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La leggenda narra la storia della giovane Anastasia, moglie del più anziano Dorian Ingvar Thorvaldsen, che giunse dall'Inghilterra e si unì in matrimonio al bel nordico per volere di entrambe le famiglie; durante la prima notte di nozze, una veggente proclamò una profezia terribile al novello sposo. Secondo le parole di Kassandra von Schlotterstein, il primogenito della coppia avrebbe ucciso il padre e che nell'arco di tempo che serve alla luna per diventare da piena a semplice falce, anche la madre sarebbe stata condannata a morte dall'infante.Per alcuni anni i due sposi vissero più o meno felicemente, finchè cinque anni dopo il matrimonio arrivò l'erede; Anastasia - che non aveva dimenticato le parole profetiche della donna - aveva cercato di interrompere la gravidanza, ma nel momento in cui strinse tra le braccia la piccola Shaya, dimenticò tutto.Ma la profezia non tardò ad avverarsi: al compimento del decimo anno d'età della bambina, una goccia di sangue cadde sulla mano del padre. Dorian Thorvaldsen morì in un'ora. Per avvelenamento, così dissero i medici.Anastasia pensò che la figlia non fosse colpevole e non si preoccupò più di quella profezia: esattamente una settimana dopo, quando la sottile falce di luna brillò nel cielo, la donna cercò di curare un graffio sul palmo della mano di Shaya e si macchiò con il sangue della figlia. La bambina rimase quindi orfana e padre e madre vennero seppelliti insieme.Cosa ne fu della piccola Shaya è un mistero. Qualcuno vociferò che fosse morta, altri raccontarono invece la strana storia di un sangue che somigliava a veleno... Nessuno venne però a sapere che la piccola morì di propria mano, incapace di vivere con il rimorso di aver condannato le persone a cui voleva più bene al mondo.
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Dastan ~ Spectre del Minotauro ~ Energia Verde
Ade… un luogo dalla morfologia varia e dalla grandezza dispersiva. Avevo deciso di dirigermi verso il palazzo di Aizen per discutere con lui dell’ultimo incontro con il santo del Dragone che avevo avuto, facendo rapporto e pianificando i prossimi sviluppi delle missioni che mi sarebbero state affidate. Il mio imponente corpo si inoltrava nei territori dell’Averno, cercando di ricordare come arrivare nel luogo in cui ero stato iniziato per far parte della Legione di cui ora ero membro. Stranamente però, non riuscivo a percepire l’energia del mio comandate, con cui ogni volta avevo fatto si… che il mio districarmi in quei luoghi fosse agevole per non perdermi all’interno dei domini del Dio della Morte. Una nebbia fitta stava rendendo difficoltosa la mia visuale, non permettendomi di osservare cosa si palesasse all’orizzonte: così da rendermi conto di dove mi trovassi situato al momento, e di conseguenza rendermi conscio se nel mio tragitto avessi sbagliato percorso.Non mi ricordavo che vi fosse questa nebbia a precedere la dimora di quell’egocentrico.Pronunciai, mostrando tutta la perplessità sul percorso che stava rendendo dubbioso il mio procedere in quelle zone che ormai non riconoscevo più in qualche dettaglio che mi permettesse di essere sicuro di aver imboccato la strada giusta.A tentoni continuavo a inoltrarmi, cercando di aiutarmi tramite la percezione cosmica, per far si che dove la mia vista fosse occlusa, in compenso, vi sarebbe stato ad ottemperare il cosmo del mio superiore per avere la certezza di muovermi senza troppe difficoltà. Ma tutto mi sembrava offuscato e confuso, non avendo il ben che minimo intuito di aver imboccato la strada giusta: era ufficiale… mi ero smarrito. Ancora le mie capacità erano limitate, e per di più ero ancora debilitato dallo scontro, rendendo il dolore delle ferite subite nettamente superiore alla lucidità dei miei sensi che mi avrebbero permesso di capire dove fossi situato al momento. Più avanzavo, più la nebbia aumentava nella sua densità, non riuscendo a guardare oltre il palmo del mio naso; era abbastanza frustrante, e la mia calma cominciava ad essere sostituita dalla più percepibile irritazione. Provai ancora a concentrarmi, così da avere una minima traccia cosmica che mi permettesse di capire dove fossi situato, e di rendermi consapevole se fossi finito nel territorio di un altro dei due comandanti che erano a capo delle altre legioni: ma ciò che captavo era sconosciuto e abbastanza ovattato per essere sicuro che vi fosse traccia di qualche presenza.Dannazione mi sono perso.Digrignando i denti, palesai tutta la demotivazione di chi ha perso ore preziose girando a vuoto, e non rendendosi conto di dove fosse giunto in quella marcia cieca e insensata. I miei occhi si muovevano freneticamente da una parte all’altra per tentare di intravedere qualcosa in quella foschia grigiastra: ma a parte quella tonalità inespressiva, null’altro era visibile ai miei occhi. D’un tratto però… un contrasto di luce bucò la nebbia, essendo percepito dai miei bulbi oculari come un raggio di luce. La cosa era abbastanza paradossale: come poteva esservi il sole in un luogo di tenebre? Ormai tutto mi era sconosciuto, e per quanto mi sforzassi a trovare una spiegazione, ciò che ne guadagnavo era solo un forte mal di testa: Così… senza pormi altre sciocche domande, feci si… che il mio corpo oltrepassasse la zona di luce per fuoriuscire dalla nebbia e tornare in una zona dove i contorni e le forme fossero nuovamente nitide e percepibili. Un bosco? Il paesaggio che ora si palesava al mio cospetto era abbastanza pittoresco e lontano dalla morfologia similare che contraddistingueva il dominio mortifero. Cosa ci faceva un bosco per di più illuminato dal sole stazionante in un limpido cielo azzurro? La cosa non mi quadrava: dove ero finito? Inoltrandomi per quel luogo fiabesco, continuai ad avanzare, osservando la calma e la quiete che si percepiva all’interno di quel dominio: quale mente contorta aveva mai potuto creare tutto ciò? Le domande si accavallavano nella mia mente come una pila di panni sporchi, senza che però io potessi trovare risposta ai miei quesiti. Tutto era fittizio e paradossale ai miei sensi, rendendo l’inquietudine la percezione dominante che attanagliava la mia mente. Osservavo stupito quella creazione, dimostrazione che anche nell’oscurità vi poteva essere un luogo positivo, non rispecchiando affatto la mentalità distruttiva che dominava la maggior parte dei servitori di Hades: ma chi poteva essere quell’essere tanto sensibile da aver creato un luogo di pace e armonia in mezzo al caos? Per quanto si percepisse quiete, intuivo comunque qualcosa di subdolo e malato che governava tutto ciò, non riuscendo a essere tranquillo nella sicurezza del mio tragitto: cosa mi aspettava alla fine di quel percorso?° Dove diavolo sono Finito!? °Che avessi picchiato troppo la testa da portarmi a perdere quel poco di senno che mi era rimasto all’interno della mia contorta psiche? Per quanto ero diffidente su ciò che osservavo e percepivo, tutto mi sembrava fottutamente reale per essere un allucinazione o uno stato onirico. L’erba che toccavo era sensibile al calpestio dei miei piedi, come la corteccia degli alberi allo sfiorare dei miei polpastrelli: chi mai aveva potuto creare tutto ciò, e a quale scopo? Una volta uscito dal bosco, ciò che riuscì ad intravedere fu sbalorditivo; una distesa di rose ora aveva sostituito la morbida erba, e alla fine di quel percorso fiorito vi era una cancellata che delineava il confine fra la natura e la più rude mano dell’uomo che aveva realizzato un’imponente castello che stazionava oltre l’ostacolo di ferro che impediva di procedere all’interno del dominio. Molto probabilmente le risposte che cercavo erano all’interno di quella costruzione, così da trovarmi faccia a faccia con colui che aveva creato quel pezzo di mondo tanto lontano dall’oscurità che regnava all’interno dell’Averno: non mi rimaneva altro che procedere e oltrepassare quel confine di ferro. La mia figura cominciò a immergersi all’interno del roseto, diventando l’elemento dominante in quella distesa fiorita; facendo si che il mio moto pesante e violento deturpasse la bellezza di quel campo, con lo schiacciamento mediante i miei piedi di alcune delle migliaia di rose che stazionavano sul terreno che mi distanziava dalla costruzione. Una strana sensazione venne percepita dalla mia mente e dal mio corpo durante il mio procedere; il respiro cominciava a farsi pesante, mentre la mia vista da prima nitida, ora, era offuscata, lasciando che i tratti nitidi cominciassero a diventare distorti e poco lineari. Più procedevo all’interno di quella distesa, più sentivo che il mio corpo diventava pesante, percependo le mie gambe essere al pari di macigni, in uno sforzo titanico di avanzare e arrivare al mio obiettivo: era come se le forze mi stessero abbandonando, lasciando che la mia figura diventasse un altro elemento inanimato che componeva quel tragitto. Per quanto mi sentissi debilitato, e quasi l’aria non riuscisse ad inalare i miei polmoni, non mi persi d’animo o desistetti - non potevo farmi vincere dalla suggestione: potevo vederlo, ormai il cancello era a portata di mano, osservando più da vicino il dettaglio che fosse ricoperto da rovi spinati. Sarebbe bastata solo la protrazione del mio arto per toccare le inferriate con la mano e spingerle verso l’interno, così da superare l’ostacolo. Ma come risucchiato di ogni grammo di energia vitale, fui costretto ad inginocchiarmi e posare i palmi delle mani sul terreno, mentre aspiravo voracemente aria per distribuirla e tentare di ottenere sollievo da quella sensazione di soffocamento che stavo percependo.Cosè questa sensazione che mi opprime anf...SPOILER (clicca per visualizzare)Mi sono pemesso di mettere il manto di rose prima della cancellata come effetto scenografico
Parlato | Pensato | Narrato | «Psiche della Cinta - spirito interiore»
Era una dannata sensazione claustrofobica; non riuscivo a far si che il mio corpo tornasse succube dei miei ordini, ero totalmente scombussolato. La mia vista peggiorava, e la visuale prima a tratti ormai era diventata distorta non riuscendo a mettere a fuoco ciò che osservavo con i miei bulbi oculari. Qualcosa di non ben definibile si stava avvicinando, riuscendo solo a osservare una macchia nera che si avvicinava sempre di più alla mia figura: che avesse intenzione di uccidermi?Non ti avvicinare! O ti ammazz…Neanche il tempo di finire la frase, che tutto si fece scuro e le mie percezioni vennero totalmente annullate nel gesto istintivo di perdere i sensi, lasciando che l’oblio avvolgesse ogni parte del mio essere per risultare inerme contro quell’aguzzino che si stava pericolosamente avvicinando.Tutto fu impercettibile, e nulla mi fu chiaro di ciò che avvenne successivo al mio svenimento…[…]I rumori erano ovattati, sentendo una voce richiamare la mia attenzione per chiedermi qualcosa. La testa mi doleva dannatamente, e le mie palpebre a muoversi freneticamente nel gesto istintivo di alternare visibilità a oscurità, per far si che le mie iridi potessero riottenere il possesso della visibilità nei contorni che circondavano la zona dove ora ero situato. Nulla mi era chiaro, sentendo solo nuovamente il controllo dei miei sensi, e la sensazione di vita che ancora avvolgeva le mie membra. Una figura ancora sfocata mi osservava, non riuscendo ancora con sicurezza a capire dove mi trovassi: l’unica cosa di cui ero certo e che mi trovavo all’interno di una stanza; sdraiato su di un lettino ad essere osservato da occhi esterni che mi scrutavano con vorace curiosità. Alzandomi di scatto, i battiti del cuore aumentarono vertiginosamente, mentre i miei occhi si sgranavano e la mia mente affiorava nell’ultimo ricordo che mi poteva collegare prima dello svenimento. Chi era costei? Perché ero stato vittima di un sonno forzato ed ero stato condotto contro la mia volontà all’interno di quell’imponente costruzione medievale? Le domande con il riprendermi cominciavano a vorticare violentemente nella mia mente, facendo si che quel fastidioso mal di testa aumentasse e non mi desse tregua. Portandomi in piedi seppur goffamente, mi innalzai sovrastando la sua figura per tentare di difendermi da qualche altra aggressione contro la mia persona.CHI DIAVOLO SEI TU? E COSA MI E’ SUCCESSO PRIM…Nuovamente fui costretto ad abbassare la mia figura nel cedimento di una delle mie gambe che debilitò il mio equilibrio. Ero ancora parecchio debole, e non sapevo se sarei riuscito a reggere un altro scontro, per di più contro un’avversario di cui non conoscevo le capacità e di quanta forza disponesse. Qualcosa però mi diceva che quell’incontro casuale non era nuovo ai miei occhi, notando nella sua fisionomia e nei suoi tratti qualcosa di familiare: come se avessi gia visto quella ragazza di bell’aspetto. Una cosa era certa, la sua armatura ricordava nei colori una surplice, inoltre ero più che sicuro che ci trovassimo in Averno, quindi… non poteva trattarsi che di una servitrice di Hades: ma perché allora ero stato colpito a tradimento? Il mio corpo tremava involontariamente, portando una mano a collidere con la lettiga così da non cadere nuovamente per terra e rimanere prostrato ai piedi di quella figura diafana che mi osservava. Alzando lo sguardo nuovamente verso di lei, mentre rivoli copiosi di sudore scendevano dalla mia fronte, le domandai dove c’eravamo incontrati precedentemente, dato che il suo viso mi era familiare e quel ricordo sfuggente che non riuscivo ad afferrare attanagliava il mio dolorante cervello.Il tuo viso non mi è nuovo… ci siamo già incontrati da qualche parte? E inoltre come è possibile che ci sia il sole in Averno?Ancora non mi capacitavo di ciò che avevo osservato; quel luogo non sembrava minimamente essere collegato per morfologia e caratteristiche al decadimento che rispecchiava l'Ade. Per quanto non mi fidassi di quella figura, le sue risposte avrebbero dato pace ai miei quesiti, così da sfruttare al minimo il mio cervello e non essere costretto a spremermi le meningi in quella situazione deficitaria per trovare delle risposte da solo: che molto probabilmente mi avrebbero solo portato a una duratura agonia di quell'emicrania che stava deturpando la mia mente come una lama affilata che dilania la carne.SPOILER (clicca per visualizzare)P.s. La figura che vedo sfocata è uno skeleton non psiche
Aveva delle doti particolarmente uniche quella misteriosa ragazza, non c’era che dire. Più si dilungava la mia esperienza come spectre, più conoscevo personaggi alquanto particolari e dalle abilità portentose. Un campo di rose era sicuramente un modo piacevole per uccidere gli avversari, anche se per me quella scenografia non era perfettamente indicata con i miei gusti in fatto di preferenze di patimento. Ero un amante del sangue, e per ciò preferivo la brutale violenza, alla più delicata estinzione dei sensi per mano del dolce sonno: ma ovviamente era solo il mio punto di vista.Sicuramente un modo delicato di togliere la vita agli avversari, ciò si riflette anche nei toni con cui ti rivolgi a me, per quanto sono comparso da intruso nelle tue proprietà. Personalmente preferisco modi più diretti per eliminare gli ostacoli, ma ovviamente ognuno ha il suo punto di vista.Non avevo motivo di affrontarla, anche perché nelle condizioni attuali in cui mi trovavo ci avrebbe messo molto poco a sbarazzarsi di me. Per tanto avrei approfittato della momentanea accoglienza per riprendere le forze e rimettermi in viaggio.Ti ringrazio dell’ospitalità, per quanto sia visto da molti come un barbaro sanguinario so anch’io mostrare gratitudine. Se non fossi intervenuta penso che a quest’ora la mia surplice sarebbe andata alla ricerca di un nuovo proprietario sotto l’occhio attento di quell’egocentrico di Aizen.I suoi scagnozzi mi osservano con occhi di disprezzo, nel vedere come all’inizio mi fossi rivolto alla loro padrona, ma infondo si trattavano di skeletons, esseri talmente stupidi da credere e venerare ciecamente colui o colei che li comanda: vivendo solo per servire senza chiedersi il perché degli ordini assegnatigli. Ma le spiegazioni più utili non tardarono ad arrivare. Senza che mi facessi distrarre troppo dalle reazioni della marmaglia che ci circondavano, ascoltai con attenzione le sue parole - confermando quel vago ricordo che avevo della sua figura - polverizzando ogni dubbio che avessi su un altro possibile incontro che vi fosse stato fra di noi. La conferma del mio vago ricordo arrivò dalle sue parole che mi fecero riaffiorare nel passato, quando fui convocato per assistere alla rinascita di Hades, dove anche lei era presente, presentandosi ora come lo spectre di Pesci. Una spectre che addirittura aveva una sua dimora personale di tale sfarzosità, senza dubbio doveva trattarsi di una combattente dalle doti eccezionali, di cui me ne aveva dato un assaggio in quel campo fiorito dove erano stati annientati i miei sensi. Ma ancora la domanda più importante balenava nel mio cervello senza lasciarmi tregua, come poteva esserci la luce del sole e la vegetazione in un mondo dove la morte regnava sovrana? ma la risposta anche qui non tardò ad arrivare, lasciandomi parecchio stupito e confuso.Danimarca? Come diavolo ero finito nell’Europa del Nord? La cosa mi lasciò abbastanza perplesso, sentendo la spiegazione della mia collega che con modi molto garbati e ospitali si rivolgeva a me medesimo. La mia vista era ancora abbastanza debilitata, non riuscendo a osservare con linearità la sua figura, che sembrava ancora leggermente sfocata. Ma ora tutto mi era chiaro perché vi fosse un paesaggio tanto accogliente, e i raggi del sole bagnassero quella terra: però la mia domanda su come ci fossi arrivato ancora attanagliava la mia testa.Ma come è possibile? Ero sicuro di aver preso il portale che mi conducesse nell’Averno. Non sapevo dell’esistenza di portali che collegassero tra un luogo del mondo e un altro… ero convinto che per dirigersi in un luogo specifico bisognasse sempre ritornare prima nell’Ade. Inoltre dovrei già essere al cospetto del mio comandante per dargli spiegazioni sulla missione che mi era stata affidata.Senza chiedermi nemmeno se avessi fame o sete, con un cenno delle sue mani, altri skeletons comparvero portando cibo e bevande, così da allietare quell’incontro e darmi la possibilità di recuperare in fretta le energie per rimettermi in cammino.Ti ringrazio dell’ospitalità… allora qualche persona decente esiste tra le schiere di Hades. Scusami se ancora non mi sono presentato... il mio nome è Dastan... Spectre del Minotauro.E senza perdere altro tempo in fiato da sprecare, cominciai a mangiare voracemente quel bendiddio che veniva palesato sotto i miei occhi, rinfrancando il mio corpo ancora pesantemente debilitato..
Le sue spiegazioni su come potessi essere giunto dalla Cina fino in Danimarca non placarono i miei dubbi. Ero certo di aver preso un passaggio dimensionale, dato che fino a poco tempo prima mi trovavo in Asia, e la cosa che fossi già da parecchio tempo nella fredda Europa del Nord non mi convinceva.Ti posso garantire che non vi è logica al mio arrivo in queste terre. Ero fino a poche ore fa in Cina ad affrontare il Santo di Dragone... dove tra l’altro il nostro scontro non è giunto a termine - e ora mi ritrovo a conversare con te in un luogo che dista migliaia di kilometri di differenza... con un fuso orario totalmente diverso.Le risposi, mentre la mia bocca era ancora intenta a masticare le delizie che mi erano state offerte, e che io molto entusiasta avevo deciso di assaggiare per trovare un po’ di piacere dove il mio corpo ferito non ne trovava.Ma scervellarmi in una spiegazione logica non trovando indizi era ormai inutile, quindi avrei portato il discorso da qualche altra parte, approfittando della presenza di uno spectre molto più anziano di me, e con molta più esperienza.La conversazione proseguì tornado a parlare delle varie capacità che ogni spectre possedeva, e del fatto che i suoi poteri da me assaggiati erano una minima parte delle reali capacità di cui disponeva Astrid.Anche questa era esperienza: poter conoscere indirettamente le potenzialità di un collega, per far si che avessi una consapevolezza più grande di quanta potenza disponesse l’oltretomba e di quanto io fossi competitivo rispetto agli altri.Mi stavo rendendo conto che avevo ancora molta strada da fare, e che qualche scontro alla pari con avversari di altra casta non mi rendevano ancora interessante e affidabile per poter fare carriera: dovevo ancora lavora e allenarmi duramente per spiccare tra la massa.La sua curiosità era al pari di quella di una bambina, e non si perse in altri giri di parole nel chiedermi quali capacità possedessi io, facendo prima il nome di Aizen e William che avevo conosciuto personalmente e con cui mi ero scontrato: ottenendo una sconfitta e un pareggio. Il terzo spectre invece mi era familiare anch’esso ma non riuscivo ancora a ricordare dove lo avessi incontrato, e in che dinamiche specifiche fosse avvenuta la nostra conoscenza. Ma sicuramente avrei avuto modo di conoscere ognuno dei tirapiedi di Hades, avendo un immortalità che ora non dava più un senso temporale, ma solo il diletto di trovare occupazione e di passare il tempo a non morire di noia per una concezione di esistenza senza fine.La mia capacità è quella di sfruttare il mio cosmo tramite colpi distruttivi che frantumano ogni cosa… inoltre sono in possesso di una resistenza fisica che pochi spectre possono vantare… ma come dici tu ogni nostro collega e temibile per un abilità e quindi le proprie capacità singolari non garantiscono la certezza della vittoria ma solo la competitività.Dato che ormai quell’incontro stava diventando una vera propria conversazione, mi presi la briga di fargli una domanda personale, da cui non mi aspettavo una risposta certa.Scusami se ti pongo questa domanda abbastanza personale… ma osservando i tuoi modi e il tuo carattere mi chiedevo come fossi diventata spectre e come avessi accettato di servire un Dio freddo e vendicatore. Sei molto diversa da gran parte degli combattenti che compongono le legioni di Hades. Solitamente si tratta di gente crudele e dall’istinto omicida… come d'altronde ne rispecchio anche io tale figura… tu invece sembri molto più sensibile e dall’animo gentile… quindi mi chiedo cosa ti abbia spinto a voler abbracciare una causa devota alla morte e alla distruzione?
Dastan ~ Spectre del Minotauro ~ Energia Rossa
Non era mia intenzione farti intendere che sei inoffensiva… semplicemente stavo dicendo che per il tuo carattere sembri più vicina alla psicologia dei Saint che a quella degli spectre.. Ma questo non significa che io ti trovi debole o incapace di combattere.. tutt’altro… e le condizioni in cui mi ritrovo ne sono una prova.Rispetto… per la prima volta potevo dare un significato a questa parola, e non tanto per capirne il senso, quanto per comprendere cosa comportasse tale sentimento. La Ragazza che avevo vicino… sembrava in qualche modo avere una similitudine con la vita che avevo trascorso sulla terra, comprendendo che la mia vocazione alla battaglia non era solo una ragione di vita per me, ma anche per altri individui: e tale individuo con cui stavo parlando… si ritrovava concorde nel affermare che la battaglia era anche per lei una raffigurazione di se stessa.Solitudine… non solo io l’avevo provata ma anche la spectre, che per quanto avesse vissuto una vita meno complicata della mia, si era ritrovata abbandonata in quel fottuto mondo, senza più avere un riferimento per provare ancora emozioni che la rendessero umana. Tradimento… come io ero stato tradito dal governo per cui combattevo, così lei era stata tradita dai nostri nemici per cui una volta combatteva e in cui aveva fiducia. Ma come in ogni racconto acre e amaro, vi sono risvolti che ti fanno capire che l’unica persona in cui devi credere e te stesso, e il resto è solo una fottuta scenografia in cui devi dimostrare di poter spiccare e dominare. Pochi istanti potei rimanere sul balcone che sovrastava il suo roseto e il passaggio circostante; troppo forte era l’odore delle suoi terrificanti e minacciosi fiori, e troppo debole ero ancora io per resistere a quella tortura tanto affascinante quanto mortale. Giusto il tempo di ascoltare il suo discorso e capire quanto lei seppur in modo diverso, trovasse estasiante affrontare avversari, e si emozionasse nel levargli l’essenza della vita. Le similitudini tra noi due erano molte, come anche lo stesso Aizen: che come sempre si trovava al centro del palcoscenico, e per coincidenza si trovava a essere menzionato anche nel racconto di questa ragazza. Poi una domanda che mi riportò alla mente di un mio combattimento passato venne posta da lei: voleva sapere se avessi incontrato la santa della lepre. Una domanda curiosa, ma a cui avrei dato una risposta, prima però… avevo bisogno di tornare all’interno della sua dimora, dato che gli effetti tossici delle sue rose cominciavano a farsi sentire nuovamente sul mio corpo, vedendo una mano che cominciava a tremare e che tentavo di tenere ferma stringendo il polso con l’altra.Risponderò senza problemi alla tua domanda… ma prima ho bisogno di rientrare dato che nuovamente sento la spossatezza prendere dominio sul mio corpo… queste rose sono micidiali.Una volta che fossimo entrati, non avrei perso tempo, rispondendo a ciò che mi era stato chiesto.Ti stai riferendo a quella debole che ho incontrato in Grecia. Una codarda… questo posso dirti. Che ha preferito scappare invece di continuare il duello. Mi trovavo li per una missione di spionaggio ordinatami da Aizen… dove ho percepito il suo cosmo e che mi ha fatto saltare la copertura con le sue stupide domande da ficcanaso. Decantava tanto di essere una protettrice del grande tempio... ma quando si è trovata in difficoltà… ha preferito darsi alla fuga invece di combattere fino alla morte. Se tutti i santi sono come lei… penso proprio che vinceremo facilmente questa guerra.Ma una domanda mi bazzicava in testa fastidiosamente. Aveva parlato di una vita in cui era destinata a diventare un santo d’oro; queste figure erano misteriose e da un certo punto di vista mi affascinavano, facendo crescere la mia curiosità. Cavalieri di cui si parlava in ogni dove nell’Averno e che si diceva fossero i più forti di tutti i santiAnche io ho da farti una domanda. Mi hai detto che eri destinata a diventare un cavaliere d’oro. Da quando mi sono unito agli spectre, ho sentito parlare spesso di queste figure leggendarie, ma sono davvero potenti come si dice?