Verso la Porta dell'Averno

Princess e Erythros

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  1. Princess *
     
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    mKlCz

    L'inferno. Elenya non si addentrò nei meandri dell'Ade, ma tenne a bada la curiosità. Le urla, i dannati, l'assenza di speranza, era qualcosa che andava scoperto con cautela estrema. Superò la Bocca dell'Ade a passo lento, camminando a lungo in una vasta zona desolata sino a giungere nei pressi della Porta dell'Averno che si intravedeva in lontananza. Lì gli immensi cancelli separavano le oscure lande dell'Ade e le zone di giudizio, di pena eterna.
    Era estremamente convinta che suo padre fosse lì, da qualche parte. A subire il dolore che lui aveva inflitto, punito fino all'eternità, ma non aveva la minima intenzione di scoprirlo, di aprire vecchie ferite, di fare i conti con i demoni del passato.
    Era cauta, camminava lenta, senza la tua armatura indosso. Aveva soltanto dei vestiti neri estremamente aderenti, pantaloni di tessuto leggerissimo che le fasciavano le gambe snelle, stivali fino alle ginocchia col tacco alto, una maglietta scura a collo alto. Non era molto colorata, ma i capelli biondi, ondulati, lunghi fino alla vita davano un grande tocco di luce. Gli occhi erano azzurri, dal taglio affusolato, l'espressione del viso stranamente seria, come riflessiva, sebbene lei fosse in verità di tutt'altra pasta.
    Iniziava ad avvicinarsi ai cancelli dell'Averno, erano immensi, alti, imponenti. Camminava in quella vasta zona desolata, ma non c'era una meta nè uno scopo in quel lento vagare: solo pensieri, solo la scoperta di una nuova vita. Magari anche di qualcosa in più.

    4HylM


    qJlRi
    Nome ♦ Elenya
    Energia ♦ Verde
    Casta ♦ Spectre
    Cloth ♦ Stella della Terra Brutale (Cat Shide)
    Status Cloth ♦ x
    Status Fisico ♦ x
    Status Psicologico ♦ x

    Riassunto azioni
    Come puoi vedere all'inizio ho sempre tantissima fantasia... Forse. Il luogo è:
    Porta dell'Averno
    Dopo la Bocca dell'Ade ed una vasta zona desolata, si ergono gli immensi cancelli dell'Averno che separa le oscure lande dell'Ade alle zone di giudizio e di pena eterna.


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  2. Erythros
     
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    Ormai negli Inferi ci passava la gran parte del suo tempo.
    Da quando era diventato una della Stelle Malefiche di Lord Hades nulla aveva più un senso nel mondo terreno, pensava soltanto a fare ciò che sapeva fare meglio: combattere. Fortuna che il suo corpo era stato addestrato durante gli anni alla lotta, altrimenti la cosa sarebbe stata molto più difficile.
    Avrebbe dovuto perdere del tempo prezioso per addestrarlo e, sinceramente, non gli andava di perder del tempo in questo modo; forse era anche per questo che l’aveva indirizzato in quel tempio di monaci, almeno così avrebbe imparato i rudimenti delle arti marziali e quel po’ di teoria sul cosmo, che era sempre utile in quel mondo. Ora, proprio come un parassita, traeva beneficio dagli sforzi dell’Erythros originario e la cosa, sinceramente parlando, non gli dispiaceva affatto; d’altronde era quello il suo compito: trovare un corpo adatto ed offrirlo a Lord Hades, con o senza la sua volontà.
    Finalmente, ora, poteva calcare nuovamente quelle terre avernali con un corpo nuovo di zecca, per poter meglio dare il tormento alle anime ivi presenti. Le loro urla erano come un dolcissimo suono per le sue orecchie e talvolta ci metteva anche del suo per fare in modo che aumentassero esponenzialmente.
    Quella era la vita che aspettava da tempo, da quando era nulla più che semplice spirito in quell’Inferno di anime, ma ora possedeva nuovamente un corpo per dar vita alle proprie ambizioni e la cosa lo faceva risultare ancora più deleterio di quanto già non fosse. Guardava quelle anime sprezzante, con una espressione orgogliosa, mentre di tanto in tanto guardava la sua corazza.
    La sfiorava in petto, anche, talvolta per riassaporarne il vigore e la robustezza dopo tutto quel tempo che vi era stato lontano: un brivido gli percorse la schiena.
    Era giunto nei pressi della porta avernale, subito dopo la Bocca dell’Ade e fu lì, in quel luogo roccioso, che incontrò una persona. Per un attimo non poté credere ai propri occhi: c’era davvero una persona?

    «Come diavolo è possibile? L’accesso in questi luoghi dovrebbe essere proibito ai comuni mortali!», esclamò fra sé e sé fermandosi un momento: in effetti era impossibile trovare persone vive, come lui, all’interno del Regno di Ade, a meno di non aver risvegliato l’Ottavo Senso ovviamente.
    A meno che… «Che sia uno spectre, come me?»

    In effetti la possibilità doveva esserci, anche se era una donna.
    Difatti non era dissimile che una stella si reincarnasse anche in una donna, visto che comunque potevano tranquillamente tenere testa un uomo, con il potere di cui si facevano portatori. Si avvicinò ad ella, dunque, ammirandone la bellezza e chiedendosi come un fiore così bello e delicato fosse finita vittima di una qualche stelle malefica. Per un attimo si pentì di aver fatto un simile pensiero, perché sarebbe andato contro il principio della sua stessa esistenza: uomo o donna, bello o brutto non facevano alcuna differenza per le stelle. Si trattava di predestinazione, più che altro… di destino.
    Lasciò che l’altra si accorgesse di lui, senza essere peraltro troppo invadente, togliendosi l’elmo dell’armatura e mettendoselo sotto il braccio destro, liberando in tal modo i capelli ribelli color ebano; con i suoi penetranti occhi rossi la osservò da capo a piede, con assoluta ammirazione.
    Era stato raro vedere una donna negli anni passati nel Tempio ed ora, finalmente, aveva la possibilità di vederne una dai lineamenti dolci e candidi: non era un evento da tutti i giorni.
    Trattandosi di un essere umano vivo, e rigettando l’ipotesi che potesse essere qualcuno che avesse risvegliato l’Ottavo Senso, giunse egli stesso alla conclusione che doveva trattarsi di uno spectre e di nessun altro. D’altronde quel regno era molto difficile da raggiungere per chiunque non fosse uno spettro, come loro, o non fosse già morto ovviamente, ma in tal caso non si ha libertà di movimento.
    Bisogna unicamente sottostare alle leggi di Lord Hades e basta.
    Le giunse quindi davanti, inclinando leggermente la schiena in avanti in segno di saluto, per poi rialzarsi lentamente e portare i propri occhi nei suoi, almeno finché lei avesse voluto.
    Le sorrise, come di rado faceva nei confronti di chiunque altro.

    Il mio nome è Erythros, Stella del Cielo Vittorioso.”, le disse primariamente, per non sembrare scortese.
    Non è un posto adatto ad una fanciulla quale voi siete-”, le disse ancora mostrandosi gentile, stranamente gentile. Di solito infatti era scontroso ed antipatico, pungente alle volte, ma in casi alquanto particolari la sua parte umana prendeva il sopravvento, alleggerendo persino i suoi lineamenti. “-ma sarò ben felice di farvi da guida e da scorta, se me lo consentirete.

    Il cane rabbioso si era finalmente ammansito?


    Anche per me un inizio un po' sottotono, ma ci rifaremo. ;)
     
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  3. Princess *
     
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    mKlCz

    Già, il destino.
    Il futuro di persone comuni scritto nelle stelle, destinato a compiersi secondo il volere degli Dei; ma era davvero quello il motivo per cui una stella malefica iniziava a brillare in un corpo? O era forse merito del caso, della sfortuna di aver vissuto la vista sbagliata, assaporato il sapore della morte, del dolore, della solitudine, dello sforzo e del duro allenamento? Così da essere pronti ad abbracciare il male. Ma anche questo, forse, era già stato scritto. Dunque anche quell'incontro era stato scritto?
    Lei, negli Inferi, aveva trascorso poco tempo. Era una delle rare volte in cui si era avventurata in quel posto oscuro, sebbene non ne avesse timore.
    Non era più una stella discreta, sbiadita, su un palco semivuoto. Non era più un'anima sfruttata per contorcersi sospesa su fili instabili, rischiando di spezzarsi l'osso del collo senza la minima prudenza nei confronti della propria vita. Adesso era altro. Già... E quindi? Cosa cambiava? La forza, l'energia? Ne aveva incontrati di ben maggiori. L'accesso al mondo degli Inferi? Poca cosa, di poco interesse. La possibilità di riscrivere un'esistenza intera? Oh sì, quello già...

    Non pensava. Ormai ferma nei pressi dei cancelli infernali li fissava con sguardo assente, cullandosi del nulla più totale in prossimità del male più grande. In quel clima di silenzi, vuoti ed attese, avvertì una presenza arrivare a colmare un grande vuoto.
    La ragazza si voltò lentamente, con i capelli chiari che le accarezzarono la schiena e gli occhi azzurri che cercarono, trovandolo, l'uomo che le si stava avvicinando. Era alto, il fisico possente, l'armatura gli stringeva il corpo e con un gesto d'altri tempi si sfilò l'elmo. Lei lo fissò con occhi attenti, senza esprimere stopore, aveva uno sguardo smaliziato, privo di timori; lo stava guardando o lo stava studiando?
    Da quando la stella malefica si era risvegliata in lei aveva visto e sentito molte cose: lotte di potere, scontri, tradimenti, antichi conflitti, ma gentilezza... Alle parole di quel giovane lo sguardo di lei, adesso, tradì qualcosa. Volse anche il corpo verso di lui, gli occhi si trovarono e lui aveva la sua totale attenzione.

    < Non sono solo una fanciulla. Indosso le vostre stesse vestigia e ciò mi rende del tutto adatta agli Inferi. Il mio nome è Elenya, Stella della Terra Brutale. >

    Ripose e... Sorrise. A mezza bocca, luminosa. Non aveva ghigni inquietanti, ma neppure innocenti, erano sorrisi semplicemente lontani ed un po' enigmatici. La ragazza sentì il peso di qualcosa di giusto. Non buono, non conveniente, semplicemente come doveva essere. Destino? Vana apparenza?
    Sgranò gli occhi azzurri verso l'alto, abbracciando la landa desolata.

    < Volete realmente varcare i cancelli dell'Averno? >

    Domandò, ampliando il sorriso.

    < Cos'altro c'è oltre la morte fine a sè stessa, lì dentro? >

    Domandò, dividendo lo sguardo dai cancelli ad Erythros, ancora.
    La sua voce era carezzevole, ma non bassa. Mosse un passo verso di lui, avvicinandosi. Le distanze vennero accorciate, la presenza del corpo avvertita, ma mai lo toccò. Fu estremamente delicata, eppure invasiva, nel fermarsi ad un soffio di distanza da lui. Così riuscì a scrutare meglio il suo corpo, il suo viso, i suoi occhi quasi... Rossi? Si, sembravano realmente rossi. La cosa in qualche modo la sorprese.

    < Accetto con piacere la vostra guida, Erythros. E se posso chiedervi... Per quale motivo vi trovate qui? Sembrate pronto per una battaglia... >

    Chiese in ultimo, con una luce negli occhi che tradì curiosità pura. Sorrise ancora, indietreggiando di un passo, così da lasciare al cavaliere il suo spazio vitale per proseguire.

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  4. Erythros
     
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    A quanto pareva ci aveva visto giusto: era una spectre, proprio come lui.
    Non che i dubbi a riguardo fossero poi molti, ma non si poteva mai sapere con tutti i nemici che avevano e un po’ di prudenza, alle volte, faceva comodo anche ad una testa calda come lui. Non appena le aveva rivolto le prime parole, aveva avuto la sua attenzione, perdendosi nei suoi occhi.
    Ma cosa diamine gli stava succedendo? Lui, un ‘demone’, si stava abbandonando alla perdizione più assoluta, nei meandri di quel viso dai lineamenti dolcissimi. No, non poteva farne a meno e anche se per un solo istante, il demone che era stava scomparendo, per lasciare spazio a quel briciolo di umanità ancora presente in lui. Le sorrise, candidamente, poi risponderle educatamente.

    Il piacere è tutto mio Elenya, Stella della Terra Brutale.” e nel dirlo si reclinò leggermente la schiena.

    La guardò sorridere, ma aveva un che’ di strano.
    Non era un sorriso normale, ma neanche doveva preoccuparsi che nascondesse qualcosa di più… semplicemente era un sorriso a tratti distante, come se non fosse rivolto direttamente a lui. O, almeno, era quella la sensazione che aveva avuto. D’altronde, veder sorridere lui voleva dire una cosa soltanto: eccitazione fremente per una battaglia imminente; un sorriso sadico, sguaiato, che non lasciava presagire nulla di buono. Ma diversamente dalla normalità, in quella situazione il suo sorriso era diverso.
    Più dolce, disteso, quasi fosse un’altra persona: era evidente che con taluni della sua stessa ‘razza’ si comportasse in modo assolutamente differente e quella era la prova più evidente.
    Solitamente era uno sbruffone, spaccone ed antipatico che non faceva altro che attirare su di sé le ire altrui, ma in quella circostanza poteva dirsi diverso, perché così si sentiva. La sua mente si chiedeva il perché di quel cambiamento radicale, proprio nei confronti di quella ragazza.
    Ma i suoi pensieri vennero interrotti dalla sua domanda.
    Le sorrise, ancora, per poi risponderle.

    Invero li ho già varcati, sempre da vivo ovviamente-”, tese a precisare, per non creare inutili fraintendimenti, “-e devo dirle con assoluta sincerità che questo posto è quanto di più vicino io possa definire casa. Le urla dei dannati, la possibilità di mettere per loro la pena più congeniale…

    Lasciò volutamente in sospeso l’ultima frase, mostrando parimenti un ghigno di soddisfazione.
    Poi, però, decise di concentrarsi sull’altra domanda che gli era stata posta, riflettendo un attimo su quale potesse essere la risposta più congeniale, tanto da mostrarsi pensieroso. Non aveva intenzione di risultare banale e, pertanto, la stella stessa decise di attingere alle proprie informazioni, avendo cura di trovarle nelle proprie esperienze di vita passata, in un circolo vizioso che sembrava non avere fine.

    C’è la punizione! Non c’è solo morte, ma c’è disperazione per aver vissuto una vita piena di peccato-”, si affrettò quindi a dire il giovane spectre, “-noi siamo gli autori delle loro punizioni e per mano nostra subiscono il supplizio per ciò che questi miserabili hanno compiuto in vita. Nulla di più.

    Fece un attimo di pausa, prima di riprendere a parlare.

    A seconda delle loro colpe, le anime vengono relegate in una delle prigioni dove soffrono per l’eternità ed hanno modo di pentirsi per quanto di male hanno compiuto in vita.”, sembrava sprezzante nel parlare di quelle anime derelitte che, con la loro condotta, non si erano meritate l’Elisio, “Taluni hanno sprecato la loro esistenza, senza rendere grazie per la loro vita: fumo, alcool, droga e molto altro; altri, invece, hanno volutamente esercitato violenza verso il prossimo. Altri ancora, invece-

    E qui fece una pausa ulteriore, pregustando già le parole che di lì a poco avrebbe detto.

    -si sono schierati apertamente contro Lord Hades, il nostro signore, e scontano la loro pena nel Cocito, l’Inferno di Ghiaccio. Non c’è solo morte fine a sé stessa, ma c’è anche punizione: i mortali devono capire che ad ogni loro azione corrisponde una reazione. Ma questo, purtroppo, non lo capiranno mai.

    L’ultima frase era fintamente costernata: a lui piaceva punire anime.
    Nel frattempo la ragazza si era avvicinata ed ora era ad un soffio da lui: cercò di contenere il proprio cosmo e le proprie esalazioni al fine di non avvelenarla, riuscendoci. La guardò intensamente negli occhi, ma non la toccò assolutamente: non voleva sembrare maleducato. L’etichetta ‘umana’ non glielo consentiva e pertanto non si arrischiò a farlo, altrimenti temeva di risultare invadente nei suoi confronti mostrandogli attenzioni che forse lei non voleva affatto. Non sembrava comunque a disagio dalla sua presenza anzi, sentiva un calore crescergli dentro che non sentiva ormai da molto, troppo tempo.
    Le sorrise, ancora, cercando di risultare il più dolce possibile.

    Bene, bene-”, le disse primariamente, visto che aveva accettato la sua compagnia, “-e chieda pure tutto ciò che vuole.” Le disse ancora, sorridente, ma si premurò di aggiungere un’altra cosa, “E, la prego, mi dia del tu: non sono così in alto da pretendere un simile lignaggio.

    Ascoltò la sua domanda e fu lesto nel risponderle.

    Una semplice passeggiata alla scoperta dei domini avernali: è da tempo che non vi rimetto piede ed avevo la curiosità di vedere se qualcosa era cambiato, tutto qua.”, le disse primariamente, per poi continuare sul perché avesse indosso l’armatura, “Non si preoccupi e non si allarmi, la indosso solamente perché la considero una sorta di divisa, tutto qua: mi sento maggiormente a mio agio con l’armatura indosso.

    Aveva indietreggiato di un passo Elenya, forse per lasciargli spazio.

    Vogliamo andare?”, le chiese.

     
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  5. Princess *
     
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    mKlCz

    Lo guardò per un lungo, lunghissimo momento.
    Aveva lo sguardo vivo, i suoi occhi comunicavano qualcosa e sembrava esserci un mondo dentro di lui. Impossibile definire cosa, impossibile definire se fosse davvero così, ma la sensazione era forte.
    Poi, quando lui le sorrise, si rese conto di cosa la inquietasse. La sua dolcezza. Non sembrava falsa, ingannevole, ma non sembrava neppure appartenergli davvero. Era tutto molto strano. Molto piacevole.
    Gli sorrise anche lei. Piano, in modo non affettuoso, ma vivo. La sua risposta però le spense il sorriso sul volto chiaro regalandole un'espressione stupita.

    < ...Casa? Le urla dei dannati ti fanno sentire a casa? >

    Disse ad alta voce, strabuzzando gli occhi azzurri. Poi però arrivò la risposta alle sue domande e lei comprese. Ad ogni azione corrispondeva una reazione, era giusto. Guardò a lungo l'uomo ascoltando ogni sua parola ed annuendo di tanto in tanto, in segno di assenso. Soltanto dopo, quando ebbe finito, replicò.

    < Hai ragione. Non a sentirti a casa, questo almeno non lo comprendo, ma il resto... >

    Chi meglio di chi aveva subito qualcosa di sbagliato per anni poteva capire. Non provava rancore, non molto almeno, ma si rendeva conto di come quel discorso potesse essere inteso come giustizia.

    < Non ho mai creduto nel libero arbitrio o nell'anarchia. Non penso che qualcuno possa fare semplicemente ciò che vuole, quando vuole, su chi vuole. >

    Si strinse nelle spalle, distogliendo gli occhi azzurri da quelli di lui per rivolgerli intorno. Quel discorso a tratti profondo sembrava molto naturale, ma richiedeva un distacco di sguardi per poter rimanere tale. Erano ancora dei perfetti sconosciuti.

    < Penso servano dei sacrifici per migliorare le cose. Alcune persone non possono cambiare, sono destinate a distruggere tutto ciò che hanno davanti, a peccare su ogni cosa e non c'è nessuna giustizia, se non questa, che possa migliorare le cose. > Il suo non era un discorso pessimista, non ai suoi occhi almeno. Lo considerava molto realista. < Se è con la violenza che si ottiene un po' di ordine, così sia. >

    Sospirò profondamente, forse colta un po' alla sprovvista da tutti quei pensieri espressi ad alta voce. Tornò a voltarsi verso Erythros e sorrise, piano, come a smorzare la tensione di quel discorso in fin dei anche personale.
    Non poteva sapere che a lui piacesse punire anime, non poteva immaginare che forse, a volte, era meglio così. Che il lavoro sporco doveva toccare a qualcuno, che non avrebbe continuato per sempre a lasciarlo agli altri. Anche lei si sarebbe mossa.
    Il sorrise dolce del ragazzo contribuì ad alleggerire la situazione.
    Inclinò il capo lateralmente, osservando l'uomo negli occhi. Annuì piano, senza motivi validi per dubitare di lui. Si mostrava dolce, ma sembrava anche non esserlo. Non importava davvero. Stava trovando molte cose lì, nel nulla più assoluto che precedeva l'ingresso agli Inferi.
    Erano vicini, vedeva i suoi occhi rossi perchè si, ormai era sicura fossero davvero di quella tonalità calda. Lei non lo toccò, lui non la toccò. Rimasero vicini, poi arrivò l'ora di muoversi ed annullare la distanza.

    < Ti sta bene. L'armatura, intendo. > Disse, tornando a sorridere. Annuì alla sua ultima domanda, voltandosi definitivamente verso i cancelli infernali. Si incamminò verso di essi, voltandosi piano per vedere se lui le si affiancava come assicurato o forse per non dargli mai davvero le spalle, chissà. < Andiamo. E dammi del tu anche tu. > Concluse, sorridendo.

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  6. Erythros
     
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    So che può risultare atipico, per un essere umano-”, disse mettendo le mani avanti e provando a giustificarsi in qualche modo (come se l’avesse fatto con qualcun altro, in realtà), “-ma sento che questo posto è la mia casa e quindi non mi disturbano questi ‘rumori di sottofondo’, capisci?

    Non era mai stato un gran maestro nella dialettica.
    Di solito anteponeva i pugni alle parole, presentandosi talvolta prima di dare inizio alla battaglia, ma il chiacchiericcio non era mai stato il suo forte e questo la ragazza che aveva di fronte avrebbe potuto capirlo alla svelta e senza che Erythros si scusasse, ancora, per quella sua becera figura.
    Non sapeva perché, ma sentiva di dover essere gentile, almeno con lei, come se il suo lato umano stesse nuovamente riprendendo il sopravvento sulla stella, ‘su di sé’, ed il buon cuore del vero Erythros stesse pian piano scalzando la sua aridità e la sua malvagità… se malvagità poteva essere considerata.
    Lui combatteva per il puro gusto di farlo, per portare in auge il verbo di Lord Hades e tutto il resto non gli interessava; lasciava ad altri, infatti, la diplomazia perché l’unica lingua da lui conosciuta era la pugna e nient’altro sembrava interessarlo davvero. Alle volte parlava, ma per il puro gusto di prendere in giro il suo interlocutore, ma non era quello il caso perché almeno stavolta era sincero.
    E la cosa strana era che gli riusciva maledettamente bene.

    In un certo senso ha ragione, ma non totalmente: ognuno di noi ha un destino, ma svolge un ruolo incompleta nella vita di ciascun essere umano, anche su di noi che abbiamo la forza di sovvertire l’ordine naturale delle cose-”, le disse in risposta alla sua affermazione, prendendosi ancora un po’ di tempo e facendo in modo che ella potesse comprendere le sue parole, “-ma ognuno di noi ha sempre una scelta ed il destino ne è influenzato inesorabilmente: noi possiamo fare la differenza!

    Il tono era deciso, ma assolutamente non aggressivo.
    Cercava di essere dolce, a suo modo, anche se gli risultava oltremodo difficile e forse lei se ne era anche accorta; in un certo senso sembrava abbastanza innaturale, come se quel lato del suo carattere non gli appartenesse affatto, ma in realtà faceva solo parte del suo ‘vero sé stesso’.
    Cercava di carpire come potesse funzionare la dolcezza, la gentilezza e similari, e frattanto provava ad emularli in pessimo tentativo di recitazione. Ma anche in questo caso non gli interessava, perché con lei voleva provarci: un essere che all’apparenza sembrava indifeso e gracile, si trovava nell’Ade.
    Per quanto potesse sembrare naturale che un essere come lui si trovasse lì, in quel posto, non altrettanto poteva dirsi di quel fiore: erano troppo diversi, troppo distanti, per molti versi. Ma a lui non era dato esprimere giudizi in tal senso e quindi non smise di pensarci, semplicemente.
    Si concentrò quindi sulle successive parole di lei, cercando di carpire quale fosse il suo pensiero ed il suo punto di vista, condividendolo pienamente.

    Sì, esatto: è con la violenza che il nostro signore vuole inculcare la bontà negli umani, ma più di tutte è la paura che li smuove!”, esclamò mostrandosi stranamente divertito da quella sua stessa affermazione, “La maggior parte degli esseri umani non ha il potere di opporsi al potere del nostro signore e tramite la paura di questo posto cerca di riportare il mondo in equilibrio. Un flebile equilibrio, purtroppo.

    Sembrava quasi affranto da quell’ultima, mezza frase.

    Gli uomini non vogliono capire che la vita è un dono prezioso che va preservato senza l’onta del peccato e, anzi, sono molti gli uomini che godono nel commetterli-”, le disse ancora mostrandosi serioso, “-omicidi, rapine, torture… quegli uomini maledetti non vogliono capire che se si comportano male qui soffriranno pene indicibili. A stento il nostro signore riesce a mantenere l’equilibrio, ma i più vi si oppongono continuando a peccare sempre di più. È nostro compito mostrare loro che sbagliano!

    Per un attimo il suo cosmo si infiammò, senza rilasciare però correnti venefiche.
    Forse questo fenomeno era dovuto all’enfasi con la quale erano state pronunciate le ultime parole, mostrandosi estasiato proprio sulla parte in cui sarebbero loro spectre e dover far capire agli umani gli errori compiuti in vita, come se loro ne fossero esenti dopotutto.
    In realtà era proprio così: erano carnefici, dopotutto, che si sporcavano le mani in vece del loro dio per far sì che l’Ade prosperasse, ma purtroppo gli uomini seguitavano nei loro sciocchi comportamenti, senza dare molta importanza a ciò che sarebbe accaduto dopo la morte. Taluni vi pensavano, ma peccavano ugualmente temendo il giudizio dell’Ade, mentre altri non vi pensavano proprio seguitando la loro vita con l’inutile convinzione che non vi fosse nulla dopo la morte. Ah, come sbagliavano.
    Al complimento di Elenya arrossì leggermente, portando la mano destra dietro la nuca e sorridendo genuinamente: non erano in molti a fargli dei complimenti, quindi erano graditi.

    E… ehm… g… grazie…”, disse con non poco imbarazzo.

    Bastava così poco per metterlo spalle al muro? Evidentemente sì.
    Chinò il capo per un brevissimo istante, per poi rialzarlo e guardarla nuovamente: aveva risposto affermativamente alla sua domanda di muoversi e visitare così il Regno Avernale, attraversando i cancelli avernali, sui quali imperiosa vi era una scritta che recitava ‘Lasciate ogni speranza voi che entrate’.
    Quel monito era per le anime che da sole varcavano quei cancelli e la speranza la dovevano abbandonare davvero, visti i supplizi che li attendevano già dinanzi all’Acheronte. Se non avevano monete d’argento, non potevano oltrepassare al di là del fiume e chi provava a nuotarvi, semplicemente andava a fondo.
    Una volta attraversati quei cancelli, infatti, sarebbero entrati nel vivo del Regno Avernale, lasciandosi indietro quel solitario paesaggio roccioso.

    Va bene Elenya.”, le rispose dandole quindi del tu come richiesto.
    Adesso, se non vado errato, dovremmo trovarci sulle sponde dell’Acheronte-”, le disse cominciando a camminare, “-ma tra qualche metro, comunque. E se non ricordo male, tra poco dovremmo incontrare gli Ignavi, ma tanto non ci daranno molta retta visto che sembrano preoccupati per la loro pena.
    Nulla di preoccupante, insomma.

     
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5 replies since 9/11/2012, 15:54   101 views
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