Armageddon: Città del Messico

Krios, Eden, Susu

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    Requiem for a dream
    CITTÁ DEL MESSICO

    PUNTO

    Arrivano finalmente il giorno e l'ora dell'Appuntamento.

    La donna che avete incontrato, Naima di Mephistopheles, stavolta con la sua armatura, vi attende all'imboccatura Nord delle fogne di Città del Messico, che negli ultimi giorni si è trasformata in un Inferno sulla terra: uomini mostruosi e dalle capacità sovraumane torturano, massacrano e uccidono ogni innocente che incontrano.

    "Muy Bien ragazzi. Sincronizzate gli orologi. Abbiamo due ore di tiempo per finire tutto.
    Isaac, devi raggiungere l'entrata Ovest, Silva, l'entrata est. Succederanno cose strane, potreste persino perdere i vostri poteri, ma in ogni caso, raggiungete il livello più profondo delle fogne e uccidete qualsiasi cosa incontriate. Claro? Se finiamo entro dos horas da questo momento, abbiamo buone probabilità di successo".


    Delle urla provengono dalle fogne. Quando entrerete scoprirete di essere nella roccaforte di questi strani uomini mutati dal un male nero com'è nero il cielo di città del Messico; per farvi strada dovrete massacrare vari emissari di quel male Assoluto, che altri non sono che i desperados della città, delinquenti, poveri o semplicemente malfattori che sono stati corrotti dal male che albergava dentro di loro.

    Quando raggiungerete il punto più profondo delle fogne scoprirete di non essere più dentro la rete idrica della città ma in un'antica città sepolta, emblemi le pareti di roccia e strani simboli arcani. Qui ognuno dovrà compiere il suo destino.

    ARMAQuadro-01
    Note del Master:ora i tre dovranno vedersela con tre emissari del male senza nome: Isaac dovrà affrontare, nel cuore della città sepolta, la personificazione dell'Omicidio; Silva si troverà davanti la personificazione dello Stupro; Naima dovrà vedersela con Violenza. Svolgete questa traccia come se fosse una WOA.


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    Edited by ~S i x ter - 16/9/2019, 22:23
     
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    ARMAGEDDON:
    CITTÁ DEL MESSICO


      

    «Vai a Città del Messico e assicurati di incontrare Naima di Mephistopheles. Il tempo per i dettagli è finito da un pezzo, sappi solo che la devastazione sta arrivando e voi siete gli unici che possono fermarla: non posso portarti con me prima che tu ti sia occupato di questa faccenda.»

    Ecco il motivo per cui stavo vagando per le strade della capitale messicana: alla fine del concitato faccia a faccia con i Gold Saints ed Esmeralda durante il quale avevo definitivamente deciso di andare con Lelouch nel futuro, l'Ex Scorpione Dorato mi aprì un portale che oltrepassai dopo aver congedato i presenti con un pensiero amaro per la brusca sparizione che avrebbe affrontato Estelle.
    Ero convinto che dall'altra parte mi aspettasse quel mondo che avevo già avuto occasione di vedere in precedenza, ma mi trovai sospeso tra le due realtà, faccia a faccia con Lelouch che pronunciò unicamente queste parole prima di scaraventarmi fuori dallo stesso portale che avevo appena attraversato.

    "tsk..la solita gentilezza.." pensai, mentre mi massaggiavo la schiena dolorante a causa dell'impatto col suolo messicano: per lo meno aveva avuto la decenza di non costringermi ad un viaggio interminabile, anche se avrebbe potuto fare di meglio che lasciarmi davanti al per niente rassicurante cartello

    - Benvenuti a Città del Messico -

    Non fossi stato abituato ad avvenimenti del genere, probabilmente avrei iniziato a farmi milioni di domande sul perchè mi trovassi costretto a cercare uno specter con cui, udite udite, avrei dovuto salvare il mondo, ma ormai circostanze inusuali come quella mi strappavano soltanto una smorfia di disorientamento momentaneo, prima che mi decidessi a darmi una mossa per fare ciò che andava fatto.
    Cominciai quindi a sfrecciare per i tetti delle abitazioni, sfruttando la grande velocità per non farmi vedere dalla gente - odiavo quando mi fissavano perchè indossavo una poco discreta armatura nera - e cercare di individuare un cosmo abbastanza potente da poter essere quello di Mephistopheles.

    Per fortuna la ricerca non fu poi così lunga: un imponente cosmo oscuro, accompagnato da un altro meno dilagante che avevo riconosciuto appartenere a Silva il marine, si espandeva in un vicolo non troppo distante.
    "Bingo!"
    Atterrai entro qualche secondo a qualche metro dai due, presentandomi alla donna che non avevo mai avuto occasione di incontrare e salutando il comico generale di Poseidone. Ne era passato di tempo da quando ci eravamo scontrati e molte cose erano cambiate radicalmente.

    Il salotto fu breve, come le spiegazioni di Naima: avevamo due ore per addentrarci nelle fogne e fare piazza pulita, qualsiasi cosa fosse successa.
    Stavo per chiedere da cosa avremmo dovuto ripulire la zona, quando finalmente notai che le persone che avevo accuratamente evitato per raggiungere i due cavalieri in realtà erano ormai ridotte a poco più che mostri il cui unico istinto era la distruzione: versi inumani al limite delle urla, nugoli di esseri che aggredivano fisicamente e con mezzi sovrannaturali i pochi sopravvissuti ancora completamente umani, tutti terrorizzati. Qualcuno ancora provava ad opporre resistenza, ma veniva sovrastato con una facilità disarmante dagli orrori che si stavano impadronendo dell'intera città.
    Come diamine avevo fatto a credere che fossero semplici scorribande criminali? Ero concentrato a trovare al più presto la donna da cui mi aveva indirizzato Lelouch, sì, ma non accorgermi di quella situazione...
    Isaac datti una svegliata, dannazione!

    Quando la situazione fu finalmente completamente chiara a tutti, ci dividemmo: dovevo raggiungere l'accesso Ovest della fogna facendomi strada tra quegli abomini e scoprire cosa nascondesse.
    Più facile a dirsi che a farsi, viste le orde che si spostavano per la città.
    Rivestii tutto il corpo di ghiaccio e forgiai una grossa falce dalla lama estremamente affilata e corrosiva, quindi cominciai a saettare in direzione del mio obiettivo, brandendo l'arma per farmi strada tagliando e sfaldando qualsiasi cosa mi si parasse davanti, talvolta aiutandomi con qualche scheggia di ghiaccio per eliminare gli esseri più ostici.

    In breve tempo fui all'entrata della fogna, che si rivelò essere il punto di partenza, più che la meta: una volta sceso, col fiatone per lo sforzo appena compiuto per arrivare fin lì, scoprii che il punto di generazione di quei mostri era proprio la fogna stessa.
    «Tanto perchè le cose semplici non ci piacciono mai, eh..» sospirai, deciso a lasciar lavorare una squadra di creature ghiacciate piuttosto che scendere di nuovo in campo in prima linea per procedere.
    "..ma che?!"
    Il ghiaccio non rispondeva, il cosmo non riusciva a generare la mia arma primaria: sembrava ci fosse un qualche tipo di interferenza energetica.
    "Promemoria: Non lamentarti, biondo! Quando lo fai la situazione tende sempre a peggiorare ulteriormente!"

    Fui costretto quindi a procedere con ciò che avevo, falciando quanti più avversari possibili e anche il più in fretta possibile, visto che quei costrutti non sarebbero durati in eterno senza l'apporto dei miei poteri..
    Stavolta fui ferito, per quanto superficialmente, in molti dei punti dove lo strato di ghiaccio si era crepato e l'armatura non offriva la sua protezione.

    E la cosa preoccupante era che per quanto poco serie fossero le ferite che quei mostri erano in grado di infliggere, mi sentivo dannatamente provato.
    In ogni caso, non ero mai stato uno che si arrende di fronte a situazioni disperate, anzi: procedetti nel tagliuzzare quanti più orrori fossi in grado, arrivando anche ad attaccarli brutalmente a mani nude o con ciò che via via rimaneva della falce, finchè non oltrepassai quello che aveva tutta l'aria di essere un confine.

    Dalle fogne mi trovai all'interno di un ambiente completamente diverso, uno spazio enorme le cui pareti erano ricoperte di strani simboli.
    Ormai lo strato di ghiaccio protettivo era completamente sciolto e della falce era rimasto un precario pezzo d'asta, prossimo anch'esso all'inevitabile sfaldamento.
    Ero provato, mentre quelle creature sembravano guadagnare energia persino dai graffi che mi infliggevano e soprattutto ora mi trovavo davanti quello che aveva tutta l'aria di essere il loro capo: se ne stava lì, al centro della stanza a godersi lo spettacolo di me che cercavo di sbarazzarmi di quegli orripilanti scocciatori.

    «Umano.. Morirai anche tu... Per me.»

    Chi diavolo era? Perchè mai avrei dovuto morire per lui?

    «Non tentare di opporre resistenza, non puoi uccidere l'Omicidio.»

    Era davvero l'incarnazione dell'Omicidio? Come cazzo avrei fatto a liberarmene senza ucciderlo, regalandogli la vittoria? Avrei dovuto trovare un modo per riconquistare i miei poteri e forse anche una speranza.

    Tentai con tutta la mia forza di materializzare un paio di umanoidi che potessero vedersela con il gruppo di mostri che potevo sentire avvicinarsi a giudicare dai versi indecifrabili: non potevo voltarmi per non dare le spalle ad Omicidio - che rimaneva ancora immobile - perciò potevo solo sforzarmi di superare qualsiasi tipo di ostacolo stesse inibendo il mio cosmo.
    Ma ancora non c'era verso di ottenere il risultato sperato.
    Le creature erano ormai a breve distanza, quindi decisi di tentare la follia ed andare ad attaccare Omicidio stesso.
    "Potrei rimanerci, ma non ho comunque alcuna speranza di farcela se non scopro cos'è in grado di fare.."
    Ero in corsa, per quanto possibile, pronto a tirare un pugno a quello che credevo essere lo stomaco dell'essere, ma tra me e lui spuntò un nuovo mostro esattamente identico a tutti gli altri.
    "Ma certo.. L'omicidio vince sempre, che qualcuno uccida o venga ucciso. E' un fottutissimo necromante che ha il controllo su killer e vittime... E le sue creature si nutrono della mia essenza vitale per ricaricarsi.."

    I pezzi del puzzle sembravano andare ad incastrarsi perfettamente, ora dovevo solo capire come far fronte a quella situazione: pensare di uccidere era totalmente fuori discussione, vista la conclusione a cui ero appena giunto e considerato anche che non avevo accesso al mio controllo sui ghiacci. Eppure dovevo togliere di mezzo quell'entità, non sarei stato l'anello debole, non me lo sarei mai permesso.
    Non sarei caduto in quel luogo, non permettendo ad Omicidio di vincere: dovevo raggiungere Lelouch nel futuro e sistemare le cose. Avevo sacrificato tutto per quello scopo, con ogni probabilità mi ero fatto odiare da chiunque avessi mai conosciuto sull'isola, mi ero fatto odiare da Lei.
    No, non avrei mandato tutto a puttane per un mostro qualsiasi, per quanto la situazione fosse disperata.

    «Spiacente.. Ma le situazioni disperate sono la mia specialità, abominio. Puoi vantarti quanto vuoi di non poter essere ucciso, puoi avere il controllo su chiunque sia stato vittima o carnefice in un'omicidio, ma di certo non puoi uccidere un uomo morto..»

    Mi spogliai dell'armatura e strinsi i denti, conficcandomi la mano destra nel petto.
    Notai distintamente una smorfia di incredulità sul volto dell'incarnazione, a cui seguì un mio ghigno, probabilmente l'ultimo.
    Sperai che Lelouch fosse pronto a prelevarmi da questo mondo in tempo, quando estrassi dal cuore la pietra da cui traevo potere e la spezzai in due, liberando l'essenza primigenia del ghiaccio, che si impadronì in un batter d'occhio dell'intera area delle rovine, condannando Omicidio, gran parte delle sue creature e me stesso ad un'eternità di ibernazione.

    "L'ho...fermato....Lelou..-"



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    Edited by ~S i x ter - 16/9/2019, 22:24
     
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    i have no idea what i'm doing

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    ARMAGEDDON:
    CITTÁ DEL MESSICO

      


    Naima.

    Silva la conosceva da tempo, anche se solo di nome, il capo de "La Eme" (la mafia messicana), una sorta di leggenda che viveva nella leggenda, anche se non sapeva che era anche una specter, quindi teoricamente nemica di Silva, specie dopo tutto il casino che avevano causato ad Atlantide, ma sinceramente non gli dispiaceva. Era carina, simpatica, latina, e apparentemente folle. Ma aveva un che di strano, come se sapeva sempre qualcosa di nascosto, e questo gli piaceva molto di meno. Contando che era una personificazione del brutto passato di Silva, poi, faceva nascere sentimenti ancora più contrastanti nei suoi confronti, ma lasciò correre, soprattutto appena ebbe il suo messaggio, che lo costrinse a lasciare tutto e a muoversi in gran segreto di Atlantide e dello stesso Poseidone.

    Sembrava che qualcosa stesse tramutando ogni disperato abitante delle fogne della capitale messicana in esseri orribili e mostruosi, almeno a giudicare dalle urla che si sentivano provenire dai tombini, che la gente comune pensava fossero perdite di acqua... bugiardi che sapevano di mentire a loro stessi.

    Ora si trovavano davanti all'entrata delle fogne, lui, Isaac il black saint, una sua vecchia conoscenza e la stessa specter di Mephistopheles.
    La donna spiego senza troppi fronzoli la missione: due ore per completare, una zona delle fogne da controllare, un lavoro di pulizia di ogni cosa che vive in quelle zone dimenticate dagli dei. Il Silva che tutti conoscevano avrebbe avuto delle remore, avrebbe cercato di trovare un modo per evitare di uccidere chi doveva, ma tante cose erano successe, e sopratutto aveva un motivo ben più concreto per combattere ed uccidere anche, se necessario.

    "Dobbiamo terminare in massimo due ore, giusto?" - disse sbrigativo a Naima, permettendosi un sorriso, tentando di superare con la sua voce le urla che provenivano dalle fogne –"credo che non dovremmo avere problemi, almeno personalmente, se non incontro il mio vecchio alligatore che gettai nel WC anni fa" - ridacchio in una risata nervosa guardando il guerriero biondo. Sia lui che il black saint erano cambiati dal loro vecchio incontro, ma non avrebbe mai perso il suo amore per le battute. Dopo di ciò, si diresse verso il suo cammino senza voltarsi, bardato solo con la sua scale e delle sue paure.

    Perché non era una missione come tutte le altre.

    Rutherford.
    La sua sorellina acquisita.
    L'unica compagnia che aveva ad Atlantide prima della sua rinascita.

    Era scomparsa due giorni fa nelle fogne.

    La puzza era più intensa di quanto ricordasse.

    Si. Il buon pellerossa era già sceso in quelle fogne durante il periodo “buio” della sua vita, alle volte per trovare fuggiaschi, alle volte per contrabbando, altre volte per liberarsi di cadaveri, quindi conosceva abbastanza bene la zona, ma per ovvie ragioni non era mai sceso molto in profondità. Sapeva che li viveva la feccia della società, gente talmente disperata che in confronto i drogati di metanfetamina erano politici miliardari (non che ci fosse tutta questa differenza), e quindi si era prevenuto creando un campo illusorio che lo nascondeva da occhi indiscreti. Perché non era solo

    Poteva vederli, quegli esseri, ormai più mostri che umani, con deformazioni orripilanti, che strisciavano per i tunnel e i cunicoli pieni di melma e schifezze varie, sicuramente disperati abitanti di questi posti, barboni, tossici, ecc.. Namia aveva detto di uccidere a vista, e sinceramente la cosa non gli piaceva, ma che poteva fare? Con pure azioni alla Metal Gear iniziò ad uccidere con colpi mirati i vari esseri che si trovo di fronte, alle volte perforando i loro crani con i raggi energetici di Vespa Dorata, alle volte soffocandoli con Serpente Smeraldo o tagliandogli la gola con gli artigli di Lupo Scarlatto, ed a ogni uccisione, scendeva sempre di più verso il fondo del tunnel, notando che le gallerie non erano più “artificiali”... oddio, neanche naturali, ma lo stile sembra molto più strano, più antico. Glifi e simboli che non sembravano avere un senso logico riempivano le pareti, dando un forte senso di fastidio al marine, come se gli urlassero nelle orecchie bestemmie e profanità di ogni tipo e contro ogni cosa buona esistente nell'universo.

    Non gli piaceva quella situazione, e l'apparizione mediante rottura di mura di due enormi tizi, più gorilla che umani che lo guardavano con aria feroce non aiutava certo.

    "Ok, Pinco Pallo e compare... meglio levarvi da mezzo al più presto possibile" – disse il ragazzo saltando verso di loro espandendo il suo cosmo pronto per prendere le sembianze di un lupo... ma il volatilizzarsi dell'alone cosmico fu un altro segno che implicava che la situazione non gli piaceva, ne gli sarebbe piaciuta.

    "O mierda..."

    "Certo che pensavo che uno dei famigerati Generali degli Abissi avrebbe dato più resistenza, signor Moonstar."

    Ha parlare era un uomo alto, longilineo, dal lungo mantello rosso e da una maschera da pierrot sul viso. Un aspetto elegante che strideva contro l'orrore della stanza in cui avevano portato il marine come prigioniero. Oltre a lui e ai due energumeni c'erano circa una decina di individui corrotti, che per mancanza di tempo non descriverò a pieno, ma sappiate che facevano abbastanza schifo.

    "Io sono senza Cosmo, qual'è la tua scusa quando prenderò a calci il tuo maligno sedere, hermanos?" - disse con sufficienza il guerriero messicano, squadrando l'essere. Il corpo sembrava umano, ma l'aura che emanava aveva un sapore di follia, malvagità e perversione che non aveva mai sentito prima. La creatura si limito ad una grossa risata, voltandosi con noncuranza.

    "Si... Silva..."

    Una flebile voce fece scattare la testa del pellerossa verso la direzione in cui proveniva. Rutherford era li, appesa ad un catena per i polsi, vestita con un leggero abito bianco di fattura antica, con delle macchie rosse sulla gonna... all'altezza del pube.

    "Io non ho nome, signor Moonstar... io sono l'incarnazione materiale dello Stupro, e....

    BAHM!!!!!!!!!!!!!



    Non riusci neanche a finire la frase che un violentissimo gancio destro lo colpi, tirato dal marine inspiegabilmente libero, facendolo volare quasi all'altro lato della stanza. Rialzandosi, l'essere pote vedere che i due colossi che lo tenevano d'occhio, erano morti, con la gola tagliata. Il diadema della scale di Scylla era tenuto nella mano sinistra del marine, gocciolante di sangue. Lui era in silenzio, con i capelli che cadevano davanti al suo viso, immobile come un manichino, ancora nella posa del pugno.

    "Tanto tempo fa" – disse infine con una voce che sembrava non provenire dalla sua bocca – "non avevo bisogno di cosmo, tecniche e illusioni per uccidere. Ero il miglior sicario di tutta Città del Messico, mi chiamavano “Hijo del Diablo”, perchè anche se ero un bambino, avevo un talento naturale nell'uccidere con ogni cosa avessi in mano... lasciai perdere quel nome anni fa, ma credo che ora la situazione richiede... misure molto drastiche."

    Lo Stupro, tenendosi la maschera con le mani, diede un grido, ed ogni aberrazione che si trovava nella stanza fu addosso a Silva, che con movimenti armoniosi come una danza, falciava con le punte del diadema e con le ali della sua scale, senza richiamare neanche il suo cosmo. La carneficina durò pochi attimi, facendo ritornare i due, lo Stupratore e l'Omicida, faccia a faccia, entrambi coperti di rosso, ma solo uno col sangue dei suoi nemici. Il pierrot sembrava sconvolto.

    "Tu... tu... ora capisco perché la strega ti ha scelto. Sembravi un deficiente, ma a quanto pare non sei cosi diverso da noi."– rispose ridacchiando.

    "Credimi... anche il più miserabile dei vermi sarebbe migliore di te. Violentare una bambina, mandare i tuoi sottoposti a morire, conservare quell'eleganza anche se sei peggio di una bestia... il mio maestro mi disse che in tutti c'è del bene, ma tu sei la prova che si sbagliava."

    "Logico caro! Io sono un'emanazione personificata di uno dei peccati più cruenti mai concepiti dall'animo umano. Non possso essere un'angioletto... e poi... non ti domandi quali sono i veri poteri dello stupro?"

    Un urlo penetrante invase i timpani del guerriero dei mari, facendolo accasciare sul pavimento, mentre la sua mente si riempiva di incitamenti a lascir perde, critiche, bestemmie e altre cose che gli prosciugavano l'animo.

    "Non è la violenza in se il vero potere dello Stupro, ma i sensi di colpa delle vittime che lo subiscono. Il senso di sporco, di vergogna, dell'innocenza perduta.... io adoro leggere tali sentimenti , giocare con essi, non sai le risate..." – rise l'abbietta creatura con gioia – "...e poi, quando le donne escono incinte, i vari dubbi e crisi “non posso tenerlo, è frutto di un peccato e della violenza!” “non posso, il bimbo non ha colpe”, hahahahahahhahaha, senza prezzo! E i bambini poi! I bambiARGH!"

    Sempre con il suo diadema, Silva taglio con un colpo solo le caviglie di entrambi i piedi della creatura, facendola cadere sul pavimento in preda ai dolori, incapace di camminare. Pochi attimi ed era su di lui. Il suo sguardo era talmente glaciale che avrebbe congelato le fiamme dell'inferno.

    "Non puoi giocare con i sensi di colpa di una persona che ogni giorno lotta con essi. I sensi di colpa che generi sono odiosi, ma niente al confronto dai sensi di colpa e dalla vergogna di chi ha fatto quello che ho fatto io. Ogni giorno rivedo le faccie delle decine di persone che ho ucciso, monito costante dei miei peccati. Il tuo potere è debole, tu stesso non sei che il più debole degli spiriti che stanno combinando questo casino, vero? Per questo hai scelto di affrontarmi, perché sapevi che sono il più debole fra i guerrieri che sono giunti a Città del Messico. E hai ragione... ma sono sempre più forte di te."

    Con due colpi taglio i legamenti delle braccia e dei polsi dello Stupro, che urlò di dolore, e poi gli tole la maschera, rivelando il suo viso mostruoso e patetico.

    "… pietà!" - disse piangendo.

    "Avrò pietà di te, certo... non sono più quella persona, quindi non ti ucciderò. Ora ho qualcosa da proteggere, qualcosa per cui vale la pena lottare e sorridere... ma prima leviamo quella lingua.... sembra essere la fonte del tuo potere, vero?"

    "ARGHhhhGllghghg!"

    Lascio per terra lo spirito dello Stupro, ridotto a poco più di una bambola di pezza, e andò da Rutherford, liberandola dalle catene e portandola in braccio verso l'uscita di quell'incubo.

    "... Silva..." - sussurrò, come svegliandosi da un brutto sogno. Tremava come una foglia, e sembrava non avesse più lacrime da piangere - "aiutami..."

    Il ragazzo la strinse più forte fra le sue braccia, baciandole amorevolmente la fronte. Chissà quali pene dell'inferno aveva subito, chissà quanto il suo corpo, come la sua anima, aveva sofferto.

    "Shhhh... tranquilla Ruth. Va tutto bene. Dormi ora, che ti porto a casa." - le sussurrò sorridendo e mentendo, mentre lasciava quel posto d'incubo. Non prima di dire un'ultima cosa a quell'essere.

    "Ah! A proposito... ho detto che non ti avrei ucciso. Ma non ho dato garanzie per “lui”...

    “Lui”? Penso con sgomento lo Stupro incarnato. terrore e angoscia riempirono quello che poteva essere definito il suo cuore, mentre dei pesanti rumori giungevano dal fondo del tunnel.

    Passi... di qualcosa di pesante.

    Un minuto dopo che Silva aveva lascito la stanza, Stupro avverti che c'era un'altra creatura in quel luogo, e alzò con fatica la testa, pieno di paura.

    Un gigantesco alligatore albino stava entrando nella stanza, e con i suoi occhi porpora e la bocca semi aperta che mostrava i suoi denti appuntiti, stava cercando quel profumo di sangue che aveva sentito. Ratti e cadaveri non gli piacevano, ma ora sembrava che avesse trovato qualcosa di più gustoso.

    Lo Stupro gridò, attendendo che il lento movimento del rettile lo portasse a portata di morso, provando ironicamente gli stessi sentimenti delle sue vittime.

    Impotenza e terrore.



    Chi dice che Silva non può fare ironia anche cosi?



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    ARMAGEDDON:
    CITTÁ DEL MESSICO


      

    La prima volta che vide Hades fu come se qualcuno le avesse aperto la testa con un martello e avesse lasciato che le sue conoscenze e la sua memoria fluisse libera, come se prima avesse tentato di tenere tutto sotto controllo incasellato in un piccolo spazio. Quella era stata la prima volta in cui aveva visto la fine.
    Quel giorno radunò i Maravigliani, e ordinò loro di proteggere il cielo di Urano a qualsiasi costo; tuttavia non aveva dubbi sul fatto che Idiocy si sarebbe dato da fare, era troppo affezionato alla sua speciale radura per lasciarla andare così.
    Prese una rosa rossa, e diede l'ordine di consegnarla ad Aizen. Senza nessun messaggio particolare. Non aveva paura; aveva fatto le indagini necessarie e sapeva che c'erano possibilità che non sarebbe tornata indietro e il fatto che le probabilità fossero a suo sfavore dipendeva soprattutto dalle persone che aveva scelto per accompagnarla in quel viaggio. Fra tutti i cavalieri e condottieri del mondo, loro erano gli unici che potevano garantirle una possibilità di salvezza, ma questo sarebbe dipeso da così tanti fattori che era stato impossibile considerarli tutti quanti, neanche in secoli di studio.
    Quando era possibile, evitava di trovarsi a Città del Messico. Le varie bande che una volta erano unificate sotto il suo stemma sì, le davano ancora la caccia, ma questo non era il problema. C'erano troppi ricordi che trovava fastidiosi, irritanti, come se in fondo in fondo Naima volesse seppellire alcune memorie, come quei suoi primi anni a Città del Messico.

    Si chiamava Felipe.
    Avevo quattordici anni, ero scappata dal mio villaggio ed era la prima volta che mi trovavo nel mondo reale. In molti avevano già cercato di catturarmi, stuprarmi, rapirmi per farmi battere su qalche strada, ma avevano fatto una brutta fine; non solo avevo un'intelligenza sovrumana, ma la mia forza e la mia agilità erano superiori a quelle di qualsiasi uomo che incontravo e in più ero spietata. Felipe aveva vent'anni all'epoca ed era un tossico che come me si arrabbattava per sopravvivere in quella città, l'Inferno in terra, come qualche abitante la chiamava. Mi sono guadagnata presto la sua amicizia e mi ha dato ospitalità nella sua baracca in periferia. Non è che m'interessasse veramente di lui, ma almeno mi sarei evitata qualche noia, vivendo finalmente sotto quello che si poteva chiamare "un tetto".
    Il problema di Felipe era fondamentalmente la droga; non riusciva a disintossicarsi, neanche dopo che sua madre e suo fratello si fecero ammazzare per un regolamento di conti che lo coinvolgeva. E visto che per colpa dei suoi debiti ricevevamo sempre visite spiacevoli, decisi di farlo disintossicare alla mia maniera: dopo aver compreso gli effetti delle droghe e la meccanica dell'astinenza nell'organismo, lo legai in camera sua per venti giorni.

    Le due persone che aveva scelto per quella missione erano un sicario che conosceva bene, anche solo di nome, che era diventato un fedele adepto di Poseidone; lì non contava l'allineamento, solo il successo della missione. Per una combinazione di fattori sarebbe stato quello con più possibilità di riuscita. Il secondo era un black saint, che per merito delle sue conoscenze e del suo passato, aveva buone possibilità di distruggere il nemico, ma forse sarebbe stato quello con meno probabilità di sopravvivenza.

    In verità anche Naima non aveva molte possibilità di tornare viva. Tutto sarebbe dipeso da un fattore aleatorio che non era stata in grado di quantificare. Ma se se ne fosse lavata le mani di quella situazione, sarebbe morta poco dopo, anzi molto peggio. Non era neanche la morte quello che la preoccupava, bensì qualcosa di peggio. Mentre imboccava quei corridoi bui e maleodoranti e mentre perdeva mano a mano l'uso del cosmo e ogni possibilità di vedere il suo futuro, pensava a Felipe.

    Durante i primi dieci giorni mi gridava cose terrificanti che nessun'altro sarebbe stato in grado di tollerare, figuriamoci una ragazzina di quattordici anni. La cosa più strana era vedere la sua faccia: l'astinenza l'aveva quasi trasformato, rendendolo più simile ad un pallido e viscido mostro con gli occhi rossi. Nonostante questo gli facevo le flebo Perché si rifiutava di mangiare, lo pulivo e lo mantenevo vivo. Saldai i suoi debiti con soldi che rubavo durante il giorno, e fu proprio questo mio talento ad incuriosire un clan di mafiosi che mi affidarono delle piccole missioni.

    Le creature che incontrava sul suo cammino erano come lei se li era aspettati. Erano stati uomini una volta, dei desperados, quelle persone che non hanno nulla da perdere se non la propria vita, che quel Male senza nome aveva infettato alimentandosi proprio della loro disperazione. La mutazione aveva donato loro una forza straordinaria e un aspetto mostruoso; alcuni erano più agili e altri semplicemente più massicci; si fece strada staccando due lancette dalla sua surplice usandole come delle lance.
    Il primo che uccise perì con una lancia fra gli occhi, ma Naima notò subito che appena eliminato il mostro qualcosa di nero si stava facendo strada sulle sue braccia.

    "Mierda. è così eh? Corrupcion...Come pensavo"

    Sebbene avesse subito capito che più uccideva quei mostri con le sue mani più si trasformava lei stessa in un mostro, non poteva fare a meno di fronteggiare le creature che a centinaia si riversavano su di lei. Cercò di evitare gli scotri ma invano; quando qualcosa le trapassò il ventre capì che era troppo tardi.

    Presto Felipe cominciò a sentirsi meglio, riprese a nutrirsi e capì che gli stavo facendo del bene. Era magrissimo, sfinito, stanco, ma privo di tossine nel sangue. Mi disse che voleva rifarsi una vita, eppure c'era sempre un velo di disperazione nei suoi occhi, come se ora comprendesse più a fondo gli sbagli che aveva fatto.

    La sera prima di impiccarsi mi disse

    Sai Naima. Farei diecimila patti col Diavolo se potessi tornare indietro nel tempo e proteggere la mia famiglia.

    La disperazione aveva avuto la meglio. D'altronde quando hai un buco nell'anima è difficile che si rimargini, non importa quello che fai. La storia di Felipe mi insegnò tanto sull'essere umano.

    Si risvegliò avendo mani e polsi legati da robusti tentacoli. O almeno quello che restava delle sue mani, che ora erano diventati degli aculei lunghissimi e neri; dalla sua schiena uscivano tre lunghi spuntoni delle consistenza simile a quella delle ossa, ma più dure, mentre il suo bel viso era per metà ricoperto da una pelle nera simile e quella di un rettile. Il dolore che stava provando era atroce, come se dentro il suo corpo una moltitudine di serpenti stesse strisciando facendosi spazio fra le sue viscere.

    "Diventerai un essere meraviglioso"

    Disse la creatura dinanzi a sé, illuminata dalla luce di alcune torce. Un essere alto circa tre metri, interamente ricoperto di lame nere dall'aspetto quasi cristallino, col muso di una bestia feroce e occhi scarlatti. Erano in una sala circolare, e lui era circondato da altri esseri che presto sarebbero diventati la sua famiglia.

    "Violencia..." Sussurrò Naima, con quel poco di voce ce aveva. La mutazione le inibiva anche la parola e la lingua, diventata biforcuta, certo non aiutava.

    "Sì, Violenza. Mi conosci, vero? Con il tuo potere sei diventata un costrutto perfetto. Ma sei sempre stata figlia della Violenza, dopotutto...Non avrei mai sperato però di averti così facilmente"

    L'essere allungò un dito acuminato verso di lei, affondandolo nella ferita al ventre, facendo emettere a Naima un lungo e straziante urlo.

    "Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah...Ah ah ah ah ah" L'urlo presto si trasformò in una macabra risata, benché dagli occhi di Naima escono delle lacrime. "Venite dall'uomo ma ancora non lo conoscete"

    "Che stai dicendo, umana?" Chiese la creatura, ritraendosi "Noi siamo l'essenza più profonda dell'animo umano; vedi, la tua umanità ha reso possibile questa trasformazione. Insieme renderemo tutta l'umanità come noi; perfetta. Andiamo ora! dobbiamo risalire in superficie per nutrirci"

    Violenza e i suoi adepti si apprestarono a lasciare la sala e Naima si abbandonò, rilassandosi per un momento, ma fu solo una tranquillità apparente.

    "È ora di rispettare il patto" dice. Gli adepti di violenza, un centinaio in tutto, si fermarono di colpo.

    "Come? di che stai parlando, donna?"

    Le creature circondarono Violenza, e i tentacoli che imprigionavano Naima si allentarono, lasciandola cadere come un sacco di patate sul pavimento.

    "Cosa state facendo?" Violenza tagliò la testa a un mostro che lo stava attaccando, mentre altri cominciarono ad avanzare cercando di trafiggerlo e di sopraffarlo, e più cercavano di eliminarlo, più diventavano forti.

    "Cosa gli hai fatto, Demone di donna!"

    Naima si rialzò a stenti, non abituata ai suoi nuovi arti. Violenza era indistruttibile, ma più cercava di divincolarsi più i suoi oppositori diventavano forti: era un circolo vizioso. Se usavi violenza contro Violenza, diventavi tu stesso violenza.

    "Querido" disse Naima quasi bisbigliando, ma non contava che la sentisse "Questi esseri una volta erano uomini disperati. E avrebbero fatto qualsiasi cosa per uscire dalla loro disperazione persino...Fare un patto col diavolo"

    "Ma ora sono MIEI!" ringhiò Violenza, mentre un essere con sette braccia stava tentando di strappargli la testa.

    "Sarà.." Naima trovò un buco in quella sala che probabilmente l'avrebbe condotta all'uscita "Ma non puoi sconfiggere la disperazione. Perché è da lì che vieni, dopotutto"



    Flashback



    Naima, vestita con un cappotto nero, consegna dei documenti a persone diverse, che firmano. Saranno alcune decine di migliaia in tutto. Sono le persone più disperate della città.
    "Avrete quello che volete. I vostri cari staranno bene e al sicuro per tutta la vita. Ma al momento opportuno, se vi chiederò di ricambiare il favore, dovrete accordarmelo. I miei contratti sono imprescindibili"



    Naima si allontanò, e presto sentì che il suo cosmo stava ricominciando ad assisterla; Violenza stava perendo, ma dopo avrebbe dovuto occuparsi degli altri, e sicuramente non lo poteva fare in questo stato. Con un po' di difficoltà riuscì a effettuare un bio reverse su sé stessa, facendola tornare quella di prima. Tirò un grosso sospiro di sollievo toccandosi il corpo tornato alla normalità, sentendo il dolore svanire. Ma doveva fare in fretta, perché una volta sconfitta violenza, le creature ormai prive di umanità l'avrebbero braccata per ucciderla.

    "Adios, amigos" disse una volta recuperate le forze e caricando una grande bordata di Marvellous nella mano destra.

    Erano passate esattamente due ore quando Naima fece esplodere i sotterranei.



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    Edited by ~S i x ter - 16/9/2019, 22:24
     
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