aveva pensato che gli Eletti fossero in un certa misura la nuova progenie di Gea, e che sarebbe spettato a loro difenderla. Cosa volevano, adesso, i Titani?
    Avendo studiato attentamente le Guerre Sacre, sapeva che l'ultima si era conclusa con una parziale riappacificazione tra uomini e dei. Iperione, Ceo, Crio e i loro fratelli avevano dato la vita perché i cavalieri di Athena potessero contrastare i foschi piani di Ponto, il dio primordiale che aveva osato manipolare persino Gea. Ma il messaggio telepatico che quest'ultima gli aveva inviato non lasciava adito a dubbi: la prima stirpe divina era sul piede di guerra! E, quali che fossero gli effettivi poteri del Bastone di Urano, oggi un uomo era stato chiamato a sottrarre il divino artefatto dalle mani protese dei suoi legittimi eredi. Non poteva fare a meno di chiedersi se ne sarebbe stato in grado.

    Risalì la costa occidntale della Danimarca fino a trovarsi all'altezza di Alborg. Davanti a lui lo stretto di Skagerrat ululava in tempesta, e sebbene il cielo non fosse del tutto coperto la situazione non prometteva niente di buono. Gli schizzi dello onde arrivavano fino a lui, nonostante la litoranea fosse rialzata di almeno duecento metri sul livello del mare. Si inoltrò nella verde campagna per un paio di chilometri, dato che aveva visto un villaggio di pescatori. Quale che fosse il suo contatto, non aveva intenzione di mettersi a fare domande in giro, fiducioso nel fatto che, se avesse continuato a manifestare il proprio cosmo come stava facendo dall'inizio del viaggio, sarebbe stato quest'ultimo a trovare lui.



    CITAZIONE
    Stato fisico pg: ottimale
    Stato psicologico: preoccupato
    Stato darian: indossata, intatta

    Note: mi piace far muovere il pg in luoghi reali, per quanto possibile: Asgard dovrebbe essere da qualche parte nel nord, e "la costa" più vicina potrebbe essere quella che ho indicato. Mo' vediamo che succede con questo titano, anche se ho già in mente chi potrebbe essere XDD
     
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    Caccia alla tigre bianca.




    Quando la tigre bianca arrivò al paese asgardiano pareva proprio non essersi presentato nessuno seppure fosse stato lì ad attenderne la venuta, che Gea si fosse sbagliata o chi doveva venire , non lo ha fatto per sue ragioni? Ogni ipotesi era plausibile, ma adesso come fare per andare alla ricerca del bastone di Urano? Forse era meglio chiedere in giro, magari gli abitanti potevano aver sentito parare di “quella leggenda” , ma dicerto uno che andava a chiedere come nulla fosse sarebbe risultato strano, però si poteva fare con discrezione, magari iniziando a chiedere se per caso in questi giorni o in generale gli abitanti avessero notato qualcosa i strano, e quando la tigre si appresta per farlo , uno strano cosmo l’attira. Non si tratta di un cosmo potente o avverso, però il cavaliere di Gea non poteva riconoscerne la natura , a meno che non si fosse spostato verso la fine del paese nelle fredde pianure.
    Quand sarebbe arrivato, solo un richiamo bestiale, un ululato di lupo lo accolse, poi dal fondo della steppa di ghiaccio un ombra si vece avanti.

    “Se sei qui per cercare il bastone di Urano ti consiglio di desistere. Gea non è gradita qui ad Asgard dopo il Ragnarok dovresti saperlo cavaliere, perciò non troverai nessun aiuto, ameno che non te lo meriti davvero…”.


    L’ombra si rivela, un uomo su un cavallo bianco dal crine argenteo e uno sguardo serioso si avvicinò a Pai Mei.







    fxz2mt












    consigli master


    traccia:

    Allora ,nel paese non trovi nessuno, fa pure le tue ipotesi ,poi avverti il cosmo e incontri l'uomo a cavallo nella pianura ghiacciata o steppa . Per ora Chiacchiere, l'omino non sembra aver simpatia per Gea









    “ Io sono l'indiscusso Quest Master e Mestro! „


    Edited by Addestratore Quest Master - 2/3/2013, 23:32
     
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    CACCIA ALLA TIGRE BIANCA: POST 2 - IL CAVALIERE





    Narrato; "parlato"; "parlato altrui"; °pensato°; <<monologhi>>; flashback


    Ryuga *ç* Colpo della Montagna e del Lupo del Cielo *ç*
    Per la cronaca, nel titolo ho usato "cavaliere" nel senso di "tizio a cavallo", non do per scontato che abbia una God Robe :nono:
    Scusa, ma ho registrato solo ora che Suikyo è morto. Condoglianze, non vedo l'ora di saperne di più :deathmetal:



    Al suo arrivo, Pai Mei non trovò nessuno. Valutò velocemente le dimensioni del villaggio: non certo una metropoli, ma neanche poche case messe insieme alla meglio. Piuttosto un borgo dall'aria prospera, uno dei tanti che vivono di agricoltura e anche di pesca, essendo non lontano dalla costa.
    Era giunto lì con l'idea di starsene in disparte, fino a che qualcuno non l'avesse avvicinato: di solito riconosceva chi aveva qualcosa da dirgli.
    Altri, al suo posto, si sarebbero fatti avanti con gli abitanti dall'aria più chiacchierona, quelli che hanno sempre una parola per tutti e su tutti, fingendo di essere un forestiero con la voglia di fare quattro chiacchiere: ma ciò esulava decisamente dalla sua natura.
    Forse in questo caso avrebbe dovuto fare uno strappo alla regola. La prima tattica a cui aveva pensato necessitava infatti del tempo necessario a farsi notare, quindi non poteva sperare in risultati molto rapidi. Giunse alla conclusione che la mossa migliore sarebbe stata muoversi con circospezione, ma senza mostrare sospetto: in fin dei conti il suo vestiario esotico e la sua pelle color del bronzo, con quegli occhi dal taglio obliquo, sarebbero stati sufficienti a garantirgli attenzione.
    Fece cautamente due passi e valutò le condizioni delle case, del pozzo, delle officine, delle stalle, dei granai... insomma di tutto ciò che è lecito aspettarsi in un piccolo centro di campagna. Gli parve che in generale non ci fossero danni, a parte quelli naturalmente provocati dall'usura e dal tempo. Nessun segno di lotta. I nativi sembravano normali campagnolil del nord, con i quali in effetti non aveva grande dimestichezza per non avere mai toccato, nel corso dei sui viaggi, quelle contrade. Ma non sembrava ci fossero crisi in atto, come ad esempio gli era capitato di vedere in Congo, quando aveva incrociato le armi con lo specter del Minotauro.
    Arrivato più o meno al centro del villaggio, dove una specie di mercato stava tenendosi e un gruppo di robusti villici stava avanzando offerte per una vacca non troppo in carne, si fece animo, provando a ricacciare indietro il senso di inadeguatezza che sempre lo accompagnava al momento di esporsi con le persone. Cercò con gli occhi qualcuno da abbordare, e stava per avvicinarsi ad alcuni soggetti non troppo puliti, ma dall'aria tranquilla, quando avvertì un cosmo.

    °Ci siamo.°

    Ringraziò tra sé Gea per avergli risparmiato la parte del vagabondo chiacchierone, e si mise in attesa, all'erta. Non ebbe neppure bisogno di richiamare a sé il cosmo: esso ormai, dopo tanto viaggiare e combattere, obbediva alla sua volontà come un cane che possediamo da anni e che ha imparato a riconoscere i nostri comandi prima ancora che vengano impartiti a voce.
    E comunque, fu solo un quantitativo esiguo: non gli sembrava che l'energia che aveva captato avesse intenzioni malevole, dunque voleva solo che l'altro lo notasse e lo riconoscesse per ciò che era.

    Il cosmo aveva smesso di spostarsi, restando in attesa ai margini settentrionali del villaggio. Ancora meglio per Pai Mei, che presto si sarebbe liberato della presenza degli abitanti e non avrebbe dovuto badare a nascondere troppo la propria natura. Si incamminò alla svelta e lasciò la piazza, muovendosi verso la periferia, incontrando sempre meno case. In breve si trovò tra i campi coltivati, dove robusti ma poco numerosi braccianti erano più attenti alle gelide zolle che sarchiavano piuttosto che a un viandante orientale i cui passi erano innaturalmente rapidi. Oltre i campi, solo una steppe brulla e inospitale dominata da colori spenti e bassi arbusti ingrigiti, e ancora oltre, imponenti montagne dominavano il paesaggio con i loro ghiacciai.
    Nella steppa attendeva un cavaliere.
    Sia l'uomo, sia il cavallo emanavano un'aura di nobiltà difficilmente associabile alla franca ed aperta ruvidezza degli abitanti del posto. Il portamento eretto dell'uno e dell'altro, i capelli grigio ghiaccio e la criniera candida erano il primo segno di distinzione e superiorità che si poteva cogliere. La ricca bardatura e gli abiti raffinati, il secondo.
    Infine l'uomo gli si rivolse con voce profonda e netta, con tono non offensivo, ma tutt'altro che benevolo, pronunciando parole che ad esso ben si accordavano:

    "Se sei qui per cercare il Bastone di Urano ti consiglio di desistere. Gea non è gradita qui ad Asgard dopo il Ragnarok: dovresti saperlo, cavaliere, perciò non troverai nessun aiuto, a meno che non te lo meriti davvero..."

    Pai Mei registrò quattro cose. La prima era che aveva finalmente varcato i confini di Asgard, e dunque poteva dirsi a destinazione. La seconda era le cose non sarebbero state facili, dato che la sua ricerca veniva scoraggiata sul nascere. La terza, che l'uomo si riferiva a fatti che forse lui avrebbe dovuto conoscere, ma che non aveva mai sentito nominare: ciò lo metteva in condizioni di inferiorità, il che era sempre un male...
    L'ultima, molto interessante, fu l'apertura finale: dopotutto l'aiuto che Pai Mei cercava forse esisteva, ma era condizionato da presunti meriti... con quale scala essi venissero misurati ad Asgard, era tutto da scoprire: correva voce che impavidi e temerari eroi fossero ben accetti nel Nord.

    "Io mi chiamo Pai Mei, e vengo dal Jamir. Credo sia sempre bene presentarsi, cavaliere, anche se sembri già sapere chi sono e quale divinità servo. Riguardo al sospetto che nutri nei confronti della Madre, esso è infondato: la mia Dea non farebbe mai del male a chi protegge il proprio territorio natìo, senza badare troppo alla divinità che in esso viene adorata, visto che si tratta pur sempre di un custode da Essa delegato: il mondo è la Terra e la Terra è la Madre. Tutto ciò che vediamo ricade sotto il suo dominio, presto o tardi.
    Ma sembra che qui abbiate un qualche genere di pregiudizio nei suoi confronti. Devo dirti, invero, che non conosco alcun Ragnarok: io e gli altri Eletti di mia conoscenza non abbiamo preso parte a nulla che abbia recato offesa alla vostra terra, che avete fama di difendere con efficacia dagli invasori. Ti sarei grato se ti spiegassi meglio, poiché tra guerrieri ragionevoli è sempre opportuno chiarirsi a parole prima che a pugni."


    Non vi era sotterfugio nelle parole di Pai Mei: solo il desiderio di trovare in fretta qualche traccia concreta che lo mettesse sulla pista giusta. Quell'algido cavaliere forse poteva fornirgliela, dato che sotto la gelida scorza mostrava i tratti dell'eroe, ma prima il monaco doveva comprendere bene il perché di quella fredda accoglienza.



    CITAZIONE
    Stato fisico pg: ottimale
    Stato psicologico: tranquillo
    Stato darian: indossata, intatta

    Spero di avere ben interpretato l'azione che hai predisposto: Pai Mei all'inizio vuole provare a chiedere agli abitanti, poi sente un cosmo ai margini dell'abitato, quindi si sposta fino a raggiungere la "periferia", dove comincia la steppa. Il resto, appunto, chiacchiere XD
     
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    Caccia alla tigre bianca.




    L’uomo a cavallo non cercava motivo di lotta, dopotutto il Ragnarok era pur sempre un caso che era accaduto molto tempo fa e purtroppo, anche se a soffrire di più era stata proprio Asgard si era risolto tutto, ma solo grazie all’intervento esterno di alcuni guerrieri altre caste come Atena e addirittura i Black Saint le ombre senza dio. Lui allora era rimasto ad Asgard a impedire che i soldati di Loki toccassero la sua casa e la sua famiglia, perché sì forse le battaglie più importanti come quella di Hel,Surth e i due lupi(Skǫll e Hati) del cielo forse erano lontani a combattere e probabilmente erano anche più interessassi a distruggere Odino , però alcuni di quei soldati denominati “Jötunn”(giganti del ghiaccio) avevano comunque potuto sfruttare l’evento e arrivarono anche alle case della gente comune anche se lui non era proprio “comune” essendo stato ex god warriors di Fenir. Infatti riuscì ad allontanare quei giganti e a rispedirli nel loro regno, ma aveva sentito dire che nell’ultimo campo di battaglia dove Loki e Hel davano credito alle loro ambizioni si erano anche affacciati altri guerrieri che non erano di agar o di altre fazioni essi si facevano chiamare “Gea Saint”, quindi il coinvolgimento della “Madre” non era una menzogna, fore Pai Mei stava solo difendendo la sua dea in quanto palesemente devoto, però non era giusto quel suo comportamento, poteva almeno assumersi le sue responsabilità anzi che dire che Gea non era responsabile.

    “Dunque partiamo dal presupposto che la tua Dea è evidente che non ti ha detto tutte le cose come sono state fatte realmente, dovresti chiederlo a lei quindi di risponderti anzi che a me, ma in ogni caso te lo dirò in breve. Il Ragnarok per noi Asgardiani è sempre stato un evento catastrofico, lo abbiamo temuto dai tempi arcani che comprendeva la morte di Odino e delle sue progenie e alla fine il mondo conosciuto fu incenerito dal gigante di fuoco Surth in modo che rinascesse d’accapo. Qualche anno fa ci furono un seguito di eventi catastrofici che hanno compreso tutto il mondo, incominciando con inverno molto lungo e poi finendo effettivamente con il così temuto “Crepuscolo degli dei”. Quella grave tragedia fu evitata grazie all’intervento di alcuni cavalieri esterni tra cui si dice che due di loro si siano anche tramutati in potentissimi draghi grazie a un potere particolare e che siano riusciti a scacciare via Hel la regina dei dannati e signora dei morti e i suoi demoni, ma in quel campo di battaglia si erano anche visti dei potenti guerrieri che si facevano chiamare “Gea Saint” forse in combutta con lo stesso Loki o con Hel. Io non so esattamente cosa sia successo realmente in tale battaglia perché degli “Jötunn” ovvero i giganti di ghiaccio avevano anche attaccato diversi centri abitati tra cui la mia casa e la mia famiglia. Ho dovuto scacciarli via, e ce la feci grazie al mio allenamento di un tempo quindi ho potuto apprendere questo tramite delle voci. Perciò se questo è vero non venirmi a raccontare storie e assumiti la responsabilità del nostro piccolo diverbio nei vostri confronti e non fare finta di sorprenderti o di esserne estraneo, non mi piacciono le persone che si vogliono giustificare anche di fronte all’evidenza.”.

    Scese da cavallo e si avvicinò al ragazzo.

    “Non voglio combatterti a causa di questo, ma almeno dimmi perché Gea vuole il bastone di Urano, so di per certo che è nascosto in codeste lande, ma è in posto molto sicuro e sicuramente poco raggiungibile senza guadagnarsi il permesso o arrivarci tramite una guida che magari potresti trovare in me Ryuga ex God Warrios di Fenir, ma non ti darò aiuto se Gea non è in bene come “quella dannata volta” sappilo.Anche io ho il mio onore di Asgardiano da difendere in quanto questa è la terra mia di mia moglie e dei miei figli. Sono stato chiamato il “lupo demoniaco” un tempo…”.

    Ryuga sembrava questa volta più consono al dialogo, ma bastava un solo cenno e il suo cosmo sarebbe diventato come un tempo e seppure era ormai senza armatura,ma la sua forze era pari ad allora, espanse leggermente il cosmo illuminando i suoi occhi di una luce azzurra poi con le dita tranciò un albero con la forza del suo cosmo , affilato come zanne di lupo, facendo passare un velocissimo raggio bluastro vicino al viso di Pai Mei, con il dito indice della mano destra puntato.

    “Non ho voglia di trasformarmi ancora come allora!”.







    fxz2mt












    consigli master


    traccia:

    Allora caro, le nozioni sul Ragnarok le puoi anche leggere nei topic apposta se vuoi sapere cosa centrano i Gea con Asgard che poi è anche il motivo del perché state affrontando la vostra missione attuale lì quindi immagino che Ryuga non ti abbia raccontato nulla di nuovo solo che il tuo pg per ora ne era all’oscuro, quindi tieni per buono le sue parole oppure poi anche non credergli, libera scelta su ciò che devi fare.
    Per quanto riguarda la manifestazione di cosmo di Ryuga sembra per ora essere decisamente più forte di te, ma non vuole combattere , giustamente vuole sapere a che ti serve il bastone se no non credo che ti aiuterà se non facciamo a botte XD.


    ot ho ricopiato per sbaglio il titolo destinato al test di Ranma lol Xd e in ogni caso se vuoi leggerene di più vai pure a leggerlo che ha bel pugnale d'oro conficcato nel petto , ma non so se alla fine ci rimarrai contento :asd:, Sono contenta che sei anche tu un fan di Ryuga :)








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    CACCIA ALLA TIGRE BIANCA: POST 3 - TEMPO DI COMBATTERE E TEMPO DI RAGIONARE



    Narrato; "parlato"; "parlato altrui"; °pensato°; <<monologhi>>; flashback


    Il raggio blu saettò sottile come un capello, e affilato come il fervore che pervadeva il selvaggio cosmo di colui che l'aveva lanciato. Le vecchie abitudini sono dure a morire, e se si è guerrieri una volta non si smette di esserlo solo perché non si indossa più un'armatura.

    °Fantastico.°

    Perché Pai Mei aveva pensato questo? Come mai la schiena aveva avvertito un brivido, la pelle si era accapponata, incurante del fatto che pochi millimetri potevano costargli la vita? Perché era dall'ultimo duello con Sea Dragon che non affrontava un avversario alla sua altezza, e in quanto guerriero a propria volta, il pericolo era eccitante e la morte un'abituale compagna di viaggio.
    Ma il senso del dovere era più forte.
    Se la Madre lo aveva inviato ad Asgard era per cercare il bastone appartenuto al suo defunto sposo, nonché marito: poche altre volte le visioni da Lei inviate al Suo diletto Custode erano state altrettanto nitide. Se ci fosse stato da combattere non si sarebbe tirato indietro, ma provocare un duello era tutt'altra storia. Non ne aveva intenzione.

    "Ti contraddici da solo, guerriero del Nord. Non posso fare a meno di notare una certa incoerenza nelle tue parole. Come posso assumermi la responsabilità di qualcosa di cui neppure tu sei sicuro? E' bene approfondire le dicerie prima di scagliarsi contro i forestieri: esse potrebbero rivelarsi meno cosistenti di questo vostro tagliente maestrale, che mentre parliamo flagella la costa a poca distanza da qui."

    La voce, calma e ferma, non riportava i segni dell'eccitazione che l'attacco di poco prima aveva risvegliato in Pai Mei. Il giovane monaco stava facendo il possibile per riporre gli istinti belluini per meglio ricoprire il ruolo di diplomatico.


    "Ma non posso escludere che ci sia del vero. Ti do la mia parola di cavaliere che ignoro del tutto ciò che tu dici, ma i rapporti tra noi Eletti e nostra Madre sono più complessi di come potrebbero apparire. Essa mi si manifesta perlopiù tramite visioni, sogni e presagi, che sono però molto precisi e mi spingono sempre in una direzione ben definita. Sino ad oggi, devo dire che essi mai hanno portato conseguenze nefaste per qualcuno, se non forse per gli sconsiderati che hanno osato intralciare il mio passo.
    E tuttavia, nel corso dei miei viaggi ho anche incontrato individui che indossavano le sacre darian (così noi chiamiamo le nostre armature) per scopi personali ed egoistici, ripudiando tutto ciò che un difensore della Terra dovrebbe riconoscere come sacro. Li ho giustiziati al termine di una lotta che mi ha messo a dura prova, certo che la Madre mi stesse dando la Sua benedizione. Allo stesso modo, forse, sono esistiti altri che fregiandosi dell'importante nome della mia dea hanno percorso queste terre per compiere misfatti anche peggiori. O ancora, erano farabutti senz'arte né parte che hanno usurpato titoli che non appartenevano loro... nel qual caso, il mio unico rimpianto è che siano già stati uccisi, per non poterlo fare io stesso. Come vedi, le possibilità sono svariate."


    Il viso da bonzo di Pai Mei, scavato dalle rinunce e dalle privazioni, non lasciava trasparire emozioni. Eppure il ricordo della battaglia su Isla Nublar, contro i sedicenti Jurassic Saints, ancora bruciava in lui. Come aveva appena detto, tutto ciò lo aveva provato, ma non solo nel fisico.
    Scostò gli abiti, mostrando la darian di colore arancione e bianco.

    "Ryuga, gli scopi della Madre non sono molto chiari nemmeno a me, fino a che non mi trovo io stesso davanti alla prova che devo affrontare. Per quale motivo, mi chiedi, Essa vuole il Bastone di Urano, artefatto di cui sin qui ignoravo perfino l'esistenza? Non so risponderti. Tutto ciò che mi viene in mente è che Urano fu Sua prole, nonché Suo divino consorte: direi quindi che qualunque cosa sia appartenuta al Tiranno dei Cieli è anche eredità di Gea, e mi appare giusto che a Lei ritorni.
    Devi capire che la dea non si è risvegliata in questo mondo, e non so neppure se lo faccia come le divinità olimpiche, ovvero incarnandosi in un corpo umano. Ogni cosa viene a suo tempo e forse, consapevole di questo, ha ritenuto opportuno nascondere qui il Bastone, certa che le genti del Nord lo avrebbero custodito dalle mire delle persone sbagliate. Dato che tu stesso mi confermi che si trova ad Asgard, credi alla mia buona fede e mostrami quale strada devo percorrere per giungere sino ad esso: forse anche i civili come tua moglie e tuo figlio, presto o tardi, beneficeranno di questo, e così li avrai protetti senza doverti di nuovo mutare in un lupo demoniaco."



    CITAZIONE
    Stato fisico: ottimale
    Stato psicologico: ottimale
    Stato darian: indossata, intatta

    Note: bla. Bla. Ecc. XD
    Naturalmente conosco bene la Ragnarok, ma come tu stessa hai indovinato Pai Mei è all'oscuro di tutto, quindi mantengo il suo punto di vista.

    OT Quella faccia che si tira su di scatto e dice: "In add e quest comando io" è inquietante, la prima volta che l'ho vista mi ha preso un colpo XD /OT
     
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    "Caccia alla Tigre Bianca!"



    << Sento camminare la tigre accanto me. I suoi passi sono lenti. Mi guarda un solo secondo, prima di emettere un ruggito famelico. Ha fame, ma non mi avrà prima che l’abbia io!. >>.



    Ryuga vide che le intenzioni di Pai Mei erano sincere quindi preferì agire allora in maniera diplomatica e aiutarlo solo che per poterlo fare significava veramente andare incontro ad un viaggio senza ritorno, ma se il cavaliere insisteva tanto era importante anche per tutti che lo scettro di Urano ritornasse dalla sua sposa.

    “Vedo sincerità in te e non ho diritto di accusarti di crimini passati quindi ti aiuterò, ma sappi che il nostro viaggio sarà molto duro perché come ti ho detto la strada che porta a quella grotta dove è nascosta lo scettro di Urano è pericolosa, ma inutile che continui ad avvisarti tanto non credo che questo ti fermerà. Su andiamo, seguimi dobbiamo procurarci il necessario per partire se vuoi siccome sta anche arrivando sera potresti accamparti a casa mia mentre io cercherò il necessario per partire.”.

    Ryuga conduce Pai Mei alla sua umile dimora che si trovava inoltrata nella steppa ghiacciata Asgardiana.
    La casa di Ryuga, più che essere piccola e accogliente era veramente grande e pareva un grosso castello simbolo che l’ex god warrios era di nobili origini.

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    Da quelle parti vitto e alloggio non mancavano di certo.I due uomini entrarono e sulla soglia videro due presenze . una donna dai lunghi capelli biondi e un bambino di circa dieci anni.
    Il bambino lasciò la mano della donna e andò incontro a Ryuga .

    “Papà!”.

    il bimbo fu preso al volo dal padre dai capelli argentati e stretto a se.

    “Ciao Henk allora come va? “.

    “ Tutto bene la mamma ti stava aspettando.”.


    Ryuga emise un sorriso e si avvicinò alla donna.

    “Helen mia cara scusa se ho fatto tardi , ma per la strada ho incontrato uno straniero che ha bisogno di aiuto, saresti così gentile da mostrargli la stanza degli ospiti? Domani devo portarlo in un posto speciale.”

    La donna abbassò lo sguardo, poi a sentir parlare del “posto speciale” fu percorsa da un brivido sulla schiena.

    “Cosa vuoi dire che lo porterai proprio “lì” No ti prego …non ci andare più non voglio preoccuparmi ancora…”.

    Ryuga la guardò con uno sguardo serio, ma sapeva che avrebbe risposto così, però non poteva rimangiarsi la parola con Pai Mei. Diede uno sguardo anche all’orientale, poi guardò la moglie lasciano a terra Henk.

    “lo so però l’ho promesso a Pai Mei. Lui ha veramente bisogno di andare “lì”!”.

    “Cosa andate a farci? Volete farvi ammazzare per caso?”.

    “Hellen…per favore …”.

    “No questa volta non puoi farlo se ci vai allora significa che non ti importa nulla di me e di nostro figlio…non ti interessa lasciarci per sempre da soli…”.

    “Questo non è vero…”.

    “Invece sì è sempre la solita storia tu devi sempre andar via in questo modo. Non ti sopporto più sai che cosa ne penso fa come ti pare, te e quel “Cinese” . Comunque occupati tu di lui, tanto sei abituato a portare sempre stranieri suicidi a casa giusto? Io non mostro proprio nessuna stanza a nessuno!”.


    La donna era arrabbiata voltò le spalle a Ryuga e portò via anche il figlio sbattendo la porta della sala accanto, nonostante Ryuga cercava invano di chiamarla, ma se lo aspettava una scenata simile, però si vergognava di averla fatta proprio avanti a Pai Mei, anche se forse Hellen non aveva tutti i torti sul fatto che il luogo in cui erano diretti era pericoloso e mortale.

    “Tsk…ti chiedo scusa per lo “spettacolino”, ma in verità è solamente preoccupata di perdermi come era quasi successo anche durante il ragna rok, però ho deciso di aiutarti e intenzione di farlo anche se lei non è d’accordo sono sicuro che alla fine capirà. Vieni ti porto io alla camera degli ospiti.”.

    Ryuga accompagnò Pai Mei su una scalinata, poi percorsero un corridoio dove le pareti erano interamente coperte di quadri di antichi successori della casa e teste di animali di vario genere, simbolo che la famiglia era devota anche alla caccia, ma non come divertimento, ma come mezzo di sopravvivenza in una landa inospitale come Asgard.
    Arrivarono alla stanza degli ospiti e Ryuga invitò il guerriero di Gea ad entrare.
    La stanza era molto accogliente, c’era un camino a destra e un morbido letto a sinistra coperto da coperte fatte in calde pelli di animali, poi di fronte c’era un finestrone da cui si poteva vedere la steppa.

    “Bene ti lascio qui allora Pai Mei, più tardi se vuoi venire a cena sarò lieto di offrirti il meglio della cacciagione che ho catturato stamattina oppure potrai scegliere anche tra la frutta secca che è rimasta in dispensa. Ti faccio chiamare io vado a preparare la nostra roba per domani.”.

    Detto questo lasciò Pai Mei con i suoi pensieri.




    jz757s









    Traccia:

    Dunque anche qui libera scelta di azione, Ryuga per ora ti porta a casa sua dove assisti anche al litigio con la moglie che è molto preoccupata per via del viaggio che dovrete fare.
    Hai a disposizione un ottima e rustica camera per gli ospiti, se vuoi fare delle domande prima che Ryuga vada via potrai farle. In ogni caso dovrai comunque stare lì per la notte mentre lui prepara tutto per il viaggio.

    se vuoi un idea di come sono la moglie di Ryuga e i bambino guarda qui

    Hellen
    Henk




    "In quest e in addestramento comando io!"


     
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    CACCIA ALLA TIGRE BIANCA - POST 4: IL CASTELLANO


    Narrato; "parlato"; "parlato altrui"; °pensato°



    La ragione, dagli antichi Greci in avanti, ha aperto molte porte: la sua utilità è non tanto quella di intrattenere oziosi filosofi in argute conversazioni, bensì quella di aiutare nella vita di tutti i giorni ed evitare l'imbarbarimento.
    Così l'assennato discorso di Pai Mei toccò una mente affine a quella del monaco, provocandone la risonanza. Come il diapason accorda gli strumenti musicali, così la vicinanza tra due intelletti ragionevoli porta entrambi verso una maggiore saldezza e fa sì che essi guidino le azioni dei loro possessori verso mete, appunto, ragionevoli.
    Ryuga, signore di aspre e selvagge terre ma di modi gentili e cortesi abitudini, aprì alla ricerca del Bastone, forse colpito dall'importanza che esso sembrava vestire per il seguace di Gea: rimarcò altresì la necessità di rifocillarsi e riposarsi, oltre che di difendersi dall'inclemente notte asgardiana, che tante vittime ha sempre mietuto tra gli incauti che hanno osato affrontarla privi di riparo.
    Fu così che il nobile ex God Warrior portò il jamiriano a casa propria, al centro di un possedimento dai confini incerti situato nel bel mezzo della steppa.
    Quando vide il castello, Pai Mei non seppe dire se Ryuga avesse scherzato definendolo "umile dimora", oppure difettasse di senso delle proporzioni, o ancora se le residenze degli altri nobili di quella terra fossero anche più imponenti. Sta di fatto che il casato di quell'uomo doveva essere -o essere stato- ricco di influenza e di monete: lo spessore delle mura esterne rivaleggiava con quello delle costruzioni più solide che Pai Mei avesse mai visto in vita sua, e tutto l'edificio trasudava un'austera e antica dignità.

    Una volta all'interno, grato per il tepore che in breve gli scaldò le membra, Pai Mei si accorse che ad attenderli non vi era servitù, anzi che essa non si era fatta vedere nemmeno una volta: invece incontrò ben presto la famiglia del castellano. La giovane moglie, nella quale tratti fini e delicati temperavano la sempre presente fierezza delle genti del nord, accolse lo sposo con una luce gioiosa negli occhi. Nulla a paragone dell'entusiasmo del pargolo, un bimbo di pochi anni in perfetta salute che assaltò le braccia del padre con lo slancio di un aggressore che si fosse inerpicato sugli spalti del castello. Ryuga depose per il momento la maschera di glaciale cortesia riservata inizialmente al viandante, dimostrandosi padre e marito pieno di premure. Tuttavia il quadretto domestico durò poco. Alla richiesta di preparare la stanza degli ospiti, la moglie non tardò a insospettirsi, e comprese al volo dove Ryuga volesse condurre Pai Mei l'indomani.
    Il padrone di casa cercò invano di ricondurre alla calma la compagna, ma Hellen si infiammò in breve e dimostrò tutta la contrarietà alla missione che i due avevano in programma.
    Dagli accenni ad un luogo pericoloso, al rischio di morire come "altri", Pai Mei dedusse che non solo la donna sapeva tutto (cosa che al Loto Bianco sarebbe stata improponibile), ma anche che aveva voce in capitolo (il che sarebbe stato ancora peggio). Si rifiutò di preparargli la stanza, e il monaco si aspettava che il guerriero facesse valere la propria autorità di pater familias, ma la riluttanza di quest'ultimo gli fece arricciare il naso. Registrò tuttavia l'informazione, ritenendo che come in tutto l'Occidente corrotto e pervaso da preoccupanti tendenze femministe, anche lassù il potere dell'uomo mostrava la corda.

    °Ben più interessante è avere appreso che anche altri hanno cercato ciò che la Madre brama, e che mi ha mandato a prendere.°

    Ciò lo allarmò non poco: chi poteva conoscere anche solo l'esistenza di un artefatto di origini primordiali, il cui vero potere era sconosciuto persino a lui? Si ripromise di chiederlo a Ryuga una volta soli.

    “Tsk…ti chiedo scusa per lo “spettacolino”, ma in verità è solamente preoccupata di perdermi come era quasi successo anche durante il Ragnarok, però ho deciso di aiutarti e ho intenzione di farlo anche se lei non è d’accordo; sono sicuro che alla fine capirà. Vieni, ti porto io alla camera degli ospiti.”

    Mormorando che non importava, l'asiatico si lasciò condurre presso gli appartamenti a lui destinati. La fierezza del casato di Ryuga si rifletteva, uscendone moltiplicata come luce attraverso un prisma, in tutti i ritratti delle generazioni che avevano vissuto lì prima di lui: gente dai volti duri e severi come legno di quercia, e che rappresentavano a buon diritto una delle stirpi dominanti della regione. Pai Mei sostenne con calma lo sguardo dei defunti, superò le teste di alcuni altezzosi trofei di caccia che non avrebbero mai più corso nei boschi e seguì il suo anfitrione in una stanza grande come una decina delle celle del suo monastero messe insieme, con un letto che invitava ad un riposo fin troppo comodo per uno come lui. Da una grande finestra era possibile dominare gran parte della steppa fino alle montagne, ancora più grandiose ora che erano vicine.
    Stava considerando la possibilità di farsi un giaciglio per terra utilizzando alcune delle pelli che componevano il corredo da notte, quando Ryuga lo avvertì della cena imminente.

    "Sei tanto forte quanto generoso"

    rispose con la massima cortesia possibile,

    "e sarei stolto a rifiutare l'offerta di una cena. Non nego che il viaggio sia stato a tratti disagevole e il mio stomaco fa sentire la sua voce in maniera alquanto ineducata. Credo che opterò per la frutta secca, cibo per me più accettabile rispetto a selvaggina che la mia regola di vita mi impedisce di toccare. La frutta mi provvederà di proteine e calorie in modo più che sufficiente."

    Attese che Ryuga uscisse, poi, confortato dal calore del posto, si spogliò e si guardò intorno in cerca di un bagno: parte del disagio relativo al viaggio era dovuto all'impossibilità di fruire di servizi igienici degni di tale nome, e solo il gelido clima di Asgard aveva impedito alla puzza tipica di chi viaggia da tempo di sprigionarsi e offendere le aristocratiche narici dei castellani.



    CITAZIONE
    CITAZIONE
    Stato fisico: ottimale
    Stato psicologico: ottimale
    Stato darian: non più indossata, intatta

    OT Il tipo che hai messo nel tuo set da quest master è perfino più inquietante della virago di prima: in pratica, è Gabriel che fa l'occhiolino in modo equivoco XDDD
     
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    Post Master 5



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    "Caccia alla Tigre Bianca!"



    a notte scese infrenta, la cena fu servita e Ryuga aveva già preparato tutto il necessario per partire, quindi non rimaneva altro da fare che andare a dormire, tuttavia durante la notte si udirono le urla della moglie di Ryuga e il pianto di Henk, i due membri della famiglia del lupo demoniaco erano in pericolo, il primo a sentirli fu Ryuga che andò nelle stanze e vide la moglie e il bambino trascinati a forza da un enorme uomo un gigante dalla pelle azzurra e dallo sguardo di ghiaccio.

    “Ehi lascia andare mia moglie e mio figlio!”.

    Ryuga tentò di colpire l’essere ma egli sputò fuori un alito di gelo che gli bloccò gli arti. Quella tecnica Ryuga la riconosceva, ma non era possibile che “loro” ci fossero ancora I terribili giganti di ghiaccio che credeva fossero scomparsi con il ragna rok parevano essere ricomparsi perché quello era uno di loro, poi il mostro iniziò a parlare in una lingua sconosciuta e antica , un messaggio scritto a terra su una latra di ghiaccio i alfabeto Runico la lingua dei barbari guerrieri dell’vallha e Ryuga la masticava essendo ex guerriero di Odino.
    Il gigante scomparve con i due famigliari di Ryuga, poi lui si sentì liberare dalla morsa del ghiaccio e lesse i graffiti incisi nel ghiaccio.
    C’era scritto un chiaro messaggio sia per lui che per Pai Mei:

    << Chiunque osi avvicinarsi al bastone del Dio dei Cieli greco avrà su di se un terribile fardello. I suoi più cari e intimi gli saranno sottratti e fatti vagare nell’ Niflheimr la terra oscura di ghiacco dei giganti di ghiaccio, mentre chi si è macchiato di avvicinarsi o di trovare la strada per trovare il luogo segreto , verrà cacciato dai ghiacci…>>.


    Ryuga spalancò gli occhi, forse questi giganti erano stati mandati da qualcuno,ma ...Pai Mei!
    Ryuga avvertì un brivido andò alla camera dove era a dormire l’eletto di Gea, come sospettava la porta era aperta e un vento gelido ne usciva fuori, non voleva proprio immaginare cosa fosse successo, ma ai suoi occhi si presentò solamente la scena di due giganti di ghiaccio armati di lance che puntavano su Pai Mei.

    Jotun_Marvel_XP

    “Lasciatelo in pace!”.

    Gridò, ma forse lo scontro era inevitabile…




    jz757s









    Traccia:

    bene Il messaggio scritto in runico lo legge solo Ryuga dopo che la moglie e il bambino sono stati rapiti, per te all’inizio non ti accorgerai che i giganti sono entrati, potrai solo avvertire un freddo insolito che prima non c’era e se stavi dormendo o facendo altro ti accorgerai che due grossi giganti di ghiaccio sono entrati e con le loro lance ti puntano. Come energia contali a verde, puoi combattere autonomamente contro uno solo, però alla fine dovrai cercare di perdere dal secondo gigante e farti congelare in parte il corpo. Serve per la trama non temere perché dopo si farà altro non sto cercando di farti fare la figura dello scemo XD











    "In quest e in addestramento comando io!"


     
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    CACCIA ALLA TIGRE BIANCA - POST 5: I GIGANTI DI GHIACCIO






    Narrato; "parlato"; "parlato altrui"; °pensato°; <<monologhi>>; flashback


    La notte scorreva tranquilla, ora dopo ora. Pai Mei ci mise un po' ad addormentarsi, così poco abituato a quelle principesche comodità: persino il giaciglio che si era creato sulla nuda pietra gli risultava troppo confortevole.

    °Ci si aspetta che dopo una vita a dormire come animali si apprezzi ancora di più una stanza come questa. Ma se mi agito tra le coltri, incapace di trovare il sonno, forse è la prova di come sono fatto io°

    E com'era fatto lui? Un individuo tutto d'un pezzo, con alcune certezze monolitiche inculcategli fin da piccolo e che, pur essendo discutibili, lo tenevano in vita.
    Sotto altri punti di vista, Pai Mei aveva più di un dubbio sull'esattezza di ciò che aveva appreso nel periodo dell'addestramento: ma quanto importava, se tutto ciò gli consentiva di servire al meglio la sua dea, alla quale doveva così tanto?

    Alla fine, Morfeo non si lasciò ingannare e lo prese: forse è il dio meno considerato, ma la spunta sempre.
    Quali sogni stesse facendo Pai Mei, non è dato saperlo: forse nella sua mente, bombardata da schizzi di impulsi elettrici provenienti dal midollo spinale, si formavano sogni così eterei e rapidi da non lasciare nemmeno traccia. Se si fosse risvegliato il mattino dopo, non avrebbe avuto particolari pensieri.

    Invece si svegliò nel giro di una trentina di minuti, colto da un freddo paralizzante. La finestra si era aperta? Com'era possibile? Forse...
    Spalancò le palpebre, ma stette immobile. La luce della luna era schermata da due sagome imponenti, ben oltre le dimensioni di un comune essere umano, troppo grosse persino per i forti abitanti asgardiani. Le movenze dei due erano tanto silenziose da avere quasi preso alla sprovvista un monaco del Loto Bianco, il che la diceva lunga sulle loro capacità. Brandivano lunghe lance, ma si vedeva poco altro.
    Il freddo, però, li aveva traditi. La notte asgardiana, pensò Pai Mei, che tanti viandanti ha portato via da questo mondo, aveva invece salvato lui, avvertendolo degli intrusi.

    Non era uomo da perdersi in chiacchiere: oltretutto non gli interessava scoprire se quei due umanoidi avessero o meno il dono della favella o dell'intelletto. Con pochi, aggraziati movimenti si accovacciò sul pavimento e scattò in avanti, mirando al più vicino. Una grandine di colpi, migliaia di affilati fendenti si abbatté sul poveraccio, sforacchiandone la pelle, lacerando muscoli spessi come cordame navale e infine abbattendolo: la lancia, grande in proporzione come il suo proprietario, rotolò al suolo in un trambusto di legno contro pietra. La luce della luna illuminò a giorno le brutali fattezze dell'energumeno, mostrando una pelle livida, tra l'azzurro e il grigio.

    "Lasciatelo in pace!"

    stava gridando Ryuga, in piedi sulla soglia. Il monaco registrò a malapena la sua presenza, preso dai suoi avversari e dalla preoccupazione che il primo potesse rialzarsi.

    °Quindi avevo ragione: non appartengono alla razza umana. Saranno anche silenziosi, ma lenti come sono non potranno nuocermi...°

    Pai Mei aveva ragione solo sul primo punto: in effetti, un avversario più lento può comunque essere un problema serio, se tu sei immobilizzato. Ed era proprio ciò che stava accadendo a lui. Il freddo che aveva scambiato per gelo notturno non era altro che il fiato delle creature, che stava agendo su di lui dal momento in cui avevano messo piede nella camera. Il gigante ancora in piedi terminò il lavoro con un lungo refolo ghiacciato, che racchiuse in una ferrea morsa il braccio e il fianco sinistro del guerriero, impedendogli dunque di ruotare il torso oltre una certa angolazione. Al contrario di una comune costrizione, che avrebbe potuto essere forzata, questa agiva rendendo i muscoli fragili come vetro, e Pai Mei lo sapeva bene. Dandosi dello stupido per avere frainteso la situazione, cercò di ricalibrare i propri movimenti in modo da escludere le zone lese, ma ora la lotta era forse alla pari...


    CITAZIONE
    Stato fisico: paralisi da freddo al braccio sinistro e al fianco sinistro, all'altezza della vita
    Stato psicologico: frustrato, furente
    Stato darian: non indossata, intatta

    CITAZIONE
    Abilità e tecniche usate:
    Tiger Blade: i colpi che Pai Mei sferra assumono la forma di piccole e numerosissime lame di vento e cosmo che hanno la capacità di fare a brandelli ciò che incontrano, sempre che non vi sia l'opposizione di un'adeguata difesa o di una resistenza che sovrasta le attuali capacità del giovane. L'effetto visivo è quello di una miriade di colpi sferrati alla massima velocità consentita, che appaiono come lampi di luce bianca.
     
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  11. Addestratore Quest Master
     
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    Post Master 6



    Up Cloth x 'Azz



    "Caccia alla Tigre Bianca!"



    ll gigante che aveva attaccato Pai Mei si ritrovò sconfitto, ma il secondo gigante di ghiaccio era già in agguato e pronto a balzare sull’asiatico , ma Ryuga fu veloce e creò artigli di cosmo ghiacciato che si allargarono e in direzione del gigante impattarono dividendolo in pezzi. Era riuscito a salvare per ora Pai Mei, ma adesso con l’attacco di quei giganti e il rapimento di Helen sarebbe stato difficile proseguire per lui ad aiutare il ragazzo.

    “Pai Mei mi dispiace molto, ma temo che questi giganti di ghiaccio ti abbino preso di mira perché cerchi lo scettro di Urano. Lo so che importante per te e per la tua casta, ma loro non ti lasceranno in pace se non rinunci, inoltre io…”.

    Non voleva dirgli che Helen e Henk erano stati rapiti dai giganti, dopotutto lui era estraneo alla cosa e doveva rimanerne tale.

    “Ascolta va via di qui e anche al più presto prima che ritornino. Io… devo andare non posso più aiutarti per la ricerca dello scettro…”.

    Ryuga non la raccontava giusta, ma era molto deciso a volersela sbrigare da solo e abbandonare Pai Mei e la sua ricerca. Forse il giovane eletto di Gea poteva riuscire ad intendere che c’era qualcosa che non andava, ma il nobile Asgardiano aveva altro per la testa quindi andò via dalla stanza, poi prese il suo cavallo bianco e andò da “qualche parte” chissà che non fosse “quel luogo”? Magari poter riuscire a seguire Ryuga senza che si accorgesse (per non ferire il suo orgoglio) poteva essere la chiave per tutto?




    jz757s









    Traccia:

    bene segui Ryuga cercando di non farti scoprire in modo da non ferire il suo “faccio l’eroe da solo non rompere” XD così potrai scoprire anche qualcosa per la missione che ti è stata affidata.

    Ps il congelamento te lo tieni come malus che passa o potrebbe aumentare nel coso degli eventi.











    "In quest e in addestramento comando io!"


     
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  12. 'Azz!
     
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    CACCIA ALLA TIGRE BIANCA - POST 6: ALL'INSEGUIMENTO DI RYUGA






    Narrato; "parlato"; "parlato Ryuga"; °pensato°



    Il secondo gigante incombeva sui resti del primo, purtroppo ancora tutto intero e straripante una furia assassina che quasi lo rendeva luminoso.

    °Che sciocchezza°

    pensò Pai Mei.

    °E' la luce della luna che si riverbera sulle nebbia ghiacciata.°

    Già, la nebbia. Potere insidioso, adatto per far cadere in trappola gli stolti come lui. Aveva sottovalutato le facoltà sovrannaturali di quelle specie di demoni. Il prezzo da pagare era stata l'immobilità di un arto, nonché del fianco sinistro: la lotta corpo a corpo era dunque una possibilità, se non da scartare, almeno da tenere per ultima, visto che senza girare i fianchi e tenere le spalle dritte non si possono eseguire combinazioni efficaci.

    Il senso di vergogna per quanto facilmente si era fatto mettere nel sacco frenò il pugno destro di Pai Mei, che si trovò così alla mercè del mostro. Sarebbe bastato poco, a quest'ultimo, per frantumare le membra congelate del monaco.

    °Hai ancora delle chances°

    si disse quest'ultimo, in un impeto di orgoglio.

    °Non indossi una sacra darian per niente! Colpisci... colpisci!!!°

    Ryuga fu più veloce. A conferma della grande abilità marziale di cui Pai Mei aveva già ricevuto prova, il padrone di casa sferrò colpi così rapidi da essere a malapena visibili: forse il gigante non si accorse quasi dell'accaduto, o almeno realizzò troppo tardi di essere morto, poiché cadde con un'espressione stupita che durò fino a quando il suo volto non finì in pezzi, così come il resto.

    °Questo attacco è stupefacente: che sia così grande il potere dei guerrieri del nord??!°

    Ryuga non parse troppo soddisfatto per la vittoria. E il suo cruccio non sembrarono essere le condizioni di Pai Mei, visto che la preoccupazione che palesò in proposito sembrò sì autentica, ma, come dire, più 'di facciata' che altro.

    “Pai Mei mi dispiace molto, ma temo che questi giganti di ghiaccio ti abbiano preso di mira perché cerchi lo scettro di Urano. Lo so che è importante per te e per la tua casta, ma loro non ti lasceranno in pace se non rinunci, inoltre io…”

    Il jamiriano non riusciva a crederci: l'incredulità e la rabbia bruciavano persino più delle ustioni da freddo di cui era vittima (e che, per inciso, non lo portarono ad un'invalidità permanente solo in virtù della potenza del suo cosmo, che fluiva costantemente dentro di lui preservando in profondità gli organi, in modo che i danni da freddo furono solo superficiali).

    "Non... non posso credere a ciò che dici. Come potrei mai rinunciare? Forse non conosci la fierezza dei guerrieri del Jamir, asgardiano!"

    esplose, del tutto privo di controllo. Circostanza per lui più rara del verificarsi di un'eclissi solare.

    “Ascolta va via di qui e anche al più presto prima che ritornino. Io… devo andare non posso più aiutarti per la ricerca dello scettro…”

    Ryuga parlò a precipizio e sudando abbondantemente, malgrado il gelido clima della notte nordica. Già da questo il ragazzo avrebbe dovuto capire che qualcosa non andava. Ma nonostante lo scarso talento come bugiardo, il padrone di casa si allontanò così in fretta che Pai Mei, ancora impegnato a imparare come muoversi viste le sue condizioni, non riuscì a stargli dietro. Pensò anche di saltare giù dalla finestra e piombargli addosso mentre, a cavallo di uno stallone bianco, trottava via dal castello, ma desistette: conciato com'era poteva rimetterci una gamba.
    Tutto ciò gli diede il tempo di ragionare. L'aria di Asgard era l'ideale per lasciare sbollire i bollenti spiriti, così una certa freddezza ritornò ad impossessarsi della mente del jamiriano, ora di nuovo analitico come al solito.

    La rabbia se n'era andata, mentre l'impressione che Ryuga avesse qualcosa di strano rimase, ben più consistente. Dopo averlo ospitato con tanta sollecitudine, ed essersi detto disponibile anche ad accompagnarlo alla ricerca del bastone -come aveva fatto, a quanto pareva, già con altri prima di lui- ora lo congedava così? Senza neanche curarlo, o dargli un viatico decente? Anzi, se ne andava lui?

    °Per aiutarmi sarebbe andato anche contro il volere della sua amata famiglia, che per lui mi è parsa essere più importante della vita stessa. E poi sembrava che i giganti non rappresentassero una novità per lui.°

    Congetturando in silenzio, scese le scale appoggiandosi al corrimano, poi via via imparando a bilanciarsi da solo ritrovando l'equilibrio nonostante la menomazione. Un esercizio che faceva sempre al monastero consisteva nell'orientarsi in una grande stanza buia, fino a che arrivava un altro monaco e cercava di trapassarlo con una spada: perciò il suo senso dell'orientamento era molto sviluppato, e non tardò a ritrovare la strada dell'ingresso anche in quel dedalo di passaggi e corridoi.

    Si diresse verso le stalle, dove un incredulo e terrorizzato palafreniere, al vedere quel demonio mezzo congelato, pensò ad una nuova sortita dei giganti di ghiaccio e lo lasciò fare mentre si impadroniva di un baio che sembrava avere visto giorni migliori. Ci mise un po' a capire come montarlo, e infine optò per una posizione da donna, con entrambe le gambe buttate da un solo lato, umiliante certo, ma l'unica che non minacciasse di spezzargli l'anca sinistra per i continui sobbalzi.

    Ryuga era lontano, ma sotto l'impietosa luce lunare il suo destriero bianco era visibile a miglia di distanza nella vasta pianura deserta. Pai Mei stava per dare di briglia allo scopo di raggiungerlo e interrogarlo di nuovo, poi ebbe un'idea: se non avesse cavato un ragno dal buco da quell'ostinato asgardiano, ne poteva però scoprire le intenzioni seguendolo di nascosto. Certo, celare la propria presenza sarebbe stato un problema per lo stesso motivo per cui gli era facile pedinare il castellano, e sperò vivamente che a quest'ultimo non venisse in mente di voltarsi per un ultimo, nostalgico sguardo di commiato alla casa e ai propri cari.

    °Certo che dev'essere proprio grave, se non si è nemmeno fermato a salutarli...°



    CITAZIONE
    Stato fisico: paralisi da freddo al braccio sinistro e al fianco sinistro, all'altezza della vita
    Stato psicologico: prima furioso, poi di nuovo (quasi) calmo
    Stato darian: non indossata, intatta

    CITAZIONE
    Abilità e tecniche utilizzate
    Nessuna
     
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  13. Addestratore Quest Master
     
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    Post Master 7



    Up Cloth x 'Azz



    "Caccia alla Tigre Bianca!"



    Ryuga sapeva bene dove recarsi i giganti di ghiaccio potevano aver portato Hellen e Henk solo in un posto che conosceva benissimo, ma per arrivarci non era convinto che sarebbe stato facile inoltre ci sarebbe voluto un giorno di viaggio per arrivarci in quella notte sola Asgardiana anche se spingeva il cavallo all’estremo non ce l’avrebbe fatta.
    Ad un tratto la mente dell’Asgardiano fu raggiunta da una voce che gli sussurrava qualcosa .

    << Ryuga vedo che ci tieni molto a rivedere tua moglie e tuo figlio, da come sproni quel cavallo sai anche dove li anni portati i Giganti vero?>>.

    << Chi sei?E poi dove sono Hellen e Henk dimmelo o ti verrò a cercare e le mie zanne non ti risparmieranno.>>

    << Non fare minacce che non puoi realizzare stupido mortale. Comunque ti basti sapere che sono una personalità ingente e importante così tanto che anche i giganti di ghiaccio mi hanno reso rispetto. Perciò ascoltami senza fare altre domande.>>.


    Ryuga arrestò la corsa del destriero bianco.

    << No! Non azzardarti ! Continua a cavalcare se no non avrai nessuna risposta e ti perderai nella selva senza raggiungere più la tua famiglia>>.

    L’Asgardiono emise un sospiro di stizza, poi continuò la sua corsa.

    << Va bene sto facendo come dici , ma adesso ti prego dimmi dove sono…>>.

    << Eh no caro il mio lupacchiotto, prima che io te lo dica devi fare una cosa per me , dopotutto io so che segreto nascondi dentro di te ricordi o lo hai dimenticato?>>.


    Ryuga si innervosì, certo che si ricordava di quella “cosa”, ma cosa centrava tutto ciò?

    << Si so a cosa alludi, ma non penserai che io…>>.

    << Beh la scelta spetta naturalmente a te , ma se non lo “farai” puoi dire addio ai tuoi cari ricordatelo!>>.


    Ryuga emise uno sbuffò di rabbia mentre la selva continuava ad inghiottire lui e il suo cavallo e una nebbia fittissima e glaciale che abbassava la temperatura di parecchi gradi iniziò ad espandersi. Non sembrava la solita nebbia delle notti Asgardiane, quella era fredda ma questa lo era molto di più, così tagliente che avrebbe potuto piegare anche uomini con un grande addestramento al freddo,( forse Pai Mei ne avrebbe risentito se si fosse inoltrato lì vedendo Ryoga e il suo destriero divenire sempre più fiochi e fugaci come ombre) però era strano che Ryuga non ne risentisse, ma lui lo sapeva bene perché non risentiva mai del freddo e non era affatto una cosa buona perché adesso il suo “segreto” lo stava costringendo ad acconsentire alle richieste di quella sporca voce che non aveva capito se fosse femminile o maschile sapeva solo che le sue parole erano più taglienti di ogni cosa e che le sue richieste lo sarebbero stato altrettanto.

    << Ho capito farò ciò che andrà fatto.>>.

    << Bravo caro Ryuga allora ascolta attentamente . Caccia e uccidi la Tigre Bianca!>>.


    Ryuga spalancò gli occhi la Tigre Bianca? Dove avrebbe trovato tigri bianche? A meno che non si riferisse a …

    << Ti sta inseguendo, non lo senti il suo fiato quasi vicino?Ti sta braccando proprio a te che sei sempre stato il cacciatore, vuoi forse che ti sbrani? Uccidila prima tu prima che si avvicini.>>.

    Ryuga aveva capito benissimo a cosa si riferiva ormai ne aveva la certezza, quindi di getto gli rispose.

    << Non posso farlo. Pai Mei non centra lui è solo venuto per compiere il suo dovere perché dovrei ucciderlo?>>.

    << La Tigre Bianca è molto pericolosa per tutti Ryuga, quello è un portatore di male e di sventura, se arriva al suo scopo potrebbe essere pericoloso. Non possiamo permettere che continui la sua missione non capisci?Se non lo uccidi lui non si fermerà e si prenderà tutto quello che vuole . Lupo se tu non lo uccidi condannerei ad un destino più triste tua moglie e tuo Figlio ricordi ciò che c’era scritto in alfabeto runico a casa tua?>>.


    Già i giganti avrebbero imprigionato Hellen e Henk nel loro regno, però non avrebbe immaginato che tutto ciò fosse stato programmato così minuziosamente e in maniera così vigliacca. Non aveva scelta.

    << La tigre Bianca verrà uccisa!>>.

    Un messaggio chiaro dell’asgardiano e dopo la voce scomparve lasciando una risata che risuonava nelle orecchie di Ryuga fastidiosa, poi lasciò perdere e si concentrò sul modo migliore per poter uccidere un uomo che indossava un armatura come quella partorita dalle viscere della terra.
    non si voltò a vedere se lui lo stava seguendo, tanto il suo cosmo lo avvertiva chiaro e tondo allora la prima cosa da fare era azzerare la sua di energia cosmica, dopotutto da ex God Warrios possedeva il cosmo e poi i suoi colpi li aveva svelati in parte a Pai Mei, quindi avrebbe riconosciuto il suo cosmo .
    Dopo che il cosmo di Ryuga si azzerò lui e il suo cavallo sembrarono essere scomparsi completamente nel nulla per qualche oscura ragione e la fitta e freddissima nebbia iniziò a diradarsi lasciando vedere solo la fredda steppa. Se Pai Mei era sulle tracce di Ryuga lo aveva decisamente perso.





    jz757s









    Traccia:

    Bene adesso inizia la parte interessante Ryuga è stato convinto a forza ad ucciderti e sarà deciso a farlo. Tu non puoi ovviamente saperlo, ma sai solo che alla fine quando la fredda nebbia inizia a sparire non lo vedi più e non percepisci più il suo cosmo ne lo scalpitio di zoccoli del cavallo( in pratica te lo sei perso), inoltre la nebbia sembra aver fatto altri danni da congelamento sparsi sul tuo corpo.











    "In quest e in addestramento comando io!"


     
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  14. 'Azz!
     
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    CACCIA ALLA TIGRE BIANCA - POST 7: FANTASMI NELLA NEBBIA




    Narrato; "parlato"; "parlato Ryuga";"parlato altrui"; °pensato°; <<monologhi>>; flashback


    La brughiera si allargava fino a confondersi con il cielo, separata da esso solo da un impalpabile orizzonte. Chiazze di arbusti bassi e secchi, coriacei abitanti di quella regione sperduta, si alternavano a praterie spoglie quasi di tutto dove sparuti roditori correvano fino a sparire in una qualche tana, o tra le fauci di un predatore.
    Poi cominciò la salita, un pendio sin lì non troppo ripido ma chiara avvisaglia delle montagne che si trovavano più avanti... e con la salita, iniziò anche la foresta. Non era troppo fitta, non ancora: permetteva ad uno e anche più uomini a cavallo di transitare al galoppo, così gli zoccoli del destriero di Pai Mei frusciarono su folti e soffici tappeti di aghi di abete. Le fronde degli alberi, tanto più dense quanto più i tronchi erano imponenti, nascondevano ogni tanto la luna - quando non erano le nuvole a farlo. La visibilità scemò fino a costringere Pai Mei a socchiudere gli occhi per escludere tutto ciò che poteva distrarlo dalla caccia, affidandosi al solo udito per identificare eventuali minacce. Ryuga cavalcava davanti a lui, senza accennare a fermarsi o a deviare.

    °Sa bene dove dirigersi. Avrei preferito ricevere queste informazioni in un altro modo.°

    Avendo già combattuto contro i giganti di ghiaccio, Ryuga doveva sapere perfettamente dove si annidavano. La vera domanda era: perché ora li stava inseguendo - ammesso che fosse questo che faceva?

    °Dev'essere successa una cosa davvero grave se si è rimangiato la parola e mi ha piantato lì, scappando via da solo. Il Bastone di Urano forse è minacciato? O...°

    Una ridda di altre ipotesi, alcune derivanti dalle prime, altre ancora del tutto slegate ma ugualmente plausibili gli si ammucchiavano in mente. Scacciò la confusione concentrando tutto sé stesso, tutti e cinque i sensi sull'inseguimento. Se avesse perso la sua inconsapevole guida, avrebbe potuto solo vagare di notte in direzione dei monti, ed essendo quella una notte asgardiana le probabilità di uscirne vivo si sarebbero ridotte ad un numero trascurabile.

    Sfortunatamente, fu proprio ciò che accadde.

    La nebbia arrivò senza un minimo di preavviso, non iniziò con pochi strati che andavano sovrapponendosi, ma uscì da chissà dove tutta in una volta. Pai Mei poté farci poco: si ritrovò immerso in un mare lattiginoso che gli vorticava tutt'intorno, come un serpente, che però non lo aggrediva ma si limitava ad assediarlo.
    Era gelida. Ancora più dell'atmosfera. Feriva come tante lame retrattili e flessibili, avvinghiandosi alle caviglie e alle staffe della sella, insinuandosi perfino sotto il mantello strettamente avvolto attorno alla snella figura del monaco. Il glaciale abbraccio sussurrava parole di morte, le orecchie di Pai Mei vennero assordate dal silenzio ovattato che poteva significare una cosa sola: i piccoli mammiferi sin lì intravisti stavano morendo intorno a lui. Se avesse fermato il cavallo, non dubitava che quest'ultimo avrebbe fatto la medesima fine.

    <<oppure la farà prima del previsto! Nemmeno un cavallo di Asgard può affrontare una cosa simile!>>

    disse, stavolta a voce alta: quasi come se parlare da solo esorcizzasse l'incantesimo fatto di freddo e silenzio che minacciava di ucciderlo lentamente.
    Fece più in fretta che poteva. Voltò il cavallo senza permettergli di arrestarsi, e dandosi la spinta con il braccio destro balzò giù al volo. Il baio, grazie al soprannaturale senso che permette agli animali di riconoscere anche i più oscuri pericoli, cercò di accelerare l'andatura e tornarsene a casa, ma l'ipotermia già minava i suoi muscoli conferendogli un'andatura rigida. In breve sparì in direzione della vallata, e il monaco non poté fare altro che augurargli buona fortuna.

    Attenendosi però a problemi più pressanti, Pai Mei cercò di salvare anzitutto la propria vita. Riconosceva lo stesso potere dei giganti di poco prima, ma ora non proveniva da un punto preciso, e perciò era tanto più difficile sfuggirgli.
    Conosceva fin troppo bene la morte per ipotermia: ogni tanto in Jamir qualcuno si perdeva sulle cime più difficili, o non riusciva più a scendere: potevano passare mesi prima che il corpo, perfettamente conservato, venisse ritrovato da uno sherpa. Dicono che per certi versi non sia male andarsene così: dopo un po' il freddo nemmeno lo senti più, ti addormenti...

    e...

    fluttui via... senza più responsabilità, né problemi...

    Era dunque un bene che Pai Mei fosse un pignolo ossessionato dal dovere, e che le non poche responsabilità che aveva lo tenessero ben aggrappato alla vita. Rimase concentrato, e si accorse con sgomento che gli era sempre più difficile muoversi come voleva: la nebbia lo stava gradualmente paralizzando. Evocò l'armatura.

    La darian della Tigre squarciò per un istante il muro color latte, e gli permise di scorgere la schiena di Ryuga che svaniva. In un baleno indossò l'armatura, che entrando in risonanza con il suo cosmo infuse un corroborante afflato vitale nelle sue membra irrigidite: ciò gli ricordò che, per quanto difficili fossero le condizioni, la protezione della Madre non svaniva. Cominciò a correre.

    Non si rese bene conto se fu quella decisione a salvarlo, o se la nebbia se ne andò da sola: probabillmente entrambe le cose. Ma quando uscì dal banco, di colpo come ci era entrato, il cavaliere del Nord era scomparso.

    Si concentrò sull'udito e sull'olfatto, benchè orecchie e naso fossero ad un passo dallo staccarsi dalla testa, lividi com'erano. Rumore di zoccoli... in una foresta simile dovevano echeggiare per centinaia di metri. E l'odore del sudore di un cavallo lanciato al galoppo doveva per forza violare il profumo di una selva ricca di muschi, aghifoglie e vischio.

    Nulla.

    Procedette con passo più cauto, rendendosi conto che il potere sovrannaturale che comandava la nebbia stava ora palesandosi in un altro modo, se possibile più insidioso ancora: gli stava tendendo una trappola. Invisibile, e non percepibile neppure da un cercatore di piste jamiriano.
    Le membra gli dolevano.



    CITAZIONE
    Stato fisico: paralisi da freddo al braccio sinistro e al fianco sinistro, all'altezza della vita; tensione ed elasticità muscolare diminuite a causa del freddo, quindi paralisi di minore entità a livello generale
    Stato psicologico: sensi all'erta, sgradevole sensazione di averlo preso nel didietro XD
    Stato darian: indossata, intatta.

    CITAZIONE
    Riassunto: mando via il cavallo, perché da bravo Eletto di Gea, se non mando a morte inutile un altro animale, tanto di guadagnato. Richiamo l'armatura (che fin qui non avevo addosso, dopotutto i giganti mi hanno buttato giù dal letto e va be' essere fanatici, ma mica dormo armato! XD) e grazie ad essa ottengo un po' di sollievo dal freddo. Corro fino a che la nebbia non si dirada, quindi mi accorgo di non avere più Ryuga nel campo visivo, e rallento per evitare di finire in un'imboscata.
     
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  15. Addestratore Quest Master
     
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    Post Master 8



    Up Cloth x 'Azz



    "Caccia alla Tigre Bianca!"



    La steppa Agardiana era divenuta ormai una trappola se c’era qualcosa per cui uno doveva dire di stare attento allora quello ne era il caso .
    l’eletto di Gea era attento ,ma ad un tratto qualcosa d’improvviso lo attaccò fuoriuscendo dagli alberi. Per poter sentirne il cosmo non era possibile troppo veloce .
    Un morso bestiale verso il proprio braccio si aggiunse alle ferite da ghiaccio di Pai Mei che dopo aver realizzato cosa stesse accadendo si sarebbe visto avanti un bestia enorme più grossa e gigantesca di qualsiasi altro animale presente e si trattava di un lupo che però presentava delle strane fattezze quasi umane nella presentazione del suo corpo.
    Un mostro della foresta dunque? Non si poteva sapere , ma una cosa era certa , voleva uccidere l’eletto perciò Pai Mei avrebbe dovuto fermarlo prima che lo sbranasse ancora.



    jz757s









    Traccia:

    Allora ti appare dal nulla questo lupo dal corpo quasi umano (in pratica un lupo mannaro :P) riesce a ferirti ad un braccio decidi pure tu quale poi sembra intenzionato a ucciderti, però ti do il permesso di gestire questo duello tenendo però conto della tua ferita e che alla fine il lupo mannaro riuscirai a ferirlo al ventre(per lo meno fai in modo che accada) e a non farti ammazzare, ma è ancora vivo non ucciderlo! Il lupo mannaro è EnergiaBlu pari come te.










    "In quest e in addestramento comando io!"




    Edited by Lady Violate™ - 5/5/2013, 21:54
     
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